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Autore: menestrella 07    04/02/2009    8 recensioni
Hogwarts, 24 dicembre 1978. Che cosa potrebbe mai accadere se Lily Evans e James Potter, non più acerrimi nemici ma non ancora amici, trascorressero le vacanze di Natale insieme? VIII capitolo online!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ciao lettori!

Ecco un capitoletto nuovonuovo tutto per voi! Spero lo gradirete, come avete dimostrato di fare con gli altri!

Devo dire che non mi aspettavo questo successo: voglio dire, so che è pur sempre un successo relativo (ci sono fanfic con centinaia di recensioni), però non mi era mai capitato che una mia storia ricevesse tanti ‘preferiti’!

Perciò un supermegagigantesco GRAZIE per avermi fatto superare il mio personale record che avevo segnato con Il molliccio rivelatore!

Questa storia prevede qualche altro capitoletto; continuate a seguirmi!!!

Un bacio

 

 

XX M.

  
 

Christmas wishes

4

Di apparizioni, strangolamenti e... baci

 

 

 

“Dai, Evans, stavo solo scherzando... Non te la sarai mica presa?”

James-Compaio-All’-Improvviso-Potter la studiava con attenzione dalla poltroncina color rosso acceso accanto al caminetto della Sala Comune.

 

Lei in Sala Comune c’era arrivata qualche minuto prima, agitando i pugni con rabbia e scuotendo la testa, rassegnata. Ma lui quando ci era arrivato?

Mentre scagliava un cuscino contro la finestra con tutta la (scarsa) forza che possedeva, le era sembrato di sentire il ritratto aprirsi di nuovo ma poi, non avendo visto entrare nessuno, si era convinta di soffrire di manie di persecuzione.

 

Insomma, prima la cosa morbida che le sfiorava la guancia... ora lo sconosciuto invisibile che la seguiva...

Invece, eccolo lì: James Potter, zazzera, boccino ed espressione sorniona, tutto compreso. Sconosciuto non lo era per niente.

 

“Sai diventare invisibile, Potter?” gli domandò, scontrosa.

“Cosa?!”

Per qualche ragione il ragazzo era sbiancato.

 

“Immagino sia troppo difficile anche per te...”

“Sai, Evans, quella nota isterica che colgo nella tua voce non mi piace per niente” sottolineò lui, riprendendosi.

 

“Ti ci dovrai abituare, temo,” lo rimbeccò Lily, acida. “Sembra essere una caratteristica delle creature a sangue freddo. Perché non chiedi conferma alle Sirene?!”

 

E magari non affoghi nel Lago Nero?! pensò, stringendo con forza i pugni.

 

“Sei arrabbiata,” concluse James, un sorriso di comprensione sulle labbra.

“Non trovo divertente essere insultata, scusa.”

“Qualcuno deve pur dirti la verità, no?”

“La verità?!” gli fece eco Lily, adirata.

 

“Dimmi che non è vero, Evans,” cominciò James affilando lo sguardo. “Dimmi che sai che cosa significa sentire le farfalle nello stomaco, che hai mai provato un brivido... e non perché avevi freddo,” aggiunse subito. “Tu non capisci neppure di che cosa sto parlando!”

 

La sua voce era salita di tono, progressivamente, ed aveva raggiunto accenti di pura aggressività.

“Ti vorrei far notare,” mormorò Lily, spiazzata, “che ora quello arrabbiato sembri tu...”

 

James le sferrò un’occhiataccia e cercò di controllare il suo improvviso malumore. Per un istante diede l’impressione di voler aggiungere qualcosa, ma poi si morse la lingua e rimase zitto, a fissarla in cagnesco.

 

“E ora che c’é?” lo sgridò la ragazza, a disagio sotto quello sguardo.

“Non è naturale, Evans. Ecco che c’é!”

 

“Certo, se confrontato con il tuo stile di vita, il mio deve apparire davvero innaturale...”

 

Ok. Aveva appena perso un’ottima occasione per tacere. Se ne rese conto un secondo troppo tardi.

 

“Il mio stile di vita?”

Potter aveva abbandonato la sua postazione e le si era avvicinato con aria minacciosa.

“Che intendi dire, Evans?”

 

La ragazza sostenne il suo sguardo, ma non trovò le parole.

“Quale sarebbe il mio stile di vita?” insistette James.

“Andiamo, Potter!” esplose lei. “Quante ragazze cambi in un mese? Quattordici?!”

 

James le si avvicinò ancora ed appoggiò lentamente le mani sulle sue spalle.

“Ringrazia che sono un gentiluomo, Lily Evans,” sibilò a pochi centimetri dal suo volto. “Perché ti saresti appena meritata un insulto in pompa magna...”

 

“Qualcuno deve pur dirti la verità, no?”

 

Dio. Lo aveva detto senza pensarci. Ed ora quelle potevano essere le ultime parole della sua giovane vita. Potter era così vicino che gli sarebbe bastato allungare una mano per farle molto, molto male. Si preparò al peggio. Ma il peggio non venne.

 

James le afferrò il volto con le mani, ma con delicatezza.

Quindi non vuole strangolarmi, pensò rassicurata Lily, prima che la sua mente registrasse appieno gli stimoli che provenivano dalla sua pelle. Le mani di Potter le stavano accarezzando dolcemente le guance e nei suoi occhi, così vicini ai suoi, c’era un’evidente espressione di titubanza. Se possibile non lo aveva mai visto così indeciso.

 

Ma che cosa poteva averlo ridotto in quello stato?! I suoi occhi sembravano ripeterle una domanda che tuttavia il suo cervello non era in grado di decodificare. Forse perché, già da qualche secondo, il suo cervello, di solito così rapido a valutare, aveva issato bandiera bianca.

 

Una mano di Potter si spostò sulla sua nuca, scomponendo in parte lo chignon che aveva creato per la serata. Alcuni ciuffi le ricaddero all’istante ai lati dell’orecchio. Avvertì la mano del ragazzo indugiare dolcemente sul suo collo.

 

E poi accadde l’inverosimile.

 

La mano di Potter fece pressione sulla sua nuca, attirandola ancora di più verso di lui, tanto che le mani della ragazza, che finora erano rimaste immobili lungo i fianchi, finirono col reagire istintivamente, appoggiandosi sul suo petto.

 

E fu a quel punto, solo a quel punto, che la mente di Lily si riattivò quel tanto che bastava per formulare un lieve dubbio.

 

Non vorrà mica... insomma... non penserà davvero di ba-

 

Per un attimo fu colta dal desiderio di dire qualcosa, qualsiasi cosa potesse interrompere quella scena. Lo faceva sempre. Risolvere le situazioni imbarazzanti con una battuta. Ma questa volta non era così facile. Quello che ancora la guardava con uno sguardo impossibile da descrivere era James Potter. Il suo rivale giurato. Colui che aveva detestato per sei anni e mezzo e che per, lo stesso lasso di tempo, l’aveva tormentata con ogni sorta di scherzo o di battuta irriverente.

 

Loro erano semplicemente incompatibili. Scoperta recente, ma già acquisita. Quella scena era surreale. Se qualcuno fosse entrato nella Sala Comune e li avesse trovati così, avvinghiati l’uno all’altra, si sarebbe sicuramente stropicciato gli occhi. Non poteva essere vero. Punto.

 

Hei, un momento. Aveva detto avvinghiati?!

No. No. No. Non poteva essere. Non poteva andare così. Non adesso. Non con lui.

 

Il suo sguardo si incendiò e Lily non seppe mai che cosa doveva averci letto James. Di fatto però, mentre le labbra di lui abbozzavano un lieve sorriso mesto, tutte le barriere che gli anni e l’orgoglio avevano eretto tra di loro sembrarono cadere e Lily ebbe la netta percezione di poter leggere nei pensieri del ragazzo un triste Lo sapevo, Evans.

 

Un attimo dopo la fronte di James sfiorò la sua e Lily lo osservò chiudere gli occhi. Rimase così qualche secondo, ad assorbire il colpo.

 

“D’accordo, Evans. Per ora siamo pari,” sentenziò con voce roca.

 

“Dove vai?” gli domandò d’impeto, quando lo vide allontanarsi verso il dormitorio maschile con andatura contratta.

“A farmi una doccia!” sbraitò quasi, senza voltarsi.

 

Lily ringraziò la sua buona stella. Un po’ di tempo da sola era proprio ciò che le serviva per analizzare la situazione.

 

“È il cervello che ti frega, Evans,” borbottò il ragazzo, prima di sbattere la porta.

 

 

. . .


 


  
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