Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Humble_Narcissist    26/08/2015    3 recensioni
Dal testo:
“ Reo non riusciva a spiegarsi perché, proprio in quel momento, dopo una vita intera trascorsa a nasconderli, i suoi pensieri gli fossero sfuggiti dalle labbra senza controllo. Forse, semplicemente, non ce la faceva più a tenerseli dentro ed aveva agito d'istinto, alla ricerca di qualcuno con cui condividerne il peso. “
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“ Se Seijuro intendeva davvero sviscerare qualcosa - che si trattasse di un problema di matematica, di uno schema tattico avversario o dell'intima verità di una persona, non faceva molta differenza - c'era da star sicuri che sarebbe arrivato, implacabile, fino all'osso, a dispetto di ogni ragionevole pudore e senza alcuno scrupolo. “
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“ Reo, inane al pari di una foglia frustata dal vento, rimase appeso al filo che lo collegava a Seijuro, lasciandosi studiare ed esplorare come molte altre volte era già accaduto; eppure, l'abitudine nulla toglieva al senso di oppressione, allo sgomento che sempre, inevitabilmente, lo teneva inchiodato lì, ai piedi dell'imperatore, succube della sua asfittica influenza. “
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rakuzan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Sottopelle

 

 

 

settimo strato:

 

 

 

 

 

Come la prima neve dell'inverno.

 

 

 

<< Reo, ehi, dammi retta maledizione! Cosa succede?! >>

Rumiko gli scuoteva il braccio senza un minimo di delicatezza. Evidentemente, essere ignorata la infastidiva parecchio.

<< Niente di straordinario, ho solo ricevuto un messaggio di cui avrei fatto volentieri a meno da una persona di cui avrei fatto altrettanto volentieri a meno, soprattutto in questo periodo. >>

<< Cioè? Chi sarebbe? >>

<< Chi sarebbe... >>

 

<< Reo, l'anno scolastico è appena iniziato e già i tuoi voti in matematica sono pessimi! Cosa pensi di fare per migliorarli?! >>

La voce di Gori era talmente alta da far fischiare le orecchie. Reo già sapeva cosa aspettarsi se avesse risposto in maniera insoddisfacente: totale sospensione della vita sociale e persino del basket fino a nuovo ordine.

<< Studiare un po' di più? >>

Pessima idea tentare di minimizzare.

<< É la stessa identica cosa che ci hai detto l'anno scorso e ti sei salvato solo per il rotto della cuffia! Ti piace farci preoccupare così tanto per il tuo rendimento scolastico? Non pensi un po' anche a noi che facciamo un sacco di sacrifici per pagarti la retta!? >>

Eccola lì, mamma Sakura, che come al solito si giocava la carta del senso di colpa.

<< Lo so, ma non posso farci nulla! La matematica proprio non la capisco! Ci provo e ci riprovo a farmela entrare in testa, ma è tutto inutile! Forse sono stupido e basta... >>

<< Bene, se le cose stanno davvero così... >> Gori sembrava estremamente serio. Il suo tono si era ridimensionato, ma questo significava soltanto che la riflessione aveva momentaneamente sostituito la rabbia, consentendo lo sviluppo delle premesse perfette per il peggiore degli scenari. << ...vuol dire che prenderai lezioni private. >>

<< Cosa?!! No, dai, papà, per favore! >>

<< Niente lamentele. Vuoi impegnarti per colmare le tue lacune o preferisci davvero ammettere di essere stupido? >>

<< Ma già così ho pochissimo tempo a disposizione! >>

<< Beh, vorrà dire che eliminerai il superfuo. >>

Toglietemi tutto, ma non il superfluo”, diceva qualcuno...*

<< E va bene! Farò ripetizioni e porterò a termine anche tutti i miei altri impegni. >>

<< Volevo proprio che mi dicessi questo. Nella vita bisogna essere determinati, sono certo che non ci deluderai. >>

 

Nella vita, è giusto, bisogna essere determinati, ma Reo frequentava la seconda media, aveva appena compiuto quattordici anni e, come la stragrande maggioranza dei ragazzi di quell'età, stava sperimentando una vasta gamma di cambiamenti fisici, emotivi e psicologici cui non riusciva ad adattarsi molto rapidamente. L'ansia di comprendere i dettami del mondo degli adulti, ma al contempo il puerile desiderio di dimenticarli, quando scomodi; la confusione sui progetti a lungo termine e la paura di non averne affatto; il divario fra l'intima percezione di se stessi, restia a superare la fase della fanciullezza, e la necessità di apparire sempre forti e sicuri per poter essere presi sul serio; i brividi sconosciuti nei momenti meno opportuni, la frenesia di voler svelare al più presto i loro segreti, percorrendo alla cieca, tra le lenzuola sottili, sentieri di pelle sempre più audaci, vertiginosi se lambiti con ostinazione nei loro punti nevralgici, indicibili agli occhi della vergogna, sensuali oltre ogni immaginazione.

E in questo marasma chiamato “pubertà”, Reo dovette finalmente dare un nome anche alle proprie idee confuse, al senso d'inquietudine che, di tanto in tanto, lo coglieva di sorpresa in mezzo agli altri, sussurrandogli che non era come loro; sebbene si trattasse di un disagio di vecchia data, la banale giustificazione che poteva benissimo avere molte origini diverse, non per forza preoccupanti, concesse a Reo di cullarsi nell'oblio del dubbio, fino a quando gli divenne praticamente impossibile continuare a farlo. Forse, da solo non ce l'avrebbe mai fatta ad abbandonare le ipocrisie, soprattutto a causa dell'educazione omofoba ricevuta dai genitori; gli ci volle un aiuto esterno, una spintarella.

La spintarella bussò a casa Mibuchi una fredda domenica di ottobre.

Pioveva a dirotto, Ryūji Saito era bagnato dalla testa ai piedi. I capelli castani e ricci gli si erano completamente incollati al viso, facendolo somigliare ad un barbocino appena uscito dalla centrifuga. Non aveva una bellezza canonica, ma era attraente, in un suo modo tutto particolare che fece arrossire Reo fin quasi al bianco degli occhi.

Ryūji Saito, diciassette anni e undici mesi, studente modello in cerca di un impiego per pagarsi il corso di preparazione che, auspicabilmente, gli avrebbe reso meno impossibile superare il test d'ammissione alla Tōdai*.

<< Buongiorno, signori Mibuchi, vogliano scusarmi se mi presento in questo stato pietoso, ma il bus mi ha lasciato a piedi e il vento ha neutralizzato in pochi secondi il mio ombrello. >>

<< Sta' tranquillo, povero caro! Se non ti asciughi subito prenderai un malanno! Reo, non rimanere lì impalato, va' subito a prendere degli asciugamani! >>

Reo sentì solo in parte, anzi per niente, le parole di sua madre. Era troppo concentrato a fissare le labbra di Ryūji, rese lucide dalla pioggia sferzante che non smetteva di cadere.

 

 

<< Davvero alle medie avevi difficoltà con la matematica? Pazzesco... >>

<< Rumi-chan, non credo sia questo il fulcro del discorso! E comunque adesso me la cavo abbastanza bene. >>

<< Ah sì? E che voti hai? >>

<< Non sono affari tuoi! >>

 

 

Ryūji aveva uno strano modo di spiegare le cose. Lavorava per immagini, talvolta evocando veri e propri scenari, con lo scopo di rendere più facile la memorizzazione e la comprensione dei concetti. E funzionava, anche se Reo era spesso costretto a prendersi a pizzicotti le braccia per tornare alla realtà. Quando le rappresentazioni si facevano troppo vivide, infatti, poteva capitare che, ad esempio, il punto di flesso di una funzione ricordasse da vicino la curva pericolosa tra il dorso di Ryūji, incautamente proteso lungo la scrivania, ed il suo fondoschiena, spinto in alto dalle gambe rigide.

 

<< Dunque, Reo-chan, cosa otteniamo facendo ruotare un trapezio rettangolo attorno alla sua altezza? >>

<< Ehm... >>

Reo-chan... Ryūji aveva sempre quel modo così informale di rivolgersi a lui. D'accordo che lo sopravanzava di quasi quattro anni, ma utilizzare gli onorifici tanto liberamente non stava bene.

Il “chan” era proprio fuoriluogo, sì, fuoriluogo.

Allora perché gli veniva la pelle d'oca tutte le volte?

<< Dai, Reo-chan, se indovini, ti do' una caramella. >>

<< Saito-senpai, non sono mica un cane! Non servono questi mezzucci per motivarmi! >>

<< Haha, mi hai frainteso! >> La risata di Ryūji era luminosa, la sua voce tersa come un cielo d'estate. << ...Non volevo certo paragonarti ad un cane, anche se credo saresti adorabile a quattro zampe, con la coda e le orecchiette pelose. >>

<< M-ma che... che cosa...?! Comunque... >> Il viso di Reo era color aragosta. << ...la risposta è un tronco di cono. >>

<< Sì, esatto, Reo-chan. Ed eccoti il tuo premio, come promesso. >>

Ryūji prese un konpetto* da una scatolina di plastica che teneva nello zaino e lo pose direttamente fra i denti di Reo. Strano, ma cose del genere, più o meno imbarazzanti, succedevano di frequente. Il passo fra il trovarle inopportune ed il sentirne la mancanza, quando si facevano più rare, fu molto breve.

 

 

<< Quindi ti eri preso una bella sbandata per quel tipo... >>

<< Sì, ma considera che per me si trattava di sentimenti mai provati prima. In quel periodo, tremavo all'idea che le mie tendenze venissero alla luce. Non volevo rischiare di essere allontanato dagli amici e, soprattutto, da Ryūji. >>

 

 

Reo, in verità, non ci aveva mai voluto pensare troppo. Da bambino gli piaceva rubare i vestiti e le scarpe col tacco di sua madre, mascherarsi da principessa al Setsubun* piuttosto che da samurai, giocare con la nouvelle cuisine di Chiyo e incollare stelline colorate praticamente ovunque. Ma non era poi così insolito, anche altri maschietti della sua stessa età si divertivano ad imitare le femminucce e nessun genitore ne faceva un dramma. La situazione cominciò a divenire meno chiara quando, crescendo, certe inclinazioni non scomparvero, anzi, si intensificarono, accompagnandosi ad altre ben più particolari.

Forse era la quinta elementare... Kotaro aveva rubato a suo fratello maggiore una rivista osè e l'aveva portata a scuola. Durante l'intervallo, tutti i ragazzini si erano accalcati attorno al suo banco per riuscire a dare almeno una sbirciatina, ma non Reo. Lui aveva preferito starsene solo in un angolo a consumare il pranzo, senza dare nell'occhio. Da quel momento, la consapevolezza di provare attrazione per altro si insinuò a poco a poco, ma inesorabilmente, nel suo subconscio, senza tuttavia avere il coraggio di risalire in superficie, ove sarebbe stato molto facile - e spaventoso - metterla a fuoco. Chiaramente, scansare le questioni fastidiose non avrebbe potuto proteggerlo in eterno e, difatti, ci pensò l'adolescenza a sviscerarle tutte, incurante delle ripulse dettate dalla paura.

Il primo passo verso l'accettazione si mosse sul terreno scosceso della gelosia.

 

<< Senpai, mi sembri un po' giù di morale. >>

<< Beh... >> Ryūji aveva gli occhi gonfi, irritati, e lo sguardo smorto. << ...sarà che sto pensando un po' troppo. Oggi fanno due mesi da quando la persona con cui sono stato per oltre tre anni mi ha lasciato. Con un sms, per di più. Il suo trasferimento a Tokyo ha complicato tutto e credo ci sia stato anche lo zampino di qualcun altro, ma non posso esserne certo. Comunque, ormai, non ha alcuna importanza. >>

<< E ne senti ancora la mancanza nonostante, forse, ti abbia tradito?! >> Reo si morse la guancia per evitare di spingersi troppo oltre, ma era furioso. Qualcuno aveva osato ferire Ryūji, il suo Ryūji.

<< Non è così immediato passare sopra i sentimenti, Reo-chan. Se bastasse solo la rabbia a cancellarli, sarebbe tutto molto più semplice, ma anche meno significativo. >>

<< Perché bisogna sempre prendere le cose tanto seriamente!? Senpai, io non penso che il dolore renda la vita più più densa di significato, anzi, forse è proprio il contrario! Vederti così, fa... ecco... fa star male anche me, quindi la sofferenza non solo è brutta, ma si propaga! >>

<< Sei davvero un bell'idealista naïf, Reo-chan... >> Ryūji si chinò leggermente verso di lui, attorcigliando l'indice fra i suoi capelli d'ebano. << ...ma hai ancora qualche anno per renderti conto che la vita non può essere solo amore e zucchero filato. Nel frattempo, resta così, puro come la prima neve dell'inverno. >>

 

 

<< Paradossalmente, l'amaro sarebbe stato proprio lui a farmelo assaggiare. >>

<< In tutti i sensi, scommetto. >>

<< Rumiko!!! >>

<< Scusa, ma è colpa tua, mi hai servito la battuta su un piatto d'argento! Comunque, con tutti quei comportamenti ambigui, come caspita hai fatto a non capire?! >>

<< Te l'ho detto, la mia testa era in tilt! Mi sembrava assurdo già soltanto provare una chiara ed innegabile attrazione per un ragazzo, figuriamoci se avrei potuto anche lontanamente immaginare di essere ricambiato. In più, c'era lo spettro di quella persona tra di noi e credevo si trattasse di una donna, visto che anche lo sfondo sul cellulare di Ryūji era una bella ragazza mora.>>

<< Davvero? E come si spiega? >>

<< Quando finalmente mi è venuto il coraggio di chiedere, ho scoperto che si trattava di sua sorella gemella, Sayoko. Tra i due c'è un rapporto molto particolare, forse proprio perché sono gemelli, chissà. I genitori non se la sono mai passata molto bene economicamente, per cui hanno potuto puntare sull'istruzione di uno solo dei figli. Sayoko, essendo donna, ha lasciato che fosse Ryūji a prendere tutti i soldi disponibili per l'università, rafforzando ancora di più il loro legame. >>

<< Che diavolo vorrebbe dire?! Una donna non ha forse lo stesso diritto di... >>

<< Ehi, calma, ti fermo subito, sono d'accordo con te, ma il modo di ragionare di Sayoko è diverso dal nostro. O forse, semplicemente, non ha mai avuto molta voglia di studiare. Fatto sta che Ryūji si è caricato le aspettative di tutti impegnandosi al massimo e lavorando come un forsennato per mettere da parte qualcosina in più. >>

<< Encomiabile... E poi, cos'è successo? >>

<< E poi... >>

 

 

<< Reo-chan, lo sai che il colore dei tuoi occhi ha le stesse sfumature delle acque del lago Biwa*? Ci sprofonderei dentro, senza più tornare a galla... E queste ciglia lunghe all'infinito, ricordano le tife che ne baciano dolcemente la superficie, sospinte dal vento fresco del Nord-Est. >>

 

 

 

 

<< Reo-chan, lo sai che i tuoi capelli sono più lisci della seta? Se ci si passano le dita, sembra di sfiorare una nuvola. >>

 

 

 

 

<< Reo-chan, lo sai che la tua pelle è così diafana che riesco a guardarti dentro? Vedo solo cose belle e luminose, sai? >>

 

 

 

 

<< Reo-chan, lo sai che le tue labbra... >>

Il giorno delle labbra, fu l'orizzonte degli eventi.

<< ...oh, le tue labbra... con questa forma che allude alle ali spiegate di un gabbiano. Se solo potessi farle mie. >>

<< S-Saito-san, cosa..? >>

<< Ryū. >>

<< Ma... >>

<< Chiamami Ryū e basta, d'accordo? >>

<< Sì, Ryū... >>

Solo il semplice scivolare languido, sotto il palato, di quel diminutivo dal suono infantile, fece esplodere un putiferio nel cuore di Reo. E Ryūji era vicino, quasi al limite del baratro. Il suo respiro gli solleticava il mento, un intenso profumo di lillà a coronare la nuova immagine perfetta.

<< Reo-chan, mi sembra di impazzire. Trascorrere tutto questo tempo spalla a spalla, giorno dopo giorno, sta diventando una tortura. >>

<< Perché? Ho fatto qualcosa di male? >>

<< No, tutt'altro. Ormai dovresti aver capito cosa voglio dire e cosa provo. Ma se così non fosse, ti prego, facciamo finta che non abbia mai aperto il discorso. Preferirei la pubblica gogna piuttosto che essere disprezzato da te. >>

Reo deglutì a vuoto. Aveva la gola secca e le mani gelide.

<< Non potrei mai disprezzarti, Ryū... >> E, nel frattempo, gli si avvicinò un pochino di più.

<< Reo-chan, non è appropriato che io... >> Anche Ryūji deglutì, distogliendo lo sguardo. << ...sono più grande, ho una certa responsabilità e non dovrei... non dovrei approfittare di... >> Ancora una pausa, mentre la tensione saliva verso picchi insostenibili.

<< Che brutta parola, approfittare. I sceglierei piuttosto... condividere. >>

Una sorprendente intraprendenza, come un fulmine a ciel sereno.

<< Reo-chan! Allora, anche tu vuoi... vuoi davvero che io... >> Era troppo bello per essere vero, come tutto ciò che di pericoloso affascina e rapisce, indipendentemente dalla ragione. << ...e se ti turbassi? Se ti facessi un male irreparabile? Sei ancora poco più che un ragazzino. >>

<< Credo che per scoprire le conseguenze di determinate azioni, l'unica strada possibile sia prima compierle. >>

Non c'era incertezza nella sua voce, né nelle sue labbra che andarono a posarsi su quelle di Ryūji proprio con la stessa delicatezza di un gabbiano che, dopo la tempesta, trovi finalmente sollievo su un piedistallo di solida roccia marina.

 

 

<< Romantico... questo Ryūji ci sapeva proprio fare con le parole. >>

<< Beh, sì, più o meno. Le sue lusinghe sortivano il massimo effetto principalmente perché ero un moccioso alla prima cotta. Avrebbe potuto parlarmi anche del meteo, l'avrei trovato ugualmente seducente ed irresistibile. >>

<< Facile giungere a conclusioni, col senno di poi. Comunque, quel profumo di lillà? >>

<< Era il suo preferito. >>

<< Adesso si spiega perché anche tu... >>

<< Già. >>

 

 

L'orologio a goccia contro il muro ticchettava senza sosta, scandendo il tempo inutilmente. I vetri della finestra si erano annebbiati per la condensa e fuori nevicava piano: fragili fiocchi di ghiaccio ad attutire i suoni della strada, la chiave girata nella serratura d'ottone.

Reo era in ginocchio già da un po'; le gambe cominciavano a fargli male, ma non se ne curava. Sarebbe rimasto in quel modo, genuflesso e immobile, anche per una vita intera, nutrendosi soltanto di Ryūji che respirava forte, in piedi di fronte a lui, la mano ancora adagiata fra i suoi capelli, i sensi intorpiditi dall'onda di piacere che li aveva sconvolti tutti, solo un attimo prima.

 

<< Reo-chan... non sta... non sta bene fare certe cose con il... tuo tutor. >>

<< Non mi interessa. >>

<< Tu sei puro come la neve... ed io ho... >>

<< Semmai, noi abbiamo, e comunque, non mi interessa essere puro come la stupida neve. É fredda e soffoca la natura. Piuttosto, tutor... sporcami ancora di più. >>

La resistenza di Ryūji subì un duro colpo, tuttavia rimase integra.

<< Non immagini quanto anche io lo desideri. E succederà, in un'occasione speciale che custodirai per sempre nei tuoi ricordi. Ti guiderò attraverso questo passo con tutta la premura di cui sono capace, ma adesso credo sia troppo presto. Meglio aspettare, dev'essere assolutamente perfetto, non ti offrirei nulla di meno, perché ti amo, Reo-chan. >>

Reo si sentì vacillare. La felicità estrema che stava provando in quel momento avrebbe potuto quasi condurlo alla follia. Voleva lanciarsi fuori, correre come un forsennato per gridare a tutti quanto la fortuna fosse stata benevola con lui. Invece disse solo, con la voce rotta dalla commozione:

<< Ti amo anche io, Ryū-chan. >>

 

 

<< Wow... e, alla fine, Ryūji è riuscito a mantenere la promessa senza sembrare un perfetto idiota? >>

<< Ottima diagnosi, Rumi-chan. >>

 

 

<< Ryū, l'anno scolastico è finito per entrambi ed i miei voti sono migliorati. Adesso come faremo a vederci? Non abbiamo più scuse! Forse avrei dovuto farmi bocciare... >>

<< Non dirlo neanche per scherzo, testone! Tanto per cominciare, sarebbe stato inutile, perché i tuoi mi avrebbero licenziato in tronco e, poi, devi assolutamente pensare al tuo futuro, quello viene prima di tutto. Sei un ragazzo intelligente e pieno di prospettive, hai il dovere di valorizzare le tue doti. >>

<< Ferma, ferma! Sembri mia madre! Come posso pensare al futuro? Dai, ho appena finito la seconda media, non so neppure che liceo frequenterò! >>

<< Già, è vero. Hai appena finito la seconda media... >> Ryūji si rabbuiò all'istante. Sul suo viso comparve un'espressione rassegnata. << ...io, invece, ho già diciotto anni e mi sto preparando per affrontare la prova più difficile della mia vita. >>

<< Andiamo, non esagerare, Ryū. Se anche non dovessero ammetterti, ci sono altre università oltre alla Tōdai. >>

<< Esiste solo la Tōdai, invece! Non mi accontenterei mai di un posto più scadente, dopo tutto il sangue che ho versato sui libri! Ho sudato per conquistarmi ogni singolo risultato e adesso voglio riscuotere il premio che mi spetta! Ma cosa te ne parlo a fare, tanto tu non puoi capire! >>

<< Hai ragione, Ryū-chan. Probabilmente, non posso capire, però una cosa la so per certa... non riesco più a vivere senza di te. Farei di tutto per seguirti anche in capo al mondo. Voglio solo starti vicino, per me non chiedo altro. >>

Tutto quel discorso, per quanto pregno di sincera devozione, era sbagliato ed esagerato sotto molti punti di vista. Ma Reo, dopotutto, aveva solo quattordici anni ed aveva appena finito la seconda media. In quel momento, non gli si poteva chiedere maggiore giudizio.

Alla fine, Ryūji superò il test.

 

 

 

 

<< Ryū, prometti che mi scriverai e mi chiamerai tutti i giorni da Tokyo! >> I lacrimoni ed il naso arrossato conferivano a Reo un aspetto tremendamente indifeso, dolce più del miele. Per un attimo, Ryūji stette quasi sul punto di scagliare via le valigie e portare il suo giovanissimo fidanzato nella prima camera d'albergo disponibile. Per un attimo, appunto. Poi il buon senso, con la sua arida logica, si fece nuovamente avanti.

<< Lo prometto, Reo-chan. Sta' tranquillo, nulla potrà impedirmi di farti sentire la mia vicinanza nonostante i chilometri che ci separano. >>

 

E, invece, qualcosa c'era, a cominciare dalle lezioni pesantissime e dagli orari impossibili.

 

<< Ryū, questa settimana ci siamo sentiti solo per cinque minuti! >>

<< Lo so, scusami, è che sono completamente sommerso. >>

<< Tranquillo, fa niente, so quanto ti impegni. Però mi manchi tanto... è tristissimo non vederti gironzolare nella mia camera. >>

<< Sei un tesoro, Reo-chan, sopporti tutto e comprendi le mie difficoltà. Non so cosa farei senza di te. Questo weekend tornerò a Kyoto e... beh... avremo modo finalmente di portare la nostra relazione al livello successivo. Non vedo l'ora. >>

 

Ma quell'ora non arrivò.

 

<< Reo... >>

<< Ryū, perché mi chiami così presto? Sei già partito? Io sto finendo di prepararmi per... ehm... >> Ancora non riusciva a dirlo senza arrossire. << ...la nostra serata speciale. >>

<< Ecco, a questo proposito, sono sorti dei problemi. >>

<< Che genere... di problemi? >>

<< A breve avremo un importante test d'analisi ed il professore mi ha messo a capo di un gruppo di approfondimento. Abbiamo solo pochi giorni per impostare un progetto molto difficile e così... >>

<< E così, non torni neanche questo venerdì. Niente serata speciale. >>

<< Mi dispiace tantissimo, Reo-chan! Ma è solo rimandata, te lo prometto, anzi, lo giuro! >>

<< Non giurare, potresti pentirtene. >>

<< Che significa? Stai forse dubitando di me? >>

<< No, è solo che... >>

<< Reo, io ce la metto tutta! >>

<< Lo so. >>

<< Non è facile neanche per me! >>

<< Lo so. >>

<< Adesso devo andare... >>

<< Ok. >>

<< E dai, smettila di essere arrabbiato con un povero universitario sull'orlo di una crisi di nervi!>>

<< Tranquillo, non farti venire crisi, ti ho già perdonato. Spero che in quel gruppo di studio ci siano solo persone serie e consapevoli che sei fidanzatissimo. >>

<< Haha... Che tenero, adesso fai il geloso? Non preoccuparti, ti garantisco che nel mio cuore ci sei solo tu.>>

 

E forse, all'inizio, era anche vero. Almeno fino a quando non ricomparve sulla scena una vecchia conoscenza.

 

 

<< Kaede Matsumoto? >>

<< Già, l'ex di Ryūji. >>

 

 

<< Reo-chan, mi raccomando, non allarmarti inutilmente, ok? >>

<< Se prima non mi dici di che si tratta... >>

<< No, me lo devi promettere a prescindere. Non farti venire inutili paranoie, fidati di me. >>

<< Io mi fido sempre di te, lo sai. >>

<< Benissimo, tienilo a mente. Ti racconto questa cosa solo perché tra noi non devono esserci segreti, ma non è nulla di significativo. Qualche giorno fa ho incrociato Kaede all'università. >>

<< Cooosaa?!!! >>

<< Ehi, ricorda che hai promesso! >>

<< Sì, ma... >>

<< Reo! >>

<< Va' avanti. >>

<< Non sapevo che fosse riuscito anche lui ad entrare alla Tōdai, quindi trovarmelo di fronte in caffetteria è stato un mezzo shock. Speravo non mi riconoscesse, ma ovviamente era impossibile visto che... >>

<< Visto che siete andati a letto per tre anni. >>

Reo era davvero infuriato. Stritolava convulsamente la cornetta del telefono pubblico immaginando che fosse la gola di un certo terzo in comodo sbucato dal nulla senza invito.

<< Reo, lo sai che è acqua passata e sai anche quanto ci sono stato male. Non tornerei mai con uno come Kaede, però... >>

<< Però?! >>

<< Quando mi ha chiesto di parlare l'ho accontentato. Voleva scusarsi per il modo barbaro in cui aveva chiuso con me e tentare di ricominciare da capo come amici. >>

<< E tu cosa gli hai risposto? >>

<< Che mi sta bene. Ci conosciamo fin dall'infazia, prima di metterci assieme siamo stati amici per moltissimo tempo e ammetto che le chiacchierate tranquille con lui mi mancano. >>

<< E non ti basto più io? Non ti basta parlare con me, confidarti con me!? >>

La voce di Reo cominciava ad incrinarsi pericolosamente. Non voleva mettersi a frignare, ma aveva una bruttissima sensazione.

<< Reo, io adoro parlare con te, lo sai, ma con Kaede è diverso... Lui ha la mia stessa età, fa parte del mio stesso mondo e può comprendere cose che, purtroppo e per fortuna, tu non devi ancora affrontare. >>

<< Di nuovo questa storia?! A quanto pare, sono troppo piccolo per capire i tuoi profondi dilemmi, ma abbastanza grande per... >>

<< Fermati, prima di dire quello che penso e farmi incazzare di brutto. >>

<< Tch... >>

<< Reo, non piangere adesso. >>

<< Non sto pian... gen... >>

<< Io e Kaede vogliamo solo recuperare un sincero rapporto d'amicizia, non c'è altro fra noi, te lo assicuro. Non angosciarti inutilmente. >>

<< Va ben... e. Mih... fide... rò >>

<< Bravo il mio piccolo cristallo di neve. Ora devo andare a lezione, ci sentiamo più tardi? >>

<< Sì. >>

<< Ciao e studia anche tu, che poi ti interrogo! >>

<< Sì... ti amo, Ryū. >>

 

Ma la linea era già caduta e quel “ti amo”, l'ultimo, rimase perso nell'etere silenzioso.

Circa tre settimane più tardi, Reo ricevette un sms:

 

 

Ryū-chan<3: Reo, senti, ci ho pensato molto e credo sia meglio prenderci una pausa. Le cose qui diventano sempre più frenetiche e non ho il tempo, né le energie per una relazione a distanza. Tu mi piaci tanto, ma sapevamo entrambi che, prima o poi, sarebbe finita così.

 

Dopo aver letto il testo, gli venne quasi da ridere.

 

Me: Io ti piaccio tanto, eh? E pensare che pochi mesi fa giuravi di amarmi steso sul mio letto. Sei solo un codardo ipocrita. Ti costava tanto lasciarmi di persona? Senza dubbio, era più facile con un messaggino del cazzo, come fece Matsumoto con te. Cos'è? Te lo sei fatto dettare da lui?

 

Ryū-chan<3: Kaede non c'entra nulla. Ho deciso di chiudere così perché pensavo sarebbe stato meno doloroso per entrambi.

 

Me: Mi sa che pensare non fa per te, che che ne dicano i tuoi voti universitari. Goditi la tua squallida minestra riscaldata con Matsumoto e spero ti rimanga sullo stomaco, anzi strozzatici.

 

Ryū-chan<3: Immaginavo che avresti reagito male, dopotutto, sei solo un ragazzino. Stammi bene e cresci un po', Reo.

 

Me: Vaffanculo. Ringrazio solo di non aver perso la mia verginità con te, altrimenti sul serio sarebbe stato indimenticabile. Ti odio!

 

 

<< Accidenti, che stronzo! >>

<< Già, e non è ancora finita. Dopo la rottora, stetti malissimo. Cominciai a saltare gli allenamenti di basket ed anche la scuola, facendo preoccupare i miei genitori che non capivano cosa mi fosse preso, così all'improvviso. A metà anno scolastico, quando la mia situazione era più critica che mai, papà si sentì male. So che probabilmente gli sarebbe accaduto lo stesso, per tutta una serie di combinazioni cliniche e genetiche sfavorevoli, ma lo stress di sicuro contribuì a premere il grilletto. Mi sento dannatamente responsabile ed anche per questo l'idea di parlare in famiglia dei miei sentimenti non mi ha più sfiorato, neanche lontanamente. Preferisco fingere, impostare una facciata convincente e cercare di andare avanti lo stesso, piuttosto che anteporre il mio egoistico bisogno d'accettazione alla salute di papà ed alla serenità di mamma. >>

Rumiko sospirò e pose la mano sulla spalla di Reo, premendo leggermente con le dita come per infodergli forza.

Il fato, a volte, opera attraverso vie all'apparenza incomprensibili, ma ci sono momenti in cui tutto appare terribilmente chiaro. Il loro incontro, per esempio. Forse non c'era mai stata coincidenza più favorevole e confortante per due persone tanto diverse.

 

<< Reo, io e te formeremmo proprio una coppia perfetta, se solo fossimo innamorati l'uno dell'altra. >>

<< Lo penso anch'io, Rumi-chan. Facciamo un patto: se a trentotto anni saremo ancora soli ed incasinati, ci sposeremo e faremo pure un figlio. >>

<< Hahaha, povero innocente! Sai che confusione gli metteremmo in testa, tra te che gli insegneresti la gentilezza e le buone maniere, mentre io gli sport pericolosi! >>

<< Scommetto che verrebbe su bene lo stesso. Non gli imporremmo mai il nostro pensiero, sarebbe uno spirito libero. >>

<< Non esistono gli spiriti davvero liberi, purtroppo. É solo un'astrazione. Tutti noi siamo come automi programmati da società, famiglia, costumi, ideali astratti, natura... >>

<< Oh, che noia! Sei troppo razionale e fredda! Lasciami sognare! >>

<< E va bene, sogna pure. Tanto per rimanere in tema, perché proprio a trentotto anni? >>

<< Trentotto è il numero atomico dello stronzio*. >>

<< Hahahaha... che idiota! >>

<< Appunto! >>

 

Si era già fatta sera. L'aria diventava a poco a poco più fresca e la pelle cominciava ad accapponarsi sotto le carezze del vento di terra.

 

<< Reo, mi sa che è meglio se ci avviamo alla metro. Io scendo subito alla prima fermata, tu resta pure dentro.>>

<< Stai scherzando?! Ti riporto fin sotto casa e poi prendo un'altra corsa. Sono un gentleman. >>

<< Non mi rubano, sta' tranquillo! >>

<< Confermo che sarebbe un furto poco conveniente... >>

<< Ehi! >>

<< ...però meglio non correre il rischio. >>

<< Fa' come ti pare, posso sopportarti ancora qualche minuto. Comunque, Reo... >>

<< Sì? >>

<< So che è superfluo chiedere, ma che hai intenzione di fare per quel messaggio? Non vorrai mica...? >>

<< Certo che sì, Rumi-chan! Andrò all'appuntamento. >>

<< Mi stai prendendo per culo? >>

<< Nah, ho le pile scariche. >>

Rumiko lanciò a Reo uno sguardo allarmato. Non c'era bisogno che gli esprimesse a parole le proprie perplessità.

<< Non temere, sono solo curioso. Voglio scoprire cosa può mai avere da dirmi Ryūji dopo tutto questo tempo. >>

<< Di' un po', hai forse istinti autolesionisti? Ti vai a scegliere sempre la gente più bastarda sul mercato. >>

<< Chissà... >>

Reo socchiuse gli occhi ed infilò le mani in tasca. Forse aveva proprio bisogno di un bel diversivo...

 

 



 

 

 

NOTE:

 

Salve a tutti! Mi ripresento a distanza di pochissimo con questo aggiornamento-lampo perché sto per abbandonare l'Italia ( eh già, espatrio XD ) e quindi non so quando potrò aggiornare di nuovo. Spero quanto prima, anche perché odio lasciare troppo le cose in sospeso.

Ho notato che i miei capitoli superano tutti le 60-70 visualizzazioni e non posso che esserne veramente felice. Grazie per il supporto e l'interesse, vi assicuro che per uno “scrittore” (lasciatemi passare il termine, non sono così presuntuosa da ritenermi davvero tale) ricevere commenti ed ogni altro tipo di riconoscimento è estremamente importante. Dà coraggio e voglia di proseguire, nonostante gli impegni frenetici. Beh, insomma... cosa posso aggiungere ancora? Se la gratitudine potesse trasmettersi concretamente nell'etere, farei schizzare fuori dagli schermi dei vostri pc tonnellate di konpetti colorati ^.^

Ok, la smetto con le cazzate e vi lascio alle noticine ;)

 

 

  1. Toglietemi tutto, ma non il superfluo” = Oscar Wilde. La mia mania per le citazioni ha preso nuovamente il sopravvento.

  2. Tōdai = altro nome della prestigiosa università di Tokyo. In effetti, sarebbe una specie di diminutivo.

  3. Konpetto = semplici cristalli di zucchero colorati o mandorle glassate. Sono proprio ciò che sembrano, l'equivalente giapponese dei confetti da cui hanno tratto anche il nome quando i mercanti portoghesi li importarono per la prima volta nella terra del Sol Levante.

  4. Setsubun = letteralmente “cerimonia del lancio dei fagioli”, è una festività particolare che scandisce tutti i cambi di stagione, ma la manifestazione più importante è il Setsubun di primavera che si svolge ogni 3 Febbraio per celebrare il nuovo anno lunare. Durante questa ricorrenza si lanciano fagioli per strada dagli usci delle case, simboleggiando l'allontanamento degli spiriti e delle influenze negative. É consuetudione anche darsi agli eccessi e mascherarsi, per cui il Setsubun può essere considerato una sorta di carnevale giapponese.

  5. Lago Biwa = lago d'acqua dolce più antico e vasto del Giappone, situato a Nord-Est di Kyoto, nella prefettura di Shiga.

  6. Trentotto è il numero atomico dello stronzio” = so bene che la battuta funziona solo se si immagina una conversazione in italiano, ma non sono abbastanza avanti per trovare il coraggio di inserire giochi di parole basati sull'idioma giapponese. Avrei bisogno del supporto di Izuki...

 

 
   
 
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