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Autore: _black_rose_    26/08/2015    4 recensioni
Magnus e Alec. Alec e Magnus.
-dal testo-
[...]Infine ritornò a guardare Magnus.
Era in piedi nella penombra, tuttavia Alec non aveva problemi a vederlo.
E lo Stregone lo stava guardando a sua volta, meravigliato. I loro sguardi si incatenarono. I suoi occhi erano ancora più luminosi e belli di come li ricordava. Ne distingueva ogni pagliuzza oro e verde attorno alle pupille da gatto dilatate.
La pelle del viso poi era priva di imperfezioni o di segni del tempo, di quel colore ambrato che amava tanto.
Rimase fermo, il vento che gli scompigliava i capelli ma che non gli procurava nemmeno un brivido di freddo. Non sapeva quanto tempo fosse rimasto così. Potevano essere passati secondi, minuti, decine di minuti.
Poi mosse qualche passo verso Magnus. Quando lo raggiunse, gli gettò le braccia al collo, e scoppiò a piangere.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Tre giorni. Tre dannati giorni erano passati da quando Alec si era rinchiuso in camera di Magnus, con solo qualche bottiglia di sangue. 
Lo Stregone per la prima giornata aveva continuato a bussare alla porta della stanza, a implorare e intimare all'altro di uscire di lì, ma poi, appurato che tutti i suoi sforzi erano vani, aveva deciso di lasciare al ragazzo i suoi spazi. 
Ora però non era frustrato, né arrabbiato. Aveva solamente paura, e non sapeva più cosa fare. La sua magia non poteva aiutarlo, visto che Alec aveva, in qualche modo, chiuso la porta dall'interno con una runa di blocco, ed era preso dallo sconforto, oltre che dal timore.
Dalla stanza al momento non proveniva nessun rumore, ma in quei tre giorni i silenzi di Alec si erano alternati a suoi momenti di ira, in cui o urlava o prendeva a pugni le pareti. Magnus aveva cominciato ad abituarsi anche a dormire sul divano con Presidente Miao acciambellato sul suo ventre, e ad essere svegliato nel cuore della notte dalla confusione provocata da Alec, il ché, sommato al fatto che non riuscisse a prendere sonno prima dell'una, gli stava procurando delle occhiaie scure profonde, oltre a fargli accumulare stanchezza non necessaria sulle spalle.

Ogni volta che chiudeva gli occhi, rivedeva dietro alle palpebre Alec, uscito da una decina di minuti dalla tomba, che gli si gettava tra le braccia e scoppiava a piangere. 
Magnus ricordava che allora gli aveva avvolto un braccio intorno al torso e aveva preso ad accarezzargli i capelli con calma e lentezza, mentre l'altro continuava a sussurrare: "Perché, perché?" come se fosse un mantra. E lui lo aveva stretto ancor di più a sé e gli aveva parlato con parole dolci, e semplici. "Shh, è tutto okay." Le aveva pronunciate così piano che aveva a stento sentito la sua voce, ma sapeva che Alexander le aveva udite chiaramente. Ora poteva.

In seguito erano tornati a casa dello Stregone, dove quest ultimo  aveva fatto comparire sul tavolo dell'angolo cottura alcune scorte di sangue imbottigliato, molto simili a quelle del Diurno. Alec le aveva viste e aveva subito domandato da dove provenissero. Così Magnus si era grattato il capo e aveva risposto con imbarazzo appena accennato: "Dal frigo di Sheldon." 
L'altro lo aveva guardato di sottecchi. "Dovrebbe chiamarsi Simon. Sì, Simon Lewis." 
Magnus non aveva ribattuto, e Alec si era diretto verso la tavola per poi prendere lentamente due bottiglie, sussurrare uno "Scusami" al Figlio di Lilith, e infilare la camera da letto, chiudendosi la porta alle spalle.


Alec aveva estratto istintivamente lo stilo dalla cintura e, puntato uno stivale sulla parte bassa della porta per tenerla chiusa nell'eventualità che Magnus avesse tentato di aprirla, aveva tracciato in fretta una runa di blocco sulla superficie di legno. 
Aveva bisogno di stare solo, nonostante si fosse sentito terribilmente in colpa per come aveva ignorato completamente lo Stregone. Aveva rimuginato per tre giorni, a partire da quando si era gettato tra le braccia di Magnus, riguardo a quel che era diventato. Lui era Alec Lightwood, uno Shadowhunter, cacciatore di demoni, un Nephilim che poteva camminare alla luce del Sole, non un vampiro che non poteva mettere piede nell'Istituto e che doveva nutrirsi di sangue in bottiglia. Amava ciò che era, cacciare demoni era una delle cose per cui era nato e per cui viveva.
Per di più suo padre lo avrebbe detestato ancor di più. Non solo per la sua sessualità, che a stento aveva accettato, e per il fatto che stesse insieme ad un Nascosto, ma anche per esserlo diventato a sua volta. Robert non avrebbe approvato un figlio gay e oltretutto vampiro. Perciò il ragazzo non aveva potuto che ritenere ciò che gli era accaduto una disgrazia, e di conseguenza trascorrere quei tre giorni isolato e confuso.
E a sovrapporsi ai suoi pensieri rumorosi in quei giorni c'erano state anche le parole di Magnus, quelle rivolte direttamente a lui attraverso la porta della stanza, e quelle che aveva sentito venir pronunciate nella cornetta del telefono a Isabelle e a sua madre Maryse, alquanto preoccupate.

Alec se ne stava sdraiato sul letto a pancia in su, e i suoi pensieri quel giorno furono interrotti dall'ennesimo bussare alla porta. Questa volta però venne colpita con insicurezza e poca forza. Si mise seduto e passò una mano tra i capelli corvini e spettinati.


"Alec ti prego." 
Un'implorazione, ecco cos'era quella di Magnus. Dopo aver bussato, appoggiò la schiena al muro e si lasciò scivolare a terra con un singhiozzo. Lo Stregone non aveva proprio più idea di cosa inventarsi per fare uscire Alec di lì. Non sapeva se il suo Fiorellino stesse bene, se si nutrisse, se, oltre la porta, avesse tentato di fare qualche sciocchezza. Così si prese la testa tra le mani in un gesto d'esasperazione, tirando su col naso e cercando di trattenere le ennesime lacrime. 
Poi alla sua sinistra sentì un cigolio flebile e uno spostamento d'aria. 
Alzò in fretta la testa, si ripulì il viso con il dorso della mano e vide Alec uscire dalla stanza e sedersi a destra di fianco a lui, con lo sguardo basso. 
Magnus non seppe resistere e gli si gettò addosso, stringendo il suo corpo scolpito tra le braccia, incurante di stargli facendo male o meno.
"Oh Alec..." La sua voce giunse ovattata alle sue stesse orecchie, visto che aveva il viso affondato nell'incavo del collo diafano del moro, gesto che era tipico di Alec, ma che ora capiva perché gli piacesse tanto. Lì si sentiva al sicuro e a casa, sprofondato nel petto e nella maglietta nera slavata del ragazzo che amava.

"Io... Mi dispiace, Magnus." Furono quelle le prime parole che gli rivolse dopo tre giorni, con lo sguardo fisso sulla parete bianca di fronte a sé.
"Ho avuto paura, Alexander. E a te non è importato." Magnus non voleva far uscire la sua voce in modo tanto freddo e ostile, e si sentì leggermente in colpa per aver subito aggredito verbalmente l'altro, che lo guardò stupito. "Come puoi dire una cosa simile? Mi importa sempre di te."
"Ah sì? Allora perché non sei uscito prima?" 
"Perché mi sono sentito uno schifo per tutto il tempo per come ti ho trattato, per ciò che è successo e per ciò che succederà. Sai che sono uno che rimugina anche troppo." Poi in un sussurro aggiunse: "Io non ti merito." 
Fu allora che Magnus gli afferrò la maglietta da davanti e cominciò a scrollarlo. "Forse" lo guardò in cagnesco "ti è entrata della terra di tomba nel cervello. Sembri impazzito, anche se ammetto che questo è molto un discorso da Alexander Gideon Lightwood." 
Sul volto del neo vampiro apparve l'ombra di un sorrisetto, il ché fu una vittoria per il Figlio di Lilith.
"Ti va di parlare seriamente?"
"Di cosa esattamente?" Finalmente lo sguardo di Alec sostenne quello dello Stregone, senza che abbassasse gli occhi. 
Magnus scrollò le spalle e passò un braccio attorno alla vita dell'altro. "Di quel che è successo, di come ti senti, di cosa hai paura." 
"Cosa ti fa pensare che io abbia paura di qualcosa?" Il suo sguardo si posò sulla spalla dello Stregone, coperta per metà dalla spallina cascante di cotone di una t-shirt blu elettrico.
"Oh Alexander, ti conosco. Il tuo viso è un libro aperto per me." 
Il Lightwood prese a giocherellare con una ciocca dei capelli di Magnus che gli ricadeva sulla clavicola ambrata, e a quel punto questo avvicinò il suo viso a quello dell'altro, annullando poi la distanza tra le loro bocche. In un primo momento la reazione di Alec fu di irrigidirsi, poi si lasciò andare al bacio, fino a che i suoi canini non diventarono improvvisamente più affiliati. Per poco non tagliò il labbro inferiore di Magnus. Si tirò indietro di scatto e si coprì la bocca con le mani, diventando rosso di vergogna. "Scusami, scusami." Abbassò lo sguardo, ma Magnus fece per portare una mano ad accarezzargli la guancia. Alec si spostò ancora. 
"Ehi, shh. Non è successo nulla." Il ragazzo accompagnò la frase con un debole sorriso sbilenco.
"Come fai a dire che non è successo nulla?! Guarda! Vedi che non ti merito?" Lo Stregone constatò che anche il suo Fiorellino era frustrato, e non andava bene. Scosse la testa.
"Da quando non ti nutri?" La voce del Figlio di Lilith suonò  carica di apprensione, così come lo era la luce nei suoi occhi.
Alec lo guardò confuso, poi rispose: "Da ieri sera. Avevo finito il sangue, e così..."
Lo sguardo che ottenne da parte di Magnus fu di scetticismo e amarezza. "Quindi sei uscito dalla stanza perché avevi finito le scorte?" 
I due si guardarono negli occhi. "No."
Magnus si alzò in piedi e gli tese una mano. "Vieni, dai." 
Il moro l'afferrò e si fece portare in cucina. 
"Tieni." Lo Stregone gli porse una bottiglia presa dal frigorifero e si andò a sedere sulla penisola del bancone di granito Sale e Pepe.
Alec gli rispose con un mezzo sorriso sotto cui era celato un velo di mestizia e aprì il tappo. "Ti dà... fastidio?" 
Il maggiore spalancò gli occhi. "Vorrai scherzare? Devo ricordarti che sono stato con altri vampiri, prima di te?" 
"No, non devi, grazie." rispose il moro, e con una strana smorfia che indicava disagio e insicurezza portò la bottiglia alla bocca.

Quando la finì si ripulì le labbra con il dorso della mano e guardò Magnus, per poi parlare sommessamente.
"Beh, dovevamo parlare, o no?"

 


Angolo della Nondeltuttopazza

Prima di tutto popolo di Efp voglio annunciare la venuta al mondo di Presidente Miao. Sì, ho chiamato così uno dei tre gattini della mia gatta siamese. Aw. Tra un annetto potrebbe arrivarvi l'invito per la sua festa di compleanno, vi aspetto numerosi. 
Sono coooosì felice che non ci posso credere. Ho aggiornato in tempi brevi brevi *_* (per i miei standard, obv) 
MALECCCCC IS BACK! *balla il ballettino della vittoria* E entra in scena (indirettamente) Robert Lightwood, signori!
Tanti grazie grandi così (allargate le braccia in bambinese-style) a Federica, Trislot, kalisi81, (e a stella13 e Chesy in anticipo). 
Non so se in questa settimana riuscirò ad aggiornare nuovamente, e vi dico già che poi sarò in Grecia e in seguito in Irlanda, ma farò di tutto per non mollare ancora la storia come avevo fatto per mesi.
Bacioni a tutti!

  
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