La Nuova Vita di
Ino Shika Cho
Comincio a scrivere capitoli
melensi e sdolcinati… se continuo così dovrò darmi all’Harmony
o_O
Ma tranquilli, saprò
rimediare con la giusta dose di crudeltà. ù_ù
Capitolo 6. "Malessere"
La ragazza sbuffò, portandosi le mani
sul volto pallido e sciupato. Si premette il pollice e l'indice contro le
tempie, illuminata appena dalla fioca luce della lampada della scrivania, che
l'aiutava nella sua impresa di studio notturno ed esasperato.
Ma niente, per quanto studiasse disperatamente
da una settimana a quella parte, poco o nulla riusciva a memorizzarsi nella
testa di Ino.
Sbadigliò per l'ennesima volta,
maledicendo se stessa per quel semplice e naturale gesto: ormai passava la
maggior parte delle giornate divisa fra il suo letto e la scrivania, e la
scocciava non poco il fatto che il 60% del tempo fosse sprecato in sonno.
Eppure più dormiva, più si sentiva stanca; e tutto quel dormire le aveva fatto
pure passare l'appetito, facendola dimagrire non poco.
Insomma, si sentiva prigioniera del
suo stesso corpo, ma interpretò quel malessere come risultato dello stress
causato dalla studio e da... Shikamaru.
Dopo il loro litigio riguardo alla
sua futura missione a Suna, era passata più di una
settimana senza che si fossero visti o sentiti. Questa situazione faceva male a
Ino, che fra un capitolo e l'altro di anatomia, si concedeva di pensare a lui,
lasciandosi sfuggire delle lacrime che ormai versava quotidianamente senza
ritegno.
Perché non tornava a cercarla? Perché
non voleva chiarire? Perché aveva lasciato quel litigio in sospeso mentre la
partenza per Suna si avvicinava inesorabile? L'aveva
fatto apposta? Era il motivo più semplice per sbarazzarsi di lei senza darle
spiegazioni, avendo così l'occasione per tornare da Temari
senza rimpianti? Ma no, le aveva giurato che non c’era più nulla fra di loro, e
voleva credergli. Forse, allora, era semplicemente stanco dei suoi capricci e
della sua miscredenza? Questa volta pretendeva che fosse lei a chiedergli
scusa?
Con forza inaspettata, Ino batté i
pugni sulla scrivania, rovesciando il portapenne sui libri aperti.
Era stanca di restare tappata in casa
a torturarsi con dubbi e supposizioni senza senso. Era stanca di essere quel
fantasma di se stessa. Doveva reagire.
Si alzò di scatto in piedi,
percependo un lieve malessere pervaderla e un capogiro la costrinse ad
appoggiarsi alla scrivania per non perdere l'equilibrio.
Quando si riebbe, respirò a fondo per
calmarsi, poi prese a vestirsi velocemente.
Scese lentamente le scale, sentendo il
proprio equilibrio ancora debilitato dalla spossatezza, dopodiché entrò in
negozio, dirigendosi verso l'uscita.
Il profumo di fiori che invadeva il
locale fu come un pugno allo stomaco per lei: così intenso e forte da bruciarle
la gola, così stucchevole da farle venire la nausea.
Ino si portò una mano su naso e bocca
per poter allontanare l'aroma e si fiondò di corsa fuori dal negozio, confusa e
angosciata da quell'improvvisa repulsione per i profumi floreali.
Ma non aveva voglia di preoccuparsi
per quel piccolo particolare proprio adesso. Il bisogno di avere Shikamaru
vicino, di parlargli, di chiarire era più forte di qualsiasi altra necessità,
così vitale da indurla ad accelerare il passo e correre per raggiungere casa
Nara.
–
Stanco di un allenamento reso inutile
dai tormenti che da giorni lo attanagliavano, Neji abbandonò il campo di
allenamento - quella mattina stranamente vuoto - e riprese la via di casa; gli
occhi vacui come sempre, nel cuore un peso angosciante che non riusciva a
decifrare. Non era mai stato così confuso, doveva ammetterlo.
Svoltando l'angolo, rimase sorpreso
nel trovarsi davanti Tenten, che non vedeva da almeno cinque giorni, in
compagnia di Lee.
Neji e la ragazza si fissarono per
qualche secondo in un silenzio pesante e insopportabile, tanto che Rock Lee lo
interruppe salutando il compagno di squadra giovialmente.
-"Ehilà Neji! Di ritorno dagli
allenamenti?!"- domandò Lee, spostandosi la sciarpa dalla bocca per poter
comunicare meglio.
-"Sì."- assentì lo Hyuga, senza staccare gli occhi dalla brunetta davanti a
sé, che infastidita distolse lo sguardo verso sinistra. -"Perché non siete
venuti?"-
-"Oh, beh... Gai-sensei
è a parlare con Sakura-san, mentre noi stavamo
andando da Tsunade-sama."- spiegò Lee,
grattandosi il capo, titubante.
-"Da Sakura?"- domandò
Neji, inarcando un sopracciglio e spostando l'attenzione verso il compagno di
squadra.
-"Sì... sai, per sostituire
Tenten nella squadra..."- rispose il compagno, scoccando un'occhiata
interrogativa all'amica, che continuava a tenere gli occhi lontani dallo Hyuga con sguardo cupo e imbronciato.
-"Ah. Beh, sinceramente dell'Haruno in squadra non me ne faccio nulla."- si limitò
a rispondere Neji, incrociando le braccia con aria severa.
-"Non spetta noi a decidere,
Neji..."- rispose Lee, ma percepì la mano di Tenten stringergli il braccio
sinistro.
-"Dobbiamo andare, Lee."-
lo invitò sottovoce la ragazza, infilando poi le mani nelle tasche del largo
cappotto rossiccio in cui era imbacuccata.
-"Giusto, Tenten. Ci vediamo,
Neji."- si congedò il compagno, con un cenno del capo.
-"Cosa state andando a fare da Tsunade-sama?"- domandò improvvisamente lo Hyuga, richiamandoli.
-"Beh, magari a farle una visita
di cortesia, chi lo sa!"- commentò ironicamente Tenten, irritata da quella
domanda.
-"Tenten, forse
dovremmo..."- cercò di dire Neji, ma venne bloccato dall'occhiata ferita e
astiosa della ragazza.
-"Mi pare che tu mi abbia già
fatto capire molto bene il tuo pensiero a riguardo."- commentò lei,
sofferente.
-"Mi dispiace Tenten, ma io non
posso davvero farlo."- commentò lo Hyuga, con un
sospiro, senza scomporsi. -"...e conoscendoti non puoi farcela nemmeno
tu."-
-"Già. Però... chissà quanto mi
conosci, visto che nemmeno io conosco me stessa fino in fondo."- si limitò
a dire Tenten, per poi andarsene senza aggiungere altro.
Lee si congedò con uno sguardo
dispiaciuto, e poi raggiunse l'amica, accompagnandola in direzione del palazzo
dell'Hokage.
–
Era bastato intravedere il cancello
di casa Nara per farle perdere tutta la sicurezza che l’aveva accompagnata
durante quella corsa.
Ino rallentò indecisa, respirando
velocemente a causa del fiatone. Attraversò il cortile a volto basso,
percependo la spossatezza tornare padrona del suo corpo e la nausea pervaderle
la testa: forse non avrebbe dovuto correre così dopo settimane di ozio.
Una volta saliti i tre gradini che la
dividevano dalla porta, percepì l’ansia mozzarle il respiro, mentre un caldo
innaturale si impossessava del suo corpo, facendola però sudare freddo. Strinse
in un pugno le mani sudaticce e tremanti, poi ne sollevò uno, colpendo
lievemente la porta.
I pochi minuti che la separavano dalla
sua apertura le parvero infiniti, e dovette strofinarsi un paio di volte gli
occhi, per riassestare la vista sfuocata.
-“Oh, ciao Ino…”- una voce roca e
profonda la salutò, dopo aver aperto lentamente la porta.
-“Salve Shikaku-san…”-
sorrise debolmente Ino, sollevando il volto verso l’uomo –“C’è… Shikamaru?”-
domandò, cercando di mandar via il terribile capogiro che la scombussolava.
-“No, non è ancora rientrato… sei
sicura di star bene, Ino? Sei pallida.”- domandò Shikaku,
scrutando perplesso il viso emaciato e spento della ragazza.
-“Sì, io credo di…”- ma non finì la
frase, che la biondina percepì le gambe cederle, mentre il mondo intorno a lei
diveniva rapidamente tetro; fu come essere schiacciate da un pesante mantello
nero, all’improvviso, private della forza per sorreggerlo.
–
-“Buongiorno!”-
La voce squillante di una ragazzina
dai capelli a caschetto castani, avvolta nel suo cappottino rosso, attirò
l’attenzione di Ayame, la figlia di Teuchi.
La ragazza si sporse dal balcone,
accogliendo la cliente con sorriso cordiale, invitandola a sedersi.
-“Prego signorina, desidera?”-
domandò Ayame, gentilmente.
-“Oh nulla, ti ringrazio… in realtà
sono venuta a cercare il mio ragazzo, so che viene spesso qui a mangiare. Che
disdetta che ci sia! Chissà dove si è cacciato...”- spiegò la brunetta,
imbarazzata.
-“Il tuo ragazzo? E chi è, se non
sono troppo indiscreta?”- chiese la ragazza, perplessa.
-“Si chiama Choji, lo conosci?”-
rispose Risa, sorridendo emozionata.
Ayame aggrottò le sopracciglia, sorpresa come non mai nel sentir
pronunciare proprio quel nome. Guardò
la ragazzina di fronte a sé per qualche secondo, spaesata, impallidendo
visibilmente, mentre una smorfia irritata le si spaziava sul volto.
-“Qualcosa non va?”- domandò Risa,
notando la strana reazione della cuoca.
-“Sì, qualcosa non va. Perché pensavo
che fosse il mio ragazzo. Ma
evidentemente, qualcosa non torna.”- ammise Ayame, il
tono velenoso e furioso.
-“Ah… il tuo?”- ripeté confusa
l’altra, mentre percepiva le guance imporporarsi, il labbro tremare, la vista
offuscarsi, man mano che comprendeva la notizia. –“Scusami…”- sussurrò infine,
dopo svariati minuti di imbarazzante silenzio, prima di scappare via dalla
locanda in lacrime, senza dare nemmeno il tempo ad Ayame
di risponderle.
Dal canto suo, la figlia di Teuchi non fece nulla per fermare la rivale, anche se nel
suo cuore provava molta pena per lei. Non sapeva chi fosse, né della sua storia
con Choji… certo era che l’Akimichi non l’avrebbe
passata liscia.
–
Lentamente, tutto tornò ad acquisire
un senso, anche se vago. Il mondo era ancora tinto dei colori dei sogni, ma il
calore del mondo esterno era tornato a farsi sentire, leggero e dolce, come una
carezza.
Coccolata da questa dolcezza, Ino
riaprì gli occhi, sbattendo le pesanti palpebre e tornando padrona dei colori
di quel luogo a lei così familiare.
Quella grande e ben conosciuta mano
le scivolò lungo la guancia, carezzandola con una tenerezza estrema e
nostalgica.
-“Shika…”- sussurrò Ino con voce incerta,
muovendosi goffamente fra le pesanti coperte del letto del ragazzo.
-“Ehi buongiorno…”- la salutò lui con
un tono particolarmente dolce, arruffandole dolcemente i capelli che, sciolti,
erano sparpagliati ovunque sul suo cuscino.
-“Cos’è successo?”- mugugnò lei,
privata delle forze per rialzarsi.
-“Sei svenuta addosso a mio padre.”-
le spiegò Shikamaru, piegando le labbra in un ghigno sofferente.
-“Oh… accidenti…”- sussultò la
bionda, tirandosi su a sedere aiutata dal ragazzo. –“Mi dispiace… sai che figura?!”-
-“Non preoccuparti, Shikaku è un uomo abbastanza forte nonostante l’età…”-
sogghignò, ironico –“…tu piuttosto? Sei magra, pallida, uno straccio…”-
-“Oh, Shika…”- mugolò lei,
lanciandosi inaspettatamente fra le sue braccia. L’orgoglio e il ritegno che si
era ripromessa di mantenere erano andati a farsi benedire, come sempre in
quegli ultimi tempi. –“Scusami! Scusami per tutto quello che è successo! Non
volevo litigare, quel giorno ero…”-
-“Shh, fa
niente, non importa…”- la rassicurò lui, stringendola a sé con forza,
affondando il volto in quei capelli profumati che gli erano tanto mancati.
-“Ma… è una settimana che non ci
vediamo… non sei arrabbiato per questo?”- domandò Ino, scostandosi quanto
bastava per guardarlo negli occhi, confusa.
-“Ma no, cosa vai a pensare? Se devo
prendermela per ogni tuo cambio d’umore, non staremmo insieme da tre anni… mendokuse. Sarei venuto prima a
cercarti, ma sono stato molto… occupato.”- rispose Shikamaru, cercando nella
sua mente la parola più adatta da usare.
-“Occupato? A fare che?”- chiese la
Yamanaka, incerta.
-“Mendokuse…
è una storia un po’… lunga, diciamo. E diciamo che in parte è collegato al
motivo per cui devo andare a Suna.”- spiegò il Nara,
grattandosi il capo, seccato.
-“Ah già… Suna.”-
sospirò Ino, volgendo lo sguardo verso il basso.
In quel momento, qualcuno bussò alla
porta, attirando la loro attenzione.
Choji entrò nella stanza,
impallidendo nel vedere Ino a letto e con quella brutta cera sul volto.
-“Oh mamma, cos’è successo?”- domandò
l’Akimichi, sedendosi sul letto accanto alla bionda,
allarmato.
-“Nulla, ho avuto un capogiro.”-
sforzò un sorrisino lei, che parve triste e malinconico.
-“Accidenti Ino, è da una settimana
che stai così, non sarà meglio che ti faccia visitare da Tsunade-sama?”-
le chiese gentilmente Choji, allarmato.
-“Una settimana? Ino?”- intervenne
Shikamaru, sorpreso dalla notizia datogli dall’amico.
-“Sì, ma non è nulla, senz’altro sarà
la stanchezza dovuta allo studio. Non preoccupatevi.”- sospirò la ragazza,
stampando un lieve bacetto sulla guancia del fidanzato.
-“Okay… facciamo così. Stasera se
stai meglio ti vengo a trovare e parliamo con calma di tutto, d’accordo?”- le
propose il Nara, acquisendo all’improvviso un tono serio e maturo, così tanto
da far vibrare d’eccitazione ogni fibra del corpo della ragazza.
-“Va bene.”- sorrise la Yamanaka,
alzandosi in piedi aiutata dai due compagni.
-“Adesso devo fare un salto da Kurenai-sensei… Cho, puoi
accompagnare tu Ino a casa?”- chiese Shikamaru, visibilmente ansioso.
-“Certo non ti preoccupare. Ino
Yamanaka pacco express è al sicuro con fattorino Choji!”- rise l’Akimichi, prendendo a braccetto la compagna.
–
Ino e Choji camminavano lentamente
fianco a fianco, mentre il tramonto infuocava la via verso il negozio di fiori.
Lo sguardo del ragazzo si posava di
tanto in tanto sul corpo esile della Yamanaka, percependone una debolezza e una
fragilità del tutto insolite. E non riusciva a nascondere una certa ansia nel
vederla così sfibrata.
-“Choji”- iniziò lei, improvvisamente
–“Come va con i tuoi amori?”-
-“Ah. Temevo che me l’avresti chiesto
prima o poi.”- rise nervosamente lui, mentre gli occhi gli diventavano
improvvisamente lucidi.
-“Cos’è successo?”- si allarmò Ino.
-“Beh… Risa se n’è andata. È partita
questo pomeriggio di fretta e furia, era sconvolta, poverina. Ho cercato di
farmi spiegare cosa fosse successo, e nel panico ho capito solo che era stata
da Ichiraku. Il resto… beh, posso ben immaginarmelo.”- sospirò
Choji, con voce strozzata dal pianto che gli si era fermato in gola.
-“Oh Choji… e non l’hai fermata?!”-
sussultò lei, strattonandolo debolmente per la manica.
-“No, non me la sono sentita. Forse abbiamo
solo bisogno di staccare un po’ e… e poi devo partire per Suna
fra due settimane, insieme a Shika. Una volta tornato, forse avrò le idee più
chiare su cosa fare.”- sforzò un sorriso il ragazzo, accostandosi insieme alla
compagna alla porta del negozio.
Ino si limitò a sospirare, scuotendo
la testa in segno di disappunto, mentre infilava le chiavi nella toppa della
porta.
-“Fai come credi, Cho…
ad ogni modo vedete di chiarire una volta tornati. Questa situazione mi spezza
il cuore.”- asserì, entrando nel negozio chiuso e avviandosi verso il bancone.
-“Lo so, Ino… non credere che io stia
meglio, ma sono così confuso! Non sai quanto ammiro Shika per essere riuscito a
decidersi fra te e Temari.”- commentò Choji, portando
la sua attenzione su un vaso di splendidi iris viola: il fiore più grande
pareva un po’ spento e fiacco, ma porgendogli maggiore attenzione, vide che era
ricco di gemme in procinto di sbocciare.
Non seppe spiegarsi perché, ma quella
visione lo rincuorò molto e lo fece sorridere, come se quel fiore gli
infondesse un bellissimo senso di speranza.
La sua contemplazione venne
interrotta da un assordante infrangersi di vasi, che lo portò a voltarsi di
colpo verso il bancone.
Ino era piegata a terra, in mezzo ai
cocci dei vasi, e stava rimettendo al suolo, il volto pallido e dolorante, le
lacrime che silenziose le scivolavano lunghe le gote.
-“Ino!”- trasalì l’Akimichi, impallidendo a sua volta nel vedere quella scena.
Le corse incontro, aiutandola a
rialzarsi e accompagnandola in bagno, dove la ragazza stette nuovamente male
nel lavandino.
Choji aprì l’acqua, bagnando
leggermente le tempie e la fronte dell’amica, nella speranza di farla stare un
po’ meglio.
-“Ino, ti porto da Tsunade-sama, ti va? Eh?”- la pregò Choji, la voce tremante
e spaventata.
-“No… adesso sto meglio,
tranquillo…”- sussurrò la Yamanaka, con tono debole e sfiancato, fissando
tristemente l’acqua cristallina che scorreva nel lavandino. Forte, troppo forte
e nauseante, il profumo dei fiori.
–
-“No, no, la culla va qui, mio caro
Lee.”- assentì con tono deciso Gai, indicando un angolo del monolocale in cui
viveva Tenten.
-“Ma sensei,
per me sarebbe meglio metterla di qua, più vicino al letto di Tenten!”-
protestò Lee, indicandogli un’altra posizione.
-“Ah ah ah, Lee, ragazzo mio, laggiù
non potrà arrivare la luce del sole al bambino! E si sa, per godere a pieno
della propria giovinezza i bambini devono prendere tanto sole!”- spiegò il
maestro, con aria saccente.
-“Oh avete ragione, Gai-sensei! Non ci aveva pensato!”- si animò l’allievo,
prendendo appunti sul suo taccuino.
La risata cristallina di Tenten,
proveniente dallo stipite della porta della cucina, attirò l’attenzione dei
suoi compagni di team.
-“Esagerati, state già pensando alla
culla?!”- si avvicinò la ragazza, ridendo e sorseggiando una bottiglia di coca
cola.
-“Sconsiderata!”- si allarmò Gai,
strappandole di mano la bottiglietta –“Devi bere solo cose salutari! Ti andremo
a comprare molto latte e tanti succhi di frutta! Non devi più ingerire queste
schifezze gasate e artificiali!”- la rimproverò il maestro, cestinando la coca
cola.
-“Ma… ma! La mia coca cola!”-
protestò Tenten, allibita, accomodandosi sul letto.
-“Oh Tenten, hai le mani sporche!”-
affermò improvvisamente l’uomo, indicandole le mani.
D’istinto, la ragazza sollevò le
mani, osservandone il dorso lindo e pulito, perplessa.
-“Ma che diavolo sta dicendo?!”- si
infuriò nuovamente la kunoichi, notando che non era
vero.
-“Ah ah ah! È un detto popolare, non
lo sai? Se si prende alla sprovvista una donna incinta dicendole che ha le mani
sporche, se le guarderà tenendo il dorso delle mani rivolto verso l'alto
partorirà un maschio, se invece le girerà con i palmi all'insù avrà una
femmina!”- le spiegò Gai, con la solita aria saputella.
-“Non sapevo fosse esperto in gravidanze,
Gai-sensei…”- commentò Tenten acidamente,
fulminandolo con sguardo scocciato, dal letto.
-“Quindi, secondo il detto, avrò un
nipotino maschio! Oh, che gioia!”- si commosse Lee, abbracciando il maestro.
-“Oh sì, uno splendido nipotino forte
e nel fiore della sua giovinezza!”- assentì Gai, commosso a sua volta.
Tenten scosse la testa rassegnata, ma
non poté fare a meno di sorridere, rincuorata: non appena avevano saputo della
sua gravidanza, non solo non le avevano voltato le spalle, ma si erano pure prodigati
per aiutarla in tutti i modi possibili, offrendole appoggio in ogni momento.
-“Avanti, questi sono solo vecchi
detti popolari! Come quello del gradino di casa Yamanaka!”- rise Tenten,
ritornando quasi subito pensierosa. –“Però accidenti… la storia del gradino,
che se inciampi è perché sei incinta, era vera, alla fin fine!”- sorrise fra sé
e sé, un po’ amaramente.
–
Ino sospirò, accomodandosi sul
divanetto del negozio buio. Choji era andato via da poco meno di un’ora, una
volta sicuro che la compagna si fosse ripresa completamente.
La ragazza aveva pulito il disastro
fatto sul pavimento del negozio, dopodiché si era sistemata per l’incontro con
Shikamaru, sebbene una certa ansia le permanesse nel cuore. Quei continui
malesseri stavano cominciando a preoccupare pure lei: forse Choji aveva
ragione, era il caso di farsi visitare da Tsunade.
La ragazza sospirò nuovamente, preda
di quegli atroci dubbi, accomodandosi sul divanetto in attesa dell’arrivo del
fidanzato.
Neanche il tempo di appoggiare la
testa sul cuscino, che il cigolio del cancello richiamò la sua attenzione,
facendola scattare in piedi e poi di corsa verso il cortile.
Sorrise radiosa non appena vide
Shikamaru entrare e lui ricambiò, col suo solito sorrisino sghembo.
Raggiante, Ino gli corse incontro, ma
non fece attenzione ad un piccolo particolare, che la fece inciampare.
Fortunatamente il ragazzo la prese fra le braccia prima che lei potesse
rovinare a terra e la strinse a sé, dolcemente.
-“Ehi, attenta a dove metti i piedi, mendokuse!”- ridacchiò lui, beffardo. Ma
il suo riso scemò non appena notò il volto di Ino impallidire rapidamente,
assumendo la tonalità di un lenzuolo. –“Ehi Ino, che cos’hai?!”- si allarmò il
ragazzo.
-“Il… gradino. Sono inciampata… sul
gradino.”- ripeté lei, più a se stessa che non al Nara, con voce tremante e
sguardo perso.
-“Avanti non fare queste storie, Ino!
Capita a volte! È che ultimamente sei con la testa così fra le nuvole che non
mi sorprende!”- sorrise Shikamaru, sollevato.
-“Già… capita…”- mormorò la ragazza
di risposta, con volto basso e pallido.
Ma non protestò e seguì Shikamaru
dentro il negozio, dissimulando l’atroce dubbio che quel maledetto gradino
aveva sollevato nel suo cuore.
“E' successo così con me, con tua nonna, con la tua bisnonna...
siamo inciampate lì solo quando eravamo incinte.”
“Bene mamma, grazie per l’appunto.”
–
A nonna Rinoa perché mi ha
guarita.
A zia Eleanor perché spero che
le sistemino il pc.
Ad Akami perché è
risorta dal nulla.
A quelli che recensiscono puntualmente, perché hanno una
pazienza da santi.
Come non detto, volevo aggiornare per Natale ma siete tutti
bravi a guardare il calendario per dedurre che così non è stato. Oh, questa
dura vita da universitari. ♥
Beh, l’importante è aggiornare, il quando è relativo!
Ja nee,
Sakurina
Un grazie speciale a:
Celiane4ever [*occhioni da
cerbiatta tu sai perché*]
Giulia – Shika [2 gemelli? Pensa se
fossero gemelle! O__O]
Eleanor89 [chissà se riuscirai mai
a leggere questo aggiornamento ç__ç]
Andrearomanista [ma sai che sembra davvero Nana? O__o]
Diana88 [Kiba
fan club, sììììì *ç*]
Kikkyxx14 [eh cara, il gradino non
mente mai. ù_ù]
AtegeV [diventi zia, letto? ù_ù]
Nonna Rinoa
[che dire se non che ti amoH? ♥]