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Autore: YuGiesse    26/08/2015    3 recensioni
"Era un ragazzo mai visto, aveva un'aria da menefreghista, sedeva su un'antica sedia di legno con le gambe incrociate sul tavolo, i suoi occhi profondi riuscivano a mettere in soggezione anche con un solo sguardo, quel tipo di ragazzi che lui odia."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Questa volta ci rimango secco me lo sento.


Correva in modo talmente agitato che non poteva neanche permettersi di pensare. Jonathan Brown, futuro, forse, rappresentate di uno dei college più importanti di Londra era terribilmente in ritardo il pomeriggio nel quale sarebbe stata segnata la sua carriera scolastica.
Il cielo cupo che poteva vedere ,mentre bruscamente saliva le scale, attraverso le finestre che davano al cortile del piano inferiore non faceva altro che peggiorare la sua situazione, nelle sue vene in quel momento al posto del sangue scorreva una miscela di ansia, agitazione ed anche paura.

Se sono già tutti lì ci farò una figura tremenda. 

In situazioni come queste salire le scale correndo non è una buona soluzione. Ne è la prova il fatto che due secondi dopo aver finito la prima rampa di scale vide rotolare sotto i suoi occhi il suo zaino.

"E DAI! Anche questo adesso no!"

Scese le scale rincorrendo lo zaino calandosi per terra per assicurarsi che il contenuto non ne fosse uscito fuori.

"Appena il signor forse rappresentante avrà tempo mi dovrà spiegare perché si porta lo zaino a scuola anche il pomeriggio"
Riconobbe subito quella voce, quel ragazzo era come un'ombra per lui, sembrava quasi essere ovunque andasse. Mentre raccoglieva lo zaino da terra cercò di non fissarlo troppo, si fermò al suo fianco e disse:
"Ci sono documenti importanti dentro, piuttosto, tu cosa ci fai a scuola anche il pomeriggio? Sbaglio o ti turbava stare qui?"
Il ragazzo si girò a fissarlo, Caesar aveva uno sguardo terribilmente magnetici. Come potevano degli occhi così anonimi attirare così tanto l'attenzione di qualcuno?

"Sono qui per te, per vedere il tuo trionfo, no?"

Gli sussurrò quelle parole all'orecchio con un tono tremendamente eccitante.
Il riccio ebbe un sussulto ed arrossì leggermente in volto.

cosa cosa cosaaa? Seriamente? Sta scherzando vero?

Non ebbe il tempo di rispondere che il moro scoppio in una grande risata.
"Dovresti vedere la tua faccia! Cosa ti aspettavi? Non sono mica gay! Sto solamente sbrigando le ultime rotture con la Hamilton."
Disse ridendo Caesar.

"Sei patetico. Ora scusami, vado di fretta."
Detto questo John salì gli ultimi gradini rimasti lasciandosi alle spalle Caesar, il quale rimase a guardarlo.

Come osa?! Per chi mi ha preso? Cazzo, il destino proprio oggi deve accanirsi contro di me?!.

Arrivato al piano John si concesse un minuto per dare una sbirciata al l'aula magna dove si sarebbe tenuta l'apertura delle buste. C'era già tanta gente, non era l'ultimo ma era lo stesso in ritardo. Prese coraggio ed entrò.

"Salve! Il rappresentante è arrivato!"
Nell'intera aula cadde il silenzio.
"Te la sei presa comoda Brown, non è da te. Siediti, gli altri stanno sostando alle macchinetta a prendersi un caffè"

Cazzo. Allora sono davvero in ritardo.

Si sedette elegantemente accanto al ragazzo che qualche minuto prima l'aveva rimproverato per il ritardo.
L'aula magna era davvero bella, i candidati e gli scrutinatori stavano seduti lungo un tavolo di legno antico, il pianoforte del XX secolo era appena stato lucidato e le grandi finestre aperte facevano entrare una piacevole brezza.
John passò i minuti prima dell'arrivo degli altri ragazzi toccandosi continuamente i capelli.

"Eccoci!"
Finalmente entrarono due ragazzi e i quasi rappresentanti si strinsero la mano. 

"Finalmente ci siete tutti!" Disse il professor Way in tono pratico.
Poi continuò: "Non dilunghiamoci oltre: ha vinto con ben 70 voti in più ... Jonathan Brown!" 

John saltò letteralmente dalla sedia e andò verso il professore che gli tendeva la mano per fargli i complimenti.

Ce l'ho fatta!!

L'aula magna si riempì di applausi e molti ragazzi gli si avvicinarono per complimentarsi, anche chi non si sarebbe mai aspettato : 
Iris Rivers, Julia Phillips e Cleo Potter.
“Complimenti Jonathan, non deludere le nostre aspettative.” Esclamò la Rivers.
“Che già sono abbastanza basse.” Sogghignò Cleo.
Iris si rivolse al neoeletto: “Comunque siamo qui per fare una tregua. Dato che ora sei rappresentante dovremo collaborare.”
Jonathan annuì e rispose: “Mi sembra giusto, spero che questa tregua duri.”
Detto ciò lanciò un’occhiata eloquente a Cleo, lei sbuffò.
Fu in quel momento che lo vide: appoggiato alla porta a braccia conserte stava Caesar Jackson.
Rimase interdetto dal suo sguardo ma non ebbe tempo di impensierirsi ulteriormente perché in quel momento arrivò la Hamilton.
“In cuor mio lo sapevo che avresti vinto! Sono così felice per te.”
“La ringrazio infinitamente professoressa.” E si abbracciarono.
Qualcuno sbuffò e una voce disse:
“Diabetici.”
“Non mi aspetto che tu comprenda il valore del rispetto reciproco, Jackson.” Affermò il riccio con voce stizzosa.
La Hamilton parlò con voce dura: “Mi aspetto signor Jackson che da domani in poi lasci a casa questo suo tono alquanto arrogante.” Detto questo andò verso gli altri professori.
Le tre ragazze che stavano osservano la scena ridacchiarono.
Julia squadrò Caesar da cima a fondo e sussurrò qualcosa all'orecchio di Cleo la quale prese parola:
"Beh, noi adesso dobbiamo andare, si è fatto tardi. A domani, novellino."
La ragazza prima di andare si fermò per fare l'occhiolino al riccio, dopodiché avanzò verso l'uscita seguita dalle due amiche.
Il moro le seguì con lo sguardo e disse
"Spero solo di non dover avere quelle ragazze tra i piedi tutto l'anno."
"Ti ci abituerai presto, tranquillo."
Enunciò John guardandosi intorno.
I professori stavo già per andare tutti via, era probabilmente l'ora di tornare a casa. Arrivato avrebbe subito detto tutto a suo padre, così l'avrebbe reso fiero.
"Non voglio abituarmi."
I suoi pensieri furono interrotti da Caesar che, come al solito, si mostrava disinteressato da tutto.
Il riccio roteò gli occhi.
"Come vuoi, io vado, a domani."
"Che frettoloso, vai a festeggiare?"
Jonathan si innervosì per il tono usato da Caesar ma decise di ignorarlo ed avviarsi verso casa.
Ovviamente non aveva pensato alla testardaggine del moro, egli infatti lo stava seguendo senza sforzo giù per le scale.
"Ma che diavolo vuoi?!" Sbottò il rappresentante senza riuscire a trattenersi oltre.
"Voglio vedere dove abiti, devi essere un riccone." Rispose semplicemente l'altro.
Riuscendo, se possibile, a farlo alterare ancora di più.
John decise di ignorarlo e prese la solita scorciatoia. Nel parco durante tardo pomeriggio si sentiva solo il cinguettio degli uccellini che tornavano nei propri nidi. Sarebbe rimasto volentieri li, seduto sotto un albero a riposarsi ma con quella seccatura dietro non ci sarebbe mai riuscito.

Mi sento pedinato. 

"Insomma vuoi lasciarmi stare?" Chiese al limite della sopportazione John.
Il moro si finse offeso e disse con voce quasi tenera: "Perché mi tratti così?" 

Ma che problemi ha? Prima è intrattabile e poi mi segue per il parco e vuole pure parlarmi.

"Per caso ti droghi?" Domandò Il riccio sarcastico.
"Forse, chi lo sa." Mentre pronunciava queste Parole Caesar si accese una sigaretta e allungò il passo per finire al fianco di Jonathan.
"Che palle, non hai niente di meglio da fare che fumare sempre?" Dicendo ciò accelerò il passo, cercando di lasciare il compagno indietro. Caesar fece lo stesso, non ribatté e lo guardò soltanto. Aveva uno sguardo accattivante e dai suoi occhi non potevi capire nulla.
Sembrava terribilmente lunatico, un ragazzo di quelli che potrebbero cambiare idea in un attimo. Si concentrò soprattutto sui lineamenti del viso, erano piuttosto dolci, guardandolo così poteva sembrare un bravo ragazzo.
Ma lui non la pensava per niente così, per lui era solo un ragazzetto irritante che si divertiva a prenderlo in giro.

Ed infatti in quel momento parlò: "Ma tu sei perennemente mestruato, Brown?" e ghignò.
"Se ti do tanto fastidio perché mi stai seguendo?" Chiese sempre più preoccupato.
Erano a qualche metro dal cancello di casa sua e non poteva rischiare che suo padre lo vedesse con un ragazzo che sembrava gridare "poco raccomandabile" ad ogni suo gesto.
Era sempre stato molto duro sulla scelta dei suoi amici, nessuno sembrava all'altezza di un Brown.

Se fosse per lui dovrei smettere di frequentare addirittura Anthony! 

"Beh, sono curioso, lo ammetto." rispose Caesar evasivo.
"Curioso riguardo cosa?" Chiese confuso il riccio.
Ma non seppe mai la risposta perché proprio in quel momento suo padre uscì fuori dal cancello, sembrava terribilmente arrabbiato.

"È per caso il tuo maggiordomo quello?" Disse Caesar soffocando una risata.
"No idiota, quello è mio padre."
John iniziò a sudare freddo.

Dio, fa che si comporti come un normale ragazzo.

"È brutto! Condividendo metà del suo DNA fossi in te inizierei a preoccuparmi, tra qualche anno potresti diventare come lui"
Il riccio diede una spallata a Caesar e disse a voce bassa:
"Comportati nel migliore dei modi o giuro che ti ammazzo, spegni la sigaretta soprattutto"
Il moro sbuffò e buttò la sigaretta a terra.
"Uffa, l'avevo appena accesa."
Si trattenne dal ribattere ed avanzò verso suo padre lasciandosi il ragazzo alle spalle.
"Chi è quel ragazzo Jonathan?"
"Un compagno di scuola, mi ha voluto accompagnare fino a casa."
Rispose tentando di mantenere i nervi saldi.
"Cosa sei una ragazzina che passeggia con il ragazzo? Non voglio..."
Le dure parole del padre furono interrotte dall'interpellato che tranquillamente si mise dentro al discorso.
"Salve, è stata una scelta mia accompagnare Jonathan."
L'uomo fece una smorfia di rabbia.
"Se fa sempre quella faccia le rughe le spunteranno più velocemente, io sorriderei un po’ fossi in lei."
il riccio rabbrividì. Quel ragazzo aveva appena mandato a puttane la pazienza del padre, il quale non riuscì a ribattere.
"Beh, io devo andare, ci vediamo domani rappresentante."
Detto questo giro i tacchi ed entrò nel parco dal quale erano arrivati.
"Papà, posso spiegarti."
"Come si chiama."
"Caesar Jackson."
"L'hai fatto venire mai qui?"
"No, perché?"
"Mi sembra un viso familiare, non farlo più avvicinare a questa casa o sarà peggio per te."
Dopo questo freddo scambio di frasi l'uomo entrò in casa sua, sbattendo la porta.

Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?!

Angolo Autrice-

Salve a tutti! Rieccoci con un nuovo capitolo. Devo ammettere che scriverlo è stato un po' come un parto ma alla fine ce l'ho fatta e spero che sia di vostro gradimento! Voglio ringraziare Cleo e Julia per avermi aiutata tantissimo questa settimana e soprattutto coloro che recensiscono e mettono la mia storia tra le seguite. Alla prossima!
YuGiesse
 
   
 
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