Knowledge is Might
Sono sempre stato attratto da ciò che è conoscenza.
No, forse non è esatto.
Tutto sommato la conoscenza non è che un mezzo, vero?
Non un valore in sé e per sé, ma un mero strumento per raggiungere qualcosa.
Se ci pensate, ogni volta che si impara qualcosa lo si fa in vista di
qualcos’altro: impari a far di conto perchè così la cassiera del supermercato
non ti frega sul resto, impari a riconoscere l’ora perché così hai una scusa
per dire ‘mi dispiace, sono in ritardo’. Impari il ‘gratta e netta’ per evitare
di bagnarti e di sprecare sapone.
Non mi è ancora chiaro a cosa possa servire imparare a memoria ogni singola
rivolta di quei dannati goblin contro una specie che è nettamente superiore alla
loro, ma qualche motivo ci sarà anche per quello, immagino.
In realtà non importa molto il singolo incantesimo o la singola nozione che ci
danno in questo posto - si potrebbe sopravvivere anche senza conoscere il
metodo migliore per ricavare creme imbruttenti dai semi di Pugnacio freschi,
per esempio - ma il complesso degli incantesimi e delle nozioni.
E comunque, ora che ci penso, una bella dose di crema imbruttente non farebbe
affatto male alla smisurata autostima di quel troll demente di un Potter.
Ad ogni modo, non è questo il punto.
La conoscenza, dicevo.
E’ un mezzo.
Non mi è sempre stato chiaro, in realtà. All’inizio, anzi, non lo capivo.
Sapevo quel che volevo: andare via da quella topaia in cui abitavo con mia
madre, levarmi di dosso l’odore della povertà, ottenere il rispetto della
gente, soprattutto di chi si dà tante arie pur essendo infinitamente stupido.
Lo desideravo con testarda ostinazione.
Se mi avessero chiesto, però, come raggiungere il mio scopo, mi sarei zittito
di colpo e forse anche arrabbiato.
Non che allora avessi qualcuno che si preoccupasse di conoscere i miei
desideri, naturalmente, non ne avevo bisogno allora e non ne ho bisogno nemmeno
adesso. Ma nell’ipotesi che qualcuno avesse osato tanto da chiedermi una cosa
del genere, non avrei saputo minimamente cosa rispondere.
Le cose, comunque, sono cambiate.
Non mi ci è voluto poi molto a capire. Il modo in cui le cose funzionano in
questo posto mi ha messo sulla buona strada.
Se sei bravo, ad Hogwarts, vieni premiato. Almeno nella maggior parte dei casi.
Non se sei ricco o brillante o attraente. Questo può catturare l’interesse
all’inizio, rendere gli insegnanti più o meno bendisposti nei tuoi confronti,
incuriosire gli altri studenti, ma dopo un po’ quello che davvero conta è
quanto sei bravo: se afferri al volo il giusto movimento per eseguire un
incantesimo complicato, se memorizzi in fretta le qualità di una qualunque
pianta magica, se sei abile nel preparare pozioni difficili.
Gli insegnanti ti apprezzano e ti premiano, la tua casa guadagna decine di
punti e tu, se anche non diventi il salvatore di nessuna patria, vieni comunque
stimato e rispettato dai tuoi compagni di casa.
E’ stato così che ho capito.
La conoscenza è la via del potere.
Non è la sola strada, beninteso. Devi anche essere abile, ad esempio, nel
riconoscere chi può tornarti utile, vuoi per le sue enormi ricchezze, vuoi per
le sue vaste conoscenze - e non di rado le due cose coincidono - ma è la tua
abilità di mago, il tuo patrimonio di conoscenze ad attirare l’attenzione di
queste persone, a rendertele amiche.
C’è anche il lato pratico, naturalmente, perché è molto più facile sbarazzarsi
di uno scocciatore se conosci un buon incantesimo. Se poi quest’incantesimo sei
capaci di crearlo, allora la via del potere è spianata, perché i deboli
si guardano bene da chi pratica con disinvoltura le arti magiche e i potenti lo
cercano come alleato.
E’ questo quello che sono. Un mago molto dotato.
Gli insegnanti non si stancano mai di ripetermelo, i più giovani della mia casa
mi guardano con rispetto e ammirazione e quelli che sono già fuori da questa
scuola non vedono l’ora di avermi tra le loro schiere.
Probabilmente si aspettano che io li serva fedelmente.
Ed io lo farò, almeno per un po’, ma intanto saranno le mie maggiori abilità ad
avvicinarmi a colui che più di tutti potrà assicurarmi potere e rispetto.
La ricchezza non mi interessa. Va e viene. Ma la paura che riesco a leggere
negli occhi di chi evita il mio passaggio per questi freddi corridoi, quella
rimane ed è come sangue caldo pompato nelle vene.
E’ l’odore della vittoria su questi poveri stupidi che non vedono più in là del
loro naso.
Un sorriso tetro attraversa il volto del ragazzo mentre mescola per l’ennesima
volta il liquido scuro che bolle nel calderone.
Sette giri in senso antiorario e uno in senso orario.
Sette giri in un verso e uno nell’altro.
Di nuovo sette e di nuovo uno.
Il ragazzo osserva per un attimo le istruzioni sul libro di testo e
un’espressione estremamente compiaciuta si dipinge sul suo viso. Come al solito
il vecchio Libagius Borragine si è rivelato un mago appena mediocre.
Il mestolo si muove veloce e la soddisfazione aumenta: la pozione è ormai
diventata trasparente come acqua.
L’esperimento, ancora una volta, è riuscito.
Solo allora il ragazzo asciuga con una manica il sudore che gli imperla la
fronte. Poi con un colpo di bacchetta fa evanescere pozione e calderone.
A quel punto impugna la piuma scura che giace abbandonata sul tavolo da lavoro
e annota la nuova scoperta, come sempre a margine del testo stampato.
Fuori è ormai buio quando finisce di raccogliere i pochi ingredienti rimasti
sul tavolo davanti a sè e richiude tutto nel suo personale kit di pozioni.
Infine chiude senza tanti riguardi la vecchia copia di Pozioni Avanzate
e si avvia soddisfatto verso l’uscita dell’aula.
Sta già per mettere piede oltre la porta quando un leggero fruscio attira la
sua attenzione.
Si volta in tempo per vedere qualcosa di colorato che plana leggero sul pavimento
e sta per infilarsi sotto il mobile nell’angolo.
La sua mano è rapida: un movimento minimo della bacchetta solleva l’oggetto e
le dita sottili si muovono veloci ad afferrarlo.
Il ragazzo osserva per qualche istante la foto che ha in mano: una ragazzina
dai lunghi capelli rossi e con due splendidi occhi verdi sorride all’obbiettivo
e trattiene per la sciarpa verde e argento un ragazzo che la guarda a metà tra
contrariato e il divertito.
Non molti anni separano il ragazzo che osserva l’immagine da quello che si
muove all’interno della foto eppure non potrebbero essere più diversi. A parte
i capelli neri e unti e il naso adunco, poco altro rimane ad accomunarli.
L’espressione adesso è più sicura, la piega delle labbra più determinata. La
figura dritta e fiera incute rispetto e forse timore.
Solo un’ombra che attraversa rapida gli occhi scuri del ragazzo tradisce
qualcosa.
Forse è rimpianto. Forse dolore. Forse amarezza.
Forse soltanto noia.
Il ragazzo fa un gesto, come a voler lasciare andare la foto, ma poi sembra
cambiare idea.
La guarda un’ultima volta, pensieroso, e poi la infila nella tasca del
mantello, dove è al sicuro.
Pochi passi ed è fuori dall’aula. Pochi minuti ed è già nella sua sala comune.
Al suo passaggio molti studenti lo salutano con un cenno del capo. I più
giovani ritraggono il viso, vergognosi. Una ragazza bruna gli rivolge un timido
sorriso.
Il ragazzo non degna nessuno della propria attenzione, ma tutto nota e di tutto
si compiace.
Perché la ricchezza non ha importanza. Va e viene. E nemmeno gli amici hanno
importanza. Anche quelli possono voltare le spalle e tradire.
Ciò che conta, invece, è il potere.
E lui, questo potere, già lo assapora.
{Fine}
___________________________
Come sicuramente avrete capito il libro su cui Severus annota le sue scoperte
è lo stesso che molti anni più tardi Harry userà durante il suo sesto anno.
La pozione che sta preparando è il Distillato della Morte vivente che lo stesso
Harry dovrà preparare durante la prima lezione di Lumacorno e che propio grazie
all'abilità di Severus gli riesce al primo colpo battendo addirittura la grande
Hermione Granger.
Aggiungo, come nota personale che Severus Snape non è proprio il mio personaggio preferito della saga
di Harry Potter, eppure, in certe situazioni, mi succede di mettermi nei suoi panni. E di scriverci su.
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate.