Ma
salve!
Mi
scuso per il ritardo ma ho dovuto prepararmi per l’interrogazione di geografia
in soli due giorni, grazie al prof che si è reso conto di avere una sola
interrogazione 6 giorni prima degli scrutini. Questo capitolo lo dedico a te, adorato prof, semplicemente perché ora grazie a te sono più
acculturata circa il Sudafrica,il Congo, la Nigeria e il Kenya con tanto di
cause ed eventi dell’apartheid ma non ho potuto fare shopping e non so cosa
diavolo indosserò domani. Grazie, eh.
Ok, scusate lo sfogo! Ci tengo a precisare che in questo cap non terminerà il programma e ci sono ancora 15 cap da leggere! ^^
E scusate se questo cap è un pò cortino, il prossimo sarà più lungo!
Grazie
mille a:
giunigiu95:
Grazie! ^^ Hai proprio ragione, Deb ha l’imbarazzo della scelta, ma se fossi in
lei continuerei per la mia strada e sceglierei Andrea anche se ormai manca
pochissimo all’addio!
95_angy_95:
Eheh, devi sapere che Niko impiega sempre secoli per esternare i suoi
sentimenti... Causando tanto caos nella persona interessata! Infatti ora vedrai
come si sente la povera Deb….
Giulls:
Ma certo, tesoro, Niko aspetta solo te, gli ci vuole proprio una bella
consolazione! =D Purtroppo la tristezza è all’ordine del giorno e culminerà nel
cap 42, quando tutti si saluteranno definitivamente… Comunque grazie mille, sei
un tesoro!
Angel
Texas Ranger: Uomologo? Ok, assumiamone uno e facciamolo lavorare per Deb
perchè da questo cap in poi ne avrà proprio bisogno! ^^
vero15star:
Tesoro, giuro che la tua recensione mi
ha fatto commuovere, quando l’ho letta mi sono detta: “Ecco, ora posso dire di
aver fatto qualcosa di buono scrivendo questa storia”. E’ meraviglioso sapere
che si riescono a trasmettere emozioni simili attraverso una fic! Ti ringrazio
infinitamente! E comunque mancano ancora 15 cap, tranquilla!^^
_New_Moon_:Ti ringrazio, ma credo di avere una vasta collezione
di bastardi alle mie spalle! xD Purtroppo i raga sono tutti così, cosa vuoi
farci… Solo Andrea è perfetto! xD xD
A
martedì o mercoledì, buon fine settimana a tutte voi!
La
vostra milly92.
Capitolo 40
Addio, Loft!
L’indomani
si annunciò una giornata soleggiata e abbastanza calda, tanto che giravo per la
casa con tanto di top e shorts e con i capelli legati in una crocchia.
L’atmosfera
e la tristezza erano palpabili: ognuno di noi di noi gironzolava per il loft
guardandosi attorno accuratamente, essendo consapevoli che da li a poche ore
non avremmo più soggiornato tra quelle mura.
“Ehi,
piccolina!” .
Stavo
per andare in cucina quando Andrea mi prese per un braccio, trascinandomi sul
divano del salotto.
“Ehi”
feci, cercando di sorridergli, cosa che mi riusciva un po’ difficile ad essere
onesti. Mi sentivo estremamente in colpa,
la sera prima non avevo fatto altro che piangere tra le sue braccia
ed avevo fatto capire a tutti che ciò era dovuto all’imminente addio,
non al fatto che Niko mi aveva confessato i suoi sentimenti. La cosa
peggiore fu che per un istante immaginai
la mia avventura lì a Music’s Planet che si svolgeva in un modo diverso: Niko
che mi confessava i suoi sentimenti durante la famosa terza settimana ed io che
accettavo la sua corte, confidandomi con Andrea che rivestiva i panni di mio
migliore amico insieme a Max… E proprio mentre questa visione prendeva forma
nella mia mente Andrea mi aveva baciata e stretto a sé ancora più forte, sussurrandomi:
“Farò il possibile per raggiungerti
nella tua città, sabato”. Inutile dire che il mio stomaco aveva fatto due
capriole con tanto di brusca caduta.
“Allora?
Ieri sera eri un po’ giù…” mi domandò, abbracciandomi e baciandomi. Lo lascai
fare, gettandogli le braccia al collo, e mi sentivo quasi spensierata quando
nella mia mente riaffiorò il ricordo del bacio che mi aveva dato Niko una
settimana prima.
E’ stato
decisamente dolce, e poi bacia bene! Mi ritrovai a pensare, prima di aprire gli occhi con uno scatto e notare con
un senso di oppressione lo sguardo perso
di Andrea mentre mi circondava la vita con il braccio destro e mi accarezzava i
capelli con la mano sinistra.
“Ovvio
che sono giù, no?” sbuffai, divincolandomi dalla sua presa.
Ma che cavolo mi prende?
“Anche
io lo sono ma… che c’entra, non voglio sprecare nemmeno un minuto!” mi
rammentò, confuso dalla mia improvvisa reazione, passandomi il braccio attorno
la spalla.
Feci
spallucce, ancora stranamente presa da quell’attacco di poca lucidità,prima di
chiedere: “Allora? Quando ci molleremo? Dopo la finale o appena arriveremo
nello studio?” con un tono troppo severo e crudele.
Andrea
mi lasciò andare, guardandomi con un’espressione colpita.
“Ma
chi sei tu? Cosa ne hai fatto di Debora?”
chiese agghiacciato, alzandosi ed uscendo dalla stanza senza nemmeno
degnarmi di uno sguardo.
Restai
immobile, cercando di capire cosa avevo fatto. E quando lo compresi, mi
seppellii il capo tra le mani.
“Stronza!”
mi auto rimproverai.
“Uh,
chi stai degnando di un simile complimento?”.
La
voce curiosa di Max mi raggiunse come da lontanissimo. Prese posto vicino a me,
togliendomi le mani attorno alla testa e guardandomi negli occhi.
“Me
stessa. Si, sono una stronza” ripetei affranta.
“Si
può sapere cosa sta succedendo?”.
“Io…
non lo so!” affermai sinceramente, accasciandomi sul divano.
“Wow”.
“E
piantala di fare il sarcastico!” urlai, alzandomi e andandomene nella mia
stanza, ormai vuota da libri, scarpe e trucchi.
Mi
squadrai allo specchio, quello specchio in cui mi ero vista in quei due mesi e
che tante volte mi aveva confortata. E non ci vidi altro che uno sguardo
smarrito.
Tre
secondi dopo vidi la figura della zio dietro di me, che mi poggiava una mano
sulla spalla. “Ora me lo sai dire?” chiese pacatamente.
Mi
voltai, respirando un po’ rapidamente, prima di bofonchiare: “Credo che sia
dovuto al fatto che… Che Niko mi ha detto che io gli piaccio dalla terza
settimana” e guardare per terra.
“Cosa?!”.
Max
mi guardava scioccato, e si sedette sul
letto. “Io ci sto pensando da secoli, giuro! Ho iniziato ad insospettirmi
quando mi disse quella cosa sul sogno e poi quando una notte mormorò il tuo
nome nel sonno…”.
“Davvero…?”
feci senza parole, sedendomi al suo fianco.
“Si…
Ma non lo credevo possibile dopo il casino del film, delle telecamere…”.
“Invece
ieri mi ha detto così…” dissi sconsolata.
“Quindi…
Stai così perché sei confusa?” domandò pacatamente lo zio guardandomi
attentamente.
“No!”
risposi subito, ma non fui sollevata nel sentire che quel no non fosse sincerissimo. “E’ solo che è brutto
vedere un tu vecchio desiderio avverarsi! Io sono venuta qui per lui, ed ero
felicissima quando ho scoperto di provare qualcosa per Andrea perché lui non mi
ricambiava, e sapere che invece ora è il contrario mi da un senso di
colpa…” spiegai, colpita da quello che
io stessa stavo dicendo, ma preoccupata perché mi sentivo ancora peggio.
Max
annuì. “Capisco”.
“Ed
ho anche litigato con Andrea” borbottai, spiegandogli l’accaduto di poco prima.
“Ti giuro, ultimamente faccio cose cretine senza nemmeno rendermene conto…”.
“Stai
crescendo” concluse semplicemente l’uomo, abbracciandomi. “Ed ora che questa
avventura sta giungendo al termine, devi fare i conti con i tuoi sentimenti proprio come ai fatto con
Daniele e Silvia”.
“Mi
dici come farò senza di te?!” gli chiesi stringendolo.
“Vale
lo stesso per me…” rispose. “Ma ora va a fare pace con Andrea , su” disse
sorridendo.
“Si…”
annuii ed uscii dalla stanza, recandomi in quella dei ragazzi.
Vi
trovai Giuseppe e Niko che stavano accordando una chitarra, e quando Niko mi
guardò mi sentii sprofondare. “Scusate, avete visto Andrea?” chiesi
imbarazzata, poiché udendo quel nome Niko si era girato.
“Se
non sbaglio è in giardino, sembrava parecchio nervosetto” disse Giuseppe
allegramente. “Quindi vedi di tirarlo su perché non può affrontare la finale
con il muso e l’umore a terra” aggiunse facendomi l’occhiolino.
“Contaci!”
dissi,cercando di suonare spensierata.
Corsi
in giardino, dove lo trovai seduto sull’altalena a dondolo, e sentii un brivido
ricordando che li ci eravamo dati il nostro primo bacio.
Mi
avvicinai da dietro, e gli circondai il collo con le braccia. “Scusami” dissi.
“Sono stata una cretina… Ma c’è una spiegazione…” spiegai.
“Ti
ascolto” sussurrò, mentre facevo il giro dell’altalena e mi sedevo al suo
fianco.
Mi
ascoltò con attenzione e alla fine annuì semplicemente. “Ok, tanto siamo pari…
Ed io voglio davvero trascorrere queste ultime ore con te. Possibile che con te
non riesco mai a essere arrabbiato per tanto?” mi domandò ridendo.
“Guarda
che anche tu mi fai lo stesso effetto” gli sussurrai nell’orecchio, prima di
stringerlo e baciarlo con tutta la passione che mi sentivo dentro. Era così bello sentirmi protetta, al suo
fianco…
Ma
questa sensazione di beatitudine terminò quel pomeriggio, alle cinque, quando
fummo costretti a lasciare il loft. Era uno strazio starsene nell’ingresso con
le valige in mano a lanciare un ultimo sguardo a quella casa che era stata il
nostro rifugio per così tanto tempo.
“Aspettate,
penso che ognuno di noi debba scrivere qualcosa sul muro, lasciare un segno
indelebile circa il fatto che siamo stati qui…!” disse Max, lasciando perdere
il suo trolley e correndo in cucina. “Ecco, mi ero dimenticato di questi” disse
tornando da noi, con in mano quattro pennarelli indelebili.
Ne
presi uno ed andai nella mia stanza, fermandomi davanti ad una delle pareti
vuote.
Ed ora cosa ci scrivo?!
Cercai
di ripensare a qualche frase che poteva esprimere al meglio il mio soggiorno,
optai per scrivere qualche frase della canzone che mi avevano dedicato i
ragazzi, ma poi pensai che sarebbe stato troppo egocentrico. Poi, dal nulla,
affiorò il ricordo del mercoledì precedente, del bacio con Andrea…
“E ho
guardato dentro un'emozione e ci ho
visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore. E va
bene così… Senza parole…”.
Me lo ritrovai scritto davanti prima che riuscissi
a capire bene cosa stessi facendo, con un sorriso nostalgico. Aggiunsi un
enorme “Grazie!” e lo fotografai con la mia digitale.
“Deb! Allora, cosa hai scritto?” mi ritrovai
davanti Andrea e il resto del gruppo, Daniele e Max.
“Mmm, ti piace Vasco?” domandò curioso Daniele.
“Beh, ehm, diciamo…” mormorai, incrociando lo
sguardo di Andrea che mi sorrideva.
“E voi? Cosa avete scritto?”.
“Vieni e lo vedrai!” fece Giuseppe, mentre tutti lo
seguivamo.
Ci condusse in quella che era stata la loro camera,
e sulla parete vicino la finestra c’era scritto tutto il testo di “A te”, che
avevano cantato poche settimane prima.
“Ovviamente è dedicata a tutti voi” spiegò Dante,
mentre noi iniziavamo ad applaudire, commossi.
“Io voglio sentire la vostra versione in radio al più presto, a prescindere dal
fatto che vincerete o no!” dichiarò Daniele, prima di lanciarmi un timido
sorriso. “Anche perché dice tutte cose vere…” aggiunse imbarazzato.
“Incrociamo le dita” disse Francesco. “E tu, Max?
Cosa hai scritto?”
“Venite”.
Quando lessi la sua scritta mi vennero le lacrime
agli occhi. Lui l’aveva scritta in soggiorno, il posto dove avevamo trascorso
dei momenti emozionanti, felici e tristi.
Non era il pezzo di qualche canzone, no, era un suo
semplice pensiero.
“Ho imparato
che chi ama cresce e vince, anche se sente di aver perso la sua battaglia
quando si trova lontano da chi ama. E così mi sento io ora, solo che so di essere
vincitore perché qui ho superato me
stesso”.
“Oh, zio” mormorai, asciugandomi le lacrime. “Tu
sei un poeta”.
“Si, ma ora non piangete” ci rammentò, anche se
anche lui sembrava commosso. “Abbiamo una finale da affrontare, e detto tra
noi… Che vinca il migliore”.
Ci fu qualche cenno e dei sorrisi nostalgici, gli
stessi che vidi stampati sulle loro facce un quarto d’ora dopo mentre uscivamo
dal loft.
Qualche Anticipazione:
“Cos…?” domandai al nulla, voltandomi e trovandomi
davanti i miei, mio fratello e il solito gruppo formato dalle mie quattro
amiche.
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“Si… E’ sempre questione di gusti… Il guaio è
quando una cosa piace a tutti…”.
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“R-Rossella…
C-ciao…” bofonchiai, credendo di vivere in un incubo. Indossava una vestina
azzurra con degli stivali bianchi e sembrava al settimo cielo.
___________
“Sai
che sono sempre il primo a giudicarlo quando sbaglia, ma ora non ha fatto nulla,
è Rossella l’idiota” disse Giuseppe.
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“Al
fatto che tu mi pensi ancora…” mormorò, continuando ad avvicinarsi finchè non
si trovò faccia a faccia con me.