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Autore: AuroraScrive    22/08/2015    0 recensioni
Il mio nome è Jane.
Sono una fuggitiva, purtroppo o per fortuna lo deciderete voi.
E questa è la mia storia.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Freddo. 

Freddo. É tutto ciò che riesco a pensare. É nella mia mente, nelle mie vene, nelle mie ossa. É così dannatamente ovunque, stringendomi in una morsa invisibile che non posso combattere e sento come degli spilli perforarmi il cranio immobilizzando ogni mio movimento. 

"Il freddo è una percezione psicologica, non pensare al freddo e non avrai freddo." 

Cerco di auto convincermi. 
Sospiro, fissando lo sbuffo bianco di vapore uscito dalla mia bocca che sparisce in pochi secondi.
Nella mia mente focalizzo l'immagine del camino che si trovava in quella che un tempo era casa mia.

Aveva sempre avuto un che di affascinante per me, soprattutto da bambina, con quel fuoco scoppiettante e allegro al suo interno. Ricordo che mi piaceva fissare le braci incandescenti, quel rosso acceso, ne rimanevo quasi ipnotizzata, al punto di sentire la faccia bruciare per la vicinanza al fuoco e gli occhi lacrimare per non aver sbattuto troppo a lungo le palpebre.

Nonna diceva spesso che non la stupiva la mia attrazione per il fuoco, eravamo come due elementi simili, compatibili. Diceva che ero una di quelle persone che il fuoco ce l'ha negli occhi e nell'anima.

Ah, nonna... Una fitta di dolore al petto mi attraversa. Vorrei tanto che lei fosse qui con me. O almeno mi piacerebbe sapere dove si trova. Probabilmente i Sorveglianti l'hanno presa e per lei non c'é più nulla da fare. 

Il mio stomaco brontola, e tento inutilmente di scacciare quel ricordo.

Ormai distogliere il pensiero dal cibo é impossibile, non mangio da quasi tre giorni. Se invece prendo in considerazione da quanto non mangio in modo decente, bhe, quelli sono mesi.
L'ultima volta che ho visto un piatto di pasta? O dei ravioli. Pizza. Torte. Ah, le lasagne. L'acquolina non tarda ad arrivare, accompagnata da un secondo borbottio del mio stomaco. 

Cibo. Devo trovare del cibo. E ripararmi da quel maledettissimo freddo; non ho tanta strada e sono sopravvissuta così tanto tempo per morire nell'angolo di una strada sconosciuta in un paesino dimenticato da Dio.

Così decido di muovermi, anche se riluttante. Ormai ci ho quasi fatto l'abitudine, ma non cambia che é una cosa che odio fare. Mi guardo in giro e per fortuna non scorgo nessuno. Non che voglia dire molto, chiunque può arrivare in qualunque momento. Qualche banda di malviventi forse, o peggio, i Sorveglianti. 

Un brivido mi percuote, al solo pensiero di essere presa. Il panico si fa strada nella mia mente. No.

Inizio a fare un elenco mentale degli aspetti positivi della situazione. Sono scappata in tempo e non mi hanno registrata, non mi hanno fatto nessuna Iniezione di Rilevamento, e viaggio da sola, quindi non c'é il pericolo di qualche possibile tradimento. I muscoli si rilassano, rassicurati. 

Guardo l'isolato per un po'. Poi la mia scelta ricade su una villetta anonima, di mattoni rossi e circondata da un piccolo giardino. Non devo nemmeno preoccuparmi delle telecamere di sorveglianza, la corrente in questo quartiere é fuori uso da una settimana.

Un'altra rapida occhiata e parto correndo a dirotto... se esitassi ancora un po' non avrei più il coraggio di partire. 

Mi avvicino sempre di più alla casa scelta, e senza rallentare una volta arrivata alla recinzione mi aiuto a saltare facendo leva con una mano. Ce l'ho fatta, sono dentro. Mi acquatto immediatamente a terra. Data la modestia dell'isolato non dovrebbe esserci l'allarme a sensore di movimento, quelli ci sono solo nei quartieri alti, ma é meglio non rischiare. Vero, non c'é corrente ma quell'allarme si auto alimenta per un mese con una batteria per le emergenze, quindi é rischioso. Meglio essere prudenti.

Strisciando nell'erba mi avvicino alla porta. Mi fermo giusto un paio di metri prima dietro a un arbusto e aspetto in silenzio. 

Nessun rumore, nessuna voce. La casa pare vuota. Ma lo é davvero? Beh, é da tre giorni che me ne sto appostata in quella via per scorgere qualsiasi movimento, e invece tutto sembra fermo come se qualcuno avesse premuto pausa in un film. 

Inspiro profondamente e mi volto a guardare la porta. É la parte che mi mette più sotto pressione tutte le volte. Entro o non entro? 

L'apertura di quella porta può permettermi di sopravvivere per un'altra settimana come può buttarmi tra le braccia di truffatori, mercenari o Sorveglianti. Non ho scelta. 

Estraggo un pugnale dalla fodera legata al polpaccio, e respiro ancora più profondamente per calmarmi socchiudendo gli occhi. Sangue freddo, sangue freddo.

"Le emozioni distraggono. Le emozioni diminuiscono l'esito delle prestazioni. Le emozioni fanno fallire." 

Nel momento in cui li riapro sono consapevole di aver svuotato la mente. Penso spesso che é quasi impossibile passare da un'agitazione a dir poco enorme e travolgente a una calma piatta e glaciale. 

Ma, non so come o perché, quel giochetto del respiro con gli occhi socchiusi funziona sempre. 

Mi avvicino lentamente alla porta, alzandomi un po' e mettendomi in ginocchio. Faccio salire la mano lungo il legno lavorato dello stipite, fino a toccare la maniglia d'ottone gelata. Tiro, ma la porta non si apre e dopo aver provato una seconda volta mi alzo in piedi con la faccia rivolta verso la strada. 

Ancora nessuno. 

Mi allontano di qualche passo e tiro un calcio alla porta, rompendo la maniglia e aprendola. Il mio braccio scatta automaticamente in avanti con il coltello impugnato saldo nella mano. 

Guardo all'interno della casa. Buio. L'unica luce che mi permette di vedere qualcosa è quella della luna che entra dalla porta. Tiro fuori dalla tasca destra dei pantaloni un fiammifero e lo sfrego contro la parete. É fievole e tenue, ma luce. In questi tempi non ci si può lamentare. 

Tutto è in ordine, quindi gli sciacalli non sono ancora passati. C'é solo qualche valigia lasciata sul pavimento. Probabilmente i Sorveglianti hanno imposto alla famiglia di lasciare le cose inutili e superflue, promettendo loro chissà quale futura vita. 

Nonostante la fretta di andarmene non posso fare a meno di notare le ombre suggestive che quella fiammella crea. Stupendo. Ci metto qualche secondo ma mi riprendo. 

Non apro il frigo, quello é un errore da principianti che ho già sperimentato mesi fa. Il cibo contenuto nel frigorifero è quello che va conservato, e senza elettricità quasi tutto va a male molto rapidamente, per non parlare di quando si è in estate. Lì bastano un paio di giorni e il tonfo di marcio inizia a farsi sentire per tutta la casa. 

Fortunatamente in inverno inoltrato questo processo rallenta, e la puzza ti investe solo se compi la sbagliatissima mossa di aprire il frigorifero. 

Spalanco tutte le porte senza indugio, ormai é palese che la casa é completamente deserta. Dov'è? Dov'è? Cerco quasi con ansia febbrile.

Eccola. Una porticina in fondo al corridoio rimane inesplorata. Un sospiro di sollievo mi scappa dalle labbra screpolate e congelate. Mi avvicino impaziente e la apro. 

Come pensavo, si apre davanti a me il paradiso. Un unico enorme scaffale che arriva fino al soffitto pieno di cibo in scatola. Carne, sugo, frutta, marmellata, pasta, e in un angolo un sacco riempito di patate. 

Mi tolgo lo zaino e lo butto a terra nella foga dell'impazienza. Lo riempio al massimo, ma rimane molto altro cibo. Sarebbe uno spreco lasciarlo lì a decomporsi negli anni o, cosa più probabile, cederlo agli sciacalli. 

Ma non posso rimanere qui, chiunque potrebbe far irruzione e non ci sono porte secondarie dalle quali uscire, e sarei in trappola. Ormai però è davvero tardi e non ho tempo di cercare un luogo sicuro in cui dormire, inoltre al chiuso sarei riparata dal freddo. 

Sospiro. I pro superano i contro e decido di restare.

Prendo una coperta dopo aver rovistato qui e la e mi stendo sul divano. So che non posso addormentarmi, é troppo rischioso, quindi combatto come una forsennata una guerra contro le mie palpebre che non vogliono saperne di rimanere a loro posto. Mi sembrano pesanti come macigni, e prima di rendermene conto cado in un sonno profondo. 

Non so quanto tempo sia passato da quando sono definitivamente caduta nel sonno, ma il contatto di un metallo freddo contro la mia tempia mi sveglia immediatamente. 

Apro gli occhi e la prima cosa che vedo nel mio campo visivo é una pistola.
   
 
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