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Autore: Fata_Morgana 78    01/09/2015    1 recensioni
C'era una volta... Questa storia racconta del nostro desiderio di stare insieme... di formare una famiglia... di fare in modo che uno più uno facesse tre, non più due... Immaginate la gioia... la paura, quando abbiamo scoperto che il nostro desiderio stava per avverarsi... Questa favola è dedicata alla mia bambina, nata prematuramente a sei mesi e mezzo cinque anni fa... Ho inserito l'avvertimento "tematiche delicate", perché si parla di prematurità che è un argomento delicato...
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Secondo Capitolo:
L’arrivo di un’oscura carovana

 

Dalla loro conversazione passarono molte lune; ed un assolato giorno di primavera arrivarono nel Regno alcuni pellegrini venuti da lontano, con loro viaggiavano due potenti Sacerdotesse dedite alle Arti Oscure della Magia Nera che avevamo fama di essere in grado di risolvere tutti i problemi di salute, lavoro, amore, denaro.
La Regina, appena venne a conoscenza del loro arrivo, chiese di poter avere un incontro con loro; ma le fu risposto che era quasi impossibile perché avevano moltissimi “clienti” ed era difficile ottenere un appuntamento.
Claire si impuntò: lei non era una persona qualunque, lei era la Regina! Infatti, grazie alla sua posizione privilegiata, riuscì ad ottenere un incontro con le due Sacerdotesse Nere una notte di luna nuova.

I pellegrini si erano accampati dentro le mura del maniero, mentre le due Sacerdotesse Nere avevano preferito restare nella foresta buia che si diceva essere piena di strane creature e ricca di erbe medicinali.

La notte di luna nuova sembrava non arrivare mai. La Regina era impaziente di andare da loro, sentiva e sperava che potessero darle buone notizie, che fossero in grado di darle una cura… una qualsiasi cosa potesse aiutarla a generare un figlio con il suo amato Joseph.
Il Re, dal canto suo, non era molto entusiasta di andare da queste due Sacerdotesse Nere; dai suoi informatori, aveva saputo che erano due Elfe della Notte che avevano abbracciato la Magia Nera e non sempre i loro gesti e le loro soluzioni erano accettabili.
Spesso, richiedevano un sacrificio, anche umano non solo animale. Per un Elfo della Luce come lui, quelle pratiche erano abominevoli, non sarebbe mai sceso a compromessi con loro neanche per realizzare il suo sogno di paternità; ma vista la luce che brillava negli occhi della moglie dopo tanti giorni di tristezza, alla fine capitolò ed accettò di accompagnarla dalle due Elfe della Notte.

Il Re e la Regina si fecero preparare per la notte, nessuno doveva sapere che sarebbero andati dalle Elfe della Notte, poi congedarono i servitori e diedero l’ordine di non essere disturbati fino al mattino dopo. La servitù uscì ridacchiando, Claire arrossì e si coprì pudicamente con le coperte.
- Lascia che parlino, vita mia! – rise Joseph – E’ bene che tutti sappiano che sono pazzo di te!
- Oooh, Joe! – arrossì ancora di più lei - Anch’io sono pazza di te!
Si abbracciarono stretti, stretti e, protetti dalle spesse tende del baldacchino, aspettarono in silenzio che giungesse l’ora per andare.
La prima ad alzarsi fu Claire, le tremavano le gambe, ma cercò di essere forte.
- Amore mio è ora! – parlò e la sua voce tremò leggermente.
Rapido come solo un Elfo può essere, Joseph la raggiunse la baciò a lungo e poi le disse:
- Stai tranquilla, amore mio! – le accarezzò il viso teso – Vedrai, andrà tutto bene.
- Ho paura… - ammise la Regina – E se… Se dovessero dirci che…
- Sssshhh! – la zittì – Non pensarlo nemmeno! Io sono sano, tu sei sana. E’ solo questione di trovare il momento giusto. – le sorrise vedendola arrossire ancora – Forse abbiamo bisogno di un piccolo aiuto e, chissà, loro potrebbero essere in grado di darcelo.
- Lo spero con tutto il mio cuore, mio signore! – sospirò la Regina – Ma, ti prego, adesso prepariamoci. Non sarà facile trovare la loro tenda e ho paura di entrare nel bosco, ma voglio farlo. Lo farò per noi. Perché voglio che il mio ventre diventi una culla di vita. Perché voglio renderti padre. Perché ti amo e desidero ardentemente un figlio da te.
- Tutto ciò che desideri si avvererà vita mia! E succederà solo se staremo insieme!

La Regina sorrise, poi si diresse verso il suo armadio e si vestì. Indossò un paio di pantaloni ampi e una casacca verde bosco, non voleva vestirsi in modo troppo riconoscibile o troppo “scomodo” avrebbe dovuto camminare a lungo nel folto del bosco, preferiva essere meno appariscente e più comoda.
Anche il Re scelse un abbigliamento simile, si sorrisero, presero i loro mantelli e una torcia magica senza fiamma e uscirono dagli appartamenti Reali utilizzando un passaggio segreto posto dietro il grande camino della stanza da letto.
L’aria umida e fresca del passaggio segreto li avvolse come un abbraccio, Claire sospirò prese la mano di Joseph tra le sue e scese all’interno della caverna dotata di “luci magiche” che si illuminavano al loro passaggio.
- La magia Elfica… - sospirò camminando – Mi stupisce sempre.
- Cosa c’è di strano, Clary? – chiese curioso il Re Elfo.
- Noi esseri umani non abbiamo le vostre arti magiche, non tutti almeno. Non conosciamo le luci che si accendono al passaggio o la torci senza fiamma. – sorrise – Fossimo stati nel maniero, dove abitano i miei genitori, avremmo dovuto fare questa “passeggiata” con una comune torcia con la fiamma. Oppure, per non usare la torcia, avremmo dovuto avvalerci di alcune candele con il rischio di restare al buio o bruciarci. – ridacchiò furba – Mi è successo quando scappavo per venire a trovarti. – arrossì – Una volta, ho bruciato il mantello…
- E tu perché scappavi per venire da me? – ridacchiò il Re stringendole la mano.
- Perché ti ho amato dal primo istante e volevo stare con te, anche se i miei non volevano.
- Non mi ritenevano degno di te?
- Oh no! Anzi… ritenevano che tu eri, e sei, troppo per me.
- Ma la nostra unione ha fatto cessare secoli di inutili guerre.
La Regina annuì ma non ebbe modo di replicare, erano usciti dal tunnel e la Foresta Nera si apriva davanti a loro in tutto il suo macabro splendore.
Dalla Foresta, videro una luce fioca dirigersi verso di loro, stava arrivando la zia Sacerdotessa della Foresta della Regina, la Sacerdotessa Mhara.
- Hai chiesto a mia zia di accompagnarci, Joe? – domandò.
- Sì, - annuì – ho voluto farti una sorpresa. – sorrise – Non conosco così bene la Foresta Nera e ho pensato che un aiuto fidato ci sarebbe servito.
- Idea eccellente, amore mio! – rise felice la Regina.
- Mio signore! – salutò la Sacerdotessa – Mia signora! – si inchinò brevemente – E’ una gioia immensa vedervi. – sorrise – Vedo che… non siete soli…
- Ma cosa dici, zia… - iniziò Claire, ma la frase le morì in gola perché, girandosi, notò che non erano soli: Penelope li aveva seguiti.
- Pepy! – ridacchiò Joseph – E tu cosa ci fai qui?
La gattina miagolò con aria furba, saltò in braccio alla Sacerdotessa e si lasciò coccolare dolcemente.
- Ti vedo che stai bene, Penelope… - sorrise Mhara – Il tuo pelo è lucido e sei felice… - guardò i suoi reali nipoti – Voi non sapete che la vostra gattina è speciale, vero?
- Lo sappiamo. – annuì Claire accarezzandola – Lei rende unico ogni nostro giorno insieme.
- È diversa da tutte le altre creature che ci sono a Palazzo. – ammise Joseph.
- Lo credo! – rise la Sacerdotessa – Penelope è una creatura magica. E’ figlia di un gatto molto speciale, un gatto raro che vive nella Foresta Nera e che la abbandona molto raramente. Lei capisce tutto ciò che diciamo, ha alcuni poteri magici, ereditati dal padre. Purtroppo, però, non è in grado di parlare. Eredità di mamma gatta.
- Miaowwwww! – sospirò teatralmente Penelope andando in braccio alla Regina.
- Piccola peste! – ridacchiò Claire – Mi hai sempre ascoltato, allora! Ecco perché è così rilassante parlare con te! – la giovane donna la strinse a sé con dolcezza, poi la baciò sulla nuca morbida – Sei unica Penny! – la gattina iniziò a fare le fusa, felice di tutte quelle coccole.
- Non vorrei mettervi fretta, - parlò la Sacerdotessa – ma è ora di andare miei cari.
- Claire, la zia ha ragione… - annuì Joseph – Non vorrei arrivare tardi, non è salutare far aspettare gli Elfi della Notte. – il Re rabbrividì, come Elfo del Giorno non aveva una granché opinione dei cugini notturni.

In silenzio, la coppia seguì la Sacerdotessa all’interno della Foresta.
Per un breve tratto, Penelope restò con loro poi si dimenò e saltò giù dall’abbraccio della sua umana.
- Non crucciarti, mia cara. – sorrise la Sacerdotessa – E’ normale che gli animali di luce non entrino volentieri nel cuore della Foresta Nera. Sentono che la notte è pericolosa per loro, che potrebbero trasformarsi da predatori in prede… Oppure… Temono che la parte di ombra che vive in ognuno di noi, possa prendere il sopravvento.
- Temono di smarrirsi. – annuì Joseph – E’ la stessa paura che sento io.
- Oh, - arrossì la Regina – io non ho la vostra stessa empatia… La Foresta mi mette in soggezione, ma non -pensavo che fosse per motivi così profondi.
Il Re la abbracciò e la baciò, alla fine del bacio, disse:
- Per essere una creatura umana, senza poteri di Sacerdotessa, sei molto più empatica di quel che credi.
- Se lo dici tu… - si strinse nelle spalle lei.
- Adesso, miei cari, dobbiamo proseguire… Penny, torna a casa tu. Non provare a seguirci, potresti smarrirti.
- Miaoooowwwww!!! – la gattina annuì alla Sacerdotessa, osservò attentamente i suoi Reali compagni di viaggio e corse verso il Castello, lontano dalle influenze negative della Foresta.

La Foresta Nera, diventava più scura e tetra mano a mano che vi si addentravano.
Mhara camminava recitando antiche preghiere in lingua Elfica, attorno a loro aveva creato una barriera che li difendeva e li rendeva invisibili agli occhi dei predatori mentali e non.
La Regina rabbrividì, si strinse nel mantello e si avvicinò più che poteva al marito, lei era l’ultima della fila ed iniziava ad avere paura.
Raggiungere la tenda nera delle Elfe della Notte non fu facile, le due streghe si erano protette con molti incanti per non essere scoperte, per fare in modo che solo poche persone le trovassero.
- Sono molto potenti… - gemette Mhara, quasi schiacciata dalla loro magia nera – Siete sicuri di volerle raggiungere? Di volervi far visitare da loro?
- Io preferirei di no… - ammise il Re – Ma ho fatto una promessa a tua nipote.
- Zia… - gemette la Regina, aveva il viso contratto in una smorfia di paura – Cosa sta succedendo? Perché sento… non so spiegartelo…
- È il loro potere, mia signora. – spiegò la Sacerdotessa – Hanno usato degli incanti molto potenti, temono anche loro le creature del Male che passano la notte in questi boschi e hanno fatto in modo di tenerli lontani. – sospirò – Il fatto è che questo tipo di sortilegi, tiene lontano anche le creature della Luce tipo tuo marito. – ansimò – E anch’io sto molto male, ma sono addestrata a resistere a questo genere di magia.
- Per merito del vostro cerchio magico, zia, non sto così male. – sorrise – Ero preparato al peggio e ho chiesto al mio fidato tutore di prepararmi un talismano.
- Avete agito saggiamente, mio signore! – annuì Mhara – Adesso dovete proseguire da soli, io non riesco ad andare più avanti di così.
- Sì… - risposero in coro.

Per mano, Claire e Joseph raggiunsero il centro della radura morta dove avevano trovato la tenda.
La Sacerdotessa sedette pesantemente su un tronco d’albero e chiuse gli occhi per riposare un po’. Proteggerli con il suo potere, l’aveva sfiancata.
Tremando, un po’ per il freddo un po’ per la paura, i Reali aprirono il pesante drappo di velluto nero ed entrarono nella tenda. La giovane coppia restò per un attimo ferma sulla soglia, la tenda era molto buia e il drappo di velluto non faceva filtrare niente, rendendo l’ambiente ancora più tetro.
Claire, che da umana aveva una vista meno sviluppata del suo consorte, si strinse a lui chiedendo:
- Riesci a vedere qualcosa, mio caro?
- Buio e freddo… - rispose tremando leggermente Joseph – C’è molta magia nera qua dentro, lasciami prendere il talismano, vedrai che andrà meglio.
- Va bene… - la Regina lasciò andare il braccio di suo marito, lui estrasse dalle vesti il talismano e l’aria buia e fredda diventò lievemente più vivibile.
- In effetti, - sorrise Claire – così va un pochino meglio.
- Sì, tutto merito del maestro Julian. – sorrise – E’ lui che ha creato questo talismano.
- Il maestro Julian! – ripeté con aria sognante la Regina – E’ da molto tempo che non ho il piacere di vederlo, spero che stia bene.
- È in ottima forma. – annuì – Ma non è questo il luogo per parlare di Julian, dobbiamo addentrarci in questa tenda nera, siamo solo nell’anticamera.
La Regina annuì, prese il marito per mano e, in silenzio, camminarono nel dedalo di corridoi magici che le due Elfe avevano creato con la loro magia.
Il Re le spiegò che era una tecnica usata dalle streghe Elfiche, in questo modo solo chi era interessato ai loro servigi le avrebbe raggiunte; i curiosi e i paurosi si sarebbero ritirati correndo verso l’uscita.
Claire annuì, sapeva anche lei di questa tecnica di “depistaggio” ne aveva parlato con la sua dama di compagnia Elfa durante un lungo pomeriggio di pioggia quando la Regina, curiosa, era ansiosa di imparare tutto sia sugli Elfi della Luce sia su quelli della Notte.
Joseph e Claire, raggiunsero il centro della tenda dopo alcuni minuti di “passeggiata” guidati da una serie di voci e da urla strazianti che arrivarono alle loro orecchie.
- Cosa starà succedendo, Joe? – domandò lei spaventata.
- Sarà qualche pratica di magia nera. – si strinse nelle spalle lui – O forse qualcuno che ha ricevuto una cattiva notizia.
La Regina annuì e non rispose, si strinse il mantello attorno al collo e continuò a camminare al fianco di suo marito.
Raggiunsero, finalmente, il centro della tenda dove trovarono alcune persone in lacrime che avevano già parlato con le due malvagie Elfe.
- Avanti il prossimo! – dissero con voce cavernosa le due – Qui entra solo chi ha coraggio!
Guardandosi negli occhi, i Reali entrarono e raggiunsero il tavolo nero dov’erano sedute le due donne in nero.
- Ma guarda un po’ chi abbiamo qua! – rise in modo sguaiato una delle due – Il Re Elfo della Luce e la sua consorte, la Regina umana!
- Già! – le fece eco l’altra – Il Re e la Regina, ih ih ih ih! – rise muovendo le mani in modo sgraziato – E come mai, vostre grazie, siete venute da noi? I vostri guaritori e Sacerdoti non sono sufficientemente potenti per guarirvi?
- Claire, - parlò a voce bassa il Re – non rispondere alle loro provocazioni. Lo stanno facendo apposta. Vogliono metterti a disagio, vogliono tirare fuori la tua paura perché si nutrono della tua paura e di tutti gli altri tuoi timori.
- Stanno riuscendo benissimo a mettermi a disagio, Joe! – mormorò la donna – Questo posto mi mette ansia… Loro mi mettono tanta, tanta paura!
- Perché parlate a bassa voce tra voi? – parlò una delle streghe alzandosi – La mamma non vi ha insegnato che è da maleducati?
- Vi… vi chiedo scusa, mia signora! – sobbalzò la Regina – Non volevamo mancarvi di rispetto.
- E’ così, - annuì il Re – non volevamo mancarvi di rispetto. Siamo qui in cerca di un consiglio, di una buona parola.
- Una buona parola? – rise l’altra alzandosi – Allora siete nel posto sbagliato! Siamo streghe della notte, signore dell’Oscurità! Qui non troverete mai una buona parola! Ma solo la verità, anche se questa si spezzerà il cuore in mille e mille e mille pezzi!

Il Reali deglutirono rumorosamente, la Regina si fece coraggio e si tolse il mantello aveva fatto già altre visite da guaritori e Sacerdoti Elfi ed immaginava che anche loro volessero farla entrare in una specie di “cerchio magico” per vedere tutto ciò che la riguardava.
- Cosa vi porta da noi, allora?
- Vogliamo avere una risposta, mia signora! – disse sicura la giovane donna – Vogliamo sapere cosa c’è che non va in me. Perché non riesco a dare un erede al mio amato sposo e se ci potete aiutare in tal senso.
- Aaaaahhhh… - gemettero le due in coro – Abbiamo capito il vostro problema. Adesso lasciateci fare, che una risposta vi vogliamo dare.
Parlando in una lingua incomprensibile anche a Joseph, le due streghe Elfe iniziarono a girare attorno alla Regina; la toccarono, la soppesarono, le guardarono le mani, i fianchi, i seni la toccarono ovunque come se fosse stata una vacca da latte e non una donna di nobili origini.
La donna, rossa in viso per la vergogna, fece tutto ciò che le due streghe le ordinavano. Restò nuda davanti ai loro occhi avidi e, nuda, entrò nel cerchio magico che avevano tracciato per terra. Quando le due Elfe della Notte riconobbero i Reali, non mostrarono il benché minimo rispetto per loro, anzi, si comportarono in modo ancor più insolente del solito.
Claire trattenne a stento un gemito di paura, entrando nel cerchio si rese conto che era fatto con il sangue di qualche creatura magica, ne sentiva quasi l’angoscia e la sofferenza; ma ormai era in ballo e non poteva tirarsi indietro. 
Joseph, dal canto suo, ingollò a vuoto per scacciare una terribile sensazione di oppressione sul petto; lui, Elfo della Luce, non riusciva a stare così vicino alla magia nera praticata da quelle Elfe della Notte.
Le due donne, indossando strani mantelli e maschere cerimoniali spaventose, iniziarono a ballare attorno alla Regina. Mentre si muovevano seguendo i passi di una complicata danza, borbottavano parole magiche nell’antica lingua, chiamando in loro aiuto i demoni che le aiutavano a praticare quei riti.
La giovane donna, schiacciata dal peso di quella magia, cadde in ginocchio ma le due Elfe non ebbero nessuna pietà ed aumentarono d’intensità la loro preghiera alzando lentamente la voce fino a riempiere il silenzio della tenda con le loro preghiere demoniache.
Il rito durò per una buona mezz’ora, un’Elfa punse la Regina con uno spillone e lasciò cadere alcune gocce del suo sangue umano all’interno di un calderone poco lontano; poi, ridendo, tornò a ballare e pregare con la sua compagna.
La Regina, tremante per il freddo e la paura, non osava alzare la testa. Sentiva qualcosa di viscido salirle lungo le gambe ma non aveva il coraggio di aprire gli occhi per guardare cosa potesse essere.
Dopo quella che parve un’eternità, le due Elfe si fermarono gridando ai lati opposti del cerchio, lasciarono cadere le vesti e la più anziana disse:
- Adesso, per completare il rito, la Regina dovrà bere il sangue di una creatura magica.

Il Re e la Regina sobbalzarono, bere sangue era una pratica proibita soprattutto quand’era sangue di una creatura magica.
L’Elfa più giovane, ridendo come una pazza, si allontanò dal cerchio e andò a prendere un cucciolo di Unicorno incatenato e maltrattato.
I Reali si guardarono, Claire si alzò in piedi e tese le braccia. Le due Elfe sghignazzarono: bere sangue di Unicorno era considerato peggio di un infanticidio, la Regina sarebbe stata impiccata per aver commesso un simile sacrilegio gettando il Regno nel caos.
Certa che la Regina, pur di avere un erede, avrebbe commesso il crimine la giovane Elfa della notte le gettò addosso il cucciolo e le passò un coltello con il quale ucciderlo.
Claire prese il coltello nero come la notte, fatto di una speciale pietra l’unica in grado di uccidere gli Unicorni, il cucciolo si agitò tra le sue braccia e la giovane donna sentì il piccolo cuore battere forte contro il palmo della sua mano.
La Regina sorrise a suo marito e al cucciolo, avvicinò la lama alla creatura magica; ma, invece di ucciderlo, lo liberò dalle corte incantate che lo tenevano intrappolato.
- Cosa fate? – urlò l’Elfa più vecchia – Dovete ucciderlo, non avere pietà di lui.
- Non mi macchierò mai di un simile crimine, brutte streghe! – urlò di rimando la Regina lasciando andare il cucciolo – Siete pazze! Siete cattive! Uccidere una creatura così indifesa! – la voce della donna tremava di indignazione – Mi fate pena! Mi fate ribrezzo!
- Bene, - gracchiò la più giovane – se è questo che vostra grazia pensa di noi…
- Noi siamo pronte a darvi la risposta. – finì l’altra abbracciando l’Elfa più giovane.
- Alla luce dei fatti, è inutile che continuiate a provare. Tanto voi di figli non potrete averne! L’unica vostra speranza era bere il sangue di quella bestia schifosa, ma avete preferito salvare la sua inutile vita e ora è troppo tardi per rimediare ai vostri errori.
La Regina barcollò, gettò a terra le corde e l’arma, si vestì in fretta e pregò con lo sguardo il marito di portarla fuori non voleva stare dentro quella stanza un minuto di più.
Voleva andare lontano dalle voci e dalle risa di quelle streghe perfide e senz’anima.
Per mano, uscirono dal dedalo di corridoi neri come la pece e raggiunsero la Sacerdotessa all’aperto.
La Regina teneva in braccio, con rispetto ed amore, il cucciolo di Unicorno che aveva smesso di tremare e si era addormentato protetto dall’affetto dell’Elfo e dell’umana.
Appena li vide uscire, la Sacerdotessa si alzò in piedi e li raggiunse. Capì che qualcosa non era andato nel verso giusto guardato attentamente il viso della reale nipote.
- Cosa vi hanno fatto, miei signori?
- Ci hanno umiliati e presi in giro, zia. – mormorò Joseph a denti stretti.
- Mi hanno fatto denudare e hanno ballato attorno a me. – spiegò tremando Claire – Hanno usato formule magiche potenti e oscure. Ho avuto molta paura. Paura di essere sacrificata ad uno dei loro Demoni! – una lacrima rotolò sulla sua guancia rosea.
- Mi dispiace così tanto! – sospirò stancamente la Sacerdotessa – Sono due Elfe della Notte molto potenti, hanno venduto le loro anime immortali ai Demoni… Sono pericolose.
- L’ho capito a mie spese, zia! – replicò stizzita la Regina – Mi hanno detto che non potrò mai e poi mai avere figli. Volevano obbligarmi ad uccidere questo cucciolo di Unicorno indifeso perché secondo loro solo il sangue di Unicorno potrebbe guarirmi. – strinse il cucciolo – Non lo farei mai, neanche per salvarmi la vita potrei sacrificare una creatura così bella e magica! Un cucciolo indifeso che ha solo bisogno d’amore!
L’Unicorno, colpito dalle parole della Regina, aprì gli occhi la guardò a lungo e poi disse:
- Mia signora, voi mi avete salvato la vita! Avete dimostrato molto coraggio, vi siete ribellata alla malvagità di quelle due arpie! – scese dalle braccia della giovane donna – Sono in debito con voi. – le toccò il ventre con il corno magico – Vi hanno riempita di falsità, vostra grazia. Voi diventerete madre, non sarà facile e dovrete avere pazienza, ma non dovete perdere la speranza.
La creatura magica fece qualche passo indietro e, prima di congedarsi, concluse:
- Al momento giusto, troverete un Elfo Sacerdote e Gran Maestro di Medicina che sarà in grado di aiutarvi. Addio e grazie per avermi liberato.
- Addio piccolo Unicorno… - lo abbracciò nuovamente la Regina piangendo – Grazie a te per avermi dato nuove speranze.

L’Unicorno si allontanò camminando incerto sulle gambe, raggiunse il centro della Foresta e si girò un’ultima volta per salutare con un cenno del capo.
Claire, Joseph e la Sacerdotessa ricambiarono il saluto; poi uscirono dalla Foresta e si allontanarono il più possibile dalla magia nera di quella tenda.
- Vostra grazia… - parlò la Sacerdotessa – Volete che inizi le ricerche del Gran Maestro di cui vi ha parlato l’Unicorno?
- No, zia grazie. – scosse la testa la Regina – Preferisco rilassare un po’ la mente e non ho la forza di affrontare una nuova prova così presto.
- Capisco. – la Sacerdotessa fece un profondo inchino, erano arrivati al Castello ed era tempo di congedarsi. – Se avete ancora bisogno di me, fatemelo sapere.
- Sarà fatto, mia signora! – sorrise Joseph.
- Arrivederci zia, e grazie ancora. – la salutò Claire baciandola.

I due giovani, percorsero a ritroso il passaggio segreto e rientrarono in camera che a malapena albeggiava.
- Come ti senti, Claire? – le chiese lui.
- Con il cuore spezzato, Joe! – sospirò togliendosi le vesti – Speravano di trovare delle risposte, ma invece… è stato tutto inutile!
- Non è stato inutile! – la abbracciò – Abbiamo trovato un nuovo amico, l’Unicorno a cui hai salvato la vita.
La Regina sospirò, indossò la camicia da notte e si stese tra le lenzuola di lino stanca; il Re rispettò il suo silenzio, finì di cambiarsi e la raggiunse sotto le lenzuola. Si abbracciarono e si addormentarono, stanchi e spossati.

Dormirono fino a quando la servitù non aprì le imposte per far entrare la luce del Sole.
- Buongiorno vostre maestà. – parlò il paggio – E’ l’ora di alzarsi… Avete trascorso una notte serena, spero.
- Sì, Tony grazie. – sbadigliò il Re aprendo gli occhi – Una notte serena e senza incubi.
- Una notte troppo breve! – sospirò la Regina – Stavo facendo un bel sogno, ma non ho fatto in tempo a finirlo…
- Chiedete alle Fate dei Sogni di finirlo per voi, vostra maestà.
- No, Tony, grazie. – sorrise alzandosi la giovane donna – Sono un’umana che ama finire da sola i propri sogni. – suonò un campanellino che teneva sul comodino, subito apparve una giovane cameriera che si inchinò rispettosa di fronte ai Reali.
- Buongiorno vostre maestà. – parlò senza alzare lo sguardo.
- Buongiorno a te, Sally. – la salutò la Regina – Potresti aiutarmi a vestirmi? Quest’oggi avrei voglia di fare una bella passeggiata nei giardini interni.
- È una giornata fredda, vostra grazia, ma sarà bello passeggiare all’aperto.
- Ottimo… Tony, che impegni abbiamo io e il Re quest’oggi?
Tony, srotolando una lunga pergamena, iniziò ad elencare i programmi per la giornata dei Reali.
I due giovani, ascoltarono distrattamente le parole monotone di Tony; fecero una veloce colazione e poi lasciarono gli appartamenti reali dopo essersi scambiati un lungo ed appassionato bacio.
- Ci ritroviamo per il pranzo, vita mia. -  si congedò il Re baciandole teneramente la mano.
- Se hai bisogno di me, amore mio, - arrossì deliziosamente la Regina – mi trovi nei giardini interni a passeggiare un po’.
- Buona passeggiata. – la salutò allontanandosi.
- Buona giornata, Joe! – ridacchiò lei andando nella direzione opposta.

La Regina e Sally percorsero in silenzio un lungo corridoio profumato di cera, Claire stava ancora pensando alle parole delle due Elfe della Notte e sobbalzò impaurita quando sentì una voce dire:
- Buon giorno vostra grazia! Che gli Dei siano con voi quest’oggi!
Sbattendo più volte gli occhi per tornare alla realtà, la Regina si girò verso la voce e il suo viso si illuminò in un gran sorriso pieno d’affetto.
A parlare era stata la sua ancella, nonché migliore amica, Stephanie.
- Buon giorno a te, mia cara! – le sorrise calorosamente, andandole incontro – Sentivo che ti avrei incontrata.
- Eh eh eh… - ridacchiò furba Stephanie – Diciamo che ho… aiutato il fato? Vi ho viste passare, ed ho preso un corridoio parallelo per arrivare prima del vostro ingresso nei giardini.
- Mi piace il tuo spirito così giocoso, Steph! – la abbracciò la Regina, tornando ad essere per un attimo una semplice ragazza umana, e non la donna a comando di un intero Regno.
- È bello vedervi sorridere, vostra maestà! – ricambiò l’abbraccio la ragazza, una giovane contessa mezza Elfa della Luce e mezza umana.
- Sally, - parlò la Regina – vorrei stare sola con Stephanie. Chiedi alla mia scorta di seguirci ma non troppo da vicino. Nei giardini interni siamo al sicuro, protetti come siamo dalla Magia dei Sacerdoti Elfici.
- Come vostra grazia desidera! – si inchinò rispettosamente Sally allontanandosi veloce.

Claire e Stephanie, tenendosi per mano come facevano da bambine, si inoltrano nei giardini ben curati senza dire una sola parola.
A metà del percorso, dopo aver salutato alcune persone e aver osservato lo sbocciare di alcuni fiori rari, la Regina scoppiò a piangere a dirotto.
La sua migliore amica, la abbracciò dolcemente e la lasciò sfogare. Aveva sentito che l’anima della sua amica e Regina stava soffrendo, ma sapeva che doveva lasciare alla giovane ed orgogliosa donna il modo giusto di liberarsi, altrimenti si sarebbe chiusa nel suo dolore e non si sarebbe mai confidata con lei.
- Clay… - la chiamò con quel nomignolo speciale, “magico”, che si scambiano le migliori amiche da bambine – Perché piangi così? È successo qualcosa ai tuoi genitori? Ai genitori di Joe? C’è una guerra che ti spaventa?
- Niente di tutto questo, Steph! – scosse la testa bionda Claire – Ieri siamo andati a farci visitare dalle Elfe della Notte…
- Dove sei andata? – gemette prendendola per le spalle – Ma perché hai fatto una cosa tanto stupida?
- Perché non riesco a restare incinta, Steph! – rispose arrabbiandosi la Regina – So che ho fatto una cosa stupida. So che la Regina di un Regno Elfico, un Regno della Luce non dovrebbe avere rapporti con gli Elfi della Notte; ma… - e scoppiò nuovamente a piangere – Ma io non so più a quale Dio, o Dea, votarmi! Io e Joe ci siamo fatti visitare da tutti gli Stregoni… Sacerdoti… Maghi… del Regno, nessuno ha saputo darci una risposta esaustiva! – sospirò asciugandosi gli occhi – Uno dice una cosa, e uno dice l’esatto contrario!
- Ma… avete provato a fare qualche cura?
- Oh sì… E senza ottenere nessun risultato. – la voce della giovane donna era carica di angoscia – Ecco perché ho deciso di andare da quelle due Streghe. Perché speravo che loro potessero darmi una risposta. Una risposta che non è arrivata.
- Perché no? Cosa ti hanno fatto?
- Mi hanno fatto entrare in un cerchio magico, carico di magia nera potentissima. Hanno ballato recitando formule magiche occulte e potenti. Poi… alla fine… mi hanno detto che per completare il rituale, avrei dovuto bere del sangue di Unicorno.
Gli occhi di Stephanie si dilatarono, il suo cuore prese a battere più veloce, strinse tra le sue le mani gelate della sua amica ed aspettò che lei continuasse a raccontare.
- Ma io non ho potuto farlo! Mi hanno portato un cucciolo da uccidere! Ho usato il coltello per liberarlo dalle corde magiche che lo opprimevano e l’ho portato fuori da quel luogo. – tolse le mani da quelle della sua amica e si lisciò una piega immaginaria dell’ampia gonna – E loro, urlandomi contro, mi hanno detto che è inutile continuare a provare, perché tanto io di figli non ne posso avere. Che l’unica mia speranza era bere il sangue dell’Unicorno.
- Non credo ad una sola parola di ciò che ti hanno detto, Clay! – la abbracciò – Loro sono Elfe malvagie. Non fanno mai del bene. Mai, neanche per errore. Ogni loro comportamento è dettato dalla cattiveria. Bere il sangue dell’Unicorno non ti avrebbe fatto diventare madre, ti avrebbe reso un’assassina. Sai che uccidere una creatura magica è illegale e proibito? Il tuo gesto, avrebbe fatto scatenare una guerra tra le creature magiche e gli esseri umani, costringendo gli Elfi ad intervenire.
- Già. – sospirò nuovamente la Regina – E in tutto questo il Male avrebbe proliferato e preso il sopravvento. – rabbrividì e si strinse nel mantello.
- Continuiamo a passeggiare, vuoi? – si alzò l’ancella – Fa fresco e non è bene fermarsi a lungo a sedere.
- Sì, hai ragione. – annuì la Regina – Sai, Steph, l’Unicorno mi ha parlato e mi ha detto che incontrerò un Sacerdote potentissimo e che lui sarà in grado di aiutarmi.
- Visto? Te l’avevo detto io che niente è perduto!

Le Regina non rispose all’affermazione della sua migliore amica, la prese per mano e, sospirando, la pregò di continuare la loro passeggiata in silenzio. Aveva bisogno di rilassarsi dopo la notte di ieri.
Stephanie annuì, strinse con affetto la mano di Claire nella sua e la seguì tra i fiori e le aiuole ben curate del giardino.
- Qui si sta troppo bene… - parlò la Regina dopo un lungo silenzio – Ogni volta che entro nel giardino interno, mi sento rinascere e rinvigorire.
- È merito della magia Elfica, mia signora. – sorrise dolcemente la contessa – Sono gli Elfi che curano il vostro giardino a rendere tutto così… - si fermò alla ricerca della parola giusta.
- Perfetto? – suggerì una voce alle loro spalle facendole sobbalzare.
- Joe! – sorrise Claire – Ci hai spaventate!
- Scusami, vita mia! – ridacchiò – Eravate così assorte che non resistito a farvi un piccolo scherzetto.
- Ben vengano i vostri scherzetti, maestà se hanno il potere di accendere gli occhi della vostra consorte di questo bell’azzurro! – si inchinò Stephanie prima di andare a baciarlo.
- Ooh… - gemette la Regina – Vi prego di non burlarvi di me. Sapete che non lo tollero… - la giovane donna guardò il sole – Ma è già ora di pranzo, Joe?
- No, mi sono liberato prima del previsto degli impegni di corte e volevo invitarti a fare una cavalcata.
- È tanto tempo che non usciamo insieme a cavallo. – annuì felice lei – Steph, tu e il tuo compagno Richard volete unirvi a noi?
- Meglio di no, mia signora. – scosse la testa nera come la notte la mezza Elfa – E’ giusto che stiate un po’ da soli, perché non riuscite mai a farlo. – le due amiche/sorelle si abbracciarono – Io ci sarò sempre, per qualsiasi cosa… Non ti abbandonerò mai, Clay. Ti darò forza… Sostegno e ti spronerò a non arrenderti! Ti voglio un universo di bene, sorellina!

La Regina strinse Stephanie piangendo sommessamente, voleva così tanto bene alla mezz’Elfa che a volte non riusciva ad esprimerlo a parole.
Erano unite come due sorelle, anzi di più, il loro rapporto era molto simile a quello che lega i gemelli: avvertendo gioie e dolori dell’altra persona.
- Grazie, sorellina mia! – la baciò Claire sulle gote – Tu sei la mia Stella Polare. Sei il mio punto di riferimento quando mi sento persa e sola. Ci sei sempre per me. Ed io ci sarò sempre, qualunque cosa accada, ovunque ci porti il destino, per te!
Il Re sorrise, era felice che la sua Claire avesse un’amica così speciale. Lui era fortunato, aveva una sorella minore, la contessa Lucy, alla quale era molto legato e soffriva nel vedere sua moglie da sola, dato che gli Dei non avevano benedetto il matrimonio dei suoi con l’arrivo di altri figli o figlie.
Le due “sorelle nell’anima” si separarono con gli occhi lucidi, Joseph prese la moglie per le spalle e la baciò a lungo dimenticandosi degli impegni di corte, della cavalcata e persino di essere il Re nel giardino del palazzo.
Si separarono ormai senza fiato, Claire era rossa in viso e i suoi occhi erano accesi di desiderio.
Anche l’incarnato olivastro di Joseph si era acceso e nei suoi occhi color sottobosco si era accesa una luce dorata carica di promesse.
Senza dire una parola, i due Reali, lasciarono il giardino ma non si diressero alle stalle. Raggiunsero i loro appartamenti e si chiusero dentro, lasciando fuori il resto del Regno e i suoi numerosi problemi.

  
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