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Autore: Wendy96    01/09/2015    1 recensioni
C'è chi paragona l'amore all'amicizia considerandoli quasi dei pari, come fossero un'unica entità.
Perché no? Certo, si possono confondere, ma credetemi se vi dico che questi si trovano su due universi paralleli, due strisce di terra tenute insieme soltanto da un ponte che solo gli amici più intrepidi, quegli amanti sventurati legati ad una persona accanto a loro da sempre, tentano di attraversare fianco a fianco.
E Darcy aspetta su quel ponte da tutta la vita; avanza silenziosa lungo la via in cui amore e amicizia si fondono certa di essersi lasciata tutto alle spalle, di essere finalmente riuscita a dimenticare LUI.
Ma sarà proprio vero che il tempo cura le ferite e lenisce ogni pena di un cuore innamorato? E se quel fulmine a ciel sereno che ha squarciato le sue giornate felici fosse la scintilla capace di riunire due anime rimaste distanti troppo a lungo?
Nulla accade per caso, e Darcy lo capirà prima ancora che possa realizzarlo.
Questa è la storia di un'amicizia e una novità che cambierà per sempre due vite parallele.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I miei piedi calpestavano sicuri il terreno come se non avessero mai smesso di percorrere quella strada. Era incredibile come il ricordo fosse rimasto nitido nella mia mente nonostante fossero passati anni; avrei potuto chiudere gli occhi e continuare a camminare, non avrei di certo sbagliato strada.
Non riuscivo a sollevarmi lo sguardo dai piedi, non ricordo un altro momento in cui la mie scarpe siano state tanto interessanti.
Quando finalmente mi decisi ad alzare il capo, i miei occhi si fissarono su quella casa a me troppo famigliare legata insolubilmente ai miei ricordi. Non riuscivo a muovermi, mi strinsi nella felpa tirandomi il cappuccio sopra la testa rimanendo a fissarla come per controllare che non fosse cambiato niente, che il bianco del piano superiore della casa fosse rimasto tale, chiaro e ben distinto dalla parte inferiore in mattoni, che le aiuole fossero ancora squadrate e perfette, che le auto fossero parcheggiate nel vialetto, che le luci fossero accese… Era ancora così, tutto era rimasto esattamente come me lo ricordavo, come se fosse congelata nel tempo. Una cosa sola era cambiata: lui non abitava più lì.
Presi un respiro profondo e mi avviai lungo il vialetto fermandomi nuovamente davanti alla porta d’ingresso laccata di bianco.
“Smettila, Darcy! Vuoi sul serio rovinarti il primo giorno che hai messo piede in questa città?! Lascia che tutto avvenga a suo tempo, torna a casa.”
Quella fottuta vocina nella mia testa aveva ragione, così feci per tornare sui miei passi quando, in un gesto quasi inconscio, mi voltati e bussai ripetutamente alla porta. Orami non potevo più andarmene, ero troppo grande per fare il classico “suona e scappa”.
Attesi qualche minuto ferma sulla soglia, in balia di una lotta che mi dilaniava dall’interno: una parte di me avrebbe voluto che la casa fosse vuota, un’altra fremeva dalla voglia di entrare.
Non potete immaginare la delusione che provai vedendo uscire dalla porta d'ingresso una signora di circa sessantacinque anni, bassa e con degli spessi occhialoni da vista gialli sul naso.
«Posso esserti ulite?» mi domandò guardandomi confusa.
«Oh, ecco… stavo cercando delle persone ed ero certa che vivessero qui…»
«Anne e Robin, intendi?» Sollevò lo sguardo sospirando profondamente.
«Sì» Probabilmente urlai quel "sì", infatti la donna fece un piccolo salto indietro. Chissà cos'avrà pensato, "che ci fa ‘sta squilibrata urlatrice nel mio portico a quest'ora?!".
«Vivono fuori città, nella campagna.»
«Potrebbe darmi l’indirizzo, sempre se ce l'ha» insistetti. Orami mi ero decisa ad incontrali quella sera.
«Penso che non sia la cosa migliore, si sono trasferiti per un motivo» cercò di farsi intendere.
«Oh, non è come pensa! Non sono una fan del figlio, loro mi conoscono da anni, posso provarglielo!» Tirai fuori dalla tasca posteriore dei jeans il portafoglio in cui custodivo, insieme ai documenti, una vecchia foto di me e mia madre con Harry ad Anne al parco l’estate che ci conoscemmo. «Vede? La signora nella foto è la vecchia proprietaria, Anne, e questa sono io.» Indicai prima lei e poi me. «L’ho convinta?»
«Certo…» fece insicura sul da farsi, ma almeno mi accontentò. Dopo essere rientrata titubante in casa, uscì stringendo un fogliettino tra le mani. «Non è molto vicino da qui, quindi…»
«Non si preoccupi, è stata più utile di quanto immagina!» dissi prima di correre via. Conoscevo il nuovo indirizzo, e sì, era lontano da lì, quindi dovevo correre, e anche veloce!
Diciamo che presentarmi davanti a casa loro con il fiatone e i capelli incollati alla fronte per via del sudore non era proprio come avevo immaginato, ma mi accontentai di esserci arrivata in meno di mezz'ora.
Bussai alla porta d'ingresso e attesi che qualcuno venisse ad aprire.
«Sì?» domandò la donna aprendo la porta stringendosi nello scialle color crema che le avvolgeva le spalle.
Notai immediatamente l’espressione di incredulità che le comparve in volto quando mi vide e si portò una mano sulle labbra.
«Anne, sono Darcy» dissi timidamente mordendomi il labbro inferiore sorridendo appena.
Scosse lentamente in capo e mi abbracciò nello stesso amorevole modo con cui una madre stringe a sé un figlio da tempo lontano da casa.
«Darcy, che bello rivederti! Ma che ci fai qui? Perché non ci hai avvertiti?!»
«Sono appena arrivata, Anne, sono qui solo da un giorno.»
Si sciolse dall’abbraccio tenendo comunque le braccia tese davanti a sé appoggiate sulle mie spalle e, sorridendo radiosa, disse «Ben tornata, Day. Tu non immagini quanto ci sia mancata! Ma come hai fatto a trovarci?»
«Sono andata alla vostra vecchia casa e, quando non vi ho trovati, ho chiesto dove vi foste trasferiti.»
«Strano che la signora Arpher te l'abbia detto, non è una molto… socievole.»
«L'ho notato, ma avrà pensato che fossi pazza e che fosse meglio assecondarmi.»
Rise scuotendo il capo, poi si voltò verso la porta lasciata aperta e urlò «Rob, Gemma, venite un po’ a vedere chi si è fatto vivo!»
Sentii dei passi frettolosi provenire dall’interno, poi la sagoma famigliare di Gemma che, nel vedermi, fece un mezzo urletto e mi abbracciò facendomi quasi mancare l’aria.
«Oddio, Darcy? Sei proprio tu? Mi sei mancata così tanto!»
«Anche tu, Gem. Mi siete mancati tutti così tanto.»
Non potei trattenermi dal piangere, rivedere quelle persone così importanti e con le quali avevo condiviso tutta la mia infanzia mi fece sentire incredibilmente felice. Mi sentii finalmente a casa e uno dei grossi pesi che mi portavo addosso sparì facendomi sentire più leggera.
M’invitarono ad entrare, volevano sapere tutto di me e dei miei genitori e per rivangare il passato insieme.
«Che ti ha spinto a tornare?» mi chiese Robin porgendomi una tazza colma di thè bollente. In quel suo gesto notai lo scintillio prodotto dalla fede all’anulare sinistro. Si erano sposati, finalmente.
«Nostalgia di casa e non sopportavo più Liverpool. C’è troppa gente lì!»
«Ammettilo, eri stufa delle troppe avance dei ragazzi di città» scherzò Gemma dandomi una lieve gomitata sul fianco e facendomi cadere alcune gocce di thè sui jeans.
«E i tuoi? Sono venuti con te o…»
«Diciamo che sapevano che prima o poi avrei mollato tutto per venire qui, però hanno lasciato che lo facessi da sola. Non potevano perdere il lavoro per un mio capriccio» risposi alzando le spalle.
«Se vuoi ti adottiamo, abbiamo una stanza libera» disse ridendo Robin, ma capì di aver toccato un tasto dolendo quando mi vide abbassare gli occhi sulla tazza.
«Oh, che stupida! Dobbiamo assolutamente chiamare Harry! Lui sarebbe…»
Il solo sentir pronunciare il suo nome mi fece sussultare.
«Non credo che sia la cosa migliore da fare, mamma» la fermò Gemma, «È piuttosto tardi, non credi?» Mi lanciò un’occhiatina d’intesa.
“Grazie, Gemma. Ti devo un favore immenso.”
«Grazie per l’ospitalità, rivedervi è stato fantastico» li ringraziai alzandomi in piedi.
«Te ne vai già?» chiese Anne con aria dispiaciuta.
«Tra trasloco e il nuovo lavoro sono un po’ stanca…»
«Ti accompagno io, così noi ragazze possiamo chiacchierare ancora un po’.» Gemma mi sorrise, e mi parve di leggere nei suoi occhi di cosa avremmo parlato.
Salutai i signori Twist (beh, ora Anne aveva preso il cognome del nuovo marito) e seguii Gemma in auto.
«Non ti è ancora passata, vero?» mi chiese poco dopo, mentre eravamo per strada.
«Cosa?»
«La cotta per mio fratello. Ho visto come hai reagito quando si è cominciato a parlare di lui.»
«Non parlerei di cotta, quella appartiene al passato, ma è che mi è mancato terribilmente e sono un po’ in ansia all’idea di rivederlo. Non c’è stato giorno in cui non abbia pensato a lui.»
«Non ho mai capito perché hai deciso di uscire dalle nostre vite così. Ne abbiamo sofferto tutti.»
«Sono dovuta partire così, senza preavviso, e ho fatto in modo di sparire, mi sembrava la cosa più giusta.»
«Nei primi tempi è stato difficile, aveva addirittura pensato di non cominciare nemmeno X Factor, ma poi lo abbiamo fatto ragionare e stare con il gruppo lo ha aiutato a distrarsi. Ogni volta che veniva qui, la prima cosa che faceva era controllare se fossi tornata, il tuo nome era il più frequente a casa nostra e continuava a chiedere a chiunque se avesse notizie di te. Ci è voluto parecchio tempo prima che si autoconvincesse di non poter fare nulla per riaverti indietro, ed ha lasciato perdere.»
«Pensavo fosse la scelta migliore per entrambi» dissi sollevando le spalle. Non ne ero convinta nemmeno io di quello che stavo facendo allora.
«Secondo me è stata una stronzata, ma ti capisco, eri piccola e innamorata, cercavi di proteggerti.»
«Non ero…»
«Mio fratello mi ha detto che lo hai baciato prima di partire, non mi nasconde mai niente.» Voltò il capo verso di me mettendomi con le spalle al muro.
Okay, mi aveva spiazzata e mi sentii le gote avvampare.
«Neanche lui ha mai smesso di pensare a te» aggiunse tornando a guardare dritta davanti a sé. Casa mia era a pochi metri di distanza.
«Ogni tanto, quando torna a casa, esce la sera tardi e viene fino a qui a piedi. Semplicemente esce di casa in silenzio e si fa due passi da solo. Credo che lo aiuti.» Sospirò.
La cosa mi spiazzò. Avevo sempre pensato al mio di dolore, non mi ero mai chiesta se anche lui ne avesse sofferto, se avesse pensato a me tanto quanto io ripensavo a lui.
«Grazie per avermi accompagnata, Gemma» dissi aprendo lo sportello dell'auto.
«Sei come una sorellina per me, e poi volevo farmi questa chiacchierata sola con te. È stato bello rivederti, Day, promettimi che non sparirai di nuovo nel nulla.»
«No, mai più.»
Ci stringemmo in un altro lungo abbraccio prima che scendessi dall’auto.
Entrai in casa e mi lasciai sprofondare sul divano; i miei pensieri erano un turbinio senza controllo.
Non pensavo che gli avessi fatto quell’effetto, insomma, per un momento ha pensato di mandare a puttane la sua carriera! Mi sentii terribilmente in colpa.
Misfit comparve miagolando nel buio e mi saltò sulle ginocchia facendo le fusa in cerca di coccole. Per quanto strano fosse, quel gatto sapeva sempre quando avevo bisogno di compagnia.
Ripensai a tutte le persone riviste in quella giornata, ad Anne e Robin, alla chiacchierata con Gemma, e senza che me ne rendessi conto sprofondai in un sonno profondo su quello scomodo divano impolverato.
I pezzi stavano tornando tutti al loro posto come i tasselli di un puzzle, e ora ne mancava solo più uno, il più duro da sopportare, ma ormai ero certa che presto avrei fatto i conti con quel fantasma del passato che aveva vissuto nei miei ricordi fino a quel momento rendendo la mia vita un continuo “e se…”
Ero pronta?
 
***Squillo del telefono…***
«Pronto?»
«Harry, mi senti?»
«Cosa?! Aspetta…»
Attesa. Dall’altro capo del telefono si sentono solo delle voci distanti e della musica ad alto volume in sottofondo. Forse si trova in un locale con gli amici.
«Ora ti sento. Che c’è?»
«È tornata in città.»
«Chi?»
«Darcy. È qui.»
Altra attesa, ma questa volta l’unico suono proveniente dalla cornetta dell’interlocutore è il suono del suo respiro spezzato e quello di un ingoio di saliva. Probabilmente la notizia deve averlo spiazzato.
«Da quanto tempo?»
«Ieri, o forse oggi… non lo ricordo.»
«O-okay. Grazie per avermelo detto.»
«Mi sembrava giusto lo sapessi.»
***Fine della chiamata***
  
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