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Autore: cartacciabianca    05/02/2009    2 recensioni
[…] I due assassini si issarono sui bastioni della fortezza e furono a portata degli arcieri. -Via, via, via!- Altair l’afferrò per il cappuccio e la trascinò di corsa verso l’angolo della fortezza, che culminava con una torre, la quale facciata dava sull’immenso piazzale del distretto nobiliare. -Salta!- Altair la spinse giù e i due assassini, accompagnati dal ruggito di un’aquila, si gettarono nel vuoto. Nel bel mezzo del volo Altair la strinse a sé, ed Elena si avvinghiò a lui che, capovolgendosi in aria, atterrò di schiena nel cesto. Poi fu il silenzio, scortato dal canto delle campane d’allarme, ma almeno le voci dei soldati e le grida degli arcieri erano cessate. […]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dea tra gli Angeli' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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L’attacco


Quella poca luce andava a spegnersi. I venti freddi della notte avvolsero Masyaf e la sua fortezza, l’ombra del cielo senza stelle, oscurato da nuvole nere, andava ad allungarsi sulla valle. Il mondo taceva, il silenzio divampava tra le strade e la gente si rintanava nelle case accendendo, chi lo possedeva, il camino o un focolare. Fiotti di fumo svolazzavano per i tetti delle abitazioni, assieme ai colombi che andavano ad annidarsi sui balconi. Era l’incanto del buio, che celava sotto una maschera fittizia gli eventi imminenti.
Elena guardava la luna apparire e scomparire dietro la coltre delle nubi, in compagnia a squarci di cielo stellato. Il vento le muoveva i lembi della veste, e la ragazza si strinse nelle spalle quando un brivido le percorse la schiena.
Marhim era accanto a lei e la osservava in silenzio, pensando che non se ne fosse accorta.
Il cortile interno della fortezza era rischiarato dal bagliore tenue dei bracieri, le guardie giravano a norma di pattuglia, mentre alcuni assassini erano riuniti attorno alla staccionata ad assistere ad un allenamento.
La sua mente volò lontana da Masyaf, attraversò la valle e raggiunse le colline all’orizzonte, dove una macchia indistinta nerastra pareva tanto un bosco. Ma poteva un bosco crescere in pochi giorni?
- Ho paura- disse ad un tratto la ragazza.
Marhim si riscosse. –Che hai detto?-.
- Ho paura, Marhim- ripeté lei senza battere ciglio, come incantata.
Il ragazzo alzò le sopracciglia. –Sul serio, e di cosa, scusa?- rimase serio.
Elena contò gli arcieri appostati sulle mura. Erano troppi pochi. –Una sensazione, chiamalo intuito…-  mormorò, e Marhim le venne più vicino.
- Non ti capisco- disse il ragazzo guardandola sospettoso. –C’è qualcosa che vuoi dirmi?- si schiarì la voce.
Elena si voltò verso di lui con gli occhi che parlavano da soli, eppure Marhim scosse la testa aggrottando la fronte. –Non so di cosa stai parlando? O meglio, non stai proprio parlando!- rise.
Elena tornò a fissare l’orizzonte. –Tu non lo senti?- domandò.
- Cosa?- Marhim seguì il suo sguardo.
- Il vento… è così… diverso- disse la ragazza in un sussurro, e un’altra folata le scompose i capelli.
Marhim cominciava a spazientirsi. –Insomma, qual è il nocciolo?- sbuffò.
Elena chiuse gli occhi. –C’è qualcosa che lo devia, qualcosa di dannatamente vasto che gli segna il cammino. Il vento segue un circolo vizioso, ma questa volta è diverso… c’è un ostacolo sulla sua strada- mormorò.
- Elena! Oh!- Marhim le venne di fronte e schioccò le dita. –Sei su questo mondo?- le chiese.
Elena guardò a terra. –Sì, scusa…-.
Marhim le sorrise. –Tutto apposto, sei solo stanca. Vuoi… vuoi che ti accompagni di sopra?- domandò, e il suo tono divenne insicuro, timido come non lo era mai stato.
Elena si appoggiò al parapetto. –No, sto bene, grazie lo stesso- i loro occhi s’incontrarono un frammento di secondo, poi Elena tornò a fissare il cielo. –Ho un presentimento… una sensazione, tu no?-.
- Che genere di presentimento? Buono o cattivo?- Marhim alzò le spalle.
- Pessimo…- sottinse lei.
Elena guardò ancora verso le mura, dove tra gli arcieri scorse una figura bianca e indistinta. Un assassino che rimaneva immobile dando le spalle all’interno del cortile. Guardava lontano, anche lui, turbato.
Quando l’uomo si voltò, Elena riconobbe il suo Maestro che la guardava. Altair le accennò un segno col capo, ed Elena ricambiò annuendo.
Poi l’Angelo scese dalle mura usando una fragile scala di legno e venne verso di loro.
- Che cosa vuole, quello?- le domandò Marhim all’orecchio. C’era un pizzico di dispetto nella sua voce che Elena colse con sorpresa.
Lei lo guardò enigmatica. –Cosa stai pensando?-.
- Niente, scusa- Marhim si passò una mano tra i capelli, voltandosi a guardare l’addestramento di suo fratello.
Altair si fermò al suo fianco e Elena lo fissò alcuni istanti.
- Lo senti anche tu?- domandò l’Angelo fissando gli occhi scuri sulla linea dell’orizzonte.
Elena seguì il suo sguardo, che andava a perdersi esattamente dove stava guardando lei poco prima. – Cosa, Maestro, sento tante cose…- mormorò.
I due rimasero in silenzio, immobili a scrutare l’oscurità della notte che inghiottiva la valle.
La luna sparì dietro le nuvole, e anche quella poca luce si dissolse lentamente. In breve, neppure un frammento di cielo rimase visibile, ma lontano, oltre le coltri di nebbia e le ombre, una macchia nera e compatta avanzava verso la roccaforte, accompagnata da nitrii di cavalli e clangori metallici.
- Sono qui…- sottinse Altair stringendo i pugni.
- Maestro- Elena sospese le sue parole nel vuoto.
- Corrado e i suoi uomini sono qui- ribadì l’assassino.

Elena seguì il suo Maestro di corsa.
-Sei pronta?- Altair si fermò sfoderando la spada. –Questa non è un’esercitazione…- aggiunse fissandola negli occhi.
Assassini e guardie li scorrevano ai fianchi, correndo verso i piedi della collina con le armi in pugno. All’ingresso di Masyaf si stava combattendo la più brutale tra le battaglie, e in Elena bolliva già l’adrenalina.
L’esercito di Corrado aveva passato il confine: i suoi uomini predavano le case e razziavano la città, ammazzavano la gente, e le urla si accavallavano alle grida di piacere dei soldati.
Elena annuì, e Altair la condusse nel vivo dell’azione. –Dobbiamo aiutare la gente a scappare verso la fortezza! È l’ultima possibilità che hanno, tra poco i cancelli verranno chiusi!- le gridò.
-Sono pronta, Maestro!- saltarono sul tetto di un’abitazione e di seguito scesero con un balzo sulla strada principale.
Alcuni soldati avevano messo alle strette un gruppo di paesani. Uno di loro si accasciò al suolo quando il reietto di Corrado lo trafisse senza pietà.
Un fruscio nell’aria, Elena non colse altro, e i soldati si abbatterono al suolo senza vita.
Elena si voltò, e vide che alla cintura del suo Maestro mancavano alcuni pugnali da lancio. Sorrisero entrambi.
-Vedrai- le disse lui. –Un tempo t’insegnerò-.
Elena camminava tra i corpi della gente che le sorrideva armoniosa quando passeggiava con Marhim. Ora i loro sguardi erano vuoti, e sul selciato si aprivano grosse pozze purpuree.
-Andiamo! Non c’è tempo!- Altair la prese per un braccio e la tirò con sé in una stradina secondaria. Si fermarono, ed Elena ebbe il tempo di vedere il suo Maestro gettarsi contro un soldato.
La lama nascosta di Altair penetrò nel collo del crociato.
Il suo Maestro si alzò vittorioso, guardando la donna che prese il bambino in braccio e scappò in lacrime.
-Voglio anche quella…- pensò Elena ad alta voce mentre correvano a soccorrere i prossimi abitanti.
Quella volta toccò anche a lei combattere.
-Ehi, ma sei una…- il cavaliere non terminò, che Elena lo trafisse al petto con un solo colpo.
Altair era accerchiato da alcune guardie, ed Elena afferrò da terra una pietra. Con tutta la forza che aveva nelle braccia, la scagliò e colpì l’elmo di uomo che ne rimase traballante.
-Razza di!-.
-Per questo vorrei tanto dei pugnali…- digrignò la ragazza.
L’uomo le venne contro con un fendente alto e potente, ma Elena li sgattaiolò di fianco e volteggiando su se stessa, lo sorprese alle spalle. Fu un colpo preciso, come sempre.
Altair giocava di contrattacchi. I suoi nemici gli andavano contro e lui schivava e li colpiva, oppure li mollava un pugno sul naso e li colpiva, o ancora li contrastava e poi li infilzava con la lama nascosta. Insomma, quando il suo Maestro aveva insistito ad insegnarle delle tecniche “fuori dalle regole della scherma” era perché Altair sembrava combattere d’istinto, con mosse sempre nuove che lo facevano un grande.
Elena gli venne al fianco, e i due si spartirono gli avversari.
La ragazza non vide arrivare un colpo basso, e all’altezza del ginocchio si aprì uno squarto nei pantaloni. –No!- le scappò di bocca.
Il soldato scoppiò in una risata. –Ehi, aspetta…- disse ad un tratto.
Il dolore era insopportabile, e la gamba le cedette, e la ragazza cadde in ginocchio. Era finita, con un solo colpo il soldato le avrebbe tagliato la testa.
-Non sei la figlia di quell’assassino?- fece la guardia prendendola per il cappuccio.
Elena alzò gli occhi e, anche attraverso la fessura dell’elmo, non le fu difficile distinguere alcuni tratti in quell’uomo che aveva visto nei volti sfuggenti della sua fuga da Acri.
Quell’uomo aveva ucciso suo padre.
Con un ruggito di rabbia, Elena mollò la spada, gli saltò al collo e, una volta sbattuto a terra, cominciò a strozzarlo. –Maledetto!- gridava.
-Elena!!- Altair la tirò via. –Elena, è morto! Gli hai spezzato il collo! Ma ora dobbiamo andare, Elena!- lui se la caricò in spalla e corse verso l’alto della collina.
Elena si strinse al suo braccio, terrorizzata.
Non aveva mai assistito prima di allora ad una “battaglia” vera e propria. Ne aveva sentito parlare solo nelle leggende, nei libri, ecco… ma quella notte lei ci era finita dentro,  vi aveva partecipato, ma non era ancora finita.
Le guardie di Masyaf e reietti della casata di Corrado si affrontavano senza pietà ed esclusioni di colpi. Il sangue, nemico o amico, schizzava ovunque. I corpi coprivano il terreno, la gente scappava, le grida, i pianti…
-RITIRATA!- era Altair che correndo per le strade della città diffondeva le sue parole. –RITIRATA!- ripeteva e ripeteva con quanta più voce aveva.

-Preparate le armi! Arcieri, pronti!- gridò una guardia.
Le campane suonavano per tutta la città, mentre donne e bambini correvano al riparo dentro la fortezza, oltre i cancelli ancora alzati.
L’assassino arrestò la corsa e la mise a terra, assieme a tutti gli altri feriti nel cortile. –Come va?- le chiese chinandosi. Nonostante lo sforzo, Altair non mostrava dati di stanchezza.
Il taglio non era profondo, ma attorno andava già ad infettarsi.
Una guardia corse a medicarla.
Altair e Elena osservavano in silenzio come i soldati effettuavano i preparativi per la difesa: Masyaf era nel caos.
-Elena- Altair si voltò.
-Cosa sta succedendo? Perché…- lui la interruppe prendendola per le spalle.
-Di’ a Tharidl che ho preso alcuni assassini con me, che siamo appostati sulla torre e aspetteremo il suo segnale, ma mettiti al sicuro- le disse serio e calmo. –Il grosso dell’esercito deve ancora arrivare-.
Elena scosse la testa, e il fiato ancora le mancava. –Maestro, questa è una battaglia, ed io posso prenderne parte, di nuovo!- sbottò fiera.
-No, hai già fatto abbastanza, seri ferita, non vedi? Non appena ti sarai ripresa fa’ come ti ho detto e non farti vedere in giro!- Altair corse nel cortile.
-Rhami! Adel! Fredrik! Con me!- chiamò, e gli assassini gli andarono dietro seguendolo contro la corrente di folla. Altair e i quattro Angeli si arrampicarono sulle mura della fortezza, poi Elena non capì perché, ma i quattro assassini si gettarono dallo strapiombo.
-Ho finito- la guardia le aveva bendato il ginocchio e si apprestava a controllare lo stato degli altri feriti.
Lei si alzò, guardandosi attorno.
Lamentele e grida di dolore animavano il cortile interno. I suoi occhi cercavano chi di caro avevano sempre trovato, ma non c’era l’ombra di Marhim.
Elena strinse i denti e scalciò un sasso, poi si avviò dentro la fortezza.
Salì fino allo studiolo del Maestro, e trovò Tharidl che controllava il tutto affacciato alla vetrata. –Il tempo è giunto…- sospirò il vecchio.
-Maestro! L’esercito di Corrado è qui per il Frutto! Siamo in guerra, Maestro! Altair ha radunato un gruppo di assassini e si è diretto al alla torre, cosa ha intenzione di fare? Cosa possiamo fare?!- Elena era spaventata, la sua voce usciva sotto forma di tremule grida. –Maestro!- lo chiamò di nuovo.
Tutte le guardie e gli assassini abbandonarono l’interno della rocca forte, precipitandosi fuori dalle mura per aiutare la gente che gridava e i bambini che piangevano e scappavano dalle grinfie dei soldati nemici.
-Il Maestro si occuperà della trappola che usiamo solo in queste rare evenienze. La torre di cui ti parlò contiene dei legni abbastanza pesanti da spezzare il collo ad un elefante. Altair aspetterà il mio segnale per attivare il meccanismo, non devi temere per la vita di nessuno dei giovani che egli ha portato con sé- Tharidl si voltò.
Il suo volto era calmo, pacato. I suoi occhi socchiusi e le sue mani giunte dietro la schiena. –Elena, vieni, resta al mio fianco. Per adesso non possiamo fare nulla se non aspettare…-.
Elena gli si avvicinò e il Maestro la prese sotto braccio.
Insieme, assisterono al raduno di massa all’interno del cortile.
- Dov’è Adha, Maestro?- chiese lei in pena.
-Ella deve occuparsi di ciò per cui i crociati sono qui. Ora chiudi gli occhi, Elena, e non ascoltare altro che non sia il battito del tuo cuore…-.
Le parole di Tharidl divennero una ninna nanna melodiosa, fin quando la ragazza non si lasciò cullare dal suono soave della sua voce e cadde in sonno contro il suo petto.

-Tira su quella leva, avanti!- gridò Rhami.
-Non viene! Si è incastrata!- rispose Adel, spingendo con la schiena il tronco di legno che era più grosso di lui. Ad aiutarlo c’erano anche Fredrik, ma la loro forza non bastava.
Rhami e Altair erano affacciati dalla torre e controllavano la situazione.
L’esercito di Corrado si arrampicava sulla collina, e in testa agli uomini a piedi c’era un gruppo di cavalieri.
-Sono più dell’ultima volta- commentò Altair.
Rhami scosse la testa. –Dobbiamo tornare dentro la fortezza, è inutile, il meccanismo è andato!- sbottò rabbioso.
Adel e Fredrik caddero a terra quando il tronco di legno si spezzò. Partì una corda, che fin quando non si tese, lasciò scorrere un ingranaggio di poche ruote di legno. La corda si tese, ancora e ancora.
-Non spezzarti…- imprecò Rhami a denti stretti. –Non spezzarti!-.
La corda cedette e il portellone della trappola si aprì.
-No! No!- i tronchi caddero giù dalla torre e scivolarono lungo le strade della cittadella troppo in anticipo. –NO!- Altair si gettò a terra stringendosi la testa con le mani, disperato.
La fune avrebbe dovuto tenere fin quando uno di loro non l’avesse spezzata con la spada, ma invece, aveva ceduto prima e agli uomini di Corrado fu facile evitare di essere travolti dai tronchi.
-Presto, dobbiamo andarcene- fece Adel alzandosi.
-Il piano è andato a rotoli, ma dobbiamo tornare dal Maestro- disse Fredrik avvicinandosi ad Altair.
-Andiamo- Rhami fece strada per scendere dalla torre, e i tre assassini si avviarono.
Altair rimase rannicchiato a terra, pensando che non sarebbe finita così. No, Corrado aveva un intero esercito dalla sua, e la brama del Potere. Come era già successo diverse volte, ci sarebbe stato ancora un ultimo scontro, l’ultimo tassello di quella battaglia.
Uno contro uno…

-Ma guardate un po’ chi si rivede!- gridò Corrado dal suo cavallo. –Al Mualim, giusto?- chiese ridendo.
Tharidl si sporse dalle mura e guardò in basso. –Al Mualim non vi è a capo di questa setta da tempo, ormai. Il mio nome è Tharidl Lhad, e questa è la mia città!- rispose il Maestro con tono arrabbiato.
Il suo esercito lo circondava, e Corrado si alzò sulla sella. –Sapete bene perché sono qui! Datemi ciò che cerco e nulla verrà sottratto alla vostra bella Masyaf!- ruggì scuotendo il pugno.
Accanto al gran Maestro c’erano degli arcieri assieme ad alcuni assassini. –Mi spiace, ciò che chiedi non può essere fatto- scosse la testa.
Corrado scoppiò in una risata fragorosa, e con lui i suoi cavalieri. –Non mi sembrate nella condizione di assentire, Maestro!- continuò a ridere. –Stolto! Noi non ce ne andremo fin quando ciò non sarò nostro! La vostra gente non riuscirà a campare più di una settimana in quelle condizioni! Chiusi nella vostra bella tana, tra quelle quattro mura, patirete la fame e le malattie! Consegnatemi il Frutto dell’Eden ora! Giuro che incendierò le case, brucerò le strade e tutto attorno a Masyaf sarà ridotto a cenere!- la sua collera era spaventosa.
Tharidl rimase in silenzio quando Altair gli comparve al fianco. –Maestro- s’inchinò l’assassino.
Il vecchio sospirò. –Se siete qui così in breve tempo, non oso chiedere per quale motivo…-.
Altair lanciò un’occhiata di sotto. –Il meccanismo non dava segno di controllo, il vostro piano è fallito, la corda si è spezzata da sé in anticipo, mi dispiace- fece serio.
-Quello che Corrado va’ dicendo è vero, non riusciremmo mai a vivere così. Altair, devo chiederti di portare pazienza e fiducia, ora- il vecchio lo guardò da sotto il cappuccio.
Altair parve non comprendere. –Cosa avete in mente?-.
Tharidl si voltò affacciandosi nuovamente verso il cavaliere. –Ebbene, ti propongo una sfida, Corrado del Monferrato, reggente di Acri!- pronunciò affranto, ma con dignità.
Corrado aggrottò la fronte. –Di che si tratta? Sono curioso…- ammise sarcastico.
Il Maestro indicò l’esercito alle sue spalle, e Corrado di voltò. –Il tuo uomo migliore contro il mio assassino più audace!- sentenziò in fine.
Sulla fortezza cadde il silenzio, e nello stesso istante in cui un tuono brillò nel cielo, gli occhi di Corrado balenarono. –Accetto!- disse.

Altair ammirò il suo Maestro. –Sono pronto- affermò.
Tharidl fece un passo indietro e curvò le spalle. –No, non tu…- mormorò.
L’Angelo si sbiancò, la sua schiena perse la compostezza e la fierezza di sempre. –State scherzando, vero?…- balbettò sbigottito.
Il vecchio gli afferrò le spalle.
Altair restò con la bocca aperta senza dire nulla per alcuni istanti, il tempo necessario perché Tharidl trovasse le giuste parole.
-Ho sempre confidato in ognuno di voi. Ora è il suo turno- disse soltanto.
Altair indietreggiò. –Non potete affidare il destino di Masyaf e del Tesoro a chi non è davvero in grado! State commettendo una seconda imprudenza, Maestro! Guardate dove le vostre mosse azzardate ci hanno condotto!- Altair era isterico, dava quasi di matto, eppure il matto della situazione sembrava tanto Tharidl.
Il Maestro fece un gesto di stizza. –Non replicare! Così ho deciso, e se mi prendi per un pazzo fa’ pure, ma non saranno certo le tue opinioni a farmi cambiare idea! Sai bene qual è il tuo compito, forza!- Tharidl gli gridò in faccia, ma Altair non si scompose, rimanendo ferreo.
-No- protestò. –Sono io quello che deve combattere per la salvezza di questa città! Sapete che sono l’unico in grado di andare a colpo sicuro! Non possiamo continuare a fare buchi nell’acqua!- perse il controllo.
Il vecchio trattenne l’escandescenza. –Credi che sia facile?- abbassò la voce d’un tratto.
Altair restò ad ascoltare.
-Affidarsi ad un uomo e consentirgli di cambiare il corso della storia, credi che sia facile?- ripeté.
Altair strinse i denti. –Siete voi che talvolta lo rendete difficile!- digrignò cercando di contenersi.
-Invece no, ti sbagli. Sei solo un ragazzino che gioca a fare l’adulto, ed è questo che non sopporto di te, Altair- Tharidl piantò il suo sguardo in quello rabbioso del suo discepolo.
-Vi ho dimostrato quali sono le mie capacità, e sinceramente dopo la morte di Al Mualim non ho più nulla da dimostrare a nessuno! Invece voi vi ostinate a credermi all’altezza di insegnare ad una ragazza! Sono stufo, ho riacquistato il mio rango con la fatica che nessuno può immaginare! E da quando siete voi il Maestro, a me vengono lasciati i compiti più stupidi tra gli stupidi! Non sfruttate mai a dovere le mie capacità, credete che sia come tutti gli altri, e vi permettete di umiliarmi in mille modi! Fatemi combattere! Perché non vi entra in testa che…-.
Tharidl si voltò e non gli diede più ascolto.
Altair trattene le grida di rabbia, perché quel comportamento di fronte all’intero esercito di Corrado e gli altri assassini sarebbe stato la ciliegina sulla torta.
Fredrik e Rhami lo guardavano stupefatti, increduli.
Adel provò ad avvicinarsi, ma Altair lo scansò con violenza e, arrendendosi, portò pertinenza al suo incarico.

Quando Elena si svegliò, si accorse di essere seduta alla scrivania di Tharidl. Aveva la testa poggiata tra le braccia che erano conserte sopra il tavolo. La schiena le scricchiolò, e già che c’era sciolse anche i muscoli del collo e delle scapole.
Si voltò, e vide che dietro di lei, a guardare fuori dalle vetrate, c’era Altair. –Era ora- mormorò l’assassino contemplando il cortile.
Elena scattò in piedi. –Cos’è successo? Io, mi dispiace, non sarei dovuta… lo so, è stupido, ma… ecco…- balbettò.
-Preparati, devi sopportare un’ultima pazzia del nostro Maestro- la sua voce era silente, come se si fosse dato per vinto ad un grande dolore.
Elena gli andò al fianco. –Io? E quale sarebbe?- la ragazza si sistemò i capelli per bene dentro il cappuccio, portandoseli poi a cadere sulla spalla.
-Tharidl ha chiesto un scontro singolo per decidere della sorte della battaglia- proferì in un sussurro, e un tuono squassò l’aria gelida delle sala.
Elena annuì. –Devo assistervi nel combattimento, Maestro?- chiese. –Sappiate che cercherò d’imparare al meglio, e sono certa che voi riuscirete nell’incarico e…-.
-No, Elena- Altair le rivolse finalmente lo sguardo. –Non sono io colui che Tharidl ha scelto-.
Il volto di Elena passò dal sorriso alla paura in pochi secondi. –M…M…Me?-.
Altair non aggiunse nulla e lasciò la sala.
Elena s’inginocchiò al suolo, e le sue mani corsero allo stomaco che non poteva reggere la situazione.
-Io… io non ce la faccio!- una lacrima le scivolò sulla guancia, e un’altra, un’altra ancora.
I suoi occhi divennero fiumi in piena, mentre il suo corpo era attraversato da tremiti continui.
Dov’era chi poteva consolarla quando serviva? Dov’era chi li dava nuovo vigore quando i loro occhi s’incontravano? Dov’era…
-Marhim!- mormorò il suo nome diverse volte, a voce sempre più alta, fin quando non ascoltò dei passi venire verso di lei.
-Elena- Marhim le scivolò accanto inginocchiandosi. –Elena…-.
Era una visione, non poteva essere reale, si disse. La figura grigia di Marhim ballava come gelatina, era irregolare. C’era solo un modo per provare che fosse davvero lì, di fronte a lei.
Elena gli saltò al collo, stringendolo con quanta forza aveva. Affondò il viso rigato dalle lacrime nella sua veste, ascoltò il suo cuore rallentare i battiti per ogni secondo che trascorreva avvinghiata a lui.
Marhim era davvero là. Elena sentiva i suoi muscoli scolpiti anche sotto a tutti quelli strati di vestiti. E poi era caldo, caldo come un cuscino lasciato steso al sole.
Marhim ricambiò l’abbraccio, e di tutta risposa le accarezzò i capelli. –Sei pronta?- le mormorò all’orecchio.
Elena non voleva ascoltarlo, voleva piuttosto che rimanessero così per sempre e il tempo si fermasse. La ragazza continuò a singhiozzare e a bagnargli il cappuccio con le lacrime, ma Marhim, premuroso, lasciò che si sfogasse.
-Perché me?…- gemé lei. –Perché me, che cosa ho fatto per meritarmi questo?…-.
–Vediamo… forse il Maestro ha assecondato troppo il fatto che tu abbia battuto Altair a duello, e crede che sia tu la migliore- Marhim le prese il viso tra le mani. –E non ha tutti i torti!- rise.
-Maledico quel giorno!- gridò la ragazza tornando a piangere su di lui. –Odio questo posto…- guaì.
Marhim la strinse a sé. –Avanti, devi sbrigarti. Corrado perderà la pazienza a breve, e non vorrai perdere senza neppure averci provato, spero- le disse cercando di nascondere la paura.
Elena lo guardò negli occhi. –E se perdo? Se il mio avversario mi ammazza…-.
-Non dirlo neppure per scherzo!- la rimproverò lui. –Guardare al fallimento dei nostri incarichi è ciò che noi assassini non facciamo mai. Calcoliamo l’evenienza e ci tracciamo una via di fuga, ma è solo prevenzione, non timore. Abbi fiducia- sorrise.
-Non m’importa nulla- ribatté Elena guardando a terra. –Di me, intendo. Che mi ammazzi pure, ma non voglio che Corrado ottenga il Frutto così facilmente!- Elena sciolse le braccia attorno alle spalle di Marhim e poggiò le mani in grembo. –Calcolando l’evenienza… cosa succederebbe poi?-.
Marhim si voltò un istante di lato, pensieroso.
-Non ne ho la più pallida idea- tornò a guardarla e le prese il viso tra le mani. –Tu pensa solo a combattere meglio di come hai sempre combattuto, e andrà tutto bene…-.
Elena poggiò una mano sopra la sua e annuì, convinta.
Marhim aveva fiducia in lei, e quello le bastava.
Il ragazzo si alzò e l’aiutò a tirarsi su. –Come va la gamba?- le chiese.
Elena guardò la fasciatura su ginocchio, ancora integra. Non avvertiva dolore, perché i muscoli erano ancora accaldati. Pregò che nessuna fitta improvvisa la sorprendesse nel combattimento.
-Sto bene-.
Marhim l’accompagnò fuori dalla fortezza, e raggiunsero il cortile interno.
I cancelli delle mura erano alzati, e dall’altra parte Elena vi scorse l’esercito di Corrado che indietreggiava per far spazio all’uomo scelto.
Altair era tornato accanto a Tharidl, che osservava il tutto dai bastioni.
Marhim l’abbracciò un’ultima volta, ma la ragazza rimase immobile.
-Ce la farai, ce la farai !- ripeté più per convincere se stesso.
Gli assassini, la gente di Masyaf e le guardie li fissavano commossi.
Elena sfoderò la spada. –Per mio padre…- disse staccandosi da lui.
Camminò spedita verso l’esterno della fortezza, e le grate si chiusero alle sue spalle.
Era faccia a faccia con gli uomini di Corrado, che per primo scoppiò a ridere. –Una donna!- sbottò l’uomo chinandosi sulla sella dalle risate.
I suoi soldati gli andarono dietro, ridendo a crepapelle.
Elena ascoltò la voce di Tharidl venire dall’alto. –Non diffidare della sua prontezza, ella ha sconfitto il mio migliore assassino senza mai mostrare una preparazione adeguata. I miei uomini l’hanno addestrata a dovere, e lei sarà la tua sfidante-.
Corrado smontò da cavallo. –se vuoi sbarazzarti del Frutto, dammelo subito, e risparmierò la vita a costei!- rise il Re.
Elena l’aveva già visto diverse volte, nelle sue manifestazioni, accanto a suo padre. Corrado era un uomo giovane, e molto bello. La barba corta gli incorniciava il mento, e i capelli fluenti erano celati sotto l’elmo regale. Il simbolo della sua casata, del Monferrato, brillava sul suo petto ricamato d’oro e una lunga mantella rosso porpora gli svolazzava dietro. –Non sono in vena di scherzetti!- Corrado sguainò la lama dal fodero rivolgendosi al Maestro.
E così, pensò Elena, il suo avversario era lo stesso Corrado. Quale pazzo metterebbe a repentaglio la sua vita conoscendo le doti degli aggressori di suo padre? Sicuramente Corrado era molto orgoglioso della sua forza e della sua abilità in guerra, della quale però Gulielmo non si era mai vantato.
Elena strinse con più forza l’impugnatura. –Nemmeno io-.
Ecco l’uomo che aveva ordinato l’omicidio di Kalel, ecco l’uomo che l’aveva fatto braccare come un animale in casa sua! Ecco l’uomo che Elena sognava di uccidere con le sue stesse mani! Eccolo!
Corrado sorrise beffardo. –Ah davvero?- alzò lo sguardo verso Tharidl, poi tornò a guardare lei. –Finiamo questa storia alla svelta- disse a denti stretti.

Elena parò il colpo con difficoltà, e il cavaliere trovò il modo per girarsi e colpirla dalla parte opposta. Elena dovette saltellare all’indietro per ben due volte, fin quando non fu costretta a piegarsi a terra. La lama del suo avversario la prendeva alla sprovvista troppo facilmente. In breve Elena si trovò con le spalle alla parete di roccia, mentre la sua spada tentava in vano di respingere quella di Corrado.
L’uomo aveva una forza disumana, eppure Elena era abituata ai contrattacchi di Altair, che non era mica tutta quella debolezza.
-Dunque- intervenne Corrado per staccare dal combattimento. –Saresti un’assassina?-.
Elena fece scivolare la lama del cavaliere sul muro quando piroettò di lato. –Non ancora!- ruggì col fiato corto. Corrado sarebbe stato la sua vera e propria prima vittima! Si disse.
-Quale onore…- alzò lui un angolo della bocca.
I due presero a girare in circolo, ad aspettare le mosse avversarie, ma nessuno si mosse. Elena ne approfittò per recuperare le forze, ma il suo ginocchio ferito cominciava a pulsare.
Corrado notò il bendaggio di sfuggita, e subito dopo attaccò.
Elena si ritrasse con una capriola all’indietro. Tornò in piedi e sorprese Corrado con un colpo alle gambe. L’uomo riuscì a pararlo, e le spade rotearono assieme scivolando l’una sull’altra.
Quella tecnica serviva per lasciare uno dei due senza la propria arma. Fin quando la punta della spada avversaria non avesse toccato la sua mano, Elena non avrebbe mollato la sua. Altrettanto fece Corrado, che invece ebbe la meglio.
La spada di Elena volò in aria, ma nell’istante in cui il reggente di Acri sollevò gli occhi, Elena fece un balzo spingendosi a lui e la riafferrò cadendo di lato.
Rotolò su se stessa rannicchiata a terra e, quando si fermò, Corrado la guardava stupefatto.
Elena si alzò, in silenzio, dolorante appoggiandosi all’arma.
Tornarono a fronteggiarsi, ma quella volta nessuno dei due ebbe più paura dell’altro.
Elena schivò, ma l’uomo la bloccò con un affondo laterale, che Elena fu costretta a parare, scoprendo la schiena.
Corrado, con un calcio la spinse via ed Elena ruzzolò tra la ghiaia. Si tirò su in fretta, e tornò all’attacco. Nessuna esclusione di colpi, nessun vantaggio, stallo per diversi minuti e poi ricominciavano a imbrogliare.
Corrado tentò con diverse finte, ma Elena aveva assistito a sufficienti allenamenti di Fredrik ed era preparata in materia.
Quando Corrado progettava una finta, i suoi occhi mandavano un bagliore differente, e quello era il segnale ad Elena per scartare dalla parte opposta e colpirlo con l’impugnatura dell’arma.
La ragazza perse diverse volte il controllo e l’equilibrio, e Corrado ne approfittava per afferrarla per la veste e scagliarla a terra.
Dolori ovunque, certo, ma se avesse esitato avrebbe avuto la peggio! Così Elena ignorava ogni sofferenza e tornava a combattere senza mai perdere la concentrazione.
Un tuono, un lampo di luce, un sibilo, e la pioggia cominciò a cadere sulla terra.
Le gocce la ferivano, penetravano nella pelle e arrivavano fino alle ossa. Attorno a loro si stavano formando le prime pozze di fango, quando Corrado la buttò di nuovo al suolo.
La ragazza s’inzuppò la veste e non riuscì a sollevarsi sull’immediato come avrebbe dovuto.
Corrado, con rabbia, l’afferrò di nuovo e la scaraventò contro la parete di roccia.
-Ah!- le scappò un grido, e il colpo alla testa le aprì uno squarto sulla tempia. Lungo il viso le calò un fiotto di sangue caldo, che arrivò fino al collo.
-Hai perso! Arrenditi ora, di’ al tuo Maestro di consegnarmi il Frutto e ti ripeto, ti lascerò vivere!- l’uomo la prese per il cappuccio e la tirò come una bambola a sé. –Avanti! Dillo!-.
Elena sentiva il suo alito caldo sul volto, ma lei teneva gli occhi chiusi.
Corrado la scosse con violenza. –Dillo! Avanti, dillo!- era furioso, e la sua mano si spostò al collo di lei, tirandola sempre più in alto.
Elena non toccava con i piedi, e le mancava il fiato. Il cappuccio le stava per scivolare via, e lei strinse il braccio del suo aggressore lasciando cadere la spada. Soffocava, l’aria si assentava dai suoi polmoni. Con la gola stretta tra le dita di Corrado, Elena non poteva fare nulla se non accettare le sue condizioni, e subito…
-Va bene!…. va bene!…- singhiozzò con la voce roca, terribilmente roca.
Corrado la scaraventò senza fatica addosso ad una pietra.
Elena si ritrovò rannicchiata in una posa innaturale, laddove i soldati di Corrado gridavano di gioia.
Aveva fallito… Divenne tutto buio.

Altair corse giù dalle mura e si precipitò fuori dalla roccaforte. –Presto! Rhami, aiutami!- gridò l’assassino correndo.
-Sissignore!- Rhami gli andò dietro e i due assassini recuperarono il corpo della ragazza.
La portarono nel cortile e l’adagiarono a terra dolcemente. –Piano…- mormorò Altair.
-Un dottore, presto!- chiamò Rhami, e una guardia si avvicinò alla ragazza.
-E ora, Maestro?- domandò Rhami guardandolo.
Altair non gli rispose, ma tornò di corsa da Tharidl, che aveva assistito a tutta la scena dall’alto dei bastioni.
Rhami rimase accanto a lei, e a partecipare alle cure di Elena si aggiunse anche Marhim. –No…- fece afflitto il ragazzo, chinandosi su di lei.
Rhami gli strinse una spalla, poi l’Angelo lasciò solo Marhim con lei.
La guardia finì di medicarle la ferita alla testa e andò.
Marhim le accarezzò il viso, ma Elena non diede segni di ripresa.
La ragazza respirava affannosamente, i suoi occhi erano chiusi e il suo petto si alzava e si abbassava senza un ritmo costante, come se stesse facendo solo un incubo. Però era viva, si disse il giovane, e da un momento all’altro Marhim avrebbe rivisto quei sorridenti occhi azzurri, lo sapeva…

Altair afferrò il vecchio per la tunica. –Pazzo!- alzò il pugno contro di lui, ma una voce di donna lo fermò.
-Altair!- ruggì Adha spingendolo via prima che le guardie potessero intervenire.
L’assassino fece alcuni passi indietro. –Guarda che cosa hai fatto…-.
Adha si mise tra il Maestro il suo amato e, tenendo quest’ultimo più lontano. –Altair, vattene!- gridò Adha.
L’Angelo, guardando altrove, annuì poco convinto e se ne andò.
Tharidl era rimasto pietrificato, attonito ma nascondeva ogni suo pensiero troppo bene perché Adha gli chiese: -Maestro, cosa facciamo?-.
-Tharidl!- chiamò Corrado ridendo. –Dov’è il tuo onore? Forza, ho rispettato i patti! Vuoi che venga a riscuotere di persona?- sogghignò montando in sella.
-Adha- Tharidl le parlò. –Va’ a prenderlo-.
La donna stette di sasso a quelle parole. –Maestro, sul serio? State cedendo…-.
-Basta! Ho ricevuto già abbastanza contestazioni, fa’ come ho detto!-.
Adha abbassò il capo, e un tuono squassò i muri della fortezza, facendo gridare ancora una volta i bambini.

Marhim la prese in braccio e si avviò alla fortezza, seguendo tutta la gente di Masyaf che andava al suo interno per ripararsi dalla pioggia.

Corrado e i suoi uomini lasciarono la città accompagnati da una nube di terra e sparirono nella foschia e le ombre della notte piovosa.
Vittorioso, Corrado galoppava in testa ai suoi cavalieri.



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CI SIAMO!
Come anticipato, ve l’avevo detto che i presentimenti di Altair di qualche capitolo fa si sarebbero rivelati veri! Aveva ragione, poverino…
*Sigh* ho scritto questo capitolo immaginando che Elena avrebbe vinto, ma poi ho pensato che renderlo così tragico sarebbe stato più… entusiasmante. Ecco, anche troppo, sono finita per deprimermi! Comunque siano andate le cose, ora Corrado ha il frutto dell’eden e nel prossimo chiappo ho intenzione di mettere diversi punti di vista più o meno come ho fatto in questo. Siccome devo articolare gran parte della sezione del “presente” ho intenzione di dedicare due o forse tre capitoli interi a quella del “passato” così da non confondervi troppo. Ovviamente mi riferisco a quei quattro gatti che seguono la mia Fan Fiction! Ringrazio i seguenti nomi:


Saphira87: i tuoi consigli e le tue recensioni mi aiutano a capire certi passaggi intricati della mia fiction che neppure io pensavo di aver scritto! Grazie con tutto il cuore! Sono così contenta che la mia storia ti piaccia! Non so che altro dire, grazie, grazie, grazie un centinaio di volte!

Lilyna_93: su msn parliamo sempre della mia fiction e mi sento in dovere di ringraziarti per tutto il supporto e le tue opinioni! Grazie! Grazie! Da te i consigli saranno sempre ben accetti!



CHIARIMENTI:

1.    Mi spiace di aver fatto diventare Altair così isterico, ma mi serviva che fosse in pena per Elena e che facesse tante belle ca**ate contro il Maestro, come afferrarlo per la tunica e agitare il pugno come se volesse menarlo! (se Adha non fosse intervenuta, l’avrebbe fatto! O comunque, le guardie non sarebbero riuscite a tenerlo lontano dal viso rugoso di Tharidl) ^___^ che forza! Vai Altair! Continua a fare stronz**e!
2.    Adha era custode del frutto, vi ricordate? Da come faccio notare poco, quando il Maestro le ha chiesto di portarlo, si riferiva al fatto che l’avrebbero consegnato a Corrado senza ulteriore zizzania. =_= Lo so, lo so cosa state pensando: farò dei riferimenti alla pazzia di Tharidl nel punto tre.
3.    Tharidl ha fatto un po’ il caz**ne, lo ammetto. Ma come accennerò nel prossimo chappo, è stata davvero colpa di Elena, lei aveva davvero le qualità per battere Corrado, qualcosa è andato storto durante il combattimento… “Un lampo, un tuono, un sibilo” tanto per citare… si vedrà hihihihi! ^___^ che bello! Vi tengo sulle spine! ^___^ Hihihihi!
   
 
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