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Autore: Elenami55    29/08/2015    3 recensioni
Avete presente uno di quegli incontri che avvengono per puro caso? Provate ad immaginare che il comandante della prima flotta di Barbabianca, Marco la Fenice e quello della seconda, Portgas D Ace, incontrino e costringano ad entrare nella loro ciurma due sorelle di nome Emi ed Umi, entrambe piratesse. Ipotizzate ora che Marshall D Teach alias Barbanera consegni la minore delle due, Umi, alla Marina per poter entrare nella Flotta dei Sette. Come reagirà Barbabianca? Ed il nostro caro Pugno di Fuoco riuscirà a non farsi catturare da Barbanera nonostante sia andato alla sua ricerca?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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31. Il segreto rivelato


- Te la farò pagare! Oh, tu non sai quanto te la farò pagare!- sbraita Rayan.
- Ho capito che me la farai pagare! Ma porca l’oca, vuoi star zitto un attimo o preferisci che ti imbavaglio?!-
Basta, non lo sopporto più! È da una maledettissima ora che mi urla contro minacce di morte e cose simili. Giuro che se non la pianta lo sgozzo con i miei stessi artigli! Come diavolo faccio a concentrarmi sulla rotta con una cantilena simile?
- Per l’amor di Roger, chiudi quel becco!- gli grida Umi dalla sua postazione di vedetta.
- Taci, mocciosa!- si dimena, cercando di liberarsi dalle corde che lo legano all’albero maestro della mia preziosa WindFlower.
Se quando lo slegherò di lì troverò anche solo un minimo graffio sul legno causato dal suo dimenarsi prenderò quel biondino del cavolo e gli farò riverniciare tutto con la massima cura e a suon di calci!
Presa dalla voglia di trucidarlo, addento la povera mela che dovrebbe essere la mia colazione con fin troppa forza, mordendomi per sbaglio pure la mia stessa lingua. Mi scappa un’imprecazione.
- Guarda che non ci metto niente a chiedere ad Emi di picchiarti, quindi ti conviene smetterla di fare il furbo con me!- fa la superiore mia sorella.
Ha sempre quel brutto vizio di mettermi in mezzo, spero vivamente che un giorno le passi.
- Perché non vieni tu? Hai paura, mocciosa?- la provoca il nostro prigioniero.
- Io non ho paura!-
Rayan sta per ribattere quando io gli ficco in bocca la mela che stavo mangiando, facendolo tacere per un benedetto secondo. Umi fa il pollice in su, seguito da un occhiolino ed io ricambio il gesto, per poi tornare al timone.
Osservo con attenzione la vivrecard di Barbabianca, dataci per ritrovare la Moby Dick una volta conclusa la missione. Al momento punta esattamente verso la polena della mia nave, ciò significa che la rotta che sto mantenendo è esatta.




Alcuni giorni dopo…

Faccio accostare la WindFlower alla Moby Dick e mi fermo ad osservare quest’ultima, facendo alcune considerazioni su quanto sia piccola la mia imbarcazione in confronto alla nave dalla polena a balenottera; intanto Satch fissa le corde che ci sono state gettate alla balaustra della mia “barchetta” per non che si perda per strada.
Lancio un’occhiata al nostro “detenuto”, visibilmente nervoso e in ansia per il nostro arrivo e mi dirigo verso di lui, slegandolo dall’albero maestro e costringendolo ad avanzare verso la scaletta appena lanciataci dai nostri compagni di ciurma.
Umi è la prima a salire, poi è il momento di Rayan che si rifiuta con scuse quali “sono ammanettato, non riesco a salire” e “non voglio rischiare di cadere e rompermi il collo”.
- Avanti biondina, un passo alla volta ce la puoi fare- lo schernisce Satch, attendendo irremovibile che l’uomo si rassegni a proseguire.
- Tsk, me la pagherete. Tutti.- si arrampica, seguito da noi.
Come immaginavo non abbiamo  nemmeno il tempo di fare un passo che già siamo accerchiati dai fin troppo curiosi pirati che abitano questa nave.
- Com’è andata la missione?- si informa uno.
- Dove ha dormito, comandante Satch?- chiede un altro, malizioso.
- È successo qualcosa degno di nota…?-
- Beh, ragazzi…- inizia a parlare del più e dei meno Satch, evitando accuratamente di toccare gli argomenti richiesti dai sottoposti.
Proseguo insieme ad Umi verso Barbabianca -come al solito seduto su quella specie di trono- trascinandomi dietro Rayan che stranamente non fa nemmeno un po’ di resistenza.
Con una comunicazione via lumacofono avevo già raccontato ogni singolo fatto accaduto su quell’isola invernale, quindi suppongo che l’imperatore bianco mi congederà subito, facendo portare il prigioniero nella stiva.
- Bentornate, figlie!- beve del sakè, circondato da qualche comandante tra cui Marco.
L’espressione della mia sorellina diventa improvvisamente sognante a causa della presenza di Mister Fenice “Sexy”.
- Hey, Emi!- una voce da me ben conosciuta arriva dall’alto delle vele della  nave, preannunciando l’arrivo di un lentigginoso di mia conoscenza.
Infatti Ace afferra una corda e scivola giù, per poi fare un salto di circa cinque metri dalla fine della corda al pavimento del ponte ed atterrare.
- Ciao Ace!- gli sorrido.
- Di questo passo la seconda flotta diventerà la più forte- scherza, riferendosi all’uomo da me catturato che fissa il vuoto al mio fianco.
- Io non ne sarei tanto sicuro, mio caro fratellino!- gli scompiglia i capelli Satch appena arrivato.
- Satch, smettila!- lo spinge via Ace, indignato per il trattamento da bambino appena ricevuto.
Scuoto la testa, divertita per la scena. Quei due mi ricordano tanto il rapporto tra me ed Umi: io che la prendo in giro e lei che si arrabbia.
- Barbabianca!- ringhia improvvisamente Rayan, facendo un passo avanti e guardando dritto negli occhi l’interpellato.
- Cosa vuoi?- chiede sgarbato il vecchio, probabilmente annoiato dall’intromissione.
- Tu non sai che razza di persone hai nelle tue file!- un sorriso sghembo si dipinge sul volto del biondo –Dico bene, Emi?-
- Cosa vorresti insinuare?- sbotto io.
- Che mi sarei vendicato, te l’avevo detto, no?- sogghigna –Ora è proprio il momento ideale, non trovi? Guarda quanta gente!-
Non so dove voglia arrivare ma un disagio molto forte mi colpisce; è come se una remota parte di me abbia già capito le intenzioni di questo pazzo, ma non voglia rivelarmele.
- Svela il tuo segreto!- ride sguaiatamente –Avanti! I tuoi “fratelli” devono pur sapere con che razza di persona vivono. Dì loro la verità, chissà se Barbabianca ti vorrà ancora nelle sue file dopo che lo saprà. Verrai cacciata, emarginata, rimarrai di nuovo sola… sempre che non decidano di farti fuori, te e la tua insulsa sorella- parla ad alta voce.
Un campanello d’allarme suona nel mio cervello, ormai so a cosa allude quel viscido verme; so dove vuole andare a parare.
Una forte paura mi invade, mai come in questo momento ho temuto che a verità sul mio conto venisse raccontata. Dopotutto cosa avevo da perdere in passato? Niente. Eravamo solo io ed Umi; io e lei, nessun altro. Nessun compagno, nessun amico, niente di niente. Se qualcuno fosse venuto a conoscenza di quel piccolo particolare che pesa sulle nostre spalle noi saremmo scappate ed avremmo ricominciato la nostra avventura nella Grand Line sole o con nuovi compagni racimolati per convenienza, come nel caso degli schiavisti.
Sì, perché quello che noi facevamo -che io facevo e faccio tutt’ora- è nascondere la verità per paura di essere respinta anche dai pirati, gli unici che ancora potrebbero volermi con loro.
Io non voglio che la ciurma di Barbabianca sappia il mio segreto. Ho paura che se ne venissero a conoscenza decidessero di mandarmi via o, peggio ancora, di uccidermi.
Già, ho paura. Per la prima volta in vita mia ammetto a me stessa di aver veramente paura.
Ma è della morte che ho veramente timore? No, non è di lei… Io temo di rimanere sola. Però infondo merito di rimanere sola, sono la figlia di un mostro e so di non essere una brava persona: come dicono in molti, io sfrutto le persone per poi tradirle. Non merito degli amici, ne sono consapevole. Devo solo riuscire a rassegnarmi a ciò e smettere di credere nel lieto fine: forse quest’ultimo può esserci per Umi, ma non per me.
- Cosa c’è, Emi? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- mi riporta alla realtà lo schiavista.
Sai che ti dico, Rayan? Dillo pure, tanto prima o poi l’avrebbero scoperto.
- Vorrà dire che lo dirò io. Emi, tu e tua sorella siete le figlie dell’ammiraglio Akainu!- ride.
Ecco, l’ha detto.
La  sua voce riecheggia sul ponte, arrivando alle orecchie di tutte le persone presenti per poi perdersi nel silenzio creatosi.
Sento la presa di Umi sulla mia mano, una presa debole, alla ricerca di conforto che non tarda ad arrivare da parte mia con una salda stretta.
Posso capire il suo stato d’animo, troppe volte è stata strappata dai suoi amici a causa dell’oscura presenza dell’ammiraglio nostro padre alle nostre spalle.
Rinnegata dalla Marina ed anche dai pirati, che bel futuro che ti ho riservato, sorellina…

Garp era seduto a gambe incrociate sul freddo legno del ponte della sua nave ad osservare il mare quando si decise a parlare.
- So che può sembrare dura, ma vedrete che tutto si sistemerà. Ora dovete solamente pensare ad allenarvi, voglio che vi impegniate. Diventerete delle forti marines, chiaro?-
- …perché a papà è stato ordinato di ucciderci?- sbiascicai.
Ero in piedi dietro di lui, affiancata da un’Umi piangente che non dava segni di voler mettere a tacere il suo pianto.
Io, al contrario, avevo già versato tutte le mie lacrime, in quel momento avevo solo gli occhi gonfi e rossi che mi bruciavano come se ci avessi buttato il peperoncino sopra.
Garp sospirò.
- Tua madre- fece una pausa –Lei era una marine, ma aveva altri ideali. Lei credeva nella libertà, nella giustizia e in cose che… che non sono pienamente d’accordo con la Marina-
- Ma la Marina non crede nella giustizia?- bofonchiò mia sorella.
- Sì, ma non tutti hanno lo stesso ideale di giustizia. Vostra madre con le sue azioni…- pensò al modo migliore per esprimersi –si è messa contro delle persone più forti di lei ed ha perso. Purtroppo quelle persone tendono ad eliminare chiunque abbia avuto anche un minimo contatto con la loro vittima…-
Mentre parlava si poteva benissimo intuire il suo rammarico per non aver potuto salvare la sua compagna, la sua amica.
- E quindi dobbiamo pagare anche noi. Ma che razza di giustizia è mai questa?! Noi non abbiamo fatto niente di male, se la mamma ha fatto qualcosa di sbagliato io cosa c’entro?!- urlai.
Mi arrivò un pugno in testa dal viceammiraglio, uno dei suoi pugni amorevoli, ma allo stesso tempo molto dolorosi.
- Tua madre non ha fatto niente di sbagliato! Abbiamo solamente difeso una donna anni fa e se non fossimo intervenuti quella donna sarebbe morta senza dare alla luce il bambino che portava in grembo. Ti sembra una cosa tanto sbagliata?!- si calmò visibilmente dopo avermi rivelato questo particolare.
- No, però tu non hai pagato per questa azione! Ha pagato solo la mamma!- sbraitai, più per non dargliela vinta che per la rabbia.
- Quindi vorresti che morissi pure io?!- sganciò un altro micidiale destro.
- Tsk, non ho detto questo, vecchiaccio.


Quella stessa sera condannai Umi a questa vita. Ormai non volevo più andare ad allenarmi con i nipoti del vecchio per prepararmi a diventare marine in attesa che lui riuscisse a convincere i superiori a non farmi fuori. Volevo solamente trovare un modo per farla pagare alla Marina e quale miglior modo di diventare una pirata?
Purtroppo però, pur avendo preso il cognome di mia madre, la fama del bastardo che mi ha messa al mondo continua a perseguitare me e la mia sorellina ed ora, per colpa mia, lei soffrirà nuovamente. Dovevo lasciarla con Garp, non portarmela dietro.
Sento il mio cuore stringersi alla consapevolezza che tutto questo è colpa mia perché, se non fossi mai nata, forse la mia cara madre non si sarebbe dovuta sposare con un lurido cane e Umi ora non sarebbe qui.
Un Ace infuriato che si dirige a grandi falcate verso Rayan mi risveglia dal mio stato di trance.
Sinceramente non capisco subito che intenzioni abbia, ma il comandante della seconda flotta non mi dà nemmeno il tempo di elaborare una teoria che già ha alzato il pugno e colpito l’uomo sul mento con una forza tale da buttarlo contro la balaustra, spaccarla e farlo cadere in mare.
- Guarahahahahah! Chissà se i pesci gradiranno lo spuntino!- esclama Barbabianca, ridendo e facendomi spalancare gli occhi più di quanto non lo fossero già.
Altre risate si uniscono alla sua e, malgrado il clima sia gioioso, istintivamente poso la mano libera sul fodero di una delle mie pistole. L’istinto mi dice che potrei essere gettata anch’io dalla nave da un momento all’altro, infondo è già successo altre volte che dei pirati scoprissero il mio segreto e decidessero di vendicarsi su di me per i torti subiti dalla Marina.
- Stai calma, Miss- mi posa una mano sulla spalla Satch.
Mi volto verso i comandanti e la ciurma che si stanno comportando come se niente fosse successo e se la ridono pure.
- E noi che pensavamo chissà cosa, ci avete fatto penare per niente- fa uno dei suoi sorrisi arroganti ma sinceri Marco.
- Ma non ci volete mandare via per…- inizia Umi.
- Guarahahahah! Per quanto mi riguarda siamo tutti figli del mare- la interrompe Barbabianca.
Lei inizia a singhiozzare, per poi abbracciare il suo amato Marco.  Per quanto riguarda me, sono letteralmente senza parole, ma sento una gran voglia di piangere dato che finalmente ho trovato qualcuno che mi vuole bene nonostante il mostro che sono.
Non posso far altro che lasciarmi cadere cavalcioni a terra davanti al mio capitano ed abbassare il capo fino a toccare il legno del ponte, in una specie di posizione di supplica. Le lacrime iniziano a scendere copiose dai miei occhi e dei singhiozzi minacciano di uscire.
- Grazie!- esclamo con la voce rotta dalle lacrime.
Anche Umi si mette nella mia stessa posizione e ringrazia questa meravigliosa ciurma per l’affetto che ci ha dimostrato.
Dopo alcuni istanti presa dall’orgoglio mi rialzo asciugandomi velocemente le lacrime.
- Ora basta, credo di essermi già resa abbastanza ridicola- puntualizzo, sorridendo debolmente.
L’imperatore bianco mi osserva, svagato forse a causa di questa mia ultima frase o forse da tutta questa assurda situazione, non saprei dirlo con certezza.
Mi guardo un attimo intorno per poi realizzare che manca una persona all’appello. Ace è sparito e, con orrore, realizzo che ci può essere solo un motivo per questa sua mancanza: ormai mi odia per quello che sono.










Nota dell’autrice
Buongiorno a tutti miei cari lettori!
È da circa una settimana che cerco di concludere questo capitolo, senza risultati naturalmente. Però ecco che, dopo aver fissato per giorni il vuoto cercando l’ispirazione, questa è arrivata , permettendomi di finirlo.
So che molti di voi si aspettavano un capitolo incentrato sul frutto Dark Dark, ma Rayan non aveva ancora concluso il suo ruolo nella storia, quindi il malefico frutto è passato in secondo piano.
Come sempre mi scuso per l’immenso tempo che impiego per scrivere un capitolo e spero che riusciate a sopportarmi ancora per molto!
Per concludere ringrazio tutti coloro che hanno recensito la storia o che comunque la leggono, perché sapere che nel mio piccolo riesco ad intrattenere qualcuno mi fa piacere. Ringrazio anche per le molteplici recensioni nello scorso capitolo e spero che anche questo riscuota cotanto successo.
A presto!
   
 
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