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Autore: Adrienne    02/02/2009    11 recensioni
Adrienne e Alex sono migliori amici da una vita. Hanno un'amicizia profonda e sincera: si vogliono bene, si dicono tutto, passano la maggior parte del loro tempo insieme. Ma cosa succede se all'improvviso l'arrivo di una nuova ragazza sembra cambiare quel sentimento che li lega, e diventare più forte - almeno per uno dei due? E cosa succede se un semplice bacio diventa il fattore di un cambiamento sconvolgente nelle loro vite..? Il mio primo romanzo, vincitore di un concorso di scrittura (: Leggete e recensite, grazie!
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19

Capitolo 19.

Era
un giorno freddo, forse uno dei più freddi di quel periodo. L’ultimo giorno di caldo non aveva anticipato la primavera come dicevano le previsioni meteorologiche in televisione; anzi: L’inverno sembrava prolungarsi sempre di più. Magari la primavera sarebbe saltata, come invece dicevano altre previsioni: saremmo passati dall’inverno all’estate direttamente, senza mezze stagioni.
Meno male che avevo la mia sciarpa di lana, mi aveva salvato dall’assideramento un paio di volte. Per le mani, non era un problema: le avevo sempre terribilmente calde.
Quel giorno, però, non rientrava tra la mia lista dei preferiti. Era il 14 febbraio, giorno riconosciuto nella maggior parte dei paesi del mondo come San Valentino, la festa degli Innamorati.
Odiavo profondamente quella festa, con tutto il cuore. Perché dovevano commercializzare anche l'amore? E poi, perché solo quel giorno? Gli innamorati erano liberissimi di scambiarsi cioccolatini e regali ogni santo giorno. Certo, forse se io avessi avuto qualcuno con cui condividere questo giorno l'avrei pensata un po' diversamente; ma era difficile farmi cambiare idea su qualcosa. Ero terribilmente testarda, questo era risaputo.
Tra l'altro, quell'anno San Valentino cadeva di sabato. Rosa ci aveva ordinato di venire al locale una mezz'oretta prima, per poter addobbare il locale per la festività. Immaginavo già che il locale si sarebbe riempito di coppiette che festeggiavano, e la cosa mi diede subito il voltastomaco. In poche parole, volevo che quella giornata finisse il più presto possibile.
Verso le cinque e mezza, arrivai al locale. Quando entrai, un dolce calore mi avvolse e respirai di sollievo. Mentre mi levavo la sciarpa e il giubbotto, Rosa mi sorrise, passandomi davanti. Una cosa buona, in tutto quello, c'era ancora: era la mia seconda settimana di lavoro, il che significava un secondo stipendio. E, a sua volta, significava che avrei potuto finalmente acquistare una chitarra. Avevo riflettuto molto sulla mia decisione di licenziarmi non appena avessi ottenuto i soldi necessari, ma alla fine decisi di no.  Sperai solo che non intralciasse i miei impegni col corso pomeridiano di chitarra, quando mi sarei iscritta. Lavorare lì mi piaceva e c'era Eric. Il lavoro era anche una scusa per passare sei ore accanto a lui.
In fondo al mio cuore, il mio animo maledettamente romantico aveva preso il sopravvento. Era San Valentino, il giorno degli innamorati: magari Eric avrebbe finalmente deciso di fare il primo passo.
Tra l'altro era un sollievo stare per qualche ora lì. A scuola la situazione era diventata insostenibile, almeno per me. Temetti di impazzire quando lui si presentò con un mazzo infinito di rose rosse per la sua ragazza. Cercai di soffocare tutto all'instante, ma sapevo bene quel che avevo provato in quegli attimi. Gelosia, frustrazione, tristezza. In quel modo continuavo a mentire a me stessa, ma era più forte di me. Sperai di non continuare a peggiorare, ed arrivare a mentire anche agli altri. Era come se dentro di me ci fosse un’altra io, che però non la pensava come me e oscurava le mie vere sensazioni, emozioni, pensieri. Non riuscivo a reagire, semplicemente mi rassegnavo alla realtà, accettando le cose così come erano.
Deglutii. Ero rimasta impalata davanti la porta del locale, con la sciarpa e il giubbotto fra le mani e la borsa a tracolla che mi spezzava la spalla. Scossi la testa per risvegliarmi, e andai verso gli spogliatoi per posare le mie cose. Indossavo già la maglietta del locale, e sotto avevo una maglietta bianca a maniche lunghe. La maggior parte dei miei colleghi mi aveva imitato, indossando sotto la maglietta nera diverse maglie colorate.
Dopo di che uscii e salutai Rosa; poi Simona, una collega alla quale mi ero affezionata parecchio. Era bionda, con dei capelli lunghi e mossi, due grandi occhi color cioccolato e un paio d'occhiali neri con la montatura quadrata. Aveva diciott'anni, era simpatica e mi aveva aiutato quando mi assegnarono una ricerca sui miti greci. Era fermamente convinta che io ed Eric non eravamo fatti per stare assieme. Lei era l'unica a sapere che mi piaceva. Dopo averla salutata, mi guardai attorno, ispezionando il locale.
"No, lui non c'è." mi sussurrò Simona all'orecchio, con un ghigno antipatico.
Io sbuffai. "Chi ti dice che io stia guardando per vedere se c'è?"
Alzò le spalle e continuò a fare quel ghigno. "Stai dicendo tutto tu, mi pare."
Le feci una linguaccia e Simona si dileguò lontano, dicendo che una voce - immaginaria, suppongo - l'aveva chiamata. Mi voltai, e vidi Eric entrare. Aveva le guance rosse e il giubbotto tutto chiuso. Evidentemente fuori c'era ancora freddo. Non appena entrò sospirò di sollievo, come me. I riscaldamenti quasi al massimo facevano miracoli, sì.
Sì allontanò dalla porta e individuando il mio sguardo sorrise, raggiungendomi.
"Ciao, Adrienne." disse, rivolgendomi il suo sorriso e vendendo accanto a me.
"Ehi. Fa freddo, eh?" chiesi, sorridendo.
Lui fece un ghigno. "Tu dici?" Si tolse il giubbotto. "Per fortuna qui si sta bene. Vado a posare questo e vengo.", "Okay." risposi.
Sotto la maglietta nera portava una maglia a maniche lunghe celeste. Si allontanò, e nel frattempo Simona mi passò davanti facendomi una linguaccia. Passarono cinque minuti, ed Eric tornò da me.
"Hm, Adrienne. Ascolta." disse, avvicinandosi e assumendo un'espressione seria.
"Sì? Dimmi." dissi, incuriosita. Lui giocherellò nervosamente con le mani, guardandomi. Arrossì pochissimo.
"Ti ricordi
la sfida? Che, tra l'altro, ho gloriosamente vinto?" chiese.
Sentii le guance diventarmi incandescenti. Come avrei potuto dimenticarlo? "Sì, mi ricordo."
"Ti avevo chiesto una serata come quella." Fece una pausa. "Mi chiedevo se.."
"Ehi, voi due! Sempre a parlare! Al lavoro!" Rosa si mise in mezzo, quasi urlando. Ci mise tra le braccia dei festoni rosa e rossi, con dei grandi cuori pieni di brillantini; orinandoci di appenderli. Eric rise di gusto alla vista di quei cosi, come li definì. Prendemmo delle scale d'acciaio dal ripostiglio, per poter appendere le decorazioni al soffitto. Tutto lo staff del locale venne impegnato nell'abbellimento del locale per dei buoni tre quarti d'ora. Alla fine, era così sgargiante, brillantinato e romantico che perfino un ceco col cuore di ghiaccio l'avrebbe notato.
Ammirai il lavoro, allontanandomi un po' dai tavoli, col naso all'insù e appoggiandomi le mani sui fianchi.
"Non ti sembra un po'.. come dire?" sussurrò Eric, scivolando al mio fianco. Lo guardai con la coda dell'occhio. "..esagerato?" conclusi. "Beh, sì, forse un po'. Tutta quest’agitazione per S.Valentino.." osservò.
Annuii, e smisi di guardare. Poi lui si girò verso di me, e io feci lo stesso. "..senti, riguardo quel che stavo dicendo prima.."
Deglutii. Eric mi prese una mano, stringendola fra le sue. "D-dimmi.." La strinse più forte.
"Stasera vuoi uscire con me?" Spalancai la bocca e lo guardai. "Cosa?"
Lui rise e mi carezzò la mano con il pollice. "Hai capito bene."
Arrossii. "Sì , certo." risposi, forse con un po' troppo entusiasmo, e mi rimproverai per questo.
Mi lasciò la mano e mi sorrise a trentadue denti. "Magnifico."
"Dove andiamo?" chiesi, sorridendo anch'io, sentendomi ancora terribilmente rossa.
Lui rise. "Non lo so. Facciamo un giro, e vediamo. Come minimo tornerai a casa verso le tre."
"Non importa."
Ci guardammo e ci sorridemmo entrambi. Il pensiero che poi avrei passato alcune ore da sola con Eric - il giorno di S.Valentino - mi rendeva felice: forse era la volta buona. Parlammo ancora un po', poi fummo costretti a dividerci perché i primi clienti entrarono. Verso le otto i posti a sedere erano quasi esauriti. Il locale era pieno, c'era confusione, e per tutta la sala era sparso un allegro chiacchiericcio. Quando incrociavo Eric, mi toccava i capelli o mi sfiorava il braccio, ridendo. Sembrava davvero che si divertisse a vedermi in imbarazzo per qualcosa che lui mi faceva. Naturalmente la maggior parte dei clienti erano delle coppiette: ma ero troppo occupata nel mio lavoro per dare di stomaco. I cuochi sfornavano pizze a forma di cuore, solo per quel giorno. La trovai una cosa carina, ma Eric scoppiò a ridere come un matto.
"Sì, dai, magari ce ne facciamo fare una e poi ce la mangiamo in macchina." scherzò.
Comunque non ebbi neanche un attimo di respiro, fui occupata per tutta la serata. Verso le undici mi fermai un attimo. Mi avvicinai al bancone, notai Eric e Rosa che parlavano. Rosa si voltò a guardarmi, quando m'avvicinai.
"Sei stanca, Adrienne? Hai un'aria distrutta." chiese.
Alzai le spalle. "No, non.." e buttai un'occhiata alla sala.
Spalancai la bocca, alquanto sconvolta, guardando verso la porta dove i clienti uscivano ed entravano. Una coppia in particolare attirò la mia attenzione. Lui, vestito con un jeans e una maglietta scura, i capelli sugli occhi, una mano sprofondata nella tasca; e l'altra a tenere quella della ragazza che gli stava accanto. Lei, biondissima, con un vestito grigio che le arrivava alle ginocchia, nonostante il freddo pungente. I capelli raccolti elegantemente in una specie di chignon, il sorriso sicuro. Non loro, non , non adesso.
Mi pietrificai all'instante, con un'espressione di puro orrore sul volto.
"Adrienne..?" chiese Rosa, appoggiandomi una mano sulla spalla. Sembrava preoccupata. E anch'io lo ero, molto. Era come se il mio peggior nemico avesse invaso il mio territorio che finora era stata una terra proibita; e che dovessi arrendermi e guardare la mia distruzione, impassibile. Deglutii e mi voltai verso Rosa. "Non.. non mi sento tanto bene.." mormorai.
Poi guardai Eric. Nel frattempo aveva cambiato posizione. Era appoggiato al muro, con le braccia saldamente strette al petto, e guardava verso loro con uno sguardo truce, come se li scrutasse. Era immobile. Pensai con terrore che avesse intuito qualcosa solamente dal mio comportamento; del resto non era la prima volta che lo faceva. Cominciavo a sudare, adesso i riscaldamenti accesi mi davano terribilmente fastidio; mi sembrava che il tessuto della maglietta s'appiccicasse continuamente alla pelle.
"Sei piuttosto pallida, infatti." osservò Rosa, guardandomi intensamente. Poi si voltò verso Eric.
"Vai
a servire, Eric. Per adesso Adrienne non può." gli ordinò. Ero tesa come una corda di violino, e rimasi in silenzio, aspettando una sua risposta.
"Rosa, non posso. Aspetto le pizze di altri quattro tavoli." ribatté Eric, levandosi dal muro e guardandola. Mi sembrava che evitasse accuratamente il mio sguardo. Poi Rosa tornò a guardarmi. "Adrienne, puoi farlo tu? Un tavolo solo, e poi ti mando subito a casa.." Eric mi guardò, io fissai Rosa. Non volevo, non ero in grado di sopportarlo.
"D'accordo.." dissi invece, sentendomi debole e distrutta. Rosa mi sorrise. Mi armai di block-notes e penna per le ordinazioni e sfrecciando davanti a Eric, mi buttai nuovamente nella mischia. C'erano due coppie da servire. Mi buttai a capofitto in quella che non conoscevo: ma Marie, una mia collega di origini Francesi, mi disse che doveva prendere lei le ordinazioni. 
Mi rassegnai al mio destino.
Camminando lentamente, mi diressi verso il tavolo dove lui e la sua ragazza si erano seduti. Mi avvicinai, e aprii il block-notes davanti al viso, con la penna in mano. Fissai i quadratini grigi del foglietto, costringendomi a non guardarli in faccia.
"Buonasera," dissi, con il tono più tranquillo che potessi simulare, "..avete già deciso che cosa ordinare?"
Con la coda dell'occhio notai Melissa che spulciava il menù, il quale era stato già precedentemente consegnato al loro tavolo.
"Sì." rispose quella familiare - e fantastica - voce bassa, che naturalmente apparteneva a lui. Non potevo vederlo a causa - o grazie? - del block-notes che tenevo di proposito davanti al viso. Dopo essersi brevemente consultato con Melissa, mi disse ciò che volevano mangiare. Io scrissi tutto, forse calcando un po' troppo la penna sul foglietto. Dopo di che, tenendo lo guardo un po' troppo basso, posai il block-notes e la penna nella tasca dei jeans. Rialzai lo sguardo sulla tavola per riprendermi i menù - ma solo in quel momento notai che lui li aveva presi e me li stava porgendo, sorridendomi cordialmente. Il suo sorriso, così pieno di calore, solare, rassicurante, mi fece battere forte il cuore. Arrossii furiosamente, e bofonchiai un grazie. Presi i menù con una mano e per un attimo il mio sguardo incrociò il suo. Sorrise ancora, e io diventai color pomodoro. Ritornai verso il bancone, dando loro le spalle e stringendomi i menù al petto. Emanavo calore dal viso e mi sentivo le gambe tremare. Rosa era sparita, stessa cosa per Eric. Dopo aver dato le ordinazioni ai cuochi, ritornai al bancone. Mi sedetti su uno sgabello, appoggiando il gomito sul tavolo e una mano sulla fronte; le tempie sembravano pulsarmi. Possibile che mi facesse quest'effetto a dir poco devastante? Mi sentii un'idiota, con una grande voglia di prendermi a pugni. Dovevo stare tranquilla, solo questo. Mi imposi un respiro regolare, socchiudendo un po' gli occhi, ma la confusione di quel sabato sera mi faceva intorpidire ancora di più. Avevo bisogno di uscire e di prendere un po' d' aria fresca.
Riaprii di nuovo gli occhi, la gente si materializzò davanti a me. Nonostante sapessi che mi facesse male, e che non avrei dovuto farlo, il mio sguardo vagò velocemente sulla sala, per poi fermarsi a quel tavolo lì. Li osservavo, ma soprattutto guardavo lui. Si aggiustava freneticamente i capelli con una mano, provocandomi dei brividi sulla schiena; e tamburellava le dita sul tavolo. Melissa parlava, ma lui sembrava non ascoltarla. Si guardava attorno, incuriosito, studiando il locale e guardando la gente. Melissa ad un certo punto sembrò richiamarlo alla sua attenzione, e lui si voltò di scatto, inumidendosi le labbra con la lingua. Lei sembrò arrabbiarsi, perché cominciò a parlargli addosso, con le sopracciglia alzate e la fronte un po' corrugata. Lui ascoltò, poi ribatté qualcosa, sbuffando. C'erano problemi in paradiso? Una parte di me sembrò gioire di fronte a quella scena, ma poi si sentì immediatamente in colpa. Sarei stata contenta se si fossero lasciati?

Molto probabilmente sì. Mentre riflettevo e cercavo di spostare la mia attenzione altrove, Eric arrivò alle mie spalle.
"Adrienne?" chiese, avvicinandosi. Mise entrambe le mani sulle mie spalle, e mi sussurrò in un orecchio. "Stai bene?"
Cercai di annuire, di fare qualcosa, ma i miei sensi erano come bloccati e intorpiditi. No, non stavo per niente bene, mi sentivo morire. Melissa si allungò sul tavolo e prese il suo viso fra le mani, e lo baciò leggermente sulle labbra. Lui non si mosse, e rimase pietrificato con gli occhi spalancati.  Melissa lo baciò ancora, di più.
Lui chiuse gli occhi e si lasciò baciare, non muovendo un solo muscolo e sospirando. Cominciai a sentirmi male, quella scena era troppo per me. Forse stavo svenendo, forse avevo perso conoscenza, perché mi ritrovai le braccia di Eric attorno alla vita, che mi abbracciava da dietro, come per sorreggermi.
"Eric.." sussurrai, appoggiando la testa sul suo petto. Lo vidi deglutire e guardarmi.
Era serissimo.
"Vieni
, usciamo da qui." disse.












ed ecco postato anche questo capitolo.. le cose cominciano a farsi interessanti.
passiamo ai ringraziamenti.. devo proprio ringraziarvi per il 45 preferiti - vi adoro - e per tutte le recensioni che ora passo a commentare.
giulietta_cullen
: hmm! forse potresti anche avere ragione, chi lo sa? sicuramente, adrienne è molto confusa e non sa bene quel che vuole. il capitolo appena postato lo dimostra. ma alex? continua a seguirmi :P grazie per il commento, davvero!
Nanako: spero che i compiti non ti riempiano troppo, questa settimana! purtroppo penso che se arrivi in farmacia e chiedi: “un eric, per favore”.. non funziona xD mi fa piacere che ti piaccia eric.. di solito è alex il più quotato! XD ahah. spero che al tuo ritorno mi lascerai un commentane! grazie!
Gingerly: salve, una nuova commentatrice! davvero la stai facendo leggere a tutte le tue amiche? o.o mi sento onorata! per il resto, chissà se adrienne ed alex potranno stare assieme.. continua a seguirmi e grazie per i complimenti *_*
Cry90: anche tu nuova lettrice e commentatrice! mi fa sempre piacere e – si sa – adoro i commenti lunghi. mi fa anche piacere che la mia storia ti sia piaciuta così tanto (: io adesso non posso dirti se i tuoi desideri verranno avverati.. ma posso dirti di continuare a leggermi perché solo così lo saprai xD ma comunque penso tu abbia ragione. è sempre doloroso quando ci si allontana da qualcuno che si vuole bene, no? ti ringrazio infinitamente per tutto! *_*
Troue_xxx: nuova lettrice! grazie mille per il commento ed i complimenti.. è vero che la speranza è l’ultima a morire.. ma chi visse di speranza morì disperato! lol! a presto :P
Oasis: chi lo sa o.o a presto, continua a seguirmi (:
S chan: non so se mai leggerai qui, hai commentato fino al quarto capitolo.. che dire, mi dispiace che il mio romanzo ti abbia fatto sentire così. non so, forse dovrebbe essere una sensazione positiva perché almeno adesso so che riesco ad emozionare la gente, ma far sentire “male” delle persone per quello che scrivo non è esattamente una sensazione.. come dire? piacevole. mi sento vagamente in colpa. non negherò, però, che il tuo commento mi ha colpito.. mi piacerebbe che provassi a leggere tutta la storia, ma naturalmente non chiederei mai tanto. solo, grazie per averci almeno provato e per i complimenti. non so se mi merito così tanto.
al prossimo capitolo, gente.. siamo quasi alla fine. mancano cinque capitoli e l’epilogo.
a presto!



   
 
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