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Autore: cinquedimattina    30/08/2015    3 recensioni
[ Storia interattiva| Future!Fic | Iscrizioni chiuse]
«Tu non puoi farlo! Io sono l'onnipotente Zeus, Re degli dèi e sono il Signore dell'Olimpo!» urlò arrabbiato il dio, mentre veniva anche lui imprigionato in una delle gabbie.
Il Titano sorrise di nuovo, compiendo un movimento circolare con la mano, sul cui palmo si creò un mini-tornado che andò pian piano crescendo fino a diventare di dimensioni enormi.
«Sbagli, caro Zeus, tu eri il Signore dell'Olimpo» e detto questo, scagliò il tornado verso il dio, che venne risucchiato insieme agli altri suoi simili.
L'era degli Olimpi era finita.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(8)

Emma era seduta ad un tavolo del bar in cui lei e i suoi amici si trovavano in quel momento.
Aveva le braccia incrociate sul piccolo cerchio grigio e il mento sopra quelle.
Davanti a lei, la sfera che Gabriela aveva dato loro continuava a non dare alcun segno di vita.
«Oh, andiamo!» borbottò la figlia di Dioniso, battendo il dito indice sulla sfera di vetro.
Emma sbuffò, appoggiò la fronte sulle braccia e iniziò a battere i piedi per terra, come una bambina.
«Emma?»
La figlia di Dioniso, sentendo il suo nome, alzò la testa e si trovò davanti Todd che, con in mano due caffè, la guardava con un sopracciglio alzato.
«Stai bene? -le chiese, sedendosi sulla sedia davanti a lei- Vuoi un po' di caffè?»
Emma annuì, allungò la mano e afferrò il contenitore di cartone dalle mani del ragazzo, lo portò alla bocca e prese un sorso: «Sono solo un po' frustrata».
E di sicuro non le sfuggì il “Hai capito, Todd? E' frustrata! Frustrata!” di Ashton che passava accanto a loro per dirigersi all'interno del bar.
La ragazza ridacchiò, notando il rossore sulle guance del semidio e prese un altro sorso di caffè.
Quasi si strozzò quando, poggiando il bicchiere sul tavolo, vide una nebbiolina viola espandersi all'interno della sfera.
L'afferrò tra le mani e l'avvicinò alla faccia, aspettando di vedere cosa si stava per creare al suo interno.
Poteva già intravedere qualcosa di marroncino formarsi ma non poteva essere sicura di cosa fosse.
Quando finalmente l'immagine si fece chiara e nitida, Emma si rese conto di cosa avessero bisogno i semidei, così spostò l'oggetto davanti la faccia di Todd, a un centimetro dal suo naso.
«E' un arco» osservò Todd, allontanando l'oggetto dalla faccia e alzando un sopracciglio, per poi guardare Emma come se fossa la cosa più ovvia del mondo.
Cosa che poi, effettivamente, era.
La figlia di Dioniso sospirò sconsolata: «Grazie, Capitan Ovvio, a quello c'ero arrivata anche io. Quello che mi chiedo è: cos'ha di speciale questo arco?»
«Cos'ha di speciale quest'arco?» ripeté il ragazzo, non capendo a cosa l'amica si riferisse: a lui sembrava un arco come tutti e, comunque, non sembrava avere niente di speciale.
«Oh, andiamo Todd! Sei un ragazzo intelligente, applicati!» urlò esausta, per poi poggiare la sfera sul tavolo e mettere le mani sulle tempie, iniziando a massaggiarle.
Poco dopo aprì di scatto gli occhi e sorrise ampiamente: «So chi ci serve!» esclamò, tirando fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni il telefono.
Dopo aver aperto Skype, cercò tra i suoi contatti con velocità assurda, facendo scorrere il dito su e giù sullo schermo e borbottando continui «Andiamo, andiamo!»
Il volto si illuminò quando il nome “Matt Johnson” apparì sullo schermo, vi cliccò sopra e pregò con tutta se stessa che il ragazzo rispondesse alla chiamata.
Sorrise a quel “Emma, ciao!” che pronunciò il figlio di Atena una volta aver risposto, afferrò la sfera e la posizionò davanti al telefono: «Vedi la figura nella sfera? E' un arco, sì, ma ecco, io pensavo: se è nella sfera, se serve a noi per quest'impresa, deve pur avere qualcosa di speciale. Deve essere diverso dagli
altri archi.»
«Beh, pensavi bene! Quello è l'arco grazie al quale Paride riuscì a colpire Achille sul tallone. Guarda sull'impugnatura, non vedi la 'π' incisa?»
Emma arrossì di colpo, la 'π' era davvero tanto evidente, come aveva fatto a non accorgersene?
Un'esplosione dall'altra parte del telefono la fece sobbalzare e la costrinse a riportare lo sguardo sullo schermo:«Tutto bene?»
«Si, sono solo i figli di Hermes che fanno esplodere le invenzioni dei figli di Efesto. Scusami, Emma, ma devo proprio andare: i figli di Ares hanno deciso di unirsi alla festa» fu la spiegazione di Matt, seguita poi da un'altra esplosione.
Emma annuì e lo salutò con la mano, per poi chiudere la chiamata e rinfilare il cellulare in tasca, alzandosi dal tavolo per andare a cercare i compagni.

 

«E quindi..».
«Già».
«E' lì».
«L'arco di Paride..».
«Nel museo».
«Fino a domani».
«Con due, tre, quattro!, guardie della sicurezza a controllarlo..».
«Non ce la faremo mai».
Sette paia di occhi si posarono su Ashton che, con le braccia incrociate al petto e in fondo al gruppo, osservava l'entrata del museo con aria scettica: «Che c'è? -iniziò aprendo le braccia- Sono solo realista».
«Allora, Mr. Realista, a te l'onore di essere il primo.» annunciò Quinn, inchinandosi e allungando il braccio verso il museo.
Ashton ruotò gli occhi, si incamminò verso il posto indicato e nel mentre afferrò per un braccio Eileen, trascinandosela dietro con un: «Reggimi il gioco».
Quando arrivarono davanti all'entrata dell'edificio, Ashton si stampò un sorriso smagliante sulle labbra e cinse la vita di Eileen con un braccio: «Salve, io e la mia ragazza vorremmo entrare a vedere il museo» disse alla guardia.
L'uomo, con le braccia muscolose incrociate al petto, squadrò i due ragazzi da capo a piedi e alzò un sopracciglio: «Senza biglietto non si entra»
Il sorriso di Ashton svanì in quel preciso instante, per poi ricomparire più falso di prima: «Noi torniamo subito».
E detto questo, i due tornarono indietro dai compagni, seppur Ashton aveva immaginato in realtà, che il loro piano non avrebbe mai funzionato.
«Serve il biglietto per entrare» annunciò Eileen incrociando le braccia al petto e voltando lo sguardo verso il ragazzo accanto a lei.
Dopo alcuni minuti di silenzio da parte dei semidei, durante i quali avevano tutti pensato ad una possibile soluzione, Kahlen sorrise furba, afferrò la mano di Jordan e, come avevano fatto Ashton e Eileen, lo trascinò fino davanti l'entrata del museo.
«Fatemi indovinare: siete fidanzati e volete entrare a vedere l'arco, giusto?» domandò ironicamente la guardia.
Il sorriso che si aprì sul volto di Kahlen non era affatto rassicurante, pensava Jordan, e non furono rassicuranti neanche i suoi occhi, quando diventarono completamente neri.
«Facci entrare» ordinò la figlia di Nemesi all'uomo che come lei aveva gli occhi completamente neri.
La guardia fece come la ragazza aveva ordinato e aprì la porta; non appena lo fece, i suoi occhi e quelli di Kahlen tornarono normali.
I semidei girarono per il museo finché, per un vero e proprio colpo di fortuna, trovarono la sala dedicata esclusivamente all'arco di Paride.
L'oggetto dei loro pensieri si trovava in una teca di vetro, nel centro della sala.
Ai suoi lati, invece, quattro altre guardie sorvegliavano l'arma, tutte nella medesima posizione.
Sarebbe stato molto più difficile di quanto avessero creduto fino a quel momento.

 

I semidei, dopo “l'ispezione” al museo, erano tornati al bar ed erano tutti seduti intorno ad un tavolo.
«Riuscire a prenderlo è praticamente impossibile- stava dicendo Kahlen- E' sorvegliato da quattro tizi enormi, un incrocio tra Hulk e.. qualcuno di grosso»
«Thor. Thor è un tipo grosso- tenne a precisare Malia- E' anche bello»
Todd annuì vigorosamente, ma precisò che era d'accordo solo sulla stazza e «non sull'altra cosa».
«Comunque, ho ideato un piano: prenderemo l'arco, stanotte» annunciò Quinn, sbattendo piano un pugno sul tavolo e sorridendo orgoglioso.
«Stanotte?».
«Sì».
«Come i ladri?».
«Precisamente».
«Tu sei strano».
«Io sono incompreso. Un genio, incompreso».

 


Hello everybody!
Chi ha due pollici, un gatto grasso e sociopatico ed è riuscita ad aggiornare in anticipo (perché sì, aggiornare un giorno prima del previsto, per me vuol dire aggiornare con moolto anticipo).
Will: TU!
SII! Festeggia con me, Will!
*afferra Will, sale su un tavolo e inizia ballare*
Lasciando da parte le azioni demenziali, parliamo un po' del capitolo, shall we?
Dunque, il capitolo è un po' lungo, me ne rendo conto però in realtà credo sia abbastanza scorrevole.
I nostri cari semidei hanno un meritato momento di pausa, senza mostri, ne spiriti della tempesta ad inseguirli.
Ora mi amano molto di più!
Come avrete notato, questo capitolo è incentrato soprattutto su Emma, Todd, Eileen e Ashton, perché mi sono resa conto che negli altri capitoli li trascuro un pochino e questo non va affatto bene.
Quindi questo capitolo è, sì, dedicato a loro.
E poi chi c'è?
Matt Johnson, ladies and gentleman!
Aah, il mio figlio di Atena preferito *_*
Visto, Angy, te lo avevo detto che il tuo pargoletto sarebbe stato molto importante per la missione dei semidei!
Un applauso a Matt, prego!
E tra tentativi di persuasione prima riusciti male e poi culminati in un inquietante e oscuro successo, scopriamo che la missione sarà molto più difficile del previsto (perché sennò che divertimenti c'è?) e che Quinn è un genio incompreso.
Ora, dato che mi sono dilungata fin troppo, per i miei standard almeno, me ne vado e vi lascio in santa pace.
Come sempre (lo so, sono ripetitiva ma non posso farci niente), grazie mille per aver partecipato e per le dolcissime recensioni, leggerle mi fa sempre sorridere.
Alla prossima!
Baci,
Diana<3

  
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