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Autore: galvanix    24/08/2015    3 recensioni
Un'oscura presenza rischierà di mettere in serio pericolo la vita della piccola Bra, soltanto per vendicarsi del Principe dei Saiyan.
Riuscirà Vegeta a proteggere sua figlia?
A volte l'angoscia e la paura possono essere cattive consigliere...
“Ti conviene tornare a casa in fretta Vegeta, altrimenti tua figlia rimarrà davvero male del tuo comportamento, soprattutto nel giorno del suo compleanno” concluse il saiyan voltando le spalle all’amico per andarsene.
Goku riuscì a fare soltanto due passi bloccandosi alla rivelazione dell’altro:
“Ho una strana sensazione Kakaroth, riguardo Bra e non mi piace per niente” disse Vegeta con tono angosciato.
“Di cosa stai parlando, Vegeta?” chiese seriamente Goku.
“Ho come l’impressione che qualcosa stia per accadere…”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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                           CAPITOLO TREDICESIMO
                                   Faccia a Faccia

             




Prima di lasciare la stanza, Vegeta intimò la compagna di prendere sua figlia e condurla, il prima possibile, nella loro navicella per curarla a dovere.
Dovevano agire velocemente prima che la bambina peggiorasse ulteriormente.
Le sue condizioni erano decisamente gravi, nonostante le cure ricevute da Nemesis.
Malgrado il saiyan non digerisse particolarmente quell’uomo, doveva tuttavia ammettere quanto il suo aiuto fosse stato prezioso per Bra.
Aveva notato con quanta accuratezza erano state medicate le ferite e i vari lividi trovati sul corpo della figlia.
Ancora non aveva ben compreso il vero motivo che aveva  spinto il mago ad aiutarli, ma in quel momento decise di non pensarci troppo.
Ora dovevano soltanto agire in fretta per il bene della bambina, però non prima di averla vendicata.
Vegeta aveva già bene in mente cosa fare per farla pagare alla strega e, nonostante la rabbia che covava dentro, si sentiva dannatamente calmo, probabilmente perché sapeva che presto sarebbe stata fatta giustizia.
Nessuno sfidava il Principe dei Saiyan senza pagarne le conseguenze, soprattutto se a rimetterci era qualcuno appartenente alla sua famiglia.
Quella donna si era infilata, senza dubbio, in un brutto guaio e presto lo avrebbe provato sulla sua stessa pelle.
Questo pensiero non attraversò soltanto il Principe, ma persino Goku e Goten che si trovavano ancora fuori al castello a contrattare con le guardie.
I due, percepito l’incrementarsi dell’aura dell’amico, compresero che fosse arrivato a destinazione e poterono avvertire tutta la sua rabbia.
Il figlio di Goku rimase colpito dalla violenta reazione del saiyan e, immaginando le condizioni di Bra, esclamò con tono amareggiato:

“Vegeta deve essere davvero arrabbiato”.
“Più che rabbia il suo è un urlo disperato” intervenne angosciato il padre per poi aggiungere deciso:
“È ora di entrare Goten. Cerchiamo di dare un aiuto più concreto”.
“Vuoi dire che possiamo fare casino?” chiese il giovane sorridendo.
“Esattamente. Ormai ci ha già pensato Vegeta a far tremare i muri e a quest’ora ci avranno già scoperto.
Tanto vale agire a modo nostro, non ti pare?”
“Voi non andrete da nessuna parte.
Prima dovrete vedervela con noi” interruppe, con tono arrabbiato, la sentinella.
“Ne siete veramente sicuri?” domandò sarcasticamente Goten.
“Non permetterti di burlarti di noi, straniero!”
“Non lo faremmo mai, vero figliolo?
Avanti, sgranchiamoci un po’ i muscoli. Ne incontreremo degli altri, una volta dentro” disse determinato il padre.

Mentre Goku e Goten si occupavano dell’esercito, Gohan si precipitò verso la stanza dove aveva riconosciuto l’immensa forza di Vegeta.
Percepiva distintamente tutta la sua rabbia e non poteva fare altro che comprenderlo.
Persino lui era padre, anche se solo da qualche anno e, nonostante questo, poteva capire perfettamente la collera e il rancore del saiyan serbato per la strega, dopo il male inferto alla propria figlia.
Probabilmente lui avrebbe reagito alla stessa maniera, se avessero fatto del male alla sua piccola Pan e senza ombra di dubbio.
In alcune occasioni diventa davvero difficile controllarsi, specialmente se in pericolo è la vita di una persona cara.
A quel punto la razionalità non è più contemplata, se non un forte desiderio di vendetta.
Le parole diventano superflue e si agisce senza riflettere perché subentra l’istinto che, come un animale feroce, ti divora e ti svuota la mente da ogni minimo barlume di lucidità.
Era proprio su questo che Gohan rifletteva, mentre si recava nella stanza dove si trovava Vegeta e, una volta giunto a destinazione, gli si presentò una scena che non avrebbe mai dimenticato.
Bulma era seduta sul letto e aveva un’espressione alquanto angosciata, mentre Bra era tra le sue braccia in un evidente stato di semi incoscienza.
Ciò che lo aveva maggiormente colpito era lo sguardo glaciale di Vegeta.
Il Principe non era tipo da grandi sorrisi, ma quell’espressione così fredda era troppo, persino per uno come lui.
Gohan non riusciva davvero a decifrare i suoi pensieri.
Era come se indossava una maschera che gli oscurava il viso impedendo di captare ogni possibile mutamento del volto.
Era impaurito il giovane, non tanto dal saiyan, ma dall’uomo  che si trovava di fronte perché quello non era Vegeta, ma il diavolo in persona.
 

 
Il suo viso era particolarmente contratto sicuramente per via della rabbia che lo stava travolgendo e di questo Gohan ne era certo perché poteva percepire il suo stato d’animo e l’aura dorata che lo circondava rendeva il tutto ancora più chiaro.
Il Principe dei Saiyan era molto arrabbiato e sapeva che presto sarebbe esploso.
Tuttavia l’uomo appariva decisamente controllato, ma il giovane era perfettamente cosciente che quella facciata era tutta una montatura, una finta calma che, tra breve, avrebbe fatto spazio al vero dolore.
Mentre il ragazzo si perdeva nei suoi ragionamenti, Vegeta richiamò la sua attenzione, ordinandogli serio:

“Gohan, porta fuori di qui Bulma e Bra e conducile alla navicella. Mia figlia ha bisogno di cure immediate, non può più aspettare. Infine presta attenzione che siano entrambe al sicuro”.
“Va bene, farò ciò che mi hai detto” rispose prontamente il giovane senza contraddirlo, sapendo che non avrebbe avuto senso in quel momento.
“Nemesis ha portato a termine il suo compito?”
“Si, l’ho visto con i miei occhi. Ora si trova nella sala del Consiglio insieme ad Arcadia”.
“Bene. Io vado e tu fai ciò che ti ho detto” proferì severamente il saiyan avvicinandosi verso l’uscita, ma si fermò un istante, quando udì la voce preoccupata della compagna:
“Ti prego Vegeta, stai attento”.

Il Principe non si voltò verso la scienziata perché, se avrebbe incontrato il suo sguardo angosciato e quello sofferente della piccola Bra, non sarebbe più riuscito a lasciare quella stanza e ora non poteva proprio permettersi di cedere.
Così lasciò immediatamente la stanza senza tanti ripensamenti.
Ora aveva un obiettivo da portare a termine e niente e nessuno lo avrebbe distolto dal compierlo.
Bulma sapeva che lo aveva ascoltato, anche se non aveva proferito parola.
Conosceva bene il suo uomo soprattutto il suo atteggiamento, che poteva sembrare arrogante e presuntuoso, ma in realtà era soltanto un modo per tutelare se stesso e la sua famiglia.
A quel punto la donna sperò soltanto che la fine di quell’incubo giungesse il prima possibile senza ulteriori vittime per la sua famiglia.
Mentre Gohan conduceva la scienziata e la bambina fuori il castello, Vegeta era appena giunto nella stanza dove si trovavano il mago e la strega.
Era stato facile arrivare a destinazione grazie alla percezione delle aure e appena entrò nella sala vide Nemesis voltarsi verso di lui e la donna assopita sul trono.
Appena la notò, crebbe maggiormente in lui una rabbia incontenibile che, a stenti, riuscì a frenare.
Quella strega avrebbe pagato caro questo affronto, ma nel luogo adatto e a modo suo.
Malgrado ciò, riuscì miracolosamente a controllarsi e, con tono scuro e autorevole, domandò al mago:

“Vedo che sei stato di parola”.
“E’ il minimo che potessi fare, anche se avrei voluto evitarlo” aggiunse il saggio con tono amareggiato.
“Ti sei pentito, vero?” esclamò con decisione il saiyan.
“No, rifarei tutto ciò che ho fatto, senza esitazione.
Mi dispiace che lei non abbia ancora capito cosa ha realmente combinato” proferì addolorato l’uomo.
“Lo scoprirà presto, non temere” disse adirato il Principe”.
“La ucciderete?”
“Probabilmente. Non ho valide ragioni per poterla lasciare in vita, non dopo ciò che ha fatto a mia figlia.
Io l’avevo avvertita, ma non mi ha voluto ascoltare ed ora ne pagherà le conseguenze. Ti consiglio di non metterti in mezzo, se ci tieni alla tua vita” confessò Vegeta con tono duro.
“In realtà ho già vissuto appieno la mia esistenza.
 Forse, date le mie sembianze, non si direbbe, ma è così e voi questo lo sapete” replicò Nemesis pacatamente.
“Devo ammettere che la tua lealtà nei suoi confronti è ammirevole. Immagino sei disposto a morire per lei, non è così?”
“Si, è vero. Non ho approvato il modo in cui ha trattato Bra e lo trovo, tutt’ora, riprovevole, ma non credo di essere pronto a vederla morire” ammise seriamente il mago.
“Mi dispiace, ma non le farò nessuno sconto e non risparmierò neanche te, se ti metterai in mezzo, persino se hai salvato mia figlia” obiettò determinato il saiyan.
“Di questo ne sono certo e farvi ragionare non servirà a niente, suppongo”.
“Esattamente, è inutile anche solo parlarne.
Ora ti chiedo un ultimo favore.
Conduci Arcadia nella stanza delle torture e poi sarei libero di andartene”.
“La stanza delle torture?” chiese perplesso Nemesis.
“Hai sentito bene, le renderò lo stesso servizio. Io vi aspetto lì” riferì Vegeta con tono freddo.
“Vi ricordate dove si trova?”
“Ho frequentato spesso quel genere di luogo durante la mia infanzia e potrei riconoscerne l’odore a chilometri di distanza.
Io intanto mi incammino.
Non farmi attendere, odio aspettare” concluse il Principe con durezza per poi lasciare la sala del Consiglio.

Il mago sapeva, in cuor suo, che il saiyan avesse ragione.
La strega doveva ricevere una sonora lezione per comprendere il suo errore nell’aver maltrattato una bambina innocente.
Anche lui voleva questo, ma ora era preoccupato per la sua incolumità; in fondo non era pronto a vederla morire e non lo sarebbe mai stato.
Ribellarsi, in quel momento, non avrebbe avuto molto senso, se non a peggiorare una circostanza già particolarmente drammatica.
Così decise, rammaricato, di eseguire l’ordine di Vegeta e di controllare la situazione nel caso degenerasse.
In cuor suo sperava in un possibile ripensamento del saiyan nel voler uccidere la donna.
Era molto difficile che ciò avvenisse, ma non impossibile.
In fondo il Principe era cambiato rispetto al passato, magari dopo essersi sfogato un po’, la sua smania di vendetta sarebbe scemata.
Probabilmente non sarebbe accaduto, ma gli piaceva pensarlo.
Così, per non far attendere ulteriormente il saiyan, prese Arcadia tra le braccia, ancora addormentata, e si diresse nella stanza dove la donna avrebbe conosciuto il vero dolore.
Nel frattempo Bulma e Gohan correvano per raggiungere, il più velocemente possibile, la navicella per fare in modo che Bra ricevesse le cure di cui aveva bisogno.
Mentre si accingevano a raggiugere il proprio scopo si imbatterono in Trunks e la scienziata, rivedendo il figlio, aggiunse con un sospiro di sollievo:

“Trunks, per fortuna che stai bene”.
“Certo, perché non dovrei” rispose il giovane sorridendo, ma il suo volto s’incupì non appena il suo sguardo si posò sulla sorellina, ancora tra le braccia della madre.

In quell’istante provò una rabbia indescrivibile sperimentata poche volte nella sua vita.
Vedere Bra agonizzante lo aveva sconvolto più del dovuto e fece nascere in lui una collera difficile da gestire.
Gohan, accorgendosi del repentino aumento dell’aura dell’amico e percependo la sua ira, gli suggerì rassicurandolo:

“Trunks, devi calmarti. Quella strega pagherà per ciò che ha fatto a Bra. Ci sta già pensando tuo padre, non preoccuparti”.
“Allora andrò a dargli una mano, lo farò volentieri” replicò duramente l’altro.
“No, noi dobbiamo assicurarci che non lo disturbi nessuno, mentre torturerà quella donna” intervenne Goku sorprendendo i presenti con la sua venuta.
“Papà, Goten, finalmente siete arrivati anche voi” proferì contento Gohan.
“Ci dispiace avervi fatto aspettare, ma le guardie che abbiamo incontrato finora sono state piuttosto insistenti” ribatté divertito il fratello più giovane.
“Trunks, che ne dici se io e te rimaniamo a controllare la situazione, nel caso Vegeta avesse bisogno?” domandò Goku al giovane cercando di convincerlo a non subentrare proprio in quel momento.
“Va bene, mi hai convinto” esclamò il lilla diventato piuttosto taciturno.
“E noi cosa facciamo, nel frattempo, papà?” s’intromise Goten curioso.
“Tu e tuo fratello accompagnerete Bulma e Bra alla navicella. Mi raccomando, tenete sempre gli occhi bene aperti e state molto attenti ad entrambe”.
“Stai tranquillo, con noi saranno al sicuro” proruppe Gohan, con tono rassicurante.
“Bene, ora andate. Bra ha bisogno di cure urgenti” replicò serio il padre.
“Si, andiamo Bulma” disse Goten alquanto angosciato appurando le condizioni della piccola.

La donna si apprestò a seguire i due giovani, ma prima di andarsene si voltò verso Goku e, prendendogli la mano, gli sussurrò affettuosamente:
“Grazie”.
L’amico ricambiò la stretta e le sorrise.
Intuì che lei lo stava ringraziando non solo per l’aiuto fornito sinora, ma anche per essere riuscito ad intrattenere Trunks dal suo intento.
Dopo averlo salutato, la scienziata si apprestò a lasciare il castello, insieme ai figli del suo migliore amico, sperando di arrivare in tempo per salvare la sua bambina.
Una volta rimasti soli, Goku approfittò del momento per consolare Trunks caduto in un insolito mutismo.

Così si avvicinò al ragazzo e, appoggiandogli una mano sulla spalla, gli comunicò con tono pacato:

“Ehi, non preoccuparti. Vedrai che si risolverà tutto e non è una frase di circostanza, ma è la pura verità.
Devi avere fiducia in tuo padre”.
“Io mi fido di lui. Il punto è che vorrei intervenire anch’io per farla pagare a quella maledetta strega” proferì il ragazzo stringendo i pugni dalla rabbia.
“Lo so e ti capisco. Probabilmente mi comporterei nel tuo stesso modo, se avessero fatto del male a qualcuno della mia famiglia, ma ora l’importante è agire lucidamente.
Rimarremo nel castello e nel caso Vegeta avesse bisogno, interverremo noi. Che ne pensi?”
“Si, hai ragione. Mi sembra un’ottima idea” replicò convinto il ragazzo.
“Bene, allora direi di incamminarci e teniamo gli occhi aperti.
Potrebbe attenderci qualche sorpresa visto che ci troviamo nel castello di una megera” esordì Goku seriamente.
Il lilla annuì e, facendo attenzione ad ogni minimo spostamento d’aria, si diresse, con Goku, verso il luogo in cui si trovava il padre.

Intanto la strega, finito l’effetto della pozione, iniziò a ridestarsi e lentamente riaprì gli occhi.
Una volta sveglia riconobbe le mura della stanza in cui si trovava e ne rimase confusa.
L’ultimo ricordo che aveva era il dialogo avuto con Nemesis nella sala del Consiglio e poi il nulla.
Non riusciva davvero a capire cosa fosse accaduto e soprattutto come fosse arrivata nella stanza delle torture.
Si alzò dal pavimento e si guardò intorno finché non vide una sagoma spuntare dall’oscurità in cui era immersa.
La fissò per un momento e, quando ne riconobbe i tratti, un brivido la pervase completamente facendola sussultare.
Non c’erano dubbi, la persona in questione era Vegeta.
Il saiyan, per accelerare i tempi, creò una piccola sfera sulla sua mano per illuminare l’ambiente, ma principalmente per poter guardare il viso turbato della donna.
Per avere una visuale migliore le si avvicinò ed infine lanciò alcune sfere di energia in direzione delle torce che si trovavano all’interno del luogo per illuminarlo sufficientemente.
Finalmente si ritrovarono faccia a faccia dopo tutto il tempo trascorso e Vegeta non vide l’ora di mettere in pratica il suo piano.
Per qualche minuto rimasero in silenzio a studiarsi l’un l’altro, finché non fu il Principe a spezzare la tensione che si era creata:

“Sai, non ho mai avuto così tanta voglia di rivederti in vita mia come ora”.
“Ne sono lusingata” replicò cupa la strega cercando di non farsi scorgere esitante.

Questa volta lo sguardo di Vegeta le trasmise davvero timore e forse, per la prima volta, paura.
Per essere arrivato in quel luogo significava soltanto una cosa. Probabilmente aveva già trovato sua figlia e, appurate le sue condizioni, era arrivato alla conclusione che fosse stata lei l’artefice del suo malessere.
Tuttavia c’era ancora qualcosa che le sfuggiva.
Non riusciva a capire come lui avesse avuto accesso al palazzo, senza creare scompiglio, e come fosse arrivata in quella stanza.
Cercò di rimettere insieme gli ultimi istanti vissuti e un’idea le balenò in mente, soprattutto un nome…Nemesis.
Possibile che persino il suo migliore alleato si fosse schierato contro di lei?
Lo credeva praticamente impossibile.
Avevano avuto delle divergenze, ultimamente, ma lui non l’avrebbe mai tradita…o forse si…
Per un momento si sentì come smarrita, ma venne riportata alla realtà, quando udì le fredde parole del suo avversario:

“Cosa c’è strega, stai per caso pensando ad un modo per fuggire? Oppure stai pregando che ti lasci in vita”.
“Io non ho paura di te”.
“Dovresti perché questa stanza è l’ultima cosa che vedrai” ribatté iroso l’uomo.
“Come sono arrivata qui?” chiese lei perplessa.
“Non ha importanza ora. Se fossi in te penserei ad un modo per difendermi perché ora conoscerai il diavolo in persona”.
“Tu non puoi niente contro la mia magia” aggiunse Arcadia con tono poco convinto.
“Ti posso assicurare che neanche la tua stregoneria riuscirà a fermarmi. Ti avevo avvertito di non toccare mia figlia, ma a quanto pare non hai ben compreso il significato delle mie parole. Ora ti renderò lo stesso servizio, ma con una piccola differenza…ti farò soffrire talmente tanto che implorerai che ti spedisca all’altro mondo ed io mi accerterò che avvenga, ma a modo mio” ribadì furioso il saiyan.

Le parole di Vegeta la colpirono profondamente, non tanto per il tono usato, ma per la sua veridicità.
Poteva percepire quel senso di rivalsa che lo caratterizzava, così come quella ventata di vendetta che aleggiava nella stanza.
Non lo aveva mai visto così arrabbiato e determinato.
In quel momento le vennero in mente le parole di Nemesis:

“Lascia che ti dica una cosa.
Non c’è affetto più grande di una figlia per un padre e tu hai osato portaglielo via…con questo penso di averti già detto tutto”.

Forse, ora, cominciava realmente a comprendere quelle parole perché le leggeva negli occhi rancorosi  e disprezzanti di Vegeta.
Consapevole di ciò, si preparò a fronteggiare una guerra che forse, questa volta, avrebbe potuto non vincere…


                              
                                                                                                                                     CONTINUA…

 

 

 



ANGOLO DELL’AUTRICE

Mi scuso per l’immenso ritardo nel pubblicare la storia, ma ho avuto qualche imprevisto lavorativo e non ho avuto più il tempo per aggiornare.
Comunque ho approfittato del mio giorno libero per postare in tranquillità e mi auguro che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Il momento tanto atteso è arrivato.
Chissà chi la spunterà tra il Principe e la perfida strega…
Ne approfitto per ringraziarvi, come sempre, del vostro interessamento alla mia storia, ne sono veramente contenta!
Grazie davvero di cuore! :)
Ci sentiamo presto.
Un Abbraccio.

GALVANIX

  
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