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Autore: almost_    25/08/2015    5 recensioni
Borgo Silvano, nella regione di Kérehon, è l'ultimo luogo dove umani e Pokémon vivono assieme in armonia.
Un uomo malvagio ha infatti preso il potere, il Tiranno, vietando il possesso dei Pokémon, rinchiusi e sottratti ai proprietari. Borgo Silvano è troppo piccolo per costituire una minaccia, finché non si scopre che vi si nasconde uno studioso di Pokémon, il professor Oshizami, che conduce ricerche su qualcosa che potrebbe rivoluzionare la concezione dei mostri tascabili: l'abilità Empatica di ognuno di loro.
Il paese verrà distrutto, il professore rapito.
Toccherà al giovane Kaede andarlo a cercare, assieme ai suoi amici e agli assistenti del professore, in un viaggio ricco di insidie, che farà scoprire verità mai svelate sui Pokémon e aiuterà i protagonisti a maturare.
Un mondo difficile e oscuro si aprirà davanti ai loro occhi e per riportare l'equilibrio dovranno affidarsi alle indicazioni di uno studioso di una regione lontana: Samuel Oak.
Tra sfide, battaglie ed incontri vecchi e nuovi affronteranno il mondo, vincendo e perdendo contro loro stessi: una volta terminato il viaggio, niente sarà più come prima.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ash, Brock, Misty, N, Nuovo personaggio, Prof Oak
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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-Come sempre la dedica speciale va a Blue Eich, che nonostante tutti i miei complessi continua ad aiutarmi e ad instradarmi per migliorare-
 

 
 

Capitolo quattro: Decisioni



Il Pokégear emise un lungo suono, acuto e stridulo. Le orecchie di Kaede fischiarono: quell’affare doveva essere piuttosto vecchio.
Nivene premette rapidamente qualche altro tasto e il rumore s’interruppe, per essere sostituito da quello ritmato e regolare che segnava una chiamata in corso.
I ragazzi trepidarono in quei pochi secondi d’attesa.
Una luce bianca tremò sul quadrante superiore, andando poi a scemare in un delinearsi di forme e colori sempre più definiti.
Dallo schermo, un volto rugoso e squadrato, incorniciato da corti capelli grigi, sorrideva benevolo con gli occhi chiusi.
«Salve, amici! Cosa posso fare per voi?» chiese, allegro, alzando le palpebre per scoprire due piccole iridi scure «Nivene, Tadashi, che piacere risentirvi! Come vanno gli studi col professor Oshizami? Ichirou lavora ancora al laboratorio, o siete riusciti a cacciarlo? Ah, vi avevo già messi al corrente dei risultati della mia nuova ricerca su quanto la musica classica influenzi positivamente l’umore dei Pokémon?»
«Professor Oak, ci scusi ma non credo che avremo tempo per queste cose, ora» borbottò Nivene in fretta, mentre Ichirou, al suo fianco, sbruffava. Vicino a lui anche il suo Poochyena prese a ringhiare: era chiaro che entrambi non avessero grande simpatia per lo studioso.
«C’è una faccenda più urgente di cui dobbiamo occuparci.»
«Più importante della musica? Cosa sarebbe? Progressi nello studio delle pietre violacee levitanti?»
«No, professore» intervenne Tadashi, in tono grave «Borgo Silvano è stato distrutto e bruciato dal Tiranno.»
«Distrutto?» Lo sgomento si dipinse sul volto di Samuel Oak, che prese a grattarsi nervosamente il mento ben rasato. «E il professor Oshizami che provvedimenti pensa di adottare?»
«Il professore è stato rapito» spiegò Nivene.
«Rapito? Questo sì che è un guaio…»
Ichirou si trovò a pensare che probabilmente quel vecchiaccio li stesse prendendo per il culo, dal tono poco preoccupato che ostentava.
Subito, tuttavia, il suo atteggiamento mutò, e il suo sguardo penetrante si fece serio. «Non avrete intenzione di andarlo a salvare?»
«È esattamente ciò che intendiamo fare. Il professore ci ha insegnato tutti i suoi trucchi e siamo diventati tra i più abili allenatori di Kérehon, sotto la sua guida.» Tadashi pareva determinato.
Oak sospirò. Se dei giovani si mettono in testa qualcosa, in special modo giovani talentuosi, nessuno è in grado di fermarli.
«Lo capisco, ragazzi miei, e apprezzo il vostro coraggio e le vostre buone intenzioni. Tuttavia non dovete sottovalutare il Tiranno. La sua forza va oltre ogni aspettativa e io stesso non sarei capace di batterlo, in un combattimento di Pokémon.»
Kaede rimase stupefatto: se nemmeno gli esperti di Pokémon gli erano superiori, doveva essere una persona dalla potenza straordinaria.
«Noi non abbiamo paura» disse Satoru, con decisione.
«Uh? E tu chi sei, ragazzo?»
«Takeo Satoru. E ho appena visto il mio paese bruciare per ordine di una persona che crede di poter prendere ciò che vuole con la forza, ma…»
«…Non possiamo permettergli di far male al professor Oshizami!» terminò Aruya.
«La prego, professor Oak, ci dica come fare per salvarlo» aggiunse Kaede, guardando dritto negli occhi l’uomo dall’altra parte del piccolo schermo tremolante.
Vedendo tutta quella determinazione, l’anziano sorrise. Quei ragazzi gliene ricordavano tanto degli altri, di molti anni prima… «Siete consapevoli che sarà un viaggio difficile, faticoso e ricco d’insidie? Potreste non tornare tutti. E voi tre, giovani come siete, rischiereste di maturare troppo in fretta.»
Prima che gli amici potessero ribattere alcunché, Tadashi intervenne con impeto: «Non se ne parla neanche, professore! Loro tre non partiranno. Non li metterò in pericolo più di quanto non abbiamo già fatto con le nostre ricerche.»
«Masahiro Tadashi, mi stupisco di te. Dovresti saperlo meglio di tutti che la forza dei più giovani, carica di speranze e sogni, è quella che spesso riesce a sconfiggere anche il più potente dei rivali. E, se non vado errato, tu ricevesti il tuo primo Pokémon in tenerissima età.»
Il ragazzo scosse il capo, rischiando che gli occhiali gli scivolassero dal naso, non potendo accettare che suo fratello corresse un rischio simile. «Però…»
«Non c’è un però, ragazzo mio. Dovrete essere vigili, attenti, e dare il meglio di voi: questo senza dubbio. Ma siete gli unici in grado di compiere un’impresa simile e tutti i possibili aiuti sono indispensabili. Confido che sarai tu, Tadashi, a vegliare su di loro durante il viaggio.»
Un silenzio carico di tensione e d’importanza scese fra loro. Interrotto dopo poco da Ichirou, che sbuffando chiese: «Ma quindi, cosa dovremmo fare per salvare la pelle ad Oshizami?»
«Dovrete, caro Ichirou, cercare due antiche reliquie.»
«Due reliquie?» fece Nivene, interessata.
«Esattamente. Sono ricerche ancora incerte, che stavamo compiendo io e il vostro professore e delle quali non vi avevamo ancora messo al corrente. Anche i curiosi movimenti delle rocce a Bosco Smeriglio sembrerebbero connessi ad esse.»
«Di cosa si tratta?» chiese Kaede.
«Si tratta di resti millenari in cui è contenuta parte della stessa energia posseduta dai Pokémon. Uniti assieme, essi sprigionano un incredibile potere, che va ad aumentare quello dei Pokémon.»
«Caspita» commentò Satoru a mezza voce.
«Una di esse si trova sepolta in un ghiacciaio all’estremo nord della regione di Kérehon, ci arriverete guadando i fiumi. Vi avverto che per accedere al ghiacciaio servono allenatori molto forti. L’ubicazione della seconda, invece, è tutt’ora sconosciuta. Alcuni miei collaboratori, grandi esperti di Pokémon, stanno tuttavia facendo ricerche in proposito e forse potranno dirvi di più. Si nascondono nei pochi “villaggi liberi” rimasti, fuori dal controllo del Tiranno, com’era Borgo Silvano.»
«Siamo disposti a partire» dichiarò Nivene, sicura.
«Molto bene. Quello più vicino a voi lo troverete andando ad est: Altura Smeralda. Lì vi attenderà Brock, uno degli esperti a me più fidati. Lo informerò io stesso del vostro arrivo.»
«Grazie mille, professore» disse Tadashi.
«Di nulla, ragazzi. Buona fortuna, ma mi raccomando: prestate attenzione. Sono sicuro che riuscirete nella vostra impresa. Se aveste bisogno di qualcosa, non esitate a chiamarmi.»
I ragazzi annuirono. I colori sullo schermo del Pokégear andarono sfocandosi e la luce si spense con un ultimo tremito.
Il silenzio circondò nuovamente i giovani, interrotto dal canto frastagliato di qualche stormo di Starly e dallo spirare del vento tra le fronde alte. 
Il sole stava tramontando e i contorni si fecero sempre più scuri e meno distinti. Cominciava a far freddo.
«Propongo di dividerci in due gruppi» cominciò Ichirou. «Io e Nivene andremo a questo fantomatico ghiacciaio. Del resto sono necessari allenatori molto forti per accedervi…» Si passò una mano tra i capelli neri, con un sorriso arrogante. «Tadashi invece può restare a badare ai bambini.»
«Ma…» fece Nivene con disappunto, guardando intensamente il terzo dei tre assistenti. Che provasse qualcosa per lui?
Tadashi distolse bruscamene lo sguardo, imbarazzato.
«Non sono bambini, Ichirou. Non ho difficoltà a prendermi questa responsabilità. Li istruirò per diventare allenatori, come il professor Oshizami ha fatto con noi.»
«Se come maestro avranno un contadinotto come te, non nutrirei grandi speranze.»
Tadashi abbassò gli occhi e si strinse nelle spalle.
«Insomma, Ichirou! Tada è il migliore, tra noi tre!» Nivene intervenne in sua difesa e il bruno sbuffò.
«Quindi, noi ci dirigeremo ad Altura Smeralda?» domandò Kaede con le sopracciglia inarcate. Sentiva dentro di sé una gran voglia di farsi valere e di aiutare il professor Oshizami, ma allo stesso tempo la paura era tanta.
«Immagino di sì» rispose Satoru.
«Ma… Noi non abbiamo Pokémon!» fece notare Aruya. «Come faremo a diventare allenatori?»
«Il professore ha pensato anche a questo» disse Nivene, notando che il suo Phanpy indicava con forza con la piccola proboscide le Pokéball nella borsa.
Tadashi si chinò a prenderle, notando un importante dettaglio: erano soltanto due.
I ragazzi se ne accorsero e si lanciarono occhiate intense e preoccupate.
«Prendetele voi» affermò infine Kaede. «So che Tadashi mi difenderà, qualunque cosa accada. Ne avete più bisogno voi, è giusto così.»
«Ma, Kae, non possiamo…» cominciò Aruya. Avevano sempre fatto tutto assieme, fin da quando erano infanti, i due fratelli non potevano cominciare la loro avventura diversamente da Kaede!
Ma il biondo scosse piano la testa. Satoru strinse con affettuosa forza la spalla della sorella, dicendo: «Ha deciso così; sai che è cocciuto.»
Esitando, si avvicinarono a Tadashi, che ad ognuno porse una Pokéball.
Con trepidazione fecero uscire dalle sfere i loro primi Pokémon: da quella di Aruya saltò fuori un vispo Eevee dal pelo folto, mentre da quella di Tadashi si liberò uno slanciato Riolu.
Anche in un momento drammatico come quello, l’emozione era tale che i ragazzi risero, abbracciando i nuovi compagni. Sembravano fatti apposta per loro, e già si intuivano i legami indissolubili che li avrebbero uniti.
Kaede li guardava, in disparte. Era felice per loro, ma un velo di tristezza copriva i suoi occhi: da quel momento Aruya sarebbe stata più avanti di lui.
Sentì una mano posarsi sul suo capo e arruffargli i capelli. Voltandosi, vide suo fratello Tadashi sorridergli dall’alto.
«Sei stato molto maturo, sono fiero di te. Vedrai, troveremo un Pokémon anche per te.» 
I fratelli Takeo ancora accarezzavano i loro nuovi amici, che avevano appena cominciato a conoscere, quando tutti si accorsero che era ormai calata la notte.
«Sarebbe impossibile partire stasera» fece notare Ichirou.
«Accampiamoci qui, per stanotte. Partiremo domattina» propose Tadashi.
«Mi sembra giusto. Fortunatamente il professore ci ha anche lasciato le coperte…» commentò Nivene scrutando il contenuto della valigia. «Domani ognuno partirà per la sua strada: meglio dividersi adesso ciò che abbiamo. Ogni gruppo prenderà un Pokégear, così potremo mantenerci in contatto.»
La decisione fu subito accolta e Satoru, aiutato da un entusiasta Riolu, accese un piccolo fuoco per scaldarli nel sonno, mentre Tadashi divideva le provviste.
Kaede stringeva forte il suo quaderno da disegno, ultimo ricordo rimastogli di quello che la sua vita era stata fino a quel momento. Si sentiva emozionato per la partenza, eppure tanta amarezza riempiva il suo cuore. Si trovò a riflettere sul perché gli uomini fossero tanto crudeli e non si impegnassero per vivere in armonia, invece che per distruggersi a vicenda.
Il debole fuocherello acceso da Satoru tremolava davanti al suo sguardo, che in esso rivedeva le fiamme alte e devastanti che avevano avvolto Borgo Silvano.
Si passò una mano sul viso. Era stanchissimo. Con un ultimo sbadiglio, si stese sulla coperta che Nivene gli porse, e si addormentò senza neanche accorgersene, col cuore pieno di dubbi e aspettative. 

Da qualche parte, nel bosco buio, un piccolo Nekochi correva con tutte le forze che aveva, senza preoccuparsi della fatica, della fame, o della paura che quel grande mondo gli incuteva: correva incontro al ragazzo che era sempre stato al suo fianco e che sapeva di dover aiutare. Correva incontro a un amico. Non era lontano, lo percepiva. Presto, sarebbe stato da lui…
 

 

NOTE DELL’AUTORE
Ed ecco anche il quarto capitolo; spero vi sia piaciuto, sarei curioso di sapere cosa ne pensate. Temo che il mio Oak sia un po’ troppo OOC, ma ditemi voi. In generale, mi sto impegnando per sviluppare in capitoli la trama che ho già scritto, ma se avete consigli, opinioni o critiche da farmi sono ovviamente molto apprezzati.
Stavolta i ringraziamenti speciali sono un po’ più lunghi del solito, e vanno a ShadowMewtwo99 per aver recensito il primo e il secondo capitolo, ad anonymous_prongs per aver recensito il terzo, a Giandra per il primo, e ovviamente a Persej Combe per il secondo e per il terzo!
Grazie a tutti, mi siete molto d’aiuto!
  
   
 
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