Film > Pirati dei caraibi
Segui la storia  |       
Autore: NickyLaudass    24/08/2015    2 recensioni
Avete mai pensato che Elizabeth possa avere una sorella? Una ragazza in grado di rapire il cuore del famigeranto Capitan Jack Sparrow? Questa, miei cari, è come mi immagino siano andate le cose nel primo capitolo di questa grandiosa saga.
Tratto dalla Storia:
"Era mattina presto, il sole stava nascendo, ed io ero lì, ad ammirare quello spettacolo. Da sopra un albero. Beh, dovete sapere che io non sono mai stata la classica ragazza di 16 anni aristocratica."
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1 – Tre Anni Prima
 
Era mattina presto, il sole stava nascendo, ed io ero lì, ad ammirare quello spettacolo. Da sopra un albero. Beh, dovete sapere che io non sono mai stata la classica ragazza di 16 anni aristocratica. Le regole le seguivo, non sempre, ma le seguivo.
Preferivo correre, saltare, giocare, ridere e scherzare, ma, aimè, nulla di tutto ciò mi era concesso. Dovevo fare tutto questo di nascosto, sperando che nessuno, perlopiù mio padre, mi scoprisse.
Pensai che fosse ora di rientrare, prima che qualcuno mi vedesse. A quell’ora, di solito, iniziava ad arrivare la servitù. Mi arrampicai ancora più in alto, finché non fui accanto alla finestra di camera mia. La aprii ed entrai, chiudendola e sperando di non fare troppo rumore.
Normalmente passavo le mie giornate all’interno della villa, perché mio padre non si fidava molto. Pensava che una ragazza con questo carattere sarebbe finita solo in grossi guai.
Ma oggi sarebbe stato diverso, oggi sarei potuta finalmente uscire, passeggiare per strada, ed ammirare il mare. Io amavo il mare, avrei dato qualsiasi cosa per poter viaggiare almeno una sola volta.
Beh, non posso dire che in quella giornata ero completamente libera, ma almeno uscivo da quelle mura. Io e mia sorella eravamo state invitate all’investitura ufficiale di James Norrington. Giusto per farmi fare buona impressione, mio padre volle farmi mettere un vestito nuovo, fatto arrivare da Londra. Era davvero molto bello, era di un azzurro intenso, l’unico problema che aveva era il corsetto, troppo stretto, ma l’avrei sopportato.
Il corsetto non mi avrebbe rovinato una giornata perfetta.
Dopo essermi truccata accuratamente mi diressi nel grande salone, ancora vuoto. Beh, quasi completamente vuoto. C’era un ragazzo che aveva qualche anno in più di me, alto, capelli marroni, davvero molto bello. Si chiamava William, ed era il mio unico vero amico.
Era l’unico che mi capisse, con cui potevo parlare liberamente. Era una delle cose buone di questa vita.
 “Will!”
“Teresa,” ci abbracciammo. “sveglia a quest’ora?”
“Potrei farti la stessa domanda. Qual buon vento ti porta qui?” mi mostrò un cofanetto con all’interno una spada, bellissima. “Un altro ordine? Te l’ha chiesta mio padre, vero?”
“Esattamente, so solo che è per Norrington.”
“Oggi diventerà Commodoro, non lo sapevate?”
“Allora è per questo che sei più elegante del solito.”
“Noto che non ti sfugge niente, Will. Ma la cosa mi interessa poco. La cosa più importante è che finalmente esco da qua dentro!”
Stava per dire qualcosa, ma non ne ebbe il tempo perché arrivò mio padre ed iniziarono a parlare d’altro. Io mi sentii esclusa, perciò salutai Will e uscii dal portone, dirigendomi in carrozza, dove c’era già Lizzie. Non ci parlammo molto, non avevamo un legame molto profondo, forse anche perché eravamo molto diverse, e mio padre preferiva lei a me.
Quando nostro padre salì, la carrozza partì e ci avviammo alla cerimonia.
 
*
 
Tutto il mio entusiasmo sparì quando tutto iniziò.
C’erano solo degli uomini che facevano avanti e indietro urlando delle parole come “dietro front!” o “alt!”, e mi facevano venire il mal di testa.
Decisi di andarmene, tanto nessuno se ne sarebbe accorto. Lì vicino c’era una specie di scogliera, non so bene cosa fosse, ma attirò la mia attenzione. La vista era stupefacente, mozzava il fiato. A me letteralmente, non sopportavo più quel corsetto, non mi faceva respirare regolarmente. Cercai di far entrare dell’ossigeno, ma niente.
Ad un certo punto non vidi più niente. Buio totale. Mi sembra di precipitare, poi mi sento bagnata. Il mio cervello da il comando di aprire gli occhi, ma il corpo non sembra reagire.
Qualcuno mi prende per la vita, ma ovviamente non ho idea di chi possa essere.
Il petto non è più rinchiuso e riesco a far entrare l’aria nei polmoni.
“Stai bene?” mi chiese una voce, annuendo con la testa come risposta. Quando girai la testa non potei fare a meno che rimanere incantata dai suoi occhi. Era come se ne fossi ipnotizzata, stregata. Il suo sguardo, però, passava da me al mio corpo, e solo in quel momento mi accorsi che la sottoveste era diventata trasparente. Mi coprii con le mani, diventando rossa per l’imbarazzo. Lui, invece, sembrava divertito in quella situazione,
“Cos’è che ti diverte così tanto?”
“Da quando le aristocratiche non danno del voi agli estranei?”
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda, signor…?”
“Jack Sparrow, Capitan Jack Sparrow.” Cercai di rimanere calma, non volevo che mi scambiasse per  una pazza. “Ho l’onore di avere davanti a me non un pirata qualsiasi, bensì un Capitano.” Fece un inchino in modo teatrale, togliendosi il cappello. “Beh, Capitano, ora devo andare. Mio padre mi starà cercando.” Mi girai e stavo per andarmene, ma lui velocemente si mise davanti a me, impedendomi di passare. Cercai di raggirarlo, ma niente.
“Mi dispiace ma non posso lasciarvi andare.” Gli occhi mi stavano per uscire dalle orbite, perché mai non potevo andarmene? “Cosa?! E perché mai?”
“Perché potreste dire a qualcuno che mi avete visto, così da intralciare la mia missione e facendomi finire molto probabilmente dietro le sbarre, cosa da evitare assolutamente dato che verrai con me evitando di farti dire che mi hai visto e così da non finire dietro le sbarre. Comprendi?”
Non avevo capito un fico secco di quello che aveva appena detto. Perciò mi prese per la vita e mi portò via come un sacco di patate, forse un sacco lo avrebbe portato molto meglio. Iniziai a dimenarmi e a tirargli pugni sulla schiena, ma niente, lui continuava a camminare senza sentire niente. “Posso sapere almeno dove stiamo andando?”
“Sulla mia nave, gioia. E dove sennò?”
Sentii un arma caricarsi e si fermò di botto, cercai di vedere chi era, ma niente, visuale che avevo era molto limitata. “Mettete giù la donzella, subito.”
Era il Commodoro, e il pirata mi mise giù, ma non mi lasciò andare, anzi, mi punto la pistola sulla testa e mi bloccava con l’altro braccio, in modo da non poter scappare. Potevo vedere negli occhi dei presenti, ovvero mio padre ed Elizabeth, il terrore, mentre il Norrington rimase fermo dov’era con l’arma pronta al fuoco. “Non fate un passo, altrimenti lei muore.”
Avevo una paura tremenda, ma non volevo farmi fare un buco in testa, perciò gli pestai un piede e tirai una gomitata nello stomaco, facendolo piegare su se stesso.
Il Commodoro avanzò velocemente e gli mise le manette, corsi da mio padre e mi abbracciò.
 
*
 
“Non mettere mai più piede fuori casa, oramai ho deciso.”
“Padre non è affatto giusto! Non potete tenermi imprigionata qua dentro!”
Le cose erano andate bene quando tornammo a casa. Mio padre non voleva più farmi uscire, e io non ero d’accordo. La prima volta che ero potuta uscire di casa sarebbe stata anche l’ultima.
“Oh si che posso, Teresa. Avete visto cosa vi è successo oggi? Avete dimostrato di essere una ragazzina irresponsabile!”
A quelle parole ci rimasi di sasso. Ragazzina irresponsabile. Ecco cos’ero per lui. Non potevo vivere con un uomo che mi riteneva tale. Come faceva a dirlo, oggi avevo dimostrato che ero in grado di proteggermi. E lui mi riteneva una ragazzina irresponsabile. Non potevo tollerarlo.
Con le lacrime agli occhi me ne andai fuori da quella villa, sperando che nessuno mi seguisse.
Non sapevo dove stavo andando, ma la cosa mi importava ben poco. Volevo allontanarmi più che potevo da quella dannata casa, da quell’uomo.
Mi ritrovai davanti alle prigioni. Mi avvicinai alle guardie e cercai di entrare, ma loro me lo impedirono. Non mi interessavano le conseguenze, non mi importava più di niente.
Allora presi un bastone e glielo diedi in testa. Scesi un paio di scale e mi ritrovai nelle celle. Il pirata di oggi era seduto, con il cappello che gli copriva la faccia.
“Sparrow!” tirò su il cappello facendo una smorfia.
“Ancora tu? Che vuoi adesso?”
“Sono qui per fare un accordo.” mi scrutò da cima a fondo, poi fece segno di continuare. “Se tu mi porti con te io ti libero da qui.”
“E se io non volessi?”
“Rimarresti qua dentro e domattina saresti impiccato.”
Stavo per andarmene, quando poi mi urlò di fermarmi. Sorrisi trionfante, rigirandomi e scassinando la serratura con dei fermacapelli. “Grazie, e ora, se non ti dispiace, dovrei andare.” gli presi il braccio, costringendolo a girarsi.
“Se non mi porti con te chiamo le guardie e ti faccio impiccare in questo preciso momento. Ci siamo capiti?” fece un sorriso, e questo mi preoccupò un po’, mi prese la mano ed iniziammo a correre. Appena fuori notai che il tempo era cambiato, soffiava il vento e c’erano dei nuvoloni in cielo. “Dove stiamo andando?”
“A nasconderci.” Mi rispose mentre correvamo, ad un certo punto notai delle guardie, perciò lo presi per il braccio e lo buttai per terra, in modo che non ci vedessero. “Perché ci andiamo a nascondere?”
“Perché sì. Volevi venire con me? Bene, adesso fai quello che ti dico senza fare domande.”
Rincominciammo a correre, ed arrivammo in una locanda che sembrava abbandonata. Entrammo e ci nascondemmo meglio che potevamo. Bloccò le porte e le finestre con dei vecchi mobili, io mi sedetti e lui fece lo stesso.
“Allora” incominciò. “come mai una ragazza come te è venuta a liberare un pirata come me?”
“Non ne ho voglia di parlarne.”
“Posso almeno sapere come ti chiami?”
“Teresa. Teresa Swann.”
Sentii una cannonata. Poi un’altra e un’altra ancora. “C-cosa succede?” domandai impaurita.
“Bordata. Adesso stai zitta.”
Stavo per ribattere ma mi tappò la bocca con la mano, cercai di liberarmi, ma lui era molto più forte di me. Avrei voluto ucciderlo, ma stare li con lui mi faceva sentire al sicuro. Sentivo delle voci, urla della gente, oggetti che volavano dei colpi di pistola.
Ero terrorizzata, ma specialmente stanca. Pian piano gli occhi si stavano chiudendo e mi addormentai fra le sue braccia.
 
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pirati dei caraibi / Vai alla pagina dell'autore: NickyLaudass