Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Raviolita    26/08/2015    0 recensioni
'“Ehi guarda in quel pertugio! C'è qualcosa!”
La ragazza fu stupita nel notare che Eren conoscesse un termine come “pertugio” ma non disse nulla. Esasperata lasciò che l'amico andasse a controllare.
Lui non riuscì a trattenere un gridolino, trovando finalmente l'artefice dei suoni di prima. “Ma! Ma questo è un umano piccolo! Tipo cioè, un cucciolo di persona! Com'è che si dice, nel senso... ecco, ci sono, un bambino!” e detto questo incitò la giovane ad avvicinarsi a lui con un gesto della mano. Davanti a Mikasa si parò di fronte l'immagine di un ragazzino malnutrito e fetido intento a mangiar formiche. '
Tutto nasce dall'incontro con Levi, il piccolino più carino dell'Universo, il giorno in cui i nostri amici lo trovarono e iniziarono a prendersi cura di lui.
(C'è un po' di EreMika e un po' di JeanMarco, belle cose insomma)
{Scritta insieme ad Altariah}
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger, Jean, Kirshtein, Marco, Bodt, Mikasa, Ackerman
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                 Child in Time - Parte I


Erano le dieci di mattina e Mikasa stava finendo di mettere i bagagli nella macchina (erano molto pesanti quindi toccava a lei). Jean, seduto sul sedile posteriore aspettava impaziente che Eren scendesse di casa per partire. 
Nel frattempo giocava con il pulsante del finestrino e frugava nel vano della portiera guardando i CD di Eren.
Quando finalmente Eren arrivò salì in macchina con Mikasa e Armin.
I loro amici erano già partiti per la rinomanta località di villeggiatura SabbiaLungo, ma Jean era rimasto indietro con gli altri a causa di una grave forma di Pecolla (la pelle del culo che si scolla N.d.s/ detto lombardo). 
"Io voglio stare davanti altrimenti sto male, Mikasa ti toccherà stare dietro questa volta" disse Armin.
Con uno sbuffo, Mikasa prese posto vicino al poco sopportato Jean e insieme con Eren al volante cominciarono il loro viaggio.
Armin cominciò subito a descrivere l'itinerario e tutte le strade che avrebbero dovuto percorrere. "Dobbiamo andare verso Codogno e alla prima rotonda che trovi giri a destra, da lì tieni per Torino" la sua parlantina continuava ininterrotta, ed Eren dopo dieci minuti già non ce la faceva più; inoltre le parole del biondo continuavano a confondere l'autista che presto si perse nelle strade di campagna.
In quello stesso istante i due ragazzi seduti dietro stavano guardando fuori dal finestrino; Mikasa stava sbattendo violentemente la testa contro il vetro (era un vizio ormai) perché non riusciva ad ignorare la musica a tutto volume dalle cuffie di Jean. Era la sesta volta che metteva Anaconda e Mikasa avrebbe dato qualsiasi cosa per non sentire la risata di Nicki Minaj.
Passarono quaranta minuti e Jean parlò (a voce molto alta poichè non si sentiva avendo addosso le cuffie) "Eren! E' la settima volta che vedo questo cimitero! Non credi che sia meglio usare il navigatore?"
 "Sì, okay, ora lo imposto." gridò esasperato dal tono della voce di Jean e l'incontenibile flusso di parole di Armin.
Eren digitò velocemente sul suo cellulare la destinazione e appoggiò lo smartphone su una sporgenza del cruscotto.
Buongiorno! Grazie per aver scelto il navigatore satellitare a comandi vocali Wall-ie Maria. Destinazione selezionata: SabbiaLungo, Valle D' Aosta. Desiderate il pedaggio? 
"Sì, la ringrazio molto signora, è molto gentile con noi." Rispose Armin, arrossendo.
Prego, anche tu sei molto gentile caro. Proseguire per questa strada fino al prossimo incrocio.
La voce preregistrata cominciò a dare informazioni sulla strada da prendere, ed Eren sembrò essersi calmato. Ora gli unici suoni erano le canzoni oscene dell'IPod di Jean e il rumore della testa di Mikasa contro il finestrino.
"I-i-i tuoi pixel spettacolari" tentò di approcciarsi il ragazzino biondo dopo alcuni minuti di silenzio. Il cellulare emise una risata meccanica.
Ha! Ha! Ha! Ha! *risata imbarazzata* Sei adorabile. Come ti chiami? 
"I-io Armin, tu?" 
Anche tu hai dei bellissimi capelli, comunque. Puoi chiamarmi Mari-
"Non ce ne frega un cazzo di come ti chiami! Smettetela di flirtare, Dio! Dicci la strada e basta!" sbraitò il castano, stringendo il volante.
"Ma come ti permetti di parlarle in questo modo? Tu non la conosci, non giudicarla!" s'intromise il biondo, gravemente offeso.
A quel punto Eren emise un ringhio e imbronciato continuò a guardare avanti senza più parlare. Armin sembrò imitarlo, incrociò le braccia al petto e si chiuse in un religioso silenzo spezzato dai suoi leggeri singhiozzi di pianto e da Wall-ie Maria che ora si limitava a dare solo indicazioni.
Tra 600 m svoltare a destra e proseguire per via com. Coste Fagioli.
La macchina procedeva velocemente.
Tra 200 m  imboccare via com. Coste Fagioli.
"Come? A pranzo ci sono i fagioli? Ehw, io non li voglio i fagioli!" si lamentò Jean, capendo a malapena a causa del volume con cui stava ascoltando la musica.
"Jean taci, niente fagioli per nessuno. Nè ora nè mai" rispose Eren.
Tra 50 m svoltare per via com. Coste Fagioli 
"Abbiamo capito che dobbiamo andare per via com. Coste Fagioli." Mikasa prese parola per la prima volta, smettendo momentaneamente di sbattere la testa contro il finestrino.
Eren svoltò per la via.
Proseguire per via com. Coste Fagioli. Proseguire per via com. Coste Fagioli.
La voce continuò a ripetere la stessa frase per una moltitudine di volte: o si era inceppata o lo stava facendo apposta.
"Cazzo siamo già passati per com. Coste Fagioli venti minuti fa! Finiscila, Dio!" Eren fissò lo sguardo sul cellulare, lo afferrò e con una rabbia incontenibile lo scagliò fuori dal finestrino dalla parte di Armin. Quest'ultimo con riflessi pronti si precipitò fuori dal veicolo attraverso la finestra riuscendo ad intercettarlo pochi secondi prima che toccasse terra, ruzzolando per qualche metro e stringendolo al petto.
Il castano non si fermò e l'uscita di Armin non destò alcuna reazione se non una scrollata di spalle da parte di Mikasa (Jean non ci fece caso, stava canticchiando e ballando le sue canzoni).

Nel tardo pomeriggio, dopo essersi persi più volte, i nostri amici arrivarono finalmente a SabbiaLungo, dove vennero accolti da Marco e da Erwin che teneva sulle spalle il piccolo Levi. 
"Ciao ragazzi! Mi siete mancati!" esclamò Marco. "E Armin? Pensavo salisse con voi."
Eren e Mikasa liquidarono l'argomento con un gesto della mano mentre Jean si riscosse dal torpore e si guardò intorno stranito. "Uh, boh!"
"Ah okay. Non penso sia così importante a questo punto." concluse il lentigginoso, prendendo la mano del suo ragazzo.
"Venite. Vi porto alla reception e vi faccio dare le chiavi da Historia." disse Erwin avvicinandosi.
Mentre il gruppo si dirigeva nella hall dell'albergo YumiKuri, il piccolo Levi rise: "Liburan pantai!". 
"Cosa dici? Quale spiaggia?" gli rispose l'uomo biondo da perfetto traduttore di lingua indonesiana. "Qui non c'è la spiaggia."

Mentre il bambino emetteva un suono di disappunto, Eren si guardò attorno e rivolgendosi a Mikasa chiese "Ma come? Qui non c'è la spiaggia? Non c'è il mare?"
L'orientale sospirò. "Eren. Siamo in Valle d'Aosta."



"Daging panggang! Arrosto gnemmy!" giubilò il piccolo Levi, addentando la carne.
"Ecco qui. Mastica piano." lo incitò Erwin che lo stava imboccando. 
"E' proprio buono. Poi dobbiamo fare i complimenti ad Ymir e Historia." disse Mikasa.
"Ahah, ti ringrazio!" si aggiunse al tavolo proprio in quel momento Historia, ovviamente seguita dalla sua compagna castana. "Allora vedo che la cena vi piace." Tutti annuirono a bocca piena. 
Finito il pasto Ymir consegnò le chiavi delle rispettive stanze agli amici. Jean e Marco si affrettarono nella stanza 204, impazienti dopo il periodo di tempo passato separati, Erwin e Levi nella 317, Eren e Mikasa nella 666. 
Eren, appena entrato in stanza si concesse un lungo sbadiglio. "Che stanchezza! Il viaggio è stato davvero lungo e sfibrante." Disse lui.
Sfibrante... aggiunse Mikasa, perplessa, al vocabolario di Eren: era la seconda volta che la stupiva utilizzando un termine piuttosto ricercato. 
Prima che Mikasa potesse aprire bocca e cercare una scusa per dormire nel letto matrimoniale con lui (la stanza era prevista per ospitare anche Armin, difatti c'era anche un piccolo letto singolo a lato), il ragazzo castano si lanciò come un ordigno atomico sul grande letto con un urlo di guerra: "JAEGEEEEER".
Le doghe si ruppero immediatamente. La giovane, pazientemente, sorrise. Non poteva fare altro, lo conosceva ormai troppo bene per lamentarsi.
"Anche io sono tanto stanca... mi metto la camicia da notte e ti raggiungo." Si cambiò in un attimo in bagno, e si fece spazio tra le coperte insieme all'amico che era già sprofondato nel sonno (e nel letto, letteralmente, dal momento che aveva distrutto le doghe) ancora vestito.

Eren pedalava. Pedalava tantissimo. Pedalava talmente tanto... che pedalava come se non ci fosse un domani, come se i pedali fossero l'unica fonte di vita. 
Eccolo, era dietro di lui, alle sue spalle. L'enorme testa bionda sembrava perseguitarlo da sempre. Incombeva sulla sua anima e sembrava lo volesse inghiottire, divorargli le viscere, stapparlo come una bottiglia di Champagne.
Eren guardò dietro una spalla e si accorse che il gigantesco Armin si stava avvicinando e che non aveva più scampo. 
Nella stretta dell'ansia riuscì a superare i propri limiti, e inziò a dare pedalate talmente forti che la bici divenne improvvisamente un motorino. 


Si svegliò di soprassalto, umido di sudore, a notte fonda. La ragazza accanto a lui dormiva ancora, così l'abbracciò, confortato nel trovarla lì con sè. Era ormai tanto abituato alla sua presenza che a volte tendeva a darla per scontata.
I sensi di colpa per aver abbandonato Armin si erano manifestati nel mondo onirico, ma in quello reale di certo non sentiva preoccupazioni. Boh.
Poi si addormentò di nuovo, finalmente tranquillo.


Dopo essersi cambiato, Eren era sceso nella hall, accompagnato da Mikasa, per avvisare Ymir delle condizioni del letto. Arrivato al bancone, si rivolse alla mora. "Uhm, volevo dirti che ieri sera, il letto... sai no, prima di dormire, io tipo... vabè si sono rotte le doghe, volevo solo avvisarvi di quello." 
Ymir improvvisamente smise di respirare, e la sorpresa immediatamente si tramutò in un grande sorriso e in una risata abbastanza isterica. "Capito. Okay, poi io e Historia andiamo a dare una controllata e mettiamo a posto tutto."
Historia fece capolino dalle spalle di Ymir, sollevando il pollice in direzione di Mikasa, sorridendole. 
L'asiatica realizzò solo in quel momento e guardò altrove facendo finta di niente. 

Improvvisamente, un odore rancido invase la stanza. Tutti si voltarono in direzione del fetore, mentre vedevano una figura ricoperta di spazzatura avvicinarsi a loro. Era Armin. 
"Ragazzi! Eccomi qui, e c'è anche Wall-ie Maria con me! Pensate, quando mi avete abbandonato come un cane..." Mikasa stava già lasciando l'atrio, completamente disinteressata nell'ascoltarlo, seguita dal castano.
Ma Armin, ascoltato solo da Historia (rimasta lì solo per pietà), continuò il racconto. "... ho dovuto fare un pezzo a piedi fino alla statale, e poi mi sono attaccato per un bel po' al camion dei rifiuti. Poi però ho fatto l'autostop vicino all'autostrada, e un gentilissimo camionista grassone, pelato e con il cappellino dell'Inter, ha voluto riportarmi fin qui, ma mi ha fatto stare dietro. Diceva che puzzavo troppo. Ma quello che importa è che ho passato tutto questo con Maria! Non è buffo? Eh? EH?"
Historia, non potè far altro che accennare un sorriso rassegnato, rimasta sola.

Il gruppo camminava verso il  bosco, in direzione del bar che semplicemente si chiamava Bar, di cui l'insegna era stata ricavata dal tronco di un albero. Esternamente l'edificio si presentava orribile, ma i ragazzi non si persero d'animo. Entrati furono accolti dagli avventori tutti vecchietti. Li fecero accomodare ad un tavolo a caso ma non presero le ordinazioni ma come usanza del luogo servirono subito delle cose da mangiare che consistevamo in: mini-toast normali e mini-toast super (invece del pane c'erano pezzi di focaccia).
"Da quanto tempo conosci SabbiaLungo?" domandò Mikasa.
"Eh, sono scettico..." rispose un signore di nome Hannes totalmente ubriaco, nonostante fosse mattino presto. Dopo qualche attimo di silenzio l'uomo scoppiò in una fragorosa risata e i ragazzi al tavolo a fianco lo fissavano spaventati.
La canzone Child in Time iniziò a suonare alla radio, Eren la riconobbe subito ed esclamò: "Oh conosco questa canzone! Child in Time dei Deep Purple, l'avrò sentita un milione di volte!".
A quel punto il grosso signore di colore pelato seduto al tavolo di fronte si girò, si tolse lentamente gli occhiali da sole e chiese al castano: "E tu come fai a conoscerla?".
La visione di questo individuo terrorizzò ulteriormente i ragazzi che corsero fuori in una fuga a perdifiato senza pagare.







Note: Eccoci di nuovo tornate con un capitolo di Levissima! Questa era la prima parte della Saga di SabbiaLungo (???) e boh, ce ne sarà un secondo perchè siamo molto intelligenti. SabbiaLungo è frutto dei sogni strani di Beatrice, una di noi tre, e DOVEVAMO scrivere dei nostri eroi in vacanza lì uhehue. Non ho altro da aggiungere. Anzi si. Rivolgo le mie più sincere scuse alla mia amica Letizia che ama Armin, e che penso mi ucciderà dopo aver letto tutto ciò. Scusa Leti.
Al prossimo capitolo, baubau!~
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Raviolita