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Autore: Squilibrata    02/09/2015    1 recensioni
Descrivere lei è come parlare di un fulmine, un arcobaleno. Il profumo dei tigli, gli occhi di una tigre ferita, la Fiamma, le onde del mare.
Descrivere me è come parlare di... un'idiota; seguivo una lepre Bianca e ho trovato un paese delle meraviglie.
Per descrivere noi, descriverci insieme, si può dire solo che "C'eravamo abbastanza amate".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Un dolore lancinante alla testa mi ha trafitta; la luce ha colpito violentemente le mie palpebre chiuse mentre mi giravo su un fianco cercando di alleviare il mal di stomaco. Chi mi aveva presa a schiaffi durante la notte? Probabilmente la mia coscienza: quanto cazzo avevo bevuto?
Rigirandomi nel letto per tornare a schermarmi gli occhi mi sono resa conto di essere sola. Non c'era traccia della figurina, che invece doveva essere lì a rotolarsi come me per colpa del dopo sbronza...
Ho sentito la faccia avvampare di colpo ricordando il sogno che avevo fatto... motivo per cui mi trovavo le mutande ancora umide... ma non avevo voglia di masturbarmi, ed era strano... strano un cazzo, come facevo a pensare a una cosa simile con quel mal di testa maledetto? Per non parlare del bruciore allo stomaco.
Stupida, stupida Alice.
Comunque, ho dato un'occhiata al letto completamente disfatto, mettendomi lentamente a sedere. Doveva essere tardissimo, forse era addirittura passata l'ora di pranzo dato che la camera era inondata di luce e fastidiosamente calda. Le lenzuola giacevano a terra per metà ed io... non indossavo i pantaloncini.
All'inizio non ci avevo fatto caso: quando ero da sola mi capitava spesso di domire senza, ma io avevo un'ospite, e ricordavo di essermi messa il pigiama, prima di collassare a letto...
Mi sono guardata intorno, trovandoli per terra. Una morsa d'acciaio mi ha afferrato la gola quando ho notato anche l'asciugamano abbandonato sul materasso, proprio di fianco a me.
No, non era possibile.
Non potevo aver fatto una puttanata simile.
Ricordavo che Fiamma era venuta a letto coperta solo con quello, poi io avevo chiuso gli occhi e... mi ero addormentata?
Una fitta allo stomaco si è aggiunta al bruciore lasciato dall'alcool.
Impossibile.

Alice, è impossibile. La tua fantasia corre, avrai ricavato il sogno dalle immagini che hai visto...

Okay ma allora perchè non indossavo i pantaloncini?
Potevo essermeli tolti nel sonno, perchè avevo caldo, le mutande le stavo indossando in fondo, no?, doeveva essere una rassicurazione, mi sarei svegliata senza, se... fosse successo davvero qualcosa, giusto?
Sbagliato.
La risposta è arrivata, orribilmente scontata.
Ricordavo il mio sogno. E nel sogno, io non mi ero tolta né le mutande, né la maglietta. A dire il vero non mi ero fatta toccare più di tanto, mi era bastato vedere lei in quelle condizioni per...
Dove cazzo era finita Fiamma?

Mi sono alzata di scatto pentendomene subito dopo: è stato come prendere una nuova botta, proprio in testa, il chè non ha fatto altro che aumentare il dolore.
Barcollando mi sono messa i pantaloncini, con un nodo in gola, uno nei polmoni e uno alla bocca dello stomaco. Una sensazione simile al panico si stava arrampicando lungo la mia spina dorsale.

Dimmi che non hai fatto cazzate Alice, dimmi che non è successo niente...

La porta del bagno era aperta e la stanza era vuota, così come la cucina e il salotto... ma la portafinestra del balcone era socchiusa. Prima di uscire di casa io la chiudevo sempre.
Mi sono affacciata in balcone, non sapevo se sperare di trovarla lì o...

Se ne stava seduta, ad una certa distanza dal punto in cui mi trovavo.
La schiena contro il muro del palazzo, una gamba contro il petto e l'altra allungata sul pavimento. Era vestita di nero.
Fissava il vuoto, con le labbra strette e i capelli sparsi sulle spalle, il pacchetto di Marlboro e l'accendino gettati al suo fianco mentre si portava la sigaretta accesa alla bocca con dei gesti meccanici.

Quando mi ha sentita, ha girato di scatto la testa.
La morsa mi ha chiuso la gola quando i suoi occhi hanno incontrato i miei.
Ha accennato un sorriso forzatissimo, per poi tornare a guardare avanti, chissà dove, fumando.
Ormai ero sul punto di sbattere la testa contro il muro fino a spaccarmela.
Mi sono seduta, non troppo vicino a lei, accendondo la mia sigaretta.
Ma non era ancora sicuro che fosse successo qualcosa, no?, in fondo, a Fiamma non piaceva parlare la mattina, e il sorriso magari era sembrato forzato ai miei occhi, dato che ero così preoccupata...

Restavamo in silenzio e mi sembrava di non respirare. Lei non si girava dal mio lato ed io non avevo il coraggio di guardarla direttamente, ma la osservavo con la coda dell'occhio e, casualmente il mio sguardo si è posato sul suo collo.
Quasi mi è andato il fumo di traverso con un colpo di tosse mentre venivano violentemente spazzati via tutti i dubbi che mi erano rimasti.
Un piccolo livido color fragola le macchiava la pelle; ed io non ricordavo assolutamente di averle lasciato dei segni anche sul collo.

  • Fiamma...

Ho balbettato, portandomi una mano alla testa mentre la sentivo esplodere.

  • Dobbiamo parlarne ma non so cosa dire

Mi ha interrotta lei parlando tutto d'un fiato, così seria da fare impressione.
Io ho sbuffato aria e fumo come se avessi trattenuto il fiato per ore.
Dio mio Alice!
Stavo bestemmiando senza riuscire a pensare ad altro.

  • Okay...

Ho detto a bassa voce, senza però sapere da dove cominciare.

  • Okay.

Ha ripetuto, spegnendo la sigaretta e accendendone un'altra. Aveva ricominciato a fumare a ripetizione, come tutte le volte in cui era nervosa. Io ho cercato di mettere insieme le idee e per dire qualcosa.

  • È stata veramente una cazzata e mi dispiace...

  • Ti dispiace? Di cosa?

Ha chiesto, sinceramente sopresa. Quando ha visto che non aggiungevo nulla e restavo a guardarla, ha continuato a parlare.

  • Non sentirti la donna vissuta che ha sedotto la ragazzina; non hai fatto tutto da sola

La voce quasi apatica, ha detto queste parole guardando dritto davanti a sé, senza nemmeno sbattere le palpebre.
Io ho sospirato profondamente e ho poggiato la schiena al muro.
Sono stata zitta perchè non sapevo cosa risponderle. Sapevo che era vero, “non avevo fatto tutto da sola”; ma se lei avesse saputo che mi scopavo sua sorella fino a poco tempo prima?, e se solo avesse capito quanto mi disgustava me stessa quando pensavo a mia madre, quello che lei aveva insinuato e quello in cui poi io ero cascata in pieno...

  • Pensi davvero che sia stata una cazzata?

Ha chiesto dopo un po', la voce improvvisamente impastata da una sorta di malinconia.
Le sue parole mi hanno lasciata di sasso per un attimo. Certo che lo pensavo! Come potevo non pensarlo? Ero stata stupida e in preda agli ormoni come una cazzo di quindicenne.
Poi però i suoi baci mi sono tornati in mente. Il suo corpo, la sua pelle... quello che lei effettivamente era. Fiamma. Era strano quando si univano affetto e attrazione.

  • Non lo so

Ho risposto, ed ero sincera.

  • Tu che dici?

Le ho chiesto, cercando di capire quale fosse il suo parere... cosa pensava?, cosa provava? Perchè non potevo entrarle in testa?

  • Non lo so... dipende

Ha detto semplicemente.

  • Dipende da cosa?

  • Cambierà qualcosa?

Ha chiesto lei, tirando dalla sigaretta con un'espressione amara che cercava di mascherare la preoccupazione, senza riuscirci.

  • No! Cambiare? Che cosa?

Ho esclamato di getto, agitata dalle sue parole.

  • Non lo so Alice

La sua voce sembrava quasi un sottile lamento, improvvisamente ha lasciato crollare la facciata pacata.

  • Ma cosa dovrebbe cambiare?

Le ho chiesto prendendole il braccio e facendola girare, guardandola in faccia per la prima volta, quel giorno.
La boccuccia sporgeva leggermente in avanti, le sopracciglia aggrottate sopra quegli occhi, le iridi di nuovo verde scuro, e per un secondo mi è sembrata terribilmente fragile.

  • Non lo so...

Ha risposto abbassando la voce, mentre tornava a guardare davanti a sé.

  • Fiamma tu sei... tu sei tu. Credi che una cosa del genere potrebbe cambiare il rapporto che abbiamo ora?

È rimasta in silenzio restandomi lontana, ma quando la mia mano le ha lasciato il braccio per allontarami, lei ha intrecciato le sue dita tra le mie.
Ho sospirato, sentondo un moto d'affetto così forte che non so come ho fatto a resistere all'impulso di abbracciarla e baciarle la testa.

Ha parlato dopo una piccola pausa.

  • Spero di no...

  • Ascolta

Le ho detto, sedendomi vicino alle sue ginocchia per vederla in faccia mentre parlavo.

  • Per te cambia qualcosa?

Mi ha guardata, il volto di nuovo disteso, ma non sorrideva. Se ne stava con la schiena e la testa appoggiati al muro, le dita attorno alla sigaretta e la mano libera nella mia.

  • No.

Ha detto, quasi tranquilla.

  • Non voglio storie lo stesso. E non voglio perdere il rapporto che abbiamo

Ha aggiunto dopo, e la sua voce era quasi priva di emozioni, tranne che per l'ultima frase.
Io ho annuito.

  • Esatto, e sai che per me è lo stesso. Siamo noi, possiamo parlare di tutto

Le ho detto, ed era vero. Io e lei potevamo risolvere insieme qualsiasi cosa.

  • Quindi, è tutto a posto?

Ha chiesto, dopo una breve pausa.

  • Per me sì. E per te?

Ha annuito, osservandomi come se stesse cercando esitazione nel mio viso. Quando non l'ha trovata, ha sospirato, spegnendo l'ennesima sigaretta.

Cautamente, ho avvicinato la mano al suo viso, spostandole i capelli dalla spalla per metterglieli dietro la schiena e scoprire il collo. Lei ha piegato la testa di lato per facilitarmi il gesto, socchiudendo gli occhi come un gatto che vuole farsi accarezzare la gola. La macchia rossastra sul suo collo era grande circa come il mio polpastrello. Ho poggiato il pollice su di esso, coprendolo.
Non ricordavo minimamente di averglielo fatto...
Lei ha sospirato mentre con le nocche le ho sfiorato la linea della mascella.

  • Te ne ho fatti altri?

Le ho chiesto, a bassa voce. Sapevo che la risposta era sì, ma, quanti? Quante firme mie si ritrovava addosso?

Ha alzato le sopracciglia sorridendo.

  • Altri? Mi hai lasciato segni dappertutto

Si è tirata su la maglietta mostrandomene un altro vicino all'ombelico ed io ho sentito la faccia avvampare.

  • Ti ho fatto male?

Ricordavo... ricordavo la paura di farle male, ricordavo che ero stata attenta a non farlo, ma in fondo ero fottutamente ubriaca, le mie percezioni erano decisamente alterate.
Ma lei ha scosso la testa, sorridendo leggermente per poi alzarsi.

  • Se resto qua finisce che mi fotto l'intero pacchetto

Ha detto prima di sparire nel soggiorno. Io l'ho seguita; dovevo davvero bere dell'acqua, in quel momento era semplicemente la cosa migliore alla quale potessi pensare, dato il mio stomaco che mi insultava da quando mi ero svegliata. E poi ero sul punto di prendere un'Aspirina per il mal di testa, ma capivo bene che non era il caso, quindi alla fine ho bevuto un litro d'acqua in un sorso, in piedi davanti al frigorifero.

 

***

 

Il pomeriggio passato è stato come rotolarsi nel burro sciolto; non abbiamo fatto assolutamente nulla se non cercare di alleviare il dopo sbronza. Ce ne siamo state in coma, davanti alla TV, accasciate sul mio divano bevendo acqua e quasi senza fumare. Anche Fiamma, dopo essersi fatta fuori il pacchetto quasi tutto in una volta, durante il resto del giorno aveva acceso davvero poche sigarette.
Stava sdraiata, ed io seduta. Le sue gambe nude erano allungate sulle mie, le mie erano allungate sul tavolino. Non parlavamo nemmeno, e chi aveva la forza di dire qualcosa? Alla fine ero così tranquilla, il palmo poggiato sulla sua coscia, mentre intravedevo i segni che le avevo lasciato sulle gambe e li osservavo distrattamente.

 

Quando siamo andate a letto una sorta di agitazione ha cominciato a farmi formicolare lo stomaco. Non sapevo cosa fare, dovevo dormire sul divano?
Avevamo entrambe il pigiama, ma ci siamo sdraiate ad una certa distanza.
Lei mi ha guardata, in silenzio, gli occhi di nuovo scuri, ed io non ho saputo cosa dirle.

  • Buonanotte

Ha mormorato, per poi girarsi e darmi le spalle, come sempre.

  • Buonanotte

Ho detto io, a mezza voce, incrociando le braccia dietro la testa e poggiandomi sul cuscino.
Fissavo il soffitto biancastro, in silenzio. L'ho fatto per alcuni minuti, non credevo che sarei riuscita a dormire, quella notte.
Poi lei si è girata all'improvviso, mi ha gettato le braccia al collo e mi ha stretta a sé.

  • Oh Alice!

Ha esclamato, quasi con un lamento.

  • Siamo così stupide

Ha continuato, poggiando la fronte contro la mia spalla. Io ho risposto all'abbraccio, a dir poco sorpresa dalla sua reazione. Stringendola a me sentivo la pelle morbida, e poi le ossa, mi sembrava di poterla sbriciolare da un momento all'altro se la stringevo troppo.

  • Perchè stupide?

Ho chiesto confusa, ma ho affondato il naso tra i suoi capelli, annusandoli; avevo sempre voluto farlo e solo ora mi capitava l'occasione... profumava ancora di gelsomino, ed era un fiore che le si addiceva.

  • Come perchè? Guarda che casino...

  • Okay, parliamone per bene

Le ho detto, mettendomi a sedere nel letto e allontanandola da me per poterla guardare in faccia. Era spettinata, il viso che ricordava un cucciolo preoccupato.

  • Cos'è che ti preoccupa? Io sono tranquilla davvero

Le ho detto sorridendo, sfiorandole le spalle, e per una volta era vero: sentivo una sorta di pace nello stomaco, come qualcuno che ha appena mangiato dopo tanto tempo a digiuno.

  • Io non lo so

Ha sospirato, passandosi un dito sul sopracciglio.

  • È che devo chiederti una cosa

  • Ma dimmi!

  • La prima cosa è... sono allo stesso livello di Francesca?

Ho aggrottato le sopracciglia, presa completamente in contropiede.

  • Ma cosa stai dicendo? Io a te dico tutto

Le ho preso la mano prima di continuare.

  • Le altre sono fighette a caso... tu sei importante

Ho sospirato, e pensavo che essere sincera sarebbe stato più difficile e invece ecco che le parole si seguivano, una dietro l'altra. Non era la prima volta che glie lo dicevo, ma qui il contesto... era diverso.

Lei mi ha osservata, in silenzio, scrutando il mio viso. Chissà cosa pensava.
Poi si è scossa.

  • Alice, forse non ti ho detto una cosa

Sentivo una strana tensione nell'aria, le ho chiesto di dirmi di cosa si trattasse, lei ha sospirato.

  • È complicato

  • Prova a dirlo

L'ho incoraggiata. Non sapevo se essere preoccupata o se tranquillizzarmi, non sapevo se era tutto a posto o se non era a posto un cazzo, ero la solita deficiente.

  • Hai una penna e un foglio?

Ha chiesto, di punto in bianco.

  • Sì... perchè?

  • Dammeli

Ha detto, seccamente, ed io ho allungato la mano verso il comodino, dove tenevo un quadernino e una penna, porgendoglieli.

  • Faccio fatica a parlare di queste cose

Ha ricominciato a dire mentre io la accontentavo.

  • A scrivere sono molto meglio

Ha concluso, per poi piegare il quadernino in modo da farlo stare rigido, poggiando la schiena al muro e il foglio sulla sua gamba.
Ha scritto qualcosa mentre io non sapevo cosa pensare, sapevo solo che non avevo mai visto una ragazzetta come lei.
Ha cancellato, poi ha riscritto. Ha riletto mordicchiando il tappo della penna e quando se n'è resa conto mi ha guardata con occhi colpevoli, ridacchiando, ed io le ho sorriso, come potevo non farlo?

  • Okay, fanculo, ce l'ho fatta ciao

Ha detto buttandomi il quadernino vicino alla gamba.

  • Devo leggere?

Ho chiesto, come un ebete. Lei ha annuito, sdraiandosi su un fianco e rannicchiandosi con le mani sotto la testa mentre mi osservava prendere il mano il foglio scritto.

 

"Va bene, sono stupida e mi perdonerai – ho alzato gli occhi al cielo guardandola un secondo – ma non ho altro modo di dirti queste cose.
Tu lo sai, lo sai che non mi facci mai toccare no?
Bene, tu sai tutto.
Il fatto che... il fatto che io te l'abbia lasciato fare - qui c'era una cancellatura – il fatto che io e te ci siamo toccate, non lo so, vuol dire qualcosa, no?
Non lo so. Il fatto è che non voglio restare fottuta di nuovo Alice, io sono così stupida, mi hanno già fatto del male va bene? Io so che tu non lo faresti, ne sono sicura. Mi fido di te ed è strano, non trovi? Sono strana e stupida. Comunque ho sedici anni e va bene. Ed il problema non è questo.
Oh, non c'è nessun problema...
scusa,
ricomincio.
Il fatto è che io ti voglio bene, sul serio. Non voglio rovinare tutto, mi giuri che non rovineremo tutto? Non voglio finire per tenerci troppo... non voglio tenerci più di quanto ci tieni tu, lo capisci cosa voglio dire?
Io mi fido di te.
Il punto è che non mi fido di me.
Non voglio restare fottuta.
Non di nuovo."

 

Le ultime frasi le ho rilette tre o quattro volte, continuando a sbattere le palpebre.
Avevo tra le dita un pezzetto della sua testa, e mi è sembrata più fragile che mai. Giovane, e ferita, e l'affetto bruciante che provavo non mi ha lasciato scelta; le ho preso il braccio tirandomela contro.

  • Alice

Ha sussurrato, quasi spaventata. Io ho poggiato la fronte contro la sua e la mano dietro la sua nuca, infilandole le dita tra i capelli.

  • Allora Fiamma

Ho detto, la voce ferma, guardandola negli occhi.

  • Tu sei sul punto di fottermi la testa, lo capisci? Non sei tu quella che rischia qua

La mia voce era così seria che quasi mi ha spaventata. Ma Fiamma non ha fatto una piega, è stata zitta, guardandomi un attimo. Poi, un leggero sorriso ha iniziato formarsi sul suo viso.

  • In pratica rischiamo di restare fottute tutte e due

  • In pratica sì

Ho sorriso anche io, e le sue labbra erano così vicine che... perchè resistere? Lei voleva essere baciata, socchiudeva gli occhi e mi offriva la gola, io volevo baciarla, e da sobria non l'avevo mai fatto quindi, in un certo senso, è stata quella la prima volta.

 

  
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