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Autore: Adeia Di Elferas    31/08/2015    3 recensioni
Caterina Sforza, nota come la Leonessa di Romagna, venne alla luce a Milano, nel 1463. Si distinse fin da bambina per la sua propensione al comando e alle armi, dando prova di grande prontezza di spirito e di indomito coraggio.
Bella, istruita, intelligente, abile politica e fiera guerriera, Caterina passò alla storia non solo come grande donna, ma anche come madre di Giovanni dalle Bande Nere.
La sua vita fu così mirabolante e piena di azione che ella stessa - a quanto pare - sul letto di morte confessò ad un frate: "Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo..."
[STORIA NON ANCORA REVISIONATA]
Genere: Drammatico, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Rinascimento
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~~ Lucrezia Landriani era partita per accorrere al capezzale della madre, appena Cicco Simonetta l'aveva informata del suo peggioramento improvviso.
 Per quanto le fosse dispiaciuto lasciare i figlia e Galeazzo Maria, la donna aveva fatto subito fagotto e si era ripromessa di tornare presto, benché non sapesse quanto sarebbe durata la sua visita alla madre malata.
 Così Bona di Savoia era rimasta sola con il marito e i figli ad affrontare l'inverno milanese, quell'anno più prodigo di nebbia che non di neve.
 Il Capodanno era passato in modo abbastanza lieto, anche se tutti avevano notato un eccessivo nervosismo nel Duca, che non riusciva a trovare pace nemmeno tra le braccia della consorte.
 I giorni si erano susseguiti con la placida lentezza del gennaio lombardo e Galeazzo Maria aveva occhiaie sempre più scavate e sempre più di rado passava del tempo con i figli. In particolare, sembrava evitare di proposito la compagnia di Caterina.
 Bona aveva notato più degli altri questi cambiamenti e quel giorno stesso, mentre si stava preparando per andare al castello di Abbiate per le nozze della figlia del castellano, cercò di mettere una pezza a quella serie di errori che il marito stava commettendo.
 “Caterina ha voglia di stare un po' con te, e così gli altri figli...” gli disse, approfittando di un momento in cui rimasero soli: “Porta lei a caccia e va a vedere gli altri mentre studiano... Non sei mai stato così distante, con loro.”
 Galeazzo Maria tergiversò: “Sì, lo farò, ma adesso dovete andare tutti ad Abbiate, ne parleremo al vostro ritorno. Al massimo posso organizzare una battuta di caccia con Caterina. Approfitterò dell'arrivo del giovane Riario, sarà il pretesto ideale.”
 “A proposito...” buttò lì Bona, controllando distrattamente il proprio vestito nel riflesso opaco che rimandava lo specchio: “Perchè Caterina non può venire con noi ad Abbiate? Si annoierà qui senza i suoi fratelli...”
 “No. Caterina rimarrà a palazzo con me.”
 “Perchè?” chiese Bona, sentendosi improvvisamente tesa.
 “Perchè, perchè, perchè! Sempre a fare domande, voi donne!” borbottò il Duca: “E poi l'hai detto tu stessa, no, che devo passare più tempo con lei! Eccoti servita! Mentre siete via starò con lei. Andremo a caccia e mi allenerò con la spada assieme a lei, contenta?”
 Bona lo scrutò un momento, senza mai riuscire a incontrare il suo sguardo. Lo afferrò per un braccio e sussurrò: “Galeazzo, lo sai quanto ti amo.”
 L'uomo alzò lentamente lo sguardo e lei vide nelle sue pupille qualcosa di oscuro, di poco chiaro. Rabbrividì.
 “Me lo diresti, se dovessi temere per qualcosa?” chiese Bona, ancora più agitata e quasi tentata di non partire più alla volta di Abbiate.
 Galeazzo Maria tacque e Bona ebbe quasi conferma del fatto che qualche disgrazia stava per abbattersi sulla loro famiglia.
 “Allora, me lo diresti? Devo temere qualcosa? Me lo diresti?” domandò, insistente, la donna, scuotendogli appena il braccio.
 Galeazzo Maria parve tornare in sé: “Sì.” disse solo.
 Bona fece un debole sorriso: “Va bene. Vieni, saluta i tuoi figli prima che ci mettiamo in cammino.”
 Tuttavia a Bona restò l'atroce dubbio che Galeazzo Maria avesse risposto 'sì' alla domanda 'devo temere qualcosa?' e non a 'me lo diresti?'
 
 Quando salutò i figli, Galeazzo Maria li guardò uno per uno con un'espressione fiera, ma immobile. Bona di solito leggeva nei suoi occhi un trasporto maggiore, quando si trovava di fronte alle prole.
 Anche se ancora non era convinta e percepiva l'odore dell'inganno, Bona salutò il marito con un veloce bacio sulle labbra e si congedò da lui.
 Per tutto il viaggio verso Abbiate, Bona non fece altro che chiedersi cosa mai sarebbe accaduto a palazzo durante la sua assenza, rifiutandosi di prendere il considerazione il collegamento pur logico che la sua mente continuava a metterle di fronte agli occhi.
 No, non voleva credere che le rimostranze di Gabriella Gonzaga, l'arrivo a Milano del giovane Girolamo Riario e il non aver permesso a Caterina di partire per Abbiate assieme ai fratelli fossero dettagli che trovavano spiegazione l'uno nell'altro.
 No, non poteva credere nulla del genere.
 Così si mise il cuore in pace e decise di non pensarci, almeno fino al suo ritorno a casa.
   
 
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