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Autore: Lost In Donbass    31/08/2015    1 recensioni
I Tokio Hotel vengono invitati ai World Music Award, una grande premiazione per i più famosi musicisti pop del pianeta. Niente di strano, all'apparenza. Anzi, per i quattro danni ambulanti si rivela anche un'ottima occasione per divertirsi ai danni degli altri invitati, combinandone di tutti i colori. Ma qualcuno trama nell'ombra per trasformare questo "lieto evento" in un bagno di sangue e di terrore. Chi è l'assassino che si aggira a piede libero nell'albergo? Perché ha ucciso la cameriera?
Nonostante la paura serpeggi, i nostri eroi non si lasciano intimidire e, con tutto il loro coraggio, la loro follia e le loro inimitabili gaffe, porteranno alla luce molto più di quello che si sarebbero aspettati. E, questa volta, metteranno a rischio la loro stessa vita pur di scoprire la verità.
P.S. questa è il sequel di "Make some noise", comunque si può leggere anche senza aver letto la prima.
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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LIGHTLESS

Quando Gustav e Georg vennero svegliati dalle urla belluine dei gemelli, pensarono subito a “un attacco alieno”, che in gergo tokiotellista stava a significare “aiuto, c’è un ragno, qualcuno ci salvi!”. Ma bastò loro vedere le facce esaltate dei due, per ripiegare sull’idea geniale che li aveva colpiti nottetempo. Vennero scaraventati giù dal letto, Gustav ancora con il pigiama dell’Ape Maia addosso e trascinati brutalmente in corridoio senza capire minimamente cosa fosse successo.
-Dannazione, ma si può sapere che diavolo vi è preso?!- ringhiò Georg tra i denti, infilandosi al volo i pantaloni, giusto per non girare in mutande in albergo.
-Ci siamo ricordati da dove siamo usciti dallo sgabuzzino di Magdalena!- urlò Bill, saltellando.
-Bene, e vi sembra il caso di svegliarci all’una di notte e trascinarci nel corridoio urlando?- sbottò Gustav, tappando la bocca al cantante prima che svegliasse tutto il quartiere con le sue strilla.
-Ma no!- gridò Tom, saltellando a sua volta – Ci ha aperto la via!
-Sì, per il Nirvana … - grugnì Gustav, scocciato perché gli avevano interrotto il meraviglioso sogno in cui lui era il Sovrano delle Ciambelle.
-Per la risoluzione del caso.- corresse il chitarrista, fregandosi le mani. – Noi eravamo usciti dal soffitto. E noi sul soffitto di questo sgabuzzino mica abbiamo guardato.
-Beh, è vero … - Georg si grattò il mento – Mica scemo come ragionamento. Ma non vorrete mica andarci ora, spero!
-E quando, intelligenza?! Di giorno con tutta la gente in giro? E ti ricordo che domani arrivano tutti. Non avremo molto spazio per le indagini, bisogna approfittarne.- disse Bill, roteando nella lunga camicia da notte.
-Va beh- bofonchiò il batterista – Senti, Geo, tanto io c’ho fame e voglio farmi uno spuntino notturno, sti due vogliono fare i piccoli investigatori, e te … beh, fallo per me!
Georg scosse la testa e annuì, ormai intanto era abituato alla dittatura violenta dei Kaulitz, a cui lui e Gus sottostavano per non essere pestati dalle borsettate di uno e dalle urla dell’altro.
-Benissimo!- strillarono i gemelli  - Allora andiamo giù senza farci notare, e soprattutto fate silenzio assoluto. Non strillate come al solito.
-Ipocrisia portateli via … - borbottò Georg, mentre si apprestavano a scendere le scale in silenzio, come se fossero dei ladruncoli da quattro soldi.
-Tanto se qualcuno uscisse in corridoio, o si prende un infarto perché vede Bill versione Fantasma Formaggino, oppure si chiude in camera per paura di Tom in miande stile Maniaco del Bentley.- sussurrò Gustav.
-O magari sviene per la paura di vedere l’Ape Maia geneticamente modificata e cicciuta!- rispose Tom, dandogli un spinta.
-Io non sono cicciuto!- sbottò Gustav, dandosi due poderose pacche sulla pancia – Sono solo robusto, ecco tutto!
-Shh, fate silenzio, razza di idioti!- li rimbeccò Georg – A parte tutto, non vorrei che la gente ci vedesse bighellonare a mezzanotte in pigiama per i corridoi!
Bill sembrava non averli nemmeno sentiti, mentre veleggiava sognante giù dalle scale, fino a che non arrivarono tutti e quattro davanti allo sgabuzzino, superarono i nastri della Polizia e si infiltrarono dentro.
-Mette i brividi.- sussurrò Gustav, tirandosi su per sicurezza il cappuccio dotato di antenne del pigiama.
I gemelli si scambiarono un’occhiata allarmata e si strinsero uno all’altro, mettendosi davanti il biondo amico come arma impropria.
-Non è che c’è il fantasma della morta?- sussurrò Bill.
-No, ma dai, cosa dici … - balbettò Tom, nascondendosi dietro la chioma sparata di Bill.
-Magari ci perseguiterà a vita!- piagnucolò Gustav, abbracciando Tom.
-Ho paura, Tomi, fai qualcosa.- frignò Bill, aggrappandosi spasmodicamente al gemello.
Georg li guardò scettico, alzando un sopracciglio, mentre frignavano e si abbracciavano spaventati come infanti. Poi si decise ad abbaiare un:
-Bu!
-Aaaaaah!!!! Mamma!!!!
-Aiuto!!!
-Sono troppo bello per morire oggi!!!!
-E piantatela massa di imbecilli infantili e mentecatti! Sono io!- li zittì Georg, spazientito, tappando le bocche dei tre eroi che si erano saltati reciprocamente addosso urlando. Alla faccia della missione segreta.
-Ma Georg, porco te, sei rincoglionito!?- sbottò Tom, respirando rumorosamente, come se veramente avesse appena visto un fantasma.
-Sei cattivo! Lo dico alla mamma!- Bill mise il broncio.
-Belandi, veramente, Georg, cosa ti salta in mente?! Ci vogliono almeno dieci Kit Kat per calmarmi!- lo rimproverò Gustav.
-Ma accidenti a voi tre piscia sotto che vi suggestionate da soli! Sembrate tre donnicciole di paese; forse l’unico scusato è Bill, che è veramente una donnicciola!- Georg mise le braccia sui fianchi, guardandoli severamente.
-Ecco!- strillò alterato Bill – Io sono scusato!
-Bill, ti stava insultando … - gli ricordò stancamente Tom.
-Va beh, piantiamola qui!- esclamò Gustav, tirandosi giù il cappuccio con le antenne – Che come minimo domani mattina ci ritrovano ancora qui a litigare senza aver combinato un tubo di niente. Controlliamo su sto beato soffitto.
I Tokio Hotel si guardarono un po’ in cagnesco come al loro solito quando non riuscivano a concludere soddisfacentemente una litigata (che solitamente comprendeva una sana lotta senza quartiere sul pavimento. Bill no, perché si sporcava i capelli e i vestiti. Si limitava a tirare ombrellate violente a destra e a manca).
-Appunto.- Bill si mise un po’ a posto i capelli e poi strillò – Forza, Toooooom, razza di scansafatiche patentato, prendimi in braccio e datemi una scopa che così vedo se sento un vuoto.
-Ma Bill, non abbiamo scope qui … - si arrischiò a dire Georg.
-E allora vammi a prendere uno stivale su di sopra, no?! Ma se non ci fossi io, voi tre dove sareste?!- ululò il cantante, scuotendo le mani e accecando Gustav. Tom era ormai troppo veloce a scansare le unghiate del gemello.
-A dormire.- gli ricordò poi il chitarrista, issandoselo sulle spalle. – Cristo, Bill, sei ingrassato dall’ultima volta che ti ho preso in braccio !
Normalmente, a quella frase, Bill avrebbe strillato e avrebbe cominciato a picchiare Tom selvaggiamente, graffiandolo e dandogli calci finché non si fosse scusato deferentemente. In quell’occasione, però, già sovraeccitato e in agitazione per le cose appena accadute, si limitò a spalancare gli occhi a palla come un panda scemo e a riversare lacrime che avrebbero fatto andare avanti i sistemi idrici mondiali per trenta anni, salvando l’Africa dalla siccità. Lunghi fiotti di pianto fuoriuscirono dagli occhi del ragazzo, affogando Tom e Gustav e allagando di conseguenza lo sgabuzzo.
-Aaaaah, sono grasso, ora nessuno mi vorrà più, basta, posso anche suicidarmi, sono una palla di ciccia obesa orrenda! Mamma!!! Ueeeeeeeeh!!!
-Tom, sei veramente un coglione di dimensioni oscene!- tuonò Gustav – Potevi evitare anche te!
-Ma era un innocente commento!- piagnucolò Tom, cullando il gemello e cominciando a piangere lui stesso per il disastro appena combinato.
Gustav si ritrovò così con i Kaulitz seduti sul pavimento in lacrime, che si cullavano a vicenda, urlando (perché se non urlavano non erano contenti), piangendo (i G&G si chiedevano quante lacrime avessero quei due, siccome sembrava che non le esaurissero mai, nonostante piangessero più o meno, in media, due volte al giorno) e dandosi degli schiaffetti da comari a vicenda. Dannazione, e Georg non era nei paraggi. E chiamare la signora Kaulitz era fuori discussione, anche perché era l’una di notte. Questa volta, il buon Gus avrebbe dovuto cavarsela con i propri mezzi. Si mise davanti ai due e ruggì a bassa voce, come solo lui sapeva fare.
-Bill! Tom! Smettetela subito, se no non vi daremo più i marshmellow e i wurstel!
Bill tirò su col naso:
-Ma sono grasso, Gustav, non posso più mangiarli.
E Tom, soffiandosi il naso nella maglia del pigiama:
-E se lui si suicida perché è grasso, io come faccio a mangiare?!
“Dannazione, non hanno tutti i torti” pensò Gustav, e allora ricorse alla mossa 2.
-Bill, c’è L che ti sta guardando! Tom, c’è Claudia che è diventata etero e ti sta guardando!
Immediatamente, come ogni volta che si tiravano in ballo le due cose, i due balzarono in piedi, si soffiarono i nasi uno nel pigiama dell’altro, si misero a posto, si stamparono in faccia un sorrisone e urlarono:
-Eccoci qui, pronti per la merenda!
Gustav e Georg non avevano ancora capito perché i gemelli dicessero “pronti per la merenda” in situazioni in cui il cibo non c’entrava proprio un fico secco. Forse era ancora una turba infantile dovuta alle post elementari, o quello che era, comunque avevano convenuto che era un buon segno. Almeno si normalizzavano per un po’.
-Allora, gemelle Kessler, cercate la botola!- ordinò Gustav, sentendosi un importante Kaiser dell’impero di Francesco Giuseppe.
-Sì, mamma, mangiamo lo yoghurt!- trillarono i due.
Tom prese Bill sulle spalle, e la ricerca cominciò. Finalmente arrivò Georg con lo stivale, venne sgridato dal cantante per il ritardo (“Georg, sei lento! Impara da me, che sono celere e veloce!”), e in silenzio, anche se probabilmente ormai tutti si erano svegliati con tutto il caos che avevano fatto, Bill cominciò a toccare con il tacco tutto il soffitto, sorretto da Tom che ogni tanto imprecava perché il fratello gli metteva i puzzolenti piedi in faccia, o perché Gustav gli schiacciava i piedi. Quello sgabuzzino era effettivamente troppo piccolo per tutti e quattro.
-Ehi, Bill, hai trovato qualcosa?- chiese Tom dopo un po’ di toc a vuoto.
-Credo … aspetta … ehi! Deve esserci una maniglia qui nell’angolo! Fatemi un po’ di luce.
Georg puntò la pila da boy scout sul punto indicatogli dal cantante, rivelando agli occhi della band una piccola maniglia di ferro, nel punto più buio della stanza.
-Grandioso!- esclamò Tom – Forza, Bill, aprila, presto!
Bill cominciò a tirare con forza la maniglietta, facendo dei versi degni del parto di una gallina, e facendo barcollare suo fratello sotto.
-Secondo me tra un po’ cadete.- pronosticò Gustav, mangiando con gusto uno zuccherino miracolosamente trovato nel tascone del pigiama.
-Siete stabili quanto un palo della luce di Magdeburgo.- commentò Georg.
Questa affermazione proveniva dalla volta in cui Tom aveva avuto la brillante idea di arrampicarsi in cima al palo della luce dietro alla biblioteca della loro città e piantare una bandiera con su scritto “I Kaulitz sono i migliori sulla piazza”. Ovviamente, siccome Tom non brillava di intelligenza e ben che meno di astuzia, scelse l’unico palo in riparazione della città, che appena lui fu in cima, cominciò a barcollare pericolosamente, lasciando il rasta in balia delle correnti e del pendolo elettrico. Invece che aspettare come persone normali i vigili del fuoco, prontamente chiamati da qualcuno, Bill urlò “Se devi morire, morirò con te!” e si arrampicò a sua volta sul palo, facendolo dondolare ancora di più e mettendo seriamente in pericolo le loro giovani e inutili vite.
-Ma state zitti, galline isteriche, noi siamo stabilissimi … i … iiiiii!!!!
Tom non fece in tempo a finire di parlare, che rovinò al suolo con suo fratello, lasciando con un sordo clock la botola che si spalancò di scatto.
-Si è aperta!- urlò Georg, illuminando il cunicolo che si apriva sopra di loro.
-Affrettiamoci a salire!- esclamò Gustav, fregandosi le mani contento.
Afferrarono Bill prima che picchiasse Tom per averlo fatto “ignobilmente cadere” e tutti e quattro si concentrarono nell’osservare l’oscurità sopra di loro.
-Ragionevolmente, l’assassino è passato di qui.- ragionò Gustav, occhieggiando preoccupato lo spazio troppo piccolo per la sua mole. – Quindi tanto grasso non lo è.
-No, evidentemente no.- mugugnò Tom. – Va beh, Bill, levati che salgo.
Tom, fiero di poter dire di essere “il palestrato” dei quattro, anche se non era propriamente paragonabile ai veri sportivi,  si preparò a saltare senza l’ausilio dei suoi compari. Perché lui era perfettamente in grado di farcela da solo, che diavolo! Puntualmente, saltò, ma non beccò la botola, prendendo una craniata e cadendo addosso a Georg.
-Grande palestrato, come mai non è riuscito a saltare?- ironizzò il bassista, dopo aver sputato qualche dreadlocks fuggito dalla coda.
-F*****, Georg. Sono solo fuori allenamento.
Tom si rialzò grugnendo arrabbiato. E dai, la seconda sederata per terra nel giro di cinque minuti, poteva vincere il premio.
-Guardati, Tom! Mi fai vergognare di essere sangue del tuo sangue!- strillò Bill, che l’unico muscolo che aveva era quello della lingua. – Forza, Georg, prendilo in braccio, che da solo questo essere fatto a sacco non riesce a salire!
Georg ubbidì, e con Gustav intrecciarono le mani per permettere a Tom di issarsi faticosamente su per il cunicolo e atterrare in un condotto d’areazione buio come l’inferno, basso e puzzolente di muffa. Si mise carponi, e tese le braccia:
-C’è un condotto d’areazione qui sopra. E state attenti, è bassissimo e stretto.
Georg sbuffò, prese sulle spalle Bill e aspettò che Tom lo tirasse su per le braccia. Non sia mai che Bill facesse fatica o si spettinasse le folte chiome.
Una volta a gattoni nel cunicolo, Bill sentì una scarica di eccitazione quasi morbosa lungo la spina dorsale. Wow, aveva sempre sognato di infilarsi di notte in un condotto d’areazione, e ora finalmente il suo sogno era stato esaudito. L’adrenalina di scoprire cosa vi era in fondo, l’agitazione di essere a buon punto nell’indagine, l’emozione di poter fare una vera, eccitante, avventura senza che qualcuno lo sapesse. Il suo sogno a occhi aperti venne smontato dallo sbuffare da cavallo di Gustav.
-Aiuto, cavolo, sono incastrato!
Il batterista era rimasto con la parte superiore nel condotto, e la parte di sotto ancora a penzoloni nello sgabuzzino, senza andare né avanti né indietro.
-Dai, Gus, spingi!- urlava Tom, mentre lo tirava.
E da sotto si sentiva che Georg che spingeva:
-Forza amico, mettici un po’ di forza in quelle reni!
La stessa frase che aveva detto anche al New Music of Germany quando dovevano arrampicarsi sul palazzo in restauro.
-Ma porco mondo, Georg, lo vedi che non ci passo?! Ahia, Tom, fai piano!
Bill fece un risolino bastardo, di quelli che avrebbero fatto impazzire un santo, e si mise a guardare incuriosito la scena.
-Imbecille di un gemello scimunito, mi vuoi aiutare?!- abbaiò Tom.
Ma bastò anche solo che il cantante prendesse la mano di Gustav, che quello urlò:
-No, Bill no! Le unghie!
Dopo un po’, finalmente, Gustav venne catapultato nel cunicolo con un grosso buco nel fondoschiena che metteva in mostra, invece che il giallo e nero del pigiama, un pezzo di mutande a pallini rossi e gialli.
-E ora come faccio?- si lamentò il biondo, osservando il buco.
-Niente paura!- cinguettò Bill – Ci penso io a rammendare!
E così, mentre Tom cercava di tirare su Georg, Bill cavò da non si sa dove un ago da viaggio e un rocchetto di filo nero, cominciando a ricucire la pezza strappata al pigiama originale.
-Bill, ma dove hai imparato a cucire?
-C’era un inserto su Donna Moderna.
-No, era Grazia- corresse Tom.
-Ma voi due leggete Donna Moderna e Grazia?!
Bill e Tom annuirono vigorosamente.
-Anche Gioia! se è per questo.
Gustav e Georg si scambiarono un’occhiata frustrata, quando Bill trillò:
-Ho finito! Come nuovo!
Gustav si rese presto conto che Bill sì che aveva rimesso a posto il pezzo strappato, ma vi aveva cucito assieme anche le mutande; preferì comunque far finta di niente.
-Bene!- esordirono i gemelli in coro perfetto – Si va!
E cominciarono a strisciare, Bill in cima, poi Tom, poi Gustav, e infine Georg come retro guardia. Il cunicolo si dispiegava stretto e gelido, illuminato solo dalla pila che il cantante stringeva spasmodicamente tra le mani.
A un certo punto Bill si bloccò di scatto, facendo scontrare tutta la carovana contro la sua schiena.
-Bill, c****, avverti quando ti fermi!- sbottò Tom, massaggiandosi il naso.
-Ma stavo pensando … - attaccò Bill, girandosi e fissando i musicisti – E se si apre una botola e io precipito in una fossa di coccodrilli affamati?
Georg si batté una mano sulla fronte e commentò:
-Vorrà dire che avranno poco da mangiare, sei un chiodo!
-Tooooooooom, vai avanti tu!- pianse Bill, spingendo suo fratello davanti.
-E sì, ma ciocchi?! Non voglio venir mangiato! Georg, vai!- squittì il chitarrista più coraggioso del mondo.
-No! Gustav, vai tu!- il bassista più eroico del creato spedì davanti l’amico.
-Ma ho paura!- tremò il batterista più epico dell’universo.
-Ok, facciamo il gioco dei legnetti e vediamo chi va per primo.- decise il cantante più indefesso della galassia, tirando fuori quattro legnetti di diverse dimensioni – Chi becca il più corto, và.
Tremando, i quattro pescarono ad occhi chiusi i legnetti sparsi da Bill nell’oscurità del cunicolo.
Alla fine, come volevasi dimostrare, il più corto lo beccò Georg, che in sti giochi qua era veramente il più sfigato dei quattro. Riordinate le file della carovana, i quattro cominciarono ad avanzare cautamente, attenti a che non si aprissero botole strane sotto le loro ginocchia.
Gattona che ti gattona, al freddo del passaggio, Tom disse:
-Ma secondo voi sto coso sbuca da qualche parte?
-Teoricamente sì, visto che l’assassino è passato di qui.- rispose Bill.
-Se sbuca fuori, io non esco!- decise Gustav.
-Ma state zitti, che non si sa mai!- li rimbrottò Georg, per poi bloccarsi, e far prendere la seconda nasata a Tom – Ehi, vedo qualcosa!
-L’avvertire prima di fermarsi vale anche per te, eh!- sbottò il chitarrista.
-Cosa vedi, cosa vedi?!- strillò Bill, aggrappandosi alla schiena del fratello e occhieggiando incuriosito.
-C’è una grata sotto di noi, e non ci sono dei coccodrilli sotto.- esclamò fiero Georg.
-Grandioso!- Tom e Bill batterono il cinque, nella loro complicata mossa – Allora, scendiamo giù.
-Sì, anche perché qui finisce il condotto.- disse Gustav, che essendo andato poco più avanti, aveva previdentemente tastato il muro di cemento che  lo bloccava.
Bill tirò fuori un cacciavite, e Tom si mise a scassinare la grata con maestria, finché non riuscì a sollevarla e a mostrare una stanza d’albergo evidentemente vuota sotto di loro.
-Quanto ci scommettete che era la stanza del killer?- disse Bill, fregandosi le mani e calandosi giù nella stanza vuota, cadendo al suolo e prendendo una dolorosa sederata.
La camera era perfettamente in ordine, pulita e anonima come tutte le stanze d’albergo. Bill cominciò a girellare, ignorando i brontolii scomposti dei musicisti impegnati a far scendere Gustav. Si fermò davanti allo specchio giusto per darsi una veloce pettinata e controllare che la maschera da notte antirughe non si fosse rovinata, e poi cominciò a gattonare per terra alla ricerca del più minimale indizio, mentre impartiva agli altri quattro gli ordini fondamentali a cui attenersi.
-Ma non credo che troveremo molto se la stanza è stata ripulita.- commentò Tom.
-Sì, credo che coltelli o roba simile ce li sogniamo.- annuì Georg, sedendosi in poltrona.
-Allora guardiamo nei cassetti! Un pezzettino di carta non lo nota nessuno.- ricordò loro Bill, cominciando ad aprire cassetti a destra e a manca.
Mentre i G&G e Bill frugavano nei cassetti, nell’armadio e sotto al tappeto, Tom si infilò in bagno. Si ricordava una volta che suo fratello gli aveva detto, quando erano venute le loro cuginette odiose un po’ di anni prima, di avergli lasciato un biglietto dietro il gabinetto per dirgli qualche cattiveria sulle cuginette. Dietro al gabinetto … posto perfetto, esattamente come aveva ragionato Bill! Tom tremò al pensiero che il suo gemello fosse una mente criminale finissima, ma si infilò lo stesso dietro il mobile, tastando come un forsennato fino a che le sue dita non entrarono in contatto con qualcosa che sembrava carta, accuratamente schiacciato tra l’asse e il tubo di scarico. Si sentiva un po’ un idraulico, ma poi si ricordò degli scleri di suo fratello sulla “figaggine degli idraulici e dei meccanici”. Il rasta non aveva ancora propriamente capito cosa ci trovasse l’altro di figo, ma lui di sicuro lo era.
-Ehi, ciurmaglia, ho trovato il foglietto!- urlò, facendo accorrere il Fantasma Formaggino, l’Ape Maia e il Boy Scout. Sembravano i nomi ritardati di una qualche parodia di 007.
-Cosa c’è scritto?!- esclamò Gustav, tirandosi su di nuovo il cappuccio.
I quattro si ristabilirono in camera, sulla poltrona, e Tom cominciò a leggere:
-C’è scritto “Morgestern decaduta, cade la neve sulla sierra Nevada”.
-Sembra un linguaggio in codice.- commentò Georg.
-Sicuro che lo è!- trillò Bill, chinandosi sul gemello e studiando il foglietto. – Ora non ci resta che decifrarlo!
-Però sarebbe meglio non farlo qui.- disse Georg, guardandosi attorno con una leggera ansia.
-Vero.- gli diede man forte Gustav – Potrebbero scoprirci!
-Invece no, ignoranti!- li rimbeccò Bill – Dobbiamo leggerlo e capirlo qui, per un motivo semplicissimo!
-Ovvero, che se non l’ha distrutto vuol dire che magari un giorno verrà a riprenderselo e se non lo trova si allarmerà.- concluse Tom.
I G&G convennero che, come al solito, i gemelli avevano avuto un’idea geniale, e si sedettero vicino a loro, sul pavimento freddo, come quattro bambini che giocano durante un pigiama party molto esclusivo.
-Allora, iniziamo da “Morgenstern decaduta”. Che diavolo vuol dire?- iniziò Tom, grattandosi la testa.
-Beh.- grugnì Georg – Se usiamo un minimo di psicologia da tenente Colombo, “decaduta” potrebbe ragionevolmente stare per “morta, defunta, passata a miglior vita”.
-Ma guardi il tenente Colombo?!- sghignazzò Tom.
-Sì, e anche Maigret, se è per quello!- ribatté il bassista, dandogli un pugno sul braccio.
-Ma è da sfigati!- rise Bill, sguaiato come al solito.
-Ma sfigato sarai tu che leggi Gioia!, Bill.- sputò Georg, dandogli un pizzicotto.
-Vogliamo parlare del caso, magari, o fare i dementi parlando di chi è più sfigato?!- ruggì Gustav, che ne aveva la scatole piene dei vaneggiamenti di quei tre capelloni.
-Giusto.- Georg recuperò la dignità perduta – Dicevo, che ne dite?
-Beh, sì. Può essere benissimo come dici.- annuirono i gemelli, scambiandosi un’occhiata.
-Ma la morta si chiamava Moellendorf, mica Morgenstern.- obiettò Tom.
-Anche questo è vero.- brontolò Gus – Forse si riferiva a qualcos’altro.
-Allora avremo preso un granchio?- mormorò Georg.
-Io non prendo mai granchi!- Bill saltò in piedi con insospettabile agilità – Il mio settimo senso mi dice che siamo sulla retta via, non possiamo abbandonarla così!
Gustav applaudì per il trasporto, ma non poté trattenersi dal chiedere:
-Perché settimo senso e non sesto?
Bill gli lanciò l’occhiata “io sono un Dio, che cosa vuoi lurido umano?”.
-Il sesto senso è per i trucchi. Il settimo per i gialli. Comunque, dicevamo di Morgestern che non è il cognome della vittima … che vi ricorda questa parola?
-Shadowhunters.- rispose puntualmente Tom.
Bill spalancò gli occhi e cominciò a fangirlare sbaciucchiando il fratello.
-Aaaaaah!!! La Malec!!!! Oddio!!!! La Coppa Mortale!!! Aaaaaah!!!!!
-Sì, tesoro, calmo, eh? Stai calmo!- Tom gli diede un pugnetto in testa e Bill smise di fangirlare.
-Bene, Shadowhunters è un’ottima risposta, ma non credo sia quella corretta. Altro?
Gustav si grattò il mento e aggiunse:
-Forse … è un luogo. Che so, un posto dove c’è qualcosa di morto.
-Nah, non mi convince. È insensato scrivere Morgenstern decaduta.- Bill scosse la testa.
-In barba ai vostri maligni commenti su Maigret e Colombo, vediamola dal punto di vista etimologico- disse Georg, facendo fare swish ai capelli – Cosa potrebbe significare? Morgen, presa per conto suo, è “mattina.” Stern, invece, è “stella”. Ora, ricostruiamo il cognome: Morgen + Stern da Stella del Mattino.
-E ciò a che ci porta?- chiese Tom, che di grammatica non c’aveva mai acchiappato molto.
-Appunto, chissene frega che vuol dire Stella del Mattino!- sbottò Gustav, che capiva ancora meno di Tom, tutto detto.
Georg alzò le spalle, grattandosi la guancia:
-Beh, era un’idea.
Tutti si girarono verso Bill, vedendolo con gli occhi spalancati, intento a rosicchiarsi un’unghia, impegnatissimo a ragionare in chissà quali idee geniali uscite dalla sua testa prodigiosa.
-Ehi, Bill, qualche idea?- sussurrò Tom reverente.
-Cosa ne dici?- mormorò Georg come parlasse a un santone indiano.
Bill aggrottò le sopracciglia, gonfiando le guanciotte a palla, fino a che non esplose, saltando in piedi di scatto:
-Devo fare pipì! Arrivo subito!
E si precipitò in bagno di corsa, sbattendo la porta.

 
****
T: Io sono palestrato, Autrice! Uffa, mi odi!
A: Beh, tesorino mio, non mi sembri sto gran body builder, eh.
G1: Autrice, ma io non ho paura dei coccodrilli!
G2: Seh seh, Geo, guarda che mi ricordo le scene durante Godzilla.
A: Ma rompete sempre voi tre?! Almeno Bill sta buono!
B: Lo sapete perché i meccanici/idraulici sono fighi? Perché possono …
A: BIILLLLL!!!! È una storia a rating verde!
T: Perché non ci mettiamo qualche scena hot?
G1+G2: Te l’ha appena detto, idiota patentato.
A: Guardate, Kaulitz, ringraziate già che vi ho messo come protagonisti insieme ai G&G  che voi in una storia sotto all’arancione non dovreste nemmeno esserci!
T+B: *lacrimone* ueeeeeh!!! Lettrici, aiutooooo!!!
G2: Intanto vi ringraziamo tantissimo per leggere e recensire. Mi raccomando, fatevi sentire!
G1: Gustav, aiuta un po’ me e l’Autrice a costruire una zattera, che con le lacrime di sti due la vedo dura …
A: Ringraziamo, tutti e cinque, _MartyK_ ; Happy_Moon e Alien Shine J dai, ringraziate!
TH: Danke Madchen!
  
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