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Autore: Vale__91    31/08/2015    0 recensioni
Una ragazza. Miami. Una villa. La famiglia Depp. Delle vacanze estive molto movimentate, dove una ragazza riceverà da sua madre un regalo che le segnerà la vita.25° CAPITOLO (EPILOGO)
(Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mia madre, l'ultima persona al mondo che mi sarei aspettata di vedere e anche l'unica che non avrei mai voluto di fronte a me in quel momento. Non bastava l'agitazione che già provavo da ore? No, doveva esserci lei a rendere quella giornata ancora più difficile. Non ci potevo credere, cosa ci faceva lì, cosa ci era andata a fare? O l'avevano chiamata i Depp per via della mia assenza? Una vocina dentro di me urlava insistentemente di scappare a gambe levate, ma come potevo? Era troppo tardi ormai e fuggire di fronte ai problemi non era certo da me.
Osservai mia madre con stupore fino a quando non mi venne in mente quello che era successo l'ultima volta che ci eravamo viste. Lei e il signor Meester in quella stanza, mi vennero i brividi al solo pensiero.
«Cosa ci fai qui?»
«È così che si saluta tua madre?»
«Non far finta di niente, pensi che abbia dimenticato già tutto quanto?!»
«Questa volta l'hai fatta grossa Jennifer.»
Spalancai gli occhi presa dalla paura. Cosa voleva dire?
Non feci in tempo a risponderle che finalmente vidi chi mi era mancato più di tutti a Miami. Jo apparve dietro mia madre, e mi accolse con un sorriso, l'ultima cosa che pensavo mi avrebbe rivolto in quel momento.
«Bentornata.» disse facendo cenno di entrare.
Lo disse col suo solito tono di voce caldo e penetrante, come se in realtà non fosse successo nulla, ma avesse solo avuto voglia di rivedermi.
«Avanti entra, cosa ci fai lì sulla porta. Signora Witter faccia passare sua figlia.»
Gli sorrisi anch’io ed entrai dimenticandomi per un attimo di avere di fronte anche mia madre. Stranamente non sentii nessun’altra voce o rumore provenire dalla casa e mi fece uno strano effetto non vedere i bambini urlare “Zia Jen” e corrermi incontro. Eclissai totalmente mia mamma e mi rivolsi verso Johnny come se non lo vedessi da dieci anni.
«I bambini? Stanno bene?»
«Oh sì, stanno benone, sono fuori con Vanessa. Vuoi qualcosa da bere? Sembri stanca.»
«Beh in effetti, torno ora dall’Ohio.»
«Perché non sei tornata in hotel prima? Sarai esausta.»
«Tu mi hai scritto quel messaggio e ho pensato solo a venire qui il prima possibile.»
Mia madre si schiarì la voce per attirare l'attenzione e mi fece tornare alla realtà.
«Jo che ci fa qui mia madre?»
«Perchè non lo chiedi a me scusa?»
«Mi pare di averlo fatto, ma ti sei limitata a venirmi contro come al tuo solito. E poi se proprio vuoi saperlo non ho granchè voglia di rivolgerti la parola.»
«Beh se la metti così, sarà meglio che tolga il disturbo. Mi spiace tanto signor Depp per la mia visita inaspettata. Saluti Vanessa da parte mia, a risentirci.»
Attese un piccolo cenno di Jo ed uscì di casa, io nel frattempo ci capivo sempre meno e nessuno tentava di darmi anche la più misera spiegazione. Appena mia madre chiuse la porta vidi Johnny allontanarsi in silenzio e tornare poco dopo con un bicchiere di thè in mano.
«Preferisci qualcos’altro?»
«Va benissimo, grazie.»
Jo si avvicinò al salotto e si sedette senza dire nulla. Mi sembrò strano, pareva volesse trasmettere tranquillità, sicurezza, ma in realtà gli occhi dicevano tutt’altro. Bevvi un sorso e mi rigirai il bicchiere tra le mani, in attesa che dicesse qualcosa, ma ancora dalle sue labbra nessun suono, si limitò a fissarmi, come se non mi vedesse da una vita.
«Ti vedo bene, allora raccontami com’è andata.»
«Jo?»
«Cosa?»
«Vuoi darmi una benedetta spiegazione? Mollo tutto in Ohio, arrivo qui alla velocità della luce, trovo qui mia madre e tu vuoi sapere cos'ho fatto in questi giorni?! Per favore.»
«Avremo tempo di parlarne, non preoccuparti.»
«Sì, ma io non ce la faccio più ad aspettare. Cos’è successo?»
Abbassò lo sguardo e si mise una mano dietro la testa, poi sospirò forte, come se dovesse ammettere la colpevolezza di un reato gravissimo. Lo guardavo col fiato sospeso, temevo le sue parole a tal punto che avrei preferito una qualsiasi bugia alla verità.
«Beh come vedi tua madre è passata a trovarci.»
«Ha detto qualcosa che non avrebbe dovuto? Ti prego Jo dimmi la verità, non mentirmi.»
«Scommetto che quando ti ho scritto al tuo arrivo ti aspettavi più qualcosa come “Siamo su tutti i giornali, Matt ha venduto le foto”, non è vero?»
«Credevo l'avessi fatto proprio per questo. L'idea che...»
«Tua madre è venuta qui. Aveva il rullino con le foto, ha detto che Matt era intenzionato a darlo a te, ma non ti aveva trovato in hotel, così invece di lasciarlo alla reception e fartelo recapitare ha avuto la brillante idea di vedere tua madre e darglielo di persona, dicendole che non aveva mai avuto intenzione di ferirti, ma che al contrario a te ci teneva tanto. Quindi… Kim, giusto? È venuta qui e mi ha dato il rullino con le foto, sostenendo che non fosse giusto causare dei problemi a noi che eravamo estranei ai vostri problemi personali. Se non ho dimenticato nulla, questo è quanto.»
Rimasi in silenzio un paio di secondi, cercando di immaginare la scena, mia madre che in versione “buona samaritana” si svendeva come portatrice di pace e serenità nel mondo.
«Vanessa, c'era anche lei.»
«Sfortunatamente per noi, sì.»
«Cosa vuol dire “sfortunatamente”, avevi detto che avrebbe compreso il malinteso nel caso in cui...»
«Sì beh, ricordi quando ti ho detto “è una donna intelligente, capirà”, beh probabilmente devo essermi sbagliato parecchio riguardo questo.»
Lo disse con finta pacatezza, come per scherzarci su, ma lo vidi dai suoi occhi quanto fosse preoccupato, quanto avrebbe evitato questo genere di situazioni dalla sua vita, lui che odiava i media, le false notizie lette sui giornali i paparazzi che non l’avevano mai lasciato in pace sin dai primi anni in cui iniziò a recitare. Lui che odiava tutto ciò si trovava davanti ad una semi-sconosciuta che gli stava per rovinare la tranquillità che si era creato con la sua famiglia, l’unica cosa che contasse veramente per lui più di ogni altra cosa.
«Jo, io non so cosa dire. Non capisco perché mia madre sia voluta venire qui, sicuramente lo avrà fatto di proposito, per crearmi altri problemi senza rendersi conto che li avrebbe in realtà creati a voi.»
«Forse tua madre era davvero in buona fede Jen, il punto è un altro e probabilmente tutta questa storia non c’entra proprio nulla.»
«Cosa intendi dire?»
«Saró onesto con te, potrei aver bisogno del tuo sostegno con i bambini anche dopo la scadenza del tuo contratto. Non saprei dirti per quanto, ma Jennifer, tu acetteresti?.»
Mi guardò fissa negli occhi, forse quello sguardo in lui ancora non l’avevo mai visto. Non era una supplica, non si sarebbe mai abbassato a tanto, ma dentro di sé sembrava stesse pregando che gli dicessi solamente “sì” senza fare domande, senza aggiungere altro.
«Fino ad oggi non ho fatto altro che causare problemi a te, a Vanessa. Io non credo che tu abbia davvero bisogno del mio aiuto in questo momento.»
«Jen, io e Vanessa ci stiamo separando.»
Ma che diavolo stava dicendo? Ma se erano il ritratto della felicità, potevo mai essere stata io la causa di tutti quei problemi? Non potevo credere alle mie orecchie.
«Quando tua madre ha consegnato il rullino lei non ha voluto nemmeno sapere che foto ci fossero, ma le ho detto di svilupparle se voleva, di farlo quando e come avrebbe preferito.»
«Perché lo avresti fatto? Questo non ha senso se lei non aveva intenzione di sapere che cosa conteneva.»
«Ha senso se vuoi capire quanto realmente ti ami una persona. Avrei potuto acconsentire al fatto che non le interessasse davvero, ma sapevo che non era così e appena l’ho messa alla prova lei non ha esitato un attimo. Questa è solo la punta dell’iceberg Jen, tu non c’entri proprio nulla, anche se probabilmente ora la tua vita subirà qualche cambiamento e ti chiedo scusa sin da ora.»
«Cosa intendi dire?»
«Vanessa tornerà in Francia, dice che ha molto lavoro e penso sia il momento giusto per allontanarci e riflettere su cosa stia accadendo. Ho bisogno che i bambini vivano questo periodo come se in realtà non stesse succedendo proprio nulla. Non sono stupidi, probabilmente sanno già come stanno le cose, ma ho bisogno che lo vivano nella più completa tranquillità.»
I bambini. Cosa c'entravano loro in tutto questo? Perchè procurargli tutto quel dolore, loro erano gli ultimi a meritare un simile trattamento, ma questo purtroppo non dipendeva più da me, ma da quello che avrebbero deciso i loro genitori. Non credevo che Vanessa avrebbe mai potuto spazzare al vento la sua relazione con Jo. Per quanto ero riuscita a conoscerlo ero certa che fosse un buon padre, ma per quanto riguardava il resto non avevo proprio voce in capitolo, anche se dentro di me continuavo a chiedermi come si poteva anche solo lontanamente pensare di lasciare un uomo del genere. Probabilmente ragionavo così solo perchè era perfetto ai miei occhi, ma in fondo sapevo di non sbagliarmi.
«Jo, forse non te l’ho mai detto, ma era da tanto che qualcuno non mi faceva sentire quel genere di felicità che può farti provare anche solo il più semplice dei sorrisi di un bambino, e sono riuscita a sentirmi così da quando ho conosciuto ai tuoi figli, da quando giorno per giorno non fanno altro che darmi una parte di sé stessi senza nemmeno rendersene conto. Se potrò davvero esserti utile in qualche modo, potrai contare su di me.»
«Dovrai essere forte Jen, voglio chiederti davvero scusa per questo, non so se mi potrai perdonare.»
Non riuscivo a capire il nesso tra quello che gli avevo appena detto e la sua frase successiva. Di cosa doveva farsi perdonare se mi ero appena proposta di stargli vicino a spada tratta fino alla fine di questa lunga e interminabile estate.
«Jennifer se c’è qualcuno con cui dovrò chiarire la situazione basta che tu lo dica e lo farò di persona.»
«Non riesco a capire, di cosa stai parlando?»
«Con molta probabilitá la foto verrà pubblicata.»
Spalancai gli occhi. Non ero sicura di aver sentito bene. Perché mai avrebbero dovuto farlo se né Matt né mia madre avevano avuto intenzione di farlo. Per un attimo mi girò la testa, al solo pensiero di cosa sarebbe potuto accadere una volta finita su tutti i giornali.
«Non… Non capisco.»
«Vanessa, sì insomma, sono quasi convinto che non appena la vedrá avrá intenzione di pubblicarla il prima possibile, per tutelarsi.»
«Tutelarsi? Tu questo lo chiameresti tutelarsi. Perché non fai qualcosa? O sei d’accordo con lei?»
«Ovvio che no, ma cosa posso fare per impedirlo. Ha il rullino e ha intenzione di sfruttarlo a suo favore. Se la nostra storia deve finire allora vuole poterne uscire al meglio, facendo apparire me come il mostro.»
«Jo, intendi sottostare a tutto questo?»
«In questo momento non posso davvero far nulla. Ci sto pensando, non faccio altro devi credermi, ma ora posso solo accettare che la situazione sia questa e farmi venire in ment…»
«Oddio.»
«Stai bene?»
Come se un fulmine avesse attraversato la mia mente pensai all’unica persona che avrebbe davvero sofferto per tutto questo, e di nuovo per colpa mia.
«Non capirà mai. Cioè sa già tutto, ma non sono certa che sopporterà anche questo.»
«Jen di cosa stai parlando?»
Abbassai la testa e fissai le mie ginocchia, anche se in realtà non riuscivo a vedere nulla davanti a me. Avevo raccontato tutto a Ben, ma avrebbe retto anche questo? Probabilmente mi avrebbe detto che non c'era nulla di cui preoccuparsi, ma più ci pensavo più mi rendevo conto che gli avrei fatto solo del male, altro male che non meritava, non dopo quello che stava passando. Tenevo ormai così tanto a lui che mi si strinse il cuore al pensiero di perderlo, e forse sarei dovuta essere proprio io a interrompere tutto, ma il solo pensiero mi fece tremare le gambe. Ne avrei mai avuto il coraggio? Proprio ora che stavo costruendo qualcosa con le mie sole forze, proprio ora che qualcuno riusciva a farmi sentire come avrei voluto.
Mi alzai in piedi e mi avvicinai velocemente verso la porta.
«Jo, per favore scusami. So che non è il momento, ma ora devo proprio andare. Verrò qui domani.»
Lo guardai distratta e uscii di corsa. Gli parlai solo perché sentii che non potevo andarmene senza dir nulla, ma in realtà i miei pensieri in quel momento si trovavano lontani mille miglia da quella casa. Corsi il più veloce possibile, con la mente distante dai miei passi che però conoscevano la strada alla perfezione, e il cuore che avrebbe voluto far tornare indietro il tempo e portarlo su quell’autostrada, su quella moto, appoggiata a quella giacca di pelle che sarebbe riuscita a tenerla lontana dal mondo intero.

 

   
 
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