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Autore: Fata_Morgana 78    01/09/2015    1 recensioni
C'era una volta... Questa storia racconta del nostro desiderio di stare insieme... di formare una famiglia... di fare in modo che uno più uno facesse tre, non più due... Immaginate la gioia... la paura, quando abbiamo scoperto che il nostro desiderio stava per avverarsi... Questa favola è dedicata alla mia bambina, nata prematuramente a sei mesi e mezzo cinque anni fa... Ho inserito l'avvertimento "tematiche delicate", perché si parla di prematurità che è un argomento delicato...
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Terzo Capitolo:
Il ritorno alla Luce dopo la partenza delle Elfe della Notte.


Dal giorno della visita alle due Elfe della Notte, erano passate molte lune ma la situazione nel Regno della Luna Crescente non sembrava voler migliorare, anzi, tutt’altro.
Sembrava che una cappa di negatività si fosse poggiata su tutto il territorio: la caccia e la pesca non davano più buoni risultati; i campi non riuscivano a portare a maturazione i raccolti ed alcuni granai con le riserve per l’inverno avevano misteriosamente preso fuoco.

Nelle strade del Villaggio, la popolazione vociferava su una “maledizione” che era stata lanciata sulla Regina umana perché lei si era rifiutata di fare chissà cosa, scatenando l’ira degli Dei.
Umani ed Elfi si stavano dividendo, gli uni incolpavano agli altri della situazione e nessuno sembrava essere in grado di trovare una spiegazione o una soluzione al problema.

La Regina, che sapeva dei tumulti e delle voci che circolavano sul suo conto, si stava prodigando in ogni modo per scacciare la negatività che li attanagliava, ma sembrava sempre remare contro corrente: più si affannava e peggio era.
Un giorno, mandò a chiamare la zia Sacerdotessa e parlò a lungo con lei chiedendole consigli su come poter sbloccare la situazione prima che peggiorasse e portasse alla guerra civile.

La Sacerdotessa ascoltò gli sfoghi della nipote Regina, la consolò e lesse più e più volte le carte dei Tarocchi Elfici per trovare una qualche soluzione a tutti i problemi che affliggevano il Regno.

- Mia signora. – sospirò stancamente dopo aver letto le carte per l’ennesima volta – Sembra che non ci sia una soluzione simultanea.
- Cosa intendi dire, mia signora zia? – chiese la Regina lisciando il pelo di Penelope che non l’abbandonava mai di un passo.
- Ho riletto più volte i Tarocchi Elfici, chiedendo loro un consiglio… Pregando loro di mostrarmi la strada…
- Vi ho vista, zia… - annuì la giovane donna – Ma sapete che non conosco i Tarocchi Elfici che i miei genitori non hanno mai voluto che imparassi a leggerli.
- Lo so, mia giovane signora! – sorrise la donna accarezzando la mano della nipote che era tesa come una corda di violino – La riposta a tutte le mie domande è racchiusa in questa carta.
La Sacerdotessa gliela mostrò: raffigurava un bambino, o una bambina, che nasceva dal Sole.
- Un figlio della Luce. – mormorò la Regina smettendo di accarezzare la gatta – Deve nascere un figlio della Luce.
- O una figlia, mia signora. – sorrise, stanca la donna, aveva fatto un lungo viaggio per arrivare al castello e consultare le carte aveva richiesto più energie del previsto, perché aveva veduto anche altre cose, ma non era ancora il momento di dirle alla nobile nipote.
- Una figlia… - ripeté sognante Claire – Mi piacerebbe molto avere una figlia… Una principessa…

Mhara si rese conto che sua nipote stava sognando ad occhi aperti e sorrise vedendola immaginare la sua bimba. Lei l’aveva vista in una visione e già sapeva che sarebbe stata piccolina, ma bellissima. Perfetta, una miniatura.
- Sarà bionda e con gli occhi azzurri… - profetizzò Claire stupendo la zia che, da Suprema Sacerdotessa, si rese subito conto che la Regina stava usando la “Vista” senza neanche saperlo.
Infatti, dopo pochi secondi, la giovane donna sbatté le palpebre e tornò in sé.
- Cos’ho detto, zia? – chiese sorpresa di non ricordare nulla.
- Avete usato la Vista, mia signora. – spiegò la Sacerdotessa – Un dono che hanno pochissime Sacerdotesse, naturale intendo. Tutte noi possiamo usare la “Vista superiore” utilizzando una miscela di erbe.
- Non sapevo di avere questo Dono… - sorrise turbata lei – Non credo che Joe ne sarebbe felice.
- Non vedo perché non dovrebbe essere altrimenti. – la Sacerdotessa si versò dell’acqua – Ragionate troppo da umana. Vostro marito è un Elfo della Luce. Lui è abituato alle magie molto più di quanto riusciate voi stessa a immaginare.
- Forse avete ragione zia. – annuì pensierosa – Avete l’aria stanca, volete riposare un po’?
- Avete ragione, mia Regina… - sospirò – Sono un po’ stanca, è stato un viaggio lungo e pieno d’insidie. Io e le altre Sacerdotesse, unite ai Druidi della Montagna Sacra, stiamo cercando di tenere in piedi la barriera magica ma diventa ogni giorno più difficile.
- È tutta colpa mia.
La conversazione delle due donne, fu interrotta da un lieve bussare alla porta.
Stephanie, la dama di compagnia della Regina, lasciò il suo lavoro a maglia sul divanetto ed andò ad aprire.
La Sacerdotessa e la Regina, la videro parlottare con qualcuno che restava nascosto dalla spessa porta di legno.
- Chi è, Stephanie? – chiese la Regina alzandosi elegante.
- Un messaggero, mia signora. – rispose inchinandosi la mezz’Elfa.
- Messaggero? – inarcò un sopracciglio – Non stavamo aspettando nessuno. Credo.
- Chiede il permesso di parlare con voi, signora.
Claire sospirò, si lisciò una piega della lunga gonna ambra del vestito e disse:
- Fallo entrare, Stephy… - decise la Regina.
La dama di compagnia fece un breve cenno di assenso e lasciò entrare un Elfo della Foresta.

La Somma Sacerdotessa e la Regina restarono per un attimo senza fiato: gli Elfi della Foresta erano molto schivi, non amavano abbandonare le foreste dove vivevano.
Claire lo osservò con attenzione da dietro le bionde ciglia abbassate, era alto e muscoloso, sembrava avere più o meno l’età di Joseph.
Aveva lunghi capelli neri come le ali dei corvi; la sua pelle era verde chiara e ricordava i germogli che nascono in primavera; gli occhi erano grandi e profondi, color ambra come quelli delle aquile.
- Sono onorata di fare la vostra conoscenza. – parlò la Regina facendo un lieve inchino.
- Sono onorato di essere stato ricevuto da vostra maestà. Il mio nome è Oak Chestnut e vi porto i saluti del mio amato popolo, gli Elfi della Foresta. – rispose inchinandosi l’uomo e la sua voce ricordava il mormorio dei torrenti – Mi dispiace disturbarvi, mia Signora, ma la mia Regina mi ha chiesto di precedere la carovana per informarvi del nostro arrivo.
- Regina? – Claire s’irrigidì lievemente – Carovana? Mi dispiace, ma non so di cosa state parlando… - e lo guardò intensamente.
- Gli Alberi Sacri parlano tra loro, mia signora. – spiegò paziente l’Elfo – Sono giunte nel nostro Regno delle pessime notizie. Abbiamo saputo che due Elfe della Notte, maestre della magia nera, si sono accampate nella foresta con l’inganno ed hanno lanciato un potente sortilegio.
La Somma Sacerdotessa annuì, si diresse verso il caminetto acceso e replicò:
- Purtroppo è la verità. Con l’aiuto dei Sacerdoti e delle Sacerdotesse Elfici, stiamo cercando di ripristinare l’energia; ma è complicato.
- Mi hanno chiesto di uccidere un Unicorno. – ricordò la Regina tormentandosi le mani – Ma io l’ho liberato. Mai, per nessun motivo. Nemmeno per avere un figlio.
- Il sangue dell’Unicorno, mia signora, - spiegò sospirando l’Elfo – non vi avrebbe fatto generare un figlio. Sareste diventata una sorta di mostro, e la vostra stessa sete vi avrebbe divorata.
- È così pericoloso il suo sangue? – domandò Stephanie mettendosi seduta.
- È talmente buono e nutriente, che dopo il cibo normale vi sarebbe parso… inutile.
- Non solo, l’Unicorno è l’animale più puro di tutte le creature magiche messe insieme. Lui è un concentrato di bontà.
- Lasciate entrare la Carovana all’interno delle mura, mia signora. – suggerì la Somma Sacerdotessa.
- Dite che non commetterò un altro errore, zia? – sospirò Claire tormentandosi le labbra – Non cosa fare… Ho bisogno di parlarne con Joe…
- Il Re è molto impegnato, mia signora. – sospirò sconsolato l’Elfo della Foresta – Mi è stato detto che oggi è pressoché impossibile avvicinarlo.
- Per gli altri, forse. – sorrise Claire – Ma non per la sua consorte. – con un cenno del capo, chiamò a sé le sue guardie personali, poi guardò Stephanie e disse – Steph, tu vieni con me per favore. Zia, signor Oak, vi prego di attendermi qui… Ci metterò il minor tempo possibile.
- Come desiderate vostra maestà – rispose la Somma Sacerdotessa.
- Gradirei venire con voi, vostra grazia. – la contraddisse Oak – Vorrei parlare io a nome della mia Regina.
- Se questo è un vostro desiderio, – si strinse nelle spalle – seguiteci pure.

In silenzio, il corteo raggiunse la sala del trono dove il Re stava facendo le udienze.
All’arrivo della Regina, il brusio nella stanza si spense. Joseph alzò gli occhi dalle carte che aveva in mano e sorrise.
Claire, senza degnare d’uno sguardo i presenti, raggiunse il marito e, tendendo le mani, mormorò:
- Ho bisogno di un tuo consiglio. Posso rubare un attimo del tuo tempo?
- Non puoi aspettare? – sospirò lui indicando la folla in attesa nella sala.
- No. – scosse la testa e, alzando la voce, continuò – Un messaggero è stato accompagnato alla mia presenza per non disturbarti durante le udienze, mio signore. – si girò a guardare la folla che la osservava, sorrise e la stanza parve illuminarsi – Gli Elfi della Foresta chiedono asilo presso di noi. Il signor Oak, - e lo indicò con un fluido movimento della mano – deve portare il nostro consenso o il nostro diniego alla sua Regina.
Il Re soffocò a stento una risata, sua moglie era “tremenda” agendo così era passata davanti a tutti ma i sudditi erano troppo incuriositi dal nuovo arrivato e dalla Carovana che precedeva per muovere obiezioni al suo comportamento.
- Sei terribile! – le mormorò all’orecchio – Ma è per questo che ti amo.
- Oh, mio signore… - arrossì lei – Spero non solo per questo… - e lo baciò dolcemente.
- Sapevo dell’arrivo di mio cugina e della sua famiglia. – le confidò quando si separarono – Sarei felice di ospitarli qui.
- Avrei preferito saperlo con un certo anticipo, mio signore. – mormorò lei – Gli appartamenti per gli ospiti non sono pronti.
- Non credo che si fermeranno a dormire qui. – sorrise – Sono Efli della Foresta, vorranno andare a dormire nella nostra Foresta Sacra.
- Permettemi di contraddirti: la Foresta Sacra è il posto meno ospitale del Regno. – gli occhi della Regina si incupirono – Non posso costringere nessuno a dormire lì. La Foresta ha bisogno di essere ripulita.
- Allora ordina ai domestici di preparare gli appartamenti degli ospiti. Chiedi al signor Oak di quante stanze - necessitano e poi fai preparare il campo dei tornei, in modo che il resto della Carovana possa accamparsi lì. Non tutti saranno disposti a dormire circondati dalle mura.
- Ottimo compromesso, Joe. – sorrise Claire – Adesso ti lascio ai tuoi affari, prima che la curiosità scemi ed io venga accusata di non aver rispetto del nostro popolo.
- Che la Luce sia sempre la tua guida, amore mio.
- Che il mio amore ti sostenga sempre, amore mio.

La Regina, invitò l’Elfo della Foresta e il suo seguito a lasciare la sala delle udienze.
Oak era un po’ deluso dal comportamento della donna, sperava di poter parlare con il Re e non gli era piaciuto il comportamento dell’umana.
- Non capite perché ha agito così, vero? – sorrise Stephanie notando il suo turbamento.
- No. – scosse la testa l’Elfo – Non lo capisco proprio.
- L’ha fatto per parlare subito con il Re, senza dover aspettare che terminasse le udienze. – spiegò – Se la mia signora avesse detto al suo consorte che voi volevate parlargli, lui sarebbe stato costretto a chiederle di farvi aspettare e vi avrebbe ricevuto solo dopo tutti gli altri sudditi in attesa. Anche se siete un gradito ospite, non potevate passare avanti a quelle persone e a quegli Elfi, che sono qui dall’alba per avere un’udienza con il Re. Capite adesso?
- È un’umana che ragiona da Elfa! – sorrise Oak.
Stephanie scoppiò a ridere, posò una mano sul braccio dell’Elfo dicendo:
- Questo è il più bel complimento che potevate farle.
- Parlerò molto bene di lei e del Re ai miei signori. – ammise lui – Spero solo di poterli aiutare.
- Voi siete Elfi della Foresta. – replicò stringendosi nelle spalle.
- Voi siete una mezz’Elfa, vero? – domandò cambiando argomento.
- Sì, signor Oak. – sorrise Stephanie.
- Ed è felicemente fidanzata, signor Oak. – li interruppe la Regina che aveva sentito solo quell’ultima domanda.
- Sono un Elfo sposato, vostra grazia. – sorrise – E notavo solo che nella signorina Stephanie i tratti Elfici hanno preso il sopravvento su quelli Umani.
- Lo so. – sospirò Claire – Noi esseri umani siamo più deboli. – scosse la testa – me lo sento ripetere da quando ho 3 anni.
L’Elfo non rispose, si limitò a guardare la Regina con espressione interrogativa, chiedendosi chi le avesse raccontato simili bugie e perché.

La Regina riprese a camminare, chiamò a se il capo della servitù e gli ordinò di preparare gli appartamenti del lato Ovest del Castello e di comunicare alla cucina dell’arrivo di graditi ospiti.
Chiese al responsabile delle attività, di organizzare una festa di benvenuto; c’era bisogno di portare un po’ di allegria.
L’Elfo della Foresta sorrise, quella giovane donna era davvero forte. Un piccolo concentrato di energia. Per rispetto al suo rango, aspettò che avesse finito di dare le disposizioni al personale; poi inchinandosi ai suoi piedi disse:
- Mia graziosa Signora… A malincuore… Devo congedarmi da voi…
- Andate signor Oak… - sorrise Claire porgendogli la mano – Non fate aspettare i vostri Signori, informateli che sono i benvenuti e che siamo felici di averli con noi.
- Le vostre parole mi riempiono il cuore di gioia, vostra grazia… - l’Elfo della Foresta baciò con delicatezza la mano della Regina, salutò i presenti con un profondo inchino e lasciò il Castello.

Claire si sedette stanca su un divanetto, subito Penelope le balzò in grembo.
- Ciao Pepy… - la salutò coccolandola – Dove ti eri nascosta piccola mia?
- Miaaaaoooowww… - la gattina iniziò a fare le fusa, felice di tutte quelle coccole.
- Penelope ha un manto meravigliosamente lucido. – parlò Stephanie sedendo accanto alla Regina – Credo sia andata a farsi spazzolare dalle figlie della vostra guardarobiera, mia signora.
- Questa vanitosa è andata a farsi bella per l’arrivo degli ospiti… - rise Claire grattandola dietro l’orecchio – La mia guardarobiera ha delle figlie? – domandò ripensando alle parole della sua amica.
- Non lo sapevate, mia signora?
- Sinceramente no… - sorrise – Zia, cos’avete?
- Troppi pensieri affollano la mia mente, mia signora. – ammise la donna camminando per la stanza – Devo tornare dalle altre Sacerdotesse ma vorrei anche conoscere gli Elfi della Foresta.
- Allora restate. – la pregò Claire – Mandate un messaggero dalle Sacerdotesse, spiegate loro la situazione. Gli Elfi della Foresta avranno bisogno di una guida che li conduca nei meandri della Foresta Sacra. Chi meglio di voi potrebbe falro?
- Ma quando arriveranno, sarà buio, sarà pericoloso per me e per loro.
- Avete paura di dormire a palazzo, zia? – domandò entrando Joseph.
- No, mio signore! – si inchinò ridacchiando lei – E’ che non vorrei recarvi disturbo e i miei figli…
- I vostri figli sono grandi. – la chetò il Re – Sanno badare a loro stessi, la comunità li ama e non succederà loro niente se per una sera resterete nostra gradita ospite.
- Allora accetto con estremo piacere la vostra offerta, mio signore! – sorrise grata la Somma Sacerdotessa.
- Bene… Adesso, scusateci, ma vorrei restare per un po’ da solo con la mia dolce consorte.

In silenzio, i presenti uscirono dal salottino della Regina, lasciandoli finalmente soli.
Claire raggiunse Joseph sorridendo dolcemente, lo abbracciò e si alzò sulle punte dei piedi per poterlo baciare.
Joseph la strinse dolcemente a sé, si chinò leggermente e unì le sue labbra a quelle della giovane moglie.
Restarono abbracciati, allacciati in quel caldo bacio, finché furono interrotti da uno squillo di trombe che annunciava l’arrivo degli ospiti.
I due si guardarono con amore, la Regina arrossì leggermente ma non si allontanò, si appoggiò al petto del marito e si lasciò cullare dal battito accelerato del suo cuore.
- Che bello tenerti così… - le mormorò tra i capelli – vorrei poterlo fare più spesso.
- È una sensazione meravigliosa… - rispose lei, la voce ovattata dalla stoffa del corsetto del Re.
- Peccato che dobbiamo andare a prepararci… Stanno arrivando i nostri ospiti e non possiamo farci trovare così… Non credi?!
- Mmmm… Hai ragione…
A malincuore, i coniugi posero fine all’abbraccio poi salirono nel loro appartamento e si fecero cambiare d’abito per accogliere in maniera degna gli ospiti.

Joseph indossò un abito rituale Elfico che sembrava cucito sulla sua pelle; Claire indossò un abito di uno speciale tessuto filato con una speciale tecnica in modo da catturare tutte le sfumature della Luna.
Indossarono alcuni gioielli, il Re si lasciò pettinare i lunghi capelli neri e ordinò che li acconciassero come li portano gli Elfi; la Regina chiese che le raccogliessero i capelli sulla nuca e che li impreziosissero con un filo di perle di fiume.
Appena pronti, scesero nel salone principale del Castello ed attesero con il resto della Corte l’arrivo della Carovana.
La Regina rabbrividì, pentendosi di non aver preso il suo mantello di lana. Si girò verso Stephanie e sorrise: la sua amica era stata più previdente, aveva preso dal guardaroba il mantello reale, tessuto con filati Elfici leggeri e caldi.
- Ti ringrazio, Steph! – mormorò Claire mentre la sua dama di compagnia le sistemava il mantello sulle spalle.
- Dovere, mia signora… - sorrise arrossendo – Ho preso anche quello del Re… Pensate che possa gradirlo?
- Glielo chiedo… - la Regina posò una mano sul braccio del suo consorte, lui si girò con un sorriso sulle labbra e chiese:
- Che c’è mia diletta?
- Stephanie ha portato i nostri mantelli, io ho già indossato il mio… Tu lo vuoi?
- Sì… - annuì – Ringrazia tu Stephanie per me… E’ sempre così gentile e premurosa con noi.
- È il mio angelo custode, mio signore. – replicò dolcemente Claire mettendo il mantello sulle spalle del Re.

Ascoltando i musici suonare, la corte aspettò l’arrivo della Carovana che li raggiunse dopo pochi minuti.
I presenti nella sala trattennero il fiato: gli Elfi della Foresta erano creature mistiche e bellissime.
In testa al gruppo, c’era Oak il messaggero che faceva strada al suo Re e alla sua Regina.
Joseph sorrise felice, Claire si sentì intimidita dalla presenza di quegli Elfi di cui aveva tanto sentito parlare.
Oak si inchinò profondamente davanti al trono dei giovani Reali, poi, con voce forte e squillante disse:
- Mio signore, mia signora… Ho il grande onore di presentarvi la Regina Lucilla, il Re August e il principe Leox.
- Onorati di fare la vostra conoscenza. – sorrise Joseph alzandosi dal trono.
- Sono felice di conoscervi. – gli fece eco Claire, timidamente.
- E noi siamo molto felici di essere qui. – sorrise la Regina Lucilla – Abbiamo tanto sentito parlare del vostro regno e della vostra mistica Foresta, e non vedevamo l’ora di poterci mettere in viaggio per poterla visitare e apprendere dai vostri alberi molte cose.
- Già… - mormorò Claire – Peccato doverci conoscere proprio perché la nostra Foresta ha bisogno di aiuto.
- Siamo onorati di potervi aiutare mia signora! – sorrise cordiale August inchinandosi – Noi siamo Elfi della Foresta, occuparci delle foreste è il nostro compito principale.
- E poi, - sorrise la Regina – siamo cugini con Re Joseph ed era da tanto che non passavamo del tempo assieme.
Parlando del passato, il Re Joseph fece accomodare la corte della cugina all’interno della sala dei ricevimenti ed ordinò alla servitù che la fosse servita la cena.
La Regina Claire ascoltò rapita i racconti degli ospiti, ma non partecipò molto alla conversazione era stata una lunga giornata e si sentiva stanca.
- Avete l’aria stanca, signora… - mormorò dolcemente August cullando Leon.
- Avete ragione, signore… - ammise Claire sorridendo – Ero preoccupata dal vostro arrivo, avevo paura che qualcosa andasse storto e, temo, di aver strafatto…
- Siete in dolce attesa? – domandò senza malizia alcuna il Re Elfo.
- Purtroppo no… - gli occhi azzurri di Claire si riempirono di lacrime, la regina Lucilla lo notò e la osservò attentamente, in lei c’era qualcosa che le ricordava tanto se stessa.
- Claire… - la chiamò – potremmo parlare in privato?
- Ma certo Lucilla… - sobbalzò stupida la giovane donna – Prego, seguimi.
- Grazie… August, pensi tu al cucciolo?
- Non preoccuparti, mia signora. – sorrise August baciando dolcemente la moglie sulle labbra.

Le due Regine lasciarono la sala dei ricevimenti e si chiusero nel salottino privato di Claire, lasciando fuori sia la scorta sia le dame di compagnia.
- Cosa succede, Lucilla? – domandò preoccupata Claire – Abbiamo urtato la vostra sensibilità in qualche modo?
- Oh no! – scosse la testa dai lunghi capelli corvini – Assolutamente no! La vostra accoglienza è stata perfetta, soprattutto se si pensa al pochissimo preavviso.
- Ne sono felice… - sospirò rilassandosi.
- Ho notato i tuoi occhi incupirsi quando mio marito ti ha chiesto se stai aspettando un bambino…
- Oh… - gemette mordendosi le labbra – Non è una cosa che riesco a nascondere molto bene. Spero che August non si sia offeso per la mia reazione.
- È un uomo, come tale, non ha notato nulla! – rise Lucilla e nell’aria si sentì come il tintinnio dei campanelli.
Claire arrossì, abbassò lo sguardo e sorrise lasciandosi coinvolgere dall’allegria della Regina degli Elfi della Foresta.
Lucilla tornò seria dopo pochi attimi, poi raccontò a Claire del suo passato. Delle difficoltà che aveva avuto per generare Leon, della crudeltà delle persone che aveva incontrato sulla sua strada; delle poche speranze che le avevano dato di poter diventare madre.
Claire la ascoltava, era come se un’altra persona raccontasse la sua stessa vita. C’erano giusto poche differenze, causate dal loro diverso modo di vivere.
Alla fine del racconto, Claire le gettò le braccia al collo piangendo disperatamente.
- Oh no… Ti prego… Claire, non piangere… Io ti ho raccontato la mia storia per farti capire di non perdere la speranza… Non dare peso alla cattiveria degli altri…
- Grazie… - singhiozzò – Grazie Lucilla… Io…
- Ssshhh… non devi dire nient’altro… stanno parlando i nostri cuori, loro non hanno bisogno di parole! – Lucilla appoggiò la sua fronte contro quella di Claire e chiusi gli occhi, subito imitata dalla Regina umana.
Le due donne rimasero abbracciate per un po’, poi Lucilla disse:
- Quando ero disperata, è venuto in mio soccorso il Sommo Sacerdote degli Elfi della Foresta… Lui mi ha dato poche speranze e una cura da seguire. Non è stato facile, però… - sorrise – Alla fine Leon è nato… Sono diventata madre. Vorresti conoscerlo e farti visitare anche da lui?
- Con piacere… - annuì Claire asciugandosi gli occhi – Le parole delle Elfe della Notte mi sono rimaste cucite addosso come una maledizione… Non riesco ad essere serena, intorno a me vedo solo nero… Mi sento sola e non posso confidare a nessuno ciò che ho qui… - e si mise una mano sul cuore – Purtroppo i miei genitori sono lontani e devono pensare ad amministrare le terre che gli ha donato mio marito… Non riusciamo a vederci spesso come vorrei… - si guardò intorno – Qui sono tutti molto gentili e servili nei miei confronti… - e lasciò la frase in sospeso.
- Ma nessuno di loro è un umano. – concluse Lucilla per lei.
Claire sobbalzò, la Regina degli Elfi della Foresta aveva dato voce ai suoi pensieri più nascosti.
- E’ così… - annuì – Ci sono pochi umani a palazzo… Qualche nobile, ma sono persone interessate a fare carriera oppure a far fare carriera ai figli… Non sento “buono” nessuno di loro.
- E perché non provi a fare amicizia con gli Elfi?
- Ah ah ah! – rise la Regina mettendosi una mano davanti alla bocca – Gli Elfi? Loro mi guardano in modo strano, sono la loro Regina umana che non riesce a mettere al mondo l’erede al trono. Se mi parlano di magia, di riti, di misteri, di tradizioni… Io non so cosa rispondere… Non conosco niente, o poco meno di niente, dell’Antico Popolo. Sono stata cresciuta da umana, destinata a sposare un nobile umano. Joseph è stato il più bell’imprevisto di tutta la mia vita! – sorrise – Sono felice e onorata di essere sua moglie.
- E io sono felice e onorata di averti conosciuta, piccola Regina! – la abbracciò Lucilla, stupita dalla grande forza nascosta dentro quella fragile creatura umana. Era molto più forte lei, di molti altri Elfi che aveva avuto l’occasione di conoscere, doveva solo aiutarla a tirare fuori la grinta che vedeva brillare in un angolo remoto del suo cuore. Forse, chissà, l’arrivo di un figlio le avrebbe dato la giusta spinta per trovare il coraggio di essere se stessa, senza più nascondersi dietro il suo lato umano.

Il soggiorno degli Elfi della Foresta, fu piacevole e lungo. Con le loro conoscenze e i loro poteri, aiutarono i Druidi e le Sacerdotesse a risanare la Foresta Sacra, caduta vittima della cattiveria delle Elfe della Notte che avevano venduto l’anima ai demoni.
Concluso il lungo processo di purificazione, il popolo del Regno della Luna Calante, organizzò una grande festa nella Foresta Sacra alla quale parteciparono tutti, Nani compresi.

Claire, che conosceva molte creature solo grazie ai libri che aveva letto, restò affascinata dai Centauri e dalle loro compagne e dai Nani, maestri nella lavorazione dei metalli e dei gioielli.
I Nani, regalarono alla Regina una corona in oro giallo e rosso, finemente lavorata e impreziosita da piccoli diamanti e smeraldi che catturavano la luce delle fiamme, brillando come stelle in cielo.
Al Re, donarono una cintura di cuoio ricamata con fili d’oro e rubini; alla quale era appesa una spada creata con la roccia di luna protetta da un fodero di oro bianco leggero e resistente.
Alcune Nane, donarono a Claire dei tessuti finemente ricamati e alcuni vestitini per il principe, o principessa, che speravano lei potesse generare presto.

I giovani Reali, ringraziarono i Nani della loro generosità e invitarono alcuni dei loro rappresentanti a corte per stringere un trattato di alleanza e amicizia.
Felici, i Nani accettarono la proposta e chiesero a Joseph il permesso di far soggiornare alcuni di loro all’interno del villaggio per commerciare i loro prodotti.
Joseph, felice della proposta, accettò l’offerta invitando gli artigiani Nani e le loro famiglie a vivere all’interno del villaggio.

Durante la festa, la Regina Lucilla e la Regina Claire si allontanarono per un breve tempo, il Sommo Sacerdote le stava aspettando.
Claire era tesa, sentiva il cuore battere forte contro le costole e lo sentiva pulsare dentro le orecchie; temeva che le uscisse dal petto da un momento all’altro.
- Stai tranquilla, cucciola! – le sorrise Lucilla prendendole la mano – Vedrai, il Sommo è un personaggio particolare ma ti piacerà. Non è come le altre persone che hai trovato fin’ora.
- Lo so… - sorrise incerta l’altra – E’ che ho paura di quello che mi può dire. Se dovesse confermare le parole di quelle due streghe… io… io…
- Sssshhh… non pensarlo neppure! Sai che anche a me avevano detto che non avrei mai potuto avere figli? E invece, visto che spettacolo di Elfetto?
La Regina sorrise, strinse la mano della sua nuova amica e continuò a seguirla in silenzio nel cuore della Foresta.
Il Sommo Sacerdote aveva sistemato la sua tenda vicino al fiume. La Luna piena illuminava la tenda di un bel verde brillante, rendendola simile a uno degli smeraldi incastonati sulla corona della giovane donna.
In silenzio, le due donne entrarono nella tenda, ad attenderle c’erano le due assistenti del Sommo Sacerdote che presero i loro mantelli e le fecero accomodare vicino ad un braciere Elfico.
- Che bell’ambiente… - mormorò Claire – Trasmette serenità… Pacatezza…
- Hai descritto il Sommo… - ridacchiò Lucilla guardandosi intorno.
- Questo mi piace… - annuì Claire – Sono suggestionabile e le persone nervose mi mettono ansia.

Un lieve colpo di tosse interruppe i loro discorsi, l’Elfa assistente le pregò di seguirla, il Sommo Sacerdote era pronto a riceverle.

Claire fece un lungo e profondo respiro, poi seguì le due Elfe verso lo studio del Sommo Sacerdote dal quale sentiva provenire voci ovattate e basse risate; così, facendosi coraggio, aprì la tenda e raggiunse Lucilla.
- Per favore, Walnut smettila di prendermi in giro… Sai che non ti sopporto quando fai così!
- Spiacente di deludervi, mia signora! – rispose il Sommo Sacerdote con voce bassa e pacata – Ma prendermi gioco di voi, è divertente… - Claire notò che tra il Sommo Sacerdote e la Regina Lucilla, c’era una profonda amicizia e un legame d’affetto intenso, che andavano al di là dell’umana comprensione.
Si fidavano ciecamente l’uno dell’altra e la Regina fingeva di essere contrariata, in realtà era onorata di essere oggetto di scherno di un potente guaritore com’era Walnut.
- Mh… Mh… - tossì la Regina umana – Scusate l’interruzione…
- Oooh, finalmente ci hai raggiunti! – rise Lucilla – Avevamo paura che avessi cambiato idea…
- Accomodatevi, mia signora… - la invitò Walnut – E’ un onore per me conoscervi.
Claire sorrise, prese posto su un ambio cuscino color vinaccia e prese parte alla conversazione.

Il Sommo Sacerdote, aspettò che lei fosse a suo agio, poi iniziò a visitarla.
Lesse con estremo interesse le carte che la giovane Regina gli aveva portato; scosse la testa davanti ad alcuni racconti della donna e poi disse:
- Signora, dovrei visitarvi; ma, per farlo, ho la necessità di toccarvi.
- Fate ciò che dovete, signore. – annuì grave la donna – Mi fido di voi e so che non c’è lascivia nei vostri metodi.
- Vi ringrazio mia signora… - il Sommo Sacerdote arrossì lievemente, poi chiese a Claire di togliersi alcune vesti, per restare solo con la sottoveste di lino.
La Regina ubbidì senza dire niente, si tolse il mantello e i pesanti abiti che indossava, li appoggiò sull’ampio cuscino sul quale era seduta e rimase in piedi.
Il Sommo Sacerdote, si lavò le mani con dell’acqua tiepida e, recitando arcaiche preghiere, si avvicinò alla Regina tracciando antichi simboli nell’aria con le dita.

La visita durò una mezz’ora. Il Sommo Sacerdote ascoltò con molta attenzione e concentrazione l’intero corpo della donna, notò che c’erano alcune disarmonie da rimettere a posto; ma niente di ciò che sentiva e vedeva con la Vista, dava da intendere che non potesse generare un erede.
Alla fine della visita, l’Elfo si lasciò cadere sul cuscino con un sospiro. La sua assistente gli deterse le fronte con un panno di lino, poi lo fece bere e sparì, lasciandoli soli.
- Cos’avete visto, signore? – domandò impaziente Claire rivestendosi.
- Avete alcuni blocchi, mia signora. – rispose pacato lui – Ma niente di grave… Vi darò una cura da fare, avete bisogno di depurarvi e anche di lasciare la Corte per un po’.
- Mi piacerebbe molto. – ammise lei – E’ stato un periodo stancante per entrambi.
- Allora perché non ne approfittate, prendete il nostro barcone e andate a fare un viaggio lungo il fiume? – propose Lucilla aiutandola a rivestirsi.
- Ma… - sospirò – E il Regno?
- Potrei occuparmene io. – si propose nuovamente la Regina degli Elfi – Il lavoro che dobbiamo fare nella Foresta Sacra è ancora molto lungo, io e August potremmo fermarci al castello e diventare i vostri Reggenti, finché sarete di ritorno.
- Accetto! – annuì Claire abbracciandola stretta.
Le due amiche, seguite dalla scorta, rientrano al Castello chiacchierando animatamente.

Ad attenderle, trovarono Joseph ed August che stavano giocando con il piccolo Leon.
Al rumore della carrozza sul selciato, Joseph alzò gli occhi e raggiunse la sua sposa con un paio di rapidi balzi.
Entrò dentro l’abitacolo di legno senza nemmeno far fermare la carrozza, chiuse con un incantesimo i finestrini e chiese:
- Allora, cosa ti ha detto il Sommo Sacerdote?
Claire gli accarezzò il viso con la mano, poi gli raccontò per filo e per segno della visita e di ciò che l’uomo le aveva detto.
Alla fine del resoconto, gli porse un sacchettino con alcune erbe medicinali spiegandogli che dovevano fare entrambi la cura, perché le loro energie erano in fase di esaurimento.
Joseph ascoltò con attenzione il racconto della giovane moglie, poi la abbracciò e la baciò a lungo fino a che restarono entrambi senza fiato.
- Partiremo questa sera stessa, amore mio.
- Dici sul serio, Joe? – arrossì lei.
- Sì, ci farà solo bene allontanarsi per un po’. L’aria nel Regno è tesa ma stabile. Diremo che…
- Che ho problemi di salute, - concluse lei – e che per rimettermi e darti un erede devo passare un periodo per mare. Nessuno oserà mettere in discussione le parole di un Sommo Sacerdote, un uomo umile ma di grande conoscenza… grazie al quale, la nostra Foresta sta tornando viva.
- Va bene. Allora diremo così.

  
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