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Autore: RiverWood    27/08/2015    1 recensioni
La notte in cui Lauren Jauregui s'imbatte in Camila Cabello non è un caso. Non che fosse programmato, ma tutto ciò che a Lauren servono sono dieci minuti. Dieci minuti durante i quali Camila dovrà fingere di essere la sua ragazza.
"- Mi dispiace. Sapevo che sarebbe successo, accidenti sono così maldestra in certi momenti. Se c'è qualcosa che posso fare per farmi perdonare magari... - Camila mantiene un tono di voce basso.
Mi viene quasi difficile cogliere le sue parole a causa del frastuono della musica.
Improvvisamente ricordo per quale motivo mi trovo qui di fronte a lei, con il liquido appiccicoso che impregna la mia maglietta. Annuisco.
- In realtà ci sarebbe qualcosa che potresti fare per me - confermo.
La vedo inclinare il capo e fissarmi con curiosità, in attesa che io continui.
- Potresti fingere di essere la mia ragazza per tipo... i prossimi dieci minuti? - nello stesso momento in cui pronuncio quelle parole, mi rendo conto di quanto possa suonare assurda la mia richiesta.
- Come scusa? -."
Ci vorrà una playlist infinita di canzoni, momenti, emozioni, sentimenti, per farle innamorare l'una dell'altra.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Ally Brooke, Camila Cabello, Dinah Jane Hansen, Lauren Jauregui, Normani Kordei
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3.

 

Camila di fronte a me, spalanca gli occhi e cerca di strapparmi il dispositivo dalle mani, glielo impedisco e torno alla chiamata.

 

- COSA? Potresti ripetere? – urlo e la cubana mi trascina via di lì per paura di svegliare i suoi genitori.

- Ti giuro Lauren, non abbiamo fatto nulla. Noi la stavamo riaccompagnando a casa, ma ci siamo dovute fermare per fare benzina e siamo entrate a comprare qualcosa da mangiare alla stazione di servizio, perché stavamo morendo di fame, al nostro ritorno Dinah era sparita -.

- Ma come accidenti avete fatto a perderla? Insomma, non poteva mica essere andata lontana! – sono sempre più sconvolta dall’assurda situazione.

 

Camila e i suoi occhioni lucidi mi pregano di renderla partecipe della discussione. Attivo il viva-voce.

 

- Abbiamo controllato tutti i dintorni dell’edificio, pensavamo fosse semplicemente nei bagni a vomitare o simili, ma non c’era traccia di lei – risponde Ally.

 

In sottofondo si sente la voce di Normani che continua ad inveire contro qualche povero guidatore.

- Ally, sono Camila – interviene la cubana.

- Camila! Oh Gesù, menomale, ti prego dicci che hai un’idea di dove la tua amica possa trovarsi – la supplica la più grande.

 

Vedo Camila inspirare lentamente e calmarsi.

 

- Dove vi trovate? -.

- Nei pressi di Coconut Grove, stiamo continuando a girare attorno al quartiere per cercarla – risponde prontamente Ally.

 

Camila copre il ricevitore e alza gli occhi su di me.

 

- Possiamo raggiungerle? – domanda.

 

Annuisco senza esitazione.

 

- Io e Lauren stiamo arrivando, restate nei paraggi e cercate di controllare meglio che potete – poi chiude la chiamata senza dare il tempo ad Ally di replicare.

 

Ci precipitiamo nella mia auto e parto più veloce che posso per raggiungere le altre due. Stiamo per imboccare una delle vie principali, quando il telefono di Camila prende a vibrare.

 

- È Dinah! – esclama come se fosse sicura che non potesse essere nessun altro.

 

Annuisco furiosamente senza scollare gli occhi dalla strada.

 

- Dinah! -.

- Mila, non urlare… mi scoppia la testa – si lamenta la più alta.

 

È stata Camila questa volta ad attivare il viva-voce in modo da permettermi di ascoltare la conversazione.

 

- Dove accidenti sei? Perché sei scappata dalla macchina di Ally e Normani? – chiede con irruenza la cubana.

- Chi? – Dinah è ancora palesemente ubriaca.

- Lascia stare, dove ti trovi adesso? Sto venendo a prenderti – taglia corto Camila.

- Sono con delle uova – risponde più allegra l’altra.

 

Camila aggrotta la fronte.

 

- Uova? Dove hai trovato delle uova? -.

- Mila, credi che potranno comunque diventare dei graziosi pulcini? – il discorso di Dinah è più sconclusionato di qualsiasi altra cosa e non ci sta venendo in aiuto.

- Dinah lascia stare le uova, dimmi dove ti trovi per favore – il tono di Camila è esasperato.

- Ah sì, ho anche giocato a biliardo, sono riuscita a mettere in buca più palline di chiunque altro fosse lì dentro – biascica.

- DINAH! Dannazione, dimmi dove sei, mi stai facendo preoccupare da matti – urla la cubana.

- Oh… d’accordo. Shhh uova, shh… Mila è arrabbiata con me, devo risponderle. Mi trovo – ma la conversazione s’interrompe.

 

Camila fissa il cellulare tra le sue mani completamente spento.

 

- Cosa? No! Non è possibile – batte i pugni contro il cruscotto, chiaramente innervosita.

- Usa il mio – le passo il mio cellulare ma lei respinge la mia mano e scuote il capo.

- Non stava chiamando dal suo telefono, era sicuramente in qualche cabina lungo strada, ma non riuscivo a sentire rumori di altre auto -.

- Hai qualche idea riguardo a ciò che ha detto? – domando mentre continuo a guidare come una matta, svoltando a destra e sinistra e beccandomi insulti da parecchi automobilisti.

- Ha parlato di uova, se davvero ne ha, deve averle prese in un qualche supermercato e, data l’ora, l’unico posto aperto che mi viene in mente è la stazione di servizio dove si sono fermate Ally e Normani – risponde massaggiandosi le tempie.

- Ma hanno detto che era rimasta in macchina e quando sono tornate lei era già sparita – rifletto.

- Dev’essere entrata mentre loro la cercavano lì in giro – scrolla le spalle lei.

- D’accordo, e il biliardo? Credi che si tratti del Coconut Arcade? – chiedo ancora.

- Probabile, ammesso che sia vero ciò che dice – sospira lei gettando la testa indietro contro il sedile.

 

Arriviamo e scorgiamo la macchina con dentro Ally e Normani. Io e Camila le raggiungiamo in tutta fretta, raccontiamo della telefonata appena avuta con Dinah e decidiamo di dividerci. Le mie amiche torneranno alla stazione di servizio per chiedere al cassiere se ha visto Dinah, mentre io e Camila andremo a raccogliere informazioni al Coconut Arcade.

 

Quando entriamo, un odore pesante di sigari c’investe il viso. Non sembra certamente l’accoglienza più calorosa. Svariate paia di occhi si posano su di noi quando passiamo dalla zona “videogiochi” a quella più adulta dove vi sono i tavoli da biliardo. Alcuni fischiettano al nostro passaggio, e per quanto m’infastidisca profondamente, cerco di ignorarli. Ci dirigiamo al bancone del bar, in un angolo della sala, e il barista ci fissa interrogativo.

 

- Non siete un po’ giovani per un posto del genere? -.

- Non vedo alcun cartello che ci dica di non poter stare qui – sbotto d’impulso.

 

Sento una mano di Camila posarsi sulle mie, ferme in grembo, con il pollice traccia dei cerchi delicati sul dorso come a volermi intimare di restare calma.

 

- Non siamo qui per bere o giocare, vorremmo soltanto sapere se una ragazza alta, con i capelli lunghi e biondi, è passata di qui prima – spiega la cubana.

 

Il barista sembra pensarci su per qualche secondo.

 

- È una mia amica, ed è ubriaca, dovremmo riportarla a casa ma non riusciamo a ritrovarla. Ci ha detto prima al telefono che ha giocato a biliardo. L’ultimo posto dove l’abbiamo vista è stato qui nei dintorni e non mi vengono in mente altri locali, a parte questo, dove poter giocare a biliardo – aggiunge.

 

Il tipo dietro il bancone annuisce.

 

- È possibile, ma non ho il compito di controllare chi siano i clienti, soprattutto durante i week-end, non è insolito che passino delle donne per giocare un po’, o fare altro – il tono viscido con cui lo dice mi fa improvvisamente venir voglia di vomitare.

È un’impressione mia o non ha smesso di squadrarmi da quando siamo entrate? Ha fatto lo stesso con Camila?

 

- Possiamo parlare con qualcun altro che magari lo sappia? – la mano della più piccola è ancora sulla mia. Le sue dita accarezzano ancora la mia pelle morbida.

 

- Potete chiedere in giro, ai tavoli da biliardo, sicuramente se ne ricorderanno -.

 

Se il mio sguardo fosse in grado di sputare fuoco, credo che il barista sarebbe già in cenere. Comunque vengo trascinata via da Camila e ci dirigiamo verso i suddetti tavoli da biliardo.

 

Finalmente qualcuno è in grado di dirci che effettivamente Dinah è passata di lì e ha giocato… come abbia fatto da ubriaca a mettere a segno delle buche suppongo che rimarrà un mistero.

 

- D’accordo, e poi? – domanda Camila con irrequietezza.

 

Il ragazzo di fronte a noi si sistema il cappellino da baseball che indossa.

 

- Poi cosa? -.

- Non ha detto dove andava? Qualsiasi dettaglio anche confuso? -.

- Oh sì, quello… - accenna un sorrisetto che non mi piace affatto.

 

Camila ha già abbandonato la mia mano da diversi minuti. Quello che posso fare adesso è stringere i pugni.

 

- Se proprio vuoi saperlo, dovrai giocare con me – tende davanti a noi una stecca da biliardo in più.

 

Camila ed io lo guardiamo con espressione esterrefatta.

 

- Non ho davvero tempo per giocare, magari un’altra volta. Adesso devo solo trovare la mia amica, quindi se non ti dispiace… - Camila risponde per prima, ma il ragazzo scuote la testa.

- Va pure e buona fortuna nel trovarla -.

 

Ci fissa. Sa di averci in pugno.

 

Allungo la mano per prendere la stecca, ma lui la tira un po’ indietro e, questa volta, la punta direttamente verso Camila.

 

- Non tu. Lei -.

 

Un momento. Cosa? Camila resta interdetta per qualche secondo.

 

- Io? Ma non so giocare -.

- Ti aiuto io – propongo all’istante.

 

Camila si gira a guardarmi.

 

- Lauren ma… -.

- Camila, non sembra esserci alternativa, cercheremo di essere veloci okay? Te lo prometto. Ci dirà dov’è Dinah e la andremo a prendere – la interrompo.

 

Lancia un paio d’occhiate alla stecca, poi a me, infine annuisce.

 

- D’accordo -.

 

Usualmente me la cavo abbastanza bene a biliardo, ma guidare Camila nei movimenti non è così semplice come sembra. Posiziono la stecca tra le sue mani e le mostro qual è la posizione da tenere.

 

- Così dovrebbe andare – mormoro più a me stessa che a lei.

 

Faccio per scostarmi ma Camila mi tira addosso a lei da dietro.

 

- Non ci riesco Lauren, ho sempre fatto schifo in questo genere di cose -.

- Okay – annuisco collocandomi di nuovo alle sue spalle.

 

Il mio petto è premuto contro la sua schiena, le mie mani sono sulle sue, le mie labbra le sfiorano l’orecchio.

 

- Rilassati Camz – sussurro.

 

La sento rabbrividire, ma io sono concentrata. Muovo la stecca in un unico scatto e la prima pallina va in buca.

 

Camila si rigira tra le mie braccia e mi salta al collo ridendo ed esultando. Resto sorpresa con la stecca a mezz’aria.

 

- Camz woah! – esclamo ma sto ridendo anch’io.

 

Lei si stacca e noto che arrossisce.

 

- È solo la prima pallina – la invito a riprendere posizione.

 

Prima che la partita possa continuare, mi afferra per la base del collo e mi tira più vicina a lei.

 

- Camz eh? – è difficile da ignorare che il suo respiro sia contro le mie labbra.

 

Continuiamo a giocare fino a quando la partita non finisce. Abbiamo messo a segno parecchie buche, ma abbiamo comunque perso.

 

- Adesso che hai avuto la tua partita, ti spiacerebbe dirci dove si trova la mia amica? – domanda Camila con impazienza.

 

Il tipo se la prende comoda, posa la stecca, sorseggia dalla sua bottiglia di birra e finalmente ci risponde.

 

- La tua amica non ha detto nulla riguardo a un posto specifico. Ha soltanto parlato di dover prendere delle uova per mettere in atto una vedetta contro una tizia di cui non ho capito il nome -.

 

Credo di essere più confusa di prima, ma Camila sembra invece riuscire a ricucire i pezzi. La sua espressione mi suggerisce che potrebbe scoppiare a ridere da un momento all’altro.

 

- Sicuro che non abbia detto nulla di più dettagliato? – domanda trattenendosi.

 

Il ragazzo annuisce annoiato.

 

Camila torna a rivolgersi verso di me e mi tira per la mano.

 

- Dove stiamo andando? Cosa mi sono persa? – le urlo mentre ripercorriamo la sezione dei “videogiochi” dell’Arcade a grandi falcate.

- Sono quasi del tutto sicura di dove sia andata! – risponde lei con voce altrettanto altra e finalmente sollevata.

 

Sono felice di sapere che siamo arrivate alla soluzione ormai, ma non riesco ancora a completare il quadro.

 

Corriamo verso l’auto di Ally e Normani, le troviamo poggiate contro uno degli sportelli chiusi.

 

- Allora? – chiedono in coro notando il volto di Camila ormai pervaso da un enorme sorriso.

- So dov’è. Seguiteci in macchina – risponde alle due, poi ci precipitiamo verso la mia auto.

 

Guido seguendo le indicazioni che la cubana mi da.

 

- Credo di non arrivarci, ti spiacerebbe spiegarmi? – domando ancora confusa.

 

Il sorriso non ha abbandonato le sue labbra.

 

- Casa di Tay – risponde soltanto.

 

Adesso sono ufficialmente persa.

 

- Come? Cosa c’entra casa di Tay? -.

- È lì che Dinah è andata -.

 

Corrugo la fronte.

 

- Ma… per quale motivo? Lei e Tay non sembrano essere amiche – non riesco davvero a venirne a capo.

- Appunto. Si tratta di una vendetta -.

 

Per quale motivo Camila continua ad essere così concitata?

 

- Vuole dar fuoco alla casa di Tay? – ridacchio perché forse l’idea non è così lontana dalla realtà.

- Non una vendetta così drastica suvvia, ma l’idea era stata contemplata - ammette.

- Davvero? – domando scettica.

 

Camila annuisce prima di sferrarmi un pugno scherzoso sulla coscia.

 

- Non hai idea del terrore che potremmo scatenare io e DJ, se solo lo volessimo davvero -.

- Sono così spaventata da farmela nei jeans – la prendo in giro.

 

Non parliamo per il resto del tragitto. Svolto a destra e m’immetto lungo il viale che porta a casa della cheerleader. Mi fermo giusto qualche metro indietro, Camila aspetta a malapena che la macchina rallenti prima di saltare giù chiudendosi lo sportello alle spalle.

Parcheggio più velocemente possibile e mi affretto a seguirla.

 

- Ehi Camila! – chiamo, ma lei non si ferma, sembra sapere esattamente dove andare.

 

Non mi chiedo nemmeno se Ally e Normani siano ancora dietro di noi. Riesco soltanto a riconoscere dei passi distanti. È notte fonda ma la strada e ben illuminata.

Finalmente riesco a raggiungere Camila. La cubana ferma di colpo la sua corsa frenetica così all’improvviso, che finisco contro di lei.

 

- Ouch! – mi lamento massaggiandomi la spalla sinistra. – Sei matta? Che diavolo ti prende? – chiedo scombussolata.

- Shhh! – Camila mi fa cenno di tacere con l’indice posato sulle labbra.

 

M’indica una figura seduta in un piccolo spiazzo verde qualche metro avanti a noi. Inizialmente non riesco a distinguere bene chi sia, poi mi accorgo che si tratta di Dinah. È seduta a gambe incrociate sull’erba e sembra del tutto concentrata a parlare con qualcosa.

 

Le mie amiche ci raggiungono alle spalle.

 

- Vi abbiamo viste correre – prende parola Normani recuperando il respiro.

 

Annuisco e indico Dinah.

 

- Camila è riuscita a capire dove si trovasse -.

- Strano posto per rifugiarsi – commenta Ally.

- Già, casa di Taylor Keegan non sembra per nulla il covo di un party questa sera – conferma Normani.

 

Camila si volta nella loro direzione e sorride.

 

- Dinah non era in cerca di un posto dove rifugiarsi, né di un’altra festa: voleva mettere in atto una piccola sorpresina per Tay, dal momento che io e lei siamo le vittime più gettonate a scuola -.

- E consisteva in cosa? – domando io con un sopracciglio inarcato.

 

Camila indica la macchina di Tay parcheggiata nel vialetto.

 

- Da un’occhiata tu stessa -.

 

È buio e, anche se i miei occhi si sono abituati alla poca presenza della luce, a primo impatto non riesco a capire cosa non vada nell’auto della ragazza. Poi riesco a focalizzarmi meglio.

È interamente ricoperta di gusci d’uovo, tuorli e albumi.

 

- Oh mio dio – il primo istinto è quello di scoppiare a ridere.

 

Lo faccio, Camila mi segue e così anche Normani e Ally. Ridiamo per scaricare la tensione. Ridiamo perché abbiamo ritrovato Dinah. Ridiamo di gusto e di sollievo. Ridiamo perché in questo momento è tutto così assurdo e bellissimo. Ridiamo perché questa serata si è trasformata in tutto ciò che non ci aspettavamo. In ciò che io non mi aspettavo.

 

Dinah sembra essersi accorta della nostra presenza. Si gira e ci indica la macchina, sta ridendo anche lei ma più silenziosamente. Poggio la testa sulla spalla di Camila che sussulta un po’ per via delle risate; senza farci troppo caso infila una mano tra i miei capelli. Ho la fronte premuta contro sua pelle calda.

 

- Siete due matte, Cabello – mormoro vicina al suo orecchio.

 

Camila si prende qualche secondo prima di rispondere, le sue dita sottili scivolano sulla mia nuca, poi alla base del collo, sfiorano il mio tatuaggio, anche se non credo che lei lo sappia mi sta facendo scivolare innumerevoli brividi lungo la schiena.

 

- Stiamo soltanto vivendo Jauregui, dovresti essere abituata a farlo – suppongo che stia scherzando, ma non riesco a fare a meno di notare quanta verità ci sia effettivamente nelle sue parole.

 

Dovrei essere abituata. Dovrei. Ma non lo sono davvero.

 

Si scosta gentilmente e riprende la sua corsa in direzione di Dinah. Le raggiungiamo mentre Camila aiuta la più alta a rimettersi in piedi.

 

- Ehi Hansen, hai davvero fatto un'opera d'arte – ride Normani alzando la mano per battere il cinque con la polinesiana.

 

Dinah ricambia, ma non sono esattamente sicura di cosa riesca a capire. Mi chino a raccogliere l'ultima confezione di uova non ancora rotte, ne prendo uno e lo esamino per qualche secondo.

 

-Fallo -.

 

Mi volto e Camila è accanto a me.

 

- Fallo -.

- Faccio cosa? - chiedo confusa.

- Lancialo -.

 

Oh...

 

- Credo che Dinah lo abbia già fatto per tutte noi messe insieme - sorrido.

 

Camila ricambia ma si morde il labbro inferiore subito dopo.

 

- Quello che intendo è... fallo per te -.

- Non sono sicura che mi farebbe sentire meglio dopo - ammetto.

 

Non avevo mai pensato di arrivare a casa di Tay per ricoprire la sua macchina di uova, nonostante quello che fosse successo tra di noi. Ma a quanto sembrava qualcuno lo aveva fatto.

 

- Non puoi saperlo se non provi - replica lei.

 

Ha ragione. Lo so che ha ragione, ma c'è qualcosa in me che ancora non vuole lasciarsi andare, non vuole lasciarsi convincere.

 

- Funziona con te? - domando cercando di rigirare la faccenda.

 

Camila mi lancia uno sguardo allusivo, come se sapesse cosa sto cercando di fare. Afferra un altro uovo dalla confezione e senza pensarci due volte lo lancia contro la macchina di Tay.

Resta in silenzio per qualche attimo, inspira profondamente e sorride rivolgendosi a me.

 

- Sì, decisamente molto meglio adesso -.

 

Con la coda dell'occhio vedo Ally e Normani che stanno riportando Dinah in macchina. La ragazza più alta ha il volto affondato nel collo di Normani e sembra addormentata.

 

- Ti aspetto in macchina, ma vedi di non metterci tutta la notte Jauregui - mi dice Camila prima di affrettarsi a raggiungerle.

 

Sospiro rigirandomi l'uovo tra le mani ancora un po'. Ripenso a Tay, a come ha messo fine a tutto quello che avevamo, a come mi ha lasciata senza pensarci due volte per correre da qualcun altro, a come questa sera stessa ha cercato di sminuirmi. E lo faccio. Non rifletto. Non m'importa. Il mio braccio si muove automaticamente. Il secondo dopo, un altro uovo è spiaccicato sul lunotto posteriore dell'auto della bionda. Mi sento meglio. Mi sento davvero meglio.

Un mini applauso parte alle mie spalle. Normani, Ally e Camila mi incitano con il pugno alzato. Rido nella loro direzione.

 

Ma proprio in quel momento le luci all'interno della casa si accendono.

 

- Oh-oh - sento Camila. - Muoviamoci! -.

 

Corro verso di loro e salgo in macchina più velocemente possibile. Entrambe le auto partono quando il signor Keegan esce dalla porta principale.

 

Ho il cuore che mi batte a mille e un sorriso che m'illumina il volto. Mi accorgo di sembrare probabilmente un'idiota in questo momento, ma immagino che vada bene così.

Camila torna a rilassarsi contro il sedile anteriore.

 

- Allora? Com'è stato? - chiede.

- È stato... è stato... WOW! - esclamo ancora su di giri.

La sua risata cristallina risuona per tutto l'abitacolo e vorrei sentirla ancora e ancora.

 

- Immaginavo che per Lauren Jauregui certe cose fossero all'ordine del giorno - dice.

 

Scuoto la testa divertita dalla sua insinuazione.

 

- Niente affatto. Non immaginavo invece che per Camila Cabello lo fossero - replico.

 

Camila agita una mano come a dare poca importanza alla faccenda.

 

- Questo non era nulla di che, e poi se lo meritava. Io e Dinah aspettavamo solo il momento giusto per farlo -.

- Questa era la vostra vendetta? -.

- Te l'avevo detto: sono contro la violenza - solleva le mani in segno d'innocenza.

 

Arriviamo nuovamente di fronte casa sua, ma questa volta con noi ci sono anche Ally e Normani.

 

- Abbiamo pensato che fosse una buona idea farla dormire con Camila. Si regge a malapena in piedi - dice Ally.

 

Camila acconsente e le lascia entrare in casa cercando di fare meno rumore possibile. Mentre le due sono sopra, Normani resta con me sull'uscio di casa Cabello.

 

- Quindi... tu e la Cabello? - mi chiede.

- Cosa? No! Oh no, non è affatto come pensi - mi affretto a negare.

 

Normani solleva un sopracciglio.

 

- Ah no? Quel bacio a me sembrava piuttosto vero però -.

- C'era Tay, Camila mi stava solo aiutando - mi giustifico tentando di essere convincente.

 

Rifiuto di dirle le strane sensazioni che ho avvertito durante il nostro bacio.

 

- Devo prendere il tuo atto di ribellione di questa sera come una seria decisione di andare avanti nei confronti della biondina? - domanda ancora.

 

Normani più di chiunque altro ha avuto modo di constatare quanto la fine della mia “relazione” con Tay mi aveva influenzata.

 

- Sì. Almeno, lo spero - rispondo.

 

Ally e Camila riemergono senza Dinah.

 

- D'accordo Lo, ci sentiamo appena torni a casa? - annuisco alla domanda di Ally, saluto Normani e le vedo scomparire nella loro auto lungo la strada buia.

 

Torno alla ragazza di fronte a me. Camila mi fissa con un fianco poggiato allo stipite della porta e le braccia incrociate al petto. Per qualche strano motivo, la trovo così sexy in questo momento da essere quasi imbarazzata dal mio stesso pensiero.

- Vuoi entrare? - mi chiede indicando l'interno di casa sua.

 

Per un attimo sono tentata di acconsentire, poi mi dico che non sarebbe una buona idea.

 

- No, volevo solo ringraziarti per la serata - rispondo.

 

Abbozza un sorriso curioso.

 

- E per cosa esattamente? Per averti permesso d'insegnarmi a giocare a biliardo? Per averti incitata a compiere atti vandalici sulla proprietà di qualcun altro? - scherza.

 

Un nodo violento si scioglie alla base del mio stomaco. Un solo pensiero lampeggia nella mia testa. Voglio baciarla. Voglio baciarla di nuovo. Voglio baciarla adesso, senza bisogno di essere costretta da qualcosa o da qualcuno.

 

Non le rispondo. Salgo i pochi gradini che mi separano da lei e sto per colmare l'inesistente spazio fra di noi...

 

- Camila, tesoro? Sei tu? -.

 

Spalanco gli occhi di scatto, non mi ero nemmeno resa conto di averli chiusi. La voce che ci ha interrotte appartiene ad un uomo. Immagino che sia proprio il padre di Camila. Improvvisamente mi rendo conto di cosa stavo per fare. Pensarci adesso sembra così sbagliato... era così giusto. Sarebbe stato giusto? Sono solo condizionata da ciò che è successo durante questa notte?

 

- Sarebbe meglio che io vada adesso... - mormoro confusamente.

- Sì, io uhm... sarebbe meglio - dice Camila annuendo, ma posso notare che i suoi occhi dicono tutt'altro.

 

Non sono sicura di cosa di cosa ci sia dentro, non sono sicura che se l'avessi baciata avrebbe ricambiato, ma non sono nemmeno sicura che voglia che io vada via. Devo farlo in ogni caso. Suo padre sta già scendendole scale quando lei farfuglia un rapido “Buonanotte” e si chiude la porta alle spalle.

 

Resto ferma senza muovermi nella mia auto. Cerco di elaborare tutti gli avvenimenti che si sono verificati. È stata davvero una nottata da ricordare.

 

 

 

 

Note conclusive: ho scritto il capitolo sull'onda emotiva di non so bene cosa, solo per rendermi conto che la scena delle uova e della macchina somigliava (in qualche strano modo) a quella di "Colpa delle stelle". Giuro che me ne sono accorta soltanto rileggendolo lol.

Anyway, sooo here I am :')

Non c'è molto da dire su questo capitolo, se non un paio di curiosità:

1. Il titolo del capitolo mi ricorda molto la canzone di HSM (A night to remember, appunto) vi giuro, non so perché l'ho scelto. Mi sembrava appropriato LOL.

2. Coconut Road è davvero una delle strade principali che percorre Miami, ma il Coconut Arcade non esiste.

3. Non vi preoccupate, incontreremo anche una versione di Dinah sobria :')

Sembra tutto per il momento :) al solito ricontrollerò il capitolo per gli eventuali errori. 

  
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