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Autore: lovingemmaswan    26/08/2015    8 recensioni
Una storia Captain Swan basata sulla gravidanza di Emma, dal test di gravidanza positivo alla nascita del bambino.
Tradotta da una fanfiction inglese , è ambientata alla fine della seconda stagione.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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26 Settimane- Parte 2.

"Paga o mettiamo sul conto?"

Uncino tirò fuori il portafoglio, per poi aprirlo e scoprire con disappunto che era vuoto.

"...Sul conto?"

"Abbiamo bisogno di un numero di una carta di credito per aprire un conto, signore,"

Imprecò sottovoce, e si alzò, frustrato. Non poteva neanche prendersi una dannata sbronza senza di lei. Sì preparò per lasciare il locale, quando una voce lo interruppe.

"Hey, offro io un rum e coca per lui,"

Lui guardò da dove proveniva la voce, una donna seduta due sgabelli più in là. All'inizio fu sospettoso della sua generosità, poi sogghignò. "Veramente, tesoro, se per te è lo stesso,lo preferisco liscio,"

"Un uomo che sa quello che vuole. Mi piace," sorrise, e si girò verso il barista. "Dagli due shot di-" la donna si interruppe, per lasciargli scegliere un drink.

"Rum," replicò lui, prendendosi un momento per guardarla per la prima volta. Era mora e magra, i suoi vestiti erano alla moda ma comodi e la fasciavano perfettamente, ma furono i suoi occhi, verdi-blu, a catturare la sua attenzione.

"Qual è il tuo nome?"

"Killian Jones,"

"Jordan," si avvicinò a lui e gli strinse la mano, notando come la sua mano sinistra rimase completamente immobile mentre lui scuoteva imbarazzato la destra. "Allora, Killian... cosa ti porta qui alla fossa della solitudine?"

"E' così che la chiami?" sbuffò lui. "Sono qua solo per una bevuta, tesoro,"

"Sei solo, continui a bere shots - riconosco i segni," commentò lei, sorseggiando dal suo bicchiere. "Mi sai di uno a cui hanno appena spezzato il cuore. Anche se non so chi è che scaricherebbe te," continuò, scherzando, mentre lo squadrava da capo a piedi.

"E come sai 'di cosa so'?" annuì per ringraziare il barista quando gli passò un bicchiere di rum, e non esitò a bere ogni goccia del liquore appena lo posò davanti a lui.

"Lo so perchè anch'io sono venuta qua. E sono dovuta andare a casa, dato che avevo dimenticato il portafoglio," lo prese in giro, le labbra sorridenti.

"Beh, dato che io non ho più un casa, quella non è un'opzione, per me. Quindi grazie,"

"Allora avevo ragione sulla brutta rottura. Non vuoi neanche tornare per il portafoglio... ouch. Dev'essere stata davvero brutta,"

"Veramente non è stata lei ad andarsene,"

"Quindi sei colpevole," affermò lei,mentre il suo cuore perdeva un battito.

"Ascolta, tesoro, grazie dei drink e della terapia gratis, ma non sono dell'umore giusto per parlarne," Cristo, lei le ricordava Emma - presumeva di sapere cose su di lui, e erano sempre fastidiosamente giuste. In più, stava chiaramente flirtando con lui, e a dispetto del suo corrente stato di frustrazione depressa, voleva anche lui flirtare con lei.

"Mi sembra giusto, cambiamo argomento," disse, finendo il suo drink e agitando una mano in direzione del barista per ordinarne un altro. Inclinò leggermente la testa, come per studiarlo. "...come hai perso la tua mano?"

"Scusa?" l'irritazione era ovvia nel suo tono. Non poteva credere alla sfacciataggine di quella donna, ma allo stesso tempo ne era intrigato. Non poteva nascondere che la sua schiettezza e la sua bellezza, in qualche modo, lo attraevano.

"Il modo in cui mi hai stretto la mano, e poi hai un solo guanto, sulla sinistra," chiarì. "Mio padre perse la sua in Corea,"

L'espressione di Uncino perse il suo sdegno, e invece diventò curiosa. "E' una lunga storia. Solitamente non amo raccontarla," rispose, gentilmente.

Lei gli passò un altro shot di rum. "Bevici su,"

Lui fissò il rum, e poi di nuovo la donna. "Stai cercando i farmi ubriacare per poter aver un'occasione con me?" ridacchiò, prendendo il bicchierino.

"Non era nei tuoi piani ubriacarti da solo?"

"Non hai risposto alla mia domanda," sorrise lui, alzando un sopracciglio.

Lei scosse le spalle innocentemente, un piccolo, malizioso sorriso che compariva sul suo volto. "Vuoi bere della tequila con me?"

***

Le chiavi di Jordan caddero dalle sue mani sul tappeto mentre i due entravano nell'appartamento, inciampano uno nei piedi dell'altro.

"Mi sembrava che avessi detto che casa tua era vicina?"

"Cinque minuti in macchina sono troppi per te?"

Lui si lasciò scappare una risata roca mentre la baciava, lasciando che le sue labbra si spostassero dalla sua bocca all'orecchio.

"Sei pronta per me, tesoro? Perché non sono dell'umore per dei preliminari," mormorò Killian, mordendole il lobo mentre sbatteva la porta dietro di lui.

Jordan spinse il suo corpo contro quello dell'uomo, strofinando la coscia sensualmente contro i suoi pantaloni . Gli scoccò un'occhiata maliziosa, prendendo la sua mano e portandola al bottone dei suoi shorts. "Perchè non guardi tu stesso, cowboy?" Slacciò il bottone, poi tirò giù la cerniera.

"Ho sempre pensato di essere più un pirata, in realtà," scherzò, continuando a baciarla e facendo scivolare le dita nei suoi pantaloni, sotto la biancheria, lasciandosi sfuggire un gemito.

"Questo risponde alla tua domanda? ... La camera da letto è proprio qui," sussurrò lei tra un bacio e l'altro.

Killian tolse la mano dai suoi pantaloni e la spinse contro il muro, sogghignando. "A chi serve un letto quando posso prenderti proprio qua, cara?" replicò lui, catturando nuovamente le sue labbra. Passò la mano sulla schiena di Jordan, sotto il vestito corto. Poi scese più in basso, afferrando la sua coscia nuda. "...E' questo quello che vuoi?" le sussurrò all'orecchio.

"Sì, KIllian," gemettè, strofinandosi contro i suoi pantaloni insistentemente.

Lui ringhiò profondamente, muovendo i fianchi al suo tocco. Emma, Emma, Emma. Il nome continuava a balzargli in mente, come se il suo corpo associasse il piacere a lei. Aveva avuto una reazione simile quando era stato con qualcuna per la prime volta dopo la morte di Milah - ma Milah era diversa. Lui l'aveva amata. Aveva passato anni con lei. Quello che lui aveva con Emma non era diverso da quello che provava per qualsiasi altra donna con cui era stato prima di incontrarla - tranne per il fatto che non era mai andato a letto con una sola donna per 3 mesi di fila, escludendo Milah.

Sentendo la cerniera dei suoi pantaloni abbassarsi, il piacere lo pervase distogliendolo dai suoi pensieri, e ne fu estremamente grato.

"Di nuovo, qual è il tuo nome, tesoro?" chiese, cercando di concentrarsi su di lei e non sulla bionda che era sempre nei suoi pensieri da quando aveva lasciato Storybrooke.

"Jordan..."

"Jordan," ripeté, baciandola di nuovo.


 

Killian si svegliò di colpo, ansimando. La mano di Emma stava scuotendo la sua spalla. "Emma-"

"Stai bene? Stavi tremando,"

Il cuore di Killian rallentò, mano a mano che lui si rendeva conto che era tornato alla realtà. "Era solo un sogno, amore,"

"Dev'essere stato un diavolo di incubo..."

"Solo ricordi," replicò lui, guardando la sua mano appoggiata sul materasso, vicino a lui. Lentamente la afferrò, stringendola piano, poi se la portò alla labbra, baciandola.

"Tu stai bene?"

Le diede un altro bacio sul palmo della mano, poi, senza fretta, si avvicinò a lei e la baciò sulle labbra, con decisione. La fece sdraiare sulla schiena, e poi si mise sopra di lei prima che Emma potesse realizzare cosa stava succedendo. I suoi movimenti erano sempre meno esitanti mente le lasciava una scia di baci lungo la mascella, per poi passare al collo, sospirando il suo nome ancora e ancora contro la sua pelle, come se non l'avesse vista per anni.

"Killian, cosa stai facendo?"

Le baciò la clavicola, per poi passare al seno, dato che lei era ancora nuda dalla notte prima. "Ti amo così tanto,"

"Killian, basta," lo spinse via da lei, coprendosi con il lenzuolo. "Dobbiamo parlare,"

Si lasciò scappare un lungo sospiro seguito da un lamento, quando ruppe il contatto con lei. "Emma-"

"Chi è Jordan?"

Il nome sembrò attirare la sua attenzione, e immediatamente lui si ritrasse leggermente, come se fosse stato colpito. "Nessuno,"

"Basta, okay? Basta con queste stronzate, Killian. Sei stato strano tutta la settimana. Cosa c'è che non va?"

"Non c'è niente che non-"

"Stavi mormorando 'Jordan' nel sonno e poi praticamente mi sei saltato addosso... Cosa c'è? Tu... tu mi stai mentendo?" Emma non voleva che la domanda la facesse sembrare vulnerabile, ma nel secondo in cui la disse sentì formarsi un nodo in gola.

Uncino sembrò preso alla sprovvista. "No, tesoro. Mai,"

"E allora chi è?"

"Nessuno. Era un sogno. Non vale la pena parlarne,"

"Io penso che valga la pena parlarne. ti disturba da tutta la settimana. Solo... parlami, Killian.

"Jordan non significa niente per me, Emma. E' stata un errore. Prima che sapessi-prima pensavo che..." scosse la testa e mosse le spalle nervosamente, iniziando a sembrare un animale spaventato messo all'angolo. "Emma, quando ho lasciato Storybrooke dopo che mi hai detto che tu eri-il bambino-"

"Sei andato a letto con lei," completò lei la frase, dato che lui sembrava avere qualche problema a finirla. "E' quella che abbiamo visto lo scorso weekend,"

"Sì."

"Okay," annuì lei, prendendo un respiro profondo. "Non stavamo insieme. Ero incinta di tuo figlio, ma non avevamo una relazione." recitò quelle frasi a se stessa come un mantra, come per convincersene.

"Emma," sussurrò,capendo che lei era arrabbiata.

"No, s-sto bene," disse, insistendo. "Noi andavamo a letto insieme, Killian. Sarei stata la prima a dire che non era una cosa seria. Potevi andare con chiunque altro volessi. Non è come se fosse stato lo stesso giorno in cui mi hai lasciata," scherzò, per poi immobilizzarsi vedendo che lui la guardava colpevole. "Ok. Sei andato a letto con qualcuno lo stesso giorno che mi hai lasciata perché mi hai messa incinta. Posso capire," continuò nello stesso tono che aveva usato da quando lui glielo aveva detto. Si interruppe, lo sguardo vacuo, mordendosi il labbro mentre fissava le coperte.

"Emma,non ha significato niente, tesoro. Era solo sesso,"

Lei alzò un sopracciglio, non credendogli. "E allora perché mi hai mentito?"

"Non volevo ferirti,"

"Perché dovrei essere ferita da qualcuno con cui tu fai fatto sesso una volta se non non stavamo neanche insieme?"

"Non ho detto una volta-"

"Risparmiami i dettagli," lo interruppe, alzando il palmo verso di lui.

"Era solo la mattina dopo-"

"Sei rimasto con lei?" Ora, Emma era offesa.

"Rimanere a coccolarsi e crollare di stanchezza dopo aver fatto sesso sono due cose completamente diverse, tesoro. Quando ti svegli, nudo, a letto con una sconosciuta, o scappi o cogli l'occasione. Ci è capitato di scegliere la seconda opzione,"

Emma non era nuova alle relazioni di una notte, sapeva come andavano. Sapeva che lui le stava dicendo la verità, ma le faceva male pensare che lui era stato con qualcun'altra e non glielo aveva detto. "Questo ancora non giustifica perché tu sembrassi così colpevole.."

"Emma, te l'ho detto, non è niente,"

"No, lo è! Per una volta, questa settimana, vorresti per piacere dirmi cosa ti passa per la testa? Perché ti importa così tanto se non significava niente?"

"Perché io non avevo intenzione di tornare indietro, Emma! Ho superato il confine della città credendo che non lo avrei attraversato di nuovo," sbottò lui, pentendosi immediatamente di avere detto la verità, quando vide lo sguardo di Emma. "Vederla di nuovo... mi ha ricordato il vigliacco che ero. Tutto quello a cui ero disposto a rinunciare," sussurrò l'ultima frase, guardando tristemente la pancia di Emma. "Ogni volta che ho pensato a lei, ho pensato a perdere te."

"Davvero non volevi tornare? Mai, all'inizio?" Non sapeva perché le importasse così tanto. Il pensiero le era passato per la testa molte volte durante quelle tre settimane, ma sentirlo dire da lui la feriva più profondamente di quanto si fosse aspettata.

"Avevo paura, Emma."

"Quando sei tornato hai detto che avevi avuto bisogno di tempo per pensare. Quando le persone dicono così, generalmente non intendono il resto delle loro vite,"

"Ho detto tante cose, Emma, qualche volta io-"

"Cosa vorrebbe dire?" chiese, tagliente, alzando la voce. "Hai detto tanto cose per evitare di affrontarmi? Cose come che mi ami?"

Killian si lasciò scappare un lamento frustrato, passandosi le mani nervosamente tra i capelli mentre si alzava, dandole la schiena. Accese la lampada sul comodino, e iniziò a cercare i suoi vestiti sul pavimento. "Dannazione, Emma, sai che non è quello che volevo dire," ringhiò, tirandosi su i jeans.

"Forse non lo so," lo sfidò.

"Davvero? Ma dai, Emma," assunse un tono beffardo, girandosi a guardarla. L'animale messo all'angolo era ormai scomparso, e Capitan Uncino si stava rivelando. "Posso dirti che ho fatto del sesso fantastico con una bella donna, sono rimasto con lei tutta la notte e poi l'ho fatto di nuovo la mattina, ma tu sei arrabbiata perché avevo paura di crescere un bambino? E tra l'altro lo sapevi già? Io sono qua, sto sfidando quella paura. Perché sei veramente arrabbiata, Emma?"

"Fottiti, Uncino! Sono arrabbiata perché non ne abbiamo mai parlato. Tu avevi detto che ti serviva del tempo per assimilare l'idea, non che quando ti ho detto di essere incinta hai deciso che non volevi vedermi mai più. Non hai pensato che fosse importante per me sapere quando avremmo deciso cosa fare?"

"Sono tornato, no? Perché ti importa il resto?"

"Avresti potuto parlarne con me,"

"Beh, non mi sembra che tu abbia iniziato la conversazione, tesoro. Sai, Emma, per qualcuno con così tanti problemi di fiducia, non mi capisci così tanto,"

"Tu non ti fidi di me?"

"No, Emma. Io non mi fidavo di me stesso. Non credevo di potercela fare,"

"Ed è colpa mia? Quante volte ti ho detto che sono qui per te? Che non sei più Uncino?"

"E invece mi hai appena chiamato così,"

"Quante volte ti ho detto che sarai un buon padre? Non sono stata abbastanza comprensiva? Cazzate, Killian!" urlò, esasperata.

"Io non sono fatto per questo, non sono mai stato questa...questa persona di cui tu hai bisogno,"

"Sì, invece! Ti ho visto, Killian. Ma tu continui a tornare indietro, come se non avessi neanche notato che puoi cambiare,"

"Forse significa che non dovrei cambiare?"

Si mise la giacca , senza più parole, facendo passare a fatica il secondo braccio nella manica. Emma, d'istinto, si alzò per aiutarlo, ma lui la respinse, strappando la felpa e gettandola sul pavimento. "Ho bisogno di aria," borbottò, andando verso la porta della camera.

"Sono le due di notte,"

"Allora?"

"Dovrei aspettarmi che ritorni o 'hai bisogno di tempo per pensare?'" Emma sapeva che non avrebbe dovuto dire quelle parole nel secondo in cui le uscirono di bocca, ma non riuscì a pensare a niente per migliorare la situazione prima che lui lasciasse la stanza, arrabbiato. "Bel lavoro, Emma," mormorò a se stessa. Ormai ben sveglia, sapeva che non sarebbe più riuscita a dormire, a quel punto, così si mise una canotta e dei pantaloncini del pigiama. Qualche secondo dopo, sentì bussare gentilmente alla porta.

"Killian?"

"Mamma?"

Emma sospirò, realizzando quando dovessero essere stati rumorosi. "Henry, entra,"

"Dov'è andato Killian?"

"A fare una passeggiata,"

"Adesso?"

"Aveva bisogno di un po' d'aria. Vieni qua," diede una patta al materasso di fianco a lei, per invitarlo a sdraiarsi. "Scusa se ti abbiamo svegliato, ragazzino,"

"Tu e Killian vi state lasciando?"

"Io..."

"Non fatelo. Già vedo poco mio papà, se Killian se ne va... e il bambino?"

"Henry, Killian e io abbiamo solo litigato. Lo prometto."

"Per cosa?"

"Per... cose da adulti,"

"Intendi come il sesso?"

"Henry!" lo rimproverò, non sapendo come altro rispondere.

"Ho ragione?"

"Era per un sacco di cose,"

"Quando torna?"

"Non lo so, Henry. Probabilmente ha solo bisogno di un po' di tempo per calmarsi," doveva essersi incantata a fissare il pavimento per troppo tempo, perché suo figlio si avvicinò a lei, abbracciandola.

"Andrà tutto bene, mamma."

Emma gli sorrise. "...Prendiamo tutte queste coperte e andiamo a vedere un film, finché non ritorna?"

Un ampio sorriso assonnato comparve sul viso di suo figlio. "Possiamo mangiare del gelato?"

"Puoi scommetterci, ragazzino,"

   
 
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