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Autore: Ledy Leggy    29/08/2015    1 recensioni
"Non è che posso aiutarvi? Cioè adoro lavorare all'FBI, ma sono più in stile criminale." Si intromise Neal.
"Lo faresti davvero?" Chiese Elsa sedendosi accanto a lui.
"Perché no?" Chiese lui con un sorriso.
"Ad esempio perché ti ho preso in ostaggio e rapito." Osservò Elsa sorridendo a sua volta.
"Con una pistola scarica: hai tutto il mio rispetto."
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 8

Brutti Giorni
 

 


 

 

"Qui Elsa. In questo momento non posso rispondere, o più probabilmente ho cambiato telefono, causa: il Grande Fratello. Lasciate un messaggio dopo il beep e forse vi richiamerò."

La segreteria di Elsa si fece sentire per la settima volta in quella giornata.

"Elsa, sono Neal. Devo assolutamente parlarti. È urgente." Disse Neal al telefono per l'ennesima volta. "Rispondi ti prego." Sussurrò poi riattacando.

Era da un po' oramai che Peter era stato arrestato per un omicidio che non aveva commesso. E suo padre era il colpevole di tutto ciò.

Si torse le mani pensando alla proposta che gli era stata fatta da Curtis Hagen.

Valeva la pena di rubare per lui per tirare fuori Peter di prigione?

Ciò che più spaventava Neal era che non avrebbe esitato un istante a rispondere di sì, e sapeva che le decisioni avventate erano quelle che si prendevano con più decisione. Inoltre si rendeva conto che la sua facilità nel decidere di tornare a rubare significava che non teneva particolarmente ad essere un bravo cittadino.

Entrò in casa e posò il cappello sul tavolo.

"Mozzie, che ci fai qui?" Chiese Neal vedendolo seduto sul divano con un calice di vino in mano. Di sicuro un altro dei suoi attentati alla sua riserva.

"Mi preparo a organizzare un piano per rubare quelle monete." Rispose lui.

Neal guardò il telefono un'ultima volta. Elsa ancora non rispondeva.

Imprecò mentalmente. Voleva un parere esterno e distaccato, su cosa avrebbe dovuto fare.

E quella volta non c'era Peter a fermarlo al momento giusto o a fargli uno dei suoi discorsi sulla fiducia nel sistema.

E il problema era che Neal non si fidava del sistema. Come si fa a credere nel sistema quando i colpevoli escono di prigione, mentre gli innocenti rischiano di finire dentro?

Con un ultimo sospiro Neal spense il telefono e si mise al lavoro con Mozzie.

Nel frattempo Elsa era in piedi sul cornicione esterno del terzo piano di casa sua.

Aveva sentito il telefono vibrare più volte da quando l'aveva acceso, ma non aveva potuto rispondere. Diede una rapida sbirciata in casa e notò che l'agente che fino a quel momento era rimasto alla scrivania davanti al suo computer si stava alzando e stava uscendo dalla porta.

Alzò gli occhi al cielo notando che era riuscito a recuperare tutta la cronologia del computer. Alla faccia di Margot che vantava in continuazione la sicurezza della loro tecnologia.

Entrò nella stanza dalla finestra e diede una rapida occhiata al computer.

La cronologia segnava una pagina su come cucinare le quiches, qualche sito per i telefilm streaming, e una pagina sullo scassinamento delle ultime cassaforti sul mercato.

Sorrise soddisfatta e si avvicinò alla seconda finestra della stanza, mentre prendeva i guanti dal terzo cassetto del comodino e se li infilava rapidamente.

Se non ricordava male la seconda finestra, posizionata su un'altra facciata dell'edificio, era perfettamente allineata con una finestra al secondo piano che aveva una terrazza.

Mentre sentiva i passi dell'agente avvicinarsi lungo il corridoio aprì silenziosamente la finestra e, dopo aver guardato verso il basso un po' scettica, saltò giù.

Sentì i legamenti dolerle all'atterraggio, nonostante avesse cercato di attutire la caduta nel poco spazio della terrazza.

Si rialzò velocemente in piedi e si nascose in modo da non farsi vedere da chiunque fosse nella stanza.

A quel punto notò che la gronda passava particolarmente vicina alla finestra e che forse poteva riuscire a usarla come appiglio per scendere fino a terra.

Prese un profondo respiro e, senza guardare in basso, scavalcò la ringhiera della terrazza e iniziò a calarsi.

Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma l'altezza la spaventava. O meglio, non aveva problemi finché doveva andare verso l'alto, tipo salendo una scala, per quanto instabile potesse essere, ma quando si trattava di scendere era terrorizzata. Soprattutto perché era costretta a guardare verso il basso per sapere dove metteva i piedi.

Cercando di guardare il meno possibile verso la strada, Elsa si calò per i due piani restanti fino a terra.

Quando i suoi piedi toccarono finalmente il suolo, Elsa si appoggiò per qualche secondo alla parete, cercando di regolarizzare il battito del cuore. Poi si allontanò velocemente dalla casa raggiungendo il marciapiede.

Quando una macchina si fermò accanto a lei, pensò di essere stata beccata, ma la voce rassicurante di Edward la bloccò dal correre via. L'amico le fece cenno di salire in macchina, cosa che lei fece subito.

"È la quinta volta che faccio il giro dell'isolato." Sorrise Ed, sollevato. "Dammi buone notizie." La pregò poi.

"Non troveranno le nostre impronte." Disse Elsa contenta. "Ora mi puoi spiegare come mai due ore fa mi è arrivata una chiamata che diceva che l'FBI sarebbe entrata in casa nostra?" Chiese Elsa rilassandosi contro il sedile dell'auto.

"Oh già. Sembra che qualcuno vicino al grande fratello si sia svegliato e abbia controllato il percorso della cavigliera di Neal, hanno trovato che mesi fa era stato qui molto a lungo, hanno fatto due più due e hanno deciso di venire a controllare." Spiegò Ed. "Margot era in contatto con i server dell'FBI e è riuscita a scoprirlo prima. Te perché eri ancora lì?" Chiese poi lui curioso.

"Dovevo finire di ripulire la stanza e quando sono arrivati mi sono nascosta sul cornicione... il resto credo che tu l'abbia visto." Sospirò Elsa.

"Ci serve un nuovo appartamento." Disse Ed.

"Siamo in vena di affermazioni scontate?" Chiese Elsa seccata.

"Siamo un po' nervosi?" La imitò Ed.

"Hai ragione scusa." Disse subito Elsa massaggiandosi le tempie. "Dannazione questa non ci voleva però. Come se non avessimo abbastanza problemi al momento." Sbuffò.

"Troveremo una soluzione." La rassicurò Edward. "E per ora siamo in questo schifo di hotel di periferia." Annunciò parcheggiando davanti ad un edificio sporco e vecchio. "Non fare la schizzinosa proprio ora. Era l'unico dove non chiedevano la carta di identità." Aggiunse vedendo la sua faccia.

"Dici che è il momento di far morire Elsa, Edward e Margot?" Chiese Elsa retorica.

"Non saprei, mi stanno molto simpatici e se la cavano sempre. Però potremmo far finta di farli partire... ho sentito che la Spagna è molto bella in questo periodo." Disse Ed con un sorriso scaltro.

"Dimmi il tuo piano." Disse solo Elsa.

 

"Elsa! Che fine avevi fatto?" Esclamò Neal la mattina seguente rispondendo al telefono.

"Problemi col Grande Fratello." Riassunse lei. "Ho sentito i tuoi messaggi, che è successo?"

"Peter è in prigione accusato di un omicidio commesso da mio padre e per tirarlo fuori ho fatto un accordo con un criminale, che adesso ha un mio video mentre..." Disse Neal spiegando velocemente.

"Aspetta, aspetta. Non ho ancora preso la mia dose di caffè e ho passato la notte a falsificare documenti. Peter è in prigione?" Ripartì Elsa dal principio.

"Sì."

"Peter il tuo capo? Quello dell'FBI? Quel Peter?" Chiese ancora Elsa.

"Sì, perché James ha ucciso un uomo e la colpa è ricaduta su di lui, anche se è innocente." Spiegò Neal, stavolta più lentamente.

"Adesso sono contenta di non aver conosciuto il mio caro nonnino. Ahi questo caffè scotta! Scusa vai avanti."

"Ho fatto un accordo con Hagen, che adesso mi ricatta." Concluse Neal.

"Santo cielo. Che schifo di giornata." Sospirò Elsa.

"A te invece che è successo?" Chiese Neal curioso.

"L'FBI ha invaso casa nostra, ho fatto a malapena in tempo a cancellare le nostre impronte e a togliere il dna. E adesso siamo in uno schifoso motel." Spiegò brevemente Elsa.

"È gratificante sapere che sono dei brutti giorni anche per qualcun altro." Scherzò Neal.

"Già."

"Ora che fate?" Chiese Neal curioso.

"Facciamo partire dei nostri vecchi alias per la Spagna, sperando che li seguano fino a là. Poi aspettiamo che si calmino le acque." Disse Elsa con un sospiro.

"Buona idea." Approvò Neal.

"Sì è di Edward."

"Fammi sapere come va a finire." Disse Neal.

"Anche tu." Rispose Elsa riattaccando.

 

 

"Posso avere delle arance?" Chiese Elsa in inglese al banco del mercato.

L'omino sorrise e gliene porse un sacchetto, dicendo il prezzo rigorosamente in tedesco.

Elsa lo guardò senza capire, poi gli mollò in mano una banconota da dieci euro e si fece dare il resto.

"Non capisco una mazza di tedesco. Eppure è quasi un anno che siamo qui." Sì lamentò Elsa, mentre Margot le tirava una piccola pacca sulla schiena.

"Tranquilla ci penso io. Vai pure a fare un giro, chiama Neal... non lo so." Disse prendendo le buste col cibo e iniziando a parlare in perfetto tedesco con un contadino che vendeva insalata e cavoli.

Elsa si allontanò in direzione del parco in cui si rifugiava quasi tutti i giorni per pensare. Non poteva chiamare Neal perché in America era ancora notte, perciò si limitò a mandargli un messaggio.

Oramai si sentivano molto di rado. Non volevano destare troppi sospetti con lunghe chiamate intercontinentali, né avevano molto tempo a disposizione per parlare.

Elsa aveva sempre sentito il padre di fretta e con poco tempo. Se aveva capito bene era da qualche mese che aveva una nuova fidanzata, una certa Rebecca, che sembrava una tipa a posto, non una criminale.

Dopo poco tempo dal rilascio di Peter, mentre Neal era ancora immischiato nella sua pericolosa situazione di ricatti e furti, i tre soci avevano deciso di tornare per un po' di tempo in Europa, a causa delle piste seguite dall'FBI, che gli aveva creato non pochi problemi.

Giocando a freccette contro un planisfero appeso in camera di Elsa i tre avevano deciso di andare in Germania, con grande gioia di Margot, che poteva sfoggiare la sua ottima pronuncia e con tristezza da parte di Elsa che non capiva un'acca.

Edward aveva provato a insegnarle qualche parola, ma si era rassegnato al fatto che per lei parlare alla perfezione francese, inglese, italiano, spagnolo e giapponese fosse abbastanza.

Il suo cervello non era adatto a imparare il tedesco. O meglio, Elsa era in grado di scriverlo se si concentrava, ma non riusciva a capire gli altri quando parlavano.

Perciò aveva rinunciato. E si era rassegnata a sapere cinque lingue.

Dopo circa otto mesi in Germania non vedeva l'ora di tornare in America, per trovare suo padre e per tornare a parlare inglese.

Con un sospiro prese il cellulare in mano e guardò il calendario, notando che era la settimana sfigata dell'anno.

Ormai da un po' di tempo aveva notato che tutti gli anni intorno a maggio c'era una settimana in cui ne succedevano di tutti i colori.

Un anno per poco non moriva qualcuno, l'anno dopo scopriva che Neal era suo padre, un altro anno Neal scappava a Capo Verde, poi Peter finiva in prigione... la lista sembrava non finire mai.

Quella settimana l'aveva segnata in rosso sul suo calendario e aveva deciso che non sarebbe uscita di casa.

Non che fosse superstiziosa, ma magari c'era una qualche ragione scientifica a tutto ciò, ed era sempre meglio non rischiare.

Così, decisa a non uscire di casa, Elsa andò a sdraiarsi sul suo letto e vi restò molto a lungo, ignara del fatto che quella settimana Rebecca, grande criminale, sarebbe evasa di prigione e avrebbe quasi ucciso Mozzie per far obbedire Neal ai suoi ordini e per rubare il diamante più grande del mondo.

Così Elsa restò a casa, nel suo letto in Germania, mentre Neal, troppo occupato per chiamarla, si indaffarava per catturare la ricercata più pericolosa.







Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti!!!
Scusate per il ritardo nell'aggiornare, ma ero in vacanza :)
Vi avverto subito che il prossimo capitolo arriverà più o meno tra un mese. Mi dispiace fare così tardi, ma non potrò toccare il computer fino a fine settembre.
Nel frattempo la situazione si complica sia per Elsa che per Neal.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Buone vacanze (finché durano).
A presto
Ledy Leggy

  
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