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Autore: BlueParadise    27/08/2015    2 recensioni
"We can beat them, for ever and ever
Oh we can be Heroes,
just for one day"
Genere: Guerra, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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CAPITOLO 7

 
 
Oggi era il giorno.
James mi aveva garantito che questa era soltanto una formalità, tuttavia non riuscivo a smettere di sentirmi nervosa. Sapevo che sarei stata all’altezza, solo che non era facile esserne così sicura. Era come il giorno di un esame, sapevi di aver studiato, ma non potevi comunque impedire all’ansia di bussare alla tua porta. E se avessi fatto un disastro? E se anziché segnare fossi caduta dalla scopa e avessi fatto una figuraccia memorabile?
«Mary, smettila di agitarti!» strillò Alice.
La sua voce mi giunse ovattata e girandomi vidi solamente un bozzolo di coperte.
«Non ho neanche parlato!» borbottai.
«Ti sento sbuffare e scalciare da qui.»
«Scusa tanto se oggi ci sono le selezioni!»
«Odio il Quidditch» si lamentò Alice.
«E io odio voi due!» sbuffò Lily coprendosi con le coperte fino alla testa.
L’unica che non avevo ancora sentito era Marlene, così guardai verso il suo letto e lo trovai vuoto.
«Dov’è Lene?» domandai accigliata.
«Boh, lei si alza sempre presto.»
«La volete piantare di parlare!» protestò Lily.
«Non posso, sono troppo in ansia.»
«Andrà bene» sospirò Alice uscendo dal bozzolo nel quale si era arrotolata.
Si stiracchiò per bene, facendo sghignazzare Lily e facendo sorridere me.
«Non so, quest’anno è tosta. Ho saputo che un sacco di persone si presenteranno alle selezioni» risposi ormai completamente scoperta.
«Potter l’ha dato per ovvio, Mary tu sarai nella squadra» sospirò Lily.
Lily non era una gran tifosa di Quidditch, ma era sempre venuta a vedermi per darmi supporto. Apprezzavo molto il fatto che si stessero sforzando di confortarmi, tuttavia non potei fare a meno di provare un forte mal di pancia non appena mi alzai dal letto.
Dovevo restare calma, in fondo non era mica la partita decisiva del campionato, erano soltanto delle stupide selezioni!
Camminai svogliatamente verso il bagno e mi lavai velocemente, indossando la divisa per il Quidditch.
«Smettila di stressarti e vieni qui che ti faccio una treccia» mi chiamò Lils seduta sul suo letto.
Le porsi spazzola ed elastico ed incominciò a pettinarmi dolcemente i capelli.
Fu un vero toccasana per i miei nervi tesi e mi lasciai andare al movimento delicato della mano di Lily. Alice ne approfittò per andare in bagno e Lils iniziò ad intrecciarmi i capelli in una resistente treccia alla francese.
Quando ebbe finito mi sorrise incoraggiante e non potei che fare un lungo respiro.
«Vedrai che andrà bene, non assillarti.»
Sapevo di non aver motivo di dubitare di me stessa, eppure non mi sentivo totalmente sicura.
Nel momento in cui Lily andò in bagno, Alice mi aiutò a riordinare la stanza. Divenni in un istante iperattiva e combinai più disastri del dovuto. Dopo che dovetti rimettere a posto tutti i fogli che avevo fatto cadere dalla scrivania, le ragazze decretarono che una bella colazione mi avrebbe fatto sentire meglio.
Ci avviammo verso la Sala Grande e per la strada trovammo i Malandrini.
«In forma, McDonald?» mi domandò James con un sorriso smagliante.
«Sì, completamente carica» risposi cercando di non dare a vedere la mia agitazione.
«Andiamo Mary, tu sei certamente dei nostri!» mi affiancò Sirius.
«Facile a dirsi per voi due, tu sei il Capitano e tu sei il suo vice! Magari trovate qualcuno migliore di me» balbettai e in un istante venni afferrata per i fianchi da James e da Sirius e stritolata scherzosamente.
«Nessuno sarà più bravo della nostra migliore Cacciatrice da ben quattro campionati!»
Ero entrata nella squadra di Quidditch di Grifondoro al mio terzo anno e da allora ero sempre stata un vero asso, mi piaceva da morire il Quidditch e ne ero sempre stata una grande appassionata.
Anche mia madre, come me, era stata una Cacciatrice di Grifondoro e quando aveva saputo che sua figlia era brava quanto lei, mi aveva riempito di lettere d’incoraggiamento e consigli. Era una cosa di famiglia, ereditaria a quanto pare. Papà era babbano, anche se mi ripeteva sempre che lui era un mito a calcio, sport totalmente non magico.
Mi sedetti a tavola e notai fin troppi Grifondoro vestiti con la divisa per le selezioni e fu strano dato che in realtà cercavamo solamente un altro Cacciatore e un Battitore.
Presi una fetta di pane tostato e ci spalmai sopra marmellata di arance e burro.
Mi servii il tè e bevvi una sorsata bollente, mentre Lily aveva iniziato a battibeccare con James.
«Smettila di assillarmi, Potter.»
«Ma ci verrai, vero?» le chiese James come un bambino intestardito.
«Ci vengo soltanto per Mary» rispose Lily con noncuranza.
«In realtà sei segretamente innamorata di me e quindi quella di sostenere un’amica è soltanto una scusa.»
«Nei tuoi sogni» borbottò Lily con tanto di linguaccia.
«Sì, in quelli sì. E non sai com’è felice la nostra vita!»
«Potter, noi non avremo mai una vita insieme. Mettitelo bene in testa» spiegò Lils con sguardo maniacale.
«Mai dire mai, mia bella Evans» s’intromise Sirius per farsi beffe dei due.
Alice incominciò a ridere sotto i baffi, mentre Frank quasi si strozzò con il suo porridge.
«Tu stanne fuori Black!»
«Esatto Sirius, stanne fuori. La nostra vita sentimentale non ti deve interessare» chiarì James facendo i capricci con un vero bambino.
«Per la milionesima volta, noi non abbiamo una vita sentimentale! Ci conosciamo a malapena!» esplose Lily incarnando il ritratto dell’esasperazione.
Incomincia a ridere e Peter mi seguì a ruota.
«Così mi offendi, Evans» s’imbronciò James.
«Non so perché, ma la cosa mi lascia parecchio indifferente.»
«Come puoi essere così perfida?»
«Semplice, sto parlando con te» rispose Lily scrollando le spalle e facendo un sorrisetto angelico.
Capimmo tutti che era soltanto un teatrino ben organizzato. Se fossimo stati in una situazione normale, Lily avrebbe già iniziato ad inveire contro James riempiendolo di insulti ed epiteti poco carini. Lui avrebbe fatto la solita faccia da cucciolo bastonato e poi sarebbe rimasto depresso per il resto della giornata.
Invece le cose stavano prendendo una piega diversa, davanti a me c’erano una Lily e un James che scherzavano tra loro stando al gioco con complicità, una complicità che forse non sapevano di avere.
«Ma Evans! Io sono un ragazzo dal cuore d’oro, come puoi dire queste cose!» balbettò James scandalizzato.
«Tu tiri fuori il peggio di me, Potter.»
Ridemmo tutti a queste parole, tanto che la stessa Lily fece un sorrisetto divertito. In effetti quello che Lily avevo detto era veritiero, perché era James l’unico in grado di farla arrabbiare veramente.
«Che succede?»
Marlene e Remus si sedettero al tavolo e ci guardarono confusi.
Li osservai con un sorrisetto divertito in volto e non potei fare a meno di scambiare un’occhiata vincente con Lily ed Alice.
«Dove sei stata Lene? Questa mattina ci siamo svegliate e non c’eri»
«Già, anche Rem non era in camera» notò Sirius malizioso.
I due si guardarono impacciati e completamente rossi in volto.
«Eravamo in biblioteca.»
«Siamo stati un po’ al parco.»
Esclamarono contemporaneamente e non riuscimmo a trattenere le risate.
«Insomma, prima siamo stati in biblioteca …» disse Remus completamente paonazzo.
«… E poi abbiamo fatto una passeggiata al parco» terminò Lene dello stesso colore.
Si sedettero uno dalla parte opposta all’altro e incominciarono a mangiare in completo silenzio. Erano in imbarazzo, che carini!
Finimmo tutti la colazione e poi ognuno si dedicò alle proprie attività.
Lily e Remus si diressero verso la biblioteca, Alice e Frank sparirono impegnati nei loro doveri di coppia e Marlene, James e Peter rimasero in Sala Grande.
Io decisi di salire in Sala comune e Sirius mi seguì.
«Sei davvero così tanto agitata per oggi?» chiese con un sorrisetto.
«Non ne hai idea.»
«Credimi, nessuno di noi ha intenzione di lasciarti fuori» mi rassicurò dandomi un pugno scherzoso sulla spalla.
«So che mi volete in squadra, ma se faccio schifo siete obbligati a cercare qualcun altro» risposi sospirando.
«E perché dovresti fare schifo, McDonald?»
«Perché è una sporca mezzosangue, ecco perché» rispose qualcuno alle nostre spalle.
Ci girammo entrambi e riconobbi subito Mulciber.
Rimasi impassibile e cercai di mantenere la calma, ma Sirius non fu bravo quanto me.
«Merlino Mulciber, cambia un po’ repertorio, sei noioso» disse Sir tagliente.
In un attimo mi resi conto di quanto fosse teso, così mi avvicinai involontariamente.
«E così adesso ti porti a letto la McDonald, eh? Capisco, una puttanella come lei dovrebbe poter soddisfare i bisogni di uomini come noi, non è così stupida cagna?» rise sprezzante.
Fu davvero tutto troppo veloce, in un attimo vidi Sirius partire a razzo e prendere a pugni sul viso Mulciber.
«Non provare mai più a parlare di lei in questo modo!» gridò su tutte le furie.
Era come un felino, un predatore pronto a prendersi gioco della sua vittima.
Si rotolarono a terra e continuarono a darsi pugni a vicenda. Io ero paralizzata, non riuscivo a muovermi e le immagini di quel giorno tornarono a tormentarmi.
Fu quando Sirius si beccò un paio di pugni in viso che mi ricordai chi ero e cosa ero in grado di fare. Non potevo permettere che succedesse qualcosa a lui, quando tutto questo era successo per causa mia.
«Stupeficium!» gridai puntando la bacchetta alla schiena di Mulciber.
Lo schiantesimo andò a segno e il Serpeverde cadde schiantato. Era sbagliato colpire le persone alle spalle, ma in questo caso era stata legittima difesa, giusto?
Mi precipitai da Sirius e lo guardai cercando di non piangere.
Aveva il labbro tagliato e piccole gocce di sangue gli scendevano sul mento.
«Sei uno stupido! Cosa pensavi di fare!» gridai tirandolo a sedere.
«Volevo soltanto fargliela pagare, non può chiamarti in quel modo. Non può neanche guardarti dopo tutto quello che ti ha fatto» mi rispose tossendo.
Di nuovo le immagini di quello che era successo tempo fa mi tornarono alla mente e non potei fare nulla per scacciarle. Rividi Mulciber che usava contro di me tutti i più spiacevoli incantesimi di Magia Oscura, lo rividi mentre mi strattonava i vestiti e cercava di baciarmi.
Ricordai le mie lacrime, le mie urla e alla fine ricordai di come mi ero difesa ed ero scappata da quel verme.
Si tirò in piedi e mi sorpresi quando non si lasciò sfuggire neanche una smorfia di dolore.
«Non … non ti fa male?» domandai sentendomi all’improvviso a disagio.
«No, i miei genitori facevano molto peggio. Sono abituato, ormai non sento più il dolore» mi rispose rassicurante.
«Sirius, non avresti dovuto comunque farlo. Lui voleva soltanto provocarci e non c’era bisogno di prenderlo a pugni per me.»
«Però l’ho fatto. Non è che conosci qualche incantesimo di guarigione? Non voglio andare da Madama Chips» ribatté lui come se niente fosse.
Si era appena pestato con un Serpeverde e si comportava come se non fosse successo nulla, proprio non riuscivo a capire.
«Lily è la più brava in queste cose, ma posso provarci» balbettai per nulla sicura di quello che avrei potuto combinare.
Puntai la bacchetta sul suo viso e, concentrandomi, pronunciai sottovoce le formule che conoscevo per questo tipo di ferite. Il livido sulla guancia sparì lentamente e alla fine non ne rimase più alcuna traccia, ma purtroppo non potei fare nulla per il taglio sul labbro.
«Non conosco incantesimi per il labbro, mi dispiace» sospirai.
«Va benissimo così, grazie» rispose tamponandosi il labbro con un fazzoletto di stoffa. «Andiamo.»
Mi incamminai accanto a lui e prima di svoltare l’angolo guardai Mulciber infastidita.
«Innerva» bisbigliai.
Seguii Sirius in silenzio, percorrendo le scale verso la torre di Grifondoro.
«Perché l’hai curato?» mi domandò stupito.
«Non voglio avere problemi e di sicuro non mi abbasso al loro livello.»
Non ricevetti risposta e alla fine, prima di varcare il ritratto della Signora Grassa, Sirius si fermò guardandomi.
«Ti sarei grato se non ti lasciassi sfuggire nulla di quanto è appena successo.»
«Sì, certo. Non ti preoccupare» promisi, anche se in realtà sapevo che l’avrei detto alle ragazze prima o poi.
«Bene, ci si vede McDonald e grazie per aver sistemato il mio aspetto» disse sparendo dalla mia vista.
Lo guardai andare, con la sua andatura sicura e lo sguardo che riusciva sempre a metterti in soggezione. Sì, Sirius Black era decisamente il più grande punto interrogativo che avessi mai incontrato.
 
****

Mi precipitai ad aprire la porta d’ingresso e William McKinnon e i fratelli Prewett crollarono sul pavimento coperti di sangue.
«Charlus!» gridai e mio marito comparve correndo al mio fianco.
Subito dopo quasi tutti i membri dell’Ordine ci raggiunsero ed Emmeline Vance si apprestò a rimettere in sesto i tre ragazzi.
«Mio Dio, ma cosa è successo?» domandai portandomi una mano al cuore. Correva veloce, esattamente come la mia mente.
«Siamo stati attaccati, eravamo di pattuglia a Diagon Alley e i Mangiamorte ci hanno attaccato» spiegò Fabian mettendosi a sedere con fatica.
«Sapete chi erano?» domandò Albus visibilmente preoccupato.
«No, avevano le solite maschere» borbottò William raggiungendo instabile il divano del salotto. Feci stendere sul divano tutti e tre i ragazzi e appellai altre sedie per i membri dell’Ordine.
«La situazione precipita sempre di più.»
«Ma cosa possiamo fare?»
«Ho notizie da comunicarvi» esordì Silente. «Brutte notizie, purtroppo.»
Lo guardai subito attenta e Charlus mi prese la mano apprensivo.
«In primo luogo, abbiamo problemi anche dentro Hogwarts.»
«Come sarebbe a dire?» domandò William ancora debole.
James e Sirius erano a Hogwarts, i miei ragazzi avrebbero potuto essere in pericolo!
«Ho incaricato due studenti fidati di controllare il castello regolarmente e durante una ronda i due hanno sentito una conversazione piuttosto spiacevole» spiegò Albus abbassando il capo.
«Spiegaci Albus, ci sono i nostri figli là!» si agitò subito Charlus.
Gli strinsi la mano dolcemente per tranquillizzarlo. Mio marito sarebbe stato in grado di battersi contro cento Mangiamorte e farlo coraggiosamente, ma il pensiero che Jamie o Sirius potessero farsi del male lo terrorizzava come poche cose riuscivano a fare.
«Pare purtroppo che molti degli studenti della casa Serpeverde abbiano già deciso da quale parte stare» confessò scoraggiato, «e vogliano imporre il potere di Voldemort anche nel castello.»
«Come avrebbero intenzione di fare? Sono solo dei ragazzi» commentò Edgar Bones di fianco alla sorella Amelia.
«Vedi Edgar, noi tendiamo a sottovalutarli troppo. A quanto sembra questi studenti vogliono prendersela con le altre case, ma in particolare con la casata di Grifondoro.»
«Voglio i loro nomi e li voglio ora!» esplose Charlus alzandosi in piedi di scatto.
Mi alzai anche io e lo guardai cercando di calmarlo.
«Charlus, per favore, fare scenate non aiuterà i nostri ragazzi» bisbigliai prendendo di nuovo la sua mano e facendolo sedere gentilmente. Mi fece un piccolo sorriso tirato e riportò di nuovo l’attenzione a Silente.
«Sì, Charlus. So cosa stai pensando e l’annata dei tuoi figli è proprio quella presa di mira per motivi di vario genere.»
«E quali sarebbero questi motivi?» domandò Benjamin Fenwick.
Silente si prese un momento per rispondere e indugiò con lo sguardo nella nostra direzione per qualche secondo.
«Divergenze» rispose semplicemente. «Il gruppo di Grifondoro è sempre stato nemico del gruppo di Serpeverde.»
«Albus, vorrei saperlo con certezza. James e Sirius e gli altri ragazzi sono in pericolo?» domandai con fermezza.
«Potrebbero esserlo, sì» mi rispose completamente dispiaciuto. «Ma farò il possibile per fare in modo che non accada loro nulla di male, e in ogni caso, sono ragazzi in gamba e determinati.»
William McKinnon, che sapevo avere le due sorelle minori a Hogwarts strinse forti i pugni e lo vidi fare un profondo respiro. Marlene, infatti, era compagna dei miei ragazzi e potei capire perfettamente la sua preoccupazione.
«Ma chi sono i ragazzi che hanno sentito il piano dei Serpeverde?» domandò Alastor.
«Due ragazzi di cui mi fido molto, Lily Evans e James Potter.»
Rimasi sorpresa nel sentire il nome di mio figlio e Charlus ebbe la mia stessa reazione.
«Il nostro James?» chiese stupito mio marito.
Silente annuì e poi si alzò dalla poltrona su cui era seduto facendo avanti indietro per la stanza.
«Ovviamente una volta ricevuta questa informazione mi sono premurato di intensificare i controlli all’interno del castello, ma è tutto ciò che posso fare al momento» ci spiegò. «Qualcun altro ha qualcosa da dire?»
Restammo in silenzio, meditando su quanto appena detto.
«Bene, vi farò sapere per la prossima riunione, aspetto solo di avere più informazioni. Per ora terremo gli stessi turni di pattuglia» decretò Silente alla fine.
Dopo aver salutato, si avviarono tutti fuori dai confini della casa per materializzarsi.
«Dorea, Charlus, grazie come sempre dell’ospitalità.» ci salutò Albus.
«Figurati, casa nostra è un luogo sicuro per l’Ordine» risposi salutandolo con un sorriso.
Charlus mi passò comprensivo un braccio intorno alle spalle e anche Silente ritornò al castello. Feci sparire tutte le sedie che avevo appellato e mi lasciai cadere su una poltrona sospirando.
Avevo paura, avevo paura per i miei due figli e per i loro amici. Anche se sapevo che Silente li avrebbe tenuti al sicuro, non potevo non sentirmi preoccupata. Erano i miei ragazzi, ero una mamma. Volevo soltanto che non rischiassero di farsi del male e in quello stesso istante capii che la guerra era cominciata anche dentro Hogwarts, ma che potevo fare ben poco per fermarla.
Charlus si sedette accanto a me e mi rassicurò con la sua sola presenza.
«Staranno bene, ne sono certo. Ho piena fiducia in Albus.»
«Lo so, anche io. Però non posso non sentirmi spaventata dal fatto che siano in pericolo e mi sento inutile perché non ho idea di come proteggerli» sospirai.
«Dorea, guardami. Dobbiamo continuare a combattere, perché è solo così che li proteggeremo. Purtroppo Silente mi ha confidato che i ragazzi a scuola hanno qualche problema, ma dovranno essere loro stessi ad occuparsene. È la loro vita, ormai sono degli uomini.»
«Problemi?» domandai smarrita.
«Sirius è sempre in lite con il fratello e James, beh, sempre secondo Silente, sta combattendo una guerra personale contro un ragazzino dei Serpeverde» mi raccontò.
«Ma perché James dovrebbe scontrarsi così apertamente? Capisco che Sirius deve fare i conti con il proprio passato, ma James?»
Non comprendevo quale fosse il motivo, mio figlio era senza dubbio un ragazzo vivace, ma non avrei mai immaginato che potesse arrivare a tanto.
«Una ragazza. Questa deve essere particolare, deve essere quella giusta Dorea» gongolò Charlus esibendo un sorriso orgoglioso.
«Jamie si è innamorato!» esclamai felice.
Ero felice che mio figlio stesse finalmente lottando per una donna, felice che questa ragazza fosse così importante da farlo maturare.
«Albus mi ha parlato molto bene di questa ragazza, si chiama Lily Evans. Sì, è la stessa di cui ci ha parlato prima. Dice che è una Grifondoro veramente brillante, una studentessa gentile e molto coraggiosa.»
«Non ci posso credere, finalmente è successo anche a James» esultai con la dolcezza di una mamma nel cuore. «Ma lei ricambia?»
«Secondo Silente non ancora, ma è ottimista. Diciamo che per ora lo detesta cordialmente, ma Albus ha detto che ha già intravisto un cambiamento» mi spiegò con un sorriso felice.
«Però lui sta combattendo contro un Serpeverde.»
«Sì, pare che questa Lily sia stata molto amica di questo ragazzino, poi le cose sono cambiate, ma il ragazzo ne è rimasto legato. Questa almeno è la teoria di Albus.»
Un’amicizia tra Grifondoro e Serpeverde? Non se ne sentivano molte in giro, era molto raro che due caratteri così diversi potessero ritrovarsi.
«E quindi Jamie, per l’amore di questa ragazza, sta lottando contro un Serpeverde? Oh, sapevo che il mio bambino sarebbe cresciuto prima o poi, sono così orgogliosa! Spero solo che non succeda loro nulla di male.»
Finalmente anche James aveva trovato la persona giusta per cui farsi valere.
«Già. Sembra che il Serpeverde sia dello stesso gruppo del fratello di Sirius, brutta strada Dorea.»
Oh, un futuro Mangiamorte. Chissà chi era il ragazzino. Se avesse anche solo osato ferire in qualsiasi modo James, avrei scatenato l’inferno e forse anche di peggio.
«Sono cresciuti» sospirai.
«Già, sono degli uomini ormai» disse Charlus prendendo la fotografia posata sulla mensola del camino.
Quando tornò a sedersi osservai anche io quella foto così bella.
Un James e un Sirius quindicenni ci salutavano con una mano esibendo un sorriso mozzafiato e una complicità unica, ridevano tra loro e James ogni tanto faceva l’occhiolino. Mi incantai a vedere la bellezza di quella foto, così spontanea e genuina.
Sì, li avrei protetti ad ogni costo, sacrificando anche me stessa se necessario. Li avrei difesi con gli artigli ben in vista, perché loro erano i miei figli e nessuno, ripeto, nessuno, poteva permettersi di fare loro del male.
 
****
 
Il vento mi sferzava i capelli e mi mossi leggermente annoiata. Avevamo promesso a Mary che ci saremmo state e che avremmo fatto il tifo per lei, ma come tutti gli anni, i pochi spettatori seduti sulle tribune erano decisamente più annoiati rispetto a giocatori in campo.
Si erano presentati in tanti fra gli studenti di Grifondoro, ma dopo mezz’ora in sella ad una scopa quasi la metà aveva rinunciato. Mary aveva provato a segnare ormai un’infinità di goal, anche se erano stati pochi quelli che il nostro Portiere non aveva parato. Zack era uno dei migliori Portieri che Grifondoro avesse mai visto e, sinceramente, mi stava anche molto simpatico.
Black sembrava lanciare dei bolidi fortissimi e Potter coordinava le prove e ogni tanto gesticolava contro qualche ragazzino.
«Ehi Lils, come sta andando?» mi domandò Alice arrivando solo ora.
«Bene, Mary è bravissima, ma dove sei stata?»
«Ero con Franky» rispose e passò a Marlene una sciarpa.
Oggi infatti si era alzato notevolmente il vento e la temperatura era scesa di qualche grado. Si stava avvicinando il rigido clima autunnale.
Una ragazza cadde dalla scopa quando una pluffa  la colpì in pieno petto e quasi tutta la platea si alzò a dare un’occhiata. Non sembrò nulla di grave, infatti la ragazza si alzò con qualche fatica e si diresse verso le panchine sostenuta da un paio di amiche.
Dopo poco tutto riprese normalmente e un altro paio di ragazzi rinunciarono, atterrando a terra e scendendo dalle loro scope.
«Devi passare a raso terra e poi alzarti per segnare! Tutto chiaro?» stava urlando James Potter per farsi sentire dalla ragazza dall’altra parte del campo.
Mary passò la palla al suo compagno Josh Fincley, che faceva parte della squadra da due anni ed entrambi provarono a segnare due goal a testa che vennero prontamente parati da Zack.
Black, intanto, lanciava bolidi alla ragazza che era rimasta l’unica per il ruolo di Cacciatrice e quest’ultima provava a schivare la palla e a segnare goal in contemporanea.
«Chi è? Mi sembra bravina» domandò Lene seguendo i movimenti della ragazza.
Era di media altezza e aveva i capelli raccolti in una lunga coda.
«Non riesco a vederla bene» si lamentò Alice.
Alice conosceva praticamente tutti e sapeva sempre le ultime novità. Potevi dirle un nome qualsiasi e lei ti sapeva dire la Casa di appartenenza, l’anno e anche vita, morte e miracoli. Quindi fu strano per lei non riconoscere quella ragazza.
«Aspetta Lene, ma quella non è tua sorella?»
«Oh Merlino. Mia sorella sta provando per il ruolo di Cacciatrice!» gemette Marlene portandosi le mani al viso con rassegnazione.
Sì, era vero, era proprio Elise quella che voleva con agilità lungo tutto il campo. Aveva talento, se la cavava piuttosto bene. Stavo quasi per complimentarmi con Marlene quando venni interrotta da delle grida di avvertimento provenienti dal fondo del campo.
«Attenzione Mary!» si sentì gridare.  
«Mary, spostati!»
In un istante vidi un bolide, lanciato nella direzione sbagliata, volare dritto verso di lei, colpendola alla schiena e facendola cadere dalla scopa.
Precipitò per qualche metro, colpendo il suolo con un tonfo raccapricciante.
Mi alzai subito, correndo giù dalle gradinate per raggiungerla. Le ragazze mi seguirono e quando arrivammo al campo, anche Potter e il resto dei giocatori rimasti scesero dalle loro scope e le si avvicinarono.
«Mary, come ti senti?» domandò Lene guardandola preoccupata.
«Sento la schiena a pezzi, ma credo di stare bene» rispose lei con il fiatone.
Non sembrava stesse così tanto bene, così decretai che forse era il caso di portarla in infermeria.
«Ce la faccio, voglio solo finire l’allenamento.»
Guardai Potter in cerca di un qualche aiuto e lui guardò Mary con una faccia che non ammetteva repliche.
«No, Mary. Stai tranquilla, sei in squadra, ma ora ti fai portare in infermeria» dichiarò lui. «E chi è stato il furbo che non ha saputo gestire il bolide?»
Vidi che tra i presenti si alzò una manina e notai che era praticamente un bambino.
«Sono Roland, secondo anno»
«Bene Roland, un Battitore che non riesce ad avere il controllo di un bolide, mi spiace ma non è quello di cui abbiamo bisogno» disse Potter piuttosto gentilmente ma si vedeva che era seccato.
«Ce la faccio, posso finire benissimo l’allenamento» replicò Mary scocciata.
«Non discutere, fai come ha detto James e vai in infermeria» intervenne Black.
Lo guardai piuttosto sorpresa, trovando strano il fatto che Black avesse anche solo aperto bocca.
«Ma ce la faccio!»
Scossi la testa e la feci alzare lentamente, facendomi aiutare da Potter.
«Mary, ti reggi a malapena in piedi. Ti porto in infermeria, sono sicura che Madama Chips sistemerà tutto in un batter d’occhio» le spiegai con calma.
«E va bene» sospirò cercando di trattenere il dolore alla schiena.
Io e Alice sostenemmo Mary e lentamente ci avviammo verso il castello. Marlene, invece, si premurò di andare a recuperare le sue cose nello spogliatoio.
Fu un tragitto abbastanza lungo e cercammo in tutti i modi di agevolarla e non affaticarla.
Quando arrivammo in infermeria lasciammo che Mary si distendesse su un letto e Madama Chips si precipitò subito da noi. Dopo un controllo alla schiena di Mary si diede subito da fare.
«Nulla di grave, soltanto una bella botta. Bevi questo cara, per cena potrai uscire» disse porgendole un bicchiere contenente un liquido bluastro. «Come è successo?»
«Le selezioni di Quidditch, un bolide l’ha colpita» spiegò Marlene che ci aveva raggiunto quasi subito.
Ci eravamo sedute nel letto accanto a quello di Mary, aspettando che si riprendesse.
Madama Chips intanto le faceva muovere gambe e braccia, facendole fare strane contorsioni e sostenendo che questo avrebbe accelerato la guarigione. Non si poteva discutere con Madama Chips e quindi anche Mary dovette fare tutte quelle strane contorsioni, lamentandosi di tanto in tanto.
Ad Alice più di una volta scappò qualche risolino e anche io in effetti mi stavo divertendo.
Fu quando entrò in infermeria Potter che Madama Chips iniziò a sbraitare sul fatto che fossimo in troppi e che non permettevamo a Mary di concentrarsi.
«Sono qui in veste di Capitano della squadra di Grifondoro, Madama Chips. Devo solo informare Mary dell’esito delle selezioni» spiegò lui con sguardo angelico.
Dio, quando faceva così era leggermente insopportabile.
Si avvicinò a Mary e fece di tutto per non ridere di fronte alla posizione in cui Madama Chips le aveva ordinato di restare. «Beh, tutto sommato è andata abbastanza bene. Ho travato la nuova Cacciatrice, Elise McKinnon ha parecchio talento.»
«Se lo meritava, è stata bravissima» cercò di dire Mary, ma l’infermiera le fece cambiare posizione.
«E come Battitore ho scovato Oliver Carton, quinto anno, con Sirius se l’è cavata piuttosto bene per cui mi è sembrato quello giusto» continuò Potter.
«Perfetto, la coppa è nostra James!» esultò Mary.
Mary e Potter parlarono ancora per un po’, ma Madama Chips fu inflessibile.
«Bene, Potter. Puoi andare ora.»
James ci salutò e poi se ne andò, scortato fuori da Madama Chips in persona. Quando ritornò da noi ci guardò decisa.
«Una di voi può restare, le altre fuori, la Signorina McDonald non è in fin di vita.»
Alice e Marlene mi chiesero di restare e dopo essersi assicurate che Mary sarebbe sopravvissuta lasciarono l’infermeria.
«Sono di là, non fate troppo baccano. Signorina McDonald può stendersi ora, ma cerchi di rimanere ferma.»
Mary annuì come una brava ragazza e Madama Chips ci lasciò finalmente da sole.
Presi una sedia e mi sedetti accanto a Mary sentendola di tanto in tanto sbuffare d’impazienza.
«Quando arriva l’ora di cena?» mi chiese ad occhi chiusi.
«Perché? Hai fame? Posso farti portare qualcosa se …»
«No Lils, tranquilla. Sto solamente aspettando di poter uscire da qui» mi interruppe ridendo della mia aria apprensiva.
Risi anche io e Madama Chips si affacciò fulminandoci con lo sguardo.
Alzai gli occhi al cielo e poi mi concentrai su Mary. «Sai, sei stata veramente molto brava. Ho visto Zack in difficoltà nel parare i tuoi tiri.»
«Mi sono allenata molto durante l’estate, papà mi ha costruito un piccolo campo di Quidditch in miniatura» mi raccontò.
«Deve essere stato divertente» dissi anche se in realtà non ero una gran patita degli sport.
«So che non ti piace il Quidditch» rise di nuovo Mary.
«Okay, forse non capisco l’utilità di tutto quello sforzo ma …»
«L’utilità? Il Quidditch è una figata pazzesca e poi ci fa vincere il campionato. E a te piace vincere Lils, lo sappiamo tutti» mi interruppe gesticolando come una pazza.
Oh Merlino, discutere con Mary di queste cosa era come parlare ad un muro. Potevi leggerle un intero capitolo di “Pericoli e rischi del Quidditch” che Mary l’avrebbe adorato ugualmente.
«Comunque, ora ti senti più tranquilla?» chiesi cambiando discorso.
«Sì, decisamente. È solo che questa mattina sentivo un po’ di ansia, sarà l’ultimo campionato, capisci?»
Annuii e le lasciai spazio per stendersi meglio sul letto dell’infermeria, sembrava stesse decisamente meglio. Restammo per un po’ in silenzio, con Madama Chips che si aggirava  nei paraggi.
«Allora, non ho potuto fare a meno di notare il teatrino che avete messo in scena questa mattina» proferì Mary con tono falsamente casuale.
«Quale teatrino?» domandai senza capire.
«Quello tuo e di James a colazione.»
«Non so di cosa tu stia parlando» risposi con altrettanta casualità.
Se proprio voleva giocare, sarei stata al gioco.
«Andiamo, Lils. Eravate divertiti e nessuno dei due era veramente arrabbiato con l’altro. Le cose stanno per caso migliorando tra di voi?» mi chiese senza nascondere il suo entusiasmo.
Me l’ero chiesto anche io in questi giorni, qualcosa stava cambiando? Non lo sapevo per certo, era come trovarsi sempre ad un bivio e dover decidere quale strada scegliere. In più sembrava che il vero cambiamento non fosse il mio modo di comportarmi con Potter, ma il suo di comportarsi con me.
«Non … non credo» risposi dubbiosa.
«A me sembra di sì» replicò Mary inclinando la testa di lato e scrutandomi.
«Non lo so. Sì, diciamo che lui si sta comportando meglio, ma non basta questo per farsi perdonare per tutto quello che mi ha fatto in questi anni.»
«Sai cosa penso? Penso che entrambi abbiate un po’ di cose da perdonare all’altro. Anche tu dovresti chiedergli scusa per averlo giudicato, soprattutto l’anno scorso, senza conoscerlo affatto e per esserti fatta influenzare da Piton» disse senza scrupoli.
Mary era fatta così, se aveva qualcosa da dirti te lo diceva senza troppi preamboli.
Aveva ragione? Ora come ora non ne avevo idea, mi sembrava ancora troppo presto per tirare le somme e il rapporto tra me e Potter era … complicato.
«Voi continuate a dire che Potter non è come lo vedo io, ma mi piacerebbe capire come lo vedete voi.»
Mary sembrò pensarci su e poi mi rispose come se la cosa fosse semplicissima.
«Beh, James è James. Sinceramente? Sono sua amica da anni, e che tu ci creda oppure no, James si preoccupa per tutti noi e cerca di dare sempre il suo meglio, soprattutto nell’ultimo periodo. È cambiato Lils, non è più l’immaturo che era un paio di anni fa.»
Sentire le parole che Mary disse fu come far combaciare due realtà parallele. La mia visione di Potter e la sua, il ragazzo immaturo e arrogante che vedevo io e quello gentile e divertente di cui raccontava lei.
«Secondo te mi sono sempre fatta influenzare da Piton? È per questo che ho dei pregiudizi verso i Malandrini?» domandai cercando di capire cosa non andasse nella mia versione della realtà.
Perché a quanto pare c’era qualcosa che mi sfuggiva. Avevo notato come Potter si fosse comportato bene nell’ultimo periodo e non mi ero ancora capacitata di come fosse successo. Com’ero finita a rivedere totalmente il mio punto di vista su una persona che odiavo da anni?
«Secondo me sì, hai sempre sostenuto che fosse una persona insopportabile ma solamente perché era Piton a pensarlo. È Piton ad odiare i Malandrini, non tu.»
Non sapevo se credere a questa teoria o lasciare perdere del tutto la cosa.
«Ma tutti gli scherzi che mi hanno fatto? E il comportamento di Potter, quelli non contano più?»
«Certo che contano e non sto difendendo il comportamento immaturo che hanno avuto con te. Ma fermati un attimo a pensare a come ti saresti comportata se una persona ti avesse giudicato senza conoscerti, se ti avesse odiato senza un vero motivo per odiarti» ribadì Mary con la sua solita sincerità.
Aveva ragione, questo non potevo non ammetterlo. Tuttavia mi era veramente difficile provare a cambiare ottica e a guardare Potter e i Malandrini in un modo totalmente diverso.
Ma potevo provarci, non avevo nulla da perdere a questo punto, tutt’altro, avevo soltanto da guadagnare e mi ritenevo una persona abbastanza intelligente da provarci.
«Penso che ci proverò, proverò a vederli come li vedete tutte voi.»
Mary mi sorrise e potei vedere lo scintillio orgoglioso nei suoi occhi, ma riconobbi anche qualcos’altro, qualcosa che non riuscii a decifrare.
Ero sola, non avevo più una famiglia, provare a costruirmene una nuova era difficile ma non impossibile. E avrei cominciato cambiando me stessa, facendo sparire tutti i pregiudizi su cui avevo sempre fatto affidamento e puntando tutto sulla fiducia e sul rispetto.
Non sarebbe stato semplice, già lo sapevo, ci sarebbe voluto del tempo e molti sforzi.
Non era un cambiamento dall’oggi al domani, ma avrei fatto in modo di provarci.
Non dipendeva tutto da me, ma anche da quanto Potter mi avrebbe dimostrato di essere cambiato. E avevo già un presentimento, un presentimento che qualche anno fa avrei sperato non si fosse avverato, mentre ora mi ritrovavo a desiderare il contrario.
  
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