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Autore: Siamo_infiniti    16/08/2015    3 recensioni
Il moro posò la fronte contro la sua spalla nuda, con le grandi mani gli accarezzò la schiena e lo strinse a sé, annuendo brevemente, più volte.
Sapeva quanto suo fratello avesse ragione, quanto non si sbagliasse. Era sempre stato così, quando si erano allontanati, poi si erano riavvicinati, erano capaci di farsi del male, [...] ma era difficile condividere tutto, aria compresa, sebbene indispensabile per la loro sopravvivenza.
“Devi guardare le cose positivamente” fece Bill a voce bassa contro il suo orecchio “[...] Ma non posso nemmeno scappare da te, amore, anche tu sei una mia responsabilità ed io voglio che tu lo sia per tutta la vita, adesso ho capito cosa voglio, ho capito che voglio amarti senza riserva, senza esclusione di colpi, voglio solo te, e Dio, [...] Camille non conta niente, per me[...]”
“Lo giuri?” sussurrò Tom, insicuro.
“Oh, Tom” borbottò Bill fingendosi esausto, “ti sto giurando il mio amore eterno da mezzora, come fai ad essere così ottuso?
Dal Capitolo 14
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Sorpresa, Tom Kaulitz
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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Ich steh ganz allein hier und kämpf

Capitolo Uno: Nur zu Besuch

La figura si stagliava contro la luce rossa del crepuscolo, il fumo usciva lentamente dalle sue labbra salendo verso il cielo, verso le nuvole rosate. L'uomo teneva gomiti poggiati alla ringhiera lavorata e laccata di nero e oro che delimitava il grande terrazzo, nell'angolo un vecchio tavolino in ferro battuto e la corrispondente sedia, ai suoi piedi un posacenere pieno di mozziconi di sigaretta, poco più avanti delle piante ormai appassite, secche, morte.

La tuta che Anis Ferchichi -meglio conosciuto come Bushido- indossava era lisa e vecchia, un po’ larga sul sedere magro, i piedi erano scalzi e indossava -sotto la giacca sportiva- una t-shirt, sulla quale era stampato in caratteri neri la scritta Le rap c'etait mieux avant”, il rap era meglio prima.

E non solo il rap, pensò Anis con amarezza mentre con l'indice dava un colpetto alla sigaretta lasciando cadere al piano inferiore la cenere. Prese un altro lungo tiro, se ne saziò e lasciò uscire il fumo dalla bocca, lentamente, come se in realtà avesse voluto trattenerlo in sé.

I suoi capelli scuri erano più lunghi del solito, disordinati sul capo, ben diversi da come li portava fino a poco tempo prima -rasati ai lati, una cresta nel mezzo della testa- dando vita ad una pettinatura in voga negli ambienti musicali… che lui, però, non frequentava da mesi.

D'un tratto, Anis inarcò le sopracciglia nere e grandi, raddrizzò la postura dando sollievo alla propria schiena dolorante e piegò leggermente il capo da un lato, incuriosito da una figura che risaliva velocemente il sentiero pietroso davanti a casa.

Aguzzò la vista, strinse gli occhi scuri e sentì il cuore perdere un battito. Riconobbe in quella figura Bill Kaulitz, proprio lui, che con la sua giacca di pelle nera come i jeans stretti, i capelli nuovamente biondi e corti, camminava a passo sostenuto verso la porta d'ingresso, come volesse arrivare ed andarsene il più fretta possibile. D'altronde, Anis, non lo biasimava.

Spense la sigaretta premendola contro la ringhiera e guardò la cenere sperdersi nel vento serale, perso nei ricordi: come erano cambiati, in quegli anni, i gemelli Kaulitz. Anis poteva giurare di saper elencare in ordine cronologico tutte le loro trasformazioni, sin da quando li aveva conosciuti nei primi anni duemila. La sua attenzione era stata rapita da questa band che, secondo la propria opinione, faceva proprio una musica di merda. Eppure, c'era qualcosa che lo attirava particolarmente. Si erano frequentati per qualche mese, si erano incontrati alle feste, alle premiazioni musicali, incrociati in corridoi di qualche studio televisivo.

E poi... come era infame, a volte, il destino.

Il rapper -o ex rapper?-, con i palmi delle grandi mani contro la ringhiera, si diede una piccola spinta all'indietro e rientrò in casa per avvicinarsi alla porta di casa per accogliere l’ospite che, secondo i propri calcoli, doveva essere proprio lì, ad aspettare sugli scalini. Fece scattare la serratura, ed eccolo lì.

Lo guardò per un lungo attimo, lo soppesò con lo sguardo e dentro di sé sentì una fitta allo stomaco che cercò di ignorare con tutte le sue forze. Allora gli fece un segno col capo, per salutarlo e Bill si strinse nelle spalle, evitando per un lungo attimo i suoi occhi scuri come la notte. L'uomo portò le braccia al petto, le incrociò e prese un lungo sospiro, come se solo in quel momento avesse riordinato e collegato le idee e avesse finalmente capito.

Ovviamente non si prende le sue responsabilità, eh?” fece pungente Anis, la mano stretta in un pugno e l'altra serrata sulla maniglia della porta cercando di ingoiare la rabbia ed anche la delusione che provava in quel momento.

BIll, gli occhi ambrati, grandi e intensi come quelli del fratello, lo guardò, poi alzò le spalle, distogliendo nuovamente lo sguardo.

Non so che dirti, Anis. Mi ha chiesto un favore e glielo sto facendo. Non prendertela con me, quello che ti ha spezzato il cuore è Tom” rispose freddamente il biondo. Anis giurò di vedere della tristezza nei suoi bellissimi occhi e di percepire della rabbia nelle sue parole.

Sì, hai ragione, non è colpa tua” concesse l’uomo scostandosi per farlo entrare in casa “Posso offrirti un caffè?” propose poi con tono di riconciliazione dirigendosi verso la cucina, senza attendere una risposta.

Sarebbe stupendo, An. È un bel viaggio fino qui” rispose Bill, slacciandosi la giacca e passandosi una mano tra i capelli biondi naturali, le braccia muscolose strette in una t-shirt chiara e sul il viso ormai adulto, un accenno di barba chiara.

Sei venuto da solo...?” domandò l'uomo dopo averlo fatto accomodare nella grande cucina ordinata.

Sì, Anis, non... lui non c'è” confermò Bill appoggiandosi al ripiano in legno, le mani strette attorno ai bordi.

No, dico, hai guidato fin qui da solo?” si spiegò meglio, pensoso.

Ricordava perfettamente quel lontano giorno di settembre, i gemelli avevano da poco compiuto vent'anni e come regalo, una nota casa automobilistica aveva donato loro due macchine nuovissime; dovevano raggiungere gli MTV Europe Music Awards tutti e tre, sia lui che i gemelli, ma Bill aveva deciso di farlo da solo, di provare quella potente auto nuova. Ricordava come Tom non fosse entusiasta all'idea che Bill guidasse proprio quella sera, diceva di avere una brutta sensazione.

Lui e Tom avevano passato il pomeriggio insieme e il giovane chitarrista era stato inquieto per tutto il tempo finchè gli era venuto un gran mal di testa. Improvvisamente, sosteneva Tom, come se significasse qualcosa, continuava a dire ma Anis lo aveva tranquillizzato, sei solo agitato per l'esibizione di stasera, lo aveva rassicurato, adesso mangiamo qualcosa. Nemmeno il tempo di aprire il frigo che il cellulare di Tom aveva iniziato a squillare e il ragazzo era completamente sbiancato senza aver nemmeno risposto. Anis aveva fatto per avvicinarglisi ma lo aveva visto correre verso la porta d'ingresso e lui lo aveva seguito, di fretta ma in silenzio. Bill aveva avuto un brutto incidente stradale.

Per fortuna non si era fatto altro che un graffio sulla fronte e si era voluto esibire ugualmente alla manifestazione musicale, ma da quel giorno non si era mai più messo al volante, per questo adesso, dopo aver rispolverato i propri ricordi, si stupiva tanto che Bill avesse intrapreso un viaggio di molte ore solo per venire a casa sua. Per fare cosa, poi?

Si voltò verso il biondo che era intento a guardare il paesaggio dalla grande finestra, probabilmente anche lui era perso nei suoi pensieri.

Sì, ho guidato da solo” si ricordò di rispondere Bill incrociando i suoi occhi scuri, alzò le spalle, come se in quel momento non fosse importante.

Anis, per togliersi dall'imbarazzo, invitò Bill ad accomodarsi sulla seggiola, mentre lui avrebbe cominciato a preparare un buon caffè. Tornò a dargli la schiena, cercando di nascondere le numerose emozioni che lo tartassavano in quel momento.

Il cantante rimase in silenzio e si guardò attorno focalizzando ogni oggetto: quella casa era sempre stata molto bella, colorata e moderna, ma ora sembrava più vuota, più grigia, più triste. Rispecchiava in pieno il suo abitante che il biondo trovava decisamente più magro, sciupato, trasandato e stranamente silenzioso.

Per alcuni minuti, gli unici rumori udibili furono il sibilare dei cassetti lungo le loro guide, lo scorrere dell’acqua e l’accendersi meccanico del fuoco. Una volta posata lì la moka -perché sì l’uomo aveva imparato a fare il caffè all’italiana- Anis prese un grande respiro. Era giunto il momento.

Bill, perchè sei qui…?” chiese voltandosi verso di lui e puntandogli gli occhi addosso.

Per prendere delle sue cose, An. Tom è sicuro siano qui, d'altronde praticamente convivevate” pronunciò lui, sperando di non incombere nella sua ira. “Mi dispiace non averti chiamato prima di venire,” aggiunse “ma ho pensato che non avresti risposto al telefono. A causa dei giornalisti, dico.”

Già, i giornalisti..., pensò amaramente Anis abbassando gli occhi per un attimo. Gliel'avevano rovinata, la vita e lui aveva deciso di autoescludersi da quel mondo. Dopotutto, non era nemmeno più ben accetto.

Hai fatto bene, Bill, non avrei risposto” confermò prendendo due tazze dalla credenza di legno di mogano e posandole accanto al fornello.

Altri lunghi attimi di silenzio, in cui Anis meccanicamente portava sul tavolo una scatoletta con le zollette di zucchero, tazzine rosso lucido e due cucchiaini. La moka prese a borbottare lì, sola sul fuoco debole, mentre il caffè caldo riempiva la sua metà superiore. L’uomo spense il fuoco e versò il liquido nero nelle due tazze, ne avvicinò una a Bill sedendosi anche lui, di fronte al biondo. Lo guardò ancora, per qualche secondo: lo aiutava a ricordare come era fatto Tom, il sorriso, i tratti perfetti, gli occhi ambrati grandi e sempre attenti. Distolse lo sguardo ed anche i pensieri, ma solo per un attimo perchè poi, nonostante tutto il dolore che provava ancora e prima che si potesse davvero rendere conto di cosa stava per fare, sussurrò un “Come sta?” che colse Bill totalmente di sorpresa. E questo, Anis, lo notò. C'era per caso qualcosa che Bill non voleva rivelargli?

Ci fu altro silenzio, solo il cozzare dei cucchiaini contro la ceramica riempiva il vuoto e Bill, molto probabilmente, raccoglieva le idee.

Si è allontanato da me” rispose il biondo, come a volersi giustificare, il suo tono era asciutto e le labbra erano strette contro il sapore della caffeina, che in quel momento sapeva di dispiacere, tristezza e mancanza.

Non so dirti esattamente come stia” ammise Bill “Lui... è sempre fuori, torna tardi e noi non...non dialoghiamo più. Non avrei mai pensato che io e Tom... saremmo stati così disconnessi un giorno” mormorò continuando a girare il cucchiaino nel caffè, ormai tiepido.

Non si era sbagliato, l'uomo, aveva davvero letto tristezza nei suoi occhi poco prima e sì, era successo qualcosa tra quei due, ma in quel momento non era particolarmente incline a conoscerne il motivo perchè aveva un'altra domanda da porre al giovane Kaulitz.

Ha un'altra…?” lasciò quindi uscire in un sibilo di paura e rabbia. Di tutto il resto non gli importava, in quel momento. Magari un’altra volta.

Bill annuì impercettibilmente, senza guardarlo. Anche questa volta aveva paura di quella che sarebbe potuta essere la reazione dell'ex fidanzato di suo fratello, ma diversamente da come avesse potuto pensare, Anis rimase fermo, assimilando la risposta che gli faceva tremare le mani e mordere a sangue le labbra.

Aveva dato tutto, a Tom, tutto. Ma lui era come un uragano. Passava, prendeva, portava via, non era mai sazio. E se ne andava. Giocava col cuore delle persone, con il loro amore. Si prendeva tutto, si prendeva la vita, il respiro, l’anima e se ne nutriva, diventando più forte. E poi se ne andava, via, lontano, dissolvendosi nel nulla, lasciando a terra brandelli del cuore, frantumato in tanti piccoli pezzetti e non facendo ritrovare null’altro. E Anis era come una vittima che vagava sola, nella speranza di rimettersi in sesto, di unire i brandelli e rinascere.

Ma siamo solo umani, e tutti ciò che riusciva a fare Anis ora, era strisciare il cuore tra il casino e la confusione che Tom aveva lasciato.

Il biondo alzò gli occhi guardando le mani dell’uomo tremare, strette attorno alla tazza calda, i pensieri persi chissà dove.

Non capisco,” fece poi Anis raddrizzando il capo e rivolgendogli un'occhiata penetrante “ha detto che non voleva più essere impegnato sentimentalmente per potersi dedicare al suo lavoro. E ora mi dici che ha un'altra persona” sputò con rabbia, ma poi tornò a trattenersi. Non voleva spaventare anche Bill. Schiuse le labbra e si passò una mano sul viso stanco.

Forse non andavo più bene io…” disse infine, arrivando da un'amara conclusione.

-An, tu... tu avevi promesso una cosa a te stesso ma soprattutto l'avevi promessa a mio fratello” cominciò Bill con aria seria e portando una mano in avanti, sul tavolo, sfiorando la sua a mo' di conforto.

E non hai mantenuto il giuramento. Lo sai, ciò che gli hai fatto non si perdona…” lasciò cadere il discorso perchè fondamentalmente non si sentiva di dare ancora addosso ad Anis. Aveva sbagliato, aveva pagato e tuttora ne stava male, era un uomo distrutto e anche Tom aveva indubbiamente delle colpe, in quella relazione. Sarebbero potuti essere felici, se solo avessero voluto.

Comunque,” riprese qualche attimo “io cercherei degli occhiali da sole, una vecchia giacca di pelle e poi....ah, sì, la sua tuta da sci.”

Anis raccolse le due tazze rosse, ormai vuote, le posò nel lavabo ordinato ma poi puntò nuovamente gli occhi nei suoi.

Ho bruciato tutte le sue cose” lo informò con un tono di voce piatto. Ricordava quando, settimane prima, aveva raccolto tutto ciò che gli rimaneva di Tom ed aveva acceso un fuoco nel giardino e aveva guardato il fumo salire verso il cielo, aveva ascoltato l'accartocciarsi dei materiali che bruciavano, era rimasto seduto lì accanto desiderando fare la loro stessa fine.

Mi dispiace che tu abbia fatto questo viaggio a vuoto, e mi dispiace avertelo detto solo ora e non appena sei arrivato” continuò, laconico alzando nuovamente gli occhi verso quelli ambrati del ragazzo.

Quello che vide lo sorprese. Bill gli stava sorridendo, un piccolo sorriso timido ma sincero, sembrava dire non ti preoccupare, va bene così. Ed effettivamente Bill, in quel momento, non si era sentito di odiare Anis come aveva fatto nei mesi precedenti, perchè era davvero distrutto, era tutt'altra persona, come se il rapper Bushido non fosse mai esistito e ci fosse solo un comunissimo uomo di nome Anis che, vuoto ed assente, pagava le conseguenze delle proprie azioni.

Allora forse è meglio che io vada” fece il biondo alzandosi e prendendo la giacca dalla sedia accanto.

Stammi bene, An. E chiamami, se hai voglia di fare due chiacchiere” gli sorrise ancora una volta, dandogli una leggera pacca sulla spalla.

Anis si limitò ad annuire, poi lo accompagnò alla porta principale, tenendogli una mano sulla schiena, guidandolo attraverso il corridoio.

Ciao, Bill” soffiò fuori dalle labbra, guardandolo ancora una volta e focalizzandosi sul suo viso, la copia perfetta di quello di Tom. Aveva bisogno di chiudere quella porta immediatamente per evitare di crollare come un ragazzino.

Ciao, Anis, grazie per il caffè” rispose educatamente Bill scendendo gli scalini.

Anis, con una fitta al cuore, chiuse la porta senza guardarlo andare via, come se facesse troppo male.

Ed effettivamente era così: faceva malissimo. Era come se sapesse che non si sarebbero mai più rivisti. Tornò ad invaderlo la malinconia, lo stomaco gli si contrasse dolorosamente e con le fitte arrivò la nausea, insieme al mal di testa, aveva voglia di piangere.

L’uragano Tom era passato un'altra volta.



*



Angolino dell'autrice: Ciao a tutti! Per prima cosa, grazie per essere arrivate fino alla fine del primo capitolo :)

Il titolo della storia significa “Rimango qui tutto solo e combatto” (è tratto dalla canzone di Bushido “Wärst du immer noch hier?”) mentre quello del capitolo, tratto da una canzone di “Die toten Hosen”, significa “solo per una visita”

Questa storia è nata qualche anno fa e, sinceramente, ne avevo scordato l'esistenza. Qualche giorno fa l'ho ritrovata e ho deciso di aggiustarla, togliere qualche pezzo, aggiungerne altri e soprattutto, da One Shot è diventata una storia di pochi capitoli.

La scelta dei personaggi è stata dettata da un film, quello sulla vita di Bushido (che si intitola Zeiten Ändern Dich) ed inizialmente doveva essere una Billshido (BillXBushido), ma mi ero detta che sarebbe stato troppo scontato e ho preferito mettere in mezzo Tom.

Se vi è piaciuto il capitolo, fatemelo sapere!

A presto!


  
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