24/08/2015
2 recensioniEpilogo
Era una giornata tranquilla, come tutte le altre, e come quelle che verranno.
Passavo interi pomeriggi in camera mia, in una cittadina chiamata Port Royal, ad ammiravo il mare. Il mare. L’unica cosa che amavo in quella vita, e che mi era stata negata.
Il mare significava libertà, ed a me non era concessa. Il mare era una delle cose che avevamo in comune, che amavamo entrambi.
Chiedermi di dimenticare il mare era come chiedermi di dimenticare la prima e unica persona che avessi mai amato.
Proprio mentre ero immersa nei miei pensieri, udii qualcuno bussare alla porta. Era Elizabeth, mia sorella maggiore, l’unica che mi capisse.
“Teresa, sei pronta? Gli ospiti stanno arrivando.” dovette vedere il mio sguardo, per capire che non me la sentivo di scendere. Si avvicinò a me, per incoraggiarmi. “Vedrai che ci divertiremo.”
“Oh Lizzie, sai che non ci divertiremo. Ascoltare uomini parlare di economia e politica estera non è divertimento.”
Ci sedemmo sul letto e mi abbracciò.
Un suo abbraccio valeva mille parole, mi sentivo capita e al sicuro con lei, proprio come faceva lui.
“Vedrai che le cose andranno meglio, ma ora dobbiamo andare.”
Scendemmo l’enorme scalinata e ci dirigemmo nell’enorme salone, dove nostro padre stava parlando con il mio migliore amico, Will Turner, nonché fidanzato di Elizabeth. Ci avvicinammo, io cercai di fare uno dei miei sorrisi migliori, mentre mia sorella era al settimo. Lei lo amava e lui amava lei. Stavano insieme ed erano felici. Ero contenta per lei, e speravo che per me un giorno sarebbe stato lo stesso.
“Buongiorno Elizabeth. Buongiorno Teresa.”
“Buongiorno Will.”
Mentre stavo parlando con loro, mio padre mi prese per un braccio e mi portò da altre persone.
“Figlia cara, vorrei presentarvi Lord Cutler Beckett.” lui mi prese le mano e la baciò. “È un piacere fare la vostra conoscenza, Milady.”
“Il piacere è tutto mio.” era un uomo che avrà avuto il doppio dei miei anni, come altezza mi arrivava al seno e non potevo dire che fosse il massimo della bellezza.
“Vedete, figlia mia, Lord Beckett è uno dei migliori rappresentanti della Compagnia delle Indie Orientali.”
Quelle parole mi fecero venire in mente lui. Mi aveva accennato qualcosa su quello che gli aveva fatto quella compagnia. Senza dare ulteriori spiegazioni uscii dalla villa, correndo più veloce che potevo al porto, in lacrime. Appena ebbi quella distesa d’acqua davanti mi buttai a terra in ginocchio.
Erano passati tre anni da quando era partito, ed ogni minuto che passava mi mancava sempre di più. Mi mancava la sua voce, i suoi abbracci, i suoi modi di fare.
“Tornerò a prenderti” mi disse. “è una promessa.”
Ma erano passati tre anni, e non era ancora tornato. E questo mi faceva stare male, troppo male.
A volte pensavo di andarlo a cercare, ma Lizzie mi diceva sempre che se avevo pazienza le mie preghiere si sarebbero esaudite. Ma iniziavano a venirmi dei dubbi.
Forse ero destinata a stare sola, a non poter vivere con lui. Forse non mi amava nemmeno.
Chiusi gli occhi, il vento mi spettinò i capelli, sentivo il profumo del mare, e questo mi fece stare meglio.
Non potevo arrendermi cos facilmente. Dovevo avere fede.
Era una giornata tranquilla, come tutte le altre, e come quelle che verranno.
Passavo interi pomeriggi in camera mia, in una cittadina chiamata Port Royal, ad ammiravo il mare. Il mare. L’unica cosa che amavo in quella vita, e che mi era stata negata.
Il mare significava libertà, ed a me non era concessa. Il mare era una delle cose che avevamo in comune, che amavamo entrambi.
Chiedermi di dimenticare il mare era come chiedermi di dimenticare la prima e unica persona che avessi mai amato.
Proprio mentre ero immersa nei miei pensieri, udii qualcuno bussare alla porta. Era Elizabeth, mia sorella maggiore, l’unica che mi capisse.
“Teresa, sei pronta? Gli ospiti stanno arrivando.” dovette vedere il mio sguardo, per capire che non me la sentivo di scendere. Si avvicinò a me, per incoraggiarmi. “Vedrai che ci divertiremo.”
“Oh Lizzie, sai che non ci divertiremo. Ascoltare uomini parlare di economia e politica estera non è divertimento.”
Ci sedemmo sul letto e mi abbracciò.
Un suo abbraccio valeva mille parole, mi sentivo capita e al sicuro con lei, proprio come faceva lui.
“Vedrai che le cose andranno meglio, ma ora dobbiamo andare.”
Scendemmo l’enorme scalinata e ci dirigemmo nell’enorme salone, dove nostro padre stava parlando con il mio migliore amico, Will Turner, nonché fidanzato di Elizabeth. Ci avvicinammo, io cercai di fare uno dei miei sorrisi migliori, mentre mia sorella era al settimo. Lei lo amava e lui amava lei. Stavano insieme ed erano felici. Ero contenta per lei, e speravo che per me un giorno sarebbe stato lo stesso.
“Buongiorno Elizabeth. Buongiorno Teresa.”
“Buongiorno Will.”
Mentre stavo parlando con loro, mio padre mi prese per un braccio e mi portò da altre persone.
“Figlia cara, vorrei presentarvi Lord Cutler Beckett.” lui mi prese le mano e la baciò. “È un piacere fare la vostra conoscenza, Milady.”
“Il piacere è tutto mio.” era un uomo che avrà avuto il doppio dei miei anni, come altezza mi arrivava al seno e non potevo dire che fosse il massimo della bellezza.
“Vedete, figlia mia, Lord Beckett è uno dei migliori rappresentanti della Compagnia delle Indie Orientali.”
Quelle parole mi fecero venire in mente lui. Mi aveva accennato qualcosa su quello che gli aveva fatto quella compagnia. Senza dare ulteriori spiegazioni uscii dalla villa, correndo più veloce che potevo al porto, in lacrime. Appena ebbi quella distesa d’acqua davanti mi buttai a terra in ginocchio.
Erano passati tre anni da quando era partito, ed ogni minuto che passava mi mancava sempre di più. Mi mancava la sua voce, i suoi abbracci, i suoi modi di fare.
“Tornerò a prenderti” mi disse. “è una promessa.”
Ma erano passati tre anni, e non era ancora tornato. E questo mi faceva stare male, troppo male.
A volte pensavo di andarlo a cercare, ma Lizzie mi diceva sempre che se avevo pazienza le mie preghiere si sarebbero esaudite. Ma iniziavano a venirmi dei dubbi.
Forse ero destinata a stare sola, a non poter vivere con lui. Forse non mi amava nemmeno.
Chiusi gli occhi, il vento mi spettinò i capelli, sentivo il profumo del mare, e questo mi fece stare meglio.
Non potevo arrendermi cos facilmente. Dovevo avere fede.
Lui sarebbe arrivato.