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Autore: SilviAngel    24/08/2015    3 recensioni
Contesto: quarta stagione episodi 1 e 2.
Dal primo capitolo: "Seduto nella sua Jeep c’era infatti un adolescente, forse addirittura più giovane di lui, che si guardava attorno con sospetto, studiando i visi, le posture e chissà cos’altro di ogni singolo compagno di viaggio.
“Allora, Derek” iniziò Malia voltandosi all’indietro “Così, tanto per sapere quanti anni hai?”
“Sedici” rispose guardingo il moro."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi con una nuova piccola storiella, pochi capitoli già tutti scritti.
Buona lettura
 
 
Cap. 1
 
L’ennesimo casino si era abbattuto sulle loro vite con la stessa intensità di un tremendo tornado.
Stiles era stato in vacanza forzata in Messico e stava riportando indietro un Derek che non era il ragazzone cupo a cui, con il tempo, si era via via abituato.
Seduto nella sua Jeep c’era infatti un adolescente, forse addirittura più giovane di lui, che si guardava attorno con sospetto, studiando i visi, le posture e chissà cos’altro di ogni singolo compagno di viaggio.
“Allora, Derek” iniziò Malia voltandosi all’indietro “Così, tanto per sapere, quanti anni hai?”
“Sedici” rispose guardingo il moro.
“Ok, bene o male hai la nostra età. Ora, domanda che ti sembrerà assurda, che giorno è per te?”
“Malia!” quasi urlò il guidatore “non credo sia il caso di affrontare questi argomenti adesso.  Il nostro problema più stringente è ora quello di passare il confine” e, cercando lo sguardo del licantropo nello specchietto retrovisore, continuò “Per caso, siamo fortunati e hai con te un documento?”
“Certo! Per chi mi avete preso? Ho la patente. Cos’è questa storia della data?”
“Davvero Derek, sarebbe meglio rimandare. Affronteremo la questione, fidati, ma non ora” e con queste poche parole Stiles chiuse la discussione incolonnandosi nella coda per il controllo di confine.
 
Appena la Jeep riprese velocità sulle strade californiane, Derek tornò all’attacco “Voi chi siete?”
“Io mi chiamo Stiles e lei è Malia. Siamo di Beacon Hills e siamo venuti a cercarti. Tu piuttosto cosa ricordi? Hai idea di come tu sia finito in quella cripta?”
“No. Ricordo di essermi alzato per andare a scuola come in una qualsiasi  giornata e stop”
“Allora credo proprio ci troviamo in un grosso grosso guaio” ammise demoralizzato Stiles deviando dalla strada principale per continuare in direzione della loro città.
“Io voglio delle risposte ora”
“E va bene, ma non dare di matto. Siamo nel 2014 e dopo varie vicissitudini che non è necessario ricordare, Kate Argent”
“Kate? Cosa c’entra lei?” lo interruppe Derek sporgendosi in avanti ritrovandosi così tra i due sedili “Lei sta bene?”
“Fammi finire, è già complicato di per sé non perdere il filo del discorso. Dicevo, Kate ti ha sparato, rapito e infine rinchiuso in quel groviglio di piante letali affinché il tuo corpo regredisse all’adolescenza, il motivo però ci è completamente sconosciuto”
“Stai dicendo un sacco di cazzate, lei non farebbe mai... Sono tutte cose impossibili e io sono un mannaro”
“Fidati” riprese ironico il figlio dello sceriffo “in questi ultimi tempi ho dovuto rivedere più e più volte il mio concetto di impossibile”
“Prima di valutare se crederti, devo parlare con mia madre, vorrei che mi portaste a casa” si arrese alla fine il licantropo.
“Ma come? Non sa che” iniziò Malia prima di essere fermata con tono brusco da Stiles.
“Non ora. Anzi fammi un favore, manda un messaggio a Scott dicendogli che ci troviamo tutti al loft”
 
Il viaggio fu più stancante del previsto, almeno per l’unico umano presente che, arrivato sotto il lugubre palazzo di periferia, scese più che felice dalla sua piccola per potersi sgranchire gambe e schiena, vedendo dall’altra parte della strada l’amico di sempre, Kira e Lydia che già li attendevano.
 
Entrati nell’appartamento, i ragazzi presero posto dove trovarono e il primo a parlare fu Stiles, che reputò necessario mettere al corrente tutti i presenti dello stato in cui versava Derek.
“Allora, per farla breve, sa chi è, ma sia il corpo che la memoria sono tornati indietro all’età di 16 anni”
Dopo vari interventi e piccoli battibecchi durante i quali ciascuno si morse più volte la lingua per non rivelare elementi che Derek non doveva di certo scoprire in malo modo, Scott, con una calma che da poco lo contraddistingueva, parlò “È meglio che ora ce ne andiamo tutti a casa, ci facciamo una bella dormita e ne riparliamo domani”
“Bene” si fece sentire finalmente la voce di Derek “non vedo l’ora di mollarvi tutti e andare dalla mia famiglia”
“Ecco, riguardo a questo” borbottò Scott “ritengo sia meglio che per ora tu venga a stare da uno di noi. Puoi stare da me”
“Perché?”
“Facciamo così Derek” propose Stiles entrando a gamba tesa nella conversazione “Io e te andremo a casa di Scott, ceneremo e poi ti prometto che cercheremo di rispondere a tutte le tue domande, ma ti prego per adesso fai ciò che ti diciamo”
A denti stretti e per nulla convinto di agire nel modo giusto, Derek annuì lasciandosi alle spalle quel posto triste e buio – mai e poi mai avrebbe potuto accettare di vivere in un posto simile – salendo di nuovo sulla Jeep.
Il tragitto tra quel palazzone e la casa di Scott fu breve e occupato dalla meraviglia che ogni manciata di secondi rivestiva l’espressione di Derek.
Il giovane lupo guardava fuori dal finestrino e si stupiva di tutte le cose che non riconosceva o che, ai suoi occhi, al contrario, mancavano, come la vecchia palestra lungo la via principale e il piccolo negozio di giocattoli che si trovava nella piazzetta lì accanto.
 
Derek sentiva la gola che si stringeva e il respiro farsi sempre più difficile.
Non capiva cosa fosse accaduto e l’unica cosa che desiderava – anche se da tempo cercava di fare il duro – era rifugiarsi tra le braccia del padre, lui e solo lui erano da sempre in grado di tranquillizzarlo, qualunque cosa succedesse.
C’era però, nonostante tutto, qualcosa che lo rasserenava o almeno lo teneva ancorato lì, sul logoro sedile di quella vecchia auto.
Era un odore.
Un odore buono e assurdo.
Era una combinazione di bagnoschiuma, pelle, patatine fritte e zucchero che lo aveva colpito pochi attimi dopo aver aperto gli occhi in quella assurda selva di rampicanti e che ancora non lo aveva lasciato.
Stiles, con una frenata abbastanza brusca e improvvisa, parcheggiò di fronte all’abitazione dell’alpha e, prima di scendere dall’auto, si voltò verso il passeggero “Ascolta, so che ci saranno mille dubbi adesso nella tua mente, ma la più importante è fare in modo che la gente non si accorga di nulla. Qualunque cosa succeda, lascia parlare me e reggimi il gioco”
Derek per l’ennesima volta si limitò ad annuire e si lasciò condurre oltre la soglia di casa.
Provarono a mettere insieme qualcosa di commestibile, ma nel bel mezzo del tentativo, Scott, con una vaga motivazione che né Stiles e né Derek colsero completamente, si dileguò, dicendo che sarebbe tornato nel minor tempo possibile.
In preda allo sconforto da frigorifero deserto, il figlio dello sceriffo gettò la spugna arrendendosi all’evidenza di dover ordinare una pizza e fu in quel momento, con il cellulare appoggiato all’orecchio, che tutto precipitò.
 
Il signor McCall – nonché agente dell’FBI – entrò a passo sicuro nella cucina della ex moglie, convinto probabilmente di trovarci il figlio.
“Stiles, ciao”
“Signore” rispose balbettando il liceale.
“Dov’è Scott?”
“Scott… dove è Scott, beh, Scott è, Scott è dovuto scappare. Bell’amico vero? Ci invita a cena e poi appena la ragazza lo chiama, schizza via” inventò sul momento il castano “visto che però è andata così, tanto vale che ce ne andiamo pure noi. Signor McCall è stato un piacere”
“Aspetta. Potete rimanere e farmi compagnia, mi farebbe piacere parlare un po’ con te, alla fine sai talmente tante cose di mio figlio che è come parlare con lui, ma intanto dimmi, lui chi è?” terminò Rafael indicando Derek.
“Lui è mio cugino” rispose di getto Stiles “Mio cugino Miguel. È appena arrivato in città dal Messico”
“Davvero?” mormorò con tono indagatorio l’agente appena prima di porre al ragazzo una domanda in spagnolo.
Un brivido di puro panico saettò lungo la schiena di Stiles mentre cercava di borbottare qualche scusa, venendo però prontamente zittito dalla voce del mannaro che in un perfetto spagnolo rispose educatamente alla domanda.
 
Senza capire bene come fosse successo, si ritrovarono tutti e tre attorno al tavolo e Stiles non poté far altro che assistere impotente alla impacciata e imbarazzata conversazione tra il padre di Scott e Derek.
Quando anche quella nuova e quanto mai invasiva forma di tortura ebbe fine, il liceale agguantò il polso del suo finto cugino e, con una borbottante scusa, i due si dileguarono.
Appena chiusa la portiera della Jeep, Stiles telefonò all’amico informandolo di quanto accaduto e ricevendo in cambio l’ennesima brutta notizia “Io e Lydia stiamo cercando di capire cosa fare e Kira ha portato Malia a casa sua, quindi, per favore, potresti tenere Derek da te?”
“Mi stai prendendo per il culo?”
“Amico non possiamo fare altrimenti” e senza attendere ulteriori risposte o attacchi, l’alfa chiuse la telefonata.
Il figlio dello sceriffo lasciò cadere con sconforto il capo sul volante, battendocelo contro più e più volte “Perché? Perché? Perché a me?”
“Puoi lasciarmi a casa, così non dovrai preoccuparti più per me” cercò di tirarlo su Derek, posandogli una mano sulla spalla e accennando un piccolo forzato sorriso.
Come se d’un tratto si fosse ricordato di non aver a che fare con il solito Derek, il liceale tornò a posare la schiena sul sedile e, voltando il capo, si scontrò con lo sguardo spaventato del moro.
Non poteva di certo acconsentire a quella richiesta, si disse Stiles e anzi si ricordò delle promesse fatte poco prima e che consistevano in un importante e delicato compito: raccontare al giovane come stavano le cose.
Niente casa, niente famiglia.
“No, ti porto da me. L’unica cosa che devi ricordarti è che, se per caso ci fosse mio padre, tu sarai un nuovo compagno di scuola di nome…”
“Miguel? Puoi spacciarmi per il compagno figo e intelligente che ti da ripetizioni di spagnolo”
“Ok, mi piace. Andiamo” girata la chiave e messo in moto, la Jeep si immise sulla strada, destinazione casa Stilinski.


 
   
 
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