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Autore: SilviAngel    25/08/2015    2 recensioni
Contesto: quarta stagione episodi 1 e 2.
Dal primo capitolo: "Seduto nella sua Jeep c’era infatti un adolescente, forse addirittura più giovane di lui, che si guardava attorno con sospetto, studiando i visi, le posture e chissà cos’altro di ogni singolo compagno di viaggio.
“Allora, Derek” iniziò Malia voltandosi all’indietro “Così, tanto per sapere quanti anni hai?”
“Sedici” rispose guardingo il moro."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco qui il secondo capitolo.
A una prima impressione, Derek potrebbe parere OOC, ma come già detto in altre mie FF, noi conosciamo il Derek post Paige/Kate/Incendio quindi molto diverso da come immagino potesse essere prima e da come ci è appunto stato mostrato nei due episodi in cui si svolge l'intera storia.
Da ragazzino Derek era uno sportivo e un ragazzo carino del suo liceo, quindi forse il classico sbruffoncello alla Jackson, ma dolce e innamorato.
Finito il mio sproloquio, buona lettura.

Cap. 2

 
Fortunatamente lo sceriffo non era in casa e i due ragazzi poterono comodamente salire in camera per affrontare discorsi complicati.
Derek si sedette rigido sul bordo del letto, guardandosi attorno e scontrandosi con un’atipica stanza da adolescente.
C’erano fascicoli sparsi che parevano quelli dei telefilm polizieschi, vestiti buttati a casaccio mescolati con attrezzatura sportiva e un laptop con, come screensaver, il profilo stilizzato di un lupo.
“Ora parla” iniziò il mannaro mentre il padrone di casa si sistemava alla scrivania, volgendo le spalle al muro.
“Non è facile. Non so come dirti le cose e, a esser sincero, non so neppure cosa posso dirti. Non vorrei tu dessi di matto”
“Smettila di bofonchiare cose inutili” lo zittì il mannaro lasciando fuoriuscire i canini.
“Ok, ok. Per prima cosa ricapitoliamo ciò che già sai. Siamo nel 2014 e tu, a causa di un rito di cui ancora non conosciamo il motivo, sei ringiovanito fino all’età di” e lì Stiles si fermò, attendendo che l’altro gli desse corda.
“Sedici”
“Sedici anni, perfetto. Non conservi memoria di quanto è accaduto e neppure di cosa è successo prima del ritrovamento da parte nostra” dopo un lungo sospiro, il ragazzo riprese “Ho bisogno di farti una domanda che potrebbe essere dolorosa, ma devo farla, per comprendere a quale punto della tua vita sei stato portato indietro”
Derek rimase immobile, seduto rigido sul materasso mentre  osservava con reverenza Stiles.
“Paige?” si limitò a dire senza avere il coraggio di aggiungere altro.
“Come fai a conoscerla?” gli ringhiò contro il coetaneo stringendo i pugni e trattenendo a malapena la trasformazione.
“Lei è” e di nuovo Stiles si fermò incapace di continuare mentre le parole gli si incastravano in gola.
“Morta. Otto mesi fa, per colpa mia”
“Non è stata colpa tua” tentò di calmarlo il figlio dello sceriffo.
“Sì che lo è stata. Non ho avuto il coraggio di dire no all’idea di Peter e lei non ha avuto scelta. Hai capito? Non ha avuto scelta” urlò di nuovo lasciando emergere i tratti del lupo, costringendo di conseguenza Stiles a indietreggiare per quanto concessogli dalla sedia “Ora vuoi dirmi cosa c’entra con il fatto che mi stai tenendo lontano da casa?”
“Dovevo capire a quale punto della tua adolescenza fossi regredito. Ora ti dirò tutto, ma sappi che tutto è già accaduto e non potrà purtroppo cambiare, quindi per quanto potrà fare male, ti prego lasciami finire e soprattutto, cerca di non scappare via o uccidermi”
Derek, anche se non ancora del tutto convinto di potersi fidare di quel ragazzino, annuì e tornò a sedersi sul letto, neppure consapevole di quando si fosse alzato portandosi così prossimo al padrone di casa.
“Dopo la sua morte, sono accaduti eventi che purtroppo hanno avuto come epilogo un incendio”
“Un incendio?” ripeté il mannaro, sollevando il viso e guardando fisso il figlio dello sceriffo.
Stiles reagì d’stinto a quello sguardo spaventato e, cadendo in ginocchio davanti ai suoi piedi e prendendo tra le mani i suoi polsi, tentò di tenerlo fermo.
“Qualcuno ha appiccato il fuoco a casa tua e”
“Chi è sopravvissuto?” volle sapere Derek, impedendo al castano di continuare a tergiversare.
“Derek, io non credo che”
“Chi è ancora vivo?” ringhiò con forza per spaventarlo, anche se il ragazzino non mollò la presa.
“Siete sopravvissuti all’incendio tu, Laura, Cora e Peter” elencò Stiles con il cuore in gola.
“Quattro. Solamente in quattro?” domandò incredulo Derek mentre gli occhi si riempivano di lacrime e le mani tenute a mezz’aria ricadevano stanche sulle cosce.
“Purtroppo sì. Sono successe così tante cose e non reputo saggio e giusto informarti di tutto. Sappi solo che alla fine, paradossalmente, tutto andrà bene o al meglio delle nostre possibilità” cercò di tranquillizzarlo Stiles.
“Nostre?”
“Beh, sì. Alla fine il branco di Beacon Hills ha un bel po’ di stranezze. Ci sono lupi, un coyote, una kitsune, una banshee e poi ci sono io, completamente e meravigliosamente umano” terminò l’elenco il padrone di casa, sorridendo.
Le mani di Stiles erano ancora ostinatamente avvolte attorno ai polsi del lupo, ma con un fluido movimento Derek si liberò da quella, per lui, inesistente presa, iniziando a sfregare i palmi su e giù sulle cosce, come se le mani gli prudessero in modo fastidioso e nulla servisse a migliorare la situazione. Lo stesso liceale si era zittito, del tutto impreparato a gestire una situazione come quella.
E se Derek avesse deciso di scavalcare la finestra e correre via? Di certo non avrebbe potuto corrergli dietro. A quest’eventualità e ad altre mille altre, Stiles stava pensando quando si sentì stringere in un abbraccio che mai avrebbe pensato di ricevere.
Derek lo stava tenendo stretto a sé, con le braccia a circondargli la schiena e il viso incastrato ad arte tra collo e spalla e piangeva.
Quel lupo misantropo stava piangendo stretto a lui e Stiles si era tramutato in una statua.
“Ehi, amico” si sbloccò il padrone di casa “so che è uno schifo, ma”
“Stai zitto” borbottò Derek tirando su con il naso.
“Ecco ti riconosco adesso” scherzò il liceale.
“Perché dici questo?” domandò curioso Derek sollevando il viso e rimanendo ancora abbracciato all’altro.
“Beh, mi pare ovvio. Noi non ti abbiamo trovato per caso, eravamo venuti a cercarti. Noi ci conosciamo e tu spesso hai espresso il tuo disappunto verso la mia parlantina”
“Davvero? Sarà perché non lasciavi dar sfogo alla mia” borbottò con voce più leggera il moro, ancora con le braccia avvolte attorno alla schiena dell’altro e la guancia posata sulla sua spalla.
“Alla tua?”
“Sì, mia madre dice – diceva – sempre che ero più pettegolo e chiacchierone delle mie sorelle messe assieme e” iniziò a raccontare senza allontanarsi dal liceale.
“Davvero? È difficile da credere” si limitò a commentare il figlio dello sceriffo, muovendosi a malapena nell’abbraccio e sciogliendo inconsapevolmente quel momento dato che la morsa di Derek si allentò fino a sparire del tutto e permettere al padrone di casa di sedersi sul letto.
“Che cosa sta succedendo?” riprese il mannaro sollevando il viso e scuotendo con vigore il capo “la persona di cui stai parlando io, io non la riconosco. Io non mi riconosco. Che diavolo mi è successo?” terminò quasi urlando e stringendo tra le mani le spalle di Stiles.
Fu solo quando un sottile mugolio di dolore si levò dalle labbra del padrone di casa che il moro mollò la presa, maledicendosi per non aver dosato in modo opportuno la sua forza “Scusa, non volevo farti male”
“Tranquillo, ci sono abituato” tentò di calmarlo, ma sortendo invece il risultato completamente opposto.
“Addirittura? Sono solito farti male?”
“Cosa? No, no” corse ai ripari, alzandosi in piedi e grattandosi nervoso la nuca “Diciamo che a volte la situazione ha portato all’unica conseguenza plausibile, sono umano, sto in mezzo ai lupi, ci rimette la mia integrità fisica, ma mai niente di troppo grave”
“Non dovresti stare con i lupi” convenne serio e sicuro Derek, guardandolo in volto.
“Lo so, me lo ripeti spesso. Sono umano, sono debole, sono inutile”
“Ti ho detto queste cose? È vero. Sei umano e sei per natura più debole, ma dubito che tu possa risultare inutile. Il problema centrale è che gli umani che vivono nel branco di solito lo fanno perché sono molto legati a qualcuno e quindi automaticamente divengono la debolezza di qualcuno” spiegò il mannaro, avvicinandosi al ragazzo e giungendo al centro della stanza.
“Ok, messa così è in parte più lusinghiero, ma purtroppo il risultato di solito non cambia. Ascolta, parliamo di cose serie e più impellenti. È possibile che Kate cerchi di contattarti per riempirti la testa di balle e”
“Non lo farebbe mai! Lei mi”
“No, Derek, lei non ti ama” lo interruppe Stiles sbattendogli in faccia la verità.
“Cosa ne vuoi sapere tu di quello che c’è tra di noi?”
“Te l’ho spiegato, rispetto ai tuoi ricordi, qui siamo di parecchi anni nel futuro e abbiamo potuto vedere cosa è accaduto. Ti ricordi dell’incendio?” il mannaro si limitò ad annuire in silenzio “Bene, abbiamo appurato, senza ombra di dubbio, che lei fosse coinvolta e anzi, ne fosse l’artefice principale”
“Non è vero. Stai mentendo. Vuoi solo tenermi lontano da lei, sei come mia madre. È più grande di me, e allora? Io la amo” gridò con tutto il fiato che aveva in gola Derek, ringhiando e lasciando volgere le iridi al solito blu.
“Non sto mentendo e lo sai. Ascolta il mio battito e il mio respiro, non sto mentendo”
 
La conversazione venne interrotta in modo brutale dall’ingresso di Kate attraverso la finestra della camera.
L’istinto guidò il lupo a frapporsi tra la donna e il liceale, ancor prima di comprendere cosa stesse realmente accadendo.
“Derek, finalmente, ti ho cercato ovunque” sorrise con gentilezza “Ora andiamo, vieni con me”
Stiles sentì che il moro stava per muoversi verso di lei e, afferrandolo per il braccio, lo tirò indietro “Non puoi andare”
“Lasciami” disse freddamente il ragazzo, scrollandosi di dosso la leggera presa del figlio dello sceriffo e coprendo parte dello spazio che lo separava dalla donna.
“Camera mia è al primo piano. Come ha fatto a raggiungerla? Chiediglielo” continuò Stiles, reputando utile che Derek iniziasse a porsi le giuste domande nei confronti della donna che avevano di fronte.
Il giovane lupo sbatté le palpebre un paio di volte, come se dovesse necessariamente mettere a fuoco qualcosa.
“Derek” chiamò ancora con voce suadente il giaguaro, allungando in avanti una mano, e vestendo le labbra di un sorriso troppo tirato per parer naturale.
“Come hai raggiunto la finestra?” chiese con voce tesa Derek.
“Non permettergli di averla vinta. È come lei, è come tua madre, vuole soltanto tenerti lontano da me, ma io ti amo”
Derek strinse i pugni fino a farsi male, trattenendo un ringhio nel fondo della gola e serrando gli occhi.
“No, brutta stronza che non sei altro! Tu non lo ami, tu lo hai usato. Hai ucciso la sua famiglia! Fagli vedere cosa sei diventata? Mostragli in cosa ti sei trasformata a seguito dello squarcio in gola che ti ha fatto Peter” urlò con rabbia e disprezzo Stiles, spostandosi a lato ed uscendo dal cono d’ombra in cui Derek lo stava in parte nascondendo.
Messa alle strette e, con tutta probabilità, irritata dal fatto di essere stata fregata da un ragazzino, Kate non riuscì a trattenersi e ringhiò mostrando sottili zanne e lucenti occhi di certo non umani.
“Ma tu, tu” balbettò Derek incapace di concludere la frase.
“Sì. Sono un mutaforma come te” ammise a denti stretti.
“Come è possibile?”
“È una lunga storia e prometto che ti dirò tutto, ma andiamocene da qui adesso” arrivò quasi a supplicare ma la voce tradiva a un buon udito quanto fosse impostata e finta e per questo Derek non cedette.
“No, parla ora”
Con le spalle al muro, Kate non poté far altro che indietreggiare e, dopo un ringhio, sparire nella sera al di là della finestra aperta.
“È vero allora. È tutto vero” mormorò Derek voltandosi e osservando dritto negli occhi il figlio dello sceriffo.
“Mi spiace, ma purtroppo sì”
“È stata colpa mia?” domandò ancora, gli occhi che pulsavano tra il verde e il blu.
“Derek non”
“È stata colpa mia?” ripeté con violenza, sporgendosi in avanti.
Stiles deglutì e comprendendo che il livello della rabbia di Derek era oramai oltre la soglia del gestibile, tentò il tutto per tutto e girandogli attorno, si portò tra lui e la finestra, sperando stupidamente che avrebbe potuto fare evitare che compisse una stupidaggine, ad esempio andarsene o peggio ancora seguire Kate.
Come potevasi prevedere, tutto ciò che il giovane fece fu volare attraverso la camera e ricadere scompostamente a terra nell’attimo in cui il lupo decise di aver bisogno di aria e, cedendo al bisogno di trasformarsi e correre, saltò oltre la finestra.   
   
 
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