Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Kengha    27/08/2015    2 recensioni
Erano passati quasi sei mesi da quello che era poi stato ironicamente chiamato “Inverno Perenne” e adesso il freddo, quello vero, era arrivato ad Arendelle. Il freddo e il ventiduesimo compleanno della Regina.
 Dopo le numerose pressioni di Anna, Elsa si era arresa ed aveva deciso di organizzare un ballo per festeggiare l’evento. Dopo le altrettante numerose pressioni dei funzionari di corte, era stato stabilito che a tale ballo dovessero essere presenti anche i pretendenti della Regina.

La voce si era sparsa in un istante, nonostante il categorico rifiuto della sovrana di fare degli inviti ufficiali: non avrebbe mai pregato nessun’uomo di prenderla come moglie.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Strano ma vero, dopo mesi interi torno a farmi viva. E sì, mi sento una stronza apocalittica per essere scomparsa all'improvviso, lasciando questa storia e i lettori che mi stavano seguendo e supportando... per quanto possa valere, mi dispiace molto. È stato un periodo molto negativo e solo da un paio di settimane le cose sembrano andare meglio, anzi, sembrano andare bene. Oggi, nello specifico, una piccola batosta ha interrotto questo "circolo positivo", ma se sono qui è perché ho deciso di non farmi abbattere di nuovo. Avevo promesso che avrei portato a termine "A Tale of Ice and Fire" e lo farò, ho smontato la mia intera stanza per ritrovare il quaderno (scomparso) dove avevo scritto gli ultimi pezzi... non sarà stata una fatica vana. Lo devo a coloro che mi hanno seguito e a me stessa. Ai miei amici che mi hanno aiutato tanto negli ultimi mesi e ad una persona in particolare che da un po' mi aiuta ogni giorno.
A coloro che sono rimasti, se qualcuno è rimasto, auguro una buona lettura.


Capitolo 8


Gli incontri segreti che seguirono nei giorni successivi furono per entrambe estremamente eccitanti. Approfittavano di ogni momento libero per nascondersi in qualche sala vuota del castello, uscendone poi, ogni volta, con dei nuovi segni rosso acceso, sempre più grandi e difficili da nascondere. Erano passati quattro giorni dal picnic e quello era il primo pomeriggio interamente libero per la Regina, la quale non si era fatta di certo sfuggire l’occasione. Aveva annunciato di avere molti impegni burocratici da svolgere e di non voler essere disturbata a meno che non fosse stato strettamente necessario. Per sicurezza, aveva congelato la serratura e finalmente si era potuta dedicare completamente al suo unico motivo di interesse, ben lontano dalla burocrazia.
« Anna li ha visti » biascicò tra un bacio e l’altro, volgendo un’occhiata rapida alla ragazza seduta a cavalcioni sulle sue gambe.
« Cosa?! » Scattò Leanne, allontanando il volto da quello della bionda, guardandola con gli occhi sgranati.
« Già… » sospirò la Regina « Sai, da quando ci siamo riconciliate abbiamo deciso di tenere le porte aperte e ormai ha praticamente perso l’abitudine di bussare. Mi ha seguita dopo il consiglio di ieri sera ed è entrata che mi stavo ancora cambiando… è rimasta parecchio spiazzata quando ha notato tutti questi succhiotti sul mio collo ».
« Mio Dio, che situazione spiacevole. Tu cosa le hai detto? »
« Nulla! Ero terrorizzata e deve essersi preoccupata anche lei quando il pavimento della mia camera da letto ha cominciato a gelarsi. Mi è venuta incontro di corsa con le gote arrossate ed un sorrisetto imbarazzato, alla fine abbiamo tenuto una conversazione del tipo “« Non c’è niente di male, Elsa! Una volta Kristoff me ne ha fatto uno enorme sulla clavicola. Per fortuna sono riuscita a nascondertelo… e poi era uno e non una mezza dozzina ma-… non importa! Qui non stiamo parlando di me, quindi non scenderò in dettagli personali ed imbarazzanti… visto che i troll già ne hanno fatto una storia. Tu ed Alexander state per sposarvi, è una cosa normale! Anche se vorrei ricordarti che la consumazione in teoria dovrebbe avvenire dopo il matrimonio. Cioè, se vuoi che sia prima non ci sono problemi ma- »
« A questo punto credo di dover ricordare io a te questo piccolo dettaglio riguardo la consumazione, Anna »
e poi ha cambiato discorso, vista la piega assurda che stava prendendo quella chiacchierata ».
La mora rimase impassibile per qualche brevissimo istante, in cui Elsa la fulminò con lo sguardo. «Non- ».
Non ebbe neppure il tempo di minacciarla che Leanne scoppiò in una fragorosa risata, ignorando la segretezza di quei momenti.
« Non ci posso credere! » Gracchiò, facendo sbuffare Elsa, che non perse tempo a riprenderla con un’occhiataccia per il tono troppo alto di voce.
« Scusa, ma è assurdo! »
« Adoro Kristoff, ma credo proprio che quel ragazzo necessiti di un bel discorso ».
« Non vorrei essere nei suoi panni, quando giungerà quel momento ».
« Non vorrà neanche lui » Ringhiò la Regina, con gli occhi ridotti a due minuscole fessure fiammeggianti. « Se prova anche solo a toccare Anna con le sue grandi mani da montanaro io- »
La Regina venne interrotta dallo bussare deciso ed elegante di qualcuno al di là della porta. Leanne sgranò gli occhi e questa volta nemmeno lei riuscì a contenere le sue emozioni. La paura di entrambe provocò una misteriosa concentrazione di magia che incendiò i fiori presenti in un vaso sulla scrivania e che poi congelò le fiamme, ancora alte e vive, intrappolando il fuoco nel ghiaccio in un mix di colori sorprendenti. Le ragazze osservarono quel suggestivo spettacolo, stupendosi della meraviglia e della distruzione che i loro poteri, assieme, potevano creare. Elsa fu la prima a riacquisire il controllo, ricordando la persona dietro la porta e pregando che fosse solamente Gerda.
« Chi è? »
« Vostra Maestà, sono il principe Alxeander. Volevo vedervi, posso entrare? »
Preghiere vane. Leanne sbiancò nell’udire la voce del fratello maggiore ed indietreggiò di un paio di passi, rovesciando il vaso di prima a terra, mandandolo in frantumi. La platinata roteò gli occhi «Era chiaro che quell’oggetto non sarebbe dovuto arrivare alla fine della giornata ».
« Elsa, va tutto bene? »
La voce del principe, tuttavia, non aiutò affatto la mora a tranquillizzarsi e alla fine la Regina comprese che era strettamente necessario che prendesse lei in mano le redini della situazione. Posò le mani sulle spalle tremanti della mora, obbligandola a guardarla negli occhi. « Andrà tutto bene. Fidati » sussurrò, sorprendendosi poi di come le sue poche parole avessero fatto effetto sulla principessa del Sud che, immediatamente, parve calmarsi. Non aveva mai visto Leanne così spaventata per qualcosa: fino a quel momento aveva sempre interpretato lei il ruolo di quella fragile, adesso non poteva più permetterselo.
Con il passare dei giorni, l’imminente partenza e l’avvicinarsi del matrimonio, Leanne stava perdendo tutta la sua sicurezza, lasciando spazio ad una fragilità che solitamente non le era propria.
« Scusate, sono solo oberata di lavoro. Potreste passare tra un paio d’ore? » Rispose finalmente la Regina.
« Devo solo darvi una cosa. Ci vorranno pochi minuti ».
Elsa comprese che a quel punto, rifiutare ancora, sarebbe stato ben più che sospetto. Spinse Leanne sotto la grande scrivania, dandole quei misteriosi fiori che sarebbero stati una prova schiacciante. La mora non oppose resistenza ed obbedì a quella silenziosa richiesta, accovacciandosi sotto il grande mobile in mogano.
La Regina controllò un ultimo istante, prima di sciogliere la serratura, per accogliere il principe.
« Accomodatevi! » Esclamò, una volta che fu nuovamente seduta sulla sua sedia.
Alexander fece il suo ingresso con assoluta solennità, indossava una splendida giacca verde smeraldo, abbinata perfettamente ai pantaloni scuri, che presentavano gli stessi eleganti ricami dorati su alcuni risvolti accuratamente studiati per quel completo. Alla vita spiccava la cintola con la spada ed Elsa rimase colpita da quel particolare: non ricordava di avergliela mai vista portare.
« Elsa, siete sicura che sia tutto apposto? » Chiese dopo qualche secondo il ragazzo, notando che la Regina fosse rimasta immobile con lo sguardo perso a guardare qualcosa, che non si rese conto essere l’elsa frastagliata di diamanti della sua splendida spada.
La platinata trasalì e puntò immediatamente i suoi occhi di ghiaccio sullo splendido volto abbronzato dell’altro « Certo. Ero un attimo persa, ditemi pure ».
Improvvisamente, Alexander le parve a disagio, spostò un paio di volte il peso da una gamba all’altra e spostò il suo sguardo ovunque, tranne che su di lei.
« Cos’è successo a quel vaso? » Sviò, indicando i pezzi di porcellana sparsi sul pavimento, alla destra della Regina di Arendelle.
« Niente di che, ignoratelo. Manderò a chiamare qualcuno per pulire questo disastro, più tardi ».
« Va bene ». Il moro sospirò e finalmente riuscì a ritrovare il coraggio per dire ciò che l’aveva spinto fin lì. Il suo sguardo si fece serio, quasi distante, lo stesso tipo di sguardo che la platinata era solita rivolgere ai funzionari che le si rivolgevano come fosse una bambina inesperta. Lo sguardo autoritario di un vero sovrano. Il giovane principe compì un ampio passo avanti, per portarsi dietro la scrivania accanto ad Elsa, facendo sobbalzare vistosamente quest’ultima, che non poté che alzarsi bruscamente, per impedirgli di andare oltre. « Fermatevi! Verrò io da voi! » Esclamò ad alta voce, sperando di aver sovrastato col suo tono il lamento di dolore di Leanne, alla quale aveva accidentalmente dato un calcio. Il moro rimase visibilmente perplesso, comunque decise di non obbiettare e, annuendo mestamente, fece un paio di passi indietro, permettendo dunque alla Regina di avvicinarsi e prender posto di fronte a lui esattamente al centro dello studio.
« Scusate, ci sono schegge di vetro ovunque, non mi sarei mai perdonata se vi foste rovinato questi splendidi stivali, schiacciandole ». Improvvisò Elsa, sperando di riuscire a giustificare il suo insolito comportamento e la singolare reazione.
La scusa era frivola, tuttavia, il moro annuì in risposta, lasciando cadere una volta per tutte l’argomento. « Allora, il motivo di tutta questa urgenza? » Si sforzò di sorridere la bionda. Il principe la guardò dritta negli occhi per un lungo istante e in quel momento la Regina poté sentire distintamente il peso di tutti suoi errori all’interno del petto. Ciò che stava facendo ad Alexander era sbagliato, vergognoso… eppure, nonostante il senso di angoscia, non riusciva a sentirsi in colpa, o a pentirsene: Leanne era la cosa più bella che le fosse mai capitata e avrebbe messo volentieri tutto in gioco, per lei. Quindi, allontanati i rimorsi, si rivestì a sua volta di autorità e sostenne senza incertezze il suo sguardo.
« Mi sono reso conto qualche ora fa di non avervi ancora dato in dono l’anello di fidanzamento ».
Quest’affermazione di sicuro fu l’ultima cosa che Elsa si sarebbe aspettata di sentire e alla fine vacillò impercettibilmente. Il principe estrasse un fazzoletto di stoffa dalla tasca interna della sua giacca e s’inginocchiò dinnanzi a lei senza dire una sola parola. Aprì con cura il candido pizzo di quel piccolo pezzo di stoffa, fino a scoprirne il contenuto: un anello di fidanzamento con un’acquamarina grande come un’unghia, circondata da una dozzina di diamanti e perfettamente incastonata sul cerchio di platino scintillante.
« Apparteneva alla mia bisnonna, è un po’ di generazioni che è tradizione darlo come dono di fidanzamento, nella mia famiglia » espose Alexander, afferrandole con delicatezza la mano sinistra « Posso? ».
La Regina si limitò ad annuire, la gola improvvisamente secca e la fronte accaldata: era il gioiello più bello che avesse mai visto e lei non meritava decisamente di portarlo.
« Avevo temuto fosse troppo grande ». Sospirò di sollievo il principe, notando come l’anello si adattasse perfettamente attorno il candido anulare della bionda Regina.
« I-io… sono senza parole. È meraviglioso, vi ringrazio » balbettò Elsa, guardando il suo riflesso sulla pietra scintillante.
« Sono lieto che vi piaccia. Direi che è decisamente il vostro colore ». Sorrise ancora una volta il moro, rimettendosi in posizione eretta per prendere con dolcezza le mani della sua fidanzata.
« So che è successo tutto di fretta e che probabilmente non era nei vostri piani quello di sposarmi, ma vi prometto che sarò un buon marito, Elsa. Sul mio onore ».
Alexander si avvicinò ancora di qualche centimetro e, con titubanza, azzerò la distanza tra lui e la Regina, posando le sue labbra su quelle rosee, donandole un casto bacio.
« Posso contare sulla vostra presenza, questa sera a cena? » Chiese piano, guardando con lussuria le labbra gonfie della platinata: era chiaro che Alexander volesse di più ed Elsa gli era grata per aver deciso di non correre e di rispettare i tempi di attesa che il matrimonio aveva loro imposto.
« Certamente » sussurrò in risposa lei, sentendo finalmente la presa del principe allentarsi dai suoi fianchi, fino a scomparire del tutto quando ebbe fatto un paio di passi indietro.
« Allora ci vediamo tra qualche ora. Buon proseguimento, mia Regina ».
« A dopo ».
Non appena la porta fu sbattuta, la platinata si lasciò andare ad un sospiro stanco e si portò una mano alla fronte, sigillando di nuovo la serratura con la sua magia.
« Leanne puoi uscire, è andato via » biascicò, avvicinandosi lentamente al suo posto.
La principessa straniera, però, non diede alcuna risposta, né uscì da sotto il mobile, cosa che fece allarmare Elsa « Leanne?! » Chiamò, chinandosi finalmente a guardare sotto la sua scrivania.
Il respiro le morì in gola quando vide la mora rannicchiata su sé stessa, con le ginocchia al petto, i fiori congelati in mano e la testa nascosta tra le gambe.
« Leanne! » Esclamò preoccupata, inginocchiandosi accanto a lei e posandole dolcemente una mano sulla spalla. « Tesoro, ti prego, guardarmi ».
E subito dopo si pentì di averle fatto quella richiesta. Gli occhi ambrati della principessa erano rossi, gonfi e pieni di lacrime, gli zigomi alti bagnati, le labbra tremanti… era chiaro che con quel gesto, Alexander, le avesse dato il colpo di grazia per farla crollare. Il sussurro della principessa del Sud fu appena udibile, eppure Elsa lo sentì e la durezza di quelle parole la schiaffeggiò spietatamente.
« È finita Elsa, io ti ho persa ».

 ***

Era notte fonda e la partenza ci sarebbe stata tra appena cinque ore: cinque ore e sarebbe tutto finito, quell’intero mese sarebbe sfumato in ricordi e presto anche quelli sarebbero scomparsi. Leanne si era fatta da parte e, per quegli ultimi giorni, era rimasta quasi tutto il tempo nelle sue stanze. Elsa era andata a cercarla, aveva provato a parlarle, ma la porta era rimasta sempre chiusa, provocando l’accrescere dei sensi di colpa della Regina: il pensiero che Anna avesse dovuto soffrire allo stesso modo per tredici lunghi anni – considerando, inoltre, che era appena una bambina – non aveva di certo migliorato il suo stato d’animo. Sapeva, tuttavia, che Leanne aveva ragione: quel momento presto o tardi sarebbe dovuto arrivare e trascorrere altri giorni assieme non avrebbe fatto altro che farle soffrire ancor di più quando infine sarebbe giunto il momento della separazione. La principessa non dormiva da tre notti ormai e, sebbene alte fiamme circondassero il baldacchino nella sua stanza, continuava a non sentirsi al sicuro; il fuoco la stava tenendo lontana da tutti, persino dal fratello – che in quell’ultimo periodo aveva ottenuto risultati ancor più scarsi di Elsa, visto che la ragazza non aveva proferito una singola parola in risposta a tutte le sue richieste di venir fuori –, ma era solo questione di ore prima che i due reali tornassero nel proprio regno e, a quel punto, la realtà l’avrebbe schiaffeggiata brutalmente per l’ennesima volta.
La splendida Regina di Arendelle era entrata nella sua vita con la forza e l’inaspettatezza di una vera e propria bufera di neve, l’aveva colpita, rovesciata, sconvolta e profondamente migliorata. A Leanne erano piaciute diverse donne nel corso della sua vita: cameriere, ambasciatrici, amiche di infanzia tuttavia, mai prima d’allora, si era innamorata.
Non aveva chiesto di avere Elsa, semplicemente era successo ed era ormai innegabile che si sarebbero appartenute per sempre. Irrequieta , decisa a non buttare al vento quel poco tempo che aveva ancora a disposizione, si alzò dal letto e attraversò il fuoco in completa tranquillità fino a giungere dinnanzi la porta della sua stanza. Sarebbe uscita di lì, non avrebbe sprecato quell’ultima notte. Con decisione afferrò il pomello ed iniziò una corsa silenziosa per i corridoi deserti del castello: scivolò sui tappeti, scese e salì scale, fino a quando non giunse nell’ala opposta, esattamente di fronte la grande porta di legno che separava il resto del palazzo dalle stanze della Regina. Si accertò un’ultima volta di non esser stata seguita e poi, silenziosa, girò il pomello ed attraversò la barriera che la sperava dalla cosa più bella che avesse mai avuto il privilegio di avere. Quando finalmente la porta alle sue spalle fu chiusa riuscì a rilassarsi e poté accorgersi della figura snella che guardava il fiordo dalla finestra, dandole le spalle.
« Anna, mi dispiace io domattina non-… Leanne ». La sorpresa negli occhi della platinata quando voltandosi, anziché la sorella, trovò la bella principessa del Sud fu ben più che evidente e fece male, perché da quel suo sguardo la mora comprese che non si aspettava più di rivederla. Gli occhi di ghiaccio erano larghi e la bocca leggermente aperta, le sue spalle cedettero improvvisamente e, solo quando la Regina prese una lunga boccata d’aria, Leanne si rese conto di quanto si fosse irrigidita col suo ingresso. Per una volta decise di mandare all’altro paese la razionalità e di agire ignorando il cervello, dunque tenne per sé tutti i bei discorsi che si era preparata durante il tragitto dalla sua camera da letto agli appartamenti della Regina e con tre ampie falcate si precipitò da lei, annullando con irruenza la distanza che le separava, attaccando le labbra dell’altra con voracità.
E ancora una volta Elsa la sorprese.
Non solo rispose al bacio immediatamente, quasi fosse una cosa che si aspettasse, ma anziché respingerla, o allontanarla, l’avvolse tra le sue braccia, stringendola e sollevandola appena, per permetterle di essere alla sua stessa altezza. La Regina le mordeva le labbra senza esitazione e correva a cercare la sua lingua tutte le volte che si staccavano, era affamata, aggressiva, disperata. Leanne sapeva a cosa Elsa stesse pensando: quella era l’ultima occasione che avrebbero avuto per stare assieme, ben evidente era il fatto che nessuna delle due volesse sprecarla.
« Sono stata una stupida ». Biascicò la principessa del Sud, approfittando di una manciata di secondi che la platinata si era concessa per riprendere fiato.
« Non è vero, non parlare di te in questo modo ». Rispose pacatamente Elsa, accarezzandole la fronte con una mano gelida, tirandole indietro i lunghi capelli scuri. « Tu… ti sei comportata bene. Probabilmente anche io, nei tuoi panni, avrei agito allo stesso modo ».
« Volevo proteggerci, è già tutto dannatamente difficile ».
« Lo so ».
« Io ti amo ».
Quella dichiarazione parve riempire improvvisamente tutta la stanza e il volto di Elsa mutò subito espressione: c’era sorpresa, c’era paura ma, soprattutto, c’era dolcezza. E fu proprio quel sentimento che, per la prima volta, riuscì a vincere tutti gli altri, dando alla Regina il coraggio di allontanare l’oscurità per aggrapparsi a quel minuscolo spiraglio di luce che Leanne le stava offrendo. La baciò delicatamente, appena un sfiorarsi di labbra, mentre con le mani le accarezzava piano i fianchi.
« Ti amo anch’io ».
Avevano avuto tante occasione per dirselo e mai una era stata perfetta tanto quella; nessuna delle due sapeva cosa sarebbe accaduto dopo quella notte e probabilmente era destino che quella frase venisse pronunciata in quel momento, in quella stanza, perché non era solo una confessione: era un appiglio, una necessità, un tentativo di farsi forza… era un addio.
Ripresero a baciarsi ancora una volta con irruenza e la Regina non esitò ad afferrare la principessa e a sollevarla da terra, incastrando le sue gambe contro il proprio bacino, mentre la mora le circondava il collo con le braccia. Indietreggiò di qualche passo, fermandosi solo una volta toccato il letto con le gambe, si girò e con estrema accortezza vi posò Leanne sopra, inginocchiandosi al suo fianco, sovrastandola mentre con un braccio le sosteneva ancora il collo, per impedire alle loro labbra di separarsi. Avevano giocato, durante quelle settimane, mandando avanti una partita che la principessa era stata ben lieta di condurre con maestria e sicurezza. Ed Elsa le era stata grata per questo. Tuttavia, la mora era stata troppo sconvolta dalla realtà dei fatti per poter andare avanti allo stesso modo di come aveva cominciato, i ruoli si erano invertiti e ancora una volta la platinata si era ritrovata a combattere faccia a faccia con la malvagità della vita per poter difendere le cose che amava. Ad una prima occhiata, conoscendo solo il suo passato, molte persone avrebbero potuto paragonare Elsa ad un cerbiatto impaurito, ma chi la conosceva bene aveva avuto modo di scoprire che la dolce e pacata Regina di Arendelle somigliava molto più ad un predatore piuttosto che a una preda. Un predatore calmo, calcolatore, ma comunque pronto a lottare.
Leanne aveva pur sempre diciannove anni e, anche se forse era in grado di gestire con maestria il suo potere, per molte cose era decisamente più simile ad Anna che ad Elsa. E questo voleva dire che, per quanto le apparenze potessero far sembrare il contrario, era la bionda a tenere le redini della maggioranza delle situazioni.
La Regina continuava a baciarla, ormai dipendente dal sapore della principessa, l’assaporava pur sapendo che non sarebbe mai stata sazia di lei; e mentre la sua bocca continuava a tornare in luoghi ormai ben conosciuti, le sue mani si spinsero oltre, accarezzando delicatamente le cosce della mora, sollevando lentamente la stoffa del leggero abito da notte che stava indossando in quel momento sempre più in alto, fino a sfilarglielo completamente. Guardare la principessa per la prima volta fu come prendere una boccata d’aria fresca, dire che fosse bella era riduttivo: era eterea ed in quel momento era sua. Solamente sua.
Le sorrise dolcemente sperando di alleviare il suo imbarazzo e la baciò mentre con le mani avvolgeva i seni tondi e sodi, affidandosi solamente all’istinto in quel momento che ad entrambe era totalmente estraneo: non c’erano libri, testi, che trattavano dell’amore tra donne – almeno non in maniera così approfondita – e la paura di fare qualcosa di sbagliato era tanta. Il gemito di piacere che, tuttavia, sfuggì inatteso dalle labbra della principessa del Sud fu tutto ciò che Elsa stava aspettando e valse come ottimo incentivo per andare oltre. Si allontanò solo per sfilarle le mutandine già umide, ma non ebbe neppure il tempo di farle scendere fino alla caviglia che Leanne aveva capovolto le loro posizioni e la stava spogliando a sua volta, come a voler pareggiare i conti.
Litigò alcuni minuti con i lacci dell’abito da notte della platinata – più complesso e raffinato di quello che aveva indossato lei fino a poco prima –, ma alla fine anche quell’ultima barriera venne rimossa e la mora poté ammirare la meravigliosa Regina delle nevi in tutta la sua bellezza. Le guance di Elsa si tinsero di un rosa acceso nel notare come Leanne la stava guardando, ma non fece in tempo a coprirsi con le mani, imbarazzata, che la principessa le afferrò i polsi e li bloccò ai lati della testa, sorridendole maliziosamente prima di avvolgere con la bocca il suo seno sinistro. La Regina non riuscì a trattenere un urletto sorpreso, che gratificò immensamente la mora. Elsa lasciò che Leanne prendesse confidenza col suo corpo ancora qualche minuto, prima di sollevarsi a sedere incastrando il suo bacino tra le gambe della principessa, che aprì leggermente le labbra, sorpresa dalla sensazione della sua intimità nuda contro la pelle gelida del ventre della Regina. Quest’ultima sorrise maliziosamente e tornò a baciarla ancora una volta, stringendola di più a sé mentre la stendeva nuovamente sul letto. La mora allungò le mani verso il bacino di Elsa, per privarla di quell’ultimo indumento che ancora le separava e la Regina fu ben lieta di aiutarla a farlo.
Fu solo quando erano ormai entrambe completamente nude e sentì l’intimità della platinata premere contro la propria che Leanne si riscosse e fermò Elsa dall’andare avanti.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     
 « A-aspetta… » balbettò, allontanandola gentilmente ma con decisione, suscitando non poco disappunto da parte della sovrana « … sei sicura di volere questo? » Domandò con un filo di voce, guardandola timidamente negli occhi. Si sentiva in dovere di porle quella domanda, ciò che stavano facendo era sbagliato, scorretto nei confronti di Alexander, disonesto rispetto quelli dell’intera Arendelle. Eppure, nonostante non si fosse mai sentita più viva di quel momento, Leanne andò avanti, pronta a mollare tutto e a dire addio ad Elsa per sempre, se solo lei glielo avesse chiesto « Tra pochi mesi sarai sposata, non è giusto che noi- ». La Regina la mise a tacere con l’ennesimo bacio e, in risposta a quella valanga di incertezze, sfilò l’anello di fidanzamento dal suo anulare e lo posò sul comodino accanto al suo letto, nascondendolo alla vista con un fazzoletto di pizzo. Poi, allontanato lo spettro del matrimonio da quella stanza, tornò a concentrarsi sulla splendida figura nuda di Leanne, distesa sotto di lei, con gli occhi lucidi e scuri di lussuria e le labbra gonfie di baci.
« Nella mia vita mi sono state concesse ben poche occasioni di scegliere, sai bene che anche il matrimonio con tuo fratello è l’ennesima costrizione burocratica e sì, probabilmente ciò che stiamo facendo è sbagliato, ma ti prego, concedimi almeno la possibilità di questo. Se per te è lo stesso, io vorrei stare con te questa notte… in tutti i modi possibili. Fammi scegliere te ».
La principessa non poté evitare di commuoversi a quelle parole e, con mano tremante, accarezzò piano una guancia arrossata e luccicante di sudore della Regina, sorridendole con una dolcezza tale da far tremare anche quel cuore che molti avevano definito di ghiaccio.
« Tu non devi scegliermi, Elsa. Io ti appartengo già da tempo ».


***

« Ehi » chiamò piano Elsa, quando ormai i primi raggi del sole filtravano dalla finestra.
« Ehi » bofonchiò in risposta Leanne, ancora semi-addormentata tra le sue braccia.
« È l’alba » dichiarò la Regina, posandole delicatamente un bacio sulla tempia esposta.
« Già… ». Dopo questo sospiro la principessa aprì gli occhi, sconfitta « Vorrei poter rimanere così per sempre » confessò, accoccolandosi di più contro il petto gelido della platinata.
« Anche io, tesoro. Anche io ».
« È stata la notte più bella della mia vita » disse con un filo di voce rauca, sollevandosi leggermente per congiungere le labbra con quelle della sua amante.
« Della nostra vita » La corresse Elsa, prima di accontentarla e concederle un bacio più approfondito.
« Già ». La principessa del Sud divenne improvvisamente malinconica, sapendo che quella prima notte sarebbe stata anche la loro ultima ed Elsa non tardò a percepire il suo dolore e a condividerlo. Iniziarono a baciarsi più appassionatamente, in maniera più feroce, disperata, perché quelli sarebbero stati i loro ultimi baci. Furono quasi sul punto di spingersi oltre per la seconda volta, quando vennero interrotte dall’insistente bussare alla porta.
« Chi…chi è? » Chiese la Regina, affannata.
« Vostra Maestà, dovreste prepararvi, il principe Alexander è in partenza ». La voce di Gerda fu una melodia rassicurante ed entrambe le ragazze sospirarono di sollievo.
« Porgi al principe le mie scuse e digli che non potrò essere lì a salutarlo a causa di un lieve malanno, ma che comunque gli auguro buon viaggio ».
« Come desiderate, Vostra Maestà. …Tuttavia, temo che la principessa Leanne debba comunque raggiungerlo… ».
La mora impallidì ma, quando Elsa si lasciò sfuggire un risolino divertito, decise di rispondere ella stessa alla governante.
« Dì pure che mi sto preparando e che lo raggiungerò presto, temo di non aver dormito molto questa notte ».
E a questo punto fu il turno della platinata di impallidire.
« Sarà fatto, Vostra Altezza ».
Leanne riuscì a trattenere la sua risata fino a quando non sentì i passi della donna allontanarsi dal corridoio, a quel punto scoppiò letteralmente.
« Hai veramente appena detto alla mia vecchia balia che siamo state insieme, questa notte? » Biascicò la Regina, ancora semisconvolta.
« Era così ovvio! » Rise la principessa, rotolando giù dal petto dell’altra.
« Un conto era che fossi nella mia stanza e un conto è ciò che hai fatto nella mai stanza! » Esclamò sconvolta Elsa, guardandola come fosse un fantasma « Non riuscirò più a guardare Gerda in faccia per il resto della mia vita ».
« Andiamo, non farla tanto tragica ». Ridacchiò ancora Leanne, afferrandola e attirandola a sé « Tra una decina d’anni lo avrà dimenticato ».
« Tu credi? »
« Assolutamente no ».
La principessa cominciò a ridere di nuovo e questa volta contagiò anche la bionda. Le risate delle due ragazze echeggiarono per le stanze deserte della Regina, riuscendo a dare un pizzico di allegria anche a quel giorno. A ridestarle furono le voci di Alexander e Kristoff, provenienti dal cortile: il giovane principe era già pronto per il viaggio di ritorno e, a quanto pareva, il biondo montanaro stava volentieri aiutando il futuro cognato a portare i bagagli a bordo del grande vascello reale.
« È ora » mormorò Leanne, guardando un punto lontano fuori dalla finestra, verso l’oceano.
« Già ».
Si rivestirono in completo silenzio, degnandosi di pochi sguardi e sorrisi che, nonostante dovessero essere rassicuranti, alla fine apparvero come smorfie malinconiche. Elsa sapeva di dover essere forte e, soprattutto, di dover essere grata perché non avrebbe perso Leanne. Almeno non completamente. Infondo, era pur sempre la sorella del suo futuro sposo, il che voleva dire che, in un modo o nell’altro, avrebbero avuto occasioni di rivedersi. Certo, le circostanze le avrebbero obbligate ad un certo  contegno e un’opportuna distanza, ma si sarebbero rincontrate e, nonostante il dolore, avrebbero potuto ancora guardarsi negli occhi, almeno per dei fugaci attimi.
Furono entrambe pronte in meno di mezz’ora e si ritrovarono ancora una volta abbracciate, strette l’una contro l’altra, a scambiarsi baci profondi e frasi insensate, solo per distrarsi.
« Dovrei iniziare a mettere i tacchi più spesso » dichiarò Leanne, sperando che il sorriso forzato riuscisse a distrarre Elsa dai suoi occhi ambrati pieni di lacrime. Questa le rivolse uno sguardo interrogativo, che venne subito degnato di una spiegazione.
« Semplicemente sono stanca di dovermi mettere sulle punte ogni volta che voglio darti un bacio ».
« Tra qualche ora non avrai più questo problema. Mai più » rispose a bassa voce Elsa, in un tono più duro e scostante di quanto avesse voluto.
« Non dire così, ti prego. Sai bene quanto vorrei rimanere ». La principessa le accarezzò dolcemente una guancia candida, invitandola ad alzare lo sguardo.
« E allora resta » la supplicò la Regina, abbandonandosi al dolore e lasciando che le lacrime solcassero il suo volto perfetto.
« Non posso » biascicò la mora, asciugando con un pollice le lacrime della platinata, ma piangendo comunque a sua volta.
« Io ti amo » le confidò ancora una volta la Regina, con una voce che quasi non le apparteneva, tanto era flebile e lontana.
« Ti amo anch’io ».

Il giorno in cui Leanne andò via era bello, sereno. Il sole splendeva alto e il mare era calmo: un’atmosfera perfetta che si accoppiava, a causa di un perfido gioco del destino, a quella terribile giornata. 31 Gennaio, il giorno che portò via sogni, speranze, ricordi e desideri di un amore che non sarebbe mai potuto esistere. L’ultimo giorno di sole di quell’insolito inverno, perché poi, a partire dall’alba seguente, su Arendelle vi sarebbero state solo nuvole… e neve.

   
 
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