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Autore: imallaboutcalumsbass    31/08/2015    2 recensioni
Isabelle è la figlia del ricco e famoso imprenditore Edward Waldner. Fin dalla sua nascita, è abituata a vivere serenamente nella sua enorme reggia, circondata da maggiordomi, governanti e camerieri, che strisciano ai suoi piedi, ad ogni suo schiocco di dita. Crescendo, si rende conto che la vita che conduce è ricca di piaceri, quanto di oppressioni. Si sente schiacciata ed intrappolata in quel mondo che predilige la perfezione, sente come se stesse sprecando la sua vita, non stesse vivendo tutte le esperienze che una ragazza della sua età dovrebbe e non ne avesse il controllo, a causa delle imposizioni che deve eseguire alla lettera per integrarsi in quella società. Quando incontrerà Calum Hood, un modesto venditore di strumenti musicali, la sua vita di accenderà e si incasinerà.
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Tratto dal primo capitolo:
"Perché hai continuato a mostrarmi le chitarre?" Chiese Isabelle, curiosa. Il ragazzo piegò la testa, elaborando la domanda. "Se sapevi che non mi interessava." Spiegò la giovane. Lui alzò le spalle.
"Perché mi piaceva il modo in cui mi guardavi, mentre lo facevo." Le sorrise, facendo colorare le guance pallide della ragazza in un tenue scarlatto.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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That girl at the party.

Calum se ne stava sdraiato sul suo letto a strimpellare una qualche melodia improvvisata con la chitarra, quando Michael irruppe nella stanza e balzò accanto a lui. Quest'ultimo punzecchiò il suo fianco fastidiosamente e costrinse il moro a poggiare la chitarra per rivolgergli la sua attenzione.
"Che c'è?" Chiese il ragazzo atono, non avendo realmente voglia di ascoltarlo. D'altronde, poteva già immaginare cosa avesse intenzione di dirgli l'altro.
"Dovresti agire, Cal." Consigliò infatti l'amico per l'ennesima volta, come aveva ripetuto per le settimane precedenti. Calum sbuffò, si alzò dal materasso facendolo molleggiare leggermente e raggiunse la scrivania, sistemando freneticamente il caos che vi era posto sopra. Non gli era mai importato di tenere la sua stanza in ordine, ma gli sembrò una prospettiva migliore di avere quella conversazione. "Ti manca più di quanto vuoi ammettere." Affermò il tinto, facendo cadere di mano al ragazzo un qualche oggetto che stava spostando insensatamente da una parte all'altra della scrivania. Odiava che Michael dovesse psicanalizzarlo, odiava che dovesse continuare a parlargli di lei, ma più di tutto odiava che, dopo quelle tre infinite settimane, non fosse riuscito a convincerlo che non ne avesse bisogno. Parlarne, avere una discussione a cuore aperto, confessare i suoi sentimenti, non era qualcosa che voleva fare, né tantomeno che gli sarebbe servita a qualcosa. Era soltanto una ragazza come tutte, aveva sentito delle nuove sensazioni con lei e gli sarebbero sicuramente rimasti dei ricordi, magari ci avrebbe scritto anche una canzone di successo sopra, ma era tutto ed a lui andava bene e non capiva perché se andasse bene a lui, non dovesse andare bene al suo amico. In un gesto avventato, decise di virare il discorso e dimostrargli che si sentiva meglio di quanto quest'ultimo pensasse.
"Hai ragione, devo agire." Lo assecondò Calum. "Stasera si va a ballare." Affermò battendo le mani entusiasta. Michael afferrò il cuscino accanto alla sua testa colorata e lo spiaccicò sul suo viso. Non era ciò che il tinto intendeva, per niente, ma voleva solo che l'amico si riprendesse, per questo, quella stessa sera si ritrovarono nel bel mezzo del caos scalpitante di un night club. Michael si raccomandò con Calum di non far niente di cui si sarebbe potuto pentire, ma il moro sembrò non sentirlo nemmeno, quando si gettò nella mischia eccitato. Quest'ultimo non si ricordava come, sapeva solo che dopo qualche bicchierino di troppo, si era ritrovato in una stanza con una ragazza di cui non sapeva il nome. Lei lo spogliava e lui si faceva spogliare e l'unica cosa che non abbandonava la sua testa era il profumo di lei, che non assomigliava per nulla al profumo di Isabelle. Calum la sovrastò e la spogliò ferocemente, provando ardentemente a non pensare, ma l'unica cosa su cui riusciva a focalizzarsi era che gli occhi che stava guardando, non erano quelli azzurri, intensi ed innocenti che avrebbe voluto vedere. Il ragazzo portò le mani a coprire i suoi occhi, come se oscurando essi, avesse potuto di conseguenza annebbiare i suoi pensieri. La giovane di cui non ricordava il nome, tolse la mani dal suo viso e prese a baciarlo, per riacquistare la sua attenzione. Lui sapeva nel profondo, che quelle non erano le labbra che voleva baciare, tanto da trovarle quasi nauseanti, da essere nauseato da sé stesso per star ricascando velocemente alle sue disgustose abitudini. Calum si alzò di scatto dal letto, come risvegliatosi improvvisamente da un incubo. Si guardò intorno respirando affannosamente, come in quel momento in cui si cerca di rendersi conto che quello che si stava vivendo era solo un brutto sogno. Ciò che realizzò, gli fece portare la testa fra le mani. Si rese conto di essere stato sveglio tutto quel tempo, ma di non aver mai tenuto gli occhi aperti. 
"Che ti prende?" Chiese la ragazza, osservandolo seduta. Lui sembrò riprendersi, andando alla rinfusa alla ricerca dei pantaloni, che infilò velocemente. "Qual è il problema?" Chiese nuovamente lei, intenzionata ad ottenere una risposta, che sembrava lui non avesse intenzione di pronunciare. 
"Non posso...sto pensando a qualcun'altra." Confessò Calum sospirando e passandosi una mano sul viso, esausto di combattere quella guerra all'interno del suo cervello. O del suo cuore? Di certo, in entrambi Isabelle ne era la protagonista.
"Beh, che ti pare? Anch'io ti avrei scopato pensando ad Harry Styles." Scrollò le spalle la ragazza, per niente colpita. Calum si sorprese della reazione pacata di lei e, quando la vide accendersi una sigaretta, qualcosa lo attirò nuovamente a sedersi al suo fianco, principalmente per rubarle qualche tiro. "Come si chiama?" Esordì la giovane senza nome, dopo un lungo silenzio pacifico.
"Chi?" Chiese il ragazzo, quasi stupidamente.
"Lei." Rispose ovvia. Un solo nome fluttuò nella testa di Calum a quel pronome.
"Isabelle." Sospirò quest'ultimo, sdraiandosi sul letto e chiudendo gli occhi. Solo una figura riusciva ad apparire sulle sue palpebre chiuse. 
"Mi assomiglia?" Chiese inaspettatamente la ragazza, facendo strabuzzare gli occhi al giovane.
"Cosa?" Urlò questo, sconvolto. "No!" Esclamò il secondo seguente. Calum si pentì immediatamente del modo in cui reagì, notando lo sguardo offeso di lei, ma non poteva davvero mettere a confronto quella tizia con Isabelle, non avrebbe potuto vedere qualcuno al suo livello. Si rese conto di suonare fin troppo drammatico, forse le mancava davvero più di quanto avesse mai voluto ammettere o forse l'alcool che scorreva nelle sue vene si stava prendendo gioco di lui.
"Ho capito, pensavo che fossi venuto qui con me perché ti ricordo lei." Spiegò la giovane senza nome. Lui si girò ad osservarla: era fisicamente il perfetto contrario di Isabelle e, si rese conto, che inconsciamente fosse andato a pescare la ragazza più lontanamente simile. Forse stava imponendo a sé stesso di non farsela mancare perché, se aveva capito una cosa quella sera, dalla reazione che aveva avuto solo toccando qualcun'altra, era che sicuramente quel distacco con Isabelle non gli era andato così a genio come credeva.
"Non avrei mai saputo trovare qualcuno come lei, in ogni caso..." Ammise Calum. Si sentiva anche un po' infastidito da sé stesso, avrebbe solo voluto ignorare quella sensazione di bisogno fisico ed emotivo di sentire nuovamente Isabelle vicina.
"Perché sei qui e non sei con lei?" La fece facile la tizia.
"Perché mi sono comportato da coglione." Confessò il ragazzo, sbuffando al solo ricordare quante parole inutili e per nulla necessarie aveva sputato quel giorno su di lei.
"Non ti vuole perdonare?" Chiese curiosa la giovane senza nome. Calum non sapeva realmente perché si stesse confidando con una sconosciuta, forse non gliene importava a causa dell'alcool ingerito o forse aveva solo bisogno di qualcuno con cui parlare, qualcuno che non lo conosceva e che quindi non avrebbe potuto giudicarlo.
"Non le ho chiesto di perdonarmi." Rispose semplicemente lui, ricevendo una manata sul petto. Il ragazzo spalancò gli occhi, urlandole contro.
"Perché?" Gli urlò di rimando lei.
"Ho avuto la mia occasione e non l'ho fatto, immagino sia così." Spiegò il giovane, scrollando le spalle. La ragazza alzò nuovamente la mano per colpirlo, ma lui le afferrò il polso. "Smettila di colpirmi." La avvertì fra i denti.
"Devi scusarti." Ordinò la tizia sconosciuta, come se la riguardasse in prima persona. Calum rimase qualche minuto in silenzio, riflettendo. Forse doveva solo andare in quel modo, d'altronde Isabelle faceva parte di un mondo che non apparteneva a lui, non sarebbero mai potuti andare bene insieme.
"D'altronde è meglio così, io non faccio per lei." Diede voce ai suoi pensieri il ragazzo, seriamente non sentendosi alla sua altezza, molto più convinto di questa teoria al ricordo di come aveva trattato Isabelle. Aveva realizzato di aver esagerato nel momento in cui lei era salita su quella macchina, ma si sapeva, Alissa gli ricordava un periodo oscuro della sua vita e quando gli era sembrato di essere attaccato perfino da Isabelle, si era sentito in dovere di proteggere sé stesso, come un riccio, che si nasconde nel suo guscio, ma allo stesso tempo ferisce chi prova ad avvicinarsi con le sue spine. Era sempre stato cosciente del fatto che si sarebbe dovuto scusare, ma non aveva mai realizzato quanto effettivamente il perdono di Isabelle fosse importante per lui. Michael aveva ragione, Calum stava solo cercando di convincere sé stesso di qualcos'altro, perché era troppo vigliacco per affrontarla, perché aveva paura di un rifiuto, anche se un po' pensava di farlo per lei, pensava che sarebbe stata meglio senza uno come lui. La giovane lo colpì nuovamente, facendolo mettere seduto, infastidito. "Dannazione." Imprecò lui, guardandola malamente. "Questo per cos'era?" Chiese poi, ormai rassegnato.
"Questa è la giustificazione che dai a te stesso?" Gli urlò contro lei, scuotendolo. Calum scosse la testa, forse leggermente spaventato dalla sua ferocia. Si era ritrovato a letto con l'unica pazza che non si era incazzata, perché lui si fosse fermato nel bel mezzo di una scopata, ma al contrario gli urlava di buttarsi tra le braccia di un'altra. Forse però una sorta di ragione in ciò che quella tizia sosteneva c'era: Isabelle non aveva mai cercato di farlo sentire a disagio per la fascia economica a cui apparteneva, erano tutti problemi che stava creando lui nella sua testa per convincersi che andasse bene così, che non fosse un grande affare il fatto che l'avesse persa ed invece, proprio quella pazza che gli stava danneggiando i timpani, l'aveva fatto rendere conto che non avrebbe potuto guardare un'altra ragazza, pensando che fosse quella giusta per lui. "Senti amico, io non so cosa tu le abbia fatto o cosa ti abbia detto lei, l'unica cosa che so è che noi ragazze vogliamo semplicemente che voi ci chiediate scusa, che voi dimostriate che vi meritate il nostro perdono e credimi, non importa cosa vi urliamo contro, vorremmo solo...questo." Concluse in un sussurro la ragazza e Calum non fu più sicuro che stesse ancora parlando di lui.
"Ho combinato un gran casino." Ammise il giovane, portando le mani in viso, quasi realizzando in quello stesso momento.
"La tua Isabelle dovrebbe sapere che non riesci a reggere lo sguardo di una ragazza che non sia lei." Gli parlò lei più quieta, passandogli una mano sulla schiena, in un gesto rassicurante. "Sai, probabilmente è andata a discapito mio, ma quando mi hai detto che non riuscivi ad andare avanti perché la tua testa era troppo presa da qualcun'altra ti ho ammirato, perché un altro ragazzo se ne sarebbe semplicemente fregato." Ammise sorridendogli, quando lui alzò lo sguardo. "Tu non puoi permettere a te stesso di rinunciare ad una persona che ha un così grosso potere su di te." Affermò la ragazza, prima di dargli un ultimo sguardo intenditore ed alzarsi dal letto, per andare alla ricerca della sua maglia. Quelle parole rimbombarono nella testa di Calum, come un mantra.
"Perché mi stai dicendo queste cose?" Era l'unica cosa che non capiva lui e sputò fuori dalla sua bocca. La giovane indossò la maglia e poi si girò nella sua direzione.
"La prossima volta che ci incontreremo, voglio vederti mano nella mano con Isabelle." Affermò lei facendogli un occhiolino, prima di stringere le sue scarpe al petto e sgattaiolare via dalla porta. Calum si rese conto di non aver nemmeno capito come si chiamasse, ma alla fine di quella notte non gli importava, perché quella ragazza che sembrava fosse stata mandata appositamente, gli aveva lasciato di certo qualcosa, non sapeva cosa con esattezza, ma l'avrebbe portato ad agire, quella volta per davvero. D'altronde, aveva bevuto più di quanto avrebbe dovuto, non ricordava dove aveva lasciato le chiavi della macchina, probabilmente non ci sarebbe nemmeno arrivato a casa, non ricordava neanche quale numero ci fosse dopo l'undici o quante dita potesse contare in una mano, ma c'era un'unica cosa che non riusciva a togliersi dalla testa: la voce di Isabelle, il profumo dei suoi capelli ed il suo sorriso dolce.











Buonas......zzzzzz...SONO QUI, SONO SVEGLIA!
Perdonatemi, ma stanotte - o meglio dire stamattina - mi sono messa a letto alle cinque e mezza...ebbene si, perché ho fatto follie notturne...non è vero, sono rimasta sveglia a guardare i vma che, tra l'altro, quest'anno non sono stati nulla di particolare, ma siccome da tre anni a questa parte faccio la notte per vederli, ho deciso di farlo anche quest'anno. Quanto meno i ragazzi hanno vinto la categoria "Song of the summer" con SKH, yupphi. Un po' meno yupphi le fans delle fifth harmony (non so come si chiamino, I don't really care), che prese da un moto di gelosia hanno scritto "cose poco carine" - mi limito a dire - ad Ashton, il peggio è che lui le ha notate anche, ma non voglio soffermarmi su questa merda, perché mi rifiuto già di vivere su questo pianeta e preferisco non incrementare la mia voglia di lanciarmi nello spazio. Passando al motivo per cui siamo qui oggi riuniti...no, così sembra che sto dicendo la messa. Si può carpire che sono alquanto assonnata, riavvolgiamo il nastro. Per quanto riguarda il capitolo, cosa vi aspettavate? Che avrei fatto scopare Calum con la prima che gli capitava davanti? Avete così poca fiducia in me? Beh, dopo i precedenti capitoli...MA QUESTI SONO DETTAGLI. NO, ovviamente a lui serviva una spinta per capire...questo suona malizioso. Come penserete che agirà il nostro baldo giovane? Devo davvero smetterla di parlare, ho troppo sonno e deliro, inoltre stasera ho mangiato tanta anguria e mi scappa proprio, quindi corro, ci sentiamo presto! 
   
 
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