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Autore: Arvati77    23/08/2015    1 recensioni
"...Tante volte mi sono chiesta quale potesse essere il mio destino...
Il mio nome è Reika Miura. Ho sedici anni appena compiuti. Sono cresciuta in una famiglia di cacciatori di vampiri, membri di rilievo dell'Associazione Hunter. Sono stata addestrata a questo, fin da bambina, eppure dentro di me ho sempre sentito che qualcosa non andava, che la mia stessa esistenza recava con sé un mistero..."
Libero rifacimento dell'anime di Vampire Knight, puntata per puntata. Ritroverete tutti i protagonisti che conoscete e con loro dei nuovi personaggi grazie ai quali la storia si diramerà in situazioni inedite ed inaspettati risvolti (e per chi ama il disegno, ci saranno anche delle fan art).
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaname Kuran, Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vampire Knight - Bloody Dream'
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CAPITOLO XVI (parte I)

Dopo che Kaname ha lasciato la stanza blindata, come prima cosa Reika ha liberato Zero grazie alla chiave sottratta a Yagari, dopodiché sorreggendolo è fuggita insieme a lui, sfruttando la vegetazione e le ombre notturne per arrivare indisturbati al cancello principale. La ragazza aveva in precedenza nascosto una borsa con degli indumenti puliti in un cespuglio lungo il muro di cinta esterno: li aveva recuperati dopo essere sgattaiolata fuori dalla stanza degli ospiti del Direttore, infiltrandosi di nascosto nella camera di Zero. Ed era anche riuscita a racimolare delle garze e del disinfettante, che le sarebbero tornati utili per medicare le ferite del giovane. Soprattutto quella sulla gamba, era da tenere sotto controllo. Anche se il sangue di Kaname avrebbe presto cominciato a fare effetto, permettendo una rapida guarigione...
...Ecco dunque cosa è accaduto, prima che Yagari e Kaien Cross tornassero alla stanza sotterranea...
E adesso Reika e Zero, dopo aver lasciato il Collegio, si stanno dirigendo verso la vicina cittadina, e per la precisione verso la stazione. Ma il primo treno ci sarà di mattina presto, mancano ancora alcune ore, e di conseguenza la ragazza suggerisce di trascorrere le rimanenti ore notturne in un vecchio rustico abbandonato, disperso nella circostante campagna. Kiryu la segue, senza dir nulla. Non ha aperto bocca da quando ha bevuto il sangue di Kaname. Si è completamente chiuso in se stesso e pare impossibile scalfire il muro che ha eretto intorno a sé.
"Ok dai, sistemiamoci qui." lo invita Reika, sedendosi in un angolo appartato e protetto all'interno della vecchia costruzione.
E lui la asseconda, quasi fosse un automa che ubbidisce ad un preciso comando.
Il posto è buio e spoglio. Non ci sono mobili, se non un paio di sedie rotte rovesciate a terra. Le pareti, fatte di sassi e cemento, riportano evidenti i segni del tempo, ma nel complesso la struttura si è mantenuta bene ed appare ancora solida e sicura. Ad una finestra manca un'imposta, in un punto in cui il muro ha ceduto facendo di conseguenza cedere i cardini.
Reika prende dal borsone una bottiglietta d'acqua. L'ha recuperata al volo dalla cucina, mentre correva da Zero programmando la loro fuga.
"Ne vuoi?" chiede al compagno, seduto accanto a lei.
Ma lui la rifiuta, volgendo la testa da un lato e tenendo lo sguardo puntato sul pavimento.
"Perché fai così?" gli domanda premurosa la ragazza, sfiorandogli il viso con una mano.
"E me lo chiedi?" ribatte brusco lui.
"Ascolta, Zero. Devi accettare..."
"No!!"
Il giovane scatta in piedi e muove alcuni passi nella stanza buia. E' così che si sente, come questo posto, oscuro e vuoto, privo di un qualsiasi spiraglio di luce, e vita. Si detesta per quello che ha fatto. Ha bevuto il sangue di Kaname... L'ha fatto davvero. Si sente umiliato... Lui, erede di una famiglia di cacciatori di vampiri, si è abbassato ad accettare l'aiuto di uno di quegli esseri. Lui stesso si sta trasformando in una bestia assetata di sangue. Forse, lo è già. E' questo il suo destino. E non vuole accettarlo.

Lo so a cosa stai pensando. E tanto più ora, riesco a capirti. Ma non puoi andare avanti così. Non odiarti. Non rinnegare te stesso. Lo so, non hai scelto tu di diventare un vampiro, però ormai è successo. E qualunque cosa accada, tu sei e sarai sempre Zero... Mi alzo e mi avvicino. Anche se è poca la luce che filtra dall'esterno, la fioca luce della luna piena che si staglia nel cielo, riesco comunque a vederti. O meglio, a sentirti. Sento la tua angoscia, la tua rabbia, la tua tristezza. Ti raggiungo e ti appoggio le mani ed il viso sulla schiena. Tu non ti muovi. Non ti volti. Però qualcosa si scioglie in te e quasi sussurrando mi chiedi:
"Dove andremo adesso?".
"Un'idea ce l'avrei..." ti rispondo, portandomi di fronte a te "Fidati di me. Ce ne staremo tranquilli per un po', lontani da tutto e tutti.".
"Hai rischiato molto tornando al Collegio... Perché l'hai fatto?"
E' un'accusa quella che mi stai rivolgendo? Probabilmente sì, e non hai tutti i torti. Non ho mantenuto la promessa, non ti ho aspettato, e ti ho fatto preoccupare.
"Mi dispiace... ma dovevo venire." ammetto, chinando il capo.
Non ho scusanti. Né spiegazioni. Ho fatto ciò che sentivo di dover fare, ed ora più che mai sono convinta di aver agito per il meglio. Se non fossi stata lì, cosa sarebbe successo? Che ne sarebbe stato di te? Di Yuki? E di Ichiru?... Ichiru... Dove sarà adesso? Per un attimo mi ritrovo a pensare a lui. Nonostante tutto, gli voglio bene. E so che anche tu, Zero, gliene vuoi ancora...
Sento la tua mano che si posa sulla mia testa. Mi scompigli i capelli come si fa con i bambini, per rimproverarli di una marachella che hanno appena combinato.
"Hai la testa dura." mi dici, in tono affettuoso.
"Beh, tu non sei da meno." ribatto sorridendo... Chissà se riesci a vederlo, il mio sorriso, in mezzo alle tenebre che ci circondano.
"Torniamo a sederci." aggiungo, prendendoti per mano "Non dovresti stare in piedi con la ferita che hai sulla gamba. E' strano che faccia tanta fatica a guarire. Sembra provocata da un'arma anti vampiro...".
"Mi sono sparato con la Bloody Rose." mi confessi, intrecciando le tue dita alle mie "L'ho dovuto fare per non lasciarmi controllare da Shizuka..."
Poi, di slancio mi abbracci e mi stringi forte, tanto da spezzarmi il respiro.
"C'è stato un momento in cui ho pensato di morire insieme a lei..." ti sfoghi, liberando finalmente l'angoscia che da troppo tempo soffoca il tuo cuore "Ho desiderato di morire per porre fine a tutto questo...".
"Zero... Tu sei tu. E' questo che conta... E io ti starò sempre vicina... sempre..."
Sento le tue braccia allentare la presa e le tue mani posarsi sul mio viso. La tua bocca si accosta alla mia. E alla fine mi baci... Ma il tuo gesto così dolce, e appassionato al tempo stesso, risveglia in me il ricordo di un altro bacio, il cui solo pensiero mi fa irrigidire, impedendomi di abbandonarmi completamente a te. Tu te ne accorgi e scostandoti dalle mie labbra mi chiedi cosa c'è che non va.
"Sono solo stanca. Scusa..." ti rispondo titubante... Che altro potrei dirti?
Mi avvio di nuovo verso il nostro giaciglio di fortuna e ti invito a seguirmi. Ma tu mi cogli di sorpresa con una domanda che mi fa gelare il sangue nelle vene:
"Dimmi la verità... Ichiru ti ha fatto qualcosa?".
"Perché me lo chiedi?"
"Perché non rispondi?"
"Non mi ha fatto niente..."
"Mi ha detto che è innamorato di te e che farà qualsiasi cosa pur di portarti via con lui, ma..."
Di colpo ti zittisci, lasciando la frase in sospeso. Ti avvicini a me. Con impeto mi abbracci ed accostandoti al mio orecchio mi sussurri:
"… ma io non glielo permetterò, non permetterò né a lui né a nessun altro di portarti via da me.".
Mi sciolgo nella tua stretta e stavolta sono io a baciarti, con tutta la passione e l'amore che mi bruciano dentro. Ti amo, Zero Kiryu. Ti amo... e non permetterò a nessuno di portarti via da me...

Zero e Reika si siedono vicini. Lei gli appoggia la testa su una spalla e chiude gli occhi per riposare un po'. Lui le avvolge la vita con un braccio e prova a rilassarsi, cercando di sgombrare la mente dai tanti pensieri che la affollano. Ma c'è una domanda che ancora lo tormenta. Una domanda che gli è rimasta dentro, che non ha avuto il coraggio di pronunciare. Shizuka avrà davvero raggiunto il suo scopo? Avrà dato il suo sangue a Reika?... Questo si chiede il giovane, mentre la stanchezza si posa sulle sue palpebre come un pesante fardello. E alla fine, il sonno ha la meglio sui due ragazzi, che si addormentano stretti l'uno all'altra, accuditi da una notte che forse per entrambi è ora meno oscura e solitaria.

***

"Si può sapere dove stiamo andando?" chiede Zero, dopo aver seguito Reika in stazione, senza fiatare, assecondando il suo misterioso piano... Ma adesso è arrivato il momento di capirci qualcosa...
"Mi vuoi dire cosa ti passa per la testa?" insiste il giovane, osservando la compagna intenta a studiare la mappa della rete ferroviaria.
"Allora... dobbiamo arrivare fin qui e poi cambiare... dovrei avere abbastanza soldi per i biglietti..."
Reika pensa a voce alta, seguendo con un dito un preciso tracciato. Zero guarda perplesso il punto in cui si ferma l'indice della ragazza, e riluttante commenta:
"E sarebbe quella la nostra meta? Un paesino disperso tra le montagne??".
"Hai idee migliori?" gli si rivolta contro l'altra "Sto cercando un posto tranquillo dove nessuno possa trovarci... Potresti collaborare un po'!".
"Lo farei se sapessi cos'hai in mente! Ma se non parli... Ancora non so leggerti nel pensiero."
"Ok, dai, non litighiamo." conclude Reika, sorridendo, per poi svelare la sua idea:
"Quello non è un paesino sperduto tra i monti. E' un paese piuttosto grande, in una bella vallata, tra boschi, laghi di montagna... Vedrai, ti piacerà.".
"Ci sei già stata?"
"Solo una volta, con i miei genitori. Ci abita un'amica..."
"… un'amica che chiamerà subito i tuoi appena ti vedrà."
"Non lo farà. Diciamo che... mi deve un favore."
Zero scuote la testa, accennando un sorriso.
"Allora, che treno dobbiamo prendere?" si informa infine, manifestando un sincero interesse.
E Reika lo rimira con occhi raggianti, lieta di aver finalmente catturato la sua attenzione.

Dopo oltre tre ore di viaggio, tra cambi, ritardi e treni affollati, i due ragazzi raggiungono la loro destinazione. Appena usciti dalla stazione, una fresca brezza li investe. L'aria ha un profumo diverso in questo posto ed il paesaggio è da togliere il fiato. Nel cielo terso, di un azzurro intenso, il sole domina incontrastato ed i suoi raggi illuminano i boscosi versanti dei monti, mettendone in risalto le svariate sfumature di verde. La cittadina che si distende nell'ampia vallata pare sospesa in un mondo senza tempo, in bilico tra un passato rurale ed una modernità sobria che non ha ancora fatto danni, ma semmai garantito alcune comodità da non disdegnare.
"Che dici, avevo ragione? Non è bello qui?" domanda Reika, mentre cammina guardandosi intorno con un compiaciuto sorriso dipinto in volto.
"Non sembra male..." si limita a commentare Zero.
"Detto da te, è già tanto."
"Che intendi?"
"Dai, lo sanno tutti che non sei esattamente una persona accomodante... Perciò se dici non è male, è un buon segno."
"Per tua fortuna non sono nemmeno uno che si offende facilmente."
"Perché dovresti offenderti? Ho detto solo la verità..."
A Zero sfugge una risata davanti all'espressione da monella di Reika. Da tempo non rideva così, solo adesso se ne rende conto. Improvvisamente, si sente libero, come se fosse riuscito a lasciarsi dietro alle spalle tutto quello che è successo. Sarà forse per via del posto nuovo in cui si trova, che gli fa vedere le cose sotto una luce diversa. Oppure, ipotesi questa ben più fondata, è la vicinanza di Reika ad infondergli una voglia di vivere che temeva di aver perduto. Il Collegio Cross, con ciò che esso racchiude e rappresenta, sembra talmente lontano... e se anche questa sensazione positiva fosse soltanto di passaggio, è bello averla potuta provare nuovamente, dopo tanto, tantissimo tempo. Soltanto da bambino, Zero si era sentito così. E mai più, dopo la notte in cui la sua vita cambiò...
"Coraggio. Muoviamoci... dovrebbe essere da quella parte."
Reika afferra Kiryu per un braccio e lo trascina con sé. Non si incontrano molte persone per strada. Qualche turista, ma più che altro gente del posto, a quanto si può intuire. Forse a breve, con la chiusura delle scuole, potrebbero capitare da queste parti famigliole in vacanza, però indubbiamente caos e confusione sono ben lungi da luoghi del genere. Anche perché gli spazi, usciti dal centro abitato, si dilatano oltremisura, in mezzo ad una natura ancora incontaminata.
"Almeno sai dove andare?" domanda scettico Zero, fissando la compagna che si guarda intorno spaesata e pensierosa.
"Sì... più o meno..." ammette lei, ferma in mezzo al marciapiede, con il naso per aria.
D'un tratto il ragazzo lascia cadere a terra il borsone che teneva in mano e si appoggia ad un lampione. Ha la fronte sudata ed il respiro affannato. Reika preoccupata lo soccorre.
"Cos'hai?"
"Non lo so... Mi sembra di avere il fuoco nelle vene. E mi fa male la gamba..."
"E' il sangue di Kaname... il tuo corpo deve abituarsi. Ma la tua ferita... dovrei vederla. Accidenti a te e a quando hai pensato di spararti addosso!"
"Non preoccuparti. Ce la faccio."
Il giovane si rimette in piedi, sorretto dalla compagna. E intanto una coppia di anziani, probabilmente marito e moglie, si avvicinano loro.
"Vi serve aiuto?" chiede l'uomo.
"Ragazzo, ti senti male?" incalza la donna.
"Siamo solo stanchi per il viaggio." prova a spiegare Reika "Sto cercando un'amica. Abita da queste parti. Si chiama Misaki Hayashi.".
"Ah, sì... Viveva qui intorno ma adesso si è trasferita. Sta fuori dal paese. Ma il tuo amico mi pare un po' troppo pallido per poterci arrivare a piedi. Se volete qui vicino c'è il negozio che Misaki gestisce con il suo compagno."
"Mi potreste spiegare dov'è?"
I due gentili sconosciuti guidano Reika e Zero fino ad una bottega di generi alimentari, dopodiché si congedano con un affabile sorriso. I ragazzi entrano. Quando la porta si apre, un campanello suona. E' il segnale che annuncia l'arrivo di qualche cliente. Da un accesso secondario sbuca un uomo di circa quarant'anni. Alto, fisico slanciato, volto dai tratti marcatamente mascolini, corti capelli castani e occhi neri. Indossa un paio di pantaloni sportivi ed una maglietta scura.
"Reika Miura... cosa ci fai qui?"
"Jiro Tanaka... allora sei tu il compagno di Misaki..."
Reika non è più di tanto sorpresa. Lei era a conoscenza dei sentimenti che Jiro provava per Misaki, ma non le era mai stato chiaro se tali sentimenti fossero ricambiati, e soprattutto non era certa che lui sarebbe riuscito a superare quanto accaduto pur di stare accanto alla sua amata...
"Ci mancava solo un cacciatore di vampiri." digrigna Zero, che di nuovo sente le gambe cedere e si aggrappa ad uno scaffale per non crollare a terra.
"Cos'ha?" domanda Jiro, accorrendo in aiuto del ragazzo.
"E' una storia complicata." rivela Reika "Puoi portarci da Misaki?".
"Certo. Venite. Chiudo un attimo il negozio e vi porto da lei. E' a casa con Kevin.".

***

Misaki sta tranquillamente riordinando casa, quando d'improvviso sente la porta d'ingresso aprirsi e poi richiudersi sbattendo forte, mentre alle orecchie le giunge la voce di Jiro, il cui tono palesa una certa preoccupazione.
"Cosa ci fai qui a quest'ora?" chiede stupita la donna, entrando in salotto.
Ed immediatamente i suoi grandi occhi verdi si posano sui due ragazzi seduti sul divano.
"Reika... ma... cos'è successo?"
"Ho bisogno del tuo aiuto."
Misaki si fa avanti, scambiandosi una complice occhiata con il compagno.
"E il ragazzo, chi è?" chiede severa.
"E' uno dei figli dei Kiryu..." risponde Jiro.
"Capisco... Ci penso io a loro. Tu torna pure in negozio."
"Aspetta Jiro!" irrompe Reika, scattando in piedi "Per favore, non dire ai miei che sono qui.".
L'uomo esita sulla soglia della stanza e guarda Misaki. Lei annuisce con la testa, lanciandogli con tale gesto un eloquente messaggio, e lui prima di andarsene conclude in tono pacato:
"Va bene. Farò come vuoi tu.".
Dopodiché, se ne va.
Reika torna a sedersi vicino a Zero. Misaki è in piedi davanti a loro, braccia incrociate e gambe leggermente divaricate.
"Che ne dite di cominciare dall'inizio." afferma con un'espressione a metà fra curiosità e rimprovero.
Zero la guarda con diffidenza, mal sopporta l'idea di esser messo sotto esame e di dover render conto del proprio comportamento, e non gli piace il modo in cui la donna lo sta fissando, come a fargli intendere di averlo già inquadrato per bene.
"Ti spiegherò tutto. Ma prima dovrei medicare la ferita di Zero..." accenna Reika.
"Va bene. Venite con me."
I due giovani si muovono al seguito della padrona di casa, ma ecco che sulla porta del salotto compare Kevin. Un bambino di all'incirca undici anni, paffutello ma piuttosto alto per la sua età, ricci capelli biondi e due magnifici occhi verdi.
"Mamma... Chi sono queste persone?" si informa il piccolo, guardando Misaki.
"Kevin, tesoro. Sono miei amici." risponde lei, con voce dolce e rassicurante "Non ti ricordi di Reika? Eppure hai giocato spesso con lei...".
Il bimbo rimugina un po', grattandosi la testa, e l'espressione da adulto che assume risulta buffa sul suo volto fanciullesco.
"Reika!!" esclama poi, illuminato il suo faccino da un radioso sorriso.
"Sei cresciuto tanto..." commenta la ragazza, chinandosi ed abbracciando il piccolo amico.
"Lui è Zero." aggiunge indicando il compagno, che si limita a salutare con uno stentato: "Ciao...".
"Venite a giocare con me?" prega con languidi occhioni Kevin, prendendo per mano i due giovani.
Ma sua madre benevolmente lo rimprovera:
"Non fare così, Kevin. Adesso noi abbiamo da fare. Tu vai in giardino a giocare. Più tardi andrai dal tuo amico Ryou.".
Il bimbo ubbidisce al volo e corre via come una scheggia. Misaki accompagna al piano superiore i suoi ospiti e li fa accomodare nella camera sua e di Jiro. Dopodiché si allontana un attimo e quando fa ritorno porge a Reika del disinfettante e della garze.
"Vi aspetto di sotto." conclude infine, prima di andarsene.
Tenendo gli occhi puntati sulla porta chiusa, Zero, seduto sul letto, con fare scostante domanda a Reika:
"Perché mi hai portato qui?".
"E' l'unico posto che mi è venuto in mente." si giustifica l'interrogata, ferma in piedi davanti al compagno.
"Non è solo questo. C'è dell'altro... Chi è quella donna?"
"Era una cacciatrice di vampiri."
"Era?"
"Già. Non lo è più..."
Zero squadra malamente Reika, come la stesse accusando di qualcosa, e lei allora prova a cambiare discorso:
"Non credevo conoscessi Jiro.".
"Di nome." ammette il giovane "Ne ho sentito parlare dai miei genitori. Dicevano che fosse un cacciatore spietato.".
"In effetti, lo era. Ma non so se le cose stanno ancora così..."
"Anche lui non è più un cacciatore di vampiri?"
"Non lo conoscevo bene. Non frequentava casa nostra, come invece faceva Misaki. L'ho visto qualche volta. Ma poi di lui si sono perse le tracce. Di punto in bianco è sparito... e ora ho capito dov'era finito."
Reika rimane per qualche secondo a fissare il soffitto, persa in chissà quali pensieri. Poi torna a guardare il compagno e gli si siede accanto.
"Adesso basta parlare. Fammi vedere come va la ferita sulla gamba." lo invita con un accattivante sorriso.
"Posso fare da solo." ribatte duramente lui, strappandole di mano garze e disinfettante.
"Che maniere! Fai come ti pare." sbotta seccata lei, sedendosi all'altro capo del letto.
I due restano per alcuni minuti in silenzio, dandosi le spalle. Zero controlla la ferita. Sembra si stia rimarginando. E infatti non gli fa più male.
"Allora, come va la gamba?" domanda ad un certo punto Reika, voltandosi appena.
"Meglio..." risponde laconico il diretto interessato.
Ancora silenzio. E poi di nuovo Zero:
"Come hai conosciuto Misaki?".
"E' successo quando ci siamo trasferiti. Misaki abitava vicino alla nostra nuova casa. E' stata fin da subito molto gentile con noi. Allora Kevin aveva più o meno cinque anni e io mi divertivo a giocare con lui... mi aiutava a non pensare a te e a Ichiru... Mi mancavate così tanto... Misaki era una cacciatrice eccezionale. Come avrai capito è una persona energica e sicura, a volte fin troppo dura, ma io le sono estremamente grata perché mi ha insegnato moltissime cose."
"Jiro è il padre del bambino?"
"No. Vedi, Misaki si sposò molto giovane, con un altro cacciatore di vampiri. Ma purtroppo lui si ammalò gravemente e morì quando Kevin aveva pochi mesi. Misaki allora aveva solo venticinque anni... Mi raccontò lei, un giorno, la sua storia e mi disse che non voleva più legarsi a nessun uomo. Per lei esisteva soltanto il suo bambino. E con il suo carattere forte e autoritario non le era difficile tenere alla larga gli uomini... Ma Jiro evidentemente non era disposto a farsi intimorire, era molto innamorato di lei, per questo mi è capitato qualche volta di incontrarlo vicino a casa."
"Perché hai detto che Misaki ti deve un favore?"
"Perché una volta ho salvato Kevin da alcuni vampiri. E allora lei mi ha promesso che avrebbe trovato il modo di sdebitarsi con me."
Dopo aver parlato dandosi le spalle, i due ragazzi contemporaneamente si voltano, tuffandosi l'uno nello sguardo dell'altra. Reika sale sul letto e gattonando raggiunge Zero per inginocchiarsi al suo fianco.
"A volte sei insopportabile." lo rimprovera in tono affettuoso, imbronciata come una bimba.
"E allora cosa ci fai ancora qui?" le domanda lui per stuzzicarla.
"Se io me ne vado, chi ci pensa a te?" ribatte lei, accostandosi alle sue labbra e posandovi un dolce bacio.

Misaki, seduta sul divano, attende l'arrivo dei suoi due ospiti, e non appena li vede comparire in salotto, con un sorriso sornione li apostrofa:
"Eccovi finalmente! Ce ne avete messo di tempo! Mi chiedo cosa abbiate fatto oltre a medicare quella ferita...".
Zero non gradisce la battuta e la sua espressione infastidita è piuttosto eloquente. Misaki fa finta di nulla ed invita i ragazzi a sedersi accanto a lei. Sul tavolino, davanti al sofà, dell'acqua fresca e qualcosa da mangiare.
"Servitevi pure. E intanto raccontatemi cosa ci fate qui. Non sarà una fuga d'amore... Non sono fatta per queste cose."
Mentre parla Misaki si sposta su di una poltrona laterale rispetto al divano, così da poter vedere ben in viso i suoi interlocutori. Zero continua a guardala storto, cosa che pare divertirla molto. Reika invece non si scompone ma tenta di dare un tono di familiarità alla conversazione:
"Misaki, da quanto tempo vivi qui?".
"Ci siamo trasferiti tre anni fa." spiega la donna "Quando tu è i tuoi siete venuti a trovarmi ero appena arrivata e vivevo in quel piccolo appartamento in centro paese..."
"Sì... ricordo. E allora Jiro non c'era..."
"Lui è venuto a cercarmi poco dopo. Io non avrei voluto, non volevo coinvolgerlo. In fondo, anche se non riuscivo ad ammetterlo, ci tenevo molto a lui..."
Zero non apre bocca. Ha una strana sensazione, che non gli piace affatto, e continua a tenere gli occhi su Misaki, cercando in lei, sul suo viso, nei suoi gesti, la conferma dei propri sospetti. I lisci capelli rossi, il volto dai lineamenti sottili, la pelle di un rosa chiarissimo, il fisico minuto e proporzionato, il modo di muoversi deciso e composto, il tono della voce mai incerto. Nulla di insolito parrebbe esserci in lei, eppure...
"Ehi ragazzo, per caso ti hanno tagliato la lingua?" insiste pungente la donna.
"Non ho molto da dire." ribatte secco Zero.
"Misaki, ascolta." si intromette Reika "Dopo ti spiegherò perché siamo qui. Ma prima vorrei telefonare ai miei genitori. Voglio che sappiano che sto bene.".
"Ok. In ingresso c'è un telefono..."
"Però... non vorrei che dal numero potessero capire a dove mi trovo."
"No, non potranno. Questa è una linea privata. Non si può risalire al numero... Vai pure. Noi intanto ti aspettiamo qua. Io e il tuo amico faremo due chiacchiere. Penso sarà molto interessante."

Non so se è davvero una buona idea lasciar da soli quei due. Indugio un attimo sulla porta del salotto. Li osservo. Lei pronta a lanciare l'ennesima provocazione, lui che la guarda in cagnesco. Eppure penso che farà bene a Zero parlare con Misaki. O almeno lo spero... Mi volto e mi incammino verso l'ingresso. Arrivo al telefono. Afferro la cornetta e mi imbambolo a fissarla, pensando a cosa dirò ai miei per farli star tranquilli. Saranno preoccupati, arrabbiati... Mi spiace, ma adesso sia io che Zero abbiamo bisogno di star lontani da tutto e tutti. Entrambi dobbiamo imparare a convivere con ciò che ci scorre dentro... Mi faccio coraggio e compongo il numero. Uno squillo. Due squilli. Tre squilli... E se a casa non ci fosse nessuno? Potrebbe anche essere... La linea cade. Riprovo. Uno squillo. Due squilli... Una voce all'altro capo risponde.
"Mamma..." sussurro.
"Reika, bambina mia, dove sei?!"
Sento che mia madre sta soffrendo. E' in pena per me... ma stavolta devo risolvere da sola le cose.
"Sto bene. Stai tranquilla." continuo, cercando di essere convincente.
"Stare tranquilla?! Sei scappata di casa, e poi dal Collegio prima che potessimo venirti a prendere. E Zero? E' con te? Anche il Direttore è preoccupato per voi."
"Digli che stiamo bene e che quando la scuola ricomincerà noi ci saremo. Tutti e due."
"Vuoi tornare lì?... Va bene, se per te è così importante... Ma adesso dimmi dove sei."
"Non posso, mamma. Ho bisogno di tempo."
"Cos'è successo? So di Zero, e Ichiru, me ne hanno parlato Kaien e Toga. Ma tu?"
"Fidati di me. Ci vedremo presto. Salutami Ryobe. Vi voglio bene..."


...continua...

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

Abbiamo dunque incontrato due nuovi personaggi, due ex cacciatori, a quanto pare. Ma c'è dell'altro, e lo scoprirete molto presto...
Questo capitolo ho dovuto spezzarlo in due parti altrimenti sarebbe risultato troppo lungo da leggere, ma non ho voluto farne due capitoli distinti perché gli eventi vanno considerati nel loro insieme come un unicum. Altri capitoli più avanti saranno divisi in questo modo.
Intanto vi lascio con una fan art dedicata a Misaki e Jiro.
A presto
Marta

MISAKI E JIRO
http://mc2a.altervista.org/alterpages/jiromisaki_0001.jpg 

   
 
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