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Autore: Siamo_infiniti    23/08/2015    3 recensioni
Il moro posò la fronte contro la sua spalla nuda, con le grandi mani gli accarezzò la schiena e lo strinse a sé, annuendo brevemente, più volte.
Sapeva quanto suo fratello avesse ragione, quanto non si sbagliasse. Era sempre stato così, quando si erano allontanati, poi si erano riavvicinati, erano capaci di farsi del male, [...] ma era difficile condividere tutto, aria compresa, sebbene indispensabile per la loro sopravvivenza.
“Devi guardare le cose positivamente” fece Bill a voce bassa contro il suo orecchio “[...] Ma non posso nemmeno scappare da te, amore, anche tu sei una mia responsabilità ed io voglio che tu lo sia per tutta la vita, adesso ho capito cosa voglio, ho capito che voglio amarti senza riserva, senza esclusione di colpi, voglio solo te, e Dio, [...] Camille non conta niente, per me[...]”
“Lo giuri?” sussurrò Tom, insicuro.
“Oh, Tom” borbottò Bill fingendosi esausto, “ti sto giurando il mio amore eterno da mezzora, come fai ad essere così ottuso?
Dal Capitolo 14
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Sorpresa, Tom Kaulitz
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Capitolo Due

Meine Tränen beweisen dir meinen tiefen Schmerz”



L'auto di Bill Kaulitz aveva lasciato il cortile ed era sparita nella sera. Anis non l'aveva guardato andar via, faceva troppo male.

Aveva raggiunto il salotto e si era seduto scompostamente sul divano di stoffa rossa -che per inciso aveva scelto con Tom, un giorno in cui si erano ritrovati a girare per l'Ikea-. Anis portò il braccio sugli occhi stanchi, allungò le gambe sul tavolino di cristallo -che sì, aveva scelto Tom- e sospirò pesantemente.

Durante quei lunghi mesi aveva cercato di chiudere il proprio cuore alle emozioni, aveva cercato di essere un'altra persona, di fingere di non essere mai stato nel mondo musicale, di non aver mai incrociato il proprio cammino a quello dei due gemelli, ma soprattutto a quello del chitarrista.

Ma quella dannata, dannatissima casa, era impregnata di ricordi, sapeva di Tom e se si voltava a guardare da qualche parte, poteva ancora vederlo mentre con quegli occhi ambrati rideva, felice, oppure lo guardava innamorato, o lo sgridava per qualche spiacevole frase uscitagli durante un'intervista.

Era assurda la maniera in cui faceva male pensarlo ancora: con gli occhi scuri chiusi, rivide il loro primo bacio. Tom era così imbarazzato, talmente tanto da essere arrossito completamente e poi scappato con una scusa qualsiasi. Quella sera, ancora con il pensiero rivolto a quelle labbra solcate da un eccitante piercing, Anis gli aveva mandato un messaggio dolce sul cellulare, non ricordava esattamente le parole, in quel momento, ma ricordava che pochi attimi dopo era arrivata la risposta del ragazzo che gli aveva scaldato il cuore. Sapeva che per Tom era sempre stato difficile vivere quel sentimento che aveva nel cuore: beh, non solamente per Tom, anche per Anis, andava contro ogni sua fottuta convinzione, eppure avevano deciso di lanciarsi, di provarci e avevano fatto bene perchè quegli attimi vissuti insieme, nessuno glieli avrebbe potuto far replicare.

Prese un altro grosso respiro, incrociò le caviglie ed ebbe il coraggio di alzare il braccio da sopra il viso: i suoi occhi si mossero lentamente fino alla cucina ed accennò una risata.

Rivedeva Tom, quella notte che si era messo in testa di voler cucinare della pasta perchè Dio, amore, muoio di fame, aveva riso passandosi una mano tra i capelli legati in strette treccine nere, poi gli aveva dato le spalle ed aveva cominciato ad armeggiare con una pentola. Ma possibile tu non abbia degli spaghetti?, aveva sbuffato aprendo ogni sportello della cucina ed Anis era scoppiato a ridere no, amore, di solito li prendo take-away. Il ragazzo moro aveva risposto con un altro sbuffo, si era voltato verso il suo fidanzato, aveva portato le mani sui fianchi magri, ancora avvolto in una felpa di Anis dopo lunghe ore di amore in cui non era stato necessario utilizzare i vestiti. E quindi niente spaghetti?, aveva borbottato con un broncio che lo faceva sembrare ancora più uguale a Bill. Anis aveva scosso il capo, con un sorrisetto, si era alzato dallo sgabello elegante e aveva raggiunto la camera da letto, dove si era vestito. Amore, ma che fai? Dove vai?, aveva chiesto Tom, sorpreso, io stavo...stavo solo scherzando!, si era difeso preparandosi all'ennesimo litigio. L'uomo, però, gli si era avvicinato, gli aveva sorriso e lo aveva baciato dolcemente sulla bocca: tu inizia a far bollire l'acqua, io vado a cercare un supermercato aperto per comprarti gli spaghetti, gli aveva spiegato e Tom aveva adocchiato l'orologio a muro, sopra di sé. Erano quasi le due del mattino, Anis era proprio pazzo. Aveva sorriso, felice come un bambino, ed Anis, prima di uscire, si era raccomandato di ricordarsi di mettere un cucchiaio di acqua nella pentola.

Scosse il capo, ora, Anis. Quei dannati spaghetti... gli veniva da ridere, avevano finito per mangiarli a letto e...beh, a fare l'amore.

Con tutti quei pensieri, una lacrima gli solcò la guancia scarna, andando ad infrangersi sul collo, proprio sul simbolo del guerriero; un guerriero, appunto. I guerrieri non si disperavano così, no. Ma in quel momento non poteva farne a meno.

Tornò a chiudere gli occhi, sconfitto dalla vita, il braccio nuovamente sul viso. Non voleva vedere, non voleva più vedere né ricordare, voleva solo rimanere cieco perchè sapeva, sapeva che quel dannato ricordo, quello più crudele di tutti, stava per arrivare.

Tu stai scherzando, vero? Ti rendi conto di che scenata stai facendo?, aveva urlato esasperato Anis allargando le braccia e facendole ricadere con uno schiocco sui fianchi.

No...no! Tu stai scherzando, cazzo, Anis, ma l'hai vista quella puttana al club? Ti ha messo una mano in mezzo alle gambe, cazzo!, era stata la risposta di Tom che tremava dalla rabbia. Si trovavano in quel salotto, al termine di un concerto del rapper al quale Tom aveva partecipato in incognito e poi, cazzo, all'after-show quella stronza si era strusciata sul suo fidanzato, ci aveva provato spudoratamente e Anis...beh, Anis non aveva fatto niente per allontanarla.

Se io non fossi arrivato, chissà cosa ci avresti fatto con quella! Porca puttana, Anis, te la saresti scopata!, aveva gridato il chitarrista, il viso sfigurato dall'ira. Voleva piangere, piangere e prenderlo a pugni.

Anis gli si era avvicinato, gli aveva stretto i polsi tra le dita, bloccandolo: cosa cazzo stai dicendo, dove è finita tutta la fiducia che dicevi di avere in me? Perchè quando tu vai in giro con la tua musica di merda e ti si buttano addosso tutte quelle puttane adoranti io non dico mai niente? Credi che non lo sappia che quelle vogliono portarti a letto?, aveva sibilato in una maniera che Tom aveva sentito un brivido di paura scivolargli lungo la schiena. Ma non si era potuto impedire di reagire.

Tu...tu sei solito un maledettissimo figlio di puttana!, aveva urlato a quel punto Tom, gli occhi ambrati fiammeggianti. Non poteva aspettarselo, no, quello che era arrivato subito dopo. L'inizio della fine. Anis lo aveva colpito con uno schiaffo in pieno viso, talmente forte da rompergli il labbro. E se fosse stato solo quello, aveva pensato Tom in quel momento, avrebbe potuto perdonarlo. Invece no, a quello schiaffo ne era seguito un altro e un altro ancora, e Tom, che aveva provato solo in partenza a difendersi, si era ritrovato raggomitolato a terra, le mani a cercare di proteggersi da quella furia di calci e pugni, il viso e i vestiti sporchi di sangue. Non aveva nemmeno provato ad alzarsi.

Anis era rimasto immobile, stanco, pentito, le mani e le gambe tremanti di sforzo. Avrebbe voluto avvicinarglisi e prenderlo tra le braccia, toccarlo, chiedergli perdono, ma era solamente riuscito a scappare via, lontano con la sua auto, sconvolto da ciò che aveva appena fatto.

Aveva realizzato di essere diventato proprio come lui, proprio come suo padre. Quel bastardo di suo padre. Ma nessuno poteva permettersi di dargli del figlio di puttana, nessuno, perchè quell'insulto andava oltre all'amore che provava per la persona che aveva davanti, ed in un attimo aveva dimenticato la razionalità, l'affetto, aveva dimenticato di avere il suo amato Tom davanti.

Figlio di puttana, a lui, quello che aveva avuto una madre fantastica, una di quelle che permetteva tutto al figlio pur di farlo felice, gli aveva addirittura permesso di vendere droga per poter sopravvivere e lui l'aveva difesa da tutti e da tutto, ma soprattutto da quella bestia di suo padre.

Si passò una mano sul viso smagrito sentendo le lacrime bagnarlo, come aveva fatto quella volta a picchiarlo, a lasciarlo andare... sapeva solo che, tornato a casa, Tom non c'era più e nemmeno le sue cose, sicuramente Bill lo era andato a prendere.

A casa, poche ore dopo, c'era solo una pattuglia della polizia ad attenderlo: Tom lo aveva denunciato e a causa del suo passato burrascoso, Anis era finito in carcere per lesioni aggravate. Perchè Tom Kaulitz fosse sparito per due settimane dalle scene della musica e perchè nello stesso periodo Bushido fosse finito in prigione, i fans non sapevano spiegarselo, non avevano collegato i fatti e probabilmente era meglio così.

Anis non potè fare a meno di pensare che, Tom fosse stato davvero il suo più grande amore, naturalmente dopo Selina, la dolce Selina, con la quale -anche quella volta- Anis era riuscito a rovinare l'unica bella cosa che aveva.

Si era ripetuto tutto. Di nuovo. Anche quando Selina gli aveva dato dello sfigato in un parcheggio all'aperto -sfigato perchè voleva fare il rap, sfigato perchè era un poveraccio con dei sogni assurdi, sfigato perchè era stanca di quella vita di rissa, droghe e illusioni-, lui l’aveva colpita sul viso con forza. E lei lo aveva lasciato, rifiutandosi di incontrarlo anche solo una volta in più.

Nei mesi successivi, in carcere, aveva avuto indubbiamente molto tempo per rimuginare sui propri errori, chiuso in quella cella con altri tre uomini, un rapinatore, un topo d'appartamento e uno spacciatore. Non parlava molto, Anis, in quei giorni, si limitava a stare in silenzio sul suo letto, sdraiato con la schiena appoggiata al muro, leggeva dei libri che gli avevano portato, usciva nelle poche ore d'aria e la notte, maggiormente, rimaneva sveglio. Era proprio durante le ore notturne che tornavano i pensieri prepotentemente, i ricordi che facevano male. Tom non era mai, mai andato a trovarlo e per quanto si sapeva da alcuni giornali sporadici, i Tokio Hotel erano tornati in tour, questa volta in America.

Ad un tratto, troppo sfinito mentalmente per resistere lì dentro, aveva smesso di mangiare rimanendo buttato sul suo materasso duro, senza comunicare. Non era colpa sua, insomma, era che la fame nemmeno la sentiva e non riusciva ad alzarsi: continuava a rivivere nella propria mente giorno per giorno della sua storia con il chitarrista. Una volta si concentrava sulla prima volta che l'aveva visto ricordando i dettagli del suo abbigliamento e del suo viso lucente... forse gli aveva sorriso, quella volta. Se lo stava inventando o davvero gli aveva sorriso? Non riusciva ad uscire dalla fantasia per ricongiungersi alla realtà. Poi, invece, pensava alla prima volta che si erano parlati, e poi al primo bacio, al primo appuntamento e così via, continuando per settimane. La situazione gli era realmente sfuggita dal controllo poiché le sue condizioni si erano fatte critiche e notava difficoltà nel respirare... e questa difficoltà lo faceva sentire quasi meglio, era chiuso in una gabbia e desiderava solo andarsene da quel mondo, se non avesse potuto riavere Tom Kaulitz al suo fianco.

Quella volta che aveva rivissuto lo splendido ricordo della prima volta che lui e Tom avevano fatto l'amore in quella lussuosa camera d'albergo, aveva chiuso gli occhi, sfinito e si era risvegliato all'ospedale. Stupidamente, per un lungo secondo, aveva sperato di essere morto.

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