Menestrella’s corner:
Ciao
lettori!
Ecco un
capitoletto
nuovonuovo tutto per voi! Spero lo gradirete, come avete dimostrato di
fare con
gli altri!
Devo
dire che non mi
aspettavo questo successo: voglio dire, so che è pur sempre
un successo
relativo (ci sono fanfic con centinaia di recensioni), però
non mi era mai
capitato che una mia storia ricevesse tanti
‘preferiti’!
Perciò
un
supermegagigantesco GRAZIE per avermi fatto superare il mio personale
record
che avevo segnato con Il molliccio rivelatore!
Questa
storia prevede
qualche altro capitoletto; continuate a seguirmi!!!
Un bacio
XX M.
Christmas wishes
4
Di apparizioni,
strangolamenti e... baci
“Dai,
Evans, stavo solo scherzando...
Non te la sarai mica presa?”
James-Compaio-All’-Improvviso-Potter
la
studiava con attenzione dalla poltroncina color rosso acceso accanto al
caminetto della Sala Comune.
Lei
in Sala Comune c’era arrivata
qualche minuto prima, agitando i pugni con rabbia e scuotendo la testa,
rassegnata. Ma lui quando ci era
arrivato?
Mentre
scagliava un cuscino contro la
finestra con tutta la (scarsa) forza che possedeva, le era sembrato di
sentire
il ritratto aprirsi di nuovo ma poi, non avendo visto entrare nessuno,
si era
convinta di soffrire di manie di persecuzione.
Insomma,
prima la cosa morbida che le
sfiorava la guancia... ora lo sconosciuto
invisibile che la seguiva...
Invece,
eccolo lì: James Potter,
zazzera, boccino ed espressione sorniona, tutto compreso. Sconosciuto non lo era per niente.
“Sai
diventare invisibile,
Potter?” gli domandò, scontrosa.
“Cosa?!”
Per
qualche ragione il ragazzo era
sbiancato.
“Immagino
sia troppo difficile anche per
te...”
“Sai,
Evans, quella nota isterica che
colgo nella tua voce non mi piace per niente”
sottolineò lui, riprendendosi.
“Ti
ci dovrai abituare, temo,” lo
rimbeccò Lily, acida. “Sembra essere una
caratteristica delle creature a sangue freddo.
Perché non
chiedi conferma alle Sirene?!”
E
magari non affoghi nel Lago Nero?!
pensò, stringendo con forza i pugni.
“Sei
arrabbiata,” concluse James, un sorriso di comprensione sulle
labbra.
“Non
trovo divertente essere insultata,
scusa.”
“Qualcuno
deve pur dirti la verità, no?”
“La
verità?!” gli fece eco Lily,
adirata.
“Dimmi
che non è vero, Evans,” cominciò
James affilando lo sguardo. “Dimmi che sai
che cosa significa sentire le farfalle nello stomaco, che hai mai
provato un
brivido... e non perché avevi freddo,”
aggiunse subito. “Tu non capisci neppure di che cosa sto
parlando!”
La
sua voce era salita di tono,
progressivamente, ed aveva raggiunto accenti di pura
aggressività.
“Ti
vorrei far notare,” mormorò Lily,
spiazzata, “che ora quello arrabbiato sembri tu...”
James
le sferrò un’occhiataccia e cercò
di controllare il suo improvviso malumore. Per un istante diede
l’impressione
di voler aggiungere qualcosa, ma poi si morse la lingua e rimase zitto,
a
fissarla in cagnesco.
“E
ora che c’é?” lo sgridò la
ragazza, a
disagio sotto quello sguardo.
“Non
è naturale, Evans. Ecco
che c’é!”
“Certo,
se confrontato con il tuo stile di
vita, il mio deve apparire
davvero innaturale...”
Ok.
Aveva appena
perso un’ottima occasione per tacere. Se ne rese conto un
secondo troppo tardi.
“Il
mio stile di vita?”
Potter
aveva abbandonato la sua
postazione e le si era avvicinato con aria minacciosa.
“Che
intendi dire, Evans?”
La
ragazza sostenne il suo sguardo, ma
non trovò le parole.
“Quale
sarebbe il mio stile di vita?”
insistette James.
“Andiamo,
Potter!” esplose lei. “Quante
ragazze cambi in un mese? Quattordici?!”
James
le si avvicinò ancora ed appoggiò
lentamente le mani sulle sue spalle.
“Ringrazia
che sono un gentiluomo, Lily
Evans,” sibilò a pochi centimetri dal suo volto.
“Perché ti saresti appena
meritata un insulto in pompa magna...”
“Qualcuno
deve pur dirti la verità, no?”
Dio.
Lo aveva detto senza pensarci. Ed
ora quelle potevano essere le ultime parole della sua giovane vita.
Potter era
così vicino che gli sarebbe bastato allungare una mano per
farle molto, molto
male. Si preparò al peggio. Ma il peggio non venne.
James
le afferrò il volto con le mani,
ma con delicatezza.
Quindi
non vuole strangolarmi,
pensò rassicurata Lily, prima che la sua mente
registrasse appieno gli stimoli che provenivano dalla sua pelle. Le
mani di
Potter le stavano accarezzando dolcemente le guance e nei suoi occhi,
così
vicini ai suoi, c’era un’evidente espressione di
titubanza. Se possibile non lo
aveva mai visto così indeciso.
Ma
che cosa poteva averlo ridotto in
quello stato?! I suoi occhi sembravano ripeterle una domanda che
tuttavia il
suo cervello non era in grado di decodificare. Forse perché,
già da qualche
secondo, il suo cervello, di solito così rapido a valutare,
aveva issato
bandiera bianca.
Una
mano di Potter si spostò sulla sua
nuca, scomponendo in parte lo chignon
che aveva creato per la serata. Alcuni ciuffi le ricaddero
all’istante ai lati
dell’orecchio. Avvertì la mano del ragazzo
indugiare dolcemente sul suo collo.
E
poi accadde l’inverosimile.
La
mano di Potter fece pressione sulla
sua nuca, attirandola ancora di più verso di lui, tanto che
le mani della
ragazza, che finora erano rimaste immobili lungo i fianchi, finirono
col
reagire istintivamente, appoggiandosi sul suo petto.
E
fu a quel punto, solo a quel punto,
che la mente di Lily si
riattivò quel tanto che bastava per formulare un lieve
dubbio.
Non
vorrà mica... insomma... non penserà davvero di
ba-
Per
un attimo fu colta dal desiderio di
dire qualcosa, qualsiasi cosa
potesse
interrompere quella scena. Lo faceva sempre. Risolvere le situazioni
imbarazzanti con una battuta. Ma questa volta non era così
facile. Quello che
ancora la guardava con uno sguardo impossibile da descrivere era James
Potter.
Il suo rivale giurato. Colui che aveva detestato per sei anni e mezzo e
che
per, lo stesso lasso di tempo, l’aveva tormentata con ogni
sorta di scherzo o
di battuta irriverente.
Loro
erano semplicemente incompatibili.
Scoperta recente, ma già acquisita. Quella scena era
surreale. Se qualcuno
fosse entrato nella Sala Comune e li avesse trovati così,
avvinghiati l’uno
all’altra, si sarebbe sicuramente stropicciato gli occhi. Non
poteva essere
vero. Punto.
Hei,
un momento.
Aveva detto avvinghiati?!
No.
No. No. Non poteva essere. Non
poteva andare così. Non adesso.
Non con lui.
Il
suo sguardo si incendiò e Lily non
seppe mai che cosa doveva averci letto James. Di fatto però,
mentre le labbra
di lui abbozzavano un lieve sorriso mesto, tutte le barriere che gli
anni e
l’orgoglio avevano eretto tra di loro sembrarono cadere e
Lily ebbe la netta
percezione di poter leggere nei pensieri del ragazzo un triste Lo sapevo, Evans.
Un
attimo dopo la fronte di James sfiorò
la sua e Lily lo osservò chiudere gli occhi. Rimase
così qualche secondo, ad
assorbire il colpo.
“D’accordo,
Evans. Per ora siamo pari,”
sentenziò con voce roca.
“Dove
vai?” gli domandò d’impeto, quando
lo vide allontanarsi verso il dormitorio maschile con andatura
contratta.
“A
farmi una doccia!” sbraitò quasi,
senza voltarsi.
Lily
ringraziò la sua buona stella. Un
po’ di tempo da sola era proprio ciò che le
serviva per analizzare la
situazione.
“È
il cervello che ti frega, Evans,”
borbottò il ragazzo, prima di sbattere la porta.
. . .