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Autore: Victoria93    24/08/2015    5 recensioni
Tratto dalla storia:
-"Stai dicendo che sono io la tua ossessione, signor detective...?" gli sussurrò, di nuovo vicinissima alle sue labbra.
"Non lo so...ma mi stai impedendo di pensare. E nessuno era mai riuscito a ottenere un simile risultato nei miei confronti. Direi che le probabilità che tu sia diventata la mia ossessione sono intorno al 62%".
"Odio le tue stupide percentuali" replicò lei, senza riuscire a trattenersi dal ridacchiare.
"E io amo te".- Elle è pronto per dedicarsi al caso Kira, e ben presto incontra gli agenti giapponesi e si prepara allo scontro con il colpevole, come da programma, ma stavolta...il coinvolgimento di un nuovo agente dell'FBI nelle indagini lo porterà a cambiare notevolmente le sue prospettive, in un modo che nemmeno la mente più geniale del mondo avrebbe mai potuto calcolare e prevedere. Una storia d'amore, intensa, passionale, contro cui quasi niente sarà in grado di opporsi...
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SUGAR AND PAIN'
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Capitolo 24- Mors tua, vita mea
 
Poco meno di ventiquattr’ore dopo, intorno alle 18.30, Matsuda e Yagami si congedarono dal resto della squadra per raggiungere gli studi della Sakura TV, dove ben presto avrebbe avuto inizio lo spettacolo; vedere Robin salutare Matsuda in modo così affettuoso e preoccupato strappò un altro sorriso a Ruri, mitigando parte della tensione che aveva preso ad affliggerle il cuore fin dal primo pomeriggio. Poco dopo, anche lei, Wedy, Ayber e Mogi decisero di salutare gli altri e di avviarsi alle loro postazioni; compiere quel gesto fu strano sotto molti punti di vista.
Sapeva che le cose sarebbero andate bene, eppure una strana sensazione le attanagliava il petto, impedendole di sentirsi del tutto sicura di sé: non era certo la prima volta che affrontava situazioni di pericolo e di rischio diretto come quella, ma senz’altro era convinta di non essersi mai lasciata coinvolgere tanto da un singolo caso…e da una singola persona.
A dire il vero, con il tempo, suo malgrado, aveva dovuto ammettere che una parte di lei si era affezionata alla gran parte del quartier generale, come se fossero stati una specie di grande famiglia: aveva Robin, aveva Watari, aveva Ayber, e aveva persino Light e Misa, a cui aveva imparato a voler bene contro la sua stessa volontà. Gli stessi ex poliziotti non le erano indifferenti, soprattutto per quanto valeva per Matsuda e per il signor Yagami, che più di una volta le aveva dimostrato, con il suo modo di fare paterno e la sua grande esperienza sul campo, di essere un ottimo partner nella lotta contro il crimine.
Wedy, d’altro canto, aveva commentato la loro collaborazione diretta sul campo sostenendo che era contenta d’essere affiancata da un’ex agente dell’FBI che ‘almeno sapeva centrare un bersaglio anche a occhi chiusi, a giudicare da quanto aveva detto Ayber’; un simile commento l’aveva resa ancor più gradita ai suoi occhi.
Non appena Wedy le disse che era ora di andare, Ruri annuì con un piccolo sorriso e abbracciò Robin, che la coinvolse in una stretta mozzafiato, intenta a farle capire quanto desiderava che rimanesse lì con lei.
“Non fare pazzie, ok?” le disse, quando si furono staccate leggermente.
“Pazzie, io? Ma per chi mi hai preso?” scherzò Ruri, scuotendo la testa “Ad ogni modo, tieniti pronta a ogni evenienza: stiamo andando ad arrestare Kyosuke Higuchi, non sai mai quello che puoi aspettarti, da uno come lui”.
“Dico sul serio, Ruri, fa’ attenzione. Non…non voglio che ti succeda niente” ribadì Robin, abbassando il tono di voce.
“Tranquilla, starò bene. E poi, non sono io la condannata a morte, da queste parti” ridacchiò la profiler, accennando all’anello di fidanzamento, semplice ma elegante, che Robin aveva preso a sfoggiare all’anulare della mano sinistra “Devo ammettere che è ancora molto strano da accettare…”.
Prima che Robin potesse risponderle, Ruri si passò una mano dietro il collo, con un sorriso triste.
“Non ci avevo mai pensato, prima d’ora…quando tutto questo sarà finito, non vivremo più nella stessa città. È un po’ bizzarro, non ti pare? Insomma…non è mai stato così, e adesso…”.
“Lo faremo funzionare” la rassicurò Robin “Ci chiameremo due volte alla settimana, e ci manderemo sempre SMS”.
“Robin, tu odi gli SMS”.
“Mandameli! E le videochiamate! Faremo un sacco di videochiamate, ti fonderò il portatile a forza di contattarti a tutte le ore del giorno e della notte! E mi assicurerò che tu non faccia l’idiota come tuo solito e che non ti metta nei guai” la rimbeccò la giovane dottoressa.
“Io non mi metto nei guai…”.
“Ok, ascolta: niente colpi di testa assurdi, va bene? Me lo devi promettere. Non ignorare le prescrizioni dei medici e tutti gli stupidi farmaci a cui devi stare attenta, non farti coinvolgere in sparatorie dall’esito assurdo, non salire su automobili che potrebbero schiantarsi contro un camion e non giocare al film d’azione con il primo pazzo provvisto di un potere omicida sconosciuto alla scienza! Non farlo” esclamò Robin, posandole le mani sulle spalle.
Ruri l’osservò per qualche istante, alzando appena un sopracciglio.
“Non devi sempre fare così. Non fare l’eroina” le disse Robin “Tu sei la mia più grande scoperta. Ho…ho bisogno che tu sia viva. Ho bisogno di te; tu mi rendi coraggiosa come niente riesce a fare. Quindi…adesso sali su quella macchina, rincorri quel bastardo e mettigli le manette come solo tu sai fare. E poi torna qui…ok?”.
Ruri la fissò per un altro momento, prima di sorriderle e di iniziare a risponderle.
“Sai, tu…tu sei sempre stata una sorpresa. Insomma, sapevo che eri forte e che eri straordinaria, ma…ma ogni volta che raggiungevi un nuovo obiettivo, non eri mai stanca e non eri mai pronta a lasciar perdere quello successivo. Tu sei una persona e un chirurgo di talento, Roby, con una mente straordinaria e con delle grandi potenzialità. So che sarai felice e che starai bene, ma non dimenticare mai tutto quello che hai fatto per essere qui oggi. Non lasciare mai che i suoi desideri o che quello che provi possa influenzare fino in fondo quello che sei…lui è davvero perfetto per te, ma tu rimani sempre la dottoressa Cooper. E nessuno, nessuno…è come la dottoressa Cooper”.
Robin l’abbracciò di nuovo di slancio, trattenendosi a malapena dal piangere.
“Ehi, non ti sto mica dicendo addio” le ricordò Ruri, carezzandola appena “Ci vediamo dopo, ok?”.
“Ci vediamo dopo” annuì Robin, scomparendo nella stanza accanto.
Ruri fissò per un momento il punto in cui era scomparsa, per poi dedicarsi a salutare gli altri; Ayber le venne incontro con la sua solita baldanza, stringendola a sé per un braccio e baciandole la guancia, come aveva fatto l’ultima volta che si erano salutati, prima che lei tornasse a Washington.
“Ayber…” gli si rivolse lei, incerta se dirgli qualcosa su ciò che aveva udito la sera prima.
“Sta’ attenta, ok, principessa? E coprimi le spalle: potrei averne bisogno” si congedò, battendole un’altra pacca affettuosa sulla spalla, prima di seguire Mogi verso l’ascensore.
Ruri prese un respiro profondo e strinse la mano a Light, cercando poi di divincolarsi dall’abbraccio stritola-costole in cui Misa la coinvolse poco dopo.
“Andrà tutto bene” le disse Light, con tono rassicurante “Vedrai, ce la faremo”.
“Sì, lo so” annuì la profiler.
Guardandolo in quegli occhi castani, avvertì una strana sensazione all’altezza dello stomaco: il suo sesto senso cercava di comunicarle qualcosa, qualcosa di completamente irrazionale.
E infine, si rese conto che aveva davvero paura che quella fosse l’ultima volta in cui avrebbe avuto l’occasione di guardare negli occhi del suo amico Light Yagami; senza pensarci, Ruri prolungò la loro stretta di mano, arrivando a sfiorargli anche il braccio.
“Che cos’hai?” le domandò Light, sorpreso da quella reazione.
“Senti, ti volevo dire…” iniziò lentamente Ruri, con un sorriso incerto “Per quello che vale, volevo ringraziarti. Non è stato un gran periodo quello che hai passato con noi, ma comunque…a noi è piaciuto davvero. Sei stato…beh, sei stato la persona che avevo sempre sperato ti rivelassi. Volevo solo che lo sapessi”.
Light ricambiò il suo sorriso: era veramente sincero e compiaciuto in modo benevolo da ciò che lei gli aveva appena detto.
“Quindi…adesso siamo amici sul serio?” le chiese, con tono scherzoso.
“Qualcosa del genere” si strinse Ruri nelle spalle “Lo terrai d’occhio per me?” gli domandò poi, abbassando la voce e accennando a Ryuzaki, che continuava a dar loro le spalle.
“Farò del mio meglio” annuì Light, abbracciandola brevemente “Fallo nero, d’accordo?”.
“Puoi contarci” annuì Ruri, scompigliando i capelli di Misa “A più tardi. Cercate di non combinare troppi guai”.
A quel punto, del tutto inaspettatamente, Elle si alzò in piedi, le mani in tasca e lo sguardo concentrato sul profilo di Ruri: la ragazza ricambiò il suo sguardo, incerta se sorridergli o no, fin quando il detective non aprì bocca.
“Ricordati di quello che ti ho detto ieri” le disse semplicemente, piegando di poco l’angolo delle labbra.
“Certo” annuì Ruri, ricambiando il suo sorriso stentato “E tu sta’ attento a non perderti i miei movimenti”.
L’investigatore seguitò a guardarla per un lungo momento, incapace di dirle tutto ciò che gli passava per la mente e che impediva al suo cuore di battere regolarmente; Ruri attese per un altro momento, poi fece per voltargli le spalle, quando udì la sua voce chiamarla di nuovo.
Senza trattenere ulteriormente il suo impeto, azzerò la loro distanza e lo baciò, incurante degli sguardi di Light e Misa e incurante della freddezza e del contegno proprio di entrambi; quando il loro contatto fu spezzato, Ruri gli sorrise, togliendogli dalle labbra una briciola di torta che vi era rimasta e stringendogli appena una mano.
“Tienitelo per dopo” gli mormorò, prima di voltargli le spalle e di seguire definitivamente Wedy verso l’ascensore.
Quando le porte si aprirono, Watari, che usciva in quel momento dal cubicolo, cedette loro il posto con un cenno del capo e un sorriso; ma prima che potesse definitivamente entrare, Ruri sentì il vecchio signore sfiorarle per un secondo le dita, stringendole con la massima leggerezza, eppure con una grande energia.
“Stia attenta, Miss…non possiamo perderla un’altra volta” lo sentì dirle.
Alzò gli occhi per sorridergli e replicare, ma era troppo tardi: la loro discesa era già iniziata.
“Pronta?” le domandò Wedy, estraendo la sua arma e controllando che fosse carica.
Ruri estrasse la propria e fece altrettanto, fissando la pistola con una strana espressione: nonostante in quei giorni si fosse esercitata nell’area del tiro a segno che Watari aveva attrezzato nei sotterranei dell’edificio, si sentiva ancora disabituata all’uso di quell’oggetto, che per tante volte si era rivelato così provvidenziale nel salvarle la vita. Ma era sempre un’agente dell’FBI, malgrado le dimissioni, e sapeva come cavarsela: quel serial killer non le sarebbe sfuggito.
“Sono pronta” annuì, sorridendo alla bionda “Andiamo”.
 
Dalla sua postazione, Elle fissò per qualche istante le porte dell’ascensore, appena chiusesi dietro l’unica donna che aveva mai amato: con un colpo al cuore, pensò, ancora una volta, che non sapeva se l’avrebbe rivista viva.
Cercando di non pensarci eccessivamente, si volse di nuovo verso uno dei monitor che aveva sulla scrivania, tramite il quale era già possibile assistere alla diretta della Sakura TV, dove Matsuda stava iniziando a rispondere alle domande del giornalista; bevendo un sorso di caffè, fissò cupamente gli occhi sul profilo di poliziotto, e capì che era giunto il momento di aprire le danze.
“Light, chiama Namikawa. Inizia lo spettacolo” disse all’amico, con il solito tono rilassato.
“Ricevuto” annuì Light, componendo il numero dell’imprenditore.
Dopo appena un paio di squilli, Namikawa prese la telefonata.
“Sono Namikawa”.
“Sono Elle. Namikawa, mi dica se è solo, in questo momento”.
L’uomo all’altro capo fece una breve pausa, prima di rispondere.
“…no”.
“Allora, finga come l’altra volta” proseguì Light.
“Non sarà necessario: c’è qualcuno che ha notato qualcosa di strano, quando mi hai chiamato durante la riunione dell’altro giorno”.
Dopo quelle parole, sia Light che Elle si resero conto che Namikawa stava parlando con qualcuno, dopo aver di poco allontanato il cellulare dall’orecchio, per poi riprendere a comunicare con loro.
“Ascolta, Elle, qui ci sono Midou e Shimura: ma nessuno dei due è Kira, stavano giusto esprimendo la loro avversione nei suoi confronti. Immagino che rimarrebbero volentieri a guardare il faccia a faccia fra Kira ed Elle, proprio come me”.
Light allontanò la cornetta dall’orecchio e fissò lo sguardo su Ryuzaki, che in quel momento stava soppesando attentamente la sua fetta di torta.
“Meglio così” commentò il detective.
“Questa sera, io catturerò Kira” proseguì Light, tornando a parlare con Namikawa “E ho bisogno della vostra collaborazione”.
Namikawa attese qualche istante, prima di sospirare e di procedere.
“Ah, beh…e così, Higuchi è arrivato al capolinea”.
“Come? Lei lo sapeva?!” sbottò Light.
Namikawa rise di gusto.
“Persino Elle si lascia raggirare! A giudicare dalla tua reazione, ora sì che ho la certezza che si tratti di Higuchi”.
“È in gamba questo Namikawa!” esclamò Misa, mentre Robin l’affiancava e Light assumeva un’espressione indispettita “L’ho intuito guardandolo in faccia fin dalla prima volta che l’ho visto!”.
“No, Misa, ti sbagli” la corresse Elle, alzando gli occhi al cielo “È Light che è stupido”.
“Stasera, alle 19.00, ci sarà una trasmissione su Kira, alla Sakura TV” continuò lo studente “Per provocare una sua reazione. Vi chiediamo di avvisare Higuchi, affinché guardi la TV qualche minuto dopo l’inizio del programma: ma nessun altro deve interferire. Quindi, se Kida, Takahashi e Ooi volessero intervenire, fermateli”.
“Sì, capisco…d’accordo” convenne Namikawa, prima di riattaccare.
Elle, Light e Misa tornarono a concentrarsi sulle immagini della Sakura TV, dove potevano vedere Matsuda, nascosto dietro un pannello di vetro opaco, intento a parlare frettolosamente con il microfono che gli stava alterando la voce.
“E così, Kira sarebbe una di queste persone, dico bene?” gli domandò il giornalista.
“Sì. Ho anche raccolto una grande quantità di prove” replicò l’ex poliziotto “Come ho già detto all’inizio del programma, mi sono imbattuto in una riunione a cui partecipavano otto persone: una di queste è stata uccisa, così sono diventate sette. La vittima era il signor ‘H’; è stato ucciso da Kira perché non voleva più partecipare a quelle riunioni”.
“Ok. Light, da’ il segnale a tuo padre: adesso” ordinò Elle, senza staccare gli occhi dallo schermo.
Light compose il numero del cellulare del genitore e lo fece squillare due volte, prima di riattaccare: pochi secondi dopo, il pannello che copriva Matsuda alla vista cadde rovinosamente, rivelando il suo volto angustiato e stupito.
Mentre i tecnici della Sakura TV accorrevano per nascondere il volto dell’intervistato, coprendolo alla bell’e meglio con qualche giacca, Elle avviò la comunicazione con Ruri.
“In ascolto” replicò subito lei, con tono professionale.
“Ruri, com’è la situazione?”.
“Io e Wedy siamo sul posto: Higuchi non ha ancora lasciato l’abitazione, ma a giudicare da quanto sto vedendo, sembra che lo farà a breve. Ha già chiamato Misa?”.
Quasi come se l’avesse sentita, il telefono di Misa prese a suonare intensamente: aprendolo, la ragazza capì che il mittente era lo stesso Higuchi.
“Eccolo!” esclamò la bionda, riattaccando subito.
“Presto perderà la calma: state pronte a tallonarlo, non dobbiamo perdere neanche uno dei suoi movimenti. È probabile che si diriga alla Yoshida Production per controllare gli archivi dei dipendenti, in modo da poter scoprire il vero nome di Taro Matsui: aspettate il mio segnale e preparatevi a intervenire. Vi inoltro le telefonate che Watari provvederà a inviarci” disse Elle, digitando freneticamente sulla tastiera del suo computer e avviando il collegamento telefonico fra la sua linea e quella di Ruri.
“Va bene. Aspettiamo che lasci la casa e poi proseguiamo”.
“Ruri…”.
“Sì?”.
Elle fece una lunga pausa, prima di prendere un respiro profondo.
“Non dimenticare mai che Higuchi è pericoloso, e non sottovalutare le sue mosse”.
“Mi prendi in giro? So fare il mio lavoro, quindi non cercare d’insegnarmelo”.
“Intendo dire che non hai la massima discrezionalità sul campo. Ricordalo sempre”.
“In altre parole, non sono autorizzata a sparare a vista” rise appena Ruri “Senti, rilassati, ok? Andrà bene. Rimaniamo in ascolto” si congedò, prima di chiudere la comunicazione.
Non appena lo ebbe fatto, fu Watari a mettersi in contatto con i piani superiori del quartier generale.
“Ryuzaki, Higuchi sta chiamando Mogi sul telefono della Yoshida” disse il suo collaboratore.
“Bene, siamo alla fase successiva: come da programma” commentò Elle, impassibile.
 
In quello stesso momento, in una macchina dalla carrozzeria nera, Ruri tamburellava nervosamente contro il volante, intenta ad ascoltare la conversazione in corso fra Mogi e Higuchi: sapeva che il momento di entrare in azione era vicino, e avvertiva ancora l’adrenalina attraversarle ogni centimetro del sistema nervoso. Eppure, si sentiva strana, come se avesse avvertito la sensazione che qualcosa sarebbe andato storto, che non sarebbero riusciti a vincere fino in fondo…era possibile?
Il segnale di Watari la distolse dai suoi pensieri e la portò a concentrarsi sulle parole che ben presto cominciò a udire.
“Mogi, dov’è Misa?!” sentì Higuchi sbottare, con tono concitato.
“Oh, la ringrazio per l’altro giorno, signor Higuchi!” gli rispose Mogi, allegramente “A Misa è stato finalmente concesso un giorno libero, ed è uscita: dovrebbe tornare domattina”.
“Ok, ma ti ho chiesto dov’è?!?” insistette l’imprenditore.
“Sono spiacente, ma non mi è consentito comunicare ad altri le sue faccende private” replicò Mogi “Le suggerisco di richiamare domani”.
Dopo una breve pausa, Higuchi proseguì, decidendo di cambiare strategia.
“Il precedente manager di Misa per caso faceva l’attore?!” chiese, con la stessa foga.
“Come?” replicò Mogi.
“Esiste un certo ‘Taro Matsui’?” lo incalzò Higuchi.
“Beh…essendo subentrato dopo di lui, non ne ho idea” gli rispose il poliziotto “Dovrebbe chiedere in ufficio: però, in questo momento siamo tutti a Okinawa. Perché non chiama il presidente?”.
“Perfetto” mormorò Ruri “Sembra che abbiamo calcolato tutto nei minimi dettagli”.
“Vi passo la telefonata fra Higuchi e il presidente della Yoshida” disse poi Watari, inoltrando la nuova chiamata a lei e ad Elle.
“Sono Higuchi, della Yotsuba, mi chiedevo se Taro Matsui fosse il vero nome dell’ex manager di Misa”.
“No, signore, quello era soltanto il nome d’arte che usava come manager”.
“E qual è il suo vero nome?!” sbottò Higuchi.
“Il cognome è Yamada, anzi no…Yamashida! E il nome invece è…ah, non me lo ricordo”.
“VUOLE SCHERZARE?!? ERA UN SUO DIPENDENTE!!!! CERCHI DI RICORDARSELO!!!!” sbraitò Higuchi, del tutto fuori di sé.
“Ma che modi sono questi?!?” esclamò il suo interlocutore “Appena torno in ufficio, darò un’occhiata al suo curriculum”.
“Allora vada a prenderlo immediatamente!!!”.
“Adesso si calmi!” lo esortò il presidente della Yoshida “Senta, se ci tiene così tanto le dico la combinazione della serratura del nostro ufficio: ci vada pure lei! I curricula sono nell’ultimo cassetto della scrivania in fondo a sinistra, sono in ordine alfabetico…credo proprio che si chiamasse Yamashida”.
Non appena anche quella telefonata fu chiusa, Elle riprese la comunicazione con lei.
“Higuchi sta partendo. Si dirige alla Yoshida, come previsto”.
“Ok. Avvisiamo Ayber e Mogi” replicò Ruri, chiamando subito l’amico.
Ayber rispose nell’arco di un paio di secondi.
“Novità?”.
“Ci siamo. Viene verso la vostra postazione, tenetevi pronti”.
“Perfetto: attendiamo ordini da Ryuzaki”.
“Ok, vi raggiungiamo”.
Non appena ebbe rialzato lo sguardo, poté vedere Higuchi precipitarsi fuori di casa, stringendo in mano una cartella da lavoro da manager, e fiondarsi immediatamente sopra la Porsche rossa che era parcheggiata sul suo vialetto d’accesso, per poi catapultarsi alla massima velocità in direzione della direzione artistica della Yoshida Production.
“Eccolo” disse Ruri, mettendo subito in moto e riavviando il contatto con Elle e Ayber “Ha solo una borsa con sé: lo seguiamo. Distanza massima 50 metri, distanza minima 20 metri. Si dirige verso la zona ovest di Tokyo. Conoscendolo, immagino che non sia uscito senza un’arma da fuoco, quindi occhio alle sue mosse. Quel bastardo non ci sfuggirà”.
 
Alla base del quartier generale, Elle si dedicò a ingrandire l’immagine di uno dei suoi monitor sull’interno dell’abitacolo dell’auto di Higuchi, dove il sospetto, malgrado stesse guidando, continuava a seguire la diretta televisiva di cui Matsuda era protagonista.
“E così, sono andato a bere insieme a tutti e otto, Kira compreso” stava dicendo il loro uomo, continuando a parlare con il giornalista con la massima tranquillità.
“Ah! Questo sì che è interessante” commentò il suo interlocutore.
“Se però adesso vi raccontassi tutti i particolari, capireste subito chi di loro era Kira. Quindi, per il momento mi fermo qui”.
“Giusto” annuì l’intervistatore “La preghiamo di riservarci la rivelazione sull’identità di Kira per il gran finale”.
“Altoparlante 1 in macchina di Higuchi, volume 70” disse Elle, regolando le impostazioni e chiedendo implicitamente a Light di fare lo stesso “Altoparlante 2 su Sakura TV, volume 30”.
“Higuchi non riesce a staccare gli occhi dal programma neanche in macchina” commentò lo studente, con entusiasmo.
“A che velocità prosegue?” domandò Robin, più in ansia di quanto non volesse ammettere.
“100 Km/h sulla statale, e sta aumentando” replicò Ruri, in collegamento telefonico “Di questo passo, dovremo trovare una via alternativa per seguirlo, o il bersaglio si accorgerà della nostra presenza. Per il momento, ce la facciamo”.
Rendendosi conto dell’espressione preoccupata della dottoressa, Misa le posò una mano sulla spalla, rivolgendole un sorriso rassicurante.
“Rilassati, cara: Ruri e Matsui se la caveranno benissimo”.
“Lo spero tanto” replicò Robin, rispondendo al suo sorriso.
“Ritornando a noi, ciò significa che lei si è trovato faccia a faccia con Kira?” proseguì il giornalista, con tono animato.
“Esatto. Anche se ancora non sapevo che fosse lui…”.
“Però, mi lasci dire che ci vuole un bel coraggio per fare una simile rivelazione, dopo essere stato visto. È sicuro che non sia rischioso?” domandò poi l’uomo.
“Certo” rispose Matsuda “Grazie alle mie ricerche, ho scoperto che Kira ha bisogno di conoscere due cose, per uccidere. In giro, ho sentito diverse voci al riguardo, ma io posso dire con certezza quali sono…e Kira conosce di me soltanto una di queste due cose”.
Dopo una pausa in cui Higuchi sembrò riflettere con la massima intensità, Elle e gli altri lo video aprire bocca.
“Rem, tu che cosa ne dici?” domandò, apparentemente a nessuno in particolare.
“Rem…? E chi sarebbe?!” esclamò Light, frastornato “In macchina è salito da solo…e dubito seriamente che a bordo ci sia qualcun altro. Non sta neanche usando il cellulare…che abbia qualche apparecchio radio?”.
“No” lo contraddisse Elle, ingoiando un pezzo di banana “Non c’è niente del genere su quella macchina; niente a parte le cimici e la telecamera che abbiamo installato noi. Se n’è occupata Wedy, possiamo stare tranquilli”.
“Secondo te, se vado alla Yoshida, lo trovo o no il curriculum?” domandò ancora l’imprenditore, incredibilmente teso.
“Che sta facendo? Parla con gli shinigami?” commentò Ruri, sarcastica.
“Potrebbe anche darsi” le rispose Elle “Accenna a cambiare direzione?”.
“No: prosegue verso la meta stabilita, e continua ad accelerare. Ha fretta di arrivare al punto, su questo non c’è dubbio” rispose la profiler.
“Se quel tizio ha un briciolo di cervello, prima di andare in TV” disse ancora Higuchi, aggrottando le sopracciglia “Si sarà sbarazzato di tutto ciò che può far risalire al suo nome, e inoltre…non ti sembra imprudente, da parte della Yoshida Production, lasciare che qualcuno entri liberamente nei loro uffici? E poi, se venisse rubato qualcosa, sarei l’unico indiziato…”.
“Le cose si mettono male” disse Misa, preoccupata.
“State tranquilli: vedrete che ci andrà” ribatté Elle, sicuro.
“E se trovassi il curriculum, e poi…scoprissi che anche il nome riportato là è falso? Anzi, vista la situazione, diciamo pure che ci sono buone probabilità che sia così…” rifletté Higuchi.
“Ci siamo quasi! Manca appena un’ora alla fine del programma!” esclamò il conduttore, indicando l’orologio degli studi televisivi, che in quel momento segnava le 21.
Dopo un altro silenzio, Higuchi riprese a parlare.
“Sì, questo lo so benissimo…ma per precauzione, sarà meglio che, subito dopo, uccida tutte le persone che ho chiamato, come il tizio della Yoshida, Misa e il suo manager”.
“Ha detto che vuole ucciderci?!” esclamò Misa, terrorizzata.
“No, non devi preoccuparti, Misa” la rassicurò Elle “Intendeva dopo che avrà ucciso Matsuda. E se non riuscirà a uccidere Matsuda, non avrà motivo di fare una cosa del genere”.
“Questo è vero, però…” disse lentamente Light, con tono incerto.
“Giusto” disse Higuchi, continuando a parlare da solo “Devo dire che sei molto intelligente, Rem. Allora farò in modo che cancellino le chiamate e poi li ucciderò…”.
“Non è possibile che stia parlando da solo!” esclamò Light, alzandosi in piedi “Ma chi è questo Rem?! Con chi diavolo sta parlando?!”.
“Se in macchina insieme a lui c’è qualcuno…” disse Elle, socchiudendo gli occhi “È uno shinigami”.
“A questo punto, immagino che tutto sia possibile” sospirò Ruri “Ad ogni modo, siamo quasi arrivati. Non manca molto”.
“Bene. Quando sarete di fronte alla Yoshida, fermatevi a distanza di sicurezza e aspettate il mio segnale. Dobbiamo studiare le sue mosse in modo attento”.
“Ricevuto”.
“No” disse Higuchi, rispondendo a qualche domanda che non potevano sentire “Anche se lo facessi, finirei comunque i miei giorni in miseria…quel tizio ha appena detto di avere delle prove. E se andassero a confrontare i dati con la crescita della Yotsuba con quelli relativi alle morti, nessuno avrebbe più alcun dubbio. Se poi aggiungi al pacchetto i miei precedenti penali, direi che sono già condannato. Quella puttana dell’FBI mi ha completamente rovinato di fronte a tutto l’Interpol, qualche tempo fa…troverebbero subito un ulteriore punto di partenza per incriminarmi”.
“Lusinghiero come al solito” ridacchiò cupamente Ruri.
“Il nome che pronuncerà darà un’identità a Kira” proseguì Higuchi “Anche se non ci fossero prove schiaccianti contro di me, la mia carriera sarebbe irrimediabilmente compromessa. Per me sarebbe la fine: verrei cacciato dalla Yotsuba”.
“Naturalmente, la nostra redazione ha studiato questa trasmissione tenendo conto del fatto che anche Kira la starà guardando” disse nel frattempo il giornalista.
“In tal caso, gli rivolgerò un appello” disse Matsuda, volgendosi appena verso la telecamera “Kira…costituisciti!”.
“Ci siamo!” disse Ruri, interrompendo il breve silenzio che si era creato “Higuchi è arrivato alla Yoshida. Siamo fermi”.
“Bene. Adesso aspettiamo” le disse Ryuzaki, cercando di frenare un fremito improvviso della sua voce.
 
Ruri fermò la macchina a distanza di sicurezza, tenendo pronta la mano sulla pistola e attendendo che Elle desse a lei e a Wedy il segnale per entrare nell’edificio: con un sospiro, premette il pulsante dell’auricolare che le avrebbe permesso di parlare con Ayber, sforzandosi di mantenere un tono di voce normale.
“Ayber, Higuchi è appena entrato. Avrà sicuramente una pistola, quindi attenti a come vi muovete e optate per un profilo basso. Saremo dietro di voi, appena Ryuzaki ci dà il via”.
“Tranquilla, principessa” mormorò il biondo “Tutto sotto controllo” le disse poi, prima di chiudere subito il loro contatto.
La ragazza tornò a spostare lo sguardo sullo schermo del computer della loro macchina, dove il detective le stava trasmettendo le stesse immagini che era in grado di vedere: Higuchi era appena entrato negli uffici dell’amministrazione e stava frugando nel cassetto che il presidente della compagnia gli aveva indicato.
*Avanti…facci vedere come uccidi…* non poté fare a meno di pensare, socchiudendo gli occhi.
“Ryuzaki, noi siamo pronti a bloccare Higuchi: attendiamo ordini” sentì dire Mogi, in collegamento audio.
“Ok” ribatté Elle, teso a sua volta.
In quel preciso momento, Higuchi tirò fuori un quaderno dalla copertina nera dalla sua ventiquattr’ore e cominciò a scrivere il falso nome di Matsuda che aveva trovato scritto sul suo curriculum; poi, sorrise soddisfatto e si avviò all’uscita, dopo averlo messo a posto.
“Maledizione!!!” sbottò Light “Si è solo segnato il nome su un quaderno! E adesso se ne sta andando senza ucciderlo!”.
Ruri corrugò appena le sopracciglia, tamburellando ancora contro il volante.
“Perché aveva tutta quest’ansia, se adesso sembra così rilassato? C’è qualcosa che non va” commentò subito dopo.
“Che facciamo?” chiese Wedy “Dobbiamo fermarlo?”.
“No; non abbiamo ancora scoperto come uccide” replicò Elle, cercando di nascondere il suo disappunto “Chissà, forse avrà pensato di fare qualcosa in macchina…datemi l’interno dell’auto sul monitor”.
L’immagine sullo schermo cambiò nuovamente, mostrando l’abitacolo del mezzo di Higuchi, dove il loro uomo si era seduto ancora, lanciando frequenti occhiate al suo orologio da polso.
“Un po’ troppo calmo…” constatò Ruri “Soprattutto considerando le scenate di prima…”.
“Già, è vero” replicò Elle “Se davvero gli bastava soltanto il nome, avrebbe anche potuto prendersi il curriculum, piuttosto che rimetterlo nel cassetto, no?”.
Esattamente quaranta secondi dopo, Higuchi perse di nuovo il controllo.
“MERDA!! NON MUORE!!”.
“Cosa?! Che vuol dire ‘Non muore’?!” chiese Light, stralunato.
“Evidentemente, ha già provato a ucciderlo” constatò il detective, concentrato come non mai “Che gli basti scrivere il nome per uccidere…?”.
“Lo lasciamo ancora in libertà?” domandò Ruri, alzando un sopracciglio “Probabilmente, gli basta davvero conoscere solo il volto e il nome della vittima e desiderare che questa muoia, per uccidere…anche se, in effetti…dubito che quel quaderno sia casuale. E poi, hai notato quello che ha fatto prima, in auto?”.
“Intendi dire che fissava l’orologio in continuazione?”.
“Sì. Potrebbero volerci alcuni secondi prima che le sue azioni facciano effetto” ribatté la profiler, riflettendo molto velocemente.
“Se lo catturiamo senza aver capito come uccide, anche se cercassimo di farlo confessare…potrebbe sempre trasmettere il suo potere a qualcun altro” le ricordò Elle, ignorando lo sguardo penetrante che Light gli aveva appena lanciato “Non fare niente senza il mio consenso”.
“Va bene, va bene!” esclamò Ruri “Spero solo che tu sappia quello che fai”.
“Maledizione, non c’è più tempo!!!” gridò Higuchi, afferrando il suo cellulare.
“Sta chiamando qualcuno” disse Light.
“Vorrà di nuovo Misa” commentò Ryuzaki.
Dopo qualche secondo, Ruri udì anche la voce della bionda, intenta a confermare i loro sospetti.
“Indovinato!” disse la giovane, riattaccando subito il telefono.
Preso dalla frustrazione, Higuchi scagliò il proprio sul sedile posteriore, lasciandosi andare a un urlo liberatorio: nell’arco di un paio di minuti, aveva appoggiato le mani sul volante, assumendo l’espressione di una persona intenta a scegliere fra la vita e la morte.
“Rem…” disse, dopo un silenzio più lungo dei precedenti “…facciamo lo scambio”.
 
Alla base del quartier generale, Light Yagami assunse un’espressione ancor più stralunata.
“Lo scambio?!” disse, strabuzzando gli occhi “Ma che cosa vuol dire ‘Facciamo lo scambio’?! Chi diavolo è questo Rem con cui continua a parlare? Che il potere di Kira venga davvero dal Cielo?”.
“A questo, non voglio nemmeno pensarci…” ribatté cupamente Ryuzaki.
“E allora…chi sarebbe Rem?”.
“Uno shinigami?” disse Elle, con il tono di chi si sforza di credere alle sue stesse parole “Comunque, meglio stare a guardare. Ho l’impressione che scopriremo diverse cose e magari capiremo anche come fa a uccidere”.
Tornando a concentrarsi sul monitor, vide che sul volto di Higuchi si era appena dipinto un sorriso sadico molto soddisfatto: prima che potessero pronunciare un’altra parola, l’imprenditore aveva già rimesso in moto, dirigendosi a tutta birra verso la sua prossima destinazione.
 
Ruri mise immediatamente in moto, mentre anche Mogi e Ayber si precipitavano in macchina e si accodavano alla sua auto, sfrecciando a loro volta dietro la Porsche di Higuchi.
“Ti copriamo le spalle, principessa” udì dirle Ayber, con il suo solito tono sicuro “Prossima destinazione?”.
“Non ne ho idea, ma teniamo gli occhi aperti: Higuchi ha parlato di uno strano scambio, e ancora non sappiamo di cosa si tratti. Potrebbe essere più pericoloso di quanto pensassimo”.
Prima che Ayber potesse risponderle, una motocicletta della Polizia Stradale accese improvvisamente la sirena e il lampeggiante, facendo segno a Higuchi di accostarsi al lato della strada; dopo un paio di secondi, il conducente aveva già eseguito.
“Merda!!” imprecò Ruri.
“Che succede?” le domandò subito Ryuzaki.
“Cattive notizie: Higuchi è appena stato fermato da una moto della polizia. Non possiamo fermarci anche noi, si accorgerebbe della nostra presenza e manderemmo a puttane l’operazione. Dobbiamo precederlo” replicò Wedy, irritata.
“Ci vediamo a 5 km sempre dritto: continueremo a monitorare Higuchi via satellite. Ayber, potete occuparvene voi?” continuò Ruri, sistemandosi meglio l’auricolare.
“D’accordo. A dopo” le rispose l’amico.
Ruri ingranò la quarta e superò la moto della polizia, lanciando un’occhiata di sbieco alla Porsche: senza dare nell’occhio, riuscì a fermarsi a una distanza ragionevole, rimanendo in attesa di disposizioni e sorvegliando sia la posizione di Higuchi che ciò che stava facendo all’interno dell’abitacolo.
“Ingrandisci l’interno della macchina” udì dire Ryuzaki, rivolto a Watari.
“Vediamo, dove avrò messo quella patente di guida…” stava borbottando Higuchi, frugando nella sua borsa sotto lo sguardo severo del poliziotto.
A quel punto, l’uomo fece una cosa del tutto inaspettata: prima che l’agente potesse fermarlo, mise in moto alla velocità della luce e ripartì a tutta birra, superando la loro macchina senza nemmeno accorgersi della loro presenza.
“Che cazzo sta facendo?!?” sbottò Ruri.
“Higuchi è sfuggito al poliziotto!!” esclamò Mogi, intento a precipitarsi dietro di lui.
“Ci siamo!” confermò Ruri, riaccendendo subito il motore e riprendendo l’inseguimento “Coordinate 35.42 gradi a est, sta andando verso la Yotsuba!”.
In quell’esatto momento, Ruri la vide: la motocicletta del poliziotto che stava inseguendo Higuchi andò dritta a sfracellarsi contro un tir di passaggio, facendo precipitare il suo conducente fuori dal guardrail.
“La moto della Stradale si è schiantata contro un camion!!” disse Mogi, con tono altrettanto allarmato.
“Schiantata?! Vuoi dire che è morto?!” sbottò Light.
“Non potrebbe esserlo più di così” confermò Ruri “Ryuzaki, mi ricevi?”.
“In ascolto, Ruri” le rispose subito il detective.
“Non so come la pensi tu, ma questo ‘scambio’ di cui ha parlato Higuchi cambia le cose. Come diavolo ha fatto a uccidere quel poliziotto, se non ne conosceva il nome? Forse ha appena acquisito nuovi poteri…e adesso gli basta conoscere il volto della vittima, per uccidere! Anche se prima non poteva essere così, oppure Matsuda sarebbe già morto…”.
“Le cose si mettono male” assentì Ryuzaki “Dobbiamo intervenire prima che sia tardi. Ascoltatemi!” proseguì poi con tono autoritario, rivolgendosi a tutti gli altri “Ritengo che sia pericoloso lasciare ulteriormente Higuchi a piede libero, procederemo all’arresto! Tuttavia, lo faremo supponendo che Higuchi sia diventato capace di uccidere conoscendo solo il volto della vittima, come il secondo Kira!”.
“Va bene” ribatté Ruri “Come vuoi che procediamo?”.
“Devo parlare con il capo della polizia e dare disposizioni adeguate, o si scatenerà un massacro. Non perdetelo di vista e aspettate che vi comunichi le prossime disposizioni”.
“Ricevuto”.
“E, Ruri…”.
“Sì?”.
“State attente…stai attenta…che non ti veda in faccia. Non esiterà più: si sta giocando tutto quello che ha” le disse, con un tono di voce strano.
“Beh, è quello che facciamo anche noi” replicò Ruri, con un lieve sorriso “Rimaniamo in attesa, signor detective”.
 
Elle avviò immediatamente la comunicazione con Watari, consapevole che ogni secondo avrebbe potuto fare la differenza: non aveva idea di quello che sarebbe potuto succedere, e una simile sensazione lo disorientava.
Inoltre, il solo pensiero che Ruri fosse a poca distanza da un serial killer dotato del peggiore potere omicida mai visto sulla faccia della Terra gli stava provocando dei brividi che trovava sempre più difficile controllare, con il passare dei minuti: ma sapeva di dovercela fare, e sapeva di poterlo fare.
“Watari” disse, prendendo un respiro profondo “Mettimi in contatto con il capo della polizia”.
“Subito”.
Pochi istanti dopo, ignorando qualsiasi convenevole, iniziò a parlare frettolosamente con il superiore di Kitamura.
“Sono Elle” si annunciò “Abbiamo identificato Kira: al momento, sta viaggiando su una Porsche 911 rossa lungo la Statale 1, in direzione di Shibuja. Vi prego di avvertire tutti gli agenti di non avvicinarsi, ci occuperemo noi dell’arresto”.
“Papà” disse invece Light, rivolgendosi al genitore in ascolto sull’altra linea “Dopo la pubblicità, passa al piano numero 7: Demegawa e gli altri devono andarsene prima che Higuchi raggiunga la Sakura TV”.
“D’accordo!” esclamò Soichiro, all’altro capo.
“Allora, Light” disse Elle, alzandosi finalmente in piedi “Non credi che dovremmo andare anche noi?”.
“Sì” annuì il ragazzo, imitandolo.
“Bene” replicò il detective “Robin, sai che cosa fare”.
Prima che qualcuno aggiungesse un’altra parola, la giovane dottoressa aveva già ammanettato Misa, spingendola gentilmente a sedere e provvedendo a immobilizzarle anche le gambe e il resto del corpo.
“Scusa, Misa” le disse, con un sorriso colpevole “Ma non hai un’indole troppo accondiscendente, e ho promesso a Ruri e a Ryuzaki che ti avrei tenuto d’occhio io. Dovrai rimanere qui per un po’”.
“Che storia è questa?!” protestò la biondina “Ma che razza di scherzo è?!”.
“Noi andiamo” disse Elle, infilandosi subito le sue vecchie scarpe da ginnastica “Roxie, tieniti pronta per qualsiasi emergenza: la sala operatoria sotterranea è già stata preparata, nel caso ne avessimo bisogno”.
“Spero che non sia così” sospirò Robin.
Prima che Elle potesse allontanarsi del tutto, Robin lo fermò per un braccio, fissandolo intensamente negli occhi.
“Riportala qui” mormorò, per poi lasciarlo andare.
Dopo averla osservata per un altro momento, Ryuzaki annuì brevemente, volgendole le spalle e dirigendosi verso il tetto.
“Allora, Yagami: se non sbaglio, una volta hai detto che avresti tanto desiderato volare, un giorno” gli disse, con uno strano sorriso.
“Sì, ma…ma questo che cosa c’entra, adesso?” ribatté Light, stranito.
“Diciamo solo che ho pensato di esaudire il tuo desiderio”.
 
Una volta a bordo dell’elicottero, Light e Ryuzaki ripresero subito il contatto telefonico con gli altri, mentre sul retro del mezzo Watari preparava il suo fucile di precisione e lo stesso detective provvedeva al decollo.
“Accidenti! Non pensavo che sapessi addirittura pilotare un elicottero, Ryuzaki” si complimentò Light, ammirato.
“Non è difficile” rispose Elle, stringendosi nelle spalle e virando verso la zona di Shibuja.
Osservando per un istante il monitor che seguiva le coordinate geografiche di Higuchi, Light spalancò per un momento gli occhi.
“Ruri aveva ragione! Continua a dirigersi verso la Yotsuba! Che cosa pensa di fare?”.
Senza rispondergli, Ryuzaki avviò subito la comunicazione con Ruri.
“In ascolto” disse Ruri, per l’ennesima volta.
“Ruri, dovete arrivare alla Yotsuba prima di Higuchi e infiltrarvi là dentro: dovete eliminare qualsiasi materiale riguardante Matsuda, o sarà la fine, per lui”.
“Parli delle telecamere di sorveglianza? Nessun problema. Se prendiamo una scorciatoia, avremo tutto il tempo di tendergli un’imboscata alla Sakura TV insieme al signor Yagami e agli altri. Ayber, precedeteci lì: piano 7, zona sgombra dai civili. L’obiettivo prosegue verso la statale di Shibuja. Prendiamo la strada a est” disse la profiler, riattaccando.
 
Dopo aver fatto quanto richiesto da Ryuzaki, Wedy e Ruri raggiunsero finalmente la sede centrale della Sakura TV, dove, con loro grande sollievo, Higuchi non era ancora arrivato: indossando ciascuna un casco da motociclista, impugnarono la pistola e uscirono dall’auto, precipitandosi dentro l’edificio e raggiungendo il signor Yagami al settimo piano.
“Coprimi!” le chiese Wedy, entrando nell’edificio e salendo le scale di corsa.
Ruri eseguì, controllando che il passo della bionda fosse protetto, finché entrambe non furono al sicuro alla loro meta, dove il sovrintendente le stava già aspettando.
“Eccovi” disse l’ex poliziotto, sorridendo a entrambe “Tutto a posto?”.
“Sì. Higuchi sarà qui fra meno di quindici minuti. Meglio stare pronti” dichiarò Ruri, accucciandosi dietro alcune scrivanie insieme a Wedy e a Soichiro.
“Signor Yagami, ci siamo. Tenga” gli si rivolse Wedy, porgendogli una pistola “Ayber non ama le armi, quindi io e Ruri saremo le uniche ad essere armate, qui dentro”.
Soichiro distolse lo sguardo, con espressione rammaricata.
“Purtroppo, Wedy, non sono più un poliziotto. Non mi è consentito portare una pistola, e lo stesso dovrebbe valere per voi, qui in Giappone” dichiarò.
“Cocciuto come sempre, signor Yagami” commentò Wedy, sospirando con aria rassegnata.
“Signore, Wedy ha ragione: Higuchi sarà sicuramente armato, ed è pericoloso. Prenda quella pistola” lo incoraggiò Ruri.
“No, mi dispiace. Questo va contro la mia morale” insistette Soichiro, scuotendo la testa.
La loro conversazione venne interrotta dall’arrivo di Mogi e Ayber, che si posizionarono subito vicino a loro, accucciandosi a loro volta.
“Come avete fatto ad arrivare prima della serpe?” domandò Ruri, sollevando la visiera del casco che aveva appena indossato.
“Le vie di un truffatore sono infinite” le sorrise Ayber, strizzandole l’occhio “Guidi bene quasi quanto un uomo, principessa”.
“Strano, stavo per dire la stessa cosa riguardo a te” lo rimbeccò Ruri, controllando ancora che la sua arma fosse pronta.
“Ahia! Un colpo basso” ammise il biondo, posizionandosi spalla a spalla con lei.
In quel momento, vide gli occhi di Ruri annebbiarsi appena, e il suo respiro farsi affannoso.
“Ehi, stai bene? Stai bene?!” ripeté, dato che la ragazza non accennava a rispondergli subito.
“Ruri, è tutto a posto?” domandò subito il sovrintendente.
“Sto benissimo” li rassicurò Ruri, scuotendo la testa “Non vi agitate, ok? Concentriamoci su Higuchi”.
Continuando a osservarla, Ayber si rese conto che era passata dal premersi una mano sul cuore a posare la stessa sul ventre, il volto contratto in una smorfia di dolore.
“Principessa, non farmi strani scherzi, siamo intesi? Dimmi cosa c’è che non va” insistette, posandole una mano sulla spalla.
“Ayber, giuro su tutti i santi di ogni culto religioso che ti sparo nei coglioni, se me lo chiedi un’altra volta. Sto bene, ok? Non mandare a monte l’operazione solo perché i miei trascorsi clinici sono più fastidiosi di quanto non sarebbe auspicabile”.
“Sì, anche io ti voglio bene” sorrise il biondo, alzando gli occhi al cielo.
In quel momento, i loro occhi s’incrociarono di colpo, e un pensiero improvviso attraversò la mente di Ayber, come una sorta di fulmine a ciel sereno.
“Ruri…non sei incinta, vero? Perché non mi va di scoprire che diventerò zio proprio in un momento come questo”.
Prima che la ragazza potesse ribattere con una delle sue risposte acide e furiose, Higuchi fece il suo ingresso negli studi televisivi, muovendosi con la massima circospezione e continuando ad ascoltare le voci registrate di Matsuda e del suo intervistatore, che aveva già abbandonato lo studio da un bel po’; ci volle qualche minuto prima che l’uomo si rendesse conto che le due figure non erano altro che dei manichini.
In quel preciso istante, Ruri dette il segnale agli altri ed uscì dal nascondiglio, puntandogli contro la pistola, mentre Wedy faceva altrettanto e gli altri lo circondavano, tutti a volto coperto.
“È finita, Higuchi!” esclamò il sovrintendente.
“Non muoverti!” gli intimò Ruri “Mani sopra la testa!”.
“Arrenditi!” rincarò la dose Wedy.
Higuchi si guardò freneticamente intorno, con l’espressione di chi cerca una via di fuga, stringendosi alla sua borsa con una presa quasi frenetica; Ruri poté notare che il sudore gli stava scendendo copiosamente lungo il volto.
“Ma…ma dev’esserci un equivoco” disse poi l’imprenditore, sforzandosi di sorridere “Io volevo solo parlare con il signor Demegawa…”.
Con la massima disinvoltura, cominciò a frugare dentro la sua ventiquattr’ore.
“Sono solo un dipendente dell’Ufficio Sviluppo del gruppo Yotsuba, ecco qui il mio biglietto da visita…”.
“FERMO!!!” gridò Ruri.
Ma era già troppo tardi.
Higuchi aveva estratto la pistola e aveva sparato nella sua direzione, ferendola a una spalla e colpendo anche Soichiro, che le si era avvicinato per difenderla: un gemito di dolore la costrinse ad accasciarsi a terra, mentre il sangue cominciava a uscire copiosamente dalla ferita e il suo cuore prendeva a battere all’impazzata.
“RURI!!! SOVRINTENDENTE!!!” gridarono Ayber e Mogi in coro, precipitandosi verso di lei.
“AYBER!!!” proseguì Wedy, gettando la sua pistola al biondo “FERMALO!!”.
Il truffatore cercò di inseguire il loro obiettivo, sparandogli contro ma finendo per mancarlo.
“CAZZO!!!” gridò l’uomo, tornando a precipitarsi vicino a Ruri “Giuro che gli spacco la testa, a quel maledetto!”.
“Scusa, Ryuzaki!” esclamò Mogi, in collegamento telefonico con Elle “Higuchi è scappato! Aveva una pistola e ha colpito Ruri e il sovrintendente! Ci serve aiuto!”.
“Pensate al signor Yagami” disse Ruri, stringendo i denti “S-sto bene…”.
“Sei matta?! Stai per avere un’emorragia!!” sbottò Ayber, prendendola sottobraccio.
“Posso farcela!” sbottò Ruri, divincolandosi dalla sua presa e rialzandosi in piedi, anche se a fatica “Dobbiamo sbrigarci, possiamo ancora fermarlo!”.
“Non se ne parla, tu non gli correrai dietro, in queste condizioni!” protestò Ayber, mentre l’ex agente strappava un angolo di un telo, posto nelle vicinanze, e lo utilizzava per tamponare la ferita, per poi stringerlo forte intorno al braccio nel tentativo di fermare la fuoriuscita di sangue.
“Ayber, muovi quel culo e sali in macchina! Ci preoccuperemo delle ferite quando avremo tempo! Dobbiamo bloccarlo prima che raggiunga l’uscita della città, o lo perderemo!!” gridò Ruri, precipitandosi fuori dall’edificio.
Ayber e gli altri la seguirono in strada, avvicinandosi subito alle automobili.
“Wedy, va’ con il sovrintendente!” gridò Ruri, aprendo la portiera “Me ne occupo io!”.
“Cos’era quella storia sul ‘non fare l’eroina’?!?” sbottò Ayber, afferrandola per un braccio “Tu non ci sali da sola su quella macchina, io vengo con te!!”.
“Ayber, prendi posto con Mogi e finiscila!” lo spinse via Ruri, salendo a bordo “Non tornerai a casa in una bara bianca circondato dai fiori e non sentirò Giselle piangere per la tua morte, hai capito?! Seguo io Higuchi in prima linea, e la discussione finisce qui!!! Sbrighiamoci!!”.
E prima che potesse aggiungere un’altra parola, la vide accendere il motore e inseguire a tutta birra il loro obiettivo: con una fitta al cuore, non poté far altro che salire insieme a Mogi e precipitarsi dietro di lei, chiedendosi se l’avrebbe mai rivista viva.
 
A bordo dell’elicottero che stava sorvolando la stessa statale su cui Higuchi cercava di sfuggire ai suoi inseguitori, Elle riuscì a rimettersi in contatto con la sua ragazza; il cuore non aveva smesso di battergli all’impazzata da quando aveva capito che era stata ferita, ma sentiva che le cose avrebbero potuto precipitare ancor di più da un momento all’altro. Bastava un singolo errore, e sarebbe finita.
Le parole di Robin continuarono a rimbalzargli nella mente, miste ai pensieri sulle prossime mosse da fare e su ciò che avrebbe dovuto mettere in atto per fermare definitivamente Higuchi.
“Ruri, mi ricevi?! Ruri!!” esclamò, con più agitazione di quanto non volesse.
“Sono qui” replicò la giovane, ma con voce più flebile “Ce l’ho, Ryuzaki: ho il modo per tagliargli la strada”.
“Che vuoi dire?” domandò l’investigatore, ignorando il sudore che gli scendeva lungo la tempia sinistra.
“Se continuiamo a tenerci alle sue spalle, finirà per seminarci: le nostre auto non reggono quella velocità, e a giudicare dalla direzione, si dirige verso l’autostrada per Kyoto. Rischieremo di creare un massacro se proseguiamo per di là, e lo perderemmo comunque! Dobbiamo bloccargli ogni via di fuga!”.
“Ruri, cosa vuoi fare?!”.
“Lo affianco e cerco di mandarlo fuori strada: il guardrail non reggerà la pressione, e fra poco supereremo il ponte Nord. L’impatto fra le auto sarà sufficiente”.
“Sei impazzita?! Rischi di ammazzarti!!!” gridò Ryuzaki, sforzandosi di concentrarsi anche sui comandi “Non se ne parla neanche! Resta dietro di lui!”.
“Per fare che? Per lasciare che prenda il primo volo per gli Stati Uniti e chieda aiuto alla malavita di Los Angeles?! Senti, non abbiamo scelta: dobbiamo andare fino in fondo ed è quello che faremo! Scendi in prima linea e coprimi le spalle, lo affronterò direttamente, non appena saremo fuori dalle macchine!! Di’ agli altri di tenersi pronti!”.
“Non te lo lascerò fare” replicò Ryuzaki, dando gas ai motori.
“Ryuzaki…”.
“NO!! Torna subito indietro!!”.
“Negativo, signor detective: sono troppo lanciata, non posso farlo” ribatté Ruri, con tono più calmo di quanto non si sarebbe aspettato.
“RURI, MORIRAI!!!” si lasciò sfuggire Elle, lasciando trapelare parte della sua disperazione.
All’altro capo, Ruri rimase qualche istante in silenzio: per un momento, ebbe la sensazione che stesse sorridendo.
“…tu moriresti per catturare Kira…?” gli disse, con il tono di chi sta parlando con lui in una situazione del tutto normale, persino con un po’ di dolcezza.
“Ruri…non lo fare. Non lo fare” ripeté il detective, socchiudendo appena gli occhi.
“Copritemi le spalle e state pronti a intervenire. Mors tua, vita mea, come si dice. Devo chiudere” lo interruppe la ragazza, in tono conclusivo.
Ruri…!!!”.
“Non lasciartelo sfuggire! È la nostra ultima possibilità. Credo in te, Elle…ci ho sempre creduto. Adesso vai!!!” esclamò, prima di chiudere il loro contatto.
“RURI, NO!!!” fece in tempo a gridare Elle, un attimo prima di perdere il collegamento con la sua voce.
Light lo fissò preoccupato e incerto su cosa sarebbe venuto dopo.
“Ryuzaki…stai bene?” gli domandò, notando il tremito delle sue spalle.
“Watari!” sbottò Elle, voltandosi verso il suo mentore “Tieniti pronto a sparare: qualunque cosa succeda, ferma Higuchi prima che mandi Ruri fuori strada. Non m’interessa come: fermalo!!”.
“Ricevuto!” dichiarò Watari, posizionandosi vicino al portellone e controllando di nuovo il fucile “Non mi sfuggirà, te lo prometto”.
 
A bordo della sua auto, Ruri Dakota avvertì un’altra fitta al basso ventre e una in zona cardiaca, ma si sforzò di ignorare entrambe: non poteva arrendersi. Sapeva quanto avrebbe potuto costarle, eppure sentiva che non c’era niente di più importante, in quel momento: avrebbe preso Kira e lo avrebbe consegnato alla giustizia.
Per un momento, pensò al volto di Robin, a quello di Ayber, di Light e Misa, di Watari…e di Elle.
Un groppo alla gola le fece venir voglia di lasciarsi andare ai sentimenti, ma subito scosse la testa e riprese a concentrarsi su quello che stava facendo, accelerando ancor di più e riuscendo per un pelo a superare un grosso camion, così da affiancarsi alla Porsche di Higuchi: nonostante i suoi vetri fossero oscurati dall’esterno, era perfettamente in grado di vedere il volto del suo avversario, che si era appena accorto della sua macchina e aveva preso a scagliarle violenti colpi al fianco, nel tentativo di spedirla fuori dalla carreggiata.
Con l’adrenalina a mille, virò il volante e ricambiò il colpo, consapevole che si stavano avvicinando alla fine del ponte Nord e che allora avrebbe dovuto cogliere il momento opportuno: il colpo che gli avrebbe assestato lo avrebbe definitivamente bloccato e forse avrebbe fatto cappottare la sua auto, ma senza dubbio avrebbe fermato la sua corsa.
Quanto a lei…non era sicura di come sarebbero andate le cose: la sua macchina aveva già subito notevoli danni, e le cose peggioravano al passare di ogni secondo.
In quell’istante, la voce disperata di Ryuzaki le tornò alla mente, così come le ultime parole che gli aveva rivolto di persona.
Tienitelo per dopo…
Dovette costringersi ad ammettere che, con ogni probabilità, non ci sarebbe stato nessun ‘dopo’.
“Forza, principessa” si disse, cercando di darsi un po’ d’incoraggiamento “Prendi a calci le palle di questo maniaco omicida!!”.
Accadde tutto nell’arco di un paio di secondi: voltandosi alla sua sinistra, dove Higuchi era appena riuscito ad allontanarsi di nuovo dalla sua vettura, si rese conto che il suo avversario stava sparando al serbatoio della sua macchina, e che sul display del suo quadrante di controllo era appena apparsa la scritta ‘DANGER’ in un vivido color rosso fuoco, accompagnata da un rumoroso segnale d’allarme.
“MERDA!!!” gridò Ruri, lanciando un’occhiata di fronte a sé.
Mentre perdeva il controllo dell’auto, pensò che fosse definitivamente finita: poi, i suoi occhi azzurrissimi scorsero un esercito di volanti della polizia dai vetri oscurati, posizionate in modo da bloccare la strada al serial killer.
 
A bordo dell’elicottero, Ryuzaki continuava a tenere gli occhi incollati sull’auto di Ruri, che in quel preciso istante dava segno di star sbandando e che era appena finita fuori dalla carreggiata, arrestandosi poco prima di cadere fuori dal guardrail.
“Higuchi ha sparato alla macchina!!” gridò Light, sbarrando gli occhi “Se Ruri non riesce a uscire in tempo…”.
Prima che potesse parlare, l’automobile esplose di fronte ai loro occhi, generando una nube di fuoco e di fumo che si alzò verso l’alto, nascondendo il mezzo della profiler alla vista: Light e Watari lanciarono grida disperate, invocando il nome della ragazza, mentre Elle rimaneva seduto al suo posto, impietrito.
Non era vero. Non era possibile. Non poteva essere possibile.
Non poteva non averlo previsto, calcolato, valutato…era assurdo.
No. No. No.
Era l’unica parola che continuava a rimbombargli nella mente, seguita da una serie di immagini di Ruri che sorrideva, che rideva, che s’imbronciava, che mangiava le fragole, che lavorava al computer…che lo baciava. Ma non sarebbe successo.
Non era successo. Avrebbe arrestato Kira, lo avrebbe fatto insieme a lei, e sarebbero tornati a casa insieme.
Sentiva che la sua mente geniale, fredda e imperscrutabile era priva, in quell’istante, di qualsiasi connessione nervosa e di qualsiasi logica: avvertì le proprie sinapsi collassare, come componenti di una grande macchina elettronica attaccati da un virus o sabotati da un esperto.
Ma al contempo, era consapevole che niente di quello che stava provando sarebbe mai stato paragonabile al processo operativo di un computer.
Non sentiva più niente. Le voci, i suoni, gli odori, persino il tono concitato di Yagami e le parole di Watari gli scivolavano addosso come se non fossero nemmeno esistite; la presa sui suoi comandi rischiò di allentarsi del tutto, quando un pensiero improvviso, di colpo, interruppe il flusso di ricordi legati a Ruri intenti a passargli di fronte agli occhi: le ultime parole che gli aveva detto…
 
Credo in te, Elle…ci ho sempre creduto.
 
Preso da una nuova risoluzione e da una furia gelida, dette un colpo deciso alla cloche dell’elicottero e scese in picchiata, illuminando a giorno la macchina di Higuchi, che aveva appena fatto dietro front per fuggire dalle auto della polizia, tagliandogli così del tutto la ritirata.
“Ti ho preso, figlio di puttana…” mormorò fra i denti, lo sguardo acceso da una rabbia che non credeva di conoscere.
Ma Higuchi non sembrava disposto ad arrendersi: rendendosi conto che l’elicottero non gli stava completando bloccando la via di fuga, ingranò la marcia e fece per superarlo di corsa.
“Watari, FERMALO!!” gridò Ryuzaki.
Il vecchio aveva già pronto il fucile; ma mentre faceva per mirare alle ruote e premere il grilletto, si rese conto che qualcuno lo aveva preceduto.
“Cosa diamine…?”.
La Porsche di Higuchi sbandò del tutto, finendo al lato della strada e fermandosi definitivamente: in quel preciso istante, Elle si sporse in avanti insieme a Light e a Watari, con il cuore che aveva ripreso a battere all’impazzata.
E fu allora che la vide.
Con le braccia segnate da nuovi tagli e il volto ferito, Ruri aveva un ginocchio a terra e l’altra gamba piegata del tutto, le mani salde sulla pistola: i suoi capelli scuri erano in parte usciti dalla coda di cavallo che si era fatta, scossi dal vento che il motore dell’elicottero aveva provocato. Anche da quella distanza, capì che aveva il respiro ansimante e che stava risentendo delle ferite, ma…era viva.
Era viva.
“Ruri!!” esclamò Light, con un gran sorriso “È stata grande!!”.
Watari si volse verso Elle, che a sua volta ricambiò lo sguardo, l’espressione terrorizzata e incredibilmente sollevata a un tempo: i due si scambiarono un breve sorriso, prima di concentrarsi di nuovo sulla scena, ma entrambi erano consapevoli di poter riprendere a respirare normalmente.
“Ora ascoltami bene, Kyosuke Higuchi” gridò Ruri, scandendo bene le parole, mentre Wedy, Ayber e gli altri la raggiungevano e scendevano dalle auto, affiancandosi subito a lei “Vieni fuori dalla macchina con le mani in alto, o giuro su Dio che apro il fuoco!”.
Con la massima calma, Higuchi le obbedì, sollevando le mani e avanzando verso di lei, che nel frattempo si era rialzata in piedi, il respiro ansimante.
Fissandola in volto, Higuchi non si risparmiò un sorrisetto rivoltante.
“Dovevo immaginare che si trattava di te…” disse l’uomo d’affari, fissandola con il massimo odio “Ti è sempre piaciuto starmi fra i piedi alla prima occasione, non è vero? E così, dopotutto, Misaki Yasuba non era il tuo vero nome…se solo avessi saputo prima che eri ancora viva…”.
“È finita, Higuchi” ribatté Ruri, cercando di calmare i battiti del suo cuore e la frequenza del suo respiro “Adesso è finita”.
“Finita…?” ripeté Higuchi, con un altro sorriso di scherno “Non è finita finché non lo decido io!!”.
Prima che potesse fermarlo, estrasse un’altra pistola e la puntò contro di lei; Wedy lo imitò e tirò fuori la propria, imitata da Aizawa, che si era precipitato fuori dalla macchina indossando un casco, e da un altro paio di agenti.
“Fermi!!” li bloccò Ruri “Non sparate! Dobbiamo prenderlo vivo!”.
“Vuoi scommettere che non otterrai quello che desideri? Credi che non abbia il coraggio di farlo? Non hai mai capito con chi avevi a che fare!!” sbraitò Higuchi, togliendo la sicura all’arma.
“Ruri…!” gridò Ayber, d’istinto.
“BUTTA QUELLA CAZZO DI PISTOLA, O SPARO!!!” gli intimò Ruri.
“Allora fallo!!!”.
“QUESTO È L’ULTIMO AVVERTIMENTO!!!”.
“Se finisce in questo modo, tu vieni con me, puttanella!”.
Fu allora che Higuchi iniziò a sparare, facendo in tempo a scaricare tre colpi in direzione della ragazza, prima che Watari riuscisse a disarmarlo con un colpo di fucile: in quel preciso istante, Ruri si rese conto che nessuno dei proiettili l’aveva raggiunta, e ben presto scoprì il perché.
Abbassando gli occhi, vide Ayber a terra, coperto di sangue, il torace trapassato in un punto vicino al cuore da uno dei proiettili che Higuchi gli aveva appena sparato: Ayber le aveva fatto da scudo.
“Ayber…AYBER!!!!!” gridò Ruri, precipitandosi a terra, mentre Mogi e il sovrintendente piombavano su Higuchi, bendandolo e ammanettandolo.
“Abbiamo un ferito grave!!! Serve aiuto!!!” esclamò Wedy, ricollegandosi alla sua ricetrasmittente “Non arriverà vivo in ospedale, dobbiamo farci venire in mente qualcosa, subito!!”.
“La dottoressa Cooper!” replicò Watari, volgendosi repentinamente verso Ryuzaki “Portiamolo da lei, vi accompagno io alla base! Ryuzaki, lasciami il comando dell’elicottero, ce la posso fare!”.
Mentre Elle si accingeva a dare il comando al suo mentore, e Light scendeva dall’elicottero, correndo incontro al padre, Ruri continuò a gridare il nome dell’amico, finché lui non aprì leggermente gli occhi, abbagliato dai riflettori dell’elicottero e dai fari delle macchine della polizia.
“Pri-principessa…” mormorò, sputando subito del sangue.
“AYBER!!!! Ma che cazzo ti è venuto in mente, sei impazzito?!?”.
“S-stai…stai bene?”.
“Certo che sto bene!!! Senti, dobbiamo portarti via, d’accordo?! Perdi un sacco di sangue, dobbiamo muoverci!!!” urlò la ragazza, mentre Watari le si affiancava.
“Dobbiamo andare!” gridò il vecchio, sollevandolo di peso e posandolo sulla barella che il sovrintendente e Mogi avevano appena preparato.
“Cosa facciamo?!” esclamò Ruri, in preda al panico.
“Non raggiungeremo mai l’ospedale in tempo! Lo portiamo da Robin, non abbiamo altra scelta!! Di corsa!”.
“R-Ruri…”.
Ruri sentì le dita di Ayber stringerle la mano, e capì che, per la prima volta, il suo amico stava avendo paura: in fondo al cuore, comprese che non si sarebbe perdonata di averlo abbandonato in quel momento…soprattutto a causa del senso di colpa che già le gravava sul petto.
“Vengo con te. Andiamo! Resta sveglio, mi senti?! Ayber, resta sveglio!!”.
Mentre Watari e Soichiro aiutavano a caricare la barella di Ayber a bordo del mezzo, Ruri alzò improvvisamente lo sguardo e incrociò quello di Elle: i loro occhi iniziarono a bombardarsi di domande e di risposte, di frasi mai dette e di parole pronunciate mille volte, fin quando Elle non azzerò la loro distanza e la strinse contro il suo petto, avvolgendola in una presa dolorosa e forte che lasciava intendere quanta paura gli fosse scorsa nelle vene, fino a quel secondo.
Quando le permise di allontanarsi, si appropriò delle sue labbra rabbiosamente, in un modo che non gli apparteneva, unendosi a lei come se avesse potuto farlo per l’ultima volta, affondando le mani nei suoi capelli e sul suo fianco, mentre sul volto di lei scorreva una lacrima solitaria e di sfogo.
Infine, Ryuzaki la lasciò andare, stringendole la mano per l’ultima volta e incrociando appena il respiro con il suo.
“Tienitelo per dopo” le mormorò, dandole le spalle e dirigendosi verso i poliziotti.
Dal canto proprio, Ruri dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo e al pensiero di Ayber morente per dargli le spalle e salire sull’elicottero: anche quando fu a bordo, continuò a fissarlo dall’alto, chiedendosi come sarebbe andata quella parte della storia e cosa sarebbe successo dopo che il vero Kira fosse tornato a incombere sulle loro vite.
 
Continua…
 
Nota dell’Autrice: CE L’HO FATTA!!!!! SONO RIUSCITA A FINIRLO!!! Ok, ok, lo so già…è un orrore, soprattutto perché l’ho scritto di getto più del solito, e poi, diciamocelo, sono una frana nelle scene d’azione e di adrenalina, proprio non mi vengono bene…che posso dire, insultatemi quanto volete, non me la prendo XD Mille grazie a SelflessGuard e a Lilian Potter in Malfoy per aver commentato lo scorso capitolo, scusatemi se non vi ho ancora risposto, provvedo subito, e grazie mille anche a MaryYagami_46 per aver inserito la storia fra le seguite e le preferite e per aver accettato il mio invito a commentare!!! Un bacione grosso grosso a tutti! Ah, una cosa: occhio al prossimo capitolo, perché sarà il 25…questo numero vi dice niente? EHI, NON INIZIATE SUBITO A TIRARE FUORI LE ASCE!!! Non ho ancora detto quello che succederà!!! Quindi, state tranquilli ancora per un po’ (e anche in seguito, non fatevi ingannare dalle apparenze XD). Cercherò di tornare il prima possibile, ma purtroppo fra poco ho due esami importanti, e dovrò concentrarmi sullo studio (lo so, proprio sul più bello, eh? XD), ma cercherò di fare tutto il possibile. Vi voglio bene belli, e a prestissimo!! Saluti dalla vostra Victoria (piccola nota: Ruri non indossa il casco alla fine perché semplicemente non ha fatto in tempo a metterselo, quando la macchina è esplosa...non pretendiamo troppo dalla nostra profiler che gioca a fare 'Mission Impossible' XD). 
   
 
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