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Autore: Victoria93    31/08/2015    8 recensioni
Tratto dalla storia:
-"Stai dicendo che sono io la tua ossessione, signor detective...?" gli sussurrò, di nuovo vicinissima alle sue labbra.
"Non lo so...ma mi stai impedendo di pensare. E nessuno era mai riuscito a ottenere un simile risultato nei miei confronti. Direi che le probabilità che tu sia diventata la mia ossessione sono intorno al 62%".
"Odio le tue stupide percentuali" replicò lei, senza riuscire a trattenersi dal ridacchiare.
"E io amo te".- Elle è pronto per dedicarsi al caso Kira, e ben presto incontra gli agenti giapponesi e si prepara allo scontro con il colpevole, come da programma, ma stavolta...il coinvolgimento di un nuovo agente dell'FBI nelle indagini lo porterà a cambiare notevolmente le sue prospettive, in un modo che nemmeno la mente più geniale del mondo avrebbe mai potuto calcolare e prevedere. Una storia d'amore, intensa, passionale, contro cui quasi niente sarà in grado di opporsi...
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SUGAR AND PAIN'
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Capitolo 27- Quaranta secondi
 
In seguito, trovò difficile ricordare con precisione quello che successe dopo: era stato come se tutto il suo mondo, ormai ridotto a pochi frammenti di realtà a cui si teneva aggrappata, si fosse improvvisamente ricomposto, rimettendo insieme tutti i pezzi del puzzle, tutti i mesi trascorsi, tutte le ore vissute con lui, tutti i risultati a cui erano giunti…proprio quando aveva compreso a fondo le sue parole, proprio quando aveva capito che non poteva permettere alla sua stessa morte di ucciderla, ecco che tutto era cambiato nuovamente.
Elle. Elle era vivo.
Era di fronte a lei, respirava, parlava, sorrideva, si muoveva…ma non era possibile. Non poteva essere vero. Aveva visto il suo corpo, aveva avvertito il suo cuore smettere di battere, lo aveva visto chiudere gli occhi…lo aveva visto andarsene. Solo un paio d’ore prima, c’era stato il suo funerale, aveva visto la sua bara venire depositata nel terreno…improvvisamente, ebbe la sensazione d’essere tornata all’inizio, al giorno in cui si erano conosciuti, al giorno in cui lo aveva visto in volto per la prima volta…era possibile…? Era possibile che fossero a un tratto tornati insieme al punto di partenza, che avessero avuto una seconda occasione? Proprio loro, il re e la regina della logica, della razionalità, dell’immunità ai sentimenti…potevano davvero stare di nuovo insieme, contro qualsiasi raziocinio, contro qualsiasi realtà oggettiva, contro qualsiasi legge del cosmo, della natura e della scienza?
 
Come up to meet you, tell you I’m sorry
You don’t know how lovely you are…
I had to find you, tell you I need you
Tell you I’ve set you apart…
 
Dal canto proprio, Elle le sorrise di nuovo, alzando appena un sopracciglio.
“È la prima volta da quando ti conosco che non hai qualcosa da dire: non è da te, Ruri” le disse, con la massima semplicità.
Quelle parole furono in grado di spezzare l’incantesimo che sembrava essere appena piombato su di lei, riportandola a un tratto alla realtà materiale: non se lo stava immaginando. Lui era lì, era davvero lì. Nonostante l’arresto cardiaco, nonostante il funerale, nonostante quei settantadue giorni…non capiva ancora come, ma era lì. Prima che potesse rendersene conto, a prescindere da qualsiasi previsione, si sentì furiosa. Completamente furiosa.
Appena pochi secondi dopo quella sua uscita così dannatamente fastidiosa, riuscì ad avvicinarsi a lui, a passo molto più rapido di quanto lei stessa si sarebbe aspettata: prima che potesse fermarla, capì che la sua mano si era già alzata, colpendolo forte sulla guancia e facendolo indietreggiare di qualche centimetro, a causa del forte urto subito.
Non appena si fu ripreso dallo shock iniziale, Elle si massaggiò lentamente la guancia, sorridendole di nuovo in modo colpevole.
“E va bene. Immagino di essermelo meritato” le disse, stringendosi nelle spalle “Ma mi hai fatto parecchio male, sai?”.
Ruri non pronunciò neanche una parola, spingendolo rudemente contro la parete e iniziando a tempestargli il petto di pugni non propriamente affettuosi: in realtà, non passò molto prima che anche lei aprisse bocca, in modo incredibilmente significativo.
“Sei…” iniziò, continuando a colpirlo “Un autentico…DEFICIENTE!!!! Sei un emerito idiota, un imbecille di decima categoria, un grosso, inutile, straordinariamente immenso PEZZO DI DEMENTE!!!! Sottospecie di essere umano involuto ed egoista, stupido, stratosferico COGLIONE!!!! Che figlio di puttana…!!!”.
“Ehi, adesso calmati!” la interruppe, afferrandola per i polsi “Mi hai già massacrato abbastanza, direi. Permettimi almeno di spiegare”.
“VUOI SPIEGARE?!? Lo sai cosa dovresti spiegare?! Dovresti spiegarmi perché ho appena partecipato al tuo funerale, e perché poi hai pensato bene di mandare una sorta di clone di Watari a prendermi in quel fottutissimo cimitero, per portarmi in questo posto sperduto dove ho scoperto che il padre di mia figlia, sul cui cadavere mi sono disperata e che ho creduto morto nei tre giorni peggiori della mia esistenza, in realtà è vivo e vegeto e l’unica cosa che è capace di dirmi è se mi ricordo ancora di lui!!! Adesso capisco tutto!! Tu non sei la mente migliore del mondo, tu sei il peggiore esemplare di cretino che sia mai comparso sulla faccia della Terra!!!” continuò a gridargli contro, senza riuscire a impedire alle lacrime di uscirle frettolosamente dagli occhi.
Elle la fissò con espressione sorpresa, quasi esterrefatta, e confusa.
“Speravo che fossi felice…” ammise, infilandosi le mani in tasca.
“Senti, VAFFANCULO, va bene?! VAFFANCULO!!!” sbraitò ancora Ruri, assestandogli un altro pugno contro il torace “Non mi senti quando parlo?! Ti ho appena detto che ho partecipato al tuo funerale!! E tu adesso pensi di potertene sbucare fuori dal nulla e di…di…ho passato tre giorni nel tentativo di capire come continuare a muovermi, cazzo!!!! Di capire come alzarmi di nuovo in piedi e di staccarmi dallo stramaledetto divano su cui sono piombata non appena sono riusciti a riportarmi in quel quartier generale del cazzo che hai progettato! Non puoi fare così, ok?! Cristo, non puoi…non puoi morire e basta!!!” pianse infine, finendo per accasciarsi sul suo petto, esausta.
Il pianto travolse il resto delle sue parole, convincendola ad abbracciare Elle con tutte le sue forze, ancora indecisa se credere a quello che stava vedendo e percependo con i suoi sensi oppure se abbandonarsi all’idea che fosse tutto un sogno pazzesco da cui si sarebbe svegliata: dal canto proprio, Elle ricambiò a un tratto la stretta, affondando il volto nei suoi capelli bagnati e intrisi di quell’odore di fragole che tanto gli piaceva, chiudendo gli occhi e finendo per sorridere, mentre Ruri non accennava a smettere di piangere, respirando a fatica.
Quando gli sembrò che le sue spalle avessero iniziato ad alzarsi e abbassarsi a un ritmo meno frenetico, prese a carezzarle appena la nuca e la schiena, baciandole il collo di quando in quando e strusciando la punta del naso contro la sua guancia, imprimendosi nelle narici il suo aroma e beandosi del contatto con la sua pelle.
“Scusami…” le mormorò, rafforzando di più la presa “So che non è stato facile, per te…ma era necessario, Ruri, te lo assicuro”.
La ragazza alzò improvvisamente gli occhi e lo fissò con aria concentrata, anche se ancora furiosa, nel tentativo di capire cosa stesse cercando di dirle.
“Era tutta una messinscena, quindi? Anche quell’assurdo monologo sulle campane e sul presentimento di morte? Ti sei divertito a prendermi in giro?!” gli domandò, alzando nuovamente il tono di voce.
“Certo che no. C’erano alte probabilità che morissi, tre giorni fa. Beh, non poi così alte, considerando le precauzioni che ho preso” disse il detective, riflettendoci sopra “Ma comunque, non ero sicuro che sarei riuscito a risvegliarmi”.
“Risvegliarti da cosa?! Ti decidi a dirmi che diavolo sta succedendo? E Rem? E Watari? Che fine hanno fatto?! Com’è possibile che adesso stia qui a sbraitarti addosso, quando ho visto il tuo cadavere? Quando ho sentito il tuo cuore smettere di battere?!” insistette Ruri, ghermendogli aggressivamente il tessuto della maglia e fissandolo con un’espressione di pura confusione e di frustrazione.
Elle le sorrise in modo complice, carezzandole il volto e scostandole i capelli bagnati dal campo visivo, gli occhi persi in quelli di lei.
“Mi mancavi già…mi mancava sentirti mentre mi rimproveravi. E mi mancava guardarti”.
Prima che potesse replicare, sentì le labbra di lui unirsi alle sue, coinvolgendola in un bacio completamente diverso dall’ultimo che si erano scambiati, stavolta privo di rassegnazione, privo di tristezza, privo di qualsiasi cosa che somigliasse a un addio. Era uno di quei baci che si erano scambiati ogni giorno, fin da quella incredibile sera, fin da quando avevano compreso di non voler più vivere l’uno senza l’altra, malgrado fossero materialmente e fisicamente capaci di farlo, malgrado la loro mente avesse potuto sopravvivere all’idea della reciproca mancanza; era un contatto tanto intenso quanto naturale, carico di un’emozione a cui neppure loro sapevano dare un nome. Amore, chimica, passione, intensità, desiderio, reciproco bisogno, volontà, voglia di lottare…ciò che era racchiuso in quel contatto era molto al di là di tutto questo. Oltre la reciproca diffidenza nella vicinanza fisica, che entrambi avevano fuggito per tutta una vita, oltre le parole, oltre il tempo, oltre qualsiasi litigio, oltre le differenze, oltre i capricci e oltre l’orgoglio…oltre l’immaturità e l’infantilismo, oltre il caso Kira e oltre le loro carriere. In quella finestra sul loro mondo, data dall’unione delle loro labbra e delle loro bocche, ancora una volta intente a incontrarsi come se non ci fosse un tempo e un luogo a cui rendere conto, tutto ciò che contava era la possibilità di stare ancora insieme.
Quando infine, a malincuore, acconsentirono a separarsi appena, Ruri finì per posare la testa contro la sua fronte, gli occhi socchiusi e il respiro incrociato con il suo.
“Elle…” si lasciò sfuggire, dissimulando a malapena l’ennesimo singhiozzo.
“Sono qui…va tutto bene” le sussurrò Elle, stringendola di nuovo a sé “Sono qui, Ruri. Non vado da nessuna parte”.
“Prova di nuovo a farmi una cosa del genere e ti uccido con le mie mani” lo minacciò la profiler, aggrappandosi alle sue spalle e inspirando a sua volta il suo profumo.
“Sei diretta come sempre” ridacchiò il detective.
“Non scherzare. Mi sono sentita…non so neanche descrivertelo. Mi hai trascinata all’Inferno e poi mi hai mandato a prendere da uno stramaledetto autista che non avevo neanche mai sentito nominare e hai pensato di potermene tirare fuori in un fottuto minuto” mormorò stancamente la criminologa, con un sospiro stanco.
“Sei ancora arrabbiata con me?”.
“Ho voglia di salire in auto, investirti e passarti sopra almeno un migliaio di volte. Lentamente. Sperando che tu soffra. Quindi sì, direi che sono ancora molto arrabbiata con te” lo gelò Ruri, senza accennare a staccarsi da lui.
“Beh, da quando ci conosciamo hai rischiato di farti uccidere almeno tre volte, nel corso di questa vicenda. Direi che adesso possiamo dirci pari” constatò Elle, riprendendo a fissarla negli occhi.
“Non giocare a fare Dio con me, signor detective. Io non ho finto uno stramaledetto arresto cardiaco, senza degnarmi di renderti partecipe della mia decisione! Cazzo, Elle, mi…mi sei morto fra le braccia. Sei morto fra le mie braccia!!” proseguì, riprendendo quasi a gridare “Sei morto, cazzo, e non mi hai lasciato nessuna istruzione su…su che cosa fare! Perché non…perché non mi hai detto che cosa ti frullava in quella testa?!?”.
“Non potevi saperlo, Ruri” sospirò Elle, stringendosi nelle spalle.
“Perché no?!?” insistette Ruri.
“Per lo stesso motivo per cui Light Yagami ha deciso di perdere la memoria, quando si è fatto imprigionare di sua spontanea volontà”.
Con un sobbalzo, Ruri si rese conto che Rem era appena entrato nella stanza, e che le stava rivolgendo uno strano sorriso inquietante, anche se benevolo.
“Rem?!?” esclamò di colpo, voltandosi verso il nuovo arrivato “Cosa…come…qualcuno si decide a dirmi che diamine sta succedendo?!?”.
“La prego, Miss, si calmi. Non farà bene alla bambina”.
La voce di Watari rischiò di farle definitivamente saltare le coronarie; con sua immensa sorpresa, poté constatare con i suoi occhi che l’anziano signore, vivo e vegeto, in carne ed ossa, era appena comparso sulla soglia, e che le sorrideva benevolo, come l’ultima volta che si erano visti.
“Che…cosa…” riuscì appena a balbettare Ruri, presa da un improvviso capogiro “Sentite…io ho una pistola nella borsa. Magari non posso uccidere gli shinigami, ma vi giuro che farò una strage all’istante se adesso voi non la piantate con gli indovinelli e non mi spiegate che cosa cavolo sta succedendo!”.
“Calmati, Ruri…” la esortò Elle, posandole una mano sulla spalla.
“CALMATI UN EMERITO CAZZO!!!” replicò Ruri, assestandogli l’ennesimo colpo “Sono sotto shock, ho appena scoperto che il mio fidanzato morto in realtà è ancora vivo, e che lo stesso vale per il suo mentore, oltre che per lo shinigami che ritenevo responsabile dei loro decessi, in realtà mai avvenuti! Sono stanca, bagnata, non metto qualcosa sotto i denti da settantadue ore, ho appena partecipato al finto, fottutissimo funerale del padre di mia figlia, sono incinta e sono completamente sconvolta dagli ormoni della gravidanza!! Quindi adesso voi mi spiegherete immediatamente che cosa diamine sta accadendo e che cos’è accaduto nei tre giorni peggiori della mia vita, o io vi farò pentire di non essere già morti per arresto cardiaco o per un fottuto suicidio!!”.
La sua sfuriata venne seguita da un lungo silenzio, al termine del quale Watari si limitò a stringersi nelle spalle e a sorriderle di nuovo.
“D’accordo, Miss. Ma visto che è stata così gentile da farmelo presente, credo che, nel frattempo, dovrebbe mangiare qualcosa: non ho intenzione di permettere a mia nipote di risentire del suo deperimento. E se prova un’altra volta ad affamarsi in questo modo, sarò costretto a intervenire in modo più brusco” le disse, prima di darle le spalle e di avviarsi fuori dalla stanza.
Trattenendosi a fatica dallo spalancare la bocca per quelle parole, Ruri si rese a malapena conto che le dita di Elle, strette intorno alle sue, la stavano gentilmente trascinando fuori da quel luogo privo di luce, per condurla in un’altra camera, ammobiliata e più accogliente, dove anche Rem si accinse a seguirli.
 
Dopo venti minuti in cui Watari si affaccendò per preparare il suo amato Earl Grey, tutti e quattro si sedettero sui divani dello studio adiacente, sul cui tavolino era stato posato un generoso vassoio stracolmo di paste dolci e di pasticcini di ogni forma e dimensione, a cui Elle provvide ad attingere immediatamente.
“D’accordo. Adesso sono calma, va bene?” sospirò Ruri, alzando gli occhi al cielo da sotto la coperta calda che Watari l’aveva costretta ad indossare “Ma ho veramente bisogno di sapere che cos’è successo: ve lo chiedo per favore”.
Con un sorriso gentile, Watari si passò una mano dietro il collo, sospirando leggermente.
“Difficile capire da dove potremmo iniziare…ma immagino che le dobbiamo prima di tutto delle scuse, Miss. Ci dispiace davvero per tutto quello che ha dovuto passare” le disse l’anziano, con tono sinceramente afflitto.
“Oh, questo direi che è il minimo!” ribatté Ruri, roteando gli occhi “Anche se qualcosa mi dice che non sia stata del tutto sua l’idea di non dirmi niente, Watari”.
“In effetti” constatò l’inglese, ridendo sotto i baffi.
“L’ho fatto soltanto perché l’ho ritenuto necessario” replicò Elle, sentendosi chiamato in causa.
“E hai tre secondi di tempo per deciderti a dirmi che cosa ti ha spinto a fare una valutazione del genere: il conto alla rovescia è già iniziato” lo minacciò Ruri, velenosamente.
“Non biasimarlo per quello che ha fatto: sono io che l’ho convinto definitivamente” intervenne Rem, suscitando lo stupore della ragazza.
“Che cosa vuoi dire?” gli domandò Ruri, alzando un sopracciglio.
“Ryuzaki non era sicuro che coinvolgerti in questa parte del suo piano sarebbe stato saggio: non perché non fossi all’altezza di ciò che si sarebbe aspettato da te, ma per la reazione che la sua morte avrebbe dovuto scatenare” proseguì lo shinigami, sospirando leggermente.
“Continuo a non capire” ammise Ruri, sempre più frastornata.
“La sera in cui mi hai chiesto di aiutarvi per mettere al sicuro la vita di Misa” iniziò a risponderle Rem “Mi hai detto che le volevi bene, e che la consideravi una vittima di Kira, più che una sua complice: mi hai detto che avresti fatto tutto ciò che potevi per aiutarla e per tenerla al sicuro, se avessi accettato di darvi una mano”.
“Certo” confermò Ruri, annuendo.
“Quello che non potevo dirti all’epoca era che avevo già parlato con Ryuzaki” seguitò Rem “Era venuto da me solo qualche giorno prima, dicendomi che aveva capito perfettamente che Misa Amane era il secondo Kira, e che io non stavo facendo altro che proteggerla. Mi disse che avrebbe sperimentato la regola dei tredici giorni, e che avrebbe trovato il modo di metterla in prigione, forse perfino di farla condannare a morte: a quel punto, lo minacciai apertamente di ucciderlo, ma lui sembrò impassibile, di fronte alla mia provocazione. Mi disse che era perfettamente consapevole che l’avrei fatto, e che avrei ucciso anche te, Ruri, se ciò si fosse rivelato necessario per salvare la vita di Misa; ma poi aggiunse qualcosa che mi fece riflettere…qualcosa a cui non avevo mai pensato prima”.
L’essere sovrannaturale fece una breve pausa, prima di riprendere a parlare.
“Mi disse che avrei dovuto pensare al futuro di Misa: alla sua vita già dimezzata più volte, a quello che l’avrebbe attesa se fosse rimasta insieme a Light Yagami. Mi disse che sarebbe giunto qualcuno, dopo di lui, che avrebbe risolto il caso Kira al suo posto, e che avrebbe decretato la loro fine, probabilmente non distinguendo più in alcun modo fra le responsabilità di Light Yagami e quelle di una ragazza spaventata, sola, triste e confusa, assassina a causa di qualcosa a cui neppure lei sapeva dare un nome. Mi disse che ero libero di ucciderlo, ma che ben presto Kira avrebbe perso comunque: non so bene come, ma era come se fosse consapevole che, se lo avessi ammazzato davvero, avrei finito per fare la sua stessa fine…”.
“Come sarebbe?” l’interruppe Ruri, stralunata.
“Gli shinigami esistono unicamente per rubare anni di vita agli esseri umani: se compiono un gesto che allunghi la vita di un essere umano verso cui provano dei sentimenti, questo comporta la loro morte istantanea. Light Yagami lo sapeva perfettamente: sapeva che, se avessi ucciso Ryuzaki, sarei morto a mia volta. È proprio in virtù di questo che era convinto d’aver ottenuto la sua vittoria definitiva”.
“In sostanza, mi stai dicendo che Yagami ti voleva fuori dai piedi?” domandò Ruri.
“Sì. È sempre stato così, fin da quando Light Yagami ha incontrato Misa; gli feci capire immediatamente che non gli avrei permesso di farle del male, una volta che lei non gli fosse servita più, e da allora immagino che abbia sempre cercato un modo per sbarazzarsi di me. L’occasione gli si è presentata di fronte agli occhi quando Misa, una volta fuori dalla vostra sorveglianza, ha ripreso a giustiziare al posto del vero Kira…ero presente quando Ryuzaki disse chiaramente che al responsabile di quei crimini sarebbe toccata la pena di morte, e Light Yagami era consapevole che non avrei permesso a Misa di andare incontro a morte certa, soprattutto dopo che aveva deciso di dimezzare ulteriormente la sua vita” ribatté lo shinigami.
“Ma che cos’è questa storia del ‘dimezzare la vita’? Non capisco…” ammise la ragazza.
“Ricordi quando Higuchi ha parlato di uno ‘scambio’?” intervenne Ryuzaki, ingoiando una generosa quantità di torta “Sembra che il potere del secondo Kira, che permetteva di uccidere le vittime conoscendone soltanto il volto, fosse legato proprio a tutto ciò. Il proprietario di un Death Note può effettuare lo scambio degli occhi con uno shinigami, dando in cambio la metà del tempo che gli rimane da vivere”.
“Misa aveva già fatto questo scambio con me, una volta. È stato prima che perdesse i suoi ricordi, come poi ha scelto di fare anche Light Yagami” riprese Rem “Ma dopo aver riacquistato la memoria…è entrata in contatto con Ryuk, lo shinigami da cui originariamente Light Yagami ha ricevuto il suo Death Note, e ha deciso di riacquistare il potere perso in precedenza. Questo le è costato più di quanto potessi immaginare…e tutto questo solo per poter essere amata da quell’essere” concluse, disgustato.
“Ok, andiamo con ordine” disse Ruri, prendendo un respiro profondo “Da quello che dici, devo dedurre che non sei stato tu a portare per primo un Death Note in questo mondo, dico bene?”.
“Esatto. Il primo a scendere sulla Terra è stato Ryuk” annuì Rem.
“Ryuk…ho già sentito questo nome…” mormorò Ruri “Un paio d’ore fa, al cimitero…Yagami…Yagami stava parlando con un’entità invisibile, sicuramente con un altro shinigami…lo ha chiamato Ryuk…”.
“Proprio così. Ryuk è stato il primo a lasciar cadere il suo Death Note su questo pianeta, ed è stato Light Yagami a raccoglierlo: da allora, le cose si sono evolute in maniera sempre più imprevedibile. Ho consegnato un Death Note a Misa perché ritenevo che fosse la cosa migliore da fare, dato che il precedente proprietario di quel quaderno era morto per salvarla, com’ero pronto a fare io, ma da quando ha incontrato Kira, Misa è…beh, diciamo che si è completamente annullata. Era schiava di ogni sua parola, di ogni suo gesto, di ogni sua azione e di ogni suo ordine: avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. È per questo che, quando l’avete imprigionata, si è rifiutata di aprire bocca ad ogni costo, fino a quando non l’ho convinta a rinunciare alla proprietà del Death Note”.
“Altro che effetto placebo” ridacchiò appena Ruri “Adesso si spiegano molte cose…di conseguenza, Light ha a sua volta rinunciato al potere del quaderno della morte, ed è diventato un altro, o, per meglio dire…dimenticando quello che aveva fatto, ha riacquisito la sua umanità”.
“Già” confermò Elle, con espressione cupa “Almeno fino a quando non ha toccato di nuovo il suo giocattolo preferito…”.
“Quindi, confermi anche che è stato Yagami a uccidere Higuchi?” chiese ancora Ruri, avida d’informazioni.
“Precisamente. È stato molto ben attento ad ammazzarlo senza staccare le mani dal quaderno: finché ne fosse stato in vita il possessore, se lui se ne fosse separato avrebbe perduto di nuovo i ricordi. Ma, se fosse riuscito a ucciderlo senza smettere di toccare il quaderno, la proprietà sarebbe diventata automaticamente sua” rispose Rem.
“Questo significa che allora i sospetti di Elle erano veri” ribatté Ruri “Si può uccidere anche scrivendo su un frammento di pagina…”.
“Sì” replicò lo shinigami, impassibile “Ho omesso di rispondervi in modo diretto sulla questione, lo ammetto. Stavo cercando di salvare Misa…”.
“Sì, lo sappiamo” gli sorrise Ruri, amichevolmente “Continua, Rem: ho veramente bisogno di capire come sono andate le cose”.
“Il mio unico scopo è sempre stato proteggere Misa, e far sì che lei fosse felice. Non volevo ammetterlo, ma avevo iniziato a provare affetto per lei, prima ancora di scendere sulla Terra, e questo sentimento si è rafforzato, con il passare del tempo. Sapevo che era grata a Kira per aver vendicato i suoi genitori, e, malgrado Light Yagami non mi piacesse per niente, ho cercato di aiutare la loro causa. Quando è stata imprigionata, ho cercato di salvarla con ogni mezzo: è stato allora che Light Yagami propose a me e a Ryuk di scambiarci i Death Note, così che io potessi consegnare quello che lui aveva sempre utilizzato a Higuchi, un uomo viscido, vile, ambizioso e senza scrupoli: Light Yagami era convinto che un individuo del genere avrebbe sfruttato il Death Note per il suo guadagno personale, dopo aver giustiziato alcuni criminali, come da me richiesto. E dato che conosceva a fondo la sua stessa natura, era più che convinto che, una volta persi i ricordi, vi avrebbe aiutato a catturare il nuovo Kira, al massimo delle sue capacità, arrivandogli talmente vicino da riuscire a toccare nuovamente il Death Note…è per questo che si è fatto imprigionare, subito dopo aver preso accordi con me e con Ryuk” seguitò Rem.
“E quando Higuchi è morto, lui era di nuovo padrone del Death Note” annuì Ruri, giocherellando appena con il picciolo di una fragola “Capisco…ma francamente, dopo ciò a cui ho assistito, non so come sia anche solo possibile che adesso stiamo avendo questa conversazione”.
“E qui torniamo al giorno in cui ho deciso di parlare con Rem” riprese la parola Elle, bevendo un lungo sorso di caffè “Quello che mi hai detto subito dopo la morte di Higuchi, mi ha fatto riflettere molto…in effetti, devo riconoscere che, se non fosse stato per te, non avrei mai capito che cosa poteva spingere uno shinigami a essere così reticente nel rispondere alle mie domande. Quello che hai intuito sui suoi sentimenti, la tua empatia nei suoi confronti mi ha portato a comprendere che Rem non si sarebbe tirato indietro, se gli avessi fatto presente quello a cui Misa stava andando incontro; dopo che gli ebbi detto quello che con ogni probabilità sarebbe stato di lei, lo convinsi ad ascoltare la mia proposta. Era chiaro che non gli importava del destino di Light, anzi, con il tempo è stato chiaro che lo detestava profondamente, così gli ho assicurato che non avremmo incriminato Misa, e che l’avremmo aiutata ad avere una vita normale, magari convincendola a rinunciare nuovamente ai suoi ricordi…se avesse accettato di aiutarci”.
“In realtà, quando mi hai chiesto il tuo sostegno, avevo già acconsentito a passare dalla vostra parte, o meglio, a schierarmi contro Kira” approvò Rem “Ma non potevo dirti niente: io e Ryuzaki avevamo deciso di mantenere il segreto su tutta la vicenda”.
“Ah, questo direi che è chiaro!” sbottò Ruri, alzando gli occhi al cielo “Ma nessuno mi ha ancora detto perché…”.
“Perché tu dovevi credere che ero morto” le rispose Elle, suscitando la sua massima sorpresa.
“Come, scusa?” ribatté Ruri, sforzandosi di controllarsi.
Elle le rivolse un sorriso, dispiaciuto e intrinsecamente pieno di significato.
“Ho sempre creduto che la nostra relazione avrebbe potuto rappresentare un vantaggio quanto un grosso ostacolo, per Kira. La mia migliore arma a doppio taglio, effettivamente” ammise Elle, leggermente a disagio “Ad ogni modo, quando ho deciso che avrei finto il mio decesso, ho capito subito che non avrei potuto mettertene a parte. Sono certo che avresti finto alla perfezione, ma è stato lo stesso Yagami a insegnarmi che niente è più efficace dell’essere realmente convinti di qualcosa, del credere veramente in tutto quello che diciamo e facciamo. Questo è infinitamente più efficace di una recita, per quanto ben congeniata possa essere. Light si è sempre rivelato un ottimo manipolatore, ma senz’altro ha compreso che il potere della comunicazione diventa efficiente oltre ogni limite, quando ci si attiene alla pura verità…”.
Ruri lo fissò a bocca aperta, per poi socchiudere leggermente gli occhi, con espressione velenosa.
“In sostanza, sono stata il tuo strumento per rendere più credibile la tua messa in scena…” sibilò, furiosa.
“Ti ho detto che mi dispiace, Ruri…”.
TI DISPIACE?!? SEI MORTO FRA LE MIE BRACCIA!!!” ripeté Ruri, balzando in piedi.
“Lo so” sospirò Elle, alzandosi in piedi e posandole le mani sulle spalle “È proprio questo il punto: so che adesso sei ancora sconvolta e che non puoi capirmi fino in fondo, ma sono anche convinto che presto sarai in grado di farlo. Se ti avessi detto quello che avevo in mente di fare, avresti cercato di fermarmi e non saresti stata sufficientemente lucida: avevo bisogno che fossi certa che del mio decesso. Di fronte a qualsiasi segnale sbagliato da parte tua, Light avrebbe potuto capire che cosa stava succedendo, e forse avrebbe provveduto subito a ucciderti: se invece ti avesse vista vulnerabile e in preda alla disperazione, avrebbe preferito crogiolarsi nella sua vittoria imminente, magari ritenendo persino troppo rischioso ucciderti all’istante, dato che questo avrebbe potuto attirare su di sé l’attenzione del resto del quartier generale. In fondo, adesso si crederà in una botte di ferro, soprattutto considerando la regola dei tredici giorni…”.
“Che naturalmente, dovrei dedurne, è falsa come immaginavamo” commentò Ruri, ancora fredda.
“Sì” annuì Rem “È stato Light Yagami a chiedere a me e a Ryuk di scrivere quella menzogna, così com’è stato per quella relativa alla morte di tutti coloro che, dopo aver toccato il quaderno, avessero provato a distruggerlo in qualche modo. Gli sono servite per far sì che il Death Note non andasse perduto, e, soprattutto, per creare un alibi che lo scagionasse da qualsiasi accusa”.
“Questo Ryuk…” disse lentamente Ruri, soppesando le sue parole “Che interesse aveva, in tutta questa storia? Voglio dire, tu hai fatto tutto questo per Misa, ma…che motivo poteva avere, lui? È amico di Light?”.
“No” scosse il capo Rem “Ryuk non è amico di nessuno, e non si è schierato apertamente dalla parte di Kira, in questa vicenda: diciamo solo che lo diverte il modo di agire di Light Yagami. Dopotutto, ha lasciato cadere il suo Death Note sulla Terra solo perché si stava annoiando…immagino che trovi quell’individuo incredibilmente interessante, perfino divertente, e che lo intrighi cercare di capire come andrà a finire questa storia. Che vinca una o l’altra parte, poco gli importa”.
“Capisco” affermò Ruri, tornando a sedersi.
Notando che stava ancora sfoggiando un contegno gelido, Watari sospirò tristemente, stringendosi nelle spalle.
“Sappiamo che è ancora sotto shock, Miss, e di questo mi rincresce molto” le disse, posandole una mano sul braccio “Ma deve comprendere che Elle ha agito per il suo bene”.
“Ha ragione” sottolineò lo shinigami “E come ti ho già detto, sono io che l’ho persuaso definitivamente a non parlarti delle sue intenzioni. Ryuzaki mi ha dimostrato di avere molta fiducia in te e nelle tue capacità, e il tenerti all’oscuro di una decisione così importante lo ha turbato, ma è stato il pensiero che tu potessi essere messa in pericolo a convincerlo definitivamente a nasconderti questa parte del suo piano. Devo confessare che non ero pronto fino in fondo a fidarmi della sua parola, ma quello che mi hai detto quella sera mi ha definitivamente portato a ritenere che stavo facendo la cosa giusta: posso affermare con certezza che Ryuzaki è vivo grazie a te, Ruri, proprio come tu sei viva grazie a lui. Non avrebbe permesso che ti capitasse qualcosa e non avrebbe permesso che tu morissi al posto suo”.
Ruri spostò lo sguardo sul volto di Elle, incrociando gli occhi con quelli di lui e lasciando che le parole scorressero nei loro sguardi, incapaci di concretizzarsi materialmente tramite le loro voci: senza che nessuno se ne accorgesse, Elle le strinse per un momento un polso, infondendole tutta l’energia di cui era capace sfiorandole appena la pelle.
“Forse è per questo che mi sono lasciato convincere…” mormorò lo shinigami, attirando la loro attenzione “Avrei voluto questo, per Misa…avrei voluto che potesse vivere un amore come il vostro. La verità è che Ryuzaki mi ha dimostrato di amarti come mai Light Yagami ha amato Misa, ed è stato proprio questo che mi ha permesso di capire che era sincero e che non avrebbe tradito la mia fiducia. È stato in virtù di tutto ciò che ho acconsentito a fare la mia parte e che ho aiutato Ryuzaki”.
“Lo hai aiutato a fare cosa?” sospirò Ruri, esasperata “Non ho ancora idea di come tutto questo sia anche solo lontanamente concepibile…il cuore di Elle aveva smesso di battere. Ho passato…ho passato più di cinque minuti ad accertarmene…”.
A quelle parole, Elle le strinse di nuovo la mano, prima di cominciare a estrarre lentamente una bustina dalla tasca: quando l’ebbe posata sul tavolo, Ruri poté rendersi conto che era piena zeppa di zollette di zucchero.
“Lo zucchero?” domandò, con aria stralunata “Tu hai simulato un arresto cardiaco con lo zucchero?”.
“Non è zucchero” scosse il capo Elle “Anche se lo sembra, a tutti gli effetti”.
“E allora cosa…?”.
“È un veleno. Una droga sintetica, per la precisione” replicò Elle, con la massima tranquillità.
Di fronte alla sua espressione stralunata, si concesse un piccolo sorriso, prima di procedere.
“Ho cominciato ad assumerla qualche mese fa, subito dopo il nostro incontro con Light. Una sorta di precauzione che pensai fosse opportuno prendere già all’epoca; ho scoperto questo preparato un paio d’anni fa. Le organizzazioni criminali di tutto il mondo ne fanno un uso incredibilmente largo: presa in dosi eccessive risulta letale, per chi non è ormai immune al suo effetto, e provoca un arresto cardiaco immediato. Ma se presa in quantità infinitesimali, risulta inoffensiva…proprio come una zolletta di zucchero. I maggiori capi mafia dell’ex Unione Sovietica hanno iniziato a sperimentare questa tecnica anni fa: ingeriscono minuscole frazioni della sostanza, e, pian piano, ne diventano immuni. A quel punto, non solo rimangono in vita, nel caso qualcuno tentasse di avvelenarli utilizzandola, ma sono in grado di sfruttarne gli effetti a loro piacimento”.
“Insomma, stai dicendo…?”.
“Che questo prodotto consente di simulare un arresto cardiaco apparente, se si assume in quantità eccessive rispetto a quanto l’organismo sia normalmente abituato a sopportare. Si dà tutta l’impressione d’essere morti, così che l’avversario non ti reputi più una minaccia, ma le funzioni vitali riprendono il loro corso nell’arco di qualche minuto: solo che le pulsazioni della frequenza cardiaca sono talmente flebili da risultare impercettibili, a meno che non vengano auscultate in modo professionale. In altre parole, è piuttosto complicato verificare con certezza che la vittima sia davvero morta, come vorrebbe far credere”.
Ruri lo fissò a bocca aperta, riuscendo a malapena a muovere un muscolo.
“Quindi, ti…ti sei reso immune a questa roba per…per simulare la tua morte…” affermò lentamente, scandendo ogni parola.
“Sì. Morire avrebbe significato trovare la chiave di lettura a tutte le mie domande: lo stesso sguardo che Light aveva negli occhi quando mi ha visto passare a miglior vita ha rappresentato una delle mie vittorie migliori. E naturalmente, credendomi morto, ha pensato di aver vinto definitivamente, e di certo si è lasciato andare più di quanto non avrebbe mai fatto, se fossi stato ancora in vita: da quanto mi risulta, le morti dei criminali si sono già triplicate, in questi giorni. E Takeshi Ooi, uno dei membri del gruppo Yotsuba, è già deceduto in un incidente stradale” rispose Elle, bevendo un altro sorso di caffè.
Senza rispondergli, Ruri prese in mano il sacchetto contenente il veleno, fissandolo con espressione vuota e inorridita al tempo stesso.
“Era questo che intendevi quando…quando hai detto che non eri sicuro che ti saresti risvegliato…?” gli chiese, riprendendo a guardarlo.
Elle sospirò e finì per annuire.
“Sapevo che avresti fatto di tutto per fermarmi, conscia di una cosa del genere” ammise il detective “Come ho cercato di fermarti quando hai tentato di bloccare Higuchi…come abbiamo fatto a vicenda dall’inizio di questa storia. Ognuno di noi due era consapevole di dover correre dei rischi, ma né tu, né io siamo mai stati pronti fino in fondo ad accettare che l’altro lo facesse, nonostante ciò che provassimo a raccontarci. Questa droga presenta alcuni effetti collaterali, e non potevo essere sicuro al 100% che il mio piano avrebbe funzionato: nel caso le cose fossero andate male, Watari avrebbe dovuto sostituirmi nelle indagini e contattarti come da programma”.
“Ma la SP si era dimostrata incredibilmente funzionante in molti casi provati statisticamente, Miss: non avevamo molti margini d’errore” la rassicurò Watari, con un sorriso.
“La SP…?” ripeté Ruri, ancora frastornata.
“La ‘Sweet Pleasure’” le spiegò Elle, accennando alla sostanza “Meglio nota come ‘Sugar&Pain’: la solita teatralità delle organizzazioni criminali”.
“Il resto dell’operazione è stato semplice da attuare” proseguì Watari “Ho cancellato i dati relativi al caso, come Ryuzaki mi ha chiesto di fare, in modo che tutti mi credessero morto…certo, era rischioso, dal momento che non avrebbero ritrovato il mio cadavere, ma Ayber e Wedy ci hanno dato una mano ad avallare l’idea che probabilmente fossi stato indotto al suicidio”.
“Ayber e Wedy…?!” sbottò Ruri, stralunata “Loro…”.
“Sì, sono al corrente di tutto” le rispose Elle “In effetti, sono stati loro ad occuparsi di me: prima che qualcuno potesse rendersene del tutto conto, hanno provveduto a portarmi in questo posto, scambiando il mio ‘cadavere’ con quello di un sosia. Wedy si è occupata di preparare quel corpo subito dopo aver arrestato Higuchi: con le sue doti e le sue capacità anatomiche, ha camuffato il volto di quel morto alla perfezione, rendendolo identico al mio; d’altro canto, non c’era bisogno che fossimo perfettamente uguali. Serviva solo un sostituto che potesse essere scambiato per me, nel caso qualcuno avesse dovuto vedere il corpo prima che questo venisse depositato nella bara, ma non se n’è neanche presentata l’occasione, a quanto mi hanno riferito. Ad ogni modo, prima che tu possa dare in escandescenze” disse poi, sorridendo di fronte all’espressione minacciosa di Ruri “Sappi che Ayber era contrario a non coinvolgerti in questa parte dell’operazione: mi disse chiaramente che ne saresti uscita a pezzi e che avresti provato un forte istinto omicida nei nostri confronti, una volta scoperta la verità”.
“Ayber ha sempre capito molto bene come sono fatta” constatò Ruri, incrociando le braccia “Ma c’è ancora qualcosa che mi sfugge: come avete fatto a far credere a Yagami che Rem fosse morto? Dopotutto, come ci ha detto prima, se avesse scritto il tuo nome sul Death Note sarebbe deceduto all’istante, ergo, con ogni probabilità avrebbe lasciato cadere il suo quaderno della morte…se ciò non è successo, allora sulla base di cosa quel bastardo dovrebbe credere che le cose sono andate come si aspettava?”.
“Abbiamo fatto in modo che Light Yagami trovasse un Death Note che potesse ritenere mio” le rispose Rem “Ma era un falso”.
“Un…un falso?!”.
“Watari ci ha lavorato per un giorno e una notte intera” intervenne Elle, annuendo appena “Ma alla fine, grazie anche all’aiuto di Rem, ne ha creato una copia perfetta. E lo stesso ha fatto con il Death Note originario, quello con cui Kira ha iniziato a perpetrare le sue uccisioni”.
“Quindi…quindi adesso Light ha in mano dei semplici quaderni? E se se ne accorgesse?” chiese Ruri.
“Misa ha ancora un Death Note perfettamente funzionante e autentico, nelle sue mani” le ricordò Elle “Ed è altamente improbabile che Light si serva di quello conservato al quartier generale, o di quello che è convinto di aver raccolto dopo la presunta morte di Rem, quando Misa, che adesso è del tutto lontana dagli occhi dei membri della squadra investigativa, può usare quel quaderno della morte in modo del tutto indisturbato”.
Le sue parole vennero seguite da un lungo silenzio, al termine del quale Ruri si decise a fissarlo negli occhi, più determinata che mai.
“Che cosa pensi di fare?” gli domandò.
“Beh, adesso abbiamo le certezze definitive di cui abbiamo bisogno: ma dobbiamo agire con cautela. Kira è pericoloso, e ormai è mentalmente instabile, molto più di quanto non lo sia stato in passato: non possiamo dargli l’occasione concreta di ucciderci. Ci serve un dettaglio che lo incastri definitivamente, che metta in luce in modo evidente la sua colpevolezza” affermò Elle, tormentandosi il labbro inferiore con l’indice e iniziando a fare avanti e indietro per la stanza.
“La testimonianza di Rem non è sufficiente?” domandò Ruri.
“Potrebbe esserlo, ma non dobbiamo dimenticarci che Rem ha già mentito una volta, riguardo a questa storia, e non possiamo permetterci di sottovalutare le capacità di negazione e persuasione del nostro avversario. Light ha già dalla sua parte tutto il quartier generale: non possiamo permetterci passi falsi” le fece notare Elle.
“Beh, forse ho qualcosa che potrebbe dare una mano” affermò la profiler, estraendo il suo cellulare e premendo il tasto PLAY nella sessione ‘registrazioni’.
Al termine del delirante monologo di Kira, Elle le rivolse uno sguardo soddisfatto.
“Non hai perso il tuo tocco…” si complimentò “Questa sì che è una confessione; ad ogni modo, ritengo che presentarsi al quartier generale dopo un’assenza di diverse ore, sbattendo sotto il naso del nostro serial killer questa prova schiacciante, potrebbe in realtà rivelarsi un suicidio, per te. Se Kira fiutasse il pericolo, in qualche modo ti ucciderebbe all’istante, soprattutto considerando che adesso Misa dispone di nuovo del potere degli occhi dello shinigami, e quindi potrebbe immediatamente scoprire il tuo vero nome e provvedere in tal senso. No, dobbiamo farci venire in mente qualcosa…”.
Dopo un’altra pausa infinita, in cui Watari non smise di servire il the e il caffè, infine Ruri ed Elle si guardarono in volto, colti dalla stessa idea fulminante.
“La provocazione!” esclamarono, trionfanti.
“Come avete detto?” replicò Watari, sbattendo appena le palpebre.
“C’è solo una cosa a cui Kira non si è dimostrato pronto a resistere, in questo anno d’indagini” rifletté Elle, la soddisfazione che gli brillava inconsuetamente negli occhi “Il suo punto debole peggiore sono le sfide aperte: è proprio in quei momenti che si dimostra eccessivamente sicuro di sé, troppo confidente nelle sue capacità, troppo convinto d’essere a un passo dalla vittoria…troppo pronto a giocare le sue carte con facilità eccessiva. Possiamo volgere la cosa a nostro vantaggio”.
“Come pensate di fare? Light Yagami crede che tu sia morto…” gli fece notare Rem.
“Già, ma così non vale per me” ribatté Ruri, facendo voltare tutti nella sua direzione.
Elle la fissò con sguardo attento, in attesa di ciò che sarebbe seguito.
“Adesso Light mi crede innocua, dopo lo stato catatonico in cui sono piombata in questi giorni” affermò la profiler, rivolgendo un’altra occhiataccia al detective “Anche se, in effetti, la mia prolungata assenza lo potrebbe insospettire…per ovviare a ciò, chiamerò Robin e le dirò che ho deciso di partire e che non so quando tornerò. In questo modo, Kira si sentirà le spalle parate e agirà in modo indisturbato, almeno fino a quando non lo chiamerò personalmente e gli chiederò un incontro personale. Gli dirò che voglio vederlo da sola e che ho bisogno di parlargli del caso, dato che ha deciso di continuare a collaborare con le indagini, e che ho intenzione di chiedere il suo aiuto per testare la regola dei tredici giorni. La considererà una provocazione senza pari, e senza dubbio accetterà di vedermi. Il fatto che io gli chieda di venire da solo, inoltre, lo porterà a pensare che gli stia soltanto facilitando il compito…”.
“Ma…ma per lei sarebbe molto pericoloso!” obiettò Watari, con tono ansioso “E se Misa Amane avesse già avuto modo di scoprire il suo vero nome? E se fosse già in grado di ucciderla?”.
“Non mi uccideranno, finché non mi considereranno una minaccia. Sarebbe a dir poco sospetto, e Light non rischierà di perdere la fiducia di suo padre e del resto della polizia, proprio adesso che è convinto d’aver ottenuto tutto ciò di cui aveva bisogno per vincere. Piuttosto, penserà al modo migliore per farmi fuori dopo avermi incontrato: in effetti, potremmo offrirgli la sua occasione su un piatto d’argento…”.
“Potrebbe far credere che la tua morte sia avvenuta dopo che tu stessa avevi deciso di sperimentare il Death Note, proprio a causa della regola dei tredici giorni; non ho dubbi a credere che ragionerebbe senz’altro in questo modo” annuì Elle, tornando a sedersi accanto a lei.
“Questa strategia non mi convince” insisté Watari, scuotendo la testa “Quel mostro potrebbe scegliere d’essere prudente e provvedere a ucciderti prima ancora che tu ti sia trovata faccia a faccia con lui!”.
“Con le sue manie di protagonismo megalomane?” obiettò Ruri, roteando gli occhi “Non credo proprio, Watari. Comunque sia, non possiamo averne la certezza, ma dobbiamo rischiare: Kira deve venire allo scoperto sotto gli occhi di tutto il quartier generale, o troverà qualche alibi per scagionarsi in qualche modo. Ci serve una confessione diretta e spontanea”.
“E come pensi di ottenerla?” ribatté Watari.
“Troverò il modo di farlo parlare. Quando avrà capito che sto per sputtanare definitivamente il suo giochetto, cercherà sicuramente un sistema per uccidermi, in un modo o nell’altro, per poi far ricadere la responsabilità della mia morte sull’operato di Kira; conscio del mio imminente decesso, si lascerà andare e mi dirà quello che vogliamo sentire. Voglio dire, avete presente con chi abbiamo a che fare, no? Stiamo parlando del maniaco omicida che è letteralmente scoppiato a ridere sulla tomba del suo nemico morto, pur di sfogare tutto il suo bisogno di gridare al mondo intero la sua vittoria. Non sarà così complicato cavargli di bocca quello che ci serve” disse Ruri, il volto concentrato.
“E se provassi a convincere Misa a darci una mano?” intervenne Rem “Potrebbe farci comodo…”.
“No” scosse il capo Ruri “Tu, meglio di chiunque altro, dovresti conoscere Misa: non tradirà mai Light…o meglio, non finché non si sarà resa conto fino in fondo di chi è realmente lui e della totale indifferenza che nutre nei suoi confronti. Sarà importante che riesca a fargli sputare il rospo anche su questo argomento: se vogliamo l’aiuto di Misa, ci servirà che quel verme mi dica esplicitamente che cosa pensa di lei e del loro ‘grande amore’. Ma lo fregherò, puoi scommetterci”.
“Le si spezzerà il cuore…” mormorò Rem, ad occhi bassi.
“Lo so; ma troveremo il modo di aiutarla” lo rassicurò Ruri.
In quel preciso istante, la loro conversazione venne interrotta dallo squillo frenetico del cellulare di Ruri; estraendolo dalla tasca, la ragazza si rese conto che si trattava dell’ennesima chiamata di Robin.
“Sarà meglio che tu le risponda” le disse Elle, bevendo l’ennesimo sorso di caffè.
Ruri annuì e si portò il telefono all’orecchio, abbassando al minimo il volume del microfono.
“Pronto?” disse, con voce spenta.
“RURI!!!! PER TUTTI GLI SCHIFOSI PORCOSPINI DI QUESTO UNIVERSO!!! DOVE DIAMINE TI SEI CACCIATA?!?!”.
Le urla di Robin la costrinsero a pronunciarsi in una smorfia infastidita, prima di risponderle.
“Ciao, Robin. È bello parlare con te” sospirò lentamente.
“Non mi prendere per il culo, capito?! Sono ore che cerco di contattarti!! Si può sapere dove sei finita?!? Sono morta dalla paura!!! Dimmi subito dove sei, veniamo a prenderti!”.
“No, Robin, è meglio di no. Sono…in aeroporto” mentì Ruri, passandosi una mano fra i capelli.
“In aeroporto?! Cosa cazzo vuol dire ‘in aeroporto’?!?” ribatté Robin, sconvolta.
“Significa quello che ho detto. Sto partendo: torno a Washington”.
All’altro capo del telefono, il silenzio si prolungò per un lungo minuto, durante il quale Ruri riuscì solo a sentire il respiro irregolare della sua migliore amica.
“Ruri, se è uno scherzo, sappi che non lo trovo divertente” le disse infine, sforzandosi di rimanere calma.
“Non sto scherzando, Robin. Me ne vado” proseguì Ruri, chiudendo gli occhi per un istante.
“Non…non puoi dire sul serio!!! Ma sei impazzita?!? Non puoi mollarci così, hai capito?! Tu…tu non fai queste cose!! Adesso tu farai marcia indietro e tornerai subito a questo quartier generale, mi hai sentito?! Non te ne andrai in questo modo, non abbandonerai le indagini!!! Pensi che fosse questo che Elle voleva?!?” sbraitò la dottoressa.
“Non lo so e al momento non sono in grado di pensare a niente del genere. Senti, non me ne sto andando per sempre, ok? Ho solo bisogno di un po’ di tempo, di rimettere in ordine le idee e di stare da sola. Tu resta insieme a Matsuda e non preoccuparti per me: ti prometto che tornerò” sospirò Ruri, con uno sforzo.
“Ruri, non…”.
“Devo imbarcarmi. Senti, ti richiamo, d’accordo? Tu comunque non preoccuparti, io sto bene e me la caverò”.
“Ruri…!”.
“Ciao, Robin. Abbi cura di te” concluse Ruri, riattaccando il telefono.
Dopo un ulteriore silenzio, che parve infinito a entrambi, Watari si alzò in piedi, battendo una mano sulla spalla di Ruri e sorridendole benevolmente.
“D’accordo, Miss, adesso credo che dovrebbe riposare: ho la sensazione che abbia vissuto un po’ troppe emozioni sconvolgenti, per oggi. Non deve trascurare le sue condizioni” le disse, carezzandole appena la mano.
“Non sono un’invalida, Watari” replicò Ruri, sorridendogli a sua volta “Ma in effetti, devo riconoscere che si è rivelata una giornata più anomala di quanto potessi prevedere”.
“Nei prossimi giorni, stabiliremo le mosse successive” proseguì Elle, prendendola per mano e aiutandola ad alzarsi “Contatterò Ayber e Wedy al momento opportuno e gli dirò di tenersi pronti: dopo che Light avrà lasciato il quartier generale per recarsi al vostro incontro, loro potranno dare disposizioni al resto del quartier generale, affinché si predispongano intorno al luogo in cui vi troverete faccia a faccia, così da poter ascoltare la vostra conversazione tramite il microfono che avrai nascosto addosso. Al momento opportuno, verranno allo scoperto”.
“Per fidarsi pienamente di Ayber e Wedy, dovranno sapere che sei ancora vivo” gli fece notare Watari.
“Mi fido del sovrintendente Yagami e degli altri membri della squadra, per quanto si siano ingenuamente fatti soggiogare da Light: ma una volta lontani dalla sua influenza, sono sicuro che non esiteranno a fare come gli diciamo, soprattutto considerando il fatto che, con ogni probabilità, non prenderanno bene la decisione di Ruri d’incontrarsi unicamente con Light” dichiarò Elle.
“Non pensate che Light Yagami potrebbe fiutare il pericolo e capire che si tratta di una trappola?” obiettò Rem.
“Forse. Ma Light conosce me e conosce Ruri: sa che non siamo poi così diversi da lui, e che potremmo commettere l’errore di credere troppo nei nostri mezzi, una volta giunti allo scontro finale. Penserà sicuramente d’essere stato più furbo, e di poterla incastrare a suo piacimento. Gli dimostreremo finalmente quanto si sia sbagliato, fin dall’inizio” replicò Elle, socchiudendo appena gli occhi in un impeto di rabbia e di decisione profonda.
“L’importante è che non dimentichiate quello che mi avete promesso: Light Yagami in cambio di Misa. Non dovete farle del male” ricordò Rem, in tono d’avvertimento.
“Sta’ tranquillo, Rem. Misa ne uscirà intatta, hai la nostra parola” gli assicurò Ruri.
Notando un improvviso capogiro della ragazza, Watari si afferrò a sorreggerla e a troncare la conversazione.
“D’accordo, adesso basta con il lavoro. Lei ha bisogno di riposare, Miss, e non intendo sentire storie, o la dottoressa Starling avrà la mia testa, prima della fine di questa storia. L’accompagno in camera”.
“Ci penso io” lo precedette Elle, passando un braccio intorno alla vita di Ruri e iniziando a guidarla fuori dal piccolo salotto.
Non appena furono giunti alla stanza che Watari aveva fatto preparare per la giovane criminologa, Elle l’aiutò a distendersi sul letto, finendo per sdraiarsi accanto a lei e circondandole le spalle con un braccio, mentre Ruri si adagiava contro il suo petto.
“Ti senti bene?” le domandò, sfiorandole appena la guancia.
“Sono ancora arrabbiata con te” gli ricordò Ruri, borbottando appena.
“Lo prenderò come un ‘sì’” ridacchiò appena Ryuzaki, giocherellando con i suoi capelli.
Passò qualche istante prima che la ragazza riprendesse a parlare.
“Mi sento come se fossimo tornati al punto di partenza, ora che siamo quasi alla fine” gli confidò, le dita strette intorno al tessuto della sua maglia “E devo confessarti che la cosa mi fa quasi paura…”.
“Paura? Dici sul serio?” le domandò Elle, alzando un sopracciglio.
“Sì, beh…solo qualche ora fa, credevo che non ti avrei mai più rivisto e che non avrei mai più parlato con te, e ora…ora tu sei qui, e io…io ho solo paura che le cose non vadano come avevamo previsto” mormorò Ruri, ricacciando indietro le lacrime.
 
Tell me your secrets, and ask me your questions
Oh, let’s go back to the start
Running in circles, coming up tails
Heads on the science apart…
 
Elle si sollevò appena, guardandola dritto negli occhi, per poi stringerla a sé, affondando il volto nei suoi capelli.
“Andrà bene. So che andrà bene, Ruri. Saremo noi a vincere” le sussurrò.
“Questo non implica necessariamente il rimanere vivi” gli ricordò la ragazza “Dico sul serio, Elle, non farmi mai più niente del genere: stavo quasi per dimenticarmi come si respira”.
“Non molto opportuno, da parte tua. Hai rischiato di fare del male alla bambina” le disse severamente Elle, scrutando la sua pancia con espressione assorta.
“Ah, e sarei io quella inopportuna, signor detective con l’improvvisa passione per le droghe sintetiche?!” replicò Ruri, guardandolo in tralice “Ad ogni modo, non posso negare che tu abbia ragione: questa povera coccinella si è beccata due genitori sconsiderati oltre ogni limite”.
“Coccinella…?” ripeté Elle, alzando un sopracciglio “È così che la chiami?”.
Ruri si strinse nelle spalle.
“Più o meno. È tanto piccola quanto incredibilmente capace di farsi sentire, sai? In effetti, non so come ho fatto a non accorgermi prima della sua presenza…e non ha nemmeno iniziato a muoversi del tutto”.
Elle continuò a fissarle il ventre, con aria assorta: poi, prima che lei potesse pronunciare una parola, le posò la testa all’altezza dell’ombelico, carezzandola leggermente, mentre le dita di Ruri si andavano a intrecciare con i suoi capelli ribelli.
“Come fai a sapere che è una femmina?” le domandò, con il tono e l’espressione di un bambino curioso.
“Me lo ha detto Rem” spiegò Ruri, con uno strano sorriso “La sera prima che tu…beh, che mi facessi quasi prendere un altro infarto”.
“Sono stato sconveniente, me ne rendo conto”.
Sconveniente?! Quando fai così, ho voglia di ucciderti, sai?!” gli disse Ruri, con aria indispettita.
“Non più. Non adesso che sono diventato il padre di tua figlia”.
Non fece in tempo a replicare a quelle parole che Elle l’aveva già baciata, sdraiandosi delicatamente sopra di lei nel continuare a unire le labbra alle sue, mentre le braccia della giovane donna lo stringevano a sé, comunicandogli tutta la felicità che aveva provato nello scoprire che era ancora vivo e che non era riuscita ad esprimergli a parole.
“Mi rendi maledettamente difficile odiarti, signor detective…” sospirò infine Ruri, baciandolo ancora una volta.
“Beh, nessuno aveva detto che sarebbe stato facile. Ma in fondo, non credevo che risolvere questo caso sarebbe stato così maledettamente difficile…ad ogni modo, immagino che ne sia valsa la pena” mormorò Elle, sdraiandosi di nuovo accanto a lei e incrociando le dita con le sue.
“E così, siamo davvero alla fine” disse Ruri “E siamo ancora qui…tutti e due”.
“Sì…ci siamo ancora. Ti avevo detto che non ti avrei permesso di morire” le ricordò Elle, il respiro incrociato con il suo.
 
Nobody said it was easy, it’s such a shame for us to part
Nobody said it was easy…no one ever said it would be this hard
Oh, take me back to the start…
 
Ruri gli sorrise ancora una volta, scostandogli una ciocca di capelli dal campo visivo.
“Resterai con me…?” gli domandò, con semplicità.
“Fino a che lo vorrai. Fino a che per te avrà senso” replicò Elle.
“Dubito che molto di quello che ci abbia riguardato abbia mai avuto un senso” affermò Ruri, con un sorriso sbarazzino “Ma per quanto potessimo concentrarci sui dati e sulle indagini concrete, dubito che saremmo mai arrivati a questo punto se non avessimo accettato fino in fondo di vivere gli eventi che questo caso ci ha messo di fronte…incluso tutto ciò che riguarda noi due. Tutte queste questioni scientifiche, tutta la razionalità che ha inciso la nostra vita…forse dovevamo solo concentrarci su quello che abbiamo ignorato per una vita intera. In fondo, una delle chiavi di volta per la risoluzione di questa faccenda è stato l’amore di Misa e l’affetto che Rem provava per lei…lo avresti mai detto? Insomma, che avremmo trovato il modo per vincere grazie a una cosa del genere?”.
“Non avrei mai detto che avremmo costruito una famiglia insieme, quando sei entrata nella mia stanza d’albergo, quel giorno” le rispose Ryuzaki, sfiorandole la punta del naso con la propria “In effetti, hai ragione…una parte di me si sente come si è sentita quel giorno, quando ancora non avevo idea di ciò che avresti finito per rappresentare per me. Ad ogni modo, immagino che le cose dovranno cambiare”.
“Che vuoi dire?” gli domandò Ruri, con aria stranita.
Elle le sorrise leggermente, passandosi una mano dietro la nuca, imbarazzato.
“Beh, ne ho parlato con Watari, qualche giorno fa: dice che dovrei smetterla di comportarmi come un bambino e che dovrei prendermi le mie responsabilità, adesso che…beh…adesso che non saremo più solo tu ed io”.
“E quindi…?” lo esortò a proseguire Ruri.
“Insomma, ho pensato…ho pensato che dovremmo in qualche modo preoccuparcene. So che ti sembrerà una sciocchezza, ma non mi piace lasciare le cose senza il loro giusto coronamento” seguitò il detective.
“Cosa c’è, mi stai chiedendo di sposarti?” lo prese in giro Ruri.
Ma prima che potesse proseguire, Elle le aveva già rivolto un’altra delle sue occhiate caratteristiche, intrisa della massima serietà e di una leggera, seppur innegabile, confusione.
“Veramente, era quello che pensavo. Credo che dovresti considerare l’ipotesi, Ruri”.
 
I was just guessing at numbers and figures
Pulling the puzzles apart
Questions of science, science and progress
They don’t speak as loud as my heart…
Tell me you love me, come back and haunt me
Oh and I rush to the start…
Running in circles, chasing our tails
Coming back as we are
 
Ruri lo guardò con espressione stralunata, cercando di trattenersi dallo spalancare del tutto la bocca: infine, riuscì a deglutire e iniziò a riprendere a parlare.
“Dovrei…dovrei considerare l’ipotesi? È così che mi stai proponendo il matrimonio?” esclamò, con aria sbigottita.
“Beh, sì. Avevi in mente un altro modo?” si strinse nelle spalle Ryuzaki.
“Certo che è proprio vero che non conosci un bel niente degli usi di questo mondo!” non riuscì a trattenersi Ruri, scoppiando a ridere “La tua sembrava più una proposta d’affari o di collaborazione lavorativa!”.
Elle abbassò gli occhi, con aria abbattuta.
“Scusami…lo sai che…”.
“Che dici un sacco di cose senza senso?” lo precedette Ruri, con un sorriso complice “Beh, direi che a questo punto siamo in due, considerando che…temo d’aver appena accettato di diventare la moglie dell’uomo più assurdo, sconclusionato e completamente folle del pianeta”.
Quelle parole gli fecero di nuovo alzare gli occhi verso di lei, che non esitò a baciarlo prima che avesse il tempo di pronunciare un’altra parola: quando infine trovarono il coraggio di separarsi, Ruri si lasciò sfuggire una piccola risata e una lacrima di felicità, mentre lui le sorrideva in modo confuso e imbarazzato.
“Ad una condizione: niente abiti bianchi da bomboniera. E niente colombe. Io odio le colombe” borbottò Ruri, affondando il volto nel suo collo.
“Lo terrò a mente” replicò Elle, continuando a bearsi del suo profumo e lasciando che il tempo, intento a scorrere inevitabilmente in direzione dello scontro con Light, non turbasse la quiete di quell’istante.
 
Nobody said it was easy, it’s such a shame for us to part
Nobody said it was easy…no one ever said it would be this hard
I’m going back to the start
 
Il giorno che stavano attendendo arrivò prima di quanto avrebbero immaginato: nell’arco di una settimana dall’arrivo di Ruri all’orfanotrofio, Elle ricevette un messaggio da Ayber, in cui il loro amico gli comunicava che Light aveva a tutti gli effetti assunto il nome di Elle, e che aveva iniziato a dare ordini alla polizia internazionale, oltre a continuare a giustiziare criminali con un ritmo senza più precedenti. A quel punto, sia Ruri che Elle ritennero che fosse giunto il momento opportuno: la telefonata che la profiler fece al ragazzo fu tanto breve quanto intensa e carica di significato.
Prima che potesse rendersene perfino conto, si erano già dati appuntamento al cimitero, di fronte alla tomba di Elle: sapeva che sarebbe venuto. Sapeva che non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di liberarsi di lei; il solo aver citato la regola dei tredici giorni lo aveva portato a interrompersi di colpo nel parlare, per poi riprendere a esprimersi con un tono calmo e impassibile, ma incapace di celare del tutto un brivido di eccitazione.
Era tutto pronto: si sarebbero incontrati il 28 Novembre, alle 17, esattamente tredici giorni dopo la loro telefonata.
Quando giunse il momento definitivo, Ruri prese congedo da Elle e da Watari, stringendo perfino la mano a Rem, e indossò un vistoso impermeabile che le aveva procurato Wedy, dove avrebbe potuto celare in modo appropriato il vero Death Note e i microfoni che avrebbe avuto addosso, tramite i quali Elle avrebbe inviato la sua comunicazione con Light ad Ayber, che a sua volta l’avrebbe inoltrata a Soichiro e agli altri agenti di polizia.
Sia Elle che Watari sarebbero stati armati, così come Wedy e Ayber, e si sarebbero tenuti pronti a intervenire nel caso in cui Light avesse in qualche modo accennato a provare a nuocere a Ruri, anche se sia il detective che la profiler speravano che ciò non si rivelasse necessario, così da poter riservare l’entrata in scena di Elle per il momento decisivo.
Il distacco con Elle fu breve e conciso: Ruri si limitò a stringerlo brevemente a sé, sorridendogli con sicurezza, per poi voltargli le spalle e salire in auto: quando fu alla guida, si voltò solo un’ultima volta, scambiando con lui lo sguardo più intenso che mai si fossero donati a vicenda, persino più intenso di quanto non lo fosse stato quello che era sorto la sera del 5 Novembre.
Mentre metteva in moto e iniziava a dirigere la macchina verso Tokyo, Ruri non aveva ancora idea di quello che sarebbe successo nell’arco di un’ora e di quello che era sul punto di scoprire…
 
Arrivò al cimitero prima di quanto si sarebbe immaginata, e accostò l’auto di fronte al cancello imponente e minaccioso: con sua soddisfazione, poté notare che Light la stava già aspettando, esattamente dove si erano dati appuntamento, di fronte alla tomba di Elle.
*Il momento della verità* non poté fare a meno di pensare, inviando il segnale convenuto a Elle tramite la sua ricetrasmittente.
Non appena mise piede fuori dal mezzo ed ebbe iniziato ad avviarsi verso di lui, i suoi occhi incrociarono quelli di Light, illuminati da un sorriso maligno, e i suoi sensi percepirono nell’aria l’odore della pioggia, le cui nuvole plumbee avevano già provveduto a oscurare il tramonto che incombeva sopra le loro teste; prendendo un respiro profondo, continuò ad andargli incontro, le mani infilate saldamente nelle tasche, proprio com’era d’abitudine per Elle, intente a sfiorare rispettivamente il reale Death Note e la sua amata Smith&Wesson, che aveva pensato bene di portare con sé: più gli si avvicinava, più era in grado di notare che anche Light teneva una mano in tasca, e che era vestito in modo impeccabile, con un completo simile a quello che aveva sfoggiato il giorno del funerale di Ryuzaki.
Quando gli fu di fronte e lo guardò dritto negli occhi, capì definitivamente che il Light che aveva conosciuto in quei giorni d’estate e di primo autunno non aveva nulla a che vedere con il mostro sarcastico e vomitevolmente soddisfatto che le stava di fronte: fra le sue prime vittime, Kira aveva scelto di divorare proprio l’anima di Light.
 
I can feel the shadow creeping in my mind
Don’t close your eyes!
 
Osservando quello sguardo rossastro e vagamente maniacale, avvertì a un tratto una sensazione mai provata prima, se non il giorno in cui Elle aveva chiuso gli occhi di fronte a lei, con il rischio di non riaprirli mai più: prima che potesse davvero rendersene conto, capì che la sua mente era invasa da un suono stranissimo, simile a una qualche musica delirante e invasata…riflettendoci con attenzione, non poté che paragonarla alla vibrazione prodotta dalle corde di strumenti ad arco, intenti a inseguirsi l’un l’altro in una danza macabra e inquietante.
Con un leggero sorrisetto, finì per pensare che somigliava a una sorta di dichiarazione di guerra, oltre che a un presentimento di morte improvviso.  
“Grazie per essere venuto” lo accolse Ruri, perfettamente calma.
“Grazie per avermi chiamato” ribatté il giovane, molto educatamente “Eravamo molto preoccupati per te, Ruri. Ci hai fatti stare in pena”.
“Sì, lo immagino” replicò la profiler, il tono gelido.
“Devo riconoscere che mi hai sorpreso” ammise Light, senza cancellare il suo sorriso “Non mi aspettavo che mi avresti chiesto di vedermi da sola…perché non hai voluto incontrarmi insieme al resto del quartier generale?”.
“Che c’è, Yagami? Non ti senti sicuro senza l’appoggio di papà e amici?” lo canzonò Ruri “O pensavi realmente che fossi pronta ad arrendermi sul tuo conto?”.
Light si pronunciò in una risatina soddisfatta, scuotendo appena la testa.
“Ancora con questa storia? Tutto quello che hai visto con i tuoi occhi non ti è bastato per capire che ti sei sbagliata fin dall’inizio, su di me?” le domandò, alzando un sopracciglio.
“In effetti, non posso darti del tutto torto. Non avrei pensato che saresti sceso così in basso, volendo essere sincera” seguitò Ruri “Hai coinvolto in questa storia più persone di quanto non ti avrei ritenuto capace, e hai giocato molto bene alcune carte di cui non credevo fossi neanche in possesso. Sei stato bravo a camuffare tutto in modo da crearti un alibi convincente; ma adesso le cose sono cambiate, Light Yagami”.
 
Death surrounds
My heartbeat’s slowing down
I won’t take this world’s abuse
I won’t give up, I refuse!

This is how it feels when you’re bent and broken
This is how it feels when your dignity’s stolen
When everything you love is leaving
You hold on to what you believe in

 
“E come? Al telefono mi hai detto di voler andare fino in fondo con la storia dei tredici giorni, e di volerla verificare, proprio come aveva in mente di fare il tuo caro Ryuzaki, prima che quello shinigami se ne occupasse…”.
“E tu come fai a sapere che è stato Rem a uccidere Ryuzaki?” lo interruppe di colpo Ruri, fissandolo dritto negli occhi.
Light rimase in silenzio per qualche istante, prima di replicare.
“Solo lui poteva conoscere il suo nome e ucciderlo…chi altri avrebbe potuto farlo, altrimenti?” le chiese Light, gesticolando con la massima naturalezza.
“Già, chi…?” rifletté Ruri, sorridendogli in modo provocatorio “Ma quello che mi domando è come tu sia giunto a una conclusione simile: dopotutto, dovrai aver pensato che Rem avesse qualche motivo in particolare per uccidere Elle…magari gli dava fastidio, o meglio…magari rischiava di fare del male a qualcuno a cui era legato da un affetto che normalmente uno shinigami non si ritrova a provare. E magari si trattava di Misa Amane, chi può dirlo…immagino che il tuo amico Ryuk non sia avvezzo a simili carinerie, nei tuoi confronti”.
Gli occhi di Light si spalancarono a un tratto, prima di riassumere la loro espressione aggressiva e feroce; adesso il suo volto era privo di sorriso.
“Non so di chi tu stia parlando” le disse, gelidamente.
“Parlo dello shinigami che ti svolazza intorno e che, con ogni probabilità, è qui anche in questo momento, visto che deve seguirti ovunque tu vada, dato che possiedi un Death Note. È un tipo curioso, non è vero? Ed è incredibilmente intrigato da tutta questa vicenda” ribatté Ruri, accennando con il capo allo spazio vuoto alle sue spalle.
Light le rivolse un altro sguardo omicida, l’espressione colma di ribrezzo.
“Ti ripeto che non so di cosa tu stia parlando. La morte del tuo adorato detective deve averti fuso il cervello”.
“Così come lo ha fuso a te” replicò Ruri, estraendo fulmineamente il suo telefono dalla tasca e facendo partire la registrazione che lo incriminava.
Quando ebbe terminato, gli occhi di Light erano colmi di un sentimento a metà fra l’indignazione e la gioia maligna.
“Sei molto più ingenua di quanto pensassi, Ruri…credevi che non avrei previsto che mi avresti messo i bastoni fra le ruote? Credevi che mi fossi illuso che non ti saresti più impicciata di ciò che non ti riguardava?!” le si rivolse, alzando il tono di voce.
“Non m’importa un cazzo di quello che credevi, Yagami. Ti ho incastrato, e ti consegnerò a chi di dovere: sei finito, figlio di puttana” ringhiò Ruri, rimettendo il cellulare in tasca.
“Pensi che una semplice criminologa possa contrastare l’operato di un’entità come Kira? Pensi che davvero mi lascerò mettere con le spalle al muro da una come te?! Dopo che il tuo piccolo investigatore privato si è finalmente tolto dai piedi, dopo che ho già vinto?!” iniziò a sbraitare Light, con immensa soddisfazione.
“Posso prendere le tue parole come un’ulteriore confessione, Kira?!” lo provocò ulteriormente Ruri, quasi esaltata da quella conversazione.
“Che importanza può avere?! Sei stata così maledettamente stupida da credere di potermi affrontare senza l’aiuto di nessuno, e mi hai reso soltanto le cose più facili. Seriamente, non pensavi che ti avrei ritenuta sufficientemente inoffensiva da lasciarti vivere, vero? Meriti di essere giustiziata anche soltanto per aver pensato di poter disubbidire al mio potere e alla mia giustizia!!” esclamò Light, facendosi travolgere dall’ennesima risata.
“E credi davvero di poterlo fare? Non hai quello che ti serve per farmi fuori, Yagami. Arrenditi e facciamola finita: non ho paura di te e non esiterò a procedere com’è giusto che faccia. Entro una settimana, finirai sul patibolo” dichiarò la ragazza.
 
The last thing I heard was you whispering goodbye
And then I heard you flat line

No, not gonna die tonight
We're gonna stand and fight forever
(Don’t close your eyes)
No, not gonna die tonight
We're gonna fight for us together
No, we’re not gonna die tonight

 
In quel momento, la schiena le venne attraversata da uno strano brivido: fu allora che Light scoppiò a ridere in modo maniacale, guardandola negli occhi con espressione malignamente felice.
“Devo ammettere che ci sono stati dei momenti in cui mi hai quasi fatto tenerezza, Ruri…la povera, piccola, patetica profiler dell’FBI intenta a piangere sul corpo del suo amato detective. Il grande, geniale, imbattibile Elle…ucciso da una cosa così piccola, così patetica, così rara come i sentimenti di uno shinigami. Riesci a crederci? Eppure, avrei dovuto capire fin dall’inizio che Misa avrebbe finito per tornarmi utile…”.
“Hai mai pensato che è proprio quella cosa che definisci piccola, patetica e stupida a salvarti il culo, Yagami? Hai mai pensato che se Misa non ti avesse amato, oggi probabilmente avresti già detto addio al tuo collo?” lo incalzò Ruri, velenosamente.
“Risparmiami la morale su quella penosa imitazione di donna: Misa non è altro che una sciacquetta facilmente manipolabile, anche se si è dimostrata molto utile alla mia causa. Devo ammettere che averla dalla mia parte è stato un vero colpo di fortuna…il suo amore per me ha portato persino un essere di un altro mondo a commettere l’omicidio a cui tanto ambivo, non è incredibile?” sghignazzò Light, fissandola di nuovo dritto negli occhi “Immagino che ti manchi, non è vero? Il tuo adorato Elle…sai, anche io ero pronto a scommettere che non avresti più pronunciato una parola. La tua disperazione è stata davvero illuminante, Ruri: hai reso la mia vittoria ancor più intrigante e soddisfacente”.
Ruri strinse i denti, trattenendosi dall’estrarre la pistola.
“Ridi pure quanto vuoi, Yagami, ma adesso non hai più vie di scampo: sei un uomo morto, qualsiasi cosa tu dica o faccia”.
“Io non credo proprio. Eri davvero convinta di potermi sconfiggere…Natsumi Williams?”.
 
Break their hold
'Cause I won’t be controlled
They can’t keep their chains on me
When the truth has set me free

This is how it feels when you take your life back
This is how it feels when you finally fight back
When life pushes me I push harder
What doesn’t kill me makes me stronger

 
Fu un momento: il sentirlo pronunciare il suo vero nome quasi le fece fermare il cuore, portandola a bloccarsi di colpo, la schiena attraversata da innumerevoli brividi di paura e di freddo. Ma com’era possibile…?
“Sorpresa, eh?” ghignò Light “Eri davvero convinta che non avrei svolto qualche ricerca sul tuo conto? Dopotutto, quando ho giustiziato tuo padre, ero consapevole del passato che aveva alle spalle, o non gli avrei impedito di continuare a vivere…ora che ci penso, non mi hai mai ringraziato per averlo spedito all’altro mondo. Un po’ ingrato da parte tua, non trovi? Ad ogni modo, accedere ai suoi dati personali tramite il computer non è stato così difficile come avrei immaginato, ma sfortunatamente non c’erano fotografie della sua famiglia…fin quando non sono riuscito a risalire a una vecchia immagine d’archivio, che Misa non ha esitato a visionare immediatamente, subito prima di scrivere il tuo nome sul suo Death Note. Devo riconoscere che non sei cambiata troppo, rispetto a quando eri una bambina…ma va anche ammesso che ti sei nascosta molto bene, nel corso degli anni. Ma forse non così bene come ritenevi: pensavi seriamente di poter sfuggire al giudizio di Kira?”.
Ruri continuò a fissarlo in silenzio, del tutto impietrita: adesso lo sapeva.
Era del tutto finita.
Light gettò uno sguardo beffardo all’orologio, per poi sorriderle di nuovo.
“Hai fatto un grosso errore ad affrontarmi da sola, Williams…d’altro canto, adesso il quartier generale risponde a me, e non a una patetica criminologa che non è altro che l’ombra di se stessa. Sai, ora che ci penso è ironico che tu abbia scelto proprio questo orario, ma la cosa mi appaga molto: non speravo di poter assistere anche alla tua morte”.
Prima che Ruri potesse replicare, Light lanciò un’altra occhiata al polso.
“Le 17.39…direi che ti resta poco più di un minuto da vivere. Ma non ringraziarmi per questo: finalmente, rivedrai il tuo adorato Elle. Non era quello a cui ambivi di più?”.
D’un tratto, la testa le divenne vuota, completamente vuota.
Dunque, era così che doveva finire: esattamente come non avrebbe mai immaginato, esattamente come non pensava sarebbe mai potuta concludersi quella vicenda.
In contatto audio, udì Elle dare ordini concitati e gelidi a Watari e al resto della squadra, ma non udì le sue parole: in fondo, poteva comunque affermare che sentire la sua voce, in punto di morte, avrebbe lo stesso rappresentato una consolazione.
Ad un tratto, ripensò alla sua bambina e non poté fare a meno di sentirsi dispiaciuta per lei; non l’avrebbe mai conosciuta e non avrebbe mai più potuto dire a Elle che aveva già pensato a come chiamarla…
“Ancora quaranta secondi” la informò Light, con l’ennesimo sorriso soddisfatto “Devo riconoscere che non mi aspettavo una vittoria così schiacciante: da quanto mi pare di aver capito, sei incinta del piccolo bastardo di quel piantagrane, non è vero? Che splendido quadretto…spero che vi godrete al meglio lo spettacolo della mia vittoria, nell’aldilà. Peccato che vi perderete la nascita di un nuovo mondo…d’altro canto, questo è quello che spetta ai traditori del mio dominio”.
Quaranta secondi. Quanto possono essere lunghi, quaranta secondi prima della fine? Quante cose si possono dire, fare, pensare, scongiurare nell’arco di quaranta secondi? Quante voci, quanti ricordi, quanti volti, quanti colori, quanti profumi possono rincorrersi nella tua mente, nel tuo cuore, in ogni profondità del tuo essere? Il viso di Elle le vorticò di fronte alla vista, e, per un momento, non poté fare altro che sorridere.
Forse era giusto così. Forse le cose dovevano andare in quel modo. Forse era necessario, affinché Kira perdesse definitivamente: avrebbe voluto dirgli che si sbagliava di grosso, che Elle aveva vinto, che lo avrebbe completamente annientato di lì a qualche istante, ma sapeva che non sarebbe stata ancora di quel mondo per godersi la scena, così preferì tacere.
Meglio lasciare quell’individuo a crogiolarsi nelle sue folli illusioni: lo scontro con la verità gli avrebbe fatto ancora più male.
E infine, lo vide pronunciarsi nel suo ultimo sorriso.
“Trentacinque…trentasei…trentasette…trentotto…trentanove…”.
Udì alcuni passi concitati dietro di sé, ma capì che era ormai troppo tardi.
Chissà, forse, dopotutto, sarebbe comunque andata bene: in un altro luogo, in un altro mondo, in un altro posto, dove lei ed Elle sarebbero stati di nuovo divisi…ma comunque vincitori. Forse dovevano pagare, per il loro trionfo. Forse era giusto così. Forse non c’erano alternative.
“Adesso ho vinto io!!” gridò Light.
Quaranta.
 
Continua…
 
Nota dell’Autrice: ………………………………………………..che posso dire??? SORPRESAAAAAAA!!!! *i lettori prendono le asce lasciate da parte in precedenza e si mettono a inseguire Victoria* AIUTOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!! Ok, ok, state caaaaaalmi e prendete un bel respiro! Stavolta non vi anticipo un cavolo di niente, ma ricordatevi sempre che ‘Sugar and Pain’ è piena di sorprese, no? Ergo, potrei anche sorprendervi con la morte di Ruri…non ve l’aspettavate, eh?? NO, NO, NO, NIENTE LANCIAFIAMME!!! No, ok, davvero, vi consiglio di nuovo di aspettare il prossimo capitolo: occhio agli aggiornamenti, farò il possibile per tornare presto :D Una piccola nota, prima che mi chiediate spiegazioni: ho pensato che Rem tecnicamente non sarebbe più costretto a seguire Light in quanto lui non è materialmente in possesso del Death Note (ho giocato un po’ sulle differenze fra possesso e proprietà, per esigenze di copione), è per questo che lo vediamo insieme a Ruri e ad Elle nella base dell’orfanotrofio (ah, a proposito: so che molti di voi mi diranno che Rem in realtà è una femmina, ma ho confermato questo dubbio solo dopo essermi sempre riferita a lui al maschile, e non mi andava di correggere il tutto XD abbiate pietà di me). Bene, come avrete notato le canzoni di questo capitolo erano eccezionalmente due: ‘The Scientist’ dei Coldplay e ‘Not gonna die’ degli Skillet, il cui testo non è riportato completamente (il resto al prossimo capitolo). Per questa seconda canzone in particolare devo ringraziare infinitamente Lilian Potter in Malfoy per avermela consegnata, l’ho trovata subito perfetta per questa scena, anche se non sono riuscita a descrivere il tutto, visto che l’ho scritto di getto come al solito…lo so, era un autentico schifo, massacratemi pure. Io devo ringraziare infinitamente, oltre alla stessa Lilian, anche Zakurio (bentornata, cara!), SelflessGuard, Robyn98 e MaryYagami_46 per aver recensito lo scorso capitolo! Io vi lascio in sospeso sospesissimo e vi assicuro che farò del mio meglio per aggiornare il prima possibile!! Un bacione, Victoria  
   
 
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