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Autore: Darktweet    23/08/2015    1 recensioni
Un gruppo di ragazzi ottiene poteri da un magico libro senza sapere il perché: ma giorno dopo giorno, i poteri li metteranno sempre più in pericolo.
Solo quando vengono convocati nel regno celeste comprendono ciò che devono fare: ritrovare il major flux (l'ordine superiore).
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Soccorso dalla terra


Erano le quattro del pomeriggio. L’università degli studi di Tomstone, l’importante capoluogo di regione, era stracolma di studenti. Molti dovevano dare altri esami, molti erano lì per le sessioni pomeridiane dei loro corsi e molti altri erano impazienti di sapere il proprio risultato agli esami passati.
“Complimenti, signorina.” Fece il professor Morris. “Impeccabile come sempre, i risultati saranno poi affissi in bacheca la prossima settimana. Il giorno esatto lo può chiedere in segreteria.”
Trisha si alzò, prendendo le proprie cose e i libri. Tese la mano al professore, reggente la cattedra di diritto aziendale, e sorrise.
“Grazie mille.” Mormorò la ragazza.
“La prossima… Linsdale!” esclamò il professore, mentre Trisha uscì dall’aula magna, dove aveva appena terminato il suo esame.
Trasse un lungo sospiro. Era un sospiro di sollievo, aveva sicuramente superato anche quell’esame.
“Com’è andata?” chiese Jane, una sua amica. “Dai dimmi!”
Trisha ridacchiò.
“Tutto bene, Jane!” esclamò, sorridendo. Jane e Trisha erano amiche dal primo anno delle superiori. Lei aveva però scelto la facoltà di giurisprudenza, mentre l’amica aveva scelto psicologia.
“Ah, sono stanchissima” mormorò Trisha, mentre le due si divincolarono tra i tanti studenti, raggiungendo l’atrio.
“Incrocia le dita per me…” fece Jane, chiudendo gli occhi. Pian piano si inoltrarono tra gli studenti, in fila davanti alle bacheche, speranzosi.
“Dai che ce l’hai fatta!” esclamò Trisha, sorridendo.
Dopo una decina di minuti (tra spinte ricevute e date) le due furono davanti alle bacheche.
“Dimmelo tu…” mormorò l’amica, incrociando le dita.
Trisha scorse gli elenchi cercando il nome dell’amica.
“Ventiquattro!” esclamò Trisha. L’amica sobbalzò e abbracciò Trisha, fino a stritolarla.
“Finalmente, e con questo esame li sto superando tutti!” esclamò la ragazza. “Dai, corro a casa a dirlo ai miei!”
Le due amiche scesero le scalinate dell’università, fino a ritrovarsi nel corso.
“Dai, corro!” esclamò Jane, salutando l’amica. “Sicura di non volerti fermare a mangiare a casa?”
Trisha abbracciò Jane. “Sicura dai, ci sentiamo!” disse, salutandola, mentre Jane correva verso le scalinate vicine del sottopassaggio della metropolitana.
Le due amiche abitavano proprio in quartieri distanti. Jane abitava in un quartiere collinare, mentre lei nel centro storico.
Trisha prese di colpo il cellulare, che aveva appena vibrato.
Era un messaggio. La ragazza lo aprì. Il mittente era Adam.
-Andato bene l’esame?- lesse.
Trisha sorrise. Almeno lui se ne era ricordato.
-Credo di si. Tutto bene al campeggio?-  scrisse la ragazza, mentre si incamminava verso casa.
-Per fortuna prende il cellulare. I colleghi di mio padre sono il massimo, ma i figli non sono altrettanto.-Rispose il ragazzo poco dopo.
Intanto, utilizzando una scorciatoia, Trisha era giunta sotto il portone di casa. Rovistò nella borsa, piena di quaderni e libri, alla ricerca delle chiavi.
Il quartier generale era situato al secondo piano di un condominio, non tanto distante dall’università.
Era un appartamentino di modeste dimensioni. Aveva un soggiorno con cucina, un bagno e due piccole stanzette. Lì convivevano Trisha e Adam. Nonostante Adam avesse finito da un pezzo l’università  e il padre fosse contrariato da questa sua decisione, lui almeno qualche giorno durante la settimana preferiva dormire lì che stabilirsi nella villa di famiglia.
La famiglia di Adam, i Nelphon, sono una nota famiglia ricca della città. Possedevano un intera fabbrica per non parlare della posizione politica che aveva mister Nelphon. Era abbastanza influente, insomma.
Adam avrebbe ereditato l’intero patrimonio del padre e comunque aveva sicura anche una carriera in politica, nonostante non se ne mostrava entusiasta. Il ragazzo infatti aveva preferito comunque lavorare per ottenere un reddito autonomo, presso una nota farmacia della città.
Trisha invece si è dovuta allontanare dalla famiglia per seguire i corsi universitari. E per lei fu un vero sollievo. I genitori infatti furono contrariati della scelta di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, ma lei per seguire il suo sogno, preferì allontanarsi dalla famiglia e cercarsi un lavoretto per sostenere le tasse universitarie. Al resto, quando spesso la ragazza non ce la faceva, provvedeva l’amico.
D’altronde, la sua famiglia ora erano i suoi amici.
L’appartamento veniva usato anche come quartier generale dei ragazzi, dove ogni giorno si riunivano Trisha, Adam, Sabrina, Eric e Randall.
Quest’ultimo infatti aveva occupato di tutte le sue tecnologie la stanzetta di Adam. Così potevano tenere sempre sott’occhio le energie mistiche che all’evenienza si presentavano in città.
La ragazza aprì le dispense e iniziò a cucinare, preparandosi una spaghettata alla carbonara, uno dei suoi piatti preferiti.
-Capisco, beh non fare il musone,  come al solito.- Rispose Trisha.
-Non ricominciare, rompiscatole.-  Rispose il ragazzo, poco dopo.
Trisha sorrise. Chissà, in effetti dopo gli ultimi esami si sarebbe concessa anche lei riposo in montagna.
Poco dopo, il telefono squillò ed emise un fastidioso suono.
“Trisha, rispondi!” esclamò la voce di Randall. Il genietto aveva installato un programma o una cosa del genere anche nei cellulari di tutti, in modo che potessero collegarsi agli auricolari magici.
“Randall?” fece Trisha, poggiando il piatto sporco nel lavandino. “Ti sento.”
“Trisha, finalmente… siamo… beh non sappiamo dove. Non troviamo più Sabrina. Siamo sottoterra.” Balbettò il ragazzo.
“Cosa?!”  fece Trisha, sbigottita.
“Puoi raggiungerci? Avremo bisogno di te!” esclamò Randall. Sottoterra infatti, probabilmente i poteri di Eric sarebbero stati utili, ma quelli di Randall, decisamente inutili. La ragazza invece si sarebbe trovata nel suo “habitat”.
“Tenterò…” mormorò Trisha.
Velocemente uscì dal palazzo e voltò per due vicoletti fino ad arrivare ad un vicolo cieco.
“Earth Stream!” esclamò la ragazza e in un lampo di luce si ritrovo nel suo costume nero con tanto di gonna lunga fino ai piedi ornata di verde, da cui si intravedevano le calze.
Aprì con l’aiuto di qualche pianta spontanea un vicino tombino, stando accorta a non farsi notare (dopotutto il vicolo era vuoto), e scese nelle fognature.
 
   
 
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