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Autore: Kilian_Softballer_Ro    23/08/2015    3 recensioni
Silver è un impacciato cameriere di tavola calda, con un fratello da mantenere e una storia non proprio allegra alle spalle.
Blaze è la tranquilla figlia di due ricchi imprenditori, forse un po' viziata ma in fondo di buon cuore.
Sembrano appartenere a due mondi diversi. Ma cosa succede se questi due mondi non solo si incontrano,ma si scontrano e si intrecciano? E se tutto ciò accade fra le mura di un luogo all'apparenza tranquillissimo come il South's Diner?
Questo resta tutto da scoprire.
(AU, Human!Verse, presenza di OC e probabilmente di personaggi OOC)
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Silver the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Svegliandosi il mattino dopo, Silver sentì che la testa gli girava a causa della nottata lunga e agitata. Meditò a lungo se restare a letto e sprofondare a poco a poco nel materasso, cancellandosi dalla faccia della terra. Forse sarebbe stato un bene. Ma non poteva abbandonare Dodgeball a casa di Tikal, così si sforzò di alzarsi e spalancò le finestre, sperando che un po’ d’aria fresca gli avrebbe schiarito le idee.
Fuori, la giornata era stupenda. Il sole splendeva e  tirava un bel venticello,e diversi piani più sotto, a quanto pareva, uno dei vicini stava tosando il suo microscopico pezzetto di giardino interno. Non sembrava nemmeno di trovarsi in periferia, da tanto l’atmosfera era piacevole. L’unico tocco di grigio era lui. Che gioia.
Il suo aspetto doveva essere davvero terribile, perché quando Tikal gli aprì la porta, il suo primo commento fu – Hai una faccia da schifo. Entra.
Lo guidò attraverso l’appartamento sopra il ristorante fino alla sua stanza, per poi sedersi sul letto e invitarlo a fare altrettanto. – Dai, raccontami com’è andata. Tanto Dodge sta preparando le frittelle con mia madre, hai tempo fin che vuoi.
Silver esitò solo un momento, poi si lasciò cadere pesantemente sul letto e iniziò a parlare. A quel punto non ci fu verso di fermarsi. Raccontò all’amica della festa, di quanto si fosse sentito a disagio e di tutti i brutti sentimenti che lo avevano attraversato quando aveva comparato la sua situazione a quella degli altri invitati e soprattutto quando aveva visto Blaze baciare un altro. Quando lui ebbe finito, Tikal rimase in silenzio per un momento, come soprappensiero, poi espresse la sua opinione in una sola parola: - Stronzate.
Silver spalancò gli occhi, ma la ragazza continuò imperterrita a parlare. – Mi stai dicendo che ti senti inferiore a dei cretini che non hanno lavorato un giorno nella loro vita e che si ritrovano tutto ciò che vogliono in mano appena lo chiedono? Mentre tu ti spacchi la schiena per mantenere te e Dodge? Solo perché loro hanno tutti gli ultimi modelli di cellulare e i vestiti fighi? Bah. Non sei così stupido da pensarlo. Non farmi rivalutare la tua intelligenza. – Tikal fece un sospiro seccato. –  Sei un ragazzo eccezionale così come sei. Magari non hai tutti i loro gadget alla moda, ma ciò non ti rende inferiore. Punto.
Il ragazzo la fissava, senza sapere cosa dire di fronte a questo sfogo. Tikal lo osservò, poi fece un mezzo sorriso. – E infine, se una ragazza preferisce la compagnia di un perdigiorno ricco, non so se si meriti la tua corte. – Concluse, incrociando le braccia.
Silver restò a guardarla ancora per un momento, inebetito, poi scrollò la testa. Aveva ragione, naturalmente. Non c’era alcun motivo logico per avere dei complessi d’inferiorità nei confronti di gente simile. In teoria. In pratica non sarebbe stato facile mandare giù l’idea che Blaze potesse preferire un imbecille ricco a lui.
Tikal sembrò intuire i suoi pensieri, perché si alzò e allungò la mano verso di lui. – Forza, andiamo. Riuniamoci col resto del mondo e cerchiamo di dimenticare qualunque ragazza preoccupante, okay?
- Okay. – Silver ebbe un attimo di esitazione. – Però...Tikal. Cosa dovrei fare se fossi innamorato davvero, di questa ragazza?
La giovane non rispose subito, una cosa insolita per lei. Restò a riflettere per un momento, mordendosi il labbro, poi gli mise una mano calda e comprensiva sulla spalla. – Troveremo una soluzione anche per quello.
Silver sperò che fosse vero.
 

Quella mattina Blaze si svegliò con un sapore acido in bocca. Sapeva di aver bevuto un po’ troppo la sera prima, ma d’altronde era dalla fine del semestre che non faceva festa come si deve, e non credeva di aver combinato grossi disastri, anche da brilla.
L’unica cosa di cui si era pentita sul serio era stato permettere a Geoffrey St. John di baciarla. Era un ragazzo affascinante e un baciatore esperto, ma lei non si era sentita a proprio agio e a metà del bacio aveva capito perché; si sentiva a disagio a pensare che oltre quel bacio non ci sarebbe stato nulla, e che per lui contava meno che per lei. Non era normale. Non aveva mai provato sensazioni del genere prima, e sì che non era digiuna di baci senza conseguenze.
Oltre a quello non ricordava che ci fossero altri problemi relativi alla festa. O forse sì. Ce n’era uno, e se ne rese conto mentre lasciava le sue amiche addormentate in camera per andare a prepararsi del caffé.
Aveva invitato Silver perché le stava simpatico, nonostante non provenisse dallo stesso ambiente degli altri partecipanti alla festa. Lo aveva incrociato una volta sola durante la serata, in cui lui era sembrato piuttosto a suo agio, ma poi non lo aveva più visto, neanche di sfuggita. Era strano. Certo, era possibile che lo avesse perso di vista in mezzo alla calca, ma non riusciva a convincersene. Aveva un pessimo presentimento.
Non sapeva perché si preoccupasse tanto per quel ragazzo. Non aveva niente di speciale, a parte l’essere molto più caldo e gentile di gran parte dei maschi che Blaze aveva conosciuto. Eppure quando pensava a lui si sentiva in qualche modo più calma. Era come se spandesse intorno a sé un’aura di serenità.
Le restava tuttavia il dilemma di dove lui fosse finito durante la festa. Trovò una risposta quando Rouge e Amy la raggiunsero in cucina. Aspettò che avessero bevuto la loro brava dose di caffé e avessero iniziato a mangiare prima di porre la domanda che le premeva.
- Il tizio del ristorante...quello che ho invitato. Ieri sera sembrava scomparso. Voi lo avete visto?- Chiese cautamente.
- Io no – rispose Amy, inzuppando un biscotto nella propria tazza. – Ma non faccio testo,avevo altro da fare.
- Lo so io –disse Rouge – la tua amica Marine mi ha raccontato di averci provato con uno con i capelli argentati che se n’è andato prestissimo. Potrebbe essere lui.
Blaze si passò una mano sugli occhi. Era peggio di quanto si aspettasse. Aveva temuto che si fosse imboscato da qualche parte con una ragazza (e no,un attimo, perché quella prospettiva avrebbe dovuto spaventarla o, come sembrava ora che stava analizzando per bene le proprie emozioni, irritarla?), ma se se n’era andato le possibilità erano due: aveva avuto un’emergenza o si era sentito a disagio. E la ragazza non sapeva quale fosse la peggiore.
Doveva andare a cercarlo e parlargli, per capire cosa fosse successo e scusarsi, se necessario. Sì, ecco quello che doveva fare. A qualunque costo. Presa questa decisione si sentì un pochino più tranquilla.
Non abbastanza, però. C’era ancora un dettaglio che la infastidiva. Senza capire  perché, non poté fare a meno di chiedere a Rouge ancora una cosa, con tutta la nonchalance che riuscì a metterci: - E alle avances di Marine almeno...ha risposto?
- Macchè. Da quello che mi ha detto l’ha lasciata in bianco.
Ecco. Questo sì che la tranquillizzava di più. Anche senza una motivazione valida.
 

Non fu facile trovare il modo di parlare con Silver. Se fosse stata sola, Blaze avrebbe potuto muoversi liberamente, ma con Amy e Rouge in giro non poteva recarsi al Diner ogni volta che voleva. Ci mancava solo che quelle due si insospettissero e iniziassero a farsi strane idee.
La fortuna le diede una mano, presentandole un’occasione perfetta. Siccome le sue compagne di università avevano subito stretto amicizia con le ragazze di Metal City, avevano deciso di organizzare una sorta di pigiama party per “sentirsi di nuovo al liceo” e avere qualcuno in più con cui spettegolare. La sera della festa però, meno di un’ora prima che arrivassero le ospiti, Rouge fece una scoperta terribile: non c’era un grammo di gelato in tutta la casa, e non era ammissibile un pigiama party estivo senza gelato.
- Vado a comprarne – disse subito Blaze, cogliendo la palla al balzo. Erano quasi le sei: con un po’ di fortuna, avrebbe potuto incrociare Silver alla fine del suo turno al locale.
Infatti fu così. Dopo un paio di minuti ad aspettare in macchina, la ragazza vide la familiare sagoma dai capelli argentati uscire dalla porta della tavola calda, tenendo saldamente per mano Dodgeball. Scese dall’auto e gli si parò davanti, esibendo quello che voleva essere un sorriso contrito. Era troppo nervosa per capire se fosse credibile.
Silver si fermò stupito nel vederla apparire così. – C-ciao. – Balbettò.
- Ciao, Silver. Avresti...un minuto?
- Uh...Certo. Vieni, ho la macchina poco più in là.
Blaze lo seguì fino al suo vecchio mezzo grigio e lo guardò far salire il fratello in macchina e assicurarlo bene con la cintura, senza poter fare a meno di notare quanta cura e precisione mettesse in ciò che stava facendo, nonostante quell’incontro inaspettato lo avesse reso teso quanto lei. Nelle settimane precedenti aveva imparato che quella cura nelle cose a cui teneva era un suo tratto distintivo.
Quando ebbe finito, Silver chiuse lo sportello e vi si appoggiò sopra. – Allora...volevi dirmi qualcosa.
- Sì, certo. – La ragazza intrecciò le mani dietro la schiena, stringendole nervosamente. – Mi hanno detto che sei andato via presto dalla festa, sabato. Volevo solo...sapere se fosse successo qualcosa.
- Oh. Quello. – Silver reagì con sorpresa, poi abbassò gli occhi. – Io...Non dovevi preoccuparti. Era una bellissima festa, davvero. Solo che...non era il mio ambiente, ecco tutto. Non...non è successo niente di particolare. Sono io che non mi sento a mio agio in certe occasioni.
- Mi dispiace. – D’impulso, Blaze districò una mano dall’altra e la allungò per afferrare la sua. – Non volevo metterti a disagio.
Silver non sembrava aspettarsi quel contatto, ma dopo un attimo alzò lo sguardo e le sorrise. La sua non era l’espressione di qualcuno con l’intenzione di farla sentire in colpa, con il sorriso e le guance arrossate, ma nei suoi occhi c’era qualcosa che l’avrebbe tenuta sveglia a lungo quella notte. Qualcosa che la colpì nel profondo, e dolorosamente.
– Non preoccuparti – ripeté, stringendo la sua mano nella propria. Poi, così in fretta che lei non riuscì a reagire, sgusciò via, salì in auto e mise in moto. Alla ragazza non restò altro da fare che rispondere al saluto che Dodgeball le fece con la mano dal sedile posteriore, e poi restare lì, a guardare stupidamente il parcheggio rimasto vuoto.
Passato qualche secondo, Blaze si incamminò verso la propria macchina e si sedette, ma non partì subito. Restò per un pezzo ferma dov’era, massaggiandosi la fronte con la mano che lui aveva stretto poco prima.
D’improvviso, correre a comprare del gelato per un gruppo di ragazze rumorose le pareva la cosa meno importante dell’universo.
 
Sì, riesco ad aggiornare anche io. Anche se procrastino quasi più la scrittura che i compiti delle vacanze.
  
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