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Autore: dreamfanny    02/09/2015    1 recensioni
Questa storia ha come protagonista Laxus, che dopo l’ennesimo litigio tra suo padre e suo nonno, è partito senza salutare nessuno viaggiando per due anni tra una città e l’altra. Sentendone la mancanza e a corto di soldi, ritorna finalmente a Magnolia per trovarsi ad affrontare alcuni fantasmi del passato e ritrovare gli amici più cari. Forse anche innamorarsi.
Piccolo avvertimento: alcuni personaggi potrebbero metterci qualche capitolo per comparire, ma essendo Laxus il protagonista dovrete pazientare. Se siete interessati per lui, invece, buona lettura!
*Le età dei personaggi sono leggermente diverse da quelle del manga: Laxus e altri hanno solo due anni o poco più di differenza con gli altri ragazzi più giovani, invece di quattro anni come nella storia originale.*
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il Raijinshuu, Lisanna, Luxus Dreher, Mirajane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piacere di conoscerti?
 
 
Si mise le cuffie e alzò il volume al massimo. Sfogliò il libro che aveva davanti e lesse alcune pagine. Ricordava come preparare i cocktails, ma una ripassatina non faceva mai male. Quando si trattava di fare qualcosa voleva sempre dare il meglio, come volesse dimostrare a qualcuno che valeva più di quanto credessero. Diede un’occhiata agli scaffali dietro al bancone, passando in rassegna gli alcolici per verificare che non mancasse nulla. Poi prese dal frigorifero lì vicino qualche limone e iniziò a lavarli e tagliarli a fettine. Controllò che ci fossero ghiaccio e bicchieri puliti. Muovendosi appena al ritmo della musica, sistemò per bene tutto quello che gli sarebbe servito durante il primo turno e, dopo aver ripulito bene il bancone, si sedette su uno degli sgabelli e chiuse gli occhi. Voleva godersi quella canzone, era una delle sue preferite. Passati appena pochi secondi un colpo alla spalla lo ridestò. Si tolse le cuffie e si voltò.
«Freed»
«Ciao Laxus» gli disse un ragazzo dai lunghi capelli verdi raccolti in una coda. «Allora lavorerai davvero qui, eh?»
«Sì, il vecchio pretende un “pagamento” per poter usufruire della mia camera. Roba da matti!» disse scuotendo la testa.
«Sono contento che tu sia tornato. Che ne dici se sabato andiamo a fare un giro con Bixlow ed Ever, saranno felici anche loro di vederti.»
«Certo, perché no?»
«Bene, allora ci sentiamo per telefono. Ora devo scappare, ho un corso tra qualche minuto e sono già in ritardo» con un sorriso si avviò verso la porta. Poi, quasi ripensandoci, si voltò e gli disse con un velo di tristezza «Non partire di nuovo senza dire nulla. Nonostante quello che pensi, sei mancato a molte persone» e uscì con passo veloce.
Laxus si rimise le cuffie e si alzò dallo sgabello. Freed. Si sarebbe aspettato gli saltasse addosso e iniziasse a idolatrarlo, invece… sospirò e sorrise, dirigendosi verso la parte posteriore del locale, dove si trovavano gli armadietti dei camerieri e dei cuochi, per indossare la divisa. Si guardò intorno e vide il suo nome su un’antina di metallo. Mise la combinazione che gli aveva dato poco prima suo nonno e trovò una maglietta bianca con lo scollo a V e dei pantaloni.. rossi? Ma che…? Scosse la testa e sospirò, facciamolo e non ci pensiamo si disse.
Si stava sbottonando i pantaloni quando si sentì improvvisamente osservato. Si voltò e vide una ragazza dai capelli corti viola che lo guardava «Ehm, magari noi usciamo…»
«Non vi scandalizzerete mica di vedere un uomo in mutante vero? Andiamo…» sbottò con un sopracciglio sollevato, notando solo in quel momento un’altra ragazza dai lunghi capelli rossi. È quella che ha preso le buste poco fa. Non frequentava la palestra? Lo squadrò e gli rispose semplicemente «Di solito si arriva al locale già in divisa per evitare questo tipo di situazioni. Visto che sei nuovo chiuderemo un occhio, ma la prossima volta vieni preparato».
A quelle parole alzò anche l’altro sopracciglio e la fissò incredulo e arrabbiato. Nuovo? Lui era il nuovo arrivato? Tirò giù la cerniera e si tolse i pantaloni, mentre la guardava con il viso impassibile. «Per questa volta lo spettacolo è gratis, ma dovrete farmi vedere qualcosa anche voi…» disse accennando un ghigno.
La rossa prese l’altra ragazza e la trascinò fuori dalla stanza.
«Quanto scalpore…» sorrise sarcastico, mentre finiva di vestirsi. 
Fece un lungo sospiro e uscì anche lui.
Sarà una lunga giornata.
 
Per pranzo non arrivarono molte persone, fuori aveva iniziato a piovere e le strade erano quasi deserte, quindi passò le quattro ore successive quasi sempre appoggiato al bancone ad annoiarsi. Suo nonno non si era fatto vedere e lui non conosceva ancora nemmeno il nome dei suoi “colleghi”. Una volta che il locale fu vuoto, la ragazza dai capelli viola iniziò a pulire i tavoli in attesa che arrivassero altri clienti. Non avendo altro da fare, Laxus si avvicinò e le chiese se avesse bisogno di aiuto.
«Ah.. n-no, io posso… posso fare da sola, grazie» gli rispose con un sorriso forzato.
Si voltò per ritornare al bancone, ma all’ultimo ci ripensò. «Senti, mi spiace se ti ho “scandalizzato” prima. Non succederà più, quindi stai tranquilla. Mi chiamo Laxus, tu sei…?» Non sapeva nemmeno perché lo stesse facendo, però sembrava così spaventata quando lo aveva visto arrivare. Sì, a volte poteva essere un po’ diciamo poco simpatico, ecco, ma non per questo era un mostro a due teste pronto a divorarti. Gli porse una mano e provò a sorridere, o meglio ad alzare leggermente il lato sinistro della bocca. Era il massimo che poteva fare. Lei sbatté le palpebre più volte e poi gli strinse la mano «Kinana».
«Bene, Kinana. Hai bisogno di una mano? Non ho poi molto da fare lì dietro…»
«Potresti pulire i tavoli da quella parte» gli rispose, indicando quelli vicino alla porta d’ingresso.
Laxus prese uno straccio dalla sua mano e, dopo aver annuito con fare militare, si allontanò.
Sarà una lunghissima giornata.
 
Dopo aver ripulito il locale e aver servito gli unici due clienti del locale, i due cuochi e i camerieri si sedettero in fondo al locale e mangiarono qualcosa insieme. Non parlò molto, era più un tipo che osservava. Non era mai stato molto bravo nelle relazioni sociali, quindi aveva finito per stare zitto quasi tutto il tempo. Kinana cercava di coinvolgerlo nella conversazione, ma lui annuiva soltanto mangiando il piatto di pasta e guardandosi in giro. Dove diavolo era finito suo nonno? All’improvviso, la ragazza dai capelli rossi gli disse «Sono Erza».
«Laxus» gli rispose alzando gli occhi.
«Gareggi ancora?»
«No, non più. Sei una mia ammiratrice?» ammiccò per provocarla. Si divertiva a mettere a disagio le persone, era una cosa che faceva sempre quando si stava annoiando.
Lei arrossì e balbettò un «N-no..» prima di tornare a mangiare la sua fetta di torta alle fragole.  
Se la ricordava, anche se in due anni era cambiata parecchio. Suo nonno ne parlava spesso, era una delle giovani promesse di cui si vantava con gli altri. Rise fra sé e sé. Lui e le sue giovani promesse, tutte ragazze ovviamente. Vecchio pervertito.
 
Finalmente nel tardo pomeriggio arrivarono i ragazzi del turno serale. Stava servendo uno dei clienti al bancone quando Natsu si avvicinò.
«Ehi, Laxus! Lavori qui? Che figo!»
«Ciao» gli disse senza troppo entusiasmo. Era stato distratto dalla ragazza dietro di lui. Mira. Si sentiva come in quei film dove la bella entra nella stanza con la luce puntata addosso e i capelli mossi dal vento e tutti la fissano a bocca aperta. Il suo volto non esprimeva nessun tipo di sentimento, ovviamente. Ma quella era la sensazione. Indossava la divisa del locale e la maglietta le stava così bene che forse si fermò un po’ troppo a fissarle… «Visto qualcosa che ti interessa?» disse una voce vicino a lui. Sbatté le palpebre e, quando vide che era proprio lei ad avergli fatto la domanda, arrossì leggermente. Distolse lo sguardo per nascondere l’imbarazzo «Hai delle belle tette, tutto qui.» Immaginò di tirarsi uno schiaffo sulla fronte. Perché lo aveva detto? Dannazione. Sentì un’aura malefica provenire dalla ragazza e, anche se non voleva girarsi, lo fece. Lei aveva gli occhi sgranati e probabilmente lo avrebbe ucciso se non fossero state presenti così tante persone. Lui ammiccò, cercando di essere disinvolto. Gli altri lo fissavano terrorizzati. Natsu non sapeva bene cosa dire, continuava a guardare prima Laxus e poi lei.
«Piacere, Mirajane» con un sorriso stampato sul volto gli porse una mano «E ti conviene non guardarle troppo, visto che non potrai mai toccarle.»
Laxus inarcò le sopracciglia e sogghignò. «Se lo dici tu. Sono Laxus» e le strinse la mano. Si fissarono negli occhi per qualche minuto, ma nessuno dei due parlò. Il suo sorriso era stupendo e terrificante allo stesso tempo e lo aveva pietrificato. O ammaliato? Quella donna lo confondeva.
«Che cosa state facendo?» la voce di suo nonno interruppe la sfida di sguardi e i presenti quasi sobbalzarono tanto era tesa l’atmosfera.
«Laxus stava per essere ucciso da Mira» rispose Natsu ridendo.
«Capisco. Bene, ora andate tutti a prepararvi per il turno. Tra poco il locale sarà affollato.»
Con dispiacere, Laxus sentì il tocco della mano di Mira svanire lentamente. Lei gli lanciò, sì perché sembrava volesse colpirlo, un altro sorriso e si allontanò insieme agli altri, incominciando a chiacchierare come se nulla fosse successo.
Laxus sospirò e si voltò verso suo nonno. «Che c’è? Le ho solo fatto un complimento» e fece finta di pulire il bancone. Makarov aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi scosse la testa e andò in cucina.
 
La serata fu impegnativa, c’erano molti clienti e, essendo da solo al bar, doveva servire quelli seduti al bancone e preparare i cocktails anche per i tavoli. Ogni tanto osservava Mira e si chiedeva cosa dannazione gli era passato per la testa. Non che dovesse fare colpo su di lei, ma poteva evitare quel commento visto che avrebbe dovuto lavorare insieme a lei. Scosse la testa mentre versava della vodka in un bicchiere e lo porgeva ad un uomo davanti a lui. Ora che ci pensava non aveva ancora visto suo padre, che fine aveva fatto? Avrebbe dovuto chiederlo a suo nonno più tardi. E magari avrebbe anche potuto fare un salto in palestra, giusto per vedere com’era dopo due anni.
Una donna sulla trentina, lunghi capelli biondi e una scollatura piuttosto profonda lo distolse dai suoi pensieri. «Che fai dopo il lavoro?»
«Niente che tu possa reggere» le rispose.
«Oh, non fare il difficile. Non avrai mica la ragazza…»
«No». Era davvero bella, ma non aveva voglia di flirtare. Era stata una giornata pesante ed era esausto.
«Allora potresti anche divertirti con me. Potrei mostrarti qualcosa, sai?»
«Non sono interessato» disse secco.
«Laxus, ho bisogno di un bicchiere di vino per il tavolo 10»
«Arriva, Kinana. Se vuole scusarmi» e si allontanò. Lei continuava a guardarlo, sentiva il suo sguardo ogni volta che si muoveva. Continuò comunque ad ignorarla.
Nel frattempo, Natsu correva da un tavolo all’altro ridendo e chiacchierando con tutti. Vederlo così allegro gli tolse un peso dal cuore. Lo conosceva fin da quando era piccolo, suo padre era un vecchio amico del nonno. Non aveva mai capito come si fossero incontrati, ma appena aveva compiuto 10 anni aveva iscritto Natsu ai corsi in palestra, quasi fosse un rito di passaggio fargli imparare le tecniche che insegnava suo nonno. Ovviamente, essendo più piccolo di lui, non avevano mai avuto lezioni insieme ma qualche volta venivano a cena da loro e finiva a giocare con Natsu a qualche videogame sui draghi. Era ossessionato dai draghi, ne aveva a migliaia sparsi per tutta la stanza. Sorrise al pensiero di quel ragazzino sempre spensierato dai capelli a spazzola rosa e si ripromise di parlare con lui e capire come se la stesse cavando. Si era iscritto all’università da quanto aveva capito. Chissà perché poi, non aveva mai voglia di studiare da quello che si ricordava.
Una mano sfiorò la sua. «Potrei soddisfarti in modi che nemmeno immagini».
Sospirò, guardò quella donna, sospirò di nuovo e «Ne dubito ed è il caso che le chiami un taxi prima che qualcuno approfitti di.. insomma, questo» concluse indicandola.
«Tutto a posto?» Mira si era avvicinata e con un sorriso guardò la donna, che aveva iniziato a protendersi verso di lui. Laxus sospirò ancora. «Sì, devo chiamare un taxi. Puoi occuparti un attimo di lei?»
«Non puoi andartene nel bel mezzo del turno, sei l’unico barista stasera. E poi…» si avvicinò a lui e gli sussurrò «… non credo sarebbe molto carino andare a letto con lei in questo momento, magari chiedile solo il numero».
Laxus iniziò a ridere e si allontanò, lasciandola confusa. Lei si voltò verso la donna e le sorrise di nuovo. «Ehm, ritorna subito. Vuole dell’acqua? Forse è meglio smetterla con questo…» le disse, provando a toglierle il bicchiere dalla mano.
«Non farti ingannare da quel bel visino e dai suoi muscoli e… insomma, prima o poi ti fregano sempre. Ti fanno innamorare e quando sei bella che fregata ti lasciano per una più giovane. Una come te, insomma. Non farti fregare».
Laxus era tornato e seguiva la conversazione con finto interesse. Quando Mira si accorse di lui, sussultò appena e lo trascinò dove non potesse sentirli. «Non ti lascio andare via con quella donna, hai capito? È evidente che non sta bene, non puoi.. non puoi andarci a letto e tanti saluti».
Laxus scosse la testa. «Ma chi credi che sia? Ho chiamato un taxi per lei. Solo per lei. Non ho intenzione di fare nulla, solo di mandarla a casa. Non sono mica un mostro assetato di sesso».
Mira arrossì a quelle parole e aggiunse incerta «Oh.. io… d’accordo, scusa. Sembrava che..»
«Siccome ti ho detto che hai un bel seno allora vuol dire che non vedo l’ora di farmi qualunque donna mi passi a tiro?» la provocò. Le sue guance divennero ancora più rosse e lui ghignò.
«Diciamo che non è la prima cosa che si dice ad una ragazza la prima volta che la incontri, ecco. Ovvio che mi sia fatta quell’idea di te. Comunque non importa, puoi fare quello che vuoi fuori dal locale» disse allontanandosi in fretta. Laxus sorrise e la osservò mentre prendeva un ordine dalla cucina. Lei alzò lo sguardo e, quando si accorse che la stava guardando, arrossì di nuovo e fece quasi cadere il piatto che aveva in mano. Trattenne una risata e continuò a fissarla, ma Kinana lo chiamò e dovette allontanarsi.
«Dimmi, Kinana»
«È arrivato il taxi»
«Bene, la vedi quella donna? Dovresti accompagnarla fuori, non posso allontanarmi dal bar».
«Mmm… certo».
Ritornò a guardare Mira e sorrise. E il demone che voleva uccidermi qualche ora fa dov’è finito?













Note dell'autore.
Ringrazio le persone che hanno iniziato a seguirmi e che hanno commentato. Spero continiuate a leggere la mia storia!
   
 
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