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Autore: niallerguitar    24/08/2015    4 recensioni
Il Trio è stato appena catturato dai Ghermidori, e portato in Villa Malfoy. La situazione sembra disperata e per Harry, Hermione e Ron sembra non esserci via di fuga.
"L'unica cosa che vide in quel momento fu sua zia mantenere la Nata Babbana per le spalle, con la bacchetta puntata alla gola. Vide Weasley e Potter dall'altra parte della stanza urlare. Poi fu tutto così improvviso.
-Expelliarmus- Draco pronunciò quelle parole con così tanta forza che sua zia, insieme alla bacchetta furono sbattute violentemente al muro.
Il biondo non pensò a quello che stava facendo quando prese la Granger tra le sue braccia, con l'intento di smaterializzarsi lontano da quel posto, lontano da tutto quel male. Non si accorse nemmeno che insieme a loro si smaterializzò anche un pugnale d'argento che era appena stato lanciato dalla furia incontrollabile di Bellatrix Lestrange."
Tengo conto di tutto quello che è successo nei libri precedenti e anche di quello che verrà, tranne la morte di Dobby e il futuro di Hermione e Draco.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Regret 
14

Se solo le braccia di Ron non l'avessero stretta talmente forte, Hermione era completamente ed irreparabilmente sicura che sarebbe tornata indietro. Se solo la pioggia avesse smesso di cadere, era sicura che le sue lacrime non avrebbero più potuto camuffarsi tanto bene. Se solo non avesse guardato il corpo di Draco cedere sotto i suoi occhi, era sicura che non avrebbe visto solo ed unicamente quella scena ogni volta che chiudeva le palpebre. 
La landa desolata in cui si trovava sembrava incuterle ancora più tristezza man mano che camminava. Era sera, e l'unica luce proveniva dalla Luna piena sopra la sua testa. La neve fredda sotto di lei le congelava i piedi, nonostante fossero coperti da enormi scarponi. Diede un'occhiata alla tenda in cui Harry e Ron dormivano, chiedendosi se avrebbe dovuto raggiungerli. Scosse la testa e si sedette sul terreno fradicio con la testa rivolta verso il cielo. Contò le stesse poco visibili, per via delle nuvole che oscuravano maggiormente il cielo. Trasse un sospiro, chiudendosi le braccia intorno al torace, mentre si chiedeva se tutto quel dolore sarebbe passato prima o poi. Chiuse gli occhi, e un secondo dopo l'oscurità venne sostituita dall'immagine di Draco che cadeva al suolo. Non voleva soffrire per averlo lasciato  lì, inerme, svenuto e ghiacciato sulla neve ma, inevitabilmente, non poteva farne a meno. In quel momento la sua collera era stata talmente elevata che non era riuscita nemmeno a guardarlo negli occhi. Se solo lei non avesse origliato quella conversazione, i suoi due migliori amici se ne sarebbero andati... Senza di lei. Draco sarebbe stato davvero tanto egoista e vigliacco da mentire per tenerla con lui? 
'Se te ne vai...' Hermione non aveva creduto davvero alle sue parole. Eppure, adesso le sembravano talmente vere, così sincere. 
Era sicura che avrebbe ricominciato a piangere se solo Ron non si fosse seduto accanto a lei. Non disse niente, rimase semplicemente accovacciato sulla neve a guardarla. Hermione cercò di non fare caso al suo sguardo, continuò infatti a guardare il cielo sorridendo leggermente quando le mani di Ron le accarezzarono le spalle. Sicuramente l'amico voleva semplicemente darle conforto, ma quello che non sapeva era che la ragazza si sentiva ancora peggio grazie a quel contatto. Sentiva come se la sua coscienza fosse sporca perché mentre sentiva le sue dita sfiorarle la maglietta, ricordava quanto considerasse bello il tocco di Draco Malfoy. 
<< Dev'essere stato orrendo... >> sussurrò Ron, prendendola alla sprovvista. 
Infatti, Hermione, per un secondo credette che Ron avesse intuito i suoi pensieri. 
<< Cioè stare con Malfoy tutto questo tempo, insomma... Non è poi così simpatico, no? >> sorrise, ed Hermione si rilassò per un'istante. 
<< No, non lo era affatto. >> borbottò, spezzando un rametto che giaceva indisturbato sulla neve. 
Lo lanciò, facendolo scivolare oltre la collina. 
Ron sorrise ancora e aprì nuovamente la bocca per parlare. Nonostante Hermione morisse dalla voglia di parlare con lui, sicuramente non era di Draco che voleva parlare. 
Infatti, fu sorpresa quando Ron cambiò argomento. << Avevo paura che non ti avremmo più trovata- disse, questa volta si girò completamente verso di lei. -Insomma, cercavamo di metterci in contatto con te da settimane ma sembravi essere sparita dal mondo, ecco... >>
<< Avete visto dov'ero... essere trovata era praticamente impossibile. >> sorrise, per spezzare la tensione. 
"Anche essere sentita, Granger"
La voce di un Draco sogghignante echeggiò nella sua testa come un vecchio disco, ed Hermione era sicura che alludesse a quella sera in cui avevano fatto l'amore. Scosse la testa, cercando di eliminare quella voce, però senza avere successo. 
<< Stai bene? Sei pallida. >> dedusse Ronald, toccandole con leggerezza la mano. 
<< Si, Ron. >> rispose brusca, scacciando la mano dell'amico. 
In risposta, Ron sembrava essere impallidito tutto ad un tratto. Abbassò la testa, facendo sentire Hermione ancora più in colpa. 
<< Credo che andrò a dormire, vieni con me? >> chiese, cercando di recuperare il sorriso. 
Ron annuì, speranzoso. Insieme si avviarono verso la tenda, che era stata stregata per sembrare più grande all'interno, dove trovarono un Harry Potter profondamente addormentato. La sua fronte era intrisa di sudore, e i suoi occhiali erano buttati con noncuranza sulla coperta imbottita. Hermione si chinò verso di lui, accarezzandogli la fronte con tenerezza. Gli spostò la lunga frangia di capelli bagnati dal viso e sistemò gli occhiali in un luogo più sicuro. Ron la guardò per tutto il tempo, e se solo l'avesse guardata in quel modo qualche mese fa avrebbe sentito quelle strane farfalle svolazzarle nello stomaco che adesso, però, non sentiva più. Come se fossero appassite insieme a Draco sulla neve. 
Entrambi si stesero sui letti a baldacchino, avvolgendosi la coperta intorno al corpo. 
<< Hermione... >> la chiamò Ron, teso. 
<< Ron? >> 
<< Ti ha fatto del male? Draco...? >> 
L'aveva fatta del male? Sì. Eccome se lo aveva fatto. L'aveva stregata, l'aveva incatenata a lui con un qualche stupido incantesimo di cui lei non era a conoscenza. Un incantesimo talmente potente da farle scordare qualsiasi altra cosa. Come se tutto il resto non avesse importanza. Come se l'unico antidoto fosse lui e solamente lui. L'aveva ingannata, l'aveva ferita ma l'aveva salvata. In qualche modo talmente subdolo e spregevole l'aveva fatto. 
Ma voleva andare avanti, voleva dimenticare. 
Perché Hermione con ogni addio imparava. Imparava che l'amore non era mai stato appoggiarsi a qualcuno, e che la compagnia non era mai stata sicurezza. Aveva imparato che i baci non erano mai stati contratti e che i doni non erano mai state promosse. 
<< No Ron, non l'ha fatto. >> ed una lacrime scese sulla sua guancia. 

Al risveglio, passarono alcuni istanti prima che Hermione ricordasse l'accaduto. Poi nutrì la speranza infantile che tutto quello fosse stato solo un sogno, che le visioni di Draco steso inerme sulla neve fossero solo false immagini. Ma voltando la testa sul cuscino riconobbe la tenda familiare e i suoi due migliori amici dormirci all'interno. Si alzò tremolante e con le coperte ancora avvolte al corpo si avviò verso la piccola cucina che occupava la maggior parte dello spazio. Aprì il frigo e non fu affatto sorpresa quando non ci vide nulla; il suo stomaco non fu affatto di aiuto quando cominciò a brontolare. Harry si alzò subito dopo di lei, scoccandole un'occhiata che durò solo pochi secondi poi, proprio come lei, si avviò al frigo speranzoso di trovarci qualcosa. 
<< Dovremmo cercare del cibo. >> intuì, indicando il frigorifero ancora vuoto. 
Hermione quasi si aspettava che a quell'esclamazione sarebbero spuntati piatti stracolmi di cibo, esattamente come succedeva ad Hogwarts. 
Delusa, annuì. Poi con la testa rivolta verso le sue scarpe si avviò fuori dalla tenda, desiderando niente meno che la solitudine. 
Cavolo, avrebbe dovuto sentirsi al settimo cielo per essere di nuovo insieme ai suoi migliori amici, per avere di nuovo l'opportunità di aiutarli con gli Horcrux e per essersi liberata di Draco. Ma dentro di sé sentiva di tutto, tranne che la felicità. Perché il modo in cui aveva mollato Malfoy, continuava a tormentarla da giorni, opprimendola con quella orribile visione del suo corpo steso sulla neve... di come il pallore del suo viso si fosse confuso talmente bene con il terreno bianco in cui il suo corpo era posato...
Scosse la testa e rivolse i suoi pensieri altrove, ovvero su dove avrebbero potuto trovare del cibo oppure sulla prossima mossa che avrebbero dovuto compiere per trovare gli Horcrux. 
I giorni passarono con una lentezza disumana, Ron ed Harry le avevano raccontato tutto sulla Coppa e su come l'avevano presa. Ron cercò di ironizzare sul fatto di come ne erano usciti vivi per miracolo. Hermione non apprezzò la battuta, perché se loro fossero morti si sarebbe sentita persa ed in colpa per tutta la vita. Infatti, l'orribile sensazione di essersela spassata con Malfoy nella tenda, mentre i suoi amici rischiavano la vita per qualcosa di importante, si fece spazio nella sua mente. Si rigirò la Coppa tra le mani, con la consapevolezza che adesso non avevano nulla a disposizione per distruggerla, visto che la Spada di Grifondoro era perduta di nuovo. Pensò con insistenza a qualcosa che avrebbe potuto distruggerla, ma non le venne in mente a nient'altro che non fosse la Spada o qualcosa che avesse a che fare con il veleno del Basilisco. Dopo aver parlato a lungo, i tre si congedarono e tornarono in un silenzio confortante. 
Harry e Ron, i giorni che seguirono, avevano ormai smesso di chiederle se fosse successo qualcosa di importante durante la permanenza con Draco. E per la prima volta aveva mentito: no, non era accaduto nulla. Ma era impossibile non notare la vergogna nei suoi occhi, infatti quando Harry riformulò la domanda giurò non di non aver mai visto Hermione talmente arrabbiata. Presa alla sprovvista, fu costretta a raccontare dei Mangiamorte e di come Draco l'aveva salvata ancora. Non fu sorpresa quando nessuno dei due proferì parola, ma Hermione sicuramente fu grata del loro silenzio. 
Il Natale arrivò e passò in fretta. Non avevano avuto modo di scambiarsi alcun regalo, ma gli abbracci e gli auguri bastarono a dimostrare i loro affetto l'uno verso l'altra, anche senza aver ricevuto doni. L'albero di Natale che avevano piacevolmente improvvisato, ad Hermione piacque molto e le diede qualche stimolo in più per apprezzare meglio la festa e regalare sorrisi ai due amici. Il Natale riusciva sempre e comunque a metterla di buon umore... Chissà come Draco l'aveva passato. 

Le mani era gelate, nonostante le avesse tenute vicino al fuoco per un quarto d'ora. Le fiamme si alzavano debolmente dalla legna, creando strani giochi di luce sulla neve. I suoi occhi grigi si posarono su di esso, desiderando così ardentemente un rifugio, una casa accogliente, una carezza o una rassicurazione. Ma sopratutto, desiderava più di ogni altra cosa riavere quella presenza che aveva considerato costante, che tanto aveva odiato ma che adesso esigeva con tutto sé stesso. 
Draco non si muoveva da settimane. Il timore di essere trovato, adesso che era solo, era troppo. Hermione riusciva a donargli sicurezza, ma adesso che anche lei lo aveva abbandonato si era ritrovato più solo che mai. Il vuoto che aveva lasciato dentro di lui era immenso, e Draco non riusciva a capacitarsi del fatto che aveva talmente tanto bisogno di quella presenza. 
Era da giorni ormai che considerava l'idea di andare ad Hogwarts, dove una vita fa, un vecchio Preside gli aveva detto che avrebbe sempre trovato qualcuno disposto ad aiutarlo... Ma con quale coraggio? Con quale coraggio poteva presentarsi lì, dopo che per colpa sua quel vecchio Preside era morto?
Si schiacciò le mani contro la faccia, catturando le lacrime che stavano cercando di scendere. 
No. Troppe volte si era dimostrato debole. Troppe volte aveva pianto. 
Avrebbe trovato un modo... Doveva solo aspettare, doveva solo rimanere al sicuro e continuare a cercare... Doveva solo trovare una figura spuntare tra gli alberi e venire verso di lui, perché Hermione non lo aveva davvero abbandonato. Sarebbe spuntata tra gli alberi da un momento all'altro e lui, lui doveva solo aspettare. 

#SPAZIOAUTRICE
Scusate. Scusate. Scusate. Scusate. 
Potrete mai perdonarmi? Non ho aggiornato per tipo un sacco di tempo e mi sento parecchio in colpa per questo. 
Inizio col dirvi che questo è solo un capitolo di passaggio quindi probabilmente è davvero brutto e corto, ma come ho detto prima: Scusate tanto. 
Cercherò di aggiornare il prima possibile, grazie se continuate a seguire la storia nonostante non aggiorni spessissimo. 
A presto, spero. 
Baci xx
   
 
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