È
la sensazione di avere il coltello ancora piantato nella guancia, a
svegliare Will nel modo peggiore possibile. Apre gli occhi di
soprassalto, le mani già al viso ,le dita che premono
scioccamente sulla ferita, come se potesse servire a stemperare il
dolore che, ad ogni respiro, si ramifica lungo l'orecchio, l'occhio,
il collo e l'interno della bocca.
Respira in maniera convulsa , la
gola che brucia come se avesse ingoiato lamette, gli occhi che
lacrimano; il cielo sembra così vicino che Will non può
fare a meno di chiedersi se stia per cadere in mare. In quello stesso
mare che ha rifiutato sia lui che Hannibal.
Hannibal...
Il pensiero lo attraversa come una folgore;
l'ha stretto a sé, ha deciso la morte per entrambi, ma ora che
non ha coraggio di guardarsi attorno, di scoprire di essere riuscito
a liberare sé stesso e il mondo da Hannibal Lecter.
Will
gira lentamente la testa verso destra: non c'è nessuno. Il
dolore è più forte di quella lama immaginaria piantata
nella sua faccia, ha desiderato questo momento, ogni giorno, tutti i
giorni, negli ultimi cinque anni e ora che forse è arrivato
non può crederci.
Bedelia aveva ragione: Non può
vivere con lui, ma non può vivere nemmeno senza.
Gira la
testa verso sinistra, timoroso di scoprirsi solo su quella spiaggetta
fra cielo e mare , ma Dio o il Diavolo, chiunque sia di mano nella
partita a scacchi che è diventata la sua vita, ha deciso che
non è ancora giunta la fine. Hannibal è steso bocconi a
qualche metro da lui, le onde, invece di trascinarli a fondo, hanno
portato in salvo entrambi.
Dio è sicuramente stato Dio a
salvarli; solo lui ha un simile, pessimo, senso
dell'umorismo.
Hannibal rigurgitando acqua, alza gli occhi su di
lui e Will, per la prima volta, sente di aver sbagliato, di essere in
torto con lui. Lo ha abbracciato per fargli abbassare la guardia, ma
ora sente il desiderio di rifarlo per assicurarsi che stia bene.
"
A quanto pare, Will, vivremo."
"Così
sembra."
Will lascia cadere le braccia mentre fissa lo
sguardo sulla luna , unica luce in questa notte dove tutto sembra
oscuro " No so se ne sono felice."
"Nessuno che
conosce il significato della sua vita è felice di
viverla."
"Qual'è il significato della mia vita
Hannibal?"
"Essere una parte di me."
Will non
può contraddirlo, non stavolta. Ha sempre saputo di essere la
metà mancante di Hannibal Lecter, doveva solo accettarsi che
fosse vero anche l'inverso, che Hannibal fosse il tassello mancate
per riempire il vuoto della sua esistenza con Molly e Walter. E
durante il combattimento con Dolarhyde
ne ha avuto la conferma.
È Hannibal Lecter e
solo lui, l'unica persona in grado di comprendere e consolare la
ruvida bestia che c'è in lui.
"Tu sei felice di essere
una parte di me?"
Hannibal non risponde, ma Will ha la netta
sensazione che, quella piccola smorfia sul suo viso, sia in realtà
un sorriso.
"Winston e gli altri mi mancheranno."
"Troveremo
un modo per riprenderli."
Will sorride arricciando un angolo della bocca "Stai mentendo."
"Non amo i cani, Will, ma voglio che tu sia felice."
Felicità, che parola strana e carica di promesse.
"Dove
andremo?"
"Ha importanza?"
Will scrolla la testa
"No, dire di no."
L'unica cosa che conta è che
tutte le maschere siano cadute e che la verità, per quanto
scomoda sia venuta a galla “Mi sento bene.”
Hannibal
sbuffa una risata “Dicono che faccia bene morire.”
“Non
morire Hannibal, cambiare pelle.”