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Autore: Isobel_Urquart    28/08/2015    1 recensioni
Esattamente un anno fa, una ragazza, scomparsa da vent'anni, ricompare nei pressi del castello di Hogwarts.
Vive la sua nuova vita tra la scuola e la famiglia ritrovata, fino a quando un nuovo vecchio arrivo fa rincominciare tutto da capo.
*
Essendo il secondo "capitolo" della storia, vi metto anche il link dove trovare la prima parte: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3064342
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Isobel Urquart, Ritorno dal Passato'
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«E Dark Fener sia!» sorride.

 

4

 

Isobel

 

É il giorno della Finale.

La sveglia è alle sei, ma io non sono riuscita a dormire ed è ancora presto.

Fener è accoccolato sulla mia gamba col pelo arruffato, il movimento dei polmoni che si gonfiano è accompagnato da un leggerissimo sibilo.

Accanto a me Severus dorme accoccolato al mio cuscino, che nella notte mi ha molto gentilmente sottratto e, invano, ho cercato di riprendermi, per poi venir intrappolata dal braccio pesante intorno alla mia vita, senza via di fuga.

Osservo il suo viso da vicino, ne assaporo il profumo dei capelli, sanno dello shampoo alle erbe che mi piace tanto. Gli occhi che si muovono sotto le palpebre abbassate, le labbra un poco dischiuse e la ricrescita della barba sul mento e sulle guance.

La mia mano è appoggiata sul suo collo, le dita immerse nei capelli scompigliati.

Mi avvicino per baciarlo sulla punta del naso.

Lo sento trasalire, le labbra che si muovono, farfugliando parole incomprensibili.

La sua mano che mi tira a sé, stretta insieme al mio cuscino.

«Isobel...» mormora a mezza voce.

«Sev?»

«Isobel vieni qua».

«Sono qua con te» gli rispondo piano.

«Qua» ripete, stringendomi ancora.

Sorrido contenta, lasciandomi coccolare.

-

Severus

 

Con un occhio a coccodrillo nei ricci neri, mi sveglio con il suono persistente e martellante, la luce tenue della candela.

«Sev, spegnila...» dice in un sussurro, con il viso sprofondato nel mio petto.

«Dobbiamo alzarci, Isy» le rispondo, tastando con la mano sul comodino.

«Cinque minuti».

«Dai, pigrona» la scuoto dolcemente, rotolando giù dal letto e scivolando nel bagno.

-

Isobel

 

Mi ritrovo da sola nel letto e un brivido mi percorre lungo la schiena, nonostante sia estate, nei sotterranei la temperatura resta bassa tutto l'anno.

Mi schiaffeggio piano la faccia, cercando di svegliarmi un po'. Fener rotola tra le coperte, brontolando per essere stato svegliato.

«Sev, posso entrare?» domando a mezza voce.

«Se non ti imbarazza...» mormora «Non abbiamo molto tempo, alle otto in punto abbiamo la passaporta a Hogsmead».

Apro la porta. É in piedi davanti al lavandino, indossando solo un paio di boxer, mentre con attenzione si fa la barba, con gli occhi fissi nei suoi nello specchio.

«Sai che ti starebbe bene un po' di barba?» dico, pucciando il dito nella schiuma da barba che ha sul viso e mettendogliela sulla punta del naso «Molto meglio» sorrido compiaciuta.

Lo vedo alzare un sopracciglio, perplesso, un secondo prima di voltarmi e sfilarmi il pigiama, rimanendo in canottiera e mutande.

«Sai che starebbe bene un po' di barba pure a te?» sibila alle mie spalle. Mi si piazza davanti con la mano colma di schiuma bianca.

«Non farlo...» mormoro a denti stretti, arretrando «Non farlo, dai».

«Perchè no?» domanda con un sorriso smagliante.

«Perchè poi mi sporchi tutta».

«Ma dovresti farti la barba. Tipo qua...» continua, spalmandomela in viso «E qua...» e sulle braccia «E qua!» riempiendomene i capelli. Scoppia a ridere, mentre cerco il mio riflesso, completamente imbrattato, nello specchio.

«Peccato che ora io abbia questo impulso irrefrenabile di abbracciarti» sibilo divertita, allargando le braccia ricoperte di schiuma e stringendolo forte.

«Antipatica» dice serio, pochi istanti, per poi spalmando meglio la schiuma un po' su di me e un po' su di sè, ridendo divertito.

«Perderemo la passaporta» gli faccio notare allegramente.

«La prenderemo, tranquilla».

-

Severus

 

Scendiamo fino al villaggio a passo sostenuto. Isobel, nella sua forma adulta, saltella come una capretta sui grossi sassi a bordo del sentiero, con la sua borsa in spalla.

Al nostro arrivo, davanti a “I Tre Manici di Scopa”, vi troviamo un signore con la moglie e due bambini di otto o nove anni al massimo, che indossano una divisa da Quidditch sui toni verdi e bianchi, in onore della squadra irlandese, in attesa davanti a una caffettiera posata a terra.

Il mio orologio segna le sette e cinquantasette.

«Sev, vieni qua» mormora, ridacchiando.

«Che c'è?»

«Hai ancora un po' di schiuma».

Ancora? Non è possibile...

Sorrido ripensando alla battaglia di schiuma nel bagno.

Con le dita scivola delicatamente dietro il mio orecchio, pulendomi dei rimasugli.

«Fatto».

«Andiamo ora» mormoro, avvicinandomi alla caffettiera. I signori con i figli sono già in postazione, ci mettiamo tutti intorno all'oggetto.

«Salve!» esclama la donna allegra, guardandoci «Noi siamo i Bismarck e voi chi siete?»

L'uomo nel frattempo tiene gli occhi puntati sul suo orologio da taschino, con un dito che tocca la passaporta.

«Anche voi a vedere la Finale della Coppa del Mondo?» domanda ancora.

«Sì» rispondo tetro. Troppo impicciona per quanto mi riguarda.

«Bene, bene, dove alloggerete? Di dove siete? Chi pensate che vincerà? Per chi fate il tifo? Siete sposati? Siete fidanzati? O siete solo amici?» domanda senza prendere fiato con uno sguardo allucinato.

Scambio un'occhiata perplessa con Isobel, che ricambiando, mi prende la mano e la stringe forte.

Prima di poter rispondere, fortunatamente, l'uomo comincia con il conto alla rovescia «Tre...» mi avvicino a lei «Due...» con il braccio le cingo la vita «Uno...» si volta verso di me, incontrando i miei occhi ed è l'ultima cosa che vedo prima di sentirmi arpionato per l'ombelico e l'abituale disorientamento della smaterializzazione mi assale.

Mi ritrovo stretto a Isobel, in piedi, in una stradina deserta che si inoltra appena in un boschetto sul ciglio della strada principale, nascosto dalla nebbia fitta, mentre noto i due bambini barcollare a terra con la madre e l'uomo restare dritto e in equilibrio con espressione seria.

«Passaporta delle otto dal villaggio di Hogsmead!» dice uno dei due uomini davanti a noi, entrambi camuffati malamente da babbani.

«Bismarck e Piton?» domanda l'altro uomo, prendendo la caffettiera e buttandola in uno scatolone lì accanto.

«Sì» dice il signor Bismarck, mentre io mi limito ad annuire.

«Allora, famiglia Bismarck... A destra, sempre dritto, il primo campeggio, chiedete di Michael McKlaren» il primo uomo controlla la lunga pergamena su cui legge il suddivisione e posizionamento degli arrivi «Piton, voi siete nel terzo campeggio a sinistra, il direttore si chiama Roberts, è a circa un chilometro da qua».

-

Isobel

 

Camminiamo da mezz'ora ormai, ma del terzo campeggio non c'è traccia.

«Isy, tutto bene?» mi domanda.

«Sì, Sev, ma non è che l'abbiamo già passato e dalla tanta nebbia non l'abbiamo visto?»

«Non so, mi sembra strano, ma potrebbe anche essere, se hanno messo incantesimi di protezione...» mormora «Camminiamo ancora un po', se poi proprio non troviamo nulla, mi smaterializzo e poi torno a prenderti».

Continuiamo a camminare, quasi non lo vedo per la nebbia, ma so che c'è e mi stringe la mano.

Dopo quasi quarantacinque minuti intravediamo una piccola casa vicino a un cancello, oltre il quale, centinaia sagome spettrali e altrettante tende sono erette sul fianco di un grande campo che sale dolcemente verso un fitto bosco all'orizzonte.

Sull'ingresso c'è un uomo in custodia dell'accampamento.

«Buongiorno» dice Severus educato.

«Buongiorno, sono John Roberts, avete prenotato?»

«Sì, a nome Piton, per una notte, in una delle vostre casette di legno».

«Ah, sì, signor Piton! Seguitemi, da questa parte».

«Fermo, ci penso io, signor Roberts» interviene un uomo in kilt, con una spessa canottiera di lana rossa a pois blu, in testa, un elmo romano in ferro con il pennacchio.

«Sono Raspinio, un organizzatore dell'evento e vi accompagnerò al vostro bungalow, se avete bisogno di qualcosa, sono a vostra disposizione».

Camminiamo attraverso una distesa di tende particolarmente singolari. Si vede il tentativo di farsi credere babbani, ma alcuni tradiscono il loro essere maghi con alti camini fumanti, giardini fioriti, fontane con uccellini o tende grandi come case.

Arriviamo davanti a una delle casette in legno. Non è molto grande, sarà una stanza appena, forse senza nemmeno il bagno.

«Questa è la chiave e questa è la mappa del campeggio, vi auguro un buon soggiorno» fa un piccolo inchino e saltella via.

«Staremo un po' stretti...» mormoro.

«Avrò una scusa in più per starti appiccicata» dice in un sussurro, facendomi arrossire.

Aprendo la porta, davanti a noi, un piccolo appartamentino creato con la magia.

Una camera da letto, un bagno e un piccolo soggiorno con cucina e tavolo da pranzo.

«Uffa» la sento sbuffare.

«Cosa?»

«Niente più scusa» dice con disappunto.

Sorrido, stringendola a me.

«Non ti servono scuse, scricciolo...»

Un aeroplanino di carta si scontra con la mia testa, cadendo nelle mie mani. Dispiegando la carta vi trovo un messaggio del Primo Ministro che ci invita a bere un té nella sua “casetta da babbani”.

-

«Professor Piton!» esclama una voce alle nostre spalle «Che piacere vederla. Venga, venga, si accomodi! Desidera del tè?» Caramell ci sta venendo in contro con un grande sorriso.

«Buongiorno Ministro» dico tranquillo, stringendo con la mia mano la mano di Isobel, nascosta dietro di me.

Ci accomodiamo su un divanetto, mentre un vassoio fluttuante ci porta due tazze di té fumante.

«Che signorina incantevole, è la sua fidanzata?»

-

Isobel

 

Mi sento arrossire e la presa di Sev sulla mia mano si fa più forte.

Dopo qualche istante di silenzio, il volto dell'uomo tradisce la sua perplessità.

«Sì, lo sono» dico con un largo sorriso.

«Davvero?» domanda il Ministro incredulo.

«Lo sei?» domanda Severus più incredulo «Certo che lo sei» concorda con un sorriso.

Prendo tra le mani la tazza bollente.

«E quando vi sposate?» chiede allegro.

Severus mi guarda per un istante esasperato.

«L'anno prossimo, signor Ministro».

«Non so nemmeno il vostro nome...»

«Isobel Urquart, signore».

«Parente del grande Elphistone Urquart, per caso?»

«Era mio padre».

«Era?» domanda confuso l'uomo «Gli è successo qualcosa?»

«É morto, signor Ministro» risponde Sev, anticipandomi.

«E cos'è successo? Mi sembrava perfettamente in forma l'ultima volta che l'ho visto...»

-

Severus

 

Negli occhi di lei leggo lo sconforto.

«Signore, è morto circa vent'anni fa» mormoro piano.

«No, impossibile!» scoppia a ridere «Questo è uno scherzo, vero? L'ho visto appena tre giorni fa! É anche grazie a lui che possiamo tenere la Coppa del Mondo di Quidditch senza preoccuparci dei troppo babbani...» spiega «Un gran lavoratore, ma non sapevo avesse una figlia».

  
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