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Autore: Giandra    02/09/2015    1 recensioni
Raccolta di storie incentrate ognuna su una shipping del mondo Pokémon, scritte tutte su vostra richiesta.
Scrivo su:
- anime principale (tutte le stagioni);
- Pokémon Horizons;
- videogiochi (trovate le specifiche nel prologo).
☆ #7. Mizuhiki: Seconda classificata e vincitrice dei premi Sara, miglior stile, miglior grammatica e miglior personaggio al contest "Ho letto un libro, una volta (si chiamava...)" indetto da zbor liber sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Mi sembra strano scrivere questa storia dopo così tanto tempo che ne avevo voglia. Pensavo sempre Vai che esce un'idea ma poi niente veniva fuori sul serio. Oggi invece mi è venuta guardando un episodio di Junjou Romantica, solo il titolo, modificandolo e plasmandolo secondo il mio volere. In effetti, penso di aver tirato fuori una cosa figa(?) solo per il modo in cui sono riuscita a crearla. Poi il risultato finale è tutto da valutare, non saprei dirvi se fa pena o se è quantomeno decente. 
Parlando appunto di Neiryu, non conoscevo granché sul carattere di Pino, ma per fortuna Paoletta mi ha rincuorata, spiegandomelo per filo e per segno. Se lo sbaglio, è colpa sua non è vero niente non ascoltatemi. La storia è dedicata appunto a lei (per chi non lo avesse capito, sto parlando di Akemi_Kaires), speranzosa che le piaccia, pur con una paura in corpo che non se ne va, ahah. Ma ciancio alle bande, il punto è un altro: la situazione non è propriamente drammatica, più introspettiva (come le amo io insomma ♥) che altro. Ci sono piiiiccoli accenni di Dragon (Lance/Sandra) ma giusto perché ceh, quei due in fondo sono la mia OTP della Domadraghi, non potete incolparmi u.u 
Vorrei inoltre aggiungere alcune note sullo Schiavon, il candelabro che andrò a citare: si tratta di un particolare candelabro inglese, la cui punta centrale è sempre più elevata delle altre. È un dettaglio importante ai fini della trama :) 
Spero che la storia vi piaccia e, detto questo, non posso che augurarvi buona lettura! 






 
 
♦ Come le fiamme di uno Schiavon 


Sandra giaceva a gambe incrociate sulle piastrelle fredde del campo lotta, con il suo Kingdra inerme tra le braccia. Carezzava per inerzia il suo corpo azzurro, senza porvi la giusta attenzione. Per la stirpe dei Domadraghi, perdere è un disonore, glielo ripeteva sempre sua nonna, un tempo la migliore in tutta la regione di Johto.
Già, lei aveva perso, era stata debole, aveva fallito. Di nuovo. Ogni qual volta lottava contro Lance era sempre un dettaglio, una svista, una sua trovata dell'ultimo minuto a portarla alla disfatta. La sua non era forza: la sua era sicurezza. Lance era sicuro di vincere, quindi automaticamente affrontava la lotta con la giusta calma e ovunque trovava un appiglio per battere il suo avversario, chiunque esso fosse, anche sua cugina. Sandra, invece, nascondeva con la sua maschera di strafottenza una paura che non aveva eguali, perché non possedeva quella certezza di essere più forte. Siamo alla pari, per quante se ne dicano, pensava sempre e niente, neanche qualche scenata sbruffona di Lance, le avrebbe fatto cambiare idea. Non era un requisito per diventare Campione l'essere imbattibile, no. Il Campione era il miglior Allenatore di una regione, non il più forte. Sandra era forte quanto Lance, ma lui era migliore di lei.
«Ti converrebbe alzarti, Sandra, o finirai per prenderti un raffreddore»
Ancora lui. Sandra non ne poteva più. Succedeva un solo mese all'anno che tutti i Superquattro e i Campioni si riunissero nella regione di Johto per essere sfidati dagli Allenatori di tutto il mondo, ma lei doveva incontrare sempre lui. Ormai era la terza volta in quella settimana che, una volta incassata la sconfitta contro Lance, Pino rigirava il coltello nella piaga — pur senza rendersene conto.
«Fatti gli affari tuoi, Pino» lo apostrofò, alzandosi da terra con la sua solita aria altezzosa, poi fece per girarsi e andare via.
«Tu e Lance assomigliate moltissimo a un candelabro» se ne uscì all'improvviso il Superquattro, piombando con un salto aggraziato sul campo lotta. L'eco del suo atterraggio sulle mattonelle in vetrocemento rimbombò per tutta la sala.
«Di cosa parli?» gli chiese infastidita, voltandosi con l'aria di chi è interessato, ma non vuole farlo notare.
«Un candelabro, alle fiamme di un candelabro, per la precisione» ripeté con un sorriso sincero, unendo le mani all'altezza del petto in un gesto spontaneo.
«In che modo io e mio cugino assomiglieremmo a un oggetto?» domandò stizzita; osservandola bene era palese che stesse perdendo quel briciolo di pazienza che le rimaneva.
«Mai sentito parlare di metafore?» scherzò, spedendole una linguaccia.
Sandra inspirò ed espirò, consapevole che ormai l'avesse incuriosita, per cui ignorarlo le avrebbe lasciato un tarlo nel cervello. «Potresti spiegarmela?» sollecitò, portando gli occhi al cielo con una smorfia seccata.
«Certamente» rispose con un timido accenno di sorriso, velando le guance di un rosa pallido — ma meno pallido della sua carnagione abituale. Doveva essere molto contento che a qualcuno diverso da Karen interessassero le sue elaborazioni. Si sedettero sulle panchine degli spettatori, mantenendo una lieve distanza l'uno dall'altra. «Hai mai visto un candelabro, San?»
«Certo che l'ho visto, che domande»
«E lo Schiavon, quello l'hai mai visto?» chiese ancora Pino.
«Schiavon? No, mai» ammise con un po' di difficoltà: Odiava non sapere qualcosa.
«Beh, è un candelabro particolare della regione di Hoenn, lo si trova solo lì» Pino iniziò a giocherellare con il colletto bianco della camicia, distogliendo lo sguardo da Sandra. «La sua particolarità, rispetto a quelli moderni, è quella di avere tre o cinque punte, ma una sempre più elevata delle altre»
Sempre più elevata, quelle parole le ricordavano qualcosa di immensamente spiacevole con cui doveva fare i conti tutti i giorni.
«Ma tutto ciò è ironico, sai, perché in realtà le fiamme sono alte alla stessa maniera. Se quella centrale è più alta non è per la potenza della fiamma o cose del genere, semplicemente si trova più in alto» concluse Pino, guardandola negli occhi con lo stesso sguardo di un bambino: vero, spontaneo... se non fosse stata Sandra a guardarlo, forse qualcun altro l'avrebbe trovato persino dolce.
«M-Mmh» mugugnò la blu, portandosi una mano dietro alla nuca con imbarazzo. «E in che modo...» deglutì, «in che modo io e Lance ti ricordiamo questo candelabro?» domandò, osservando il giovane con uno sguardo carico di aspettativa.
«Vi guardo lottare, Sandra. Lo faccio dalla prima volta in cui hai messo piede qui dentro» rivelò Pino, senza vergogna. «Mi chiedevo perché una Capopalestra perdesse il suo tempo sfidando il Campione di Kanto e gli interrogativi irrisolti non mi sono mai piaciuti»
Non sei il solo, pensò la ragazza, ricordando il motivo per cui aveva deciso di starsene lì ad ascoltarlo.
«Così ho iniziato a osservarvi e posso assicurarti che il tuo splendido Kingdra» diede un'occhiata al Pokémon addormentato sul suo ventre, «non ha davvero niente da invidiare al suo Dragonite» assicurò, con una fermezza nel tono di voce che non ammetteva repliche.
Sandra non sapeva davvero cosa dire ed era la prima volta in tutta la sua vita. Lei che da sempre voleva avere l'ultima parola, in quel momento avrebbe preferito scomparire. Cosa ribattere di fronte a tanta onestà e sicurezza — le stesse qualità che lei avrebbe voluto possedere — quando ti esplodono addosso in questa maniera?
«Grazie» ritenne che fosse l'unica risposta adeguata alla situazione, poi calò gli occhi sul suo compagno di avventure e gli carezzò quei prolungamenti simili a coralli che aveva sul capo. «Grazie davvero» aggiunse, senza distogliere lo sguardo dal suo Pokémon.
«Tu non sei dura come vuoi far credere: mascheri la tua fragilità dietro un'immagine di durezza e imperturbabilità, ma non sei così» Pino si alzò lentamente dalla sua postazione, con un sorriso tranquillo stampato sul volto. Di qualunque natura fosse, pareva tenere perennemente le labbra incurvate.
«Tu parli a me di maschere, Pino?» lo canzonò Sandra, alzandosi a sua volta e guardandolo fisso negli occhi. Ora che aveva ritrovato la sua solita risposta pronta condita di faccia di bronzo, non faceva fatica a reggere il suo sguardo.
«Pensaci un attimo: io la mia la posso togliere quando voglio... tu, invece
La lasciò lì, con quella domanda rimbombò nella sua mente senza sosta. Evidentemente c'era un motivo se Lance era più in alto rispetto a lei: lui si mostrava al mondo con genuinità, ai suoi Pokémon e ai suoi sfidanti non riservava nessuno spettacolo messo appunto su misura, non indossava alcuna facciata di circostanza. Non aveva segreti per chi lo osservava, o una seconda personalità che veniva fuori negli attimi più bui. Per arrivare allo stesso livello di Lance, per raggiungere la sua fiamma, avrebbe dovuto liberarsi della sua maschera.
E, semmai ce l'avesse fatta, avrebbe saputo chi ringraziare per averlo compreso.




 
   
 
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