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Autore: Veni Vidi Jackie    24/08/2015    1 recensioni
Matilde, amica (o qualcosa di più?) da più di un anno di Jack, ha da tempo dimostrato con lui atteggiamenti aggressivi. Quando lei troverà l'amore in Frank, Jack verrà prima relegato in secondo piano e poi abbandonato dalla ragazza. Ormai libero, la fine del "regime tirannico" di Matilde dovrebbe farlo stare meglio, ma la gelosia lo dilanierà e ben presto lo farà arrivare sull'orlo della pazzia.
In questa situazione, saranno personaggi assai strani a farlo tornare su di morale!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi è lunedì e come ogni lunedì arrivo a casa alle 13 dall'università. Quando apro la porta, però, non trovo mia madre a cucinare. Vedo, invece, Lucio Anneo Seneca seduto sulla mia poltrona con il telecomando in mano e la televisione accesa.

- E' incredibilmente bello questo strumento – commenta, senza staccare gli occhi dalla TV. Io mi guardo attorno, cercando di vedere mia madre.

- Mia mamma dov'è? - chiedo, avvicinandomi a lui. In questo momento mi accorgo che lo schermo della televisione è tutto blu e vi lampeggia la scritta: “Segnale perduto. Controllare la parabola”. Scuoto la testa e insisto ancora:

- Allora? L'hai vista? - domando, gettando lo zaino sul divano. Lui mi risponde che l'ha vista partire per andare a lavoro, per questo è entrato. Ciò che mi sorprende, però, è il fatto di non vedere tutti gli altri suoi amici.

- E come mai ci sei solo tu in casa? Gli altri dove sono? -

- Perché oggi sei a lezione da me. - Seneca preme un tasto a caso, convinto di aver spento la TV, per poi alzarsi dalla poltrona. Sullo schermo, invece, appare la pagina iniziale di Internet. Prendo il telecomando e la spengo, poi mi rivolgo a lui.

- Quindi? Cosa faremo? -

Seneca comincia a girare lentamente intorno a me, toccandosi il mento con le dita, nell'atto di pensare. Poi si sofferma davanti al mio acquario e si passa la lingua sulle labbra.

- Non ci pensare neanche, lascia stare i miei pesci – lo anticipo. Lui scrolla le spalle e mi ricomincia a gironzolare intorno, cosa che mi fa diventare nervoso.

- Dunque – dice fermandosi – oggi usciremo: è più facile schiarirsi le idee durante una bella passeggiata. La mia prima lezione te la esporrò all'aria aperta.-

Annuisco: c'è il sole, perché non fare due passi? E' la giornata ideale. Seneca prende alcuni libri e poi usciamo.

- C'è forse un ambiente bucolico e rustico da queste parti? - mi domanda. Non occorre che io ci pensi: ci sono i campi, dove ho avuto l'ultima visione della Sharapova. Lo conduco qui, passando nello stesso punto in cui l'ho visto assieme a Tacito e gli altri per la prima volta. Lui non sembra farci caso e prosegue a camminare, assorto nei suoi pensieri. Chi sa cosa mi insegnerà oggi? E in che modo mi istruirà?

Ci fermiamo al centro di un campo pieno di erbacce, molto vicino ad un ruscello. Non ci sono alberi: tutto intorno si vedono solo serre abbandonate e alberi solitari. In lontananza, invece, si vede il mio piccolo paese. Riesco anche a vedere il campanile...Ci sediamo per terra e l'erba alta ci impedisce quasi di vederci, pur essendo a un metro di distanza l'uno da l'altro.

- Pensi che questo sia il luogo giusto? - gli chiedo, dubbioso. Lui accarezza con una mano un lungo stelo d'erba e sorride.

– E' quello giusto, sì -

- Ti sei seduto su degli escrementi – gli faccio notare. Lui abbassa subito lo sguardo ed impreca.

- Per Giove! Mi ricorda molto quando ero piccolo e correvo per i prati: ero sempre io che pestavo le cose più schifose. -

Si pulisce con irritazione i sandali, poi torna ad assumere un'aria di riflessione. Infila una mano nella tasca e ne tira fuori una foto, che mi porge. Ho un sussulto: è la foto di Matilde che tengo sempre sul tavolo di casa. Quando l'ha presa? Non mi ero neanche accorto che mancava.

- Quando l'hai...-

- Non è importante – mi interrompe – voglio solo che tu ci parli, come se lei fosse qui davanti a te in questo momento. Cosa le diresti? -

Guardo Seneca negli occhi: mi sta mettendo alla prova? Cosa vuole sentirsi dire? Presto mi rendo conto, però, che non m'importa cosa vuole sentire da me. Questa storia va avanti da troppo tempo e io farò tutto ciò che è necessario per dimenticare Matilde, fosse anche parlare con una foto.

- Okay – sussurro. Decido di liberarmi di tutto per un'altra volta. Abbasso lo sguardo sul viso sorridente di Matilde ed inizio a parlare. Prima, però, mi assicuro di strusciare la foto sugli escrementi.

- Ciao, Matilde – inizio - ti sto salutando...ma tu non te lo meriteresti neppure. Ti odio, non voglio più vederti nella mia vita. Mi hai fatto troppo male, mi hai lasciato da solo. Non avresti mai dovuto abbandonarmi. Mi hai riempito di bugie, mi hai assicurato che non ci saremmo mai divisi, ma non hai rispettato la promessa. -

Guardo Seneca, che mi fa cenno di continuare.

- Mi hai illuso – proseguo – mi hai ingannato. Sei un'attrice, Matilde. Goditi il tuo Frank e mettitelo su per il...ehm...goditelo, punto. Basta che non entri più nella mia vita, perché mi hai ucciso. Passa il tuo tempo con Frank da ora in poi. Eri innamorata di Olivier e lui ti ha abbandonata, ti ho trovata depressa e ti ho fatta sentire subito meglio...io ci sono stato per te. Adesso che tu frequenti un altro ragazzo sono invece io ad essere in depressione, ma tu non ci sei stata per me. Io ti ho aiutata, tu no...-

Non mi tengo più: le lacrime scendono lungo il mio viso. Seneca mi accarezza la spalla, facendomi capire di fermarmi. Strappa una foglia e me la porge:

- Asciugati quelle lacrime, adesso. - Guardo la foglia: sopra c'è una grossa cavalletta ed io indietreggio per la paura. Ho un'insensata paura per quegli animali, non so perché. Getto la foglia lontana da me e la cavalletta si alza in volo, allontanandosi da noi. Seneca sorride sotto i baffi e poi, vedendo il mio sguardo glaciale, torna ad avere un'espressione comprensiva.

- Sai chi è uno “stoico”, Jack? - mi domanda. Ho già studiato lo stoicismo a scuola, ma non me lo ricordo bene. So che era una corrente filosofica, ma non ricordo i suoi principi fondamentali.

- Forse faresti meglio a rinfrescarmi la memoria – gli consiglio. Seneca annuisce si distende a terra, senza curarsi di tutti gli insetti che gli girano attorno. Ogni tanto apre la bocca e ne mangia uno, come se nulla fosse. Poi mi faccio coraggio e mi sdraio pure io. Da questa posizione si vede solo l'azzurro del cielo, è una vista bellissima.

- Gli stoici – inizia Lucio – sono un gruppo di filosofi seguaci di Zenone, un filosofo greco nato attorno...al...beh, credo siano ormai passati duemila trecento anni. Comunque, lo scopo dello stoicismo è raggiungere il distacco dalle passioni, in modo da giungere alla saggezza. In questo modo, potrai vedere il male e il dolore come positivi, in quanto parti integranti della vita. - Poi Seneca si volta verso di me.

- Non voglio farti diventare uno stoico, voglio solo offrirti un punto di vista diverso da quello che hai tu, fondato sul pessimismo. Io, invece, te ne presento uno più “positivo”, se così si può dire. -

Le parole di Seneca, in effetti, mi permettono di vedere Matilde in una luce del tutto diversa. So bene, però, che quelle poche parole non basteranno a farmi riprendere dalla depressione. Improvvisamente non sono più certo di volere il suo aiuto, mi arrendo.

- Non arrenderti – dice Seneca, leggendo di nuovo nei miei pensieri

- Ma come fai a leggermi nel...-

- Non ha importanza – mi interrompe – ciò che sto cercando di dirti è che devi vedere la tua storia con Matilde come qualcosa che non poteva essere cambiato, capisci? E' finita, mettitelo in testa. Come diciamo sempre noi: “sopporta ed astieniti”, quindi accetta serenamente ciò che la vita ti offre. “Astieniti” indica un allontanamento dalle passioni, ma d'altra parte questo è impossibile. Chi non vive di passione, forse, non ha mai vissuto. -

Osservo Seneca con speranza: è forse questa una soluzione per stare meglio? Me lo auguro con tutto il cuore. Ad un certo punto sento un forte rumore provenire dalle nostre spalle, come se una grossa macchina ci stesse venendo incontro. Lucio, però, non sembra farci caso e continua ad istruirmi:

- Il destino guida chi lo accetta, e trascina chi è riluttante...-

Alzo lo sguardo sopra l'erba alta: un grosso trattore si sta velocemente avvicinando a noi. Forse il conducente non può neppure vederci, data l'altezza dell'erba. Dovevamo venire proprio qui? -

Scappa! Andiamo! - gli urlo, mentre lui continua tranquillamente ad esporre la sua filosofia con un filo d'erba in bocca.

- Come, scusa? -

Senza aspettare oltre, lo trascino via e corriamo lontani.

  
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