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Autore: AuroraScrive    25/08/2015    0 recensioni
Il mio nome è Jane.
Sono una fuggitiva, purtroppo o per fortuna lo deciderete voi.
E questa è la mia storia.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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«Ciao, bambolina»

Sposto lo sguardo dalla pistola alla faccia dell'uomo che la regge. Si tratta di un quarantenne. Capelli scuri, occhi dello stesso colore e la barba cresciuta un paio di centimetri. La corporatura é abbastanza massiccia, raggiunge un metro e ottacinque, ottantasei forse. È un capo nato. Lo si capisce dalla mascella squadrata e lo sguardo duro. 

Mi potrebbe dare qualche problema, ma nulla che io non possa risolvere. Cerco di assumere l'aria più spaesata che riesco a fare, una delle cose che ho imparato in questi due anni è che più dai l'impressione di essere debole, più le persone ti sottovalutano.
Ovviamente non raggiungere il metro e settanta ed essere una ragazza di diciotto anni non ancora compiuti aiuta. 

Penso che la mia espressione terrorizzata l'abbia convinto, perché mette la sicura e la pistola finisce nella cintura. Ma mi ricredo quando noto che nel suo sguardo si legge qualcos'altro. Come se mi avesse riconosciuto. 
Ma é impossibile, mi dico, noi due non ci siamo mai visti. 

«Pensavo di aver trovato la ragazza di cui si parla in città, ma vedo che sei solo una ragazzina.. Chissà come hai fatto a sopravvivere in questi anni» dice, quasi parlando tra sé. 

«Ragazzi!» urla verso il soffitto. «Venite giù. É solo una sopravvissuta.»
Ormai é tardi per tramortirlo, pensavo fosse da solo e di avere tutto il tempo di metterlo fuori gioco. A quanto pare mi sbagliavo. 

Una piccola anta incorporata nel soffitto proprio sopra di me che non avevo nemmeno visto si apre, e un paio di gambe si calano per metà. Poi il proprietario delle gambe in questione lascia la presa e salta in terra. Subito si abbassa flettendo le gambe per attutire l'impatto e poi si rialza come se l'avesse fatto migliaia di volte. Deglutisco. Non penso che siano principianti. 

Anche questo è un uomo e quando lo guardo un po' meglio mi rendo conto che è un ragazzo poco più grande di me. Ha i capelli scuri come l'uomo che mi aveva sorpresa nel sonno però i suoi occhi sono chiari, di un colore indefinito. Strizzo i miei per guardare meglio ma nulla. Sono indecisa tra il verde, l'azzurro, il grigio, il violetto e forse qualche pagliuzza di giallo oro. Che strano. 

Inizio a imprecare mentalmente quando noto che nonostante la giovane età rispetto il quarantenne, il ragazzo sembra arrivare al metro e novanta. Non ce la farò mai contro molti uomini di quella stazza.

Mentre io lo osservo da avversaria attenta lui si limita a un'occhiata superficiale e leggermente sprezzante, come quando parli con qualcuno e sei consapevole del panorama dietro, ma non lo stai guardando davvero.   

Il ragazzo si sposta di lato, lasciando spazio per la caduta ad altri uomini che si calano giù uno per uno. Ad opera conclusa mi ritrovo sola contro una dozzina di uomini armati e da quello che riesco a capire dai movimenti, anche addestrati. Merda. Merda, e tripla merda. 

Altra lezione di vita: mai più esitare davanti a un uomo, non importa se abbia buone o cattive intenzioni. Tramortirlo e le domande le lascio a un secondo momento. 

Prima però mi devo liberare di loro. 
«Non avere paura, piccola» dice l'uomo che mi puntava la pistola alla tempia all'inizio. «Non ti faremo del male.»

Ho capito che tra le persone scappate dai Sorveglianti chi é sotto i venticinque anni é praticamente un poppante, ma andiamo! Non ho mica cinque anni. Decido di mantenere l'espressione impaurita come farebbe una qualsiasi altra adolescente al mio posto.

«Cosa volete farmi?» azzardo guardando negli occhi il quarantenne.
«Oh beh, in realtà siamo nei paraggi per cercare una ragazza, ma non sei tu. Potremmo lasciarti andare...» a questo punto traggo un sospiro di sollievo. «...ma non penso proprio» conclude lui. 

«Perché? Non vi ho fatto niente!» affermo piagnucolate. Spero che la mia interpretazione sia buona.

«Ho visto fin troppe persone morire, non sarò il responsabile di un'altra vita sprecata. Verrai con noi.» Cerco di trattenermi dallo sbuffare e alla cosa rimediano gli altri uomini che si lasciano andare dei sospiri esasperati. 

Il ragazzo poco più grande di me che si era calato giù dalla botola per primo fa qualche passo in avanti mentre gli altri si disperdono. Si avvicina all'uomo.
«Jhon.. So che per te è difficile,» inizia lui «ma lei non é Katy.»

L'uomo gira di scatto la testa verso il ragazzo. «Lo so benissimo. Non mi servono prediche da un ragazzetto, Drake».

Lo sguardo del ragazzo si incupisce «Non possiamo raccogliere dalla strada ogni ragazza che assomiglia a tua figlia.» replica.

Gli occhi dell'uomo si riducono a una fessura «Per quanto ti stimi io sono e rimango il capo della missione, soldato» dice a sua volta «Lei verrà con noi.» scandisce le parole come a sottolinearne il concetto. «Non ammetto obiezioni.»

Bene. A quanto pare somiglio alla figlia del capo. 

Forse questa situazione mi potrebbe aiutare, avrei un passaggio gratuito in cui mi sarà dato del cibo, acqua e sarò al sicuro. Non ne io ne sia certa al cento per cento, ma dall'aspetto forte e vigoroso dei soldati sembra che non patiscano ne la fame nè la sete ne il freddo. Cose che io soffro da due anni e mezzo più o meno. 

Forse da quello che pensavo un gran casino potrò trarne vantaggio. 

«Hai qualcosa in contrario nel venire con noi?» mi chiede l'uomo in modo gentile. E a questo punto faccio ciò che un ora fa non avrei mai ritenuto possibile: accetto annuendo vigorosamente. 
Lui si lascia scappare una risata amara alla vista del mio esagerato entusiasmo. «Chissà da quanto non mangi un pasto decente..» mormora cupo.

Hai perfettamente ragione, penso, ma mi limito ad abbassare lo sguardo senza proferire parola.

"Meno sanno cose di te, meno ti conoscono. Meno ti conoscono, meno saranno in grado di distruggerti." 

Un soldato mi passa sgarbatamente uno zaino più grande e pieno di tasche efficienti rispetto al mio, e solo i suoi modi bruschi mi impediscono di ringraziarlo con gli occhi. Esco dalla stanza accompagnata da quello stesso soldato che mi sorveglia con il fucile puntato a terra. La cosa non mi innervosisce, sono abituata alle armi. Ma il problema é che la mia sceneggiata di innocenza ha tolto ogni dubbio al Capo, che non si é nemmeno sognato di perquisirmi. Quindi ho ancora le mie armi per fortuna, ma con il soldato dietro che mi fissa come diavolo faccio a spostarle dal mio vecchio zaino a quello che mi hanno appena dato?

Per fortuna i coltelli sono legati alle mie cosce e ai polpacci sotto i pantaloni e le pistole le ho inserite tra uno strato e l'altro dei vestiti che indosso. L'inverno che con il suo freddo è la prima volta che serve a qualcosa.

Poi un'idea mi illumina la mente. Faccio finta di cercare qualcosa dentro lo zaino. Mi volto verso la guardia che mi fissa con aria impaziente. 

«Aiutami a cercare il mio maglione. L'ho perso.» dico con aria innocente. Per sembrare più credibile mi metto a spostare i vari cuscini nella stanza. L'uomo - che, dandogli un'occhiata non può avere più di venticinque, ventisei anni - sospira esasperato, poi inizia ad aiutarmi a cercare.

«Prova sotto il letto!» gli dico dall'altra parte della camera. Senza sospettare nulla il tipo si abbassa per cercare il suddetto maglione. In quei pochi secondi prendo tutto il malloppo di armi nascoste per sicurezza sotto una coperta, e le ripongo nello zaino nuovo. 

Lui si rialza con aria impassibile «Non c'è niente qua.» 
Gli rivolgo un sorriso ingenuo «Va be, l'avrò lasciato da qualche parte. Grazie comunque dell'aiuto.»

Un'ombra di sospetto e di dubbio gli oscura gli occhi per un instante, ma quella sparisce con lo sbattere delle palpebre, e l'impazienza di andarsene con i suoi compagni torna a fare padrona della sua espressione. 

«Okay. Tra sei minuti esatti partiamo. Vieni di la con me e seguimi sempre e comunque se non vuoi trovarti una pallottola in testa.» mi spiega. 

Adesso ricordo un'altro motivo del perché viaggio da sola da due anni.
Viva la simpatia umana.
   
 
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