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Autore: TheGayShark    03/09/2015    4 recensioni
Crossover Glee/Harry Potter.
Storia ambientata a vent'anni dalla caduta del Signore Oscuro. Un nuovo ordine si è formato nel mondo magico, dove il male non ha mai cessato di esistere. Riuscirà l'amore a farsi spazio nel nuovo regno del terrore?
#Brittana - Il riassunto fa schifo, la storia è un po' meglio.
Genere: Angst, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana, Puck/Quinn
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Con immenso piacere, annuncio la ripresa di questa ff. È cambiato il titolo, è cambiata la descrizione, ma rimane sempre quella che all'inizio era "A very potter crossover". 
Avviso da subito che, per via dell'università, gli aggiornamenti saranno lenti, nota positiva: punto di pubblicare capitoli sostanziosi.
Spero che il cambio di rotta non vi dispiaccia, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione o con un messaggio privato.
Ricordate la storia del "un autore infelice non pubblica capitoli?" Ecco. Le recensioni mi rendono felice!
Buona lettura.
[Potrebbero comparire diversi orrori grammaticali qua e là. Sono sempre tutti miei. <3 ]




Hogwarts - Gennaio. 

 

Il prato era ormai ricoperto da un soffice manto bianco di neve e le acque del lago nero avevano dovuto porre fine anche quel  piccolo moto che erano solite fare nelle giornate vagamente ventose come quella per via dello strato di ghiaccio che  si era completamente impossessato della superficie di quello specchio d'acqua, rendendo impossibile anche la più minima increspatura.

Solo a guardare fuori dalla finestra della sala comune del sotterraneo serpeverde, Santana rabbrividì. A volte quasi dimenticava che l'Inghilterra potesse essere un posto tanto freddo. 

'Non farà bene alle tue ossa latine, ma forse calmerà il tuo temperamento, mija.'

Un sorrisetto si presentò sulle labbra di Santana al ricordo delle parole che, prima di iscriverla ad Hogwarts, suo padre era solito dirle. Per Merlino, il clima del castello, umido e freddo, le aveva letteralmente distrutto le ossa e minacciato varie volte la salute, ma non aveva potuto fare nulla contro al sangue caldo della ragazza. Non era cambiata di una virgola ed in parte, non poteva che essere fiera di sé stessa. Anche suo padre poteva dirsi quantomeno orgoglioso di lei, nonostante ciò comportasse le continua lamentele della signora Lopez. 

Il suo compito nella scuola era semplice: far rispettare l'autorità dei serpeverde, i quali - secondo i piani alti- avrebbero ristabilito il normale ordine delle cose. 

Erano ormai passati quasi vent'anni dalla sconfitta del  Signore Oscuro, per i più fedeli mangiamorte quello era stato un duro colpo. Ciò che gli stregoni del Ministero fecero loro successivamente alla battaglia fu orribile, non c'era da meravigliarsi se la maggior parte dei Serpeverde ed i seguaci di Voldemort covassero tanto rancore nei confronti dei "nemici del sangue". Il trionfo di Harry Potter non portò quella proverbiale pace di cui tanto si vociferava prima della grande battaglia, anzi. L'inimicizia tra le case crebbe all'inverosimile dopo un breve periodo di calma piatta. 

Molti mangiamorte si erano convinti di un possibile ritorno del Signore Oscuro, altri, in modo forse più ragionevole e meno folle, si proponevano invece di rincorrere nuovamente il sogno che Tom Riddle non era mai riuscito a realizzare. Da svariati anni le forze del male si stavano riorganizzando per sovvertire il governo del mondo magico senza che i componenti del ministero sospettassero di nulla.  

Il signor Fabray ed il signor Lopez erano due delle famiglie a capo del progetto. 

Santana fu messa al corrente dell'intera situazione solo al ritorno da Hogwarts, durante le vacanze estive tra il sesto ed il settimo anno. Suo padre le chiese di sedere a tavola assieme a lui dopo cena, invitando invece Maribel a godersi la piacevole serata d'inizio estate in giardino. Tool, l'elfo domestico, si sarebbe occupato di ciò che Maribel si ostinava a fare nonostante l'aiuto delle numerose creature che albergavano in casa Lopez. 

Santana temette per qualche istante che il padre avesse scoperto la sua inclinazione a preferire le attenzioni delle ragazze, piuttosto che dei ragazzi. Temette di dover dire addio, proprio sul più bello, al quidditch, alla sua bacchetta e a tutti i privilegi che aveva acquisito dal primo respiro, per diritto di sangue. Certe volte nascere in una famiglia agiata comporta ben più di qualche beneficio. 

Luis Lopez, contrariamente alle aspettative tenebrose della figlia, iniziò a parlare ricordandole ciò che successe durante la battaglia magica più sanguinolenta e ricordata della storia moderna. Santana fece qualche fatica a comprendere cosa avesse causato quell'ondata di "nostalgia" nel padre e i suoi dubbi furono chiariti dopo poco. 

Il signor Lopez si alzò in piedi e misurando a grossi passi la lunghezza della sala, continuò a spiegare alla figlia ciò che era successo dopo la guerra. Le vigliaccherie dei traditori, le trappole, le torture, le pene a suo dire insensate che alcuni mangiamorte dovettero scontare a causa dello scompiglio creatosi dopo la caduta del signore oscuro. Le ricordò cos'aveva causato tutto quello, le disse che era una vergogna che Harry Potter fosse ancora vivo, per di più a capo del Ministero. 

Poi, sedendosi nuovamente di fronte alla figlia, posò le mani sulle sue e aspettò che la latina lo guardasse negli occhi per continuare. Fu allora che le svelò i piani alti. 

Per Santana non fu poi così scioccante, sapeva di cosa era capace suo padre. 

Era stata cresciuta secondo quelli che furono gli ideali della vecchia generazione, le era stato insegnato che alla base di un mondo giusto c'era la purezza del sangue. Le era stato detto che per un mondo sicuro,  era necessario sottomettere ed eliminare sistematicamente tutti i babbani. Non era stato difficile per lei puntare il dito contro i non-maghi ed additarli come cattivi, perché i libri di storia e le favole per bambini (le favole paurose) avevano sempre come antagonisti dei babbani. I roghi delle streghe, le persecuzioni protrattesi nel tempo.. erano solo alcune delle ragioni che facevano rabbrividire ed inferocire i Lopez.

Luis le spiegò che dall'autunno, villa Lopez sarebbe stata più trafficata del solito, perché l'organizzazione si sarebbe riunita lì. Le disse ciò che sarebbe successo con ogni probabilità entro un anno, ma non entrò nei dettagli dei piani di azione. C'era ancora così tanto da discutere… 

Quando ebbe finito di parlare, Santana si alzò in piedi sicura di poter andare in camera sua per elaborare quanto appena appreso ma ancora una volta, le intenzioni del padre diversero dalle sue aspettative. Le fu chiesto un segno particolare che potesse attestare la sua più totale devozione al nuovo ordine.

Allora Santana dovette interrogarsi. Si riconosceva negli ideali del padre? Sicuro. Avrebbe dato la vita per vedere il nuovo ordine al Governo? Di certo avrebbe aiutato. 

La giovane rispose che non sarebbe stato un problema e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per essere parte integrante del futuro. 

Il padre le sorrise, orgoglioso di aver cresciuto una ragazza così intelligente. Le disse che sarebbe arrivato il momento opportuno per dimostrare la sua lealtà e le chiese infine di fare assoluto segreto di quanto appreso quella sera. 

 

Sfortunatamente per Russel Fabray, sua figlia Quinn - per quanto schiava di pregiudizi sui mezzosangue, babbani e maghinò - non gli aveva mai dato la soddisfazione di avvalorare le sue tesi e prendere parte attivamente ai piani prestabiliti, respingendo più volte la proposta del padre di entrare a far parte del nuovo ordine. 

Luis Lopez aveva tranquillizzato l'uomo dicendogli che purtroppo le donne sono fatte così, sono testarde. Alle volte si impuntano più contro l'uomo che porta il messaggio piuttosto che contro al messaggio di per sé. Gli disse di darle del tempo per abituarsi al suo ruolo nel nuovo mondo. Poi, siccome il signor Lopez era solito dire di non sbagliare mai, non volendo perdere il suo record di veridicità, impose a sua figlia Santana d'impegnarsi per far ravvedere Quinn. 

Russel, tuttavia, preferì fare a modo suo. Non poteva permettersi che la sua figlia maggiore portasse tanto disonore al buon nome dei Fabray.

 

Durante le vacanze di Natale del settimo anno, Quinn e Santana vinsero un tatuaggio che le avrebbe contraddistinte per il resto della loro vita. 

Avvenne la notte del trentun dicembre. I Lopez organizzarono quella che aveva tutta l'aria di essere una festa. Invitarono decine di famiglie, ovviamente purosangue, che accettarono senza batter ciglio. 

Santana fu certa fosse perché come al solito, avrebbero celebrato in compagnia l'inizio dell'ennesimo anno nuovo. Non era insolito che la loro villa fosse popolata da molte persone, fino ad allora aveva creduto fosse perché il padre aveva tanti amici - o forse solo tanti galeoni da poterci sguazzar dentro.

Le supposizioni della giovane, però, si rivelarono nuovamente sbagliate un'altra volta. Poco prima della mezzanotte, i capi famiglia si congedarono temporaneamente dalle loro mogli per radunarsi in una delle tante sale della villa. Santana e Quinn rimasero a bocca aperta quando Luis le invitò a seguirli. Quinn provò a rifiutarsi, ma si accorse in breve tempo che quello del padre di Santana non era esattamente una richiesta, ma un ordine. Non volendo mancare di rispetto a chi li stava ospitando, e rassicurata dalla presenza di Santana, si decise infine a seguire silenziosamente la banda di uomini che si era inoltrata nei corridoi tetri e freddi di villa Lopez.

Raggiunsero in breve tempo una stanza immensa. Al centro, un tavolo rettangolare in marmo, il vero protagonista di quella camera. A contornare il tavolo vi erano una serie di sedie che avevano più l'aspetto di troni, in qualche modo tutto ciò ricordò a Quinn della tavola rotonda. 

Tutti presero posto - sembrava quasi che rispettassero un ordine anche  per i posti a sedere - , il signor Lopez si sistemò a capo del tavolo, di fronte al caminetto in pietra che fino ad allora rimase spento. 

Qualcuno mormorò "incendio" e subito la stanza prese un po' di calore, oltre che colore.

Santana e Quinn si sedettero l'una di fianco all'altra, ma furono subito rimproverate. Santana venne chiamata a sedere al lato sinistro del padre, mentre Quinn fu fatta accomodare di fianco a Russel, il quale aveva la stessa posizione della latina, ma dal lato destro. 

Spesero qualche parola di buon auspicio, poi il padre di Santana si alzò in piedi e chiese alla figlia di fare altrettanto. 

Fu allora che le chiese quel tanto atteso segno di lealtà e devozione. Le fu chiesto di scoprire l'avambraccio sinistro e così lei fece. 

Luis posò la punta della bacchetta sopra al polso della figlia ed in breve delle piccole linee nere presero posto sulla pelle di Santana, accompagnate da una buona dose di bruciore e dolore.

Santana però, non distolse mai lo sguardo da quello del padre e fece di tutto per impedirsi di acquisire un'espressione che realmente rivelasse il male che stava soffrendo. Da allora indossò una maschera che non tolse mai, se non in brevi istanti con sua madre.

La latina osservò la figura formatasi sul suo avambraccio ed impiegò meno di un secondo per capire dove l'aveva già vista. Non c'era ombra di dubbio, quello era il marchio nero. 

Coronata da un applauso e da qualche risata di scherno qua e là, Santana tornò a sedersi al tavolo con un pizzico in più di orgoglio. Era a tutti gli effetti parte del piano che avrebbe portato i maghi - quelli meritevoli di essere chiamati tali - in cima al mondo. Si scambiò un'occhiata con Quinn, ma invece che vedere nei suoi occhi la voglia di fare altrettanto, Santana lesse paura ed orrore.

La bionda però non batté ciglio quando venne chiamato il suo nome, si alzò in piedi e raggiunse il padre di Santana. Si scoprì l'avambraccio sinistro e con gli occhi fissi sul fuoco del caminetto attese che il marchio nero fosse ben chiaro anche sulla sua pelle. Santana non perse il modo in cui l'amica si morse il labbro inferiore per trattenere il dolore durante quella strana cerimonia e non riuscì a comprendere come mai Quinn non fosse felice di quello che le era appena successo. 

Perché non riusciva a vedere che loro due avrebbero fatto la storia? 

Quando la bionda si risedette al tavolo, sostenne per poco tempo lo sguardo incuriosito e lievemente irritato della mora. Quella volta, ciò che Santana lesse fu "vergogna". 

 

Al ritorno ad Hogwarts, nulla era cambiato più di tanto. Certo, Quinn si era fatta più seria e silenziosa, ma dopo qualche giorno passato tra le mura della scuola, Santana riuscì a farle ritrovare il buonumore di sempre.

La mora si sistemò meglio sul divanetto e rimase ad osservare la neve cadere imperterrita sul paesaggio osservabile dal sotterraneo, domandandosi perché dovesse nevicare anche a gennaio.

Passò inconsciamente le dita sopra alla tunica del braccio sinistro, era diventato un gesto abituale per lei, ormai. 

Il più delle volte le bruciava, non era facile nascondere i momenti in cui il dolore era tanto forte da farle fare strane facce, specie se le fitte di dolore la prendevano alla sprovvista. Fortunatamente per lei, il suo migliore amico era talmente idiota da bersi qualsiasi genere di bugia. Fu invece sollevata dal fatto che, per una volta, non si sarebbe dovuta preoccupare degli sguardi inquisitori di Quinn Fabray e della sua curiosità.

A complicare la cosa, però, c'era la strana e differente percezione della temperatura di Santana: tenere le maniche della divisa sempre abbassate stava diventando una tortura per lei, che in ogni situazione tendeva ad avere caldo. Suo padre però non si era raccomandato d'altro: discrezione. 

Il nuovo ordine di mangiamorte aveva fatto il possibile per rimanere nell'ignoto, lontano da sguardi curiosi. Si erano fidati di Santana, una delle prime persone sotto ai vent'anni a farsi imprimere quel segno sulla pelle, e Santana non poteva - non doveva - azzardarsi a tradire la loro fiducia o peggio, a mandare tutto a monte. Era più che certa che se qualcosa fosse andato storto per colpa sua, suo padre l'avrebbe ridotta in polvere prima di poter dire "SALEM".

La ragazza ci stava provando con tutta sé stessa, aveva tenuto la bocca chiusa per più di un mese, ma sentiva il bisogno di doversi vantare con qualcuno. Era pur sempre un risultato di un certo livello. Avrebbe potuto parlarne con Quinn se solo quella testona si fosse dimostrata un po' più aperta sull'argomento, invece si divincolava ogni volta che Santana provava a portare a galla la conversazione.

Quel tatuaggio significava che, una volta realizzato il folle piano del padre, a lei sarebbe spettato un ruolo molto importante. Sarebbe stata una pedina decisamente rilevante anche durante l'applicazione del piano. Avrebbe aiutato il nuovo ordine a salire al potere, lei e Quinn dovevano essere gli occhi, le orecchie e le bacchette dell'organizzazione all'interno della scuola. Avrebbe compiuto il suo dovere e quello di Quinn, visto che la bionda non sembrava intenzionata a fare il proprio.

"Ehilà, Cerbero, ho saputo che mi stavi cercando." 

La voce di Puck la fece trasalire dai suoi pensieri. In fretta spostò lo sguardo dal lago nero, su cui imperterriti scendevano i fiocchi di neve, per dedicarsi all'amico. Quasi involontariamente, si portò la mano sull'avambraccio sinistro, decisa a tenere segreto quel tesoro ancora per un po'. Cosa sarebbe successo a Noah una volta che gli uomini di suo padre avessero preso il potere? Non era difficile immaginarlo. 

Il nuovo ordine era basato sulla purezza del sangue e di certo il giovane moicano non poteva dire di avere del sangue rispettabile nelle vene. Aveva riflettuto a lungo sulla questione, ed era arrivata ad un'unica soluzione sensata.

"Un piccolo draghetto è venuto a dirmi di muovere le chiappe per venire qui ed .. eccomi!" Continuò scherzosamente il giovane serpeverde, facendo riferimento al patronus della latina. 

Santana fece un piccolo sorriso, ricordando il giorno in cui a lezioni di Difesa contro le Arti Oscure era riuscita ad evocare il suo patrono. Per settimane ad Hogwarts non si era parlato d'altro perché, in tutta onestà, non si vedeva qualcosa di tanto figo da anni, in quel posto. 

Gli alunni non fecero che vociferare di quanto potesse essere azzeccato per la serpeverde un patronus del genere e Santana non poteva che andarne fiera. Il drago, da sempre simbolo di devastazione, potere, morte e, perché no, egoismo. Ciò che altri invece non riuscivano a spiegarsi, era a cosa potesse pensare la latina per evocare qualcosa del genere.

Nessuno sapeva esattamente quali ricordi felici potesse avere quell'arpia. 

"Hogwarts chiama Lopez, rispondete!" Riprovò il ragazzo, sedendosi senza troppa grazia sul divanetto accanto a lei. 

"Ti avevo sentito la prima volta, Noah. Per Merlino, quanto sei irritante." Santana si sistemò la divisa, riprendendosi parte del mantello su cui si era seduto maldestramente l'amico.

"Se ti irritassi davvero non vorresti avermi attorno, invece continui a farmi chiamare.. È perché vuoi fare un giro sul mio Erumpent?" 

Prima che potesse arrivare a fine frase, la ragazza lo riprese con uno scappellotto sul braccio. "Sei disgustoso, Puckerman, non so perché ancora ti parli." 

La latina scosse il capo, sapendo in realtà perché continuasse a parlargli, Noah era il suo unico vero amico oltre a Quinn. "Piuttosto… devo parlarti di qualcosa. Qualcosa di serio e privato." La mora inarcò un sopracciglio ed il ragazzo si fece serio. Di certo la sala comune dei serpreverde non era il posto migliore per una conversazione privata. "Forse allora dovremmo spostarci nella stanza delle necessità." Provò a proporre, incuriosito dall'affermazione dell'amica. 

Santana scosse il capo e tirò fuori la bacchetta dalla tasca. L'agitò in aria un paio di volte  ed attese qualche secondo prima di riprendere a parlare. "No, non è necessario." 

"Non sapevo si potessero fare queste cose all'interno di Hogwarts.." Mormorò Puck, intuendo che l'amica avesse appena silenziato la stanza.

"Puoi se sei Santana Lopez." 

Le ci volle un po' di tempo per organizzare il discorso, poi, con calma, iniziò a spiegare Puck cosa stesse succedendo. Iniziò minacciandolo, solo per sottolineare la segretezza della situazione, poi gli spiegò di suo padre, del nuovo ordine. Gli raccontò tutto, tralasciando i particolari destinati a rimanere segreti - come ad esempio il fatto che stessero tramando un attentato decisamente significativo che avrebbe preso luogo entro breve - e a racconto finito, quasi un quarto d'ora dopo, rimase in attesa di una reazione.

Puck però non si mosse, aveva mantenuto per tutto il tempo la stessa espressione da pesce lesso da quando Santana cominciò a parlare. Poi, lentamente, un piccolissimo solco si formò tra le sue sopracciglia. Santana si controllò le mani e quando fu certa di averle ben lontane dalla bacchetta, si disse che non c'era modo in cui avrebbe potuto inconsciamente stregare l'amico, pietrificandolo. Era un inconveniente che capitava di tanto in tanto, specie quando si manifestava quella che era stata ribattezzata "Snixx", ma non era quello il caso.

"Dammi un segno di vita, per tutte le pluffe!" Sbottò la latina, non ricevendo alcuna risposta. 

Sentendo la voce della ragazza farsi più stridula, Noah alzò il capo in sua direzione e dopo aver sollevato le sopracciglia in segno di sorpresa, dischiuse le labbra, restando letteralmente a bocca aperta.

"Uh-i-io.." Provò, ma non riuscì ad elaborare altro.

Santana, che aveva appena svelato un segreto dalla portata storica, si sentì come cadere nel vuoto. Sapeva di potersi fidare del ragazzo e sospettava di non poter ottenere da lui una reazione tanto felice quanto quella che aveva avuto lei stessa quando suo padre aveva deciso di condividere il fardello di quell'informazione anche con sua figlia. Di certo, però, non si aspettava neanche una non-reazione.

"Quinn lo sa?" Domandò infine il giovane serpeverde. Nello stesso istante, Santana avrebbe preferito fare ritorno alla non-reazione.

"Seriamente, Fuckerman? Ti confido il segreto più grosso del secolo, ti ho svelato quello che potrebbe essere il nostro futuro e tutto quello che ti viene in mente è chiedermi se Quinn lo sa!?" La mora non si fece problemi ad aggredirlo verbalmente, con gli incantesimi fatti prima nessuno avrebbe comunque potuto sentire le sue urla. "Che razza di problemi hai!" 

Noah alzò le mani  in aria in segno di resa, l'ultima cosa che voleva affrontare era una Santana inviperita. Aveva bisogno di più spiegazioni e non avrebbe certo esitato a farsi rinfrescare la memoria su quanto l'amica gli aveva confidato, più avanti. "È che hai nominato il signor Fabray, mi domandavo se - " 

"Certo che Quinn lo sa!" La ragazza alzò gli occhi al cielo, esasperata dalla lentezza mentale del compagno. Era sicura di aver nominato George Fabray ad inizio racconto, quindi non poté fare a meno di chiedersi se Noah avesse captato solo quel pezzettino di storia, incartandosi lì per via delle sue 'riflessioni' e perdendo il resto del racconto. Inoltre, era abbastanza certa di aver detto a Noah che anche Quinn si era guadagnata il marchio nero.

Il ragazzo dalla carnagione olivastra annuì semplicemente, metabolizzando  lentamente quanto appena appreso. "Quindi..me lo hai detto perché hai bisogno del mio aiuto?"

La latina sollevò un sopracciglio, ancora una volta stupita dalle conclusioni affrettate ed elementari a cui arrivava il nato babbano. Certo, non c'era poi da meravigliarsi. Anche Santana sapeva di avere la fama di approfittatrice e sfruttatrice, non era così assurdo pensare che quella confessione fosse stata fatta per un semplice tornaconto personale. A che fine, poi? Perché chiedere aiuto ad un nato gabbano quando il piano del nuovo ordine era quello di eliminare tutti i maghi come lui?

Con lentezza, la ragazza scosse il capo decidendo di non inveire contro la stupidità dell'amico. "Ti meraviglierà saperlo, Puckerman, ma non mi dispiacerebbe continuare a vederti vivo. Anche quando il regno dei nuovi mangiamorte prenderà vita."

Lasciò all'amico il tempo necessario per comprendere quanto appena confessato. Non poteva ammettere di essersi affezionata a lui né tantomeno di volergli bene. Aveva pur sempre un nome da difendere.

Come immaginabile, però, il ragazzo non comprese. Il modo in cui stava guardando la compagna era di per sé sufficiente a spiegare il grado di confusione interna del povero serpreverde. 

"Santana, lo sai che ho solo un neutrone.." Provò ad argomentare Noah, ma fu subito fermato.

"Si chiamano neuroni, idiota, e potresti anche farli funzionare ogni tanto!" Sconsolata, con la consapevolezza di aver affidato il suo segreto ad un completo imbecille, Santana si lasciò cadere di peso sul divanetto della sala. 

Mentre la mora si massaggiava le tempie per trovare la calma necessaria per non pietrificare o schiantare l'amico, Puck si rimboccò le maniche e si diede da fare per comprendere ciò che la ragazza aveva voluto dire con quella frase. "Vedermi vivo.." borbottò formulando qualche ipotesi. 

Passarono diversi minuti, poi finalmente ebbe la rivelazione. "È perché sono un nato gabbano, giusto?! Cazzo San, non mi aspettavo una cosa del genere da te. Sei la mia migliore amica!" 

Questa volta fu il ragazzo a scattare in piedi. Si passò una mano sopra alla striscia di capelli che cominciava ad essere un po' troppo lunga, e continuò a borbottare su quanto fosse ingiusto criticare le persone in base ad una cosa tanto stupida quanto il sangue. "È vero, non ho una dinastia nobile alle spalle come la tua, anzi mio padre rubava le macchine per rivenderle e mia madre, beh, lei.. lasciamo perdere. Però non vuol dire!"

Santana aggrottò la fronte alle sue parole, non aveva idea di cosa fosse una macchina ma non le piaceva affatto il modo in cui il suo compagno si stava rivolgendo a lei. Sapeva anche lei, da qualche parte molto sepolta nella sua anima, che non fosse esattamente corretto giudicare le persone per il sangue, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di discriminare i ragazzini della scuola che non potevano vantarsi di avere nelle vene qualcosa di tanto puro e magico come lei. Per non parlare dei nemici dell'erede. Ciò che più la infastidiva in quel momento, tuttavia, fu il modo in cui il ragazzo aveva cominciato a sbraitarle contro. Se solo avesse saputo che avrebbe reagito così non avrebbe perso tempo a cercare una soluzione per mantenere Puck in vita nonostante la pulizia che avrebbero effettuato i componenti del nuovo ordine a cose fatte.

"Insomma, San, che cazzo, lo sai che.." 

"Adesso basta!" Stanca di sentirlo blaterare, la latina si alzò in piedi e portò la mano alla bacchetta. In men che non si dica il ragazzo aveva già la punta della bacchetta della mora che premeva contro il suo mento. "Stammi bene a sentire, Ghoul ritardato. Non so quale logica contorta tu stia seguendo ma ho detto che ti voglio vivo." Santana digrignò i denti e scandì bene l'ultima parola per assicurarsi che l'altro potesse comprenderla senza chiedere altre spiegazioni e tenendo sempre lo sguardo sui suoi occhi. "Se avessi voluto sbarazzarmi di te perché sei un nato babbano lo avrei già fatto, non trovi?"

Noah annuì più per paura di essere schiantato da un momento all'altro che per comunicare all'altra che aveva afferrato - specie perché non aveva ancora capito. La latina vide nei suoi occhi una buona dose di incertezza, motivo per cui  anziché lasciarlo andare, fece maggiore pressione con la bacchetta sotto al suo mento. "Adesso spiegami perché ho detto che non mi dispiacerebbe vederti vivo anche dopo il regno del nuovo ordine."

Il ragazzo aggrottò la fronte cercando di mantenere la calma, non aveva tanto timore neanche della strega a capo della loro casata, Sue Sylvester. Eppure le sue punizioni erano tutt'altro che piacevoli. In quel particolare frangente, tuttavia, la bacchetta di Santana e l'incredibile facilità con cui l'altra scattava come una molla su tutte le furie, rendevano la ragazzina ben più spaventosa della direttrice.

Pregò perché il suo cervello potesse creare qualcosa di abbastanza verosimile e appropriato, non voleva di certo passare la settimana in infermeria. 

"Perché..Santana, mi stai inchiodando la gola.." Provò il ragazzo, sperando di guadagnare un po' di tempo (magari qualche atro secondo da passare in totale coscienza).

"Puckerman, parla." Lo ammonì senza troppa pazienza. Strinse maggiormente le dita sul manico della bacchetta e ruotò lievemente il polso senza allentare la pressione.

Lui tossicchiò e dopo essersi schiarito la voce, riprovò. "Perché.. sono tuo amico?" 

"Me lo chiedi o me lo dici?" Domandò la ragazza con un ghigno in viso, dimenticando per qualche istante di essere 'minacciosa'.

"Te lo dico, perché i sentimenti e le relazioni ti confondono. Ma non è l'unica ragione!" Aggiunse con sicurezza, vedendo l'espressione della compagna diventare lentamente più seria e scettica contemporaneamente. Inarcò un sopracciglio, segno inconfondibile che nella loro lingua dei segni significava "vai avanti".

"È perché.. questi nuovi mangiamorte.. Sono un po' come quelli dei libri di storia. Insomma, la cosa del sangue.." Provò nuovamente Noah con un po' di incertezza, ricordando come pochi istanti prima la latina lo avesse aggredito per aver tirato fuori quella 'scusa'. Era ad ogni modo certo che  fosse quello il centro dell'argomento.

Quella volta Santana non fece storie e Puck lo prese come un buon segno, quindi continuò con quella che era la sua teoria-appena-elaborata.

"Farete piazza pulita." Santana trasalì a quel sarete. Sapeva di essere parte integrante dei nuovi mangiamorte ormai, ma non aveva ancora metabolizzato a pieno ciò che il suo ruolo comportasse realmente. Era vero, però, avrebbe dovuto uccidere delle persone. "Anche se personalmente credo sia più sensato colpire maggiormente i nemici del.. di .. beh, tu-sai-chi-non-devo-nominare." Continuò Noah, sperando di poter essere liberato al più presto. "Sono un nato gabbano, farete piazza pulita dei nati gabbani ma tu mi vuoi vivo!" Ricapitolò alla svelta, ormai al limite della sopportazione.

Con un sospiro, Santana lo lasciò andare. Se non altro aveva afferrato il nocciolo. Poi, come se avesse realizzato solo allora ciò che il suo cervello aveva prodotto, Puck si illuminò in viso e si lasciò andare ad un sorriso. "San, tu mi vuoi vivo! Vuol dire che qualsiasi cosa accada sarò.. Fatti abbracciare, brontolona!"

Santana fece in fretta ad allontanarsi da lui, saltò alla svelta alla poltrona dove poteva dirsi al riparo dalle manone dell'amico. "L'unica cosa che accadrà sarà che finalmente prenderemo il potere! E se continui così, sarai morto molto prima che gli attentati comincino!"

Noah non diede peso alle sue parole da tanto era felice. Nella sua mente, ciò che Santana gli aveva appena confessato, era che ormai lui stesso era diventato uno di loro. Ce l'aveva fatta, aveva convinto Santana delle sue capacità e si era meritato di vivere nonostante il suo status per ciò che sapeva fare. Una sola domanda gli frullava nella testa…

"San.." Cominciò, aggrottando nuovamente la fronte. Non aveva idea di cosa aspettarsi e il non sapere lo turbava abbastanza. "Hai detto che vuoi tenermi in vita. Come?"

Santana si rilassò dopo aver sentito la sua domanda, ripose la bacchetta nel fodero e certa di aver scampato il pericolo abbracci superò la poltrona per sedersi su un bracciolo. Poi portò lo sguardo altrove, sulla finestra. Nel mentre, si erano sistemati sopra al manto già esistente, almeno altri dieci centimetri di neve. 

"L'unico modo per tenerti al sicuro è cambiare forma. Senza contare che potrebbe tornare utile a tutti e tre avere un mascheramento efficace." Mormorò la latina in risposta, senza dare troppe attenzioni a ciò che stava uscendo dalle sue labbra. Ciò  che più la turbava in quel momento era il dover affrontare il giorno successivo la gita ad Hogsmeade con tutta quella neve. Le si sarebbe infilata sicuramente tra gli scarponi e i calzini. Rabbrividì solo al pensiero.

"Tutti e tre? Quindi anche Quinn si unirà a noi?" Domandò Puck, il quale invece era abbastanza preso dalla conversazione, specialmente perché riguardava lui in prima persona.

Santana annuì semplicemente, rimbeccandosi la divisa come se si trovasse già nel bel mezzo della bufera. Noah si andò a sedere sulla poltrona, rimanendo così letteralmente appiccicato alla latina. Si voltò verso il bracciolo  su cui sedeva la ragazza e posò le mani incrociate sulle sue gambe. "Di che si tratta San? Pozione polisucco?" 

La serpeverde contorse il viso in un'espressione a metà tra l'offesa e l'allibita, emettendo poi uno sbuffo d'aria per sottolineare quanto l'idea di Puck l'avesse schifata. "Ti pare che proporrei qualcosa di tanto scontato? E poi come credi che possa essere un camuffamento efficace?" 

Puck annuì, mormorando un hub, giusto. Santana sospirò e si voltò per poter guardare in viso l'amico. "Dobbiamo riuscire a diventare Animagi entro la fine dell'anno Puck."

"Cosa? Mi prendi per il culo? Non esiste Santana, non conosco nessuno che ci sia riuscito in meno di un anno e tu vorresti impiegarci quanto? Cinque mesi? Sei pazza." Il moicano la guardò come se avesse detto la cosa più assurda mai sentita e vedendosi già spacciato, si prese la fronte tra le mani.

"Certo che no, io ho iniziato a provarci molto prima e sento di essere incredibilmente vicina all'obbiettivo. Tu e Quinn dovrete riuscirci in cinque mesi." Puntualizzò la latina, non troppo toccata dal poco tempo a disposizione. 

"Cos-Non è divertente! Santana, mi conosci, ci ho messo un anno solo per imparare a far levitare un oggetto come credi che possa trasformarmi in un animale in così poco tempo?!" 

"Ce la farai se vorrai realmente restare vivo." Ribatté Santana senza tanto interesse. Poi, sentendo arrivare qualcuno, fece sventolare la bacchetta in aria per rimuovere l'incantesimo pronunciato quasi un'ora prima. In pochi istanti, la chioma bionda di Quinn Fabray apparse nella sala comune dei serpeverde. 

"Fabray, avevo giusto bisogno di te." La latina le fece segno di avvicinarsi a loro due.

Noah, nel mentre, aveva cominciato a disperarsi. Non sarebbe mai riuscito a diventare un animagus e non sarebbe neanche riuscito a tenere completamente segreta tutta quella faccenda. Santana, tuttavia, aveva già pensato a quell'evenienza. 

"Cosa avete combinato questa volta?" Domandò la bionda. Aveva trascorso meno di qualche secondo con loro e già ne aveva abbastanza.

"Puck ed io stiamo per pronunciare il voto infrangibile e tu devi farci da suggello." Spiegò la latina con tranquillità, alzandosi in piedi e ponendosi di fronte al nato babbano. "Alzati, Noah, non ho tutto il giorno."

Puck alzò un sopracciglio, le sorprese per lui quel giorno sembravano non finire mai. "E cosa sto per giurare, esattamente?" Domandò il ragazzo, facendo quanto gli aveva chiesto l'amica.

"Di non fare parola con nessuno di quanto ti ho appena raccontato." 

 

 

 

Hogwarts - Aprile

 

"Lopez, dietro!" La preoccupazione nella voce di Noah era piuttosto evidente. 

Santana si voltò repentinamente e quando vide il bolide venirle addosso non ebbe neanche il tempo di pensare, dovette agire d'istinto. Caricò tutto il peso sul lato sinistro, capovolgendosi completamente con la firebolt e restando a naso in su. Se solo avesse esitato per una frazione di secondo sarebbe stata disarcionata, avrebbe vinto una permanenza in infermeria che non poteva permettersi ed i serpeverde avrebbero dovuto dire addio al loro cercatore. 

Dalle tribune si alzò un "ooh" di apprensione e di spavento, mentre la voce di Jacon Ben Israel, il cronista, risuonò nello stadio per enunciare il gesto atletico della latina, che stava lottando per rimettersi a cavalcioni della scopa. 

"Bella chiamata, Puckerman." Lo ringraziò la mora, una volta tornata a suo agio sulla scopa volante. Poi si preoccupò personalmente di svegliare i cacciatori della squadra, per colpa della loro disattenzione aveva quasi rischiato di farsi staccare la testa dal collo da una palla di ferro. Dopo aver ripreso i suoi compagni, si mise con lo sguardo alla ricerca del boccino, rimuginando mentalmente sull'accaduto.

Non aveva bisogno di guardarsi attorno per capire chi fosse stato a battere il bolide in sua direzione, e il sorrisetto compiaciuto sulle labbra di Artie Abrams ne era la vivida conferma. Santana faticava ancora a capire come un ragazzino tanto mingherlino quanto lui potesse ricoprire quel ruolo nella squadra dei corvonero. 

La storia di quel ragazzo era stata una tra le più chiacchierate tra le mura del castello.

Nato babbano, proprio come Puckerman, all'età di nove anni qualcosa come un incidente stradale - in pochi sapevano realmente cosa fosse un incidente stradale, Santana era tra i tanti che ne ignoravano il significato - aveva costretto il giovane ad una sedia con le ruote. Apparentemente, aveva perso l'abilità di muovere le gambe. 

Il ragazzino fu più che sorpreso di ricevere la lettera per Hogwarts, posto che mai aveva sentito nominare e dalla dubbia esistenza, neanche internet diceva nulla a riguardo di una scuola di magia e stregoneria chiamata Hogwarts. Eppure, dopo pochi giorni, una maga con il cappello a punta e troppe rughe sul viso si presentò alla sua porta, scortata da un gufo. Spiegò la situazione ai suoi genitori, che impiegarono diversi giorni per metabolizzare la faccenda. Era abbastanza comprensibile, a dire di Artie, nessun babbano sano di mente crede all'esistenza di maghi veri e propri. Alla fine, comunque, la maga e i genitori di Abrams raggiunsero un compromesso. Se qualcuno del mondo magico fosse riuscito a restituire le gambe ad Artie, i due babbani avrebbero permesso al loro figlio di frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

La vicepreside accettò senza batter ciglio, per gli stregoni le paralisi erano acqua passata. Figurarsi che le prime cure furono inventate già nel settecento. Una strega straordinaria, Evanora Redwood, capì che il problema non era nell'arto che non rispondeva più agli stimoli, ma nella memoria. Era come se il cervello dei maghi colpiti da paralisi dimenticasse come fare a comunicare con l'arto, dando come effetto collaterale la sgradevole situazione in cui era caduto anche Artie. Tutto ciò che fece per risolvere la situazione, fu creare una pozione che rimettesse in sesto la memoria dei pazienti.

Artie venne ricoverato per una settimana al San Mungo, dove con due pozioni al giorno e qualche cioccorana, riuscì a riprendere il controllo delle sue gambe.

Ai genitori sembrava un sogno, poter rivedere il loro bambino correre e giocare, spostarsi senza quella dannata sedia a rotelle che era diventata la tortura della famiglia era stato per loro l'unico desiderio da due anni a quella parte, mai si sarebbero immaginati di vederlo avverare.

Pieni di gratitudine, non esitarono un secondo in più, si fecero accompagnare da Hagrid a Diagon Alley dove comprarono libri, calderone e gufo al loro pargoletto felice ritrovato. 

Sul treno, Artie riuscì a farsi qualche amico. Arrivato ad Hogwarts, fu subito smistato dal cappello in Corvonero, dove venne accolto con dei calorosi applausi da parte dei nuovi compagni. 

Tra Artie e Santana l'antipatia nacque spontanea, al primo sguardo. Crebbe con gli anni, ma nessuno sapeva spiegarsi il perché di tanto odio reciproco. La latina liquidava la cosa dicendo che il ragazzino era semplicemente invidioso del fatto che una serpeverde potesse essere più intelligente di lui, ma le ragioni erano ben altre.

Per Santana sarebbe stato meglio se al corvonero non fosse mai arrivata la lettera. Ancora faticava a capire perché il preside mandasse inviti anche ai figli di babbani. Certo è che se non lo facesse, Santana non avrebbe avuto neanche il piacere di conoscere quel festaiolo di Noah Puckerman, diventato per lei come un fratello.

 

Decise di spostarsi dal campo per sistemarsi più vicino alle tribune, certa che in quella postazione avrebbe perlomeno evitato di fare da target alle due palle di ferro. 

Sospirò cercando di calmarsi, era l'ultima partita dei serpeverde e se volevano vincere il trofeo e portare qualche punto in più per il trofeo delle case, dovevano assolutamente vincere quel match. Nessun serpeverde voleva essere vittima delle ire di Sue Sylvester che un'ipotetica sconfitta avrebbe scatenato. Sfortunatamente per loro, i corvonero erano in vantaggio di quaranta punti e sembravano essere decisamente più reattivi dei verde-argento. Era come se i serpeverde non riuscissero a connettere. La maggior parte di loro erano stanchi e sfaticati, altri sfiancati in partenza dagli eccessivi allenamenti che il coach Tanaka gli imponeva di fare.

Santana si passò una mano tra i capelli mentre scrutava il campo da Quidditch alla ricerca del boccino d'oro. Michael Chang, il cercatore dei Corvonero, sembrava essere intento a fare la stessa cosa dall'altra parte del prato. 

La voce di Jacob rese noto a tutti che, finalmente, dieci punti erano stati assegnati a Serpeverde. Forse anche il portiere dei blu-argento cominciava ad essere stanco.

Quando Santana riportò lo sguardo sul campo, notò che Mike si era spostato. Localizzarlo non le prese molto tempo, ma le si formò un nodo alla gola quando vide che stava seguendo il boccino d'oro. Fulminea, si lanciò in picchiata con la firebolt e ringraziò mentalmente suo padre per aver fornito la squadra di scope tanto veloci. In un batter d'occhio fu dietro al ragazzo e solo allora si rese conto di quanto il corvonero fosse vicino al boccino. Santana decise di affiancarsi a lui, per poterlo spalleggiare nonostante l'evidente differenza fisica dei due. 

Se c'era una cosa che la latina aveva imparato durante i sette anni passati nei serpeverde, era che giocare sporco non è mai una cattiva idea. Così, la seconda volta, accompagnò la spallata con una gomitata dritta nel fianco sinistro del ragazzo.

"Ti vedo in affanno Chang." Lo schernì ironicamente quando il corvonero fu costretto a rallentare per portarsi una mano alle costole con il respiro corto per via del colpo. 

Santana ne approfittò per porsi davanti a lui, ma il boccino invertì rotta e volò in direzione delle torri all'esterno del campo. Ancora una volta, la serpeverde fu più veloce.

La sua squadra era debitrice più ai suoi riflessi e alla sua prontezza che a lei di per sé. Mike fece il possibile per starle dietro e ad un tratto cominciò a rallentare. Aveva preso a procedere ad una velocità non troppo elevata che sembrava addirittura essere calcolata.

Ma Santana non se ne accorse, presa com'era dalla caccia al boccino. Si sistemò meglio sul manico della scopa e non si accorse neanche del colpo della mazza di Artie contro il bolide, che questa volta le colpì la punta del manico. La scopa fece un giro di trecentosessanta gradi non appena la palla di ferro ruppe la punta del manico della firebolt. Il colpo improvviso e violento mischiato all'alta velocità con cui stava volando la ragazze, le fece perdere l'equilibrio e quella volta non poté fare nulla per restare a cavalcioni della scopa.

Riuscì tuttavia a tenersi aggrappata con la mano sinistra al manico, senza avere la più pallida idea di come avrebbe fatto a rimettersi sulla firebolt ed inseguire il boccino. 

Michael si accostò a lei, indossando quello che aveva tutta l'aria di essere un ghigno compiaciuto tipico di coloro che ottengono la tanto attesa vendetta. "Io invece ti vedo in infermeria, Lop…ez." 

Santana non comprese immediatamente perché Mike avesse tentennato sulla chiusura della frase, accecata com'era dalla rabbia e dalla voglia di prenderlo a pluffe sulla schiena. Senza contare poi che stava davvero rischiando di cadere a oltre dieci metri d'altezza. L'unica cosa a tenerla in aria era la sua mano sinistra e dal modo in cui Mike stava osservando il suo avambraccio, le sembrò quasi che stesse architettando un piano per farle mollare la presa. 

I secondi passarono veloci ed il boccino schizzò via, ma Mike non dava segni di volerlo inseguire. Era rimasto come pietrificato, le sopracciglia increspate in direzione del braccio della mora, e fu allora che Santana mise assieme i pezzi del puzzle.

Appesa com'era alla scopa, la manica della divisa le era scivolata verso la spalla, rivelando buona parte del braccio sinistro. In quel momento, Santana maledisse la divisa estiva, che dotava i cercatori solo dei guanti in pelle che arrivavano a coprire poco più del polso. Le bastò uno sguardo con il corvonero per capire cosa avesse visto il ragazzo. Improvvisamente, il fatto che stesse penzolando a dieci metri d'altezza non sembrava essere più tanto spavento, non in confronto a ciò che sarebbe potuto accadere se il ragazzo avesse deciso di spifferare quanto appena visto.

Santana studiò alla veloce le proprie possibilità. Non poteva stregarlo in quel momento, sarebbe stato troppo stupido e probabilmente l'avrebbe messa nei guai. Allo stesso tempo, non poteva permettersi di lasciare andare Mike con il suo segreto come non poteva permettersi di cadere e finire in infermeria, perché avrebbe dovuto scoprire il braccio e allora tutti avrebbero scoperto la verità. 

Fece uno sforzo e si aggrappò anche con la mano destra al manico, poi tentò di tirarsi su in ogni modo. Tra i due mali, optò per quello minore. 

"Confundus!" Pronunciò distintamente, pur sapendo degli occhi puntati su di loro. Poi, sapendo di avere il tempo limitato, Santana riuscì a mettersi nuovamente in sella alla firebolt, tra i fischi del pubblico e le urla di gioia degli spettatori serpeverde. Jacob, nel frattempo, sembrava essere più interessato all'impresa impossibile di Santana che alla telecronaca della partita  e se da un lato alla latina tutte quelle attenzioni facevano piacere, dall'altro in quel momento avrebbe preferito essere in uno stanzino buio dove nessuno avrebbe potuto intravedere il segno sul suo avambraccio. 

"Abrams, me la paghi!" Ringhiò inferocita, si sistemò meglio la manica e dopo essersi scambiata uno sguardo con Mike si lanciò all'inseguimento del boccino d'oro.

Mike scosse il capo e aggrottò la fronte, domandandosi cosa fosse appena successo e perché non stesse rincorrendo il boccino in modo simile a quello della latina.  Qualcosa di tutto ciò non gli tornava, era possibile che avesse avuto un black-out proprio durante la partita? Si portò una mano alla tempia che pulsava in modo strano e dopo aver riacquistato un po' di orientamento e senso di causa, aggiustò la presa sul manico della firebolt e si rimise in volo. Si lanciò all'inseguimento disperato della cercatrice serpeverde, ma fu tardi. Santana era volata dietro agli anelli dei Corvonero e stringeva vittoriosa, tra le dita della mano destra, il boccino d'oro.

 

 

Hogwarts - Giugno

 

 

"No ragazze, ferme, io non me la sento." Noah si frappose tra Quinn e Santana, portandosi disperatamente le mani tra i capelli che aveva lasciato crescere durante l'anno.

Santana, scocciata, roteò gli occhi, lasciando che fosse l'amica ad occuparsi della faccenda. La bionda, però, non disse nulla, si limitò ad incrociare le braccia al petto e ad osservare Puck con un sopracciglio inarcato.

"Davvero, non sono abbastanza pronto. Già gli esami finali quest'anno mi hanno distrutto, non ho avuto tempo per esercitarmi, non lo so fare!" 

Santana scoppiò a ridere. Le sembrava esilarante vedere un omaccione imponente come lui frignare. Quinn invece, che aveva avuto lo stesso tempo dell'amico per riuscire a trasformarsi in un animagus e che quindi comprendeva il disagio e la paura del compagno, non riuscì a farsi beffa dell'amico. Mise da parte l'aria da dura e ripose la bacchetta nel fodero. Si affiancò al ragazzo e gli posò una mano sulla spalla che fece scivolare lentamente lungo la sua schiena per accarezzarlo, sperando che un po' di contatto umano potesse calmarlo. "Lo so, Noah, ma non abbiamo altre possibilità. Non c'è più tempo." Provò a farlo ragionare, senza mai smettere di strofinargli la schiena.

A dire di Santana, l'organizzazione avrebbe colpito da lì a pochi giorni. Avevano le ore contate, il mondo sarebbe sprofondato nel caos entro poche albe. Nessuno dei tre si sentiva realmente pronto, ne avevano parlato per così tanto tempo che il piano folle dei nuovi mangiamorte sembrava essere diventato più una leggenda, una fantasticheria, piuttosto che la realtà.

"Ma se qualcosa andasse storto durante la trasformazione?" Domandò titubante il ragazzo,  con le mani aperte a coprire il viso.

"Siamo nella stanza delle necessità, saprà lei di cosa avremo bisogno se dovesse andare storto qualcosa. Ma non succederà nulla, andrà tutto per il meglio. Vero, Santana?" Neanche Quinn era così certa delle sue parole. Dimostrarsi forti stava diventando sempre più difficile da quando il padre della sua amica le aveva impresso contro il suo volere quell'orrendo simbolo sull'avambraccio. Era certa che in futuro, se ancora poteva dire di averne uno, ne avrebbe pagato le conseguenze.

"Se qualcosa dovesse andarti storto Puckerman, non sarebbe altro che una fortuna per te. Moriresti risparmiandoti infinite torture." Spiegò pacatamente la latina, come se stesse parlando di una formica. 

Sia il modicano che la bionda squadrarono la serpeverde ad occhi sgranati, si erano accorti del cambiamento di Santana durante gli ultimi sei mesi, ma nessuno dei due si era realmente reso conto di quanto fosse cambiata. Evidentemente, l'organizzazione le aveva fatto un lavaggio del cervello.

Trovandosi a disagio in quell'imbarazzante silenzio, Santana alzò nuovamente gli occhi al cielo e prese la sua bacchetta. "Oh, per Salazar, facciamola finita. Mi trasformo prima io, poi voi due. E non tollero imprevisti." Chiarì, rivolta ai due. Aveva ancora il timore che uno dei due si potesse tirare indietro all'ultimo secondo o combinare un vero pasticcio. 

"Sei sicura che ci sia abbastanza spazio?" La interruppe Puck, che si era lentamente rassegnato all'idea di dover provare almeno a trasformarsi. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi, sapeva che non fosse possibile scegliere l'animale in cui trasformarsi ma allo stesso tempo sperava potesse essere qualcosa di tanto figo quanto il suo patronus. 

Per tutta risposta, Santana increspò la fronte e sbuffò. "Questa stanza è immensa, Puckerman, smettila di fare il cagasotto e lasciami provare." 

Noah alzò le mani in alto in segno di resa e le fece segno di continuare. 

Santana guardò per un'ultima volta i due serpeverde di fronte a lei fare due passi indietro, poi socchiuse gli occhi alla ricerca della concentrazione necessaria per trovare la sua natura.

"È solo che molte persone si trasformano nello stesso animale che gli fa da patronus e se tu dovessi trasformarti in un drago nero delle ebridi sarebb-"

"Puck!" La latina riaprì gli occhi e marciò verso il ragazzo, decisa ad impartirgli una lezione. Quinn fu più veloce nel frapporsi tra i due e tirare fuori la bacchetta.

"Non ha tutti i torti Santana, e se avesse ragione sai anche tu che questa stanza non raggiunge i nove metri."

Santana guardò inorridita la bacchetta dell'amica puntata dritta verso il proprio petto. Scosse il capo e capì che ribattere avrebbe solo tirato per le lunghe quella che doveva essere una faccenda da sbrigare in meno di mezz'ora. Si limitò quindi a mettere in guardia la bionda. "Fallo stare zitto o giuro che non avrà neanche il tempo di immaginare la sua forma animale!"

Quinn roteò gli occhi e spiegò pacatamente a Noah quanto fosse importante non fare rumore e permettere a quell'arpia della latina di concentrarsi.

Santana sentì i commenti poco carini della bionda, ma decise di non dargli troppo peso. Si allontanò dai due e dopo aver chiuso gli occhi riprovò. 

Passarono due minuti in assoluto silenzio senza che non succedesse nulla, poi lentamente, il cambiamento fu evidente.

I lunghi capelli neri di Santana cominciarono ad accorciarsi, la sua schiena si fece ricurva, il suo viso si fece sporgente ed in poco tempo la ragazza era sparita. 

La prima a rompere il silenzio fu Quinn. "Un lupo. Fai tanto cliché, Santana." La ragazza scosse il capo per avvicinarsi alla creatura pelosa che stava studiando il proprio nuovo corpo con molto interesse, tanto che non si accorse della vicinanza con la serpeverde finché le dita piccole e fredde di Quinn le si posarono sul capo.

"Un drago sarebbe stato più bello." Borbottò Puck un po' deluso, avvicinandosi alle due. " Vuol dire che non sarò un toro?" Domandò rivolto a Quinn, vedendo le speranze di trasformarsi nel suo patronus andare a poco a poco in frantumi.

"Non lo sappiamo con certezza, ma sarebbe un bene per te se fosse qualcosa di diverso da un toro. Non è semplice nasconderne uno." Rispose gentilmente la bionda, mentre studiava con lo sguardo la forma animale di Santana. A parte il colore insolito, non sembrava essere tanto diversa da un qualsiasi altro lupo. Poi le differenze vennero fuori tutte assieme. Il pelo della criniera più lungo del normale, gli occhi insolitamente scuri - era certa che Hagrid avesse detto che i lupi dal manto scuro avessero occhi gialli o azzurri, quelli di Santana erano neri da far paura. Quinn fu sul punto di alzare il labbro all'animale per scoprire se anche i denti potessero avere qualche particolarità, ma non ebbe tempo di verificare. Santana era tornata alle sue naturali sembianze. 

La latina fece un passo indietro per distaccarsi e si portò una mano sul fianco mentre con il fittone, cercò di riprendere fiato. "Cliché.. tua sorella." Borbottò a fatica, tra un respiro e l'altro.

Quinn sorrise, incrociando le braccia. "Solitaria, per certi versi intelligente, fedele alle gerarchie, legata alla famiglia e al branco.." Pronunciò l'ultima parola con un sano disprezzo. Santana se ne accorse subito anche se non capì esattamente a cosa facesse riferimento. Non sapeva neanche se prendere quella piccola descrizione come un complimento o come un insulto.

"Cosa vuoi dire?"

La bionda fece schioccare le labbra ed alzò una spalla, rispondendole con un'ovvietà tanto palese da risultare ostile. "Il mangiamorte alfa. È quello che è tuo padre ed è ciò che sarai tu." 

Santana dischiuse le labbra per ribattere, ma la stanchezza ebbe la meglio. Quinn ne approfittò per cambiare argomento, se solo avesse continuato ad insultare la famiglia di Santana e la latina stessa, non avrebbe avuto modo di trasformarsi tutt'intera. "C'è solo un aspetto che non mi torna. I lupi sono estremamente fedeli, quando scelgono un compagno è per tutta la vita. Non posso dire lo stesso delle tue avventure da una settimana." 

"Ehi, io sono durato più di una settimana!" Puck si intromise nella discussione, andando poi al fianco di Santana per darle un sostegno. La ragazza si stava riprendendo lentamente, ma Noah non avrebbe mai rinunciato a mettere le mani sul corpo della mora. Santana lasciò che il ragazzo le stringesse i fianchi con un braccio e si appoggiò a lui interamente. "Hai una bella parlantina, Fabray. Compensa la tua incapacità a trasformarsi?" 

Quinn prese lo sguardo che si scambiarono come una sfida, aveva appena trovato un motivo in più per scoprire di  avere o meno la stoffa da animagus. Dopo aver borbottato un "ti faccio vedere io", chiuse gli occhi e raccolse la concentrazione.

Dopo cinque minuti di attesa, la latina era sul punto di scoppiare in una risata di scherno. Aspettò ancora un paio di secondi e fu allora che Quinn stupì tutto quanti.

La sua figura si rimpicciolì e al posto della ragazza bionda comparì un'aquila dal piumaggio splendido. I due serpeverde si guardano a metà tra l'essere esterrefatti e l'essere stupiti, di tutti gli animali mai avrebbero pensato ad un pennuto per lei. Santana si sarebbe giocata il calderone che la bionda sarebbe diventata un gatto o una volpe. Magari un serpente.

Quinn emise un grido per catalizzare nuovamente l'attenzione, Santana e Puck dovettero portarsi le mani sulle orecchie tanto stridulo fu quel verso. Non ebbero tempo di capire cosa stesse passando per la testa della ragazza che questa stava già provando il suo nuovo paio d'ali. Svolazzò più o meno fieramente lungo il perimetro della stanza, mettendo in mostra la sua ampia apertura alare e la sua abilità - a dire di Santana, ancora da migliorare - nel volo. I particolari più spiccanti, ciò che dopo un'osservazione prolungata l'avrebbero tradita, erano gli occhi verdi e le penne del capo più tendenti al giallo che al bianco. 

L'animale si gettò in picchiata sulle teste dei due ragazzi, Santana fu troppo lenta nel tirar su il cappuccio della divisa perché il becco dell'aquila arrivò prima ad una sua ciocca di capelli. 

"Maledetta bastarda, ti sistemo io!" Brontolò la mora, portando la mano alla bacchetta. Sembrava aver ripreso tutte le forze in un attimo dopo quella tirata di capelli che aveva fatto sbellicare dal ridere Puck.

Quinn si allontanò il più possibile con un colpo d'ali ed emise nuovamente quel grido stridulo, che già sembrava rinvigorito. 

"Stupef-"

"San, la uccidi!" Il serpeverde dovette far presto ritorno alla serietà per salvare le piume a Quinn. Gettò immediatamente le mani attorno al polso sinistro di Santana e spinse il suo braccio il più lontano possibile dall'animale svolazzante, cercando di dirottare alla meglio gli incantesimi che imperterriti continuavano ad uscire dalla sua bacchetta. 

"Lo farei se mi lasciassi andare, togliti di mezzo Noah!" Protestò la mora, continuando testardamente a scagliare incantesimi contro le pareti della stanza. Si sentì l'ennesimo verso di scherno da parte dell'aquila.

"Quinn, non ti ci mettere anche tu!" Piagnucolò il moicano, alzando gli occhi verso l'uccello per far vedere anche a Quinn quanto fosse disperato.

Santana approfittò di quel momento di distrazione per scrollarsi di dosso il ragazzo e sgattaiolare sotto alle sue braccia. "Cos-Santana!"

Noah non ebbe tempo di riprenderla che già la latina aveva la bacchetta issata in aria. La sua mano seguì per qualche secondo il moto dell'uccello, poi una luce chiara fuoriuscì dal legno affusolato.  

In corrispondenza dell'animale si levò una piccola nuvoletta di fumo dalla quale fuoriuscì Quinn, con il suo aspetto normale. La ragazza cadde a terra, ma venne prontamente intercettata da Puck, che aveva nel frattempo estratto la bacchetta ed arrestato la caduta libera della serpeverde. 

"Allora qualcosa la impari anche tu." Commentò ironica Santana, fiera della propria vittoria. 

"Volevi che mi rompessi una gamba, Satana?!" Quinn marciò come una furia in direzione della mora, che in risposta alzò le spalle.

"Avresti preferito il naso, di nuovo?"

"Ragazze potreste non uccidervi per il momento? Voglio scoprire cosa sono!" Puck si intromise nuovamente per calmare le acque, ultimamente le due ragazze erano nervose all'inverosimile.

"Possiamo ritardare la sepoltura di Quinn, sì." Accettò Santana, facendogli segno con la mano di accomodarsi pure a centro stanza per provare a trasformarsi. 

Quinn sbuffò, decise però di lasciar perdere le battute della latina e fece un sorriso incoraggiante al ragazzo, che sembrava aver ripreso tutto il nervosismo lasciato in disparte fino ad allora.

"Ok.." Mormorò a se stesso, passandosi una mano sul viso  e prendendo un grosso respiro.

Contrariamente alle attese di tutti, fu quello che ci mise meno tempo. Non appena diventò un animale, Santana sbiancò. Quinn, al suo fianco, ebbe una reazione molto simile.

Le due si guardarono negli occhi per qualche istante prima di ritornare con lo sguardo verso il quadrupede dinnanzi a loro. 

Santana deglutì rumorosamente, sentendo il pavimento farsi meno sotto i suoi piedi. Avevano lavorato così a lungo per niente. 

"Come cazzo faccio a far passare una cosa del genere inosservata.." Mormorò incerta, a metà tra una domanda ed un'affermazione. Di tutti gli animali esistenti al mondo… Avrebbe quasi preferito il toro.

Quinn dischiuse le labbra per rispondere, ma prima che la sua voce potesse farsi largo nella stanza, un dolore lancinante si impossessò del suo avambraccio sinistro. 

Sembrò capitare la stessa cosa a Santana, perché anche lei imitò il gesto della bionda, prendendosi il braccio nella mano destra e portandolo verso il petto. I loro visi trasfigurati da un'espressione di pura sofferenza.

Puck fu svelto nel ritornare in forma umana, il suo fiato si fece corto non tanto per la fatica quanto per la paura. Non dovette chiedere informazioni per capire cosa stesse succedendo. 

 

Era arrivato il momento, quello era l'inizio della fine. 






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So che sembra essere slegata dai primi capitoli, ma non è così. 
Come si suol dire, chi vivrà vedrà. ;)

-TGS
   
 
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