Salve a tutti, vorrei ringraziare chi ha recensito (jessy black 93, spero di risentirti presto!), poi chi ha messo la storia tra le seguite (ale 74, ChicaCate94 e jessy black 93: eccetto jessy black che ha recensito, mi farebbe piacere sentire anche una vostra opinione!) e ringrazio per le 56 visite del primo capitolo.
Come promesso, ecco il
secondo capitolo!
Sperando che vi piaccia, vi lascio alla lettura: ci sentiamo tra le
recensioni!
II
Ci siamo
incontrati
per caso e ci siamo piaciuti da subito, ma ora un enorme peso mi
attanagliava
lo stomaco.
Un segreto che non sapevo
come rivelare cercava di fuoriuscire dalla mia bocca, nonostante io non
abbia voglia
di parlare.
Anche se lo
volessi, non saprei proprio come iniziare.
La trovai rilassata
sul divano, il suo esile corpo vestito solo di una leggera sottanina
azzurra e
una coperta sulle gambe, il suo libro preferito aperto sul petto.
Si è addormentata
mentre leggeva ed è ancora più bella mentre dorme.
Le afferrai il
libro e l’occhio mi cadde su una frase scritta in corsivo,
che diceva:
Con
la guerra tutto
questo non sarebbe mai successo!
Mi
ero innamorato e
per di più di una babbana: come tornare a casa e riferire a
mio padre la mia
decisione?
L’unica
soluzione
che mi venne più razionale era quella di fuggire anche da
questo mondo, magari
di tornare nel mio Mondo originale.
Facendo
così, agivo
come un debole e un fallito, ma non avevo altra scelta: non potevo
portarla con
me nel mio Mondo, non avrebbe potuto trovarsi bene.
I
miei genitori non
l’avrebbero accettata mai e non voglio che il mio unico amore
debba essere
odiata solo perché babbana: lei merita altro, qualcuno
migliore di me.
Sono
tre mesi che
ci frequentiamo ormai, di cui due in cui dividiamo la stessa casa: la
mia.
Per
tutto questo
tempo l’ho illusa, le ho raccontato tutte bugie: mi sono
inventato tutta una
serie di balle sulla mia infanzia.
Non
mi merita, lei
è così pura, così fragile: ha bisogno
di qualcuno che la ami veramente e non le
dica tutte queste bugie senza senso.
D’altronde
come
avrei potuto dirle che sono un mago? Come ci sarebbe rimasta dopo aver
appreso
la notizia?
A
tutto questo
pensavo, quando sentì una mano posarsi sulla mia spalla:
è Clarisse.
“Ei,
ti ho visto
talmente bella che non ho avuto il coraggio di
svegliarti…” esclamai divertito.
“Perché
negli altri
momenti non sono bella?” mi domandò, aggrottando
le sopracciglia.
“Mmmh,
lo sai che
mi fai impazzire quando fai così…comunque, tu sei
bella in ogni momento della
giornata, se è questo che vuoi sapere...”
Sorrise,
un sorriso
radioso e pieno di gioia e non riuscì a trattenermi da darle
un bacio, ma poi
ripensai a quello che mi ero detto poco prima nella mente.
Non
potevo
continuare a mentire, le avrei detto la verità, tutta la
verità...
“Clarisse,
ti devo
dire una cosa importante...ne vale il nostro rapporto...”
dissi, con il tono
più naturale e serio che potessi trovare.
“Oh,
senti Daniel,
potremmo parlarne stasera. Sai, oggi ho il turno a lavoro e dovrei
tornare per
le nove di sera...ovviamente, trovo la cena pronta?”
“Certo,
nell’attesa
preparerò qualcosa...” la presi per la vita e la
baciai con passione.
“A
dopo, Dan!”e si
diresse a prepararsi per uscire
“A
dopo!” e la
guardai chiudersi la porta di casa alle spalle.
Avevo
dovuto
mentire anche sul mio nome, non potevo rivelarle quello vero o mi
avrebbe preso
per pazzo.
Ma
quando mi
voltai, ad un tratto, con la coda dell’occhio vidi qualcosa
di argenteo che
fluttuava nell’aria.
Sapevo
cosa poteva
essere e non potevo ignorarlo.
Il
Patronus mi si
parò davanti e disse: “Draco, figliolo, corri a
casa, ti prego! Tuo padre sta
molto male, tua madre Narcissa.”
La
luce svanì.
Non
potevo ignorare
questo messaggio, poteva essere l’ultima volta che avrei
potuto vedere mio
padre e non avevo intenzione di perdere l’occasione di
riappacificarmi con lui.
Dopotutto
avevo
deciso di dire tutta la verità a Clarisse, dovevo dare una
seconda possibilità
anche a mio padre.
Così
mi diressi
nella camera da letto, aprì il baule dietro la porta, presi
la bacchetta.
Erano
anni che non
la impugnavo e appena toccai il bordo uscirono scintille rosse dalla
punta.
Mi
concentrai e in
un momento mi Smaterializzai a Villa Malfoy, la stessa villa dove avevo
vissuto
per tanti anni e dove avevo anche sofferto per colpa della mia famiglia
e da
cui così velocemente ero scappato.
Il
cancello era
chiuso, ma appena mi avvicinai si aprì come se mi avesse
riconosciuto.
Il
giardino era più
curato di quando me ne ero andato, forse mia madre si era data al
giardinaggio
ora che aveva molto più tempo libero senza Voldemort in giro
per la sua dimora.
Non
vidi elfi
domestici, segno che si era decisa anche a fare le faccende domestiche
da sola.
Dopo
che Dobby era
stato liberato da quell’idiota di Potter, avevamo avuto solo
un altro elfo
domestico che liberai io di nascosto: non riuscivo proprio a
sopportarlo, non
andavamo d’accordo e così per non vederlo
più girare per casa a fare pulizie,
decisi di regalargli uno dei miei calzini spaiati e bucati.
Non
fu un azione di
beneficenza, semplicemente non riuscivo a convivere con
quell’essere ancora per
molto: riusciva addirittura a rovinarmi quei pochi giorni che passavo
in casa
durante le vacanze scolastiche!
Percorso
il
corridoio, entrai direttamente in salotto.
La
mia mente stava
pensando a Clarisse, a quando sarebbe tornata e avrebbe trovato il
bigliettino
che diceva: “Impegno familiare grave. Tu non ti preoccupare,
aspettami a casa.
Tuo, Daniel.”
Ma
in salotto
trovai una sorpresa: qualcuno si era preso gioco di me.
Mio
padre stava
bene, era lì in piedi davanti al camino accanto a mia madre.
Sembrava
invecchiato di parecchi anni e quanto ad aspetto sembrava essere appena
uscito
da una malattia che probabilmente l’aveva costretto a letto,
nonostante ciò
l’abbigliamento era sempre impeccabile e ogni cosa era al suo
posto: camicia
ben stirata, bastone da passeggio accanto stretto nella mano destra.
“Ti
stavamo
aspettando, Draco...”disse, cercando di ammiccare un sorriso
rincuorante, ma
secondo me senza successo.
Non
avevo mai visto
mio padre sorridere, almeno non a me, che sono il suo unico figlio. E
le rare
volte che ci provava, a me quelli non sembravano sorrisi.
Forse
mio padre non
sapeva sorridere...
“Siediti,
ti
dobbiamo parlare...” aggiunse mia madre.
NOTE DELL'AUTRICE:
Bene, che ne dite di
quest'altro capitolo? Tra il nostro Draco/Daniel e Clarisse potrebbe
funzionare? E poi Lucius e Narcissa secondo voi nascondono qualcosa?
Perchè avrebbero dovuto chiamare così
urgentemente il figlio?
Alla prossima e recensite!