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Autore: Comatose_    24/08/2015    1 recensioni
Qualche tempo dopo, rintanata in casa da quell’avvenimento, decisi che il momento di riprovare quella scuola era arrivato. Dopo aver passato un periodo di stallo tra la vegetazione e la voglia di morire, giustamente pensavo fosse giunto il momento di arricchire il mio curriculum vitae e far sì che nelle possibili opportunità lavorative che mi si sarebbero presentate, non sarebbe in alcun modo uscita la voce “mantenuta, scansafatiche e nullafacente a tempo pieno”.
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Dopo anni ho deciso di ripubblicare una fanfiction, da un altro account, con pochi capitoli, magari scritta male BUT WHO CARES.
Hope you like it, people!
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Prologo





Detroit, Michigan, 10.20.2009

Ci sono situazioni che non mi sono mai piaciute, ed in quel momento mi ritrovavo nel mezzo di una di queste.
Feci ruotare il bastone che stavo usando come arma totalmente arrangiata, parandomi il culo da due attacchi troppo veloci per essere schivati. Adattai la mia mente al pensiero che forse, da quel combattimento improvviso, ne sarei uscita mutilata.
Digrignai i denti e, prendendo un grosso respiro, saltai indietro mentre un terzo attacco mi si riversava contro.
Quando mai si sono viste uova di Kishin così fottutamente veloci ed abili?
Sbam, l’apprendista Kishin si lanciò di nuovo sulla sottoscritta, facendola ruzzolare a metri e metri di distanza.
Stesa a terra, ansimante e stanca, capii che se non fossi scappata ne sarei uscita davvero mutilata; e non mi andava di perdere una delle mie belle manine smaltate di nero.
Ma come fuggire da una situazione del genere?
Semplice. Corsi.
Inutile specificare che il fantastico uovo di Kishin mi stava inseguendo.
Non si sarebbe mai perso una cena così appetitosa e facile.
La prima cosa che mi venne in mente di fare fu rifugiarmi alla stazione, nel peggiore dei casi sarei salita su un treno a caso e bella così.
Il mio piano si rivelò stupido, calcolando anche che erano le undici e mezza di sera ed i treni, normalmente, finiscono le corse verso le dieci e mezza. Eppure, funzionò.  
Il Kishin si bloccò all’altezza del sottopassaggio per andare da un binario all’altro.
E fu così che ringraziai Shinigami per aver donato a quegli stronzi un cervello talmente piccolo da non meritare nemmeno di essere chiamato tale. 
Rannicchiata nel sottopassaggio, coperta da numerosi taglietti superficiali, pensai a cosa fare.
Era il sesto di quei cosi da cui venivo inseguita nell’arco di… uhm… quattro giorni? La cosa, naturalmente, iniziava ad infastidirmi.
Fu così che mi venne la geniale idea di andare a trovare il Sommo alla Shibusen. Lì avrei trovato il modo per difendermi, ed eventualmente anche qualcosa da fare.
Qualunque cosa, però, in un momento del genere, mi sembrava la più adatta.
E così aspettai il giorno seguente, tornai a casa, feci delle ricerche e dormii.
Qualche tempo dopo, rintanata in casa da quell’avvenimento, decisi che il momento di riprovare quella scuola era arrivato.
Dopo aver passato un periodo di stallo tra la vegetazione e la voglia di morire, giustamente pensavo fosse giunto il momento di arricchire il mio curriculum vitae e far sì che nelle possibili opportunità lavorative che mi si sarebbero presentate, non sarebbe in alcun modo uscita la voce “mantenuta, scansafatiche e nullafacente a tempo pieno”.  
Avevo il consenso di mio padre, avevo i soldi ed avevo la voglia di cambiare aria.
Mi trovai, così, davanti alla scelta di classe.
Meister o arma?
Ero da ore lì, ad osservare le due caselle da segnare.
Corrucciai il volto in un’espressione confusa, per poi lanciare in aria il foglio e scompigliarmi i capelli istericamente.
“AH, CAZZO, AAAH.”
Urlai quando i miei piercing s’incastrarono nella manica del maglione.
Considerai seriamente l’idea di suicidarmi o, perlomeno, staccarmi la testa dal collo e giocarci a bowling.
Optai per il lasciare vuote le caselle.


 

Un mese dopo, era tutto pronto.
Arrivai in aereoporto, m’imbarcai e quattro ore più tardi ero in Arizona, nella Death Valley, a Death City.
Trovare la strada per la Shibusen non fu difficile, anche perché era l’edificio che sovrastava l’intera città, quasi a renderla più piccola di quanto già non fosse. Ma quella non era la mia meta, almeno non ancora.
Armata di cuffie, foglietto con indirizzo e numero civico, mi avviai alla ricerca di quello che sarebbe stato il mio appartamento.
Il tempo di finire “Country Song” degli Seether, ed ero arrivata al palazzo.
La casa bastava ed avanzava.
C’era un ingresso bello grande con salotto ed angolo cottura, un bagno ed una camera.
Posai le valigie ed andai a comprare del cibo.
Ehi, dopo più di quattro ore senza mangiare, avevo fame. E nemmeno poca.
Al market vidi persone di ogni genere, tutti avevano una caratteristica diversa.
Mi strinsi nelle spalle passando vicino ad una ragazza molto alta, bellissima e con un sorriso dolce stampato in viso.
Presi quel che dovevo prendere, pagai e tornai a casa. Mangiai e fumai.

Ora che mi trovavo in quel luogo, alcune insicurezze salirono a galla. E se qualunque sforzo avessi fatto, non sarebbe servito? E se fossi rimasta allo stesso livello in cui già ero, senza chance alcuna di diventare più forte? Se non fossi riuscita a vincerlo?

Mi decisi e mi avviai verso la scuola. O la va o la spacca, pensai.
E sperai intensamente che se qualcosa si fosse dovuto spaccare, non sarebbe stato nulla di mio.
Nell’attesa d’incontrare colui che mi avrebbe ammessa alla scuola, giocherellai coi due piercing ai lati delle labbra*, attirando l’attenzione di alcune persone.
Effettivamente, non passavo inosservata.
Ma nemmeno loro scherzavano. Per questo non capii affatto il loro fissarmi.
Un’ora ed almeno sette minuti più tardi, incontrai il Sommo Shinigami nella camera della morte. Che gran bel nome, davvero.
Shinigami rimase fermo davanti alla mia figura per qualche minuto, in silenzio, guardandomi da sotto a quella sua maschera dall’espressione innocua. Arronzai un saluto formale, ma ne uscì una roba scocciata.
Fuk*, pensai.
“Ohiohi, salve, fanciulla!”, disse muovendo il manone a destra e sinistra. “Come potrei aiutarla?”
“Dovrei iscrivermi alla Shibusen.”, feci, “Come posso fare?”
Mezz’ora dopo, ero iscritta alla Shibusen ed avevo  l’elenco delle mie lezioni con rispettivi orari.
“Puoi iniziare anche ora!”, esclamò l’omone che mi stava davanti.
Sbiancai. Non ne avevo la minima voglia.
Insomma, ero arrivata ad ora di pranzo, avevo mangiato, ero andata lì ad iscrivermi e già voleva farmi frequentare le lezioni pomeridiane? Folle.
“Ehm-, in realtà…”
“Aggiudicato! Vai alla tua prima lezione!”
Tutto troppo fottutamente veloce.
Come facesse quella scuola ad essere così organizzata, non me lo spiegherò mai.
Venti minuti dopo, ero seduta ad un banco di legno, senza libri, senza sapere come funzionassero le lezioni e, soprattutto, senza voglia di fare nulla se non dormire.
L’insegnante, un tipo magro ed alto –con una vite conficcata in testa, tra l’altro, fece notare a tutti che io ero appena arrivata e non sapevo come funzionasse la vita lì.
Mi sentivo gli occhi di tutti addosso, come se non bastasse.
E la cosa che più mi premeva, era come velocemente le notizie corressero in quell’istituto. Scossi le spalle.
“Come ti chiami?”, mi domandò. Il mio nome lo sapeva, il bastardo.
“Catherine. Catherine Rothman.”, mi scostai una ciocca di capelli corvini dal viso e poi posai il mento su un pugno. Apparivo scocciata. Ed un po’, ammettendolo, lo ero.
Un coro di voci, prontamente, rispose: “Ciao Catheriiinee”.
Subito dopo, mi addormentai.
Semplice, veloce ed indolore.
Fosse solo per il fatto che mi stavo sbavando su tutta la manica.









Hi there, guys!
Scusate se la ff apparirà molto old school, scontata o altro, la mia assenza da efp mi ha negato dell'opportunità di scoprire come funziona la vita su questo sito. 
Ma a voi non importa del mio miracoloso ritorno su questo social, perché non saprete nemmeno chi sono quindi AAAAAAAAAAAA mi uccido.
Byy the wwwaaaayy, hope you like it! 
Al prossimo capitolo!

*Dahlia-h, piercing ai due lati delle labbra. Di solito vengono poste due palline agli angoli della bocca.
*Fuk, è un’espressione usata dal personaggio. Non è Fuck, ma il significato è quello. 
  
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