Videogiochi > Assassin's Creed
Segui la storia  |       
Autore: Nebul_a    27/08/2015    1 recensioni
"Fiori di gelsomino" è una storia d'amore, ma soprattutto un salvataggio. Malik è distrutto per la perdita del fratello e per quel che gli è capitato: deve trovare la forza di andare avanti e accettare il suo passato. Questa è la storia di come si sia salvato dall'oblio.
È la storia di un nuovo inizio.
Dal testo:
"-Vedrai, Gerusalemme ti piacerà! Sono molti a odiarla all'inizio e dopo la rimpiangono con amarezza. Gerusalemme sarà la città santa, ma tutti i vizi dell'uomo qui vengono sublimati e adempiuti come i dogmi della chiesa cristiana. Ti divertirai, ne sono certo. E poi le donne... ti ho parlato delle donne?-"
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Malik Al-Sayf, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IV Atto

Stars when you shine.

Due settimane dopo.

-Malik!- 
Il giovane uomo si sentì chiamare da una voce che gli era famigliare, non perché la udisse giornalmente, ma perché l'aveva riportata alla mente così tante volte in quegli ultimi giorni, che il suo cuore pareva essersene appropriato.
Alzò il capo e, proprio qualche metro sopra la sua testa, sulle alte gradinate della chiesa vicino il mercato, stava ritta la ragazza greca.
Si stringeva pudicamente il mantello al petto e gli sorrideva con una dolcezza e purezza di sentimento che Malik si ritrovò a tremare emozionato. 
Con i suoi piccoli passi leggeri e veloci, Callisto lo raggiunse in strada. 
-Come state?- 
Malik si chiese come una domanda così semplice potesse avere una risposta tanto difficile. Poteva rispondere in molti modi: dal dire che quasi ogni notte sudava freddo ricordando la perdita del fratello, all'ammettere che semplicemente incontrando i suoi occhi dimenticava tutti i suoi affanni.
Per convenzione, tuttavia, si limitò a rispondere: -Molto bene, vi ringrazio. E voi?-
-Molto bene anch'io, anche se non vi nego che ho qualche preoccupazione in questi giorni.- la sua bocca piccola e piena si piegò in una smorfia amara.
-Che genere di preoccupazione?- probabilmente per un'altra persona avrebbe riservato uno sbuffo infastidito; che razza di preoccupazioni potevano esserci in una vita tranquilla e sempre uguale a se stessa? A questo si aggiungeva il fatto che il suo carattere, già piuttosto cinico e sarcastico per natura, si era particolarmente indurito da tre mesi a quella parte. Eppure il suo sguardo, forse la voce, non potevano che farlo mettere in pena. Anche se quella bocca della verità che era il caro e buon vecchio Azab probabilmente avrebbe risposto che a farlo entrare in empatia con la bella dea, non era il volto o l'espressione, ma la figa.
-Andate in quella direzione?- chiese invece lei, accennando col capo alla sua destra.
-Sì, ho un appuntamento con un amico.- rispose lui disorientato.
-Anch'io devo andare di là. Proseguiamo assieme? Non vorrei farvi ritardare...- 
Malik assentì e cominciarono a camminare.
-Mi dicevate delle vostre preoccupazioni...- esordì dopo alcuni attimi di silenzio.
-Oh no, non datevi pensiero, sono solo facezie...- provò a minimizzare lei, ma lo sguardo sinceramente interessato del giovane la indusse a continuare. -Gerusalemme sa essere molto spietata con chi non é più forte di lei...- commentò tristemente, abbassando gli occhi alla strada impolverata.
-Vi riferite a qualcosa in particolare?- indagò, a quel punto, Malik. Forse quelle particolari preoccupazioni non meritavano di essere declassate con troppa superficialità.
Callisto gli rivolse uno sguardo penetrante. -Avete mai sentito il nome di Majd Addin?- 
Adesso qualcosa cominciava a quadrare meglio. -E' un nome che sto sentendo circolare spesso in questi ultimi giorni...- sibilò egli tra i denti.
-Temo ne sentirete parlare sempre più spesso...- chiosò lei, facendo la stessa smorfia amara.
Malik stava per insistere su quell'argomento: voleva sapere cosa stesse cercando di tenere per sé in maniera così evidente ma lei, per l'ennesima volta, lo prese alla sprovvista cambiando argomento: -Il pane é stato di vostro gradimento?- chiese, rivolgendogli un altro dei suoi sorrisi brillanti.
Malik si chiese come una donna ancora ragazzina potesse disorientarlo in quel modo: il momento prima parlava con la fronte corrugata di uno degli uomini più infidi e perfidi che la Terra Santa avesse potuto partorire, mentre il momento dopo discuteva con serenità del pane.
-Molto. Croccante fuori e morbido dentro. Semplicemente perfetto.- 
-Troppo buono, non dovete...- fece lei con un'ambigua modestia.
-E' la verità. Ho un amico che può testimoniarlo.- 
Si sorrisero con afflato complice, tanto che per Malik venne d'istinto chiederle di dargli del tu: quel voi cominciava a stargli scomodo. Ma dopo averglielo chiesto, per un momento ebbe quasi timore d'averla offesa: la ragazza infatti era arrossita e lo guardava perplessa.
-Mi fate sentire vecchio...- mormorò senza neanche ascoltarsi, il suo inconscio aveva parlato da sé.
Callisto scoppiò a ridere e annuì con vigore, per poi guardarlo con aria furbetta: -Solo a condizione che lo facciate anche voi!- 
-Ci sto.- 
E si strinsero la mano.
Lei si guardò attorno: erano ormai giunti vicino il bancone di suo padre e, sicuramente, pensò che era poco opportuno farsi vedere da sola con un uomo che non era della famiglia. 
Malik lo comprese dallo sguardo ansioso che aveva lanciato al padre, troppo occupato nei suoi commerci per prestarle attenzione. E, di conseguenza, capì che era arrivato il momento del congedo.
-Io sono arrivata. Spero di non averti fatto fare tardi.- cominciò lei.
-Affatto. Ero partito in anticipo.- 
-Bene. Allora ti auguro una buona giornata.- lo salutò, avviandosi.
-Anche a te, Callisto.-

Nei giorni seguenti continuarono a incrociarsi svariate volte, quasi ogni volta che Malik si trovava a passare dal mercato. Non che fosse così difficile vedersi e, certo, un pizzico di intenzionalità non poteva essere negato; ogni volta però trovavano il modo per scambiare due parole, molto spesso meno di due, ma più passavano i giorni, le settimane, più le parole, le storie condivise, le riflessioni fatte assieme crescevano e si intensificavano.
Ai piedi di una grande scalinata, vicino una fontana, all'ombra di un albero o una terrazza fiorata, all'uscita della messa, il dove non aveva alcuna importanza e, giorno dopo giorno, si trattenevano a parlare sempre più a lungo, scoprendosi pian piano.
Malik fu forse il più stupito dei due: dietro quegli occhioni innocenti e quel sorriso dolce ed educato, si nascondeva una mente acuta e vivace, che sapeva ben interpretare la realtà che la circondava con una perspicacia che aveva dell'inconsueto, se si pensava a lei come una delle tante donnine cresciute dalla famiglia sotto una campana di vetro.
La risposta, però, gliel'aveva data qualche giorno dopo, parlando della sua infanzia: -Ho viaggiato molto... Forse troppo.- sorrise con malinconia -Non c'è un luogo a cui sono particolarmente legata in realtà. In compenso, ho conosciuto tanti luoghi e tante persone.-
Erano sotto un albero d'arancio: Malik attendeva Azab e lei era passata di lì, di ritorno da casa di un'amica.
-Dove sei stata?- non poté fare a meno di chiederle il rafiq.
-Svariati posti e nemmeno in un ordine logico a dire il vero: Atene, Costantinopoli, Efeso, Tiro, Cipro, Alamut, Samarcanda, il Cairo, Alessandria... E svariati altri posti in mezzo.- per tutto il tempo del suo elenco, aveva parlato con voce atona e fissato un punto non ben precisato all'orizzonte ma, poi, voltandosi verso Malik, non riuscì a trattenere una risata fragorosa.
Il giovane uomo la guardava con occhi tanto sgranati da sembrare un vitellino spaventato.
-E tu? Hai viaggiato qualche volta?- chiese per toglierlo dall'imbarazzo. 
-Oh, be'... Al tuo confronto direi proprio di no...- scherzò, guardandosi i piedi.
-Non dire così! In fondo un sacco dei posti che ho visitato non li ricordo nemmeno... Ero troppo piccola per farlo, ad esempio, ho lasciato Atene a due anni, a Cipro ci sono andata quando avevo cinque anni!- 
-Io non sono mai andato più a est di Alamut... Com'é Samarcanda?-
-Ero molto piccola, a dire il vero... Ricordo tanto blu, acqua che scorre, petali di rose per dei sentieri, risate di fanciulle... Nient'altro, eccetto mio padre che litigava con un cammello!- a questo punto scoppiò a ridere annullando la distanza temporale che separava la bella donna di Gerusalemme e la bambina divertita di Samarcanda.
Malik era semplicemente estasiato. Probabilmente sbagliava a lasciarsi impressionare da lei o dai suoi racconti, a lasciar uno spiraglio potenzialmente pericoloso nella barricata che aveva eretto contro qualsiasi potenziale affetto. Eppure sembrava proprio che la gioia e la pace che provava ogni volta che si ritrovava a parlarle, non potessero proprio essere fermate.
Mentre lui rifletteva su questi paradisi mentali, la ragazza si voltò di scatto verso un rumore sospetto, allertando lo stesso Malik. 
Era Azab che giungeva dall'altro lato della strada.
Callisto lo salutò con un cenno del capo, per poi girarsi verso Malik e salutarlo un po' frettolosamente: doveva essersi accorta di mancare da troppo tempo da casa.
Il ragazzo la guardò allontanarsi un po' interdetto e il suo sguardo divenne subito un ottimo spunto per una delle filippiche di Azab: -Accidenti! É ancora davanti a te e già ti manca... Però puoi provare a rendere la separazione meno amara guardandole i fianchi... E che fianchi...- un'inspiegabile e improvvisa perdita di fiato, interruppe la sua frase.
-Ehi, amico, vacci piano! Non te l'ha ancora data e già ti metti a tirar pugni per gelosia?- berciò cercando di celare il dolore all'addome.
Per tutta risposta Malik gli diede uno scappellotto sulla nuca. 
-Adesso basta! Non fare il bambino!- lo rimbrottò l'amico più divertito che arrabbiato. -Non fare il bambino cattivo o la mamma non ti fa uscire a giocare con la tua amichetta!- Azab non riuscì proprio a trattenersi dal prenderlo in giro, dando l'avvio ad una goffa scazzottata, che però lasciò il sorriso ad entrambi.
-Andiamo, idiota. Ci aspettano alla dimora.- chiosò Malik, dandogli una pacca sulle spalle, cominciando ad avviarsi per i tortuosi vicoletti del distretto povero.

Richiuse la porta alle sue spalle trattenendo a stento la rabbia. L'immagine del povero vecchio trucidato quella mattina ancora gli riempiva lo sguardo. Poggiò le mani sulla grande scrivania da lavoro, traendo un lungo respiro per calmare il battito impazzito del cuore. Chiuse per un momento gli occhi ed espirò.
Poche ore prima un uomo era stato barbaramente ammazzato da alcuni sgherri di Majd Addin; il motivo? Non poteva pagare la tassa sulla "sicurezza" impostagli, come a tutti i commercianti, dal governatore di Gerusalemme. Di fatto, se non si voleva subire quella sorte, si doveva pagare.
Malik si portò le mani alla testa, cercando forse di bloccare i pensieri in quel loro susseguirsi torrenziale. Stava impazzendo a ricordare come, proprio il giorno prima, avesse mandato una lettera ad Al Mualim, pregandolo di dargli il permesso per agire e togliere di mezzo quel lurido bastardo. Gli uomini della Dimora di Gerusalemme erano tutti d'accordo e pronti ad agire alla prima autorizzazione. Majd Addin doveva morire.
Tuttavia la gravità delle sue vessazioni sembrava non scuotere affatto il Mentore, che continuava a rimanere indifferente, mentre la povera gente di Gerusalemme viveva nel terrore. 
Sbuffò contrariato, ma dovette risolversi a scuotere le spalle impotente. Non poteva far nulla se non monitorare il più possibile i movimenti di quello sciacallo. Eppure, anche con tutta la sua rete di informatori, non poteva prevedere mosse meschine come quelle né quando sarebbero state effettuate. Sembrava che gli fosse concesso solo osservare e tacere. Poteva sentire la frustrazione stringergli lo stomaco e la mente.
Provò a mettere un po' di ordine nella stanza, quelle azioni aiutavano a calmarlo, come se riuscisse allo stesso tempo a mettere ordine nel suo animo. Passò così una buona mezz'ora, in un silenzio ovattato e ristoratore. Stava per spostare una pesante giara di creta, quando sentì bussare alla porta. Era un bussare delicato e veloce, ma lo mise comunque in allarme. Gli assassini usavano il tetto per entrare e quella porta di fatto era usata solo da lui e pochi sapevano della sua esistenza. Afferrò un pugnale da dentro un cassetto della scrivania e si avvicinò piano alla porta sul retro. La socchiuse lentamente e sbirciò fuori. Apparentemente non c'era nessuno. Tuttavia, qualche momento dopo uno scricchiolio e una risatina a stento trattenuta attirarono la sua attenzione sulla sua destra. Da dietro un'alta pila di casse in disuso, lo guardavano gli occhi luminosi di Callisto. 
Malik rilassò quindi i muscoli, ma rivolse alla giovane uno sguardo interdetto.
-Callisto?- esordì esitante, la ragazza però gli fece cenno di tacere portandosi un dito alle labbra; poi, guardandosi un po' attorno, gli fece segno di seguirla e sparì, nascosta dalle casse.
Il giovane rafiq era indeciso: non poteva lasciare la dimora senza controllo eppure non poteva fare a meno di essere incuriosito da quello strano comportamento.
Alla fine decise, come sempre, l'istinto. 
Callisto lo attendeva vicino un pero sul ciglio della strada principale, ma non appena lo vide cominciò a camminare, facendogli capire che non doveva avvicinarsi troppo; peraltro teneva il velo sul capo, segno che non voleva farsi riconoscere. 
Camminarono per un bel po' attraversando strade molto affollate e vicoli deserti, finché Malik non la vide voltare dietro una casa e sparire di nuovo. Il giovane allora accelerò il passo e si accorse che era un vicolo cieco. "Ma cosa..." Rimase ancora una volta interdetto, ma poi vide una porticina mal messa in legno, leggermente scostata. La raggiunse rapidamente e presto si ritrovò a dover attraversare un breve corridoio riempito da rampicanti, l'ambiente era stranamente molto umido. Scostò le piante che gli impedivano di uscire dal cunicolo e per un momento perse il respiro.
Il piccolo ambiente luminoso, ne era certo, doveva essere un piccolo angolo di paradiso precipitato sulla terra.
Al centro vi era una piccola fontanella e il soffitto era un graticolato da cui pendevano rampicanti di diverse specie, ma soprattutto, piante di gelsomino. Quei delicati fiori bianchi avevano ricoperto le pareti e il soffitto, accrescendo ancora di più se possibile la luminosità di quella leggera luce bianca. 
Una risata intenerita lo distrasse da quello spettacolo. Callisto lo guardava soddisfatta poco lontano; stava ritta vicino un secchio e dei vasi pieni di terra. 
-Cos'é questo posto?- Malik non poté fare a meno di chiederlo, indicando con un largo movimento del braccio tutto quello che lo circondava.
Callisto prese il secchio e si avvicinò alla fontanella per riempirlo. -Ho scoperto questo luogo quasi tre anni fa. Stavo rincorrendo mio cugino Pericles che all'epoca aveva cinque anni e gli piaceva giocare a nascondino. Quel monello si é nascosto qui quella volta e prima di portarlo a forza da sua madre mi sono accorta che proprio lì,- indicò un punto sulla parete di fronte a lei -c'era una piantina di gelsomino che stava morendo. Gli ultimi fiori rimasti erano così belli... Allora ho deciso di tornare il giorno dopo è vedere se potevo salvarla ed ecco il risultato.- raccontò fieramente, finendo di riempire il secchio e tornando ai vasi.
Malik era sinceramente ammirato: quanta bellezza poteva nascere dalla dedizione. 
-Prego siediti, dietro di te c'é una panca.- 
Il giovane si voltò e, in effetti, vide che aveva ragione, accettò così il suo invito e si sedette. La osservò per un po' occuparsi dei vasi pieni di terra: la fronte leggermente corrugata nello sforzo, gli occhi determinati e i gesti leggeri ma sicuri. Osservò poi il frutto di tanto lavoro e si rese conto quanto quei fiori sembrassero rispecchiare la loro salvatrice. I petali bianchi ricordavano il candore della sua pelle, il pistillo giallo richiamava invece i suoi riccioli dorati, pudicamente offesi da una crocchia che non ne esaltava la bellezza.
La domanda, a quel punto, gli sorse spontanea e sentiva la necessità di avere al più presto una risposta.
-Perché mi hai portato qui?- purtroppo il suo tono gli parve più schietto di quel che avrebbe voluto.
La ragazza si fermò e si voltò a guardarlo, rivolgendogli uno dei suoi dolci sorrisi. 
-Stare qui mi rasserena e ho pensato potesse aiutare anche te. In questi ultimi giorni ti ho visto molto preoccupato.- la franchezza e il tono leggero di quella risposta lo spiazzarono. 
Malik sentì all'improvviso il palato asciutto, ebbe una sensazione strana che mai aveva provato prima. Si sentì commosso. -Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me...- si lasciò scappare.
Callisto lo guardò intensamente. -Non devi aver mai conosciuto qualcuno gentile...- non era una domanda ma una affermazione. 
Malik chinò il capo in tacito assenso. 
-Be', allora abbiamo risolto!- dichiarò quindi risoluta, alzandosi e andando a controllare lo stato delle piantine più giovani. 
-Sì, direi di sì.- 
-Oggi hai visto cosa è successo al mercato?- chiese, allora, la ragazza.
Malik impallidì ricordando l'immagine del povero vecchio, ma quel che lo fece tremare in quell'istante fu la consapevolezza che anche Callisto aveva visto. -C'eri anche tu?- chiese incredulo.
-Purtroppo sì. Sai? Mio padre lo conosceva. Era un brav'uomo, onesto e timorato di Dio. Non meritava quella fine. Ma in fondo, nessuno merita quella fine.- 
-Tranne chi gli ha fatto questo...- sibilò tra i denti il rafiq.
Callisto lo guardò seria. - A lui ci penserà Dio a suo tempo. Il Signore gli darà quel che merita.- 
-Non pensi che possa avere la giusta punizione anche tra gli uomini?- Malik fu incuriosito da quel l'ultima affermazione. Sapeva che Callisto era una devota credente, ma voleva vedere fino a che punto fosse disposta a pensare che la giustizia doveva essere amministrata solo da Dio. 
-Io penso che gli uomini difficilmente riescano a essere giusti, certo non più giusti del Signore.- 
-Si ma se Majd Addin fosse fermato già adesso dagli uomini, smetterebbe di far soffrire tante brave persone.- 
-Dovrebbe essere fermato dal re, è l'unico ad avere questo potere; ma è stato proprio il re a volere Majd Addin.- 
"Ottima argomentazione." pensò a quel punto Malik. -Credi che il re non sia un uomo buono?- 
Callisto stette un momento in silenzio a riflettere. -Sembrerebbe di si, ma credo che più semplicemente non conosca Majd Addin. O almeno spero.- 
Il rafiq sorrise. Quell'intelligenza acuta lo affascinava quasi quanto i suoi occhi e il suo volto. 
-Tu cosa credi? Il re è cattivo?- gli chiese allora lei di rimando.
-Non credo esistano buoni o cattivi in politica. Spesso è solo questione di interesse o convenienza.-
-Majd Addin però é un uomo malvagio, questo è certo!- 
Il giovane uomo sorrise intenerito. -Scusa, voi cristiani non credete nella possibilità di redimersi?- la prese un po' in giro.
-Sì, allora spero che Dio lo illumini al più presto, perché sta facendo soffrire troppe persone...-
"Oppure che gli doni la pace eterna..." Questo si limitò solo a pensarlo; temeva di scioccarla, dicendolo ad alta voce.
-Malik, tu sei un musulmano, vero?- gli chiese allora Callisto.
-In teoria sì...- rispose esitante.
-Perché in teoria?- 
-Non pratico...- 
Callisto annuì e tornò a occuparsi delle piantine.
-Perché me lo hai chiesto?-
-Così curiosità...- rispose serafica.
Rimasero un momento in silenzio; Malik sollevato per il fatto che avessero smesso di parlare di religione, argomento per il quale non provava tanta simpatia.
Tra i pensieri poi se ne sovrappose uno su tutti, tanto fortemente da riscuoterlo. Si trovavano in un cortiletto nascosto, tra case che avevano tutta l'aria di essere disabitate, lontani da strade affollate e occhi indiscreti. Soli.
La guardò occuparsi delle piante con una tale naturalezza e serenità che se ne sentì quasi offeso. Possibile che quella ragazzina incosciente non avesse considerato quanto potesse essere compromettente quella situazione? O ancora non aveva capito cosa potessero fare uomini e donne assieme o - alternativa che non voleva nemmeno lontanamente considerare- non pensava a lui come un potenziale amante. Non si riteneva un Adone, ma le donne non avevano mai fatto troppo le preziose con lui; questo voleva pur dir qualcosa...
Dopo quell'ultimo pensiero scosse vigorosamente il capo, dandosi dell'idiota. Era del tutto ammissibile che Callisto non avesse per lui dei sentimenti amorosi, tuttavia quella situazione era molto compromettente.
La ragazza nel mentre si era avvicinata a lui per controllare a che punto fossero i fiori che tardavano a sbocciare. 
Malik la guardò ancora per qualche istante pensieroso ma poi non poté più trattenersi: -Callisto, ascolta; non pensi che questa situazione possa essere in qualche modo poco... opportuna?- non era mai stato molto abile nel porsi con tatto, ma non aveva proprio idea di come cominciare e farsi capire.
La ragazza lo guardò un attimo interdetta. -Poco opportuna? In che senso?-
Il rafiq trattenne una imprecazione, per la prima volta odiò quella sua pura ingenuità. Sospirò profondamente e le fece cenno di sedersi accanto a lui sulla panca. -Perdonami se parlerò con franchezza, ma non sono mai stato bravo con le parole. Questo posto è bellissimo e tu sei stata molto gentile a portarmi qui, te ne sono immensamente grato e mi hai reso felice...-
-Ma...- lo interruppe lei che forse, per il sangue che le correva nelle vene, sapeva cogliere la maschera del sofisma. 
Si sorrisero, comprendendo che non dovevano prendersi in giro.
-Io sono un uomo e tu sei una donna, e non siamo parenti. Siamo in un luogo che ispira una certa intimità. Un altro uomo, uno con meno scrupoli, malvagio avrebbe...-
Callisto aveva capito finalmente dove voleva andare a parare e decise di porre fine a quei balbettanti vaneggiamenti. 
-Malik, tu sei un uomo malvagio?- 
Non era una domanda retorica né una domanda irata, volta a ferirlo. Era una domanda che gli imponeva di guardarsi dentro e dare una risposta sincera. 
Malik ristette col fiato spezzato, ma poi rifletté e capì. Non rispose per farle piacere, per paura di perderla, ma perché quella domanda aveva avuto la forza di farlo guardare al suo animo con nuovi occhi e lì non c'era malvagità, c'era altro, un infinito dolore, una grande disperazione. Quella era l'anima di un uomo spezzato, che aveva perso quanto di più caro aveva, ma non l'anima di un malvagio.
-No, non sono un malvagio.- guardandola negli occhi, capì che aveva colto quel discorso non detto, e ancora una volta le fu grato.
Lei gli regalò, quindi, un sorriso soddisfatto. -Lo vedi? Non ci sono problemi.-
-Sì, ma non temi che ti vedano con un uomo che non è della tua famiglia?-
-Be', starai attento a non farti vedere!- 
-Starò?- quel discorso lo incuriosì parecchio.
-Sì, se qualche altra volta ti va di venirmi a trovare, mi trovi qui dopo l'ora di pranzo, ma dovrai stare attento a non farti vedere.-
Per la ragazza quelle parole avevano un senso perfetto, mentre Malik si sentiva sempre più confuso. Come doveva interpretare quelle parole? C'erano parole non dette da capire? O era il semplice invito di un'amica a passare del tempo assieme? Quell'ultima possibilità, non lo negava, lo avrebbe deluso parecchio.
Lei gli sorrise incoraggiante, ma il ragazzo si sentiva ferito nella propria virilità. 
Tuttavia accettò con piacere quell'invito e rispose che ogni qual volta gli impegni del lavoro lo avrebbero lasciato libero, sarebbe venuto a trovarla senz'altro.
Di fatto quelle parole che sembravano descrivere eventualità molto ipotetiche, furono invece seguite da azioni molto concrete.
Nelle due settimane seguenti Callisto si accorse che Malik mancava molto raramente a quei loro incontri pomeridiani; le fece piacere accorgersi di un graduale distendersi della sua fronte, sempre così contratta da mille pensieri, eppure, quando erano assieme, riusciva sempre più spesso a strappargli qualche risata genuina. E quando rideva, il suo sguardo si illuminava.
Parlavano di tutto e avevano entrambi l'impressione di dirsi cose che non avevano mai confidato a nessun altro. Quando parlava con lei Malik sentiva di liberarsi dei pesi che aveva nel cuore, però ancora non riusciva a confidarle quel che più lo soffocava: l'incubo della morte del fratello. Non aveva il coraggio di farla entrare in quella parte del suo animo, aveva paura di insozzare con quel sangue la sua purezza e ingenuità.
Tuttavia la sera quando tornava a casa si sentiva più leggero e meno arrabbiato col mondo. Spesso, infatti, si addormentava con il ricordo del sorriso di Callisto e quello del suono della sua risata.
Una notte che tardava ad addormentarsi, gettò lo sguardo alla luna piena che svettava, regina di tutte le stelle, sul mantello nero della notte. Il suo biancore non poté fare a meno di ricordargli il volto della ragazza greca e, con serenità incosciente, confessò alla luna quel che ormai il suo cuore aveva accettato da tempo. 
"Mi sa che mi sono innamorato..." 
Quando quel pensiero salì alla coscienza, il rafiq si staccò con violenza dal letto, incredulo. Callisto gli aveva fatto quel che non voleva più subire: amare qualcuno. 
Il che voleva dire anche mettere la propria felicità nelle mani di qualcun altro. 
Si portò le mani in fronte furiosamente, ma ormai la verità era così palese che non poteva più rimangiarsela. Non gli restava altro che sibilare a denti stretti: -Oh, cazzo!-
E fu quell'esclamazione così fine a dare il benvenuto all'amore della sua vita.




Note:
Ho lasciato le note alla fine per darvi la possibilità di leggere subito il prodotto finale di tanti mesi tribolati. Torno a scrivere dopo tantissimo tempo, in un momento anche abbastanza difficile, ma spero vivamente che il nuovo capitolo vi sia piaciuto.
È un capitolo estremamente introspettivo, forse il più introspettivo che abbia mai scritto, quindi spero vivamente di non essere stata troppo pesante; tuttavia è coerente con la storia poiché "Fiori di Gelsomino" , ancor prima di una storia d'amore, è il percorso che porta Malik fuori dagl'incubi del suo passato, gli avvenimenti più importanti quindi sono nella sua mente. Non vi nego che descrivere i suoi sentimenti e pensieri é stato liberatorio anche per me! Il potere terapeutico della scrittura...
Un ringraziamento speciale va a Misuzu e al suo sostegno. Spero che l'attesa sia valsa!
Ringrazio anche i coraggiosi che sono arrivati fino a questo punto, spero di conoscere le vostre opinioni e di sapere se il capitolo sia stato di vostro gradimento! 
Un abbraccio, Nebula.









  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: Nebul_a